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Shakespeare era Messinese ed è vissuto a Galatina
Di Raimondo Rodia (del 23/01/2025 @ 08:14:10, in Storie dal Salento, linkato 76 volte)

Molti rimarranno stupiti da questa mia affermazione, ma forse bisogna riscrivere la storia del grande letterato conosciuto col nome di William Shakespeare. Il personaggio aveva un altro nome ed un altra storia da raccontare. Allora proviamo a fare delle congetture. Alcuni studi recenti raccontano che William Shakespeare, lo scrittore inglese per antonomasia, non era inglese ma italiano, pare proprio che le più recenti ricerche dimostrino che tutti gli studiosi di letteratura e del teatro elisabettiano hanno preso un abbaglio: William Shakespeare era messinese, quindi italiano.
Tra gli studiosi c’è chi, analizzando la sua firma, ha sostenuto che non fosse neppure capace di leggere e scrivere. Uno studioso italiano afferma che Shakespeare non fosse altro che un prestanome di John Florio, poeta di origine italiane, attivo in Inghilterra nel ‘600, il fatto che su di lui esistano solo pochissimi documenti non fa che aumentare la curiosità. Poteva il figlio del guantaio di Stratford-upon-Avon essere l’autore di opere immortali come Romeo e Giulietta, il Mercante di Venezia, lo stesso Otello? O dobbiamo constatare che dietro il nome di William Shakespeare si potesse nascondere un altro nome, un altra storia, quella che lo scrittore Henry James definì nel 1903 “ la più grande e più riuscita frode che sia mai stata realizzata nei confronti di un mondo paziente ”. Da una storia da me ricostruita, la famiglia di Giovanni Florio alias  William Shakespeare era composta dal padre Michelangelo Florio autore tra l’altro di un racconto in dialetto messinese ” Tantu trafficu ppe nenti ” che ricorda non solo per assonanza al titolo, la più conosciuta ” Tanto rumore per nulla “, la madre Guglielma Crollalanza traduzione letterale al maschile in lingua inglese di William ( Guglielmo ) Crolla ( Shake ) Lanza o lancia ( Speare ), nome preso in prestito traducendo il nome e cognome della madre. La famiglia Florio perseguitata a Messina per essere calvinista, in un periodo dominato dall’inquisizione cattolica, scappa dal suo territorio e si rifugia nel Salento, forse a Galatina, dove prende il nome di una famiglia che secondo i documenti proveniva da Nardò o Gallipoli, vale a dire la famiglia Vignola. Perchè affermiamo questo?, per varie ragioni. La fuga dall’inquisizione doveva essere credibile il più possibile. La scelta di Galatina non è casuale, la famiglia Florio aveva proprio in Giovanni un grande linguista, che consigliò alla famiglia, la venuta nel Salento a Galatina, in un area linguistica greca. Il dialetto leccese e messinese sono similari proprio per la radice greca di molte parole dialettali. Inventano un nuovo cognome, anche con la complicità dei Vignola però mantengono lo stemma di famiglia della madre, lo stemma araldico dei Crollalanza. Proprio questo stemma si trova in piazza Vecchia è diviso a metà con i Tondi nel famoso palazzo delle Tarantate a Galatina. Sempre la nostra famiglia Florio ormai girovaga per sfuggire all’inquisizione, si trasferisce a Venezia proprio nel palazzo di un certo Otello che qualche anno prima aveva ucciso la moglie Desdemona per gelosia. Da qui tutta la famiglia si trasferisce a Milano dove il giovane Giovanni Florio si innamora di una contessina di nome Giulia ma le famiglie non approvano questo amore, facile pensare a due grandi opere di Shakespeare. Un passaggio nella patria di Lutero dove Giovanni incontra e nasce un amicizia con Giordano Bruno che finirà arso dal fuoco dell’inquisizione a Roma in campo de Fiori dove campeggia oggi la sua statua. Infine in Inghilterra dove l’abile linguista Giovanni divenuto John Florio apprezzato nella corte Elisabettiana sotto falso nome per coprire le sue origini italiane con l’aiuto del padre Michelangelo e dello stesso William Shakespeare scalcagnato attore di teatro creano i magnifici scritti ed opere. Il linguista Giovanni Florio in arte William Shakespeare abilissimo nel creare nuovi neologismi amplifica 60.000 parole italiane in oltre 150.000 parole inglesi.

A questo possiamo aggiungere l’ambientazione nelle nostre città e nei luoghi al di fuori dell’Inghilterra frequentati dal padre; le storie romanzate di alcuni personaggi che personalmente erano stati incontrati ci induce a pensare che sarebbe bello fare luce su questo personaggio, magari il segreto è sepolto fra i 340 volumi e gli scritti dei Florio. John infatti, lasciò tutto in eredità al conte William III di Pembroke, ma gli eredi si rifiutano di aprire le porte della loro biblioteca agli studiosi, magari proprio lì si potrebbe svelare parte o tutta la storia che abbiamo scritto. Questo il mio piccolo contributo alla ricostruzione della verità. Ancora oggi il dibattito è aperto: Come poteva il vero William Shakespeare aver sviluppato una così grande abilità letteraria, data la sua estrazione sociale, come avesse potuto acquisire conoscenze precise di politica, legge, scienza e geografia, presenti nelle sue opere, non avendo viaggiato più in là di Londra. Forse la conclusione logica è che non si trattava di una sola persona, ma soltanto di uno pseudonimo adottato ad arte per sfuggire ad un periodo che soffocava la libertà di ingegno. Speriamo che Galatina come sempre accolga bene questa notizia e non critichi aspramente chi umilmente cerca di riscoprire nuove radici nobili per la città.

Raimondo Rodia