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Mega-porco Pantacom in saecula saeculorum
Di Antonio Mellone (del 11/12/2017 @ 22:31:28, in Comunicato Stampa, linkato 1580 volte)

Nell’attesa che il consiglio comunale degli amici degli amici di Galatina si riunisca ancora una volta per concedere l’n-esima proroga al presunto progetto Pantacom (si tratta di una vera e propria “delectatio morosa” come trattata dall’aquinate nella sua Summa Theologiae), a noi non rimane altro che chiedere a qualche superstite galatinese con qualche residuo sprazzo di lucidità a che gioco stanno giocando [con tutti gli altri meglio non parlarne: viste certe risposte, oscillanti tra i restringimenti di spalle e gli allargamenti di braccia, sarebbe fiato sprecato, ndr.].

Non credereste ai vostri occhi se, facendovi coraggio, vi metteste a leggere gli articoli della Convenzione per il mega-porco commerciale approvata a furor di popolo [nel senso che a suo tempo il popolo - se ci avesse capito qualcosa - se li sarebbe mangiati con furore, i cosiddetti suoi rappresentanti, ndr.] sottoscritta tra il Comune di Galatina e la Pantacom srl, la società che secondo il suo libro dei sogni vorrebbe impiantare un bel centro commerciale di 25 ettari alle porte di Collemeto.

Del resto uno sano di mente, al cospetto di codesto concordato, non potrebbe fare a meno di sospettare di trovarsi come minimo nella trama dell’orwelliano “1984” o sul set del Truman show (ovvero, per intenderci meglio, nella casa del Grande Fratello o su Scherzi a Parte).

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Tra i pensieri, le parole, le opere e le omissioni contenute nella Convenzione, ci sarebbe da aggiungere il peccato originale consistente nel fatto che la Pantacom avrebbe - come asserito al Primo Punto delle premesse - “la disponibilità di un’area immobiliare ubicata in contrada Cascioni”. Evidentemente qui più che “premesse” avrebbero voluto dire “promesse”, mentre per il concetto di “disponibilità dell’area” bisognerebbe ampliare le vedute e intenderlo, appunto, in senso lato. Il terreno su cui dovrebbe nascere l’ecomostro, infatti, sembra non sia ancora di proprietà della società a responsabilità risicata, ma al massimo compromesso. Il concetto di “compromesso” a sua volta qui potrebbe avere due accezioni: quella di contratto preliminare oppure quella di irrimediabilmente messo in pericolo, a repentaglio, screditato.

Poi uno si chiede: ma quanto cavolo dura un compromesso per l’acquisto di un terreno? Non è forse stato previsto un termine ad quem, cioè finale, oltre il quale un compromesso ha, come dire, vigore ed efficacia? E se sì, quale sarebbe questo termine? Vuoi vedere che i proprietari promittenti avranno concesso il diritto all’acquisto dei loro terreni per un tempo indeterminato, o come direbbero i latinisti in aeternum? Vi pare mai possibile che possa trascorrere così tanto tempo (dovremmo essere ormai ben oltre i sei anni) dalla stipula di codesti preliminari di compravendita? [sempre che qui il concetto di “preliminari” non sia da intendere nel senso di azioni che scaldano l’atmosfera e creano una certa intimità, ndr.].

Il discorso varrebbe anche in caso di “opzione d’acquisto” su questi benedetti terreni. Comunque, sia che si tratti di “compromessi” che di “diritti di opzione”, salvo errori e omissioni, non risulterebbe alcuna trascrizione a nome della società (né risulta allo scrivente che i preliminari di compravendita si comportino come certi vini, cioè che acquistino valore con l’invecchiamento in certe botti).

A questo punto voi potreste darmi del pignolo e giustamente obiettarmi il fatto che Totò riuscì a vendere al turista americano la fontana di Trevi senza esserne il proprietario.

Cosa volete da me: a Galatina la parola garanzia risulta bandita. Dunque è in buona compagnia.

Antonio Mellone