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Addio Nino, nohano verace
Di Antonio Mellone (del 13/03/2014 @ 07:02:17, in NohaBlog, linkato 2712 volte)

Ho saputo della dipartita di Nino da un sms di Luigi Pata (a volte le notizie passano prima da Milano), mentre ero ad un convegno a Palazzo Andrioli in quel di Lequile, dove ero stato invitato a conferire, insieme al sindaco Antonio Caiaffa e a Giuseppe Vernaleone, direttore Generale di Telerama, sul tema del giornalismo e della democrazia, in occasione del “battesimo” del primo numero de ‘Il Corriere della Scuola’ dell’Istituto Comprensivo Statale di Lequile – San Pietro in Lama.

Ho richiamato subito dopo Luigi Pata: ed è come se ci fossimo scambiati reciprocamente le condoglianze (oltre ad aggiornare i nostri file, come capita ogni volta che ci sentiamo), e come dovrebbe avvenire sempre tra compaesani (inclusi i fuori sede) allorché ad un membro della comunità perviene l’inesorabile telegramma di convocazione.

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Era buono, Nino. E anch’io lo ricordo con affetto. Posso dire di essere cresciuto con lui.

Da piccolo mio padre mi portava al Circolo Cittadino Juventus pe’ lu ‘’ntartieni’. E lì incontravo Nino, parlavo con lui, gli chiedevo tante cose, e qualche volta – ero poco più che un imberbe ragazzino - mi concedeva pure il privilegio di giocare qualche partita a ‘Scopa’ (ma perdevo sempre: non ho mai capito come facesse a ricordare a memoria la sequenza di tutte quelle carte napoletane).

Ricordo la sua stupenda Fiat Belvedere verde, il portone di casa sua (che un tempo era in piazza San Michele, dove oggi la Loredana Tundo ha il suo studio commerciale), il suo zucchetto invernale di lana blu molto simile ad un basco d’artista, e poi ancora sua sorella Immacolatina (che sicuramente lassù lo accoglierà a braccia aperte), le sue passeggiate lungo via Castello e “sotto S. Antonio”, le sue guance rubiconde (forse da qui il suo soprannome, anche se mi pare che bevesse poco o punto), e, non ultimo, i suoi saluti, sempre cordiali e sorridenti.    

Ho sempre pensato che Nino non fosse in grado di far male ad una mosca. E soprattutto non ho mai creduto che fosse un 'fascista', benché nostalgico, legato al ventennio, e un tempo militante del Movimento Sociale Italiano.

Credo che più che dei fascisti fuori, bisognerebbe guardarsi dai fascisti dentro (anche quando questi dovessero professarsi di tutt’altre, anzi addirittura di contrapposte fedi o fazioni politiche).

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Questo è il flash che m’è venuto di getto per fermare come in un’istantanea la figura di questa brava persona (a questo punto, impressa di diritto nelle pagine della Storia di Noha).  

Addio Nino. Addio Nohano doc.

Antonio Mellone