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Seconda fetta di Mellone - Estate 2017 Attivismo post-trombatura elettorale
Di Antonio Mellone (del 17/07/2017 @ 18:51:42, in Fetta di Mellone, linkato 2405 volte)

Archiviata la più brutta campagna elettorale di sempre [le successive saranno se possibile peggiori, ndr.], siamo ormai nella fase del post-elezioni comunali, della post-verità e della post-trombatura: insomma nell’era del post.

C’è appunto qualche trombato alle recenti amministrative galatinesi [trombato, non nell’altro senso purtroppo per l’interessato, ndr.] che non riesce proprio a mandar giù la sconfitta e cerca in tutti i modi di far passare per vittoria il suo sonoro siluramento, attraverso la pubblicazione di post strappalacrime pubblicati sulla piazza virtuale per antonomasia: face-book. Le lacrime agli occhi ti vengono da un lato per via degli endemici orrori morfosintattici disseminati un po’ ovunque [eh sì, signora mia, non c’è proprio nulla da fare: la situazione è davvero grammatica, ndr.]; e dall’altro, a causa dei crampi addominali da repressione risate dovuti alla diciamo sostanza, al diciamo contenuto, al diciamo noumeno dell’Alto Pensiero che, imperterrite, certe macchiette della politica locale s’ostinano a formulare addirittura per scripta che per definizione manent.

Prendiamo a caso uno dei post più famosi del post-siluramento elettorale da parte di uno dei candidati a Sindaco, di cui ormai è giusto e pio tacere il nome [confesso che m’era sfuggito, ma il sadico di turno me l’ha segnalato giusto qualche giorno fa, ndr.]. E’ quello che suona più o meno così: “Faccio i miei migliori auguri di buon lavoro a Marcello Amante nuovo Sindaco certamente di Galatina ma poco meno delle frazioni… [al di là della solita punteggiatura che manco il giovane Holden, qualcuno potrebbe spiegarmi cosa significhi la locuzione: “ma poco meno delle frazioni”? Cosa avrà voluto mai dire l’autore con questa frase sibillina dal sen fuggita? Il primo in grado di svelare codesto quarto segreto di Fatima, anzi di Galatina, vincerà una settimana enigmistica precompilata. Ndr.].

Ah, ecco qua una delle probabili motivazioni: “… visto che il dato inconfutabile è che né Noha né Collemeto lo ha [forse voleva dire “lo hanno”: mannaggia alla coniugazione dei verbi, ndr.] fortemente voluto, indi men votato [“indi men votato”? Indi #l’italianocambiaverso: non c’è proprio verso di utilizzare lo Zingarelli, ma evidentemente solo lo Zingarate. ndr.]

Vi risparmio inoltre tutta la serie di numeri di sezioni elettorali elencate senza uno straccio di virgola (sarà per l’effetto solitudine dei numeri primi), per arrivare all’augurio affettuoso a Gianpiero De Pascalis, che a quanto pare è il vero vincitore di queste elezioni: “Auguro anche a Gianpiero un buon lavoro all’insegna della meritata serenità [ecco: Gianpiero #staisereno pure tu, ndr.] e vittoria spontanea al primo turno [sic]”.

“Come ben noto a tutti, i meccanismi degli inciuci del ballottaggio sono tali e tanto diabolici che ai cittadini l’analisi del risultato elettorale di oggi.” [Sì, la frase viene troncata proprio così. Con un punto fisso. Cosa dite? Che volevate almeno un predicato? E pure un complemento? Ma signori, non siamo mica al mercato del pesce qui. E poi con questa crisi non pensate di pretendere un po’ troppo? Dite che un siffatto insieme di sintagmi non abbia senso compiuto? Ma che ne capite voi, di sensi compiuti? Mica avete un master in ermeneutica (o forse era in ermetica). Suvvia, sempre a sottilizzare con la solita pedanteria melloniana, vuoti di contenuto che non siete altro. ndr.].

E finalmente una conclusione con i fiocchi: “Chiedetevi come mai un candidato prende al primo turno pico [sic] più di 3000 voti ed al secondo ne prende il doppio???? [Io mi chiedo invece se questo sia un discorso diretto o indiretto. Ah, saperlo. No, perché se fosse indiretto qui mi sa che ci sono dei punti interrogativi di troppo,  addirittura ripetuti quattro volte. Ma sì, abbondandis in abbondandom, come diceva quello. E poi come al solito è sempre questione di “pico”, ndr.]

***

Io ho provato a dare un senso a questo post, anche se questo post un senso non ce l’ha. Ma, badate bene, non è l’unico a mettere in evidenza quella forma di bruciore evidentemente concentrato in alcuni particolari orifizi del corpo umano (altrimenti e con più efficacia semantica ancorché vernacolare definito uschiore). In effetti ci sono post di autori vari sparpagliati un po’ ovunque che ci fan capire che dei sensi di cui i nostri ex-politici dispongono, quello di colpa è quello che funziona peggio.

Ci sono candidati puniti dall’elettorato per aver fatto il salto della quaglia, passando da una coalizione destrorsa a una destronza, e che ancora oggi blaterano di non si sa cosa facendosi la ragione. Ci sono quelli che da un giorno all’altro son passati da signori amministratori a signor nessuno, e quindi dal “qui tutto va ben madamalamarchesa” a “qui è tutto uno schifo” (con contorno di denunce di scarafaggi, blatte, buche all’asfalto, intonaci che cadono e vigili urbani assenti: roba che manco la Raggi in dieci anni potrebbe arrivare a tanto. Vedremo infine quanto durerà questa ‘vis segnalante’ che ha tutte le caratteristiche del fuoco di paglia, anzi fuoco di pagliacciate).

Non è da gentiluomini mostrare il medio agli ormai ex-politici local tornati finalmente nelle rispettive dimore. Lo è invece stendere il topico velo pietoso, e ripetere con il loro capo: “Aiutiamoli a casa loro”.

Antonio Mellone