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La città dei vivi morenti
Di Antonio Mellone (del 20/01/2014 @ 21:23:02, in Cimitero, linkato 3372 volte)

Mi son cadute le braccia (per non dire altro). Sì, perché nel cimitero di Noha l'erezione di una nuova cappella funeraria (o cappellata), costruita a ridosso della grande Croce centrale, ne sta rovinando definitivamente l'estetica (del camposanto, dico). Sicché d’ora in avanti a Noha non sarà più bello nemmeno morire. Condoglianze.

Pare che il comune di Galatina con tale concessione (ed altre, a quanto pare, ne arriveranno) riuscirà a racimolare qualche spicciolo a beneficio delle esauste casse comunali. Soldi in cambio della decorosità. Ancora cemento e consumo di suolo in cambio di un po’ di tempo, di una proroga diciamo, prima della dichiarazione di dissesto o fallimento dell’ente  locale. L’interesse di una famiglia, forse neanche nohana (ma noi accogliamo tutti, ci mancherebbe altro) a discapito dell’agio e del benessere di tutti.

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Ma il problema non è solo quello della stupida vanagloria nostrana che pensa ancora (nel 2014!) di spendere soldi per creare ingombranti, dannosi e costosi sepolcri imbiancati, tra l’altro con pochissimi posti letto o cuccette cadauno (cinque o sei al massimo). Come se gli ospiti di questi monolocali (o monoloculi) avessero, un dì, più comfort degli altri costretti a “vivere” all’addiaccio.

Il problema è anche e soprattutto il voler costruire decine di loculi altrove, e non sul già costruito ed inutile, cioè sul già cementificato e morto (come proposto giorni fa da Marcello D’Acquarica su questo sito con l’edificazione di nicchie all’interno del cappellone del cimitero, “restaurato” ma mai utilizzato).

Invece si vuol fare sempre di più. Sicché da una parte il sindaco e il suo assessore si sbracciano chiedendo a gran voce alle ditte interessate loculi aggiuntivi per tutti (come se una ventina di sacelli non si esaurissero nell’intorno di un anno – e dunque tra un anno o anche meno saremo punto e a capo); dall’altra la cosiddetta opposizione, cioè i soliti consiglieri comunali dalla fronte inutilmente spaziosa, che, con l’ausilio dei tromboni del Quotidiano di Caltagirone, chiedono a gran voce l’ampliamento di tutti i cimiteri del Comune.

Non si rendono conto, i poveretti, che di questo passo i cimiteri non smetteranno mai di crescere, e arriverà una data oltre la quale l’estensione dei sepolcreti supererà quella delle città. E’ matematico.

Ora mi chiedo se ci sia qualche differenza tra la ricetta degli uni (la maggioranza) e quella degli altri (la minoranza). Non credo proprio. Entrambi gli schieramenti riproponendo le larghe intese (o larghe scemenze) anche livello locale hanno estratto dal cilindro la solita idea fasulla per “risolvere” i problemi dei cimiteri al completo. E cioè, ancora una volta, il consumo del suolo, e soprattutto dei soldi pubblici, così com’era nel principio ora e sempre.

Signore, ammettili a godere (destra e sedicente sinistra) la luce del Tuo volto.

A nessuno che venga mai in mente l’idea di recuperare un sacco (sono centinaia e centinaia) di tombe “perpetue” al cui interno probabilmente non c’è più nemmeno la bara (ma nemmeno l’osso sacro); nessuno che s’azzarda a promuovere la cremazione come “scelta di vita”; nessuno che proponga degli ossari comuni per tutti, ricchi e poveri, dopo un tot di anni dalla sepoltura; nessuno che chieda che si spalanchino le porte delle cappelle private (siamo in emergenza, ed in emergenza un popolo civile fa prevalere la solidarietà più che la classica miope grettezza del privato, o no?); nessuno che pensa che la terra dovrebbe toccare ai vivi (anche se a volte molti cosiddetti vivi sembrano più morti dei trapassati (remoti)).

Cosa volete che vi dica: questa è la classe politica di Galatina e dintorni, che se non apriamo gli occhi (prima di chiuderli per sempre), trasformerà questa bella terra in un vero e proprio mortorio, anzi in una città dei torti viventi.

Ma d’altronde chi è artefice del suo mal pianga se stesso: questa, infatti, non è altro che la classe digerente uscita dalle urne. Anzi dall’urna.

Antonio Mellone