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Un nuovo parroco a Cutrofiano: don Emanuele Vincenti
Di Fabrizio Vincenti (del 13/09/2020 @ 15:30:01, in NohaBlog, linkato 4323 volte)

Don Emanuele Vincenti è il nuovo Parroco della chiesa matrice di Cutrofiano.

Il nostro don Emanuele, nato il 19 aprile 1975, è stato ordinato presbitero il 6 ottobre 2007.

Ci permettiamo l’aggettivo possessivo nostro perché lo sentiamo come parte viva della nostra storia, e riteniamo che sia un vanto essere da lui “rappresentati” in giro per la diocesi poiché ognuno, inevitabilmente, trasmette sempre l’identità della sua gente. Insomma, dove c’è don Emanuele c’è sempre anche tutta Noha insieme con lui.

Dopo un periodo da vice-parroco nella Parrocchia “Maria Ss. Immacolata” di Otranto e dopo nove anni dalla nomina a parroco della Parrocchia “Maria Ss.ma Assunta” di Sanarica, un paese di circa 1.400 abitanti, l’Arcivescovo di Otranto, S.E.R. Mons. Donato Negro, il 12 settembre 2020 lo ha nominato Parroco della Parrocchia “S. Maria della Neve” di Cutrofiano che, da sola, conta circa 5.600 anime in un paese di più di novemila abitanti. Insomma, da una parrocchia dedicata a Maria, ad un’altra sempre dedicata alla Madre di Dio. Don Emanuele è stato sempre devoto della Vergine Madre di Dio e, a quanto pare, sembra che Lei si sia affezionata a lui tanto da volerlo ancora in una chiesa a Lei intitolata.

Il Signore disse ad Abram: ‘Vattene dalla tua terra, dalla tua parentela e dalla casa di tuo padre verso la terra che io ti indicherò”. Inizia così la chiamata di Abramo da parte di Dio. E dopo un bel po’ di anni dalla sua partenza, quando ormai suo figlio Isacco era già ragazzo e Abramo pensava di essere ormai troppo adulto per l’ennesimo viaggio, ancora per una volta e ancora per una prova, Dio lo chiama per qualcosa di più arduo: “Abramo, vai verso il monte che io ti indicherò”, e dopo aver camminato molto “il terzo giorno Abramo alzò gli occhi e vide da lontano il luogo” che Dio gli aveva indicato.

Noi possiamo anche ritenere che il “vattene” di Dio sia una cacciata e invece è sempre l’ennesima possibilità concessa all’uomo. Don Emanuele lo sa, come lo sapeva Abramo, che le sue non sono mai “destinazione” ma solo “tappa”, poiché la vera destinazione è sempre e solo Lui, l’Eterno. Insomma, lasciare per partire, viaggiare per perdersi, arrivare per ritrovarsi. Ogni tappa è un ritrovare se stessi mentre si è costantemente cercati da Dio.

Per voler essere profani si può anche pensare che trasferire un prete da una parrocchia all’altra sia mera necessità funzionale. Ma sbagliamo ogni volta, poiché non consideriamo lo Spirito Santo, che sempre soffia dove vuole. E questa volta quel soffio di Dio ha portato il nostro don Emanuele più vicino a noi fisicamente, poiché spiritualmente vicino ci è sempre stato.

Se dovessi fare una domanda, chiederei cosa lascia a Sanarica, ma fortunatamente questo già lo so poiché l’ho visto con i miei occhi: una comunità, che per un parroco di oggi non è un risultato garantito. Lascia un popolo in cammino, una chiesa più bella, un paese più sano. Cosa invece si porta lo saprà solo lui. E cosa troverà a Cutrofiano? Certamente Dio e la Vergine Maria che lo accolgono consegnandogli, ancora una volta, un bastone da pastore poiché possa condurre il gregge su per le ripide valli. Non offendiamoci se per la Chiesa siamo sinonimo di gregge poiché il gregge è sempre la cosa più importante per un pastore.

Don Emanuele, fin qui ho parlato di te in terza persona come se ti conoscessi per sentito dire, ma io e te siamo cresciuti, o meglio, stiamo crescendo insieme. So come pensi, so cosa speri, so cosa ti spaventa e ti preoccupa, so cosa desideri, so chi sei per come ti sei donato agli altri e a Dio. So chi è tuo papà Pantaleo e tua mamma Maria, so chi è Barbara tua sorella, Giuseppe tuo cognato e chi sono i tuoi due adorabili nipotini. E non è sconveniente citarli in questo contesto perché dobbiamo ringraziare anche loro se per noi sei ancora un segno di speranza, come sei stato un dono per Sanarica e come lo sarai per Cutrofiano.

Cutrofiano è un grande paese e grandi saranno le sfide che ti aspettano. Poiché però ti sei avvicinato a Noha in linea d’aria, fai un fischio se dovessi sentirti qualche volta solo, o stanco, o deluso, e le preghiere di Noha ti alleggeriranno lo spirito in men che non si dica. Noi, gente di Noha, alziamo sempre lo sguardo quando sentiamo parlare di te perché nella tua storia c’è la nostra breve storia incastonata tra questi due millenni. Quando alzerai la tua mano per benedire il popolo che ti è stato affidato, ricordati di sollevarla sempre un centimetro più in alto, affinché la tua benedizione sconfini da Cutrofiano e invada anche Noha.

Non è prassi dire cose del genere in quello che doveva essere semplicemente un “comunicato stampa”, ma per noi don Emanuele non è solo un nome, ma è anzitutto un volto, ed è per questo che accanto a tutti i convenevoli pennellati di auguri e congratulazioni, un “ti vogliamo bene” non potevamo non dirtelo.

Dio ti benedica!

Fabrizio Vincenti