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Rinunciate, sì o no? Credete, sì o no?
Di Fabrizio Vincenti (del 02/11/2016 @ 19:13:10, in NohaBlog, linkato 1774 volte)

Si vota. Raramente, in questi ultimi tempi, succede di consultare anche i cittadini. Il problema sta nel fatto che i cittadini non hanno una grande possibilità di scelta. Possono dire «sì», oppure «no».

La politica, che malvolentieri ascolta il Vangelo, questa volta, però, sembra l’abbia preso alla lettera: «Sia il vostro parlare, “sì, sì”, “no, no”, il di più viene dal maligno» (Mt 5,37). Dunque, se uno voterà , sarà accusato di voler distruggere la costituzione più bella del mondo (anche se non so chi abbia pensato una cosa del genere della Costituzione, poiché fondare la Repubblica Italiana sul lavoro mi sembra già una cosa abbastanza squallida). Se uno voterà no, sarà additato come colui che non vuole mai cambiare nulla, il nostalgico cattivo che è la rovina del futuro. Forse sarà per questo che la gente non andrà a votare poiché, più che o no, qualcuno potrebbe aver qualcosa in più da dire. Ma questo non interessa a nessuno e, dunque, quello che direte in più, lo considereranno opera del Maligno.

Ciò che proprio non riesco a tacere, è l’immobilità di questo Paese in cui si pensa che un o un no riguardo a una legge possa determinare il futuro della nostra vita, la salvezza delle nostre anime. E se cercherete di informarvi su che cosa sia più giusto fare ascoltando un confronto politico, assisterete soltanto a un dibattito degli egoismi, dove un o un no servono solo a promuovere o bocciare la carriera di qualcuno. Del nostro futuro poco importa. Anche questa volta, dunque, prevedo che vincerà la paura di essere veramente liberi e chi voterà, lo farà non pensando al proprio futuro o a quello dei propri figli, ma sperando che la croce fatta sul o sul no, ci disturbi il meno possibile. Chi vota, invece, dovrebbe sapere che un futuro migliore non potrà mai spuntare se non dopo uno sconvolgimento della situazione, un rovesciamento totale dello status quo (e questo, state pur certi, non accade votando nessuna delle due opzioni). Cercare di capire se sia meglio il o il no è impossibile, poiché coloro che propongono le due opzioni sono la parodia di loro stessi. Così, invece di ragionare sui temi delle riforme, si assiste a quella che io chiamo “la battaglia delle mazze” in cui le armi sono l’incapacità di comprendonio da una parte e la mancanza di connessione con la realtà dall’altra.

La cosa che più mi preoccupa è che chi legifera in questo Paese soffre di una malattia terribile che causa la rimozione totale della memoria, sicché ciò che è stato detto ieri, oggi non vale più. Di conseguenza, ciò che è detto oggi, non varrà già da domani. Chi cancella la memoria del passato, non sa su che cosa sta costruendo, non sa dove sono le fondamenta, non capisce nulla delle più elementari nozioni di edilizia. È per questo che a pochi giorni dal voto io non so ancora cosa votare, poiché ho di fronte a me menti non coraggiose.

Se uno reputa il Senato inutile, non ne riduce i membri, ma lo abolisce del tutto. E se dice di farlo per risparmiare i compensi dei senatori, non vota poi no a una legge che prevede il taglio dei loro stipendi. Se uno vuole favorire le nascite, non regala semplicemente ottocento euro alle donne al settimo mese di gravidanza e poi se ne dimentica per tutto il resto della loro vita. Se uno vuole incrementare le nascite, garantirà la retribuzione per le donne per tutto il periodo di maternità, garantirà asili nido gratuiti alle famiglie meno abbienti, accompagnerà la crescita dei figli con dei sussidi economici, si occuperà della salute delle mamme e dei loro bambini. Ottocento euro non aumenteranno mai le nascite in un Paese.

Se uno dice di occuparsi dei giovani, non regalerà mai a un diciottenne cinquecento euro, per poi dimenticarsene per tutto il resto della sua vita. Chi crede veramente nei giovani, investe sulla formazione e la ricerca, inserisce i ragazzi in un serio progetto lavorativo, garantisce agli inoccupati continua assistenza per la ricerca di un’occupazione, forma nuove professionalità, attira le menti più ingegnose, non inventa e incoraggia il voucher. Cinquecento euro a un diciottenne servono solo a fargli comprare un nuovo smartfhone, e nulla più. Se uno dice di occuparsi dei pensionati, non dà loro la quattordicesima che corrisponde a centocinquanta euro l’anno e basta, ma garantisce loro una pensione mensile dignitosa, assicura cure, medicinali e assistenza gratuita agli anziani, costruisce un apparato che si occupi di quelli lasciati o rimasti soli.

Così, travolti dalla velocità con cui vengono fatte inutili promesse, non siamo più in grado di ricordare quante volte siamo stati raggirati. E se mi chiedessero «tu, in quale epoca vivi?», io veramente non saprei che cosa rispondere, in questo tempo in cui anche i cristiani sono diventati scortesi, mentre gli atei scontrosi lo sono sempre stati. Persa la possibilità di andare oltre un o un no, ci ritroviamo smarriti in un universo psicotico, dove le reazioni incontrollate della maggior parte sono sempre più spesso imprevedibili e dannose. È per questo che sovente mi assale un desiderio folle di fuggire (e credo che ciò avvenga anche per la gran parte di voi), di lasciare tutto e andar via. Scappare non sempre è un gesto da codardi, poiché chi lascia le proprie certezze, chi si distacca dalle proprie intime sicurezze, dimostra a volte più coraggio e tenacia di chi, chinata la testa, subisce violenza psichica e morale che, insieme, distruggono la dignità della persona libera.

E quando la terra trema, riportandoci alla realtà dalla quale, a causa dell’inconcludente telenovela politica, ci discostiamo, prendiamo per vere le chiacchere degli stupidi che dicono che la natura uccide. Provate a dire a voi stessi che la terra uccide, l’acqua uccide, il sole uccide, il vento uccide. Non vi reputereste ridicoli ignoranti? Sono le folli idee degli uomini che vogliono dichiarare guerra alla forza della natura che uccidono. Non può essere la terra a uccidere. È sotto il cemento che moriamo, non tra le zolle di terra. Ci continuano a dire, però, che ricostruiranno tutto, mentre le mafie e i signori del cemento si strusciano le mani in vista di miliardari proventi. Non sarebbe ora di cominciare a costruire in modo diverso case più leggere, con materiali ecosostenibili e meno costosi, più rispettosi della natura che ci circonda? Le risorse risparmiate servirebbero a mettere in sicurezza tutti quegli edifici storico-culturali e artistici che tali devono rimanere e che fanno del nostro Paese il più bello del mondo. È così che si costruisce il futuro, pensando alla sicurezza e salvaguardando la bellezza, e a questo un o un no non sono sufficienti. Chi vuole cambiare qualcosa deve prima ascoltare. I più grandi uomini della storia, prima di fare qualcosa di meraviglioso, hanno per lungo tempo ascoltato. Non possiamo considerare gli altri nemici poiché gli altri sono lo strumento mediante il quale conosciamo noi stessi. Noi ci conosciamo guardando, ascoltando e interagendo con gli altri. È attraverso l’altro che io so chi sono e come sono fatto.

Il motivo per cui non ho fiducia in questo sistema di pensiero di cui la politica odierna sembra abbuffarsene, è che le persone vengono considerate dati. Noi, per chi ci governa e per chi lucra sulla nostra vita, siamo dati. Spesso sentiamo questa espressione «i dati dicono…». I dati siamo noi! Provate ad andare in banca e a chiedere un mutuo: vorranno sapere il tuo stipendio netto, quanti siete in famiglia, se possiedi una casa di proprietà, se hai redditi diversi, se hai in famiglia componenti disabili, com’è la tua salute, se hai qualcuno che ti fa da garante. In realtà non vogliono sapere nulla di chi sei, ma stanno semplicemente raccogliendo dati che saranno poi elaborati da un computer per darti una sola risposta tra due: o no. Che tu sia una persona cattiva o buona, onesta o meno, di sani principi o no, non importa a nessuno. Ma vada così per una banca. Quando, però, è lo Stato a vedere te come un cumulo di dati, la situazione è irreversibile. I sintomi di questo pericolo sono già presenti: è il tempo in cui i buoni sono più cattivi dei cattivi. Guardatevi intorno.

Ecco ritornare la questione dell’epoca che non sapevo decifrare. È il periodo in cui si va alla ricerca dei nemici poiché, non essendo facile capire che il nemico più grande potrebbe essere l’epoca stessa in cui viviamo, vediamo nemici dovunque, dimenticandoci che, prima ancora dell’epoca presente, il pericolo maggiore siamo sempre noi stessi. Il male, infatti, è in noi e ciò che accade tutt’intorno è conseguenza di questo. Questa la mia paura più forte: essere circondato sempre più da gente annoiata, fino ad annoiarmi io stesso. Il problema sta nel fatto che dalla noia non è nato mai qualcosa di veramente bello. Anche se gli ultimi tempi sembrano frizzantini, a me sembra solo fumo da palcoscenico, poiché nei camerini e dietro le quinte, c’è veramente poco d’interessante, ed è questo che entrerà tra un po’ in scena. È il teatro dove l’assurdo prende vita e dove si finisce per applaudire le più macabre apparizioni. Non mi meraviglio, perciò, se qualcuno continua a ridere e inchinarsi davanti a chi, sulla poppa di una nave fantasma, sembra che abbia scoperto una nuova america.

Il male, comunque, rimane male, ma non va mai personificato e non può essere un o un no a debellarlo. Ho letto che gli adoratori del demonio hanno aperto un tempio a Salem, nella contea di Essex, sulla baia del Massachusetts. Anche loro vogliono essere riconosciuti e legittimati come ogni altra religione. Se questo vi meraviglia, allora voi non vivete nella mia stessa epoca. Sapete, infatti, che il demonio è definito l’ingannatore. E voi vi meravigliate di questo se noi da anni, in Italia, come in tante altre parti del mondo, adoriamo chi tutti i giorni ci inganna? Siamo già in un grande tempio, dove tutto è inganno e noi siamo solo dei pii fedeli.

Se qualcuno non ha ancora deciso se votare o no, non troverà certamente nella mia riflessione una risposta, perché io stesso non saprei cosa votare (non per ignoranza, poiché ho letto la proposta di modifica della legge costituzionale), né intendo darvi un suggerimento di voto. Votate semplicemente da persone libere ciò che sembra nuocere meno a voi e al futuro meraviglioso di cui godranno i nostri figli. Vi spiego perché. Se fosse vostra madre o vostro padre a chiedervi qualcosa, di certo voi sapreste cosa rispondere. Ma se voi aveste la certezza di dialogare con il demonio, con colui o coloro che ingannano per professione, il voto che avete già pensato sarebbe ancora lo stesso?

Fabrizio Vincenti