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Centro Commerciale Pantacom: stimolante per loro, ritardante per lei
Di Antonio Mellone (del 02/12/2017 @ 14:52:21, in NohaBlog, linkato 1812 volte)

Non so se sapete che la Conferenza dei Servizi - quella che si sarebbe dovuta tenere giorni fa a Bari per la famosa proroga a Pantacom (la società a responsabilità non esagerata nel cui libro dei sogni d’oro e nel nostro degli incubi è previsto un centro commerciale di 25 ettari alle porte di Collemeto) - è stata rinviata a data da destinarsi.

Pare che si voglia lasciare tutto il tempo alla suddetta Srl per predisporre la documentazione necessaria alla richiesta di una dilazione [ancora rimandi, procrastinazioni e more. Tattiche dilatorie, insomma. E, di grazia, 'Usque tandem'? Se non chiediamo troppo: perché mai concedere un altro slittamento dei tempi? ndr.].

A questo punto, già che ci siamo, e se non già fatto, io staccherei pure qualche dirigente comunale di bocca buona e con le mani in pasta per darle una mano: poveretta, ‘sta Pantacom, non può mica fare tutto da sola. E se poi dovesse sbagliare? O scordare qualche carta? O perdersi nei meandri delle leggi, dei regolamenti e della convenzione, e magari incappare in qualche scadenza, decadenza o prescrizione?

No, meglio non correre rischi; meglio lasciarle tutto il tempo che le serve, tanto che fretta c’è. E poi non possiamo mica permetterci il lusso di perdere questo popò di “volano per lo sviluppo” e ben “200 nuovi posti di lavoro”. Recentemente, a dirla tutta, il monocorde quotidiano caltagironeo parlava addirittura di 300 nuovi posti di lavoro: il 50% in più dei soliti 200. Eh sì, pare che ultimamente le assunzioni nei centri commerciali lievitino come le 'pittule' dell’Immacolata [l’Immacolata Cementificazione per la precisione, propedeutica all’Assunzione, ndr.].

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A proposito: vi è mai capitato di leggere la famosa “Convenzione Galatina/Pantacom”? Non potete perdervela per nessuna ragione al mondo: musica per le orecchie, poesia, arte, letteratura [a tratti horror, ma pur sempre letteratura, ndr.].

Orbene, nella suddetta Convenzione [altrimenti detta cir-convenzione di capaci di tutto, ndr.], oltre alla piattaforma per i capannoni commerciali, sono previste anche le famose rotatorie.

Ne sono state pronosticate ben tre: la prima “adiacente la SP Galatina-Collemeto per consentire un accesso continuo e senza interruzione all’interno dell’insediamento produttivo in questione”; la seconda “di svincolo sulla viabilità complanare di collegamento a Copertino”, e, visto che non c’è due senza tre, una terza “di svincolo del traffico dall’arteria complanare che si sviluppa lungo la SS 101”.

Me li vedo, tutti i politici delle larghe attese, letteralmente con il fiato sul collo del funzionario del Comune intento a redigere l’articolato della Convenzione, mentre il sindaco detta gli articoli da sottoporre all’ovazione consiliare: “Signorina Pantacom!, veniamo noi con questa mia addirvi una parola che scusate se sono poche; noi ci fanno specie che questanno c’è stato una grande morìa delle vacche come voi ben sapete.: ma questo mega-porco servono solo alle ricadute sull’occupazione e al volano per lo sviluppo. Punto. Anzi due punti.

Noio della Comune volevam savuar se 420.000 euro sulla carta quale compensazione, ristoro e pure ristorante per la soppressione sia del parco urbano di cinque ettari e sia dei campi di calcetto (dove i giovanotti, con la testa al solito posto cioè sul collo, potevano giocare), vi sembrano troppi onde, poscia e per cui vi concediamo tutto il tempo che volete per pensare di ridurre l’importo, tanto noi vi approviamo tutte le schifezze.

Poi faremo un’altra circonvenzione, sempre con calma, per darvi tutto il tempo necessario di vendere il pacchetto, anzi il pacco (chiavi in mano o in tasca: fate voi). Noi siamo sempre qui, con la faccia sotto i vostri piedi, per supportarvi ma soprattutto per essere suppostati.

Signorina Pantacom, dimenticava di dirvi che però in cambio vogliamo le rotatorie. [Assessore, mettici qui una rotatoria. Anzi aggiungine altre due, facciamo vedere che abbondiamo!, Abbondandis in abbondandum].

Salutandovi indistintamente, i fratelli Caproni, scusate, Caponi che siamo sempre noi [caponi o capponi = pennuti della razza della cuccuvascia, ndr.]”.

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In alternativa a Totò e Peppino potremmo pensare anche a Mario e Saverio [al secolo Massimo Troisi e Roberto Benigni, quando quest’ultimo faceva ridere, ndr.] intenti a stendere la nota convenzione da indirizzare al santissimo Savonarola.

Sarebbe certamente più azzeccato, visto che non ci resta che piangere.

Antonio Mellone