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Le Tre Fate del Destino dipinte nel Salento
Di Raimondo Rodia (del 22/01/2025 @ 08:14:15, in Storie dal Salento, linkato 48 volte)

Fin da piccolo ho assorbito i segreti delle pietre, dei dirupi carsici, della terra rossa, dei simboli lasciati sulla pietra, oggi vi svelo un percorso magico, tre luoghi uniti da vecchie strade messapiche risalenti al V secolo a. C. quindi molto prima dell’arrivo delle Aquile Romane. Andiamo a scoprire le tre Fate del Destino quest’ultima parola sostituisce il termine ” Fato ” una volta i due termini non erano accomunati. Il destino può essere visto come preordinato da Dio o derivato dalla volontà umana. Il Fato invece è un termine di origine latina (fatum, ovvero ciò che è detto) e originariamente indicava la decisione irrevocabile di un Dio. Dal plurale della parola latina fatum, ovvero fata, derivano le moderne fate, in origine considerate dee del destino.

Dai romani fu identificato con le Parche, dalle quali dipendeva il destino degli uomini, uguali alle tre Moire greche. Proprio loro abbiamo individuato in questo percorso magico che inizia nelle campagne di Galugnano, presso la chiesa di Santa Maria dei Pisanei, meglio conosciuta come chiesa Madonna della Neve. Le tre Moire erano la personificazione del destino a cui non si sfugge. Il loro compito era tessere il filo del fato di ogni uomo, svolgerlo ed infine reciderlo segnandone la morte. La prima di loro, affrescata a Galugnano, reggeva il filo dei giorni per la tela della vita, le tre Fate erano le tessitrici della vita, decidevano al momento della nascita il destino assegnato ad ogni persona e neppure gli Dei potevano modificare tale corso. La lunghezza dei fili può variare, esattamente come quella della vita degli uomini. Le tre Fate sono presenti nei tre momenti culminanti della vita umana: nascita, matrimonio, morte.

Dopo la scoperta incredibile, lasciamo la prima fata ( Cloto ), per correre su un vecchio tratturo di campagna che a volte interseca vecchie strade oggi coperte di bitume per arrivare al “ Lacco del Capraro ” un lago che si crea nella stagione delle piogge essendo una depressione carsica. In questo luogo, forte si sente l’energia. Battuto dal vento, è un luogo infestato da anime perse in cerca di un corpo. Ormai siamo alla periferia di Soleto ed entriamo dalla località Fontanelle, che conserva seppellita sotto metri di terra e roccia la mitica città messapica ” Sallentia “.  All’interno della chiesa di Santo Stefano troviamo la seconda Fata e la fotografiamo. Quella che nel mito era Lachesi, che dispensava la sorte avvolgendo al fuso il filo che a ciascuno individuo era assegnato. Lasciamo la bellezza degli affreschi di Santo Stefano per conoscere dei dipinti meno conosciuti ma altrettanto belli.

La nostra ricerca ci porta a Nociglia in una chiesa straordinaria Santa Maria de Itri dove sveleremo la terza Fata Atropo l’inesorabile, che tagliava il filo con il coltello ben visibile in foto che riposa nella cintura ma pronta ad usarlo quando giunge il momento di arrestare la vita.

Atropo l’ultima Fata che recide la Vita, trova nella sua azione una parte essenziale del segreto di questa chiesa, riscontrabile non solo nelle misere osse conservate al di sotto di essa. Qui si svolgerà la battaglia finale tra le potenze della luce e dell’ordine e quelle delle tenebre e del caos in seguito alla quale l’intero mondo verrà distrutto e quindi rigenerato.

Raimondo Rodia