mar052015
Già di salute cagionevole, per insufficienza di fideiussioni, prematuramente è venuto a mancare all’affetto dei suoi cari il progetto del Mega-Porco Pantacom. Affranti dal dolore, ne danno il triste annunzio tutti o quasi i politici di Galatina, la famiglia Perrone, gli aspiranti cassieri al supermercato Cascioni, i cementificatori per statuto e gli asfaltatori per vocazione, i giornalisti-tappetini, ed una moltitudine di qualunquisti, belli addormentati e creduloni galatinesi. Una prece.
Il 16 aprile 2014, su Galatina.it, appare un mesto trafiletto dal titolo: “Se vuole realizzare il megaparco, Pantacom dovrà trovare un milione di euro entro il 15 gennaio 2015”. Svolgimento: “L'obbligo sarebbe quello di versare un milione di euro alla Regione Puglia che lo utilizzerebbe per sostenere i territori che dall'insediamento di un megaparco potrebbero avere dei danni economici [ah, ma non v’erano soltanto benefici certi? ndr]. Ieri la Conferenza dei Servizi, riunita a Bari, ha preso atto che Pantacom, autorizzata dal Comune di Galatina a realizzare un mega insediamento commerciale in Contrada Cascioni, è disposta a versare 10.000 euro, non appena il Consiglio Comunale galatinese avrà approvato il PUE (Piano Urbanistico Esecutivo) e la restante somma di 990.000 euro con una polizza fidejussoria entro sei mesi” [come ampiamente dimostrato, il problema non sono stati tanto i 990.000 euro, ma i 10.000, ndr].
Poi il galatinese cronista lascia la parola nientemeno che all’assessore Russi in persona, il quale, gongolante manco avesse espugnato Troia, così blatera: "Siamo riusciti ad ottenere che queste volontà non rimanessero nel vago ed abbiamo fissato il 31 gennaio 2015 come termine ultimo per Pantacom [ma come, non era il 15 gennaio? Vabbè, cosa vuoi che siano due settimane in più o in meno? Ma anche nove settimane e mezzo: non attacchiamoci al pelo, ndr]. O pagherà in denaro o attraverso la polizza. In mancanza la Regione Puglia potrà chiedere a Galatina di revocare l'autorizzazione ed eventualmente nominare dopo 90 giorni un commissario ad acta". [bene, visti i termini ormai ampiamente scaduti, cosa aspettiamo a “rottamare” questa benedetta autorizzazione? E magari riqualificare quell’area nel vero senso della parola, cioè riportandola alla sua originaria vocazione che è quella agricola? E poi, non sorge il dubbio che più che un commissario ad acta stavolta sia il caso di chiamare il commissario Rex? Ndr].
Ora vedrai, signora mia, che per giustificare questo mega-fiasco o per concedere le intramontabili “proroghe” se ne usciranno con il fatto che questo è un periodo di vacche magre.
Sì, è vero. Soprattutto vacche.
Antonio Mellone
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