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Sandra? Punto interrogativo -(parte prima di tre) - Punti di suspense
Di Antonio Mellone (del 11/03/2022 @ 19:52:15, in Fetta di Mellone, linkato 1027 volte)

Sto cercando di individuare una qualche differenza nei pensieri, parole e opere pubbliche dei quattro candidati in gara per la cadrega di sindaco della mia città. Ma finora nulla, solo similitudini: tipo che tutti costoro hanno studiato a Modena (per dire quanto la fuga di cervelli a volte funzioni al contrario).

Chissà se lo slang imperiale, così gradito alla Galatina progressista e gretina, tutto impregnato di smart city (anzi smart land: fa più figo), e quindi di valorizzazione, riqualificazione, attrattività, green, e soprattutto inclusione e sostenibilità (e forse forse pure resilienza) proverrà dalle sudate carte compulsate in quella benedetta Alma Mater Studiorum Mutinensis et Regiensis. A saperlo.

Sta di fatto che con gran senso di responsabilità (ma soprattutto dell’umorismo), oltre a un paio di novelli Carneade pronti a indossare la fascia tricolore, e a un altro che pare abbia intenzione di cucirsela addosso per almeno un’altra legislatura, s’è rifatta viva anche la Sandra (una “ca li coddhra”: l’ha detto lei, eh) confidando probabilmente nelle proverbiali amnesie dei suoi concittadini e ancor più nella loro stoica, tendente a storica, rassegnazione.

La Sindaco in pectore ha debuttato in campagna elettorale con la tecnica del branding (a proposito del gergo persuasivo di complemento) tappezzando Galatina e dintorni con manifesti 6x3 pieni zeppi di slogan anonimi, ma così anonimi che appena ne leggevi uno non potevi non esclamare immantinente (come nel Fantozzi contro tutti): “Sandra, è lei?”

Dopo qualche giorno di suspense il diciamo arcano viene dunque svelato e la criptocandidata appare al suo popolo in tutto il suo splendore nel corso di una memorabile conferenza stampa di due ore e passa, ripresa, a perenne anamnesi e per comune fortuna, dall’occhio e dall’orecchio indiscreti delle telecamere, quindi trasmessa urbi et soprattutto orbi. A dire il vero io me l’ero persa ‘sta cosa qua e non è che ne stessi facendo una tragedia esistenziale, se non che una carissima amica quasi m’implora: “Ma come puoi farne a meno: se non vedi e non senti non ci puoi credere”. E così, novello san Tommaso, mi fiondo ad abbeverarmi direttamente alla fonte dei famosi punti: dico i punti programmatici della politica rediviva.

Per questioni di spazio e soprattutto di pazienza del mio unico superstite lettore non posso star qui a parlare dei quattro giornalisti presenti e delle loro domande ficcanti, che dico, ostili proprio, pregne di anglosassone perfidia: tanto che a un paio viene offerta la candidatura (immagino nella coalizione della stessa intervistata), mentre un altro se ne esce con una elucubrazione tipo “il Pd è una delle poche realtà serie che sono rimaste nell’attuale scenario politico” (questa sì che è satira politica, altro che la mia all’acqua di rose, ndr.).

Vien poi la volta di una “stakeholder” (ipse dixit: io veramente all’inizio avevo capito stalker) che dopo un po’ di circonlocuzioni eteroclite trova finalmente il bandolo della matassa e parla di pulmini scolastici (per i quali ovviamente la Sandra dovrebbe avere già in tasca almeno un paio di soluzioni). Arriviamo di buona lena all’ultimo intervento, grazie al quale apprendiamo che Galatina fu promossa al rango di Città mica con un Regio Decreto sul finire del ‘700, ma addirittura da Urbano VI (non si sa se in persona o tramite bolla pontificia), vale a dire quattro secoli prima, lustro più lustro meno.

Un errore ci può stare, tutti sbagliamo, ci mancherebbe; ma visto che sull’argomento nessuno dei qualificatissimi astanti ha battuto ciglio, pare anzi muovessero la testa in continua annuenza, allora sì, Galatina può certamente candidarsi, e con ottime probabilità di successo, al concorso per l’incoronazione di Capitale italiana (ma pure mondiale) della Cultura.

[continua]

Antonio Mellone