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I fantasmi non tirano più
Di Antonio Mellone (del 23/06/2018 @ 16:08:52, in Comunicato Stampa, linkato 1949 volte)

Aiuto. Oltre al mega-porco, cioè il centro commerciale per antonomasia da insediare nei pressi della frazione (umida) di Collemeto, abbiamo anche il fantasma del mega-impianto di compostaggio che s’aggira tra Soleto e Galatina per chiudere finalmente (con le catene) il ciclo dei rifiuti: sissignore, qui da noi le devastazioni o sono mega o non se ne fa niente.

A proposito di spazzatura, non si possono non citare i comunicati-stampa partoriti da alcuni diciamo politici locali, pubblicati su face-book e sulle testate on-line indigene - ergo ripresi paro paro, come da statuto, dalla solita stampa cartacea dop – comunicati, dicevo, che non si sa bene come differenziare (le famose eco-balle speciali).

Ebbene. Uno se ne esce con le  “roylaty” (veramente sarebbe royalty, e al plurale royalties: che comunque non c’azzeccano una mazza con l’impianto di compostaggio – a meno che l’apparato non abbia tanto di brevetto registrato ed esclusivo per il compostaggio però dei cervelli all’ammasso); l’altro con la boutade (da tradurre con buttanata) onde “i vantaggi andrebbero a ricadere esclusivamente sul comune ospitante”; l’altro ancora che vorrebbe che gli altri (gli altri, mica lui) facessero le barricate contro chissà chi. Poi ci sono i bipolari, che non vorrebbero per nessuna ragione al mondo l’impianto nel comune vicino ma direttamente nel proprio: una specie di sindrome Nimby al rovescio (della serie: se merda dev’essere, per favore, scaricatela tutta qua).

Nessuno fra gli scienziati de noantri che abbia ribadito il fatto che il famoso compost si dovrebbe fare a livello micro, cioè di famiglia, o di condominio, o al più di quartiere, e non a livello macro, con la creazione dell’ennesima mega installazione o immondezzaio fuori porta (ché di questo si tratta). Nessuno che abbia denunciato il fatto che il compostaggio anaerobico (pardon: analerobico) alla fine non produce compost per l’agricoltura ma un residuo pericoloso da smaltire in discarica solo dopo opportuno trattamento. Nessuno, tra le tante domande da porci (che dunque ci aspettavamo provenissero spontaneamente dai nostri topici comunicatori-stampa), che abbia posto quella sulla quantità di suolo da consumare per la suddetta mega-struttura, se uno, cinque o quindici ettari. Nessuno che abbia sollevato la questione su chi sarebbe preposto alla gestione dell’impianto, se una società nuova o una già esistente mista pubblico-privato (tipo le ultime idrovore di cui stiamo ancora pagando le conseguenze sotto forma di imposte e tasse). Insomma, elettroencefalogrammatica piatto. 

Si parla di un impianto da 50.000 tonnellate, immagino annue. Vale a dire 160 tonnellate abbondanti ogni santo giorno feriale, badate bene, non di rifiuti, ma della sola frazione umida di codesti rifiuti.

Ora. Posto che i salentini siano tra i più grandi ghiottoni e spreconi della storia di tutti i tempi, e che dunque ognuno di essi produca 150 grammi al giorno di resti, avanzi, rimasugli organici predigestione (non ditemi di essere così sciuponi da crearne di più), per raggiungere quelle cifre occorrerebbero 1.066.666 salentini attivi produttori di bucce di banana, torsi di mela, lische di pesce, scorze di patate, e scarti vari di culinaria. Peccato che i residenti di Lecce e provincia, inclusi gli emigrati all’estero, sono poco più di 800.000 unità, e che l’impianto soletan-galatinese non sarebbe l’unico, ma uno dei ben due previsti per la nostra terra. Sicché, attese le difficoltà di contabilizzare anche la spazzatura provocata eventualmente dai fantasmi dei morti (loro), per raggiungere le 50.000 tonnellate necessarie al funzionamento efficace ed efficiente di una struttura del genere sarà necessario importare frazione umida di spazzatura dal resto del mondo. Da dove di preciso, non è dato di saperlo (a proposito di misteri); men che meno chi ne dovrebbe controllare la “qualità”. Quanto al traffico diurno e notturno dei camion in arrivo e in partenza da codesto mega-impianto per il carico e lo scarico delle loro brave 160 tonnellate giornaliere di roba, ve lo lascio solo immaginare.    

Mi sa che per raggiungere l’economicità, oltre agli scarti predigestione qui ci tocca sommare anche le deiezioni post-digestione. Che sovente coincidono con certe elucubrazioni e con chi le formula.

Antonio Mellone