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Michele D'Acquarica, il pittore di Noha, e una sua opera ritrovata
Di Marcello D'Acquarica (del 19/07/2021 @ 21:10:43, in NohaBlog, linkato 1119 volte)

Di questi tempi, dove una tenda da bagno si compra in qualsiasi centro commerciale, fatta di plastica e sigillata a sua volta in altra plastica, dove un copriletto o una tovaglia contano poco e se non dovessero esserci se ne fa volentieri a meno, tanto anneghiamo in fronzoli di benessere (si fa per dire) usa e getta, di questi tempi, dicevo, ammirare un bellissimo copritavolo in vero velluto, datato almeno un secolo, be' c'è da fermare i pensieri in attenta e oculata ammirazione. Soprattutto se quella tovaglia sopravvissuta a cento anni di discariche convulse, mostra rose colorate intercalate fra ghirlande e cinguettii di uccelli variopinti. Si presenta così, in tutto il suo splendore questa opera d’arte del nostro pittore Michele D’Acquarica, nato a Noha nel 1886 e poi vissuto a Cutrofiano fino al 1971, dove ha trovato il riconoscimento per le tante opere donate a quella comunità.

Siamo intorno al 1920, quando la Sig.ra Vincenti Leonarda, moglie di Giovanni Nocera (1863–1956), decide di
regalare alla figlia Angela Nocera, sorella della mamma di Gugliersi Maria, a sua volta mamma di Antonella Costa (che oggi ci fa l'onore di ammirarlo) il copritavolo di velluto, fatto dipingere da Michele D’Acquarica, mio zio.

Ebbene sì, è stato un dono per il corredo di una ragazza di Noha che oggi potrebbe avere oltre cento anni. Antonella, pronipote di quella “ragazza”, zia di sua mamma, lo conserva con amore, come se fosse una reliquia. Per un attimo mi trattengo dal rendere pubblica una notizia apparentemente banale, ma è tale la sorpresa nel vedere e poter toccare con mano la bellezza, che lo dico con orgoglio: grazie Antonella, l'arte non può morire fra i confini dettati dal mercato, l'arte la si ostenta con orgoglio, affinché non sia soffocata da questo nostro affannoso modo di vivere che non lascia altro se non oggetti monouso, che quotidianamente (quando va bene) cerchiamo di indirizzare alla differenziata.

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 Marcello D’Acquarica