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Quando don Donato Mellone lasciava questo mondo, il 21 febbraio 2015, io ero un giovane in discernimento vocazionale presso il Pontificio Seminario Regionale Pugliese “Pio XI” di Molfetta. Ricordo bene che era sabato sera quando mi raggiunse la notizia della sua morte, mentre, in una parrocchia di Mola di Bari, stavo vivendo, come in ogni fine settimana, l’esperienza del “tirocinio pastorale”. Non esitai neanche un istante a chiamare l’allora rettore – oggi arcivescovo metropolita di Catania – mons. Luigi Renna, per chiedergli il permesso di partecipare, il giorno seguente, ai funerali di don Donato nella mia comunità di origine, Noha.
Molto tempo dopo, don Luigi mi confidò che gli era bastato solo sentire il mio tono di voce, nel corso di quella breve telefonata, per convincerlo a dare subito il suo assenso alla mia richiesta, comprendendo immediatamente quanto fosse importante per me partecipare alla celebrazione esequiale del mio primo parroco. Ed era proprio vero!
Desideravo con tutto me stesso esserci, in quella eucaristia che mons. Negro presiedette nella nostra chiesa madre di Noha domenica 22 febbraio 2015, quasi come estremo – ma non ultimo – omaggio verso un uomo e un presbitero che, con la semplicità della sua testimonianza, mi aveva in qualche modo accompagnato nei primi passi del mio itinerario verso il ministero ordinato; percorso del quale egli, con sguardo discreto e paterno, aveva potuto contemplare con gioia almeno i primi timidi frutti, manifestandomi sempre grande attenzione, cura e stima.
Tante volte, poi, soprattutto nel periodo più prossimo alla mia ordinazione diaconale e presbiterale, sono ritornato sulla tomba don Donato nel cimitero di Noha, sia per elevare al Signore la mia preghiera per lui sia per chiedere a quell’anziano sacerdote, ora vivo per sempre in Dio, di ricambiare ancora e per sempre il piccolo e doveroso dono di quella mia visita e del mio affetto sincero attraverso la sua preghiera offerta al Padre per me e per il mio ministero incipiente.
Ci sarebbero certamente tanti episodi di vita “ordinaria” con lui da raccontare, che ogni tanto mi riaffiorano nella mente e si fanno spazio tra i ricordi più belli dell’infanzia in parrocchia… ma oggi, a dieci anni dalla morte del nostro caro don Donato, mi basta rinnovare la fiducia che la preghiera e la gratitudine per lui sono ancora – ed eternamente – ricambiate dalla sua affettuosa intercessione per me e per tutti noi.
Così, la memoria di don Donato diventa improvvisamente viva e, lungi dall’essere solo triste e grigio ricordo, il dono della sua vita continua ancora a fiorire in un tripudio autenticamente pasquale!
don Luigi D’Amato