dic152009
Qualche giorno fa, per caso, ho scoperto un tesoro. Uno di quei link postati su Facebook da qualche amico, un click a mia volta e si è aperto un mondo: Luigi Paoli in arte Gigetto da Noha. Si tratta di un cantautore di musica popolare salentina, oggi settantaquattrenne, originario di Noha ma stabilitosi a Spongano.
La sua figura mi ha colpito particolarmente. E' un artista ibrido che unisce in sè due filoni della musica popolare salentina: il folk cittadino e il canto contadino.
Fisarmonicista, interprete di brani della tradizione, autore di nuovi testi e nuove musiche. Popolare anche fuori dal Salento, in altre regioni ma soprattutto fra gli emigrati, anche all'estero. La sua produzione ha avuto la tipica distribuzione tramite bancarella, destinata a un pubblico indistinto, non specificamente colto e questo lo sentiamo molto negli arrangiamenti folkeggianti. Ma c'è qualcosa di profondo in quest'artista che è legato a quantu vissuto in prima persona senza quel filtro "intellettuale" che oggi ci contraddistingue. Nasce contadino. Vive la campagna e l'emigrazione da contadino con la famiglia. Impara a cantare il repertorio e lo stile della campagna. Nel tempo libero impara la fisarmonica, un mondo diverso che lo avvicina al filone folk. Emigra anche all'estero, poi rientra. Lavora come cantautore in contatto con dei discografici calabresi (e si sente da alcuni dei suoi testi a da alcuni aspetti stilistici delle sue tarantelle).
Insomma vive tante esperienze diverse che formano e influenzano il suo modo di suonare e cantare per cui la sua produzione è abbastanza varia e variegata. Può piacere tutta o in parte, o può non piacere per nulla..ma merita qualche attenzione.
Personalmente mi entusiasma il suo modo di cantare "contadino", la disinvoltura, oggi rarissima, con cui ricorre al quardo grado aumentato del modo lidio, la sapienza tecnica e il modo di dosare gli abbellimenti come i glissando, i melismi, le esclamazioni, le urla, la sua capacità (un tempo diffusissima e ancora una volta oggi rarissima) di ricorrere agli slittamenti ritmici nel cantare la pizzica (off beat), il timbro vocale assolutamente contadino e il ricorso talvolta a note non temperate.
Insomma, per queste doti, Luigi Paoli entra a pieno titolo fra gli alberi del canto salentini, al pari di tanti cantori che non hanno fatto la "carriera" di cantautori ma con i quali condivide la freschezza del suo stile di canto.
C'è anche un'altro aspetto che ai miei occhi lo rende speciale. Diversamente da quello che la maggiorparte della riproposta contemporanea ha fatto e continua a fare, Luigi Paoli ha fanno innovazione nel patrimonio popolare inventando testi nuovi su arie popolari esistenti..cosa che sembra fosse un tempo il modo naturale di far evolvere la musica tradizionale. Oggi si tende invece a cristallizzare dei testi, cantarli sempre nello stesso modo o reinventare la musica, anche allontanandosi dai moduli della tradizione. Anche per questo Gigetto merita di essere ascoltato, in quanto rappresenta una interessante strada alternativa.
Di tutte le informazioni che in pochi giorni sono riuscito a raccogliere su Luigi Paoli, e degli ascolti che ho potuto fare sulla fantastica piattaforma che è Youtube, devo assolutamente ringraziare Alfredo Romano, salentino che vive nel Lazio e che ha pubblicato vari libri legati alle tradizioni del Salento. Grazie al suo canale su YouTube è possibile ascoltare quasi tutta la vasta produzione discografica di Gigetto da Noha (e se si ha la curiosità di esplorare, si possono ascoltare interessanti registrazioni sul campo dell'area di Collemeto da cui Alfredo Romano proviene). Da questa vasta produzione, vorrei estrarre solo pochi esempi che testimoniano la bravura di Luigi Paoli (sulla base degli elementi che ho elencato sopra). C'è da ascoltare per ore se se ne ha voglia!
Tarantella dellu nsartu (bellissima e da questa si possono ascoltare tante altre pizziche)
http://www.youtube.com/watch?v=p0VBWrj0NWA
Lu pipirussu maru
http://www.youtube.com/watch?v=Ph4x7IaKZvU
Lu trainieri (canto di trainiere)
http://www.youtube.com/watch?v=Sm64_fWrrng
Stornelli
http://www.youtube.com/watch?v=CZwjTP67eZc
Sempre grazie alla gentilezza di Alfredo Romano, è stato possibile reperire e ripubblicare quest'articolo, pubblicato originariamente su "Il Corriere Nuovo di Galatina" nel 1983, in cui lo stesso Alfredo parla del suo incontro/intervista a Luigi Paoli avvenuto in quel periodo. Buona lettura.
march
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Civita Castellana, 17-8-1983
Caro Carlo[1],
ti spedisco un lavoro su Luigi Paoli, un cantastorie, nativo di Noha, che ascoltavo da tempo e che quest'estate ho avuto la fortuna di conoscere personalmente mentr'era attento a vendere musicassette dietro una bancarella al mercato di Galatina. Poi ho voluto conoscerlo meglio, sono stato a casa sua e non potevo aspettarmi altro che quel personaggio che traspare dalle sue canzoni, e cioè un contadino che ha saputo tirar fuori tanta arte dalla sua faticosa esperienza di vita.
E' una voce popolare autentica che non ha niente a che fare con altre voci del Salento che pur hanno un giro commerciale.
Il titolo del lavoro è tratto da una sua canzone «Lu furese ‘nnamuratu», un omaggio a questo menestrello che ha trascorso la vita cantando l'amore.
Mi preme soprattutto porre Luigi Paoli all'attenzione di un certo tipo di intellettuali, di borghesi, di giovani anche, in ogni caso gente estranea al mondo contadino, che snobbano un certo tipo di canzone popolare, considerandola minore se non addirittura volgare. Io so che la gente va ancora matta per certi ritmi o testi che, pur nella loro semplicità, si fanno interpreti di un gusto, un mondo che va scomparendo.
A mio giudizio c'è dell'arte in Paoli se l'arte, oltre ad essere prima di tutto un fatto estetico è però anche rappresentativo. Mi pregio di aver scoperto Paoli o meglio Gigetto, come si fa chiamare. Ne ho approfittato, tra l'altro, per dire la mia su alcuni aspetti poco noti ma interessanti della canzone popolare salentina.
Alfredo Romano
[1] Carlo Caggia, direttore del Corriere Nuovo di Galatina.
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GIGETTO DI NOHA OVVERO LUIGI PAOLI
L’ULTIMO “FURESE ‘NNAMURATU” DEL SALENTO
"Durante la guerra mio padre suonava il flauto per gli Americani a Brindisi, ed io l'accompagnavo con la mia bianca voce di bambino, per campare. Tempi tristi!".
Comincia così il racconto di Luigi Paoli, un cantastorie, un menestrello, un musicista popolare nato a Noha 48 anni fa e residente a Spongano in una bianca e comoda casa di periferia, con immancabile terrazza e orto giardino, e la cantina, dove le botti suonano di pieno e versano a me, fortunato visitatore, un negramaro robusto, profumato.
Non è facile orientarsi nel mercato minore della canzonetta popolare ora che molti improvvisatori sprovveduti si sono lanciati in questo folk alla moda che non ha niente di peculiare e scimmiotta anzi un certo liscio romagnolo omogeneizzato che imperversa nelle sale e sulle piazze di tutt'Italia.
Basta un po' di gusto però per capire che Luigi Paoli, da trent'anni, nel solco di una tradizione propriamente salentina, elabora testi po¬polari, li arrangia, ne inventa di nuovi per un pubblico non solo salentino, meridionale in genere, emigranti soprattutto (in Australia perfino, in Canada) che curano l'amara nostalgia al ritmo di suoni e canti che ricreano l'atmosfera della terra natia. II suo racconto si dipana lentamente in un gesticolare ampio. La voce, il corpo, assumono una dimensione teatrale, un viso pienotto, da scatinatore, occhi neri e luminosi, a sottolineare un sorriso perenne, contagioso.
Il più piccolo di cinque fratelli maschi, orfano di madre a quattro anni, a otto guardava le capre presso un guardiano di Noha. Un giorno, per via che, assetato, aveva impunemente bevuto in un secchio d'acqua tirata dal pozzo destinata alle capre (pare che le capre si rifiutino di bere dove ha già bevuto un altro, n.d.r.), venne appeso al ramo d'un albero a testa in giù, e, come una bestia, bastonato di santa ragione. Quest'episodio acuirà la sua sensibilità di fanciullo, rivelatore di una futura carica umana che Paoli, da grande, saprà trasfondere nella sua musica.
Di quei tempi funzionava a Noha una, chiamiamola così, palestra di vino e canti che era la puteca te lu nunnu Totu te lu Vergari che Gigetto frequentava in compagnia del padre. Qui rallegravano le serate certo Girbertu e certo Marinu Ricchitisu di Aradeo con quel popolarissimo strumento che è la fisarmonica. È qui che Gigetto affina la voce e il suo orecchio musicale; ma la fisarmonica è ancora un mito per lui e ci vorranno degli anni per farsi regalare solo una “Scandalli 24 bassi”.
Arriva poi la prima grande migrazione di salentini, dopo la guerra, nelle campagne di Bernalda, Pisticci, Scansano Ionico, Ginosa Marina, ecc., per dare inizio a estese coltivazioni di tabacco. Questo tabacco, per necessità o malasorte, i salentini ce l'hanno nel sangue e, più della vendemmia o della raccolta delle ulive, rappresenta una forma di maledizione divina che ti perseguita fin da ragazzo. Nasce così, da questa fatica centenaria, tutta una cultura del tabacco fatta di canti, stornelli, motti, proverbi che in molti casi rispecchiano le amare condizioni di vita esistenti allora nelle campagne. In quei grandi capannoni, soffocati dall'afa estiva, mentre s'infilzava tabacco: "Gigettu, 'ttacca, ca nui ne menamu te contracantu", continua Paoli nel suo narrare.
Amore miu sta sona matutinu
àzzate beddha àzzate beddha
ca lu tabaccu imu scire cujimu
cinquanta are te tabaccu tenimu chiantatu
se bruscia tuttu e lu perdimu.
Ulìa cu te ncarizzu beddha mia
e nu te pozzu mancu tuccare
chine te crassu tegnu le ma ne.
Non c'erano donne in casa e Gigetto s'adattava a lavare, cucinare, fare il pane, la pasta per il padre e i fratelli più grandi. A sera poi, finito il lavoro, inforcava una bicicletta senza freni e senza luce fino a Bernalda, 9 Km., a lezione di musica dal maestro Troiani. Cento lire gli costava, quanto un giorno di lavoro.
I progressi di Gigetto convincono i due fratelli maggiori, emigrati in Inghilterra nel frattempo, a spedirgli il denaro per l'acquisto di una fisarmonica vera, una Paolo Soprani 120 bassi. "E cci me parava, caru miu, cu ‘nna 120 bassi… te nanzi 'Ile signurine, quandu trasìa intra le case: ssèttate ssèttate, li primi valzer, la raspa, un po’ a orecchio, un po' a musi ca...". Nasce anche la prima composizione, naturalmente per la sua Noha, sulla misteriosa Villa Carlucci che, da bambini, si raccontava essere il regno del diavolo, di strani folletti.
Un giorno, sedicenne ormai, mentre era attento in uno stretto sgabuzzino a provare un esercizio sulla fisarmonica, ecco dalla sponda di un'Apetta, scendere Cecilia con madre e sorelle venute anche loro a far tabacco dalla lontana Spongano. "In quelle masserie sperdute dove non appariva donna viva, malati di solitudine, dove contavi le ore del sole nel suo levarsi e sparire, Cecilia, col suo bel visino e il petto già pronunciato, fu un colpo di fulmine".
L'inverno, poi, Cecilia ritornava a Spongano e Gigetto, con la solita bicicletta, percorreva 180 Km, allora di strada bianca, per stare qualche ora con la sua bella. Questa bella sarà l'ispiratrice di tante sue canzoni, questa bella, di cui oggi è ancora perdutamente inna¬morato, che gli ha dato sei figli, che lo segue per i mercati del Salento e che sa dividere con lui l'arte d'arrangiarsi dietro una bancarella.
Poi la fuga, allora d'uso, per sposare Cecilia e, qualche mese dopo, in Costarica a piantare banane e canna da zucchero. Paoli ha steso un velo qui nel suo racconto, dice che sarebbe troppo lungo. A me, che vorrei saperne di più, piace l'idea di vedervi celato un qualche mistero.
Si ritorna in Italia, ma non si campa e, questa volta da solo, con la usuale valigia di cartone, in Germania a fare il manovale chimico. "Non stavo male in fabbrica, ma ogni sera era un tormento e le foto di Cecilia e dei miei bambini in capo al letto mi ammalavano di nostalgia. Così non potei resistere a lungo".
Definitivamente a casa, ma con qualche idea. In fondo ha una bella voce e suona bene la fisarmonica. Si presenta per un provino a Locri in Calabria. È il 1962, Paoli incide i primi dischi: Tuppi tuppi la porticella, La tarantola salata e numerosi balli strumentali che lui sa arrangiare con un'arte che gli deriva, più che dallo studio, da una cultura musicale essenzialmente popolare. Andatevi ad ascoltare queste prime incisioni: hanno un fascino di registrazione sul campo, c'è addirittura un saltarello con ciaramella, uno strumento montanaro col quale Paoli aveva familiarizzato nel soggiorno in Lucania.
In quegli anni poi andavano in voga storie popolari strappalacrime, tratte da tragedie vere o presunte e significative sono nella sua produzione due storie, l'una, II cieco del Belgio, narra di un emigrante che perde la vista nel crollo di una miniera e al suo ritorno a casa, la moglie, interessata solo alla sua pensione, non gli risparmia le corna; la seconda, s’intitola La matrigna cattiva, in quattro parti, dove si narra dì una bambina orfana buttata in pasto a una matrigna che tenta di avvelenarla e sarà punita per questo con cinque anni di carcere. Ambedue le storie Paoli le fa cantare all'allora piccola primogenita Cerimanna. Sono storie che oggi fanno un po' ridere, ma guardatele con gli occhi del tempo e non meravigliatevi se le mamme di mezza Italia hanno pianto ad ascoltare quelle storie. Fu tale il successo, che i falsari di Napoli lanciarono sul mercato migliaia di copie e per Paoli andarono in fumo alcune speranze di guadagno.
Sessantotto, rivoluzione nei valori, nei costumi, si scopre il popolare, si scoprono la lingua, gli usi, i costumi di una civiltà contadina che sta scomparendo. Le case discografiche si danno da fare a scovare questi anonimi canzonettisti popolari degni di un pubblico più vasto. A Paoli s'interessa la Fonola di Milano. Inizia così una vasta produzione musicale che ancora oggi continua. Dodici musicassette in attivo, qualche altra in cantiere, che hanno sorvolato gli oceani, è il caso di dirlo, senza quella pubblicità di cui si servono "i grandi", ma in virtù della parola che si trasmette, un tam-tam, quasi una tradizione orale che ancora resiste.
Diamo uno sguardo a questa produzione. Innanzitutto canzoni e balli strumentali attinti alla tradizione che Paoli arrangia in modo originale con delle varianti sia nel testo che nella musica degne di essere popolarmente connotate. Cosa significhi "popolare" nella canzone è presto detto. Semplicemente Paoli dice: "E’ quandu ‘na canzone la ponnu cantare cinquanta cristiani tutti assieme, trenta femmame ca sta tàjanu l'ua: una cu ttacca e ll'addhe cu tràsanu a cuncertu".
Abbiamo così la pizzica in più versioni col predominante ritmo del tamburello, e Santu Lazzaru, questo canto cristiano che i Grecanici ci portavano 'rretu le porte te casa nel cuore della notte durante la Settimana Santa.
Canzoni d'amore tante, un amore represso che acquista nel canto un moto liberatorio. Lu furese 'nnamuratu, forse la canzone più bella, dove accanto a una visione del lavoro come dura fatica, Paoli prorompe in:
Comu l’àggiu stringere e baciare
Te lu musicchiu sou sangu ha bessire.
(Come la devo stringere e baciare / dal suo muso sangue deve uscire).
La Carmina, dove il bi sogno d'amare è accorato, disperato quasi:
Mamma iu moru
e la Carmina nu’ lla provu
Beddha mia fatte sciardinu
fatte menta e petrusinu...
(Mamma io muoio / e Carmina non l’assaggio / Bella mia fatti giardino / fatti menta e prezzemolo).
E canti e strofe carnascialesche, condite di allusioni piccanti, volgari quasi, ma di una volgarità allegra, simpatica:
Nc'è lu zitu cu la zita
allu pizzu ti la banca
la manu camina te sotta
lu canale dell'acquedotta.
(C’è il fidanzato con la fidanzata / allo spigolo del tavolo / la mano scivola sotto / il tubo dell’acquedotto).
Allusioni che non risparmiano un certo tipo di prete alla Papa Cajazzu al quale non piace chiaramente confessare le vecchiette, bensì le zitelle. In verità molte canzoni, come proverbi e culacchi, rivelano un certo anticlericalismo, anche se molo bonario, diffuso nella nostra gente. E poi canti e stornelli che hanno il ritmo di un lavoro e ti pare di vendemmiare o d’infilzare tabacco in qualche capannone. Non mancano le canzoni tristi per gli emigranti, per quelli che stanno a soldato, per il carcerato che fatalmente al ritmo di una tarantella grida:
Menatine ‘sti corpi chianu chianu
ca suntu testinati pe' mmurire…
(Buttate i nostri corpi piano piano / ché sono destinati a morire).
Naturalmente non tutto è eccelso. Accanto a testi di un certo valore artistico, si alternano altri in cui Paoli piega a seduzioni commerciali. E' laddove, per conquistarsi evidentemente un pubblico più largo, tenta delle melodie in un italiano a lui non confacente. Diciamo subito che a Paoli è più congeniale il testo salentino dove è capace di sfumature e modulazioni possibili solo a una voce popolare tradizio¬nalmente educata come la sua. Ascoltatelo nella canzone Lu trainieri, per es., dove la voce, bellissima, affronta tra l'altro toni decisamente alti. Il tono alto è in verità una caratteristica del canto salentino, cosi come il controcanto, che Paoli sfrutta in tutte le sue canzoni ponendolo una terza sopra, mai sotto la melodia stabilita. Come nella tradizione. L'effetto è tale che è come ascoltare l'eco di una persona che canta a distanza portandosi ad arco la mano sulla bocca. Alle origini di questa forma c'è, evidentemente, la necessità del "lavorar cantando" tra contadini distanti fra loro.
Un discorso a parte merita la fisarmonica, la protagonista di tutti gli arrangiamenti di Paoli. Nelle sue mani diventa magica e ci sono tanti e tali di quegli abbellimenti, non trascrivibili in partitura, che userei chiamarla barocca, in sintonia con una Terra che barocca lo è perfino in cucina e non solo nell’architettura delle chiese e delle case.
C'è una cosa che colpisce nella musica di Paoli, ed è un certo influsso orientale avvertibile in canzoni come la sopracitata Lu trainieri e La vecchiaia è 'na carogna. Qui sia la voce che la fisarmonica assumono un andamento cromatico, orientaleggiante appunto, e la melodia, di particolare bellezza, scivola sul filo dei sogni arcani, un lamento, un pianto quasi dal profondo d'inesplorati abissi.
Ma ciò che più fa scattare l'interesse per le musiche di Paoli è qualcosa di più misterioso che non saprei definire. Propriamente ci si sente scazzicati, come morsi da una tarantola, e vien voglia di abbandonarsi a una danza frenetica, liberatoria.
Quale ragno nascosto nei meandri di grigie pietre assolate, Paoli ci attende al varco esercitando su di noi una qualche magia. Non sarà vero, rna ci piace pensarlo.
Alfredo Romano
Da Il Corriere Nuovo di Galatina, n. 7 del 30 settembre 1983
fonte www.pizzicata.it
nov182011
ago172014
Mimino Montagna non smette mai di stupirci. Stavolta si è felicemente trovato al centro dell’esistenza mediatica molto probabilmente a sua insaputa. Giornali e televisioni locali hanno presentato il nostro sindaco come il paladino della salvaguardia degli ulivi del Salento, che dico, di Puglia: un ecologista inflessibile, un ambientalista irriducibile, un verde incredibile (ai suoi stessi occhi).
Infatti, il nostro eroe armato di penna (speriamo non di sega) vorrebbe debellare la Xylella fastidiosa: sicché, grazie alla collaborazione di un badante, il consigliere comunale Antonio Congedo, ha inviato a sua eccellenza il Prefetto di Lecce una viva e vibrante missiva in cui si è fatto promotore di un “tavolo istituzionale” (si auspica non in legno d’ulivo) con tutti i sindaci della provincia attraverso il quale chiedere “approfondimenti su tutti gli agenti causali del “Complesso del disseccamento rapido dell’olivo”; confermare la presenza di Xylella fastidiosa mediante l’applicazione di tecniche diagnostiche integrate secondo quanto previsto dai protocolli ufficiali EPPO; definire la patogenicità e la virulenza del ceppo di Xylella fastidiosa rilevata sulle piante infette; definire il ruolo delle piante ospiti e dei vettori nell’epidemiologia del batterio; sperimentare delle cure agro ecologiche volte alla salvaguardia del patrimonio olivicolo e spontaneo del Salento”. Iniziativa encomiabile, non c’è che dire. Già me lo vedo Mimino nostro intento a studiarsi di notte e di giorno tutte le carte sulla Xylella fastidiosa (fastidiosa a questo punto soprattutto per lui) cercando di capirci qualcosa, e sicuramente con l’intento di convincere tutti gli altri sindaci del circondario a preservare “l'inestimabile patrimonio arboreo di questo territorio”.
Peccato che accanto al dottor Jekyll(ella) ci sia anche il lato B di mister Montagna. Ed è qui che nasce il dramma. Sì, perché non si sa bene se “l’inestimabile patrimonio arboreo di questo territorio” possa essere preservato, per dire, anche cementificando 26 ettari di campagna collemetese per l’impianto di un pantomatico Mega-Porco commerciale, strombazzato come la panacea dei nostri problemi economico-occupazionali con l’ausilio dei due (questi sì) sempreverdi slogan: “volano per lo sviluppo” e “ricadute occupazionali”. Ovvero se la salvaguardia di questo patrimonio valga soltanto per gli alberi degli altri comuni e non anche per quelli del suo feudo di Galatina (come la quercia vallonea che sta per essere asfaltata da una striscia di cemento, che con un certo sense of humour si osa definire circonvallazione – che guarda caso fa rima con lottizzazione ndr).
Ancora. Non si capisce come sia possibile conciliare il Montagna A dal B allorché da un lato il suo consiglio comunale delibera a stragrande maggioranza la contrarietà al TAP che dovrebbe sbarcare sulle coste di Melendugno (con falcidia non solo di flora marina ma anche di vegetazione terrestre), mentre quando si tratta di metterci la faccia, per esempio ritirando la sponsorizzazione istituzionale al comitato festa patronale del suo paese, fa finta di non coglierne il nesso, nicchia, mantiene le distanze come un “re tentenna” qualsiasi, facendo il paio con il don Abbondio della situazione.
Come credere a questi amanti della natura a targhe alterne che, forse senza accorgersene, fanno di tutto - con comparti edilizi, aree mercatali, circonvallazioni inscritte che non circoscrivono, mega-porci commerciali, impianti di compostaggio ana(l)erobico di 30.000 tonnellate annue, aborti di supermercati fuoriporta (vedasi Lidl), palestre inservibili (ovvero fruibili solo come installazioni di arte contemporanea), asili infantili buoni solo per essere inaugurati - per far mancare la terra sotto i palieddhri, non riuscendo mai, chissà se per dislessia congenita o per interessi di bottega, a proferire un perentorio “Stop al consumo del territorio”?
E come la mettiamo con il fatto che il suo capobastone, cioè il nostro beneamato Matteo Renzi, sì quello che sembra voglia governarci a colpi di tweet, afferma per esempio di vergognarsi di andare a parlare dell’accordo Gazprom o di South Stream “quando potrei raddoppiare la percentuale del petrolio e del gas in Italia e dare lavoro a 40mila persone [sic!] e non lo si fa per paura delle reazioni di tre, quattro comitatini”?
E’ vero: come la mettiamo, mister Montagna, con questi “quattro comitatini” che perlopiù sono composti da gente per bene, che si battono per le coste ioniche e adriatiche premiate con tante Bandiere Blu, che lottano per un’economia sostenibile (che dovrebbe poter contare sulla qualità dell’ecosistema mare-territorio), che si oppongono alle strade a quattro follie (una per tutte la devastante ss. 275), che sono preoccupati di veder incombere tante piccole Costa Concordia al largo dei litorali pugliesi, che vogliono difendere il vero oro blu ed i suoi orizzonti dalle torri petrolifere, che sono terrorizzati dall’incubo degli scheletri di metallo a poche miglia dalla costa, che temono come l’ebola le chiazze nere di residui oleosi e di altri indicibili inquinanti, che non s’inchinano agl’interessi delle multinazionali le quali non la vogliono mica smettere di spolpare il mondo?
Non so se Mimino Montagna dopo aver ottenuto “l’importante attestato di stima da parte di Matteo Renzi nei confronti della persona e della sua azione politica […] che hanno fatto della nostra Città uno dei centri di riferimento del movimento renziano […] (cfr. comunicato del comitato “Galatina Cambia Verso con Matteo Renzi” del mese di novembre 2013) sia o meno d’accordo con le parole del suo boss costituente (o prostituente a seconda dei punti di vista), pappa e ciccia con il noto pregiudicato assegnato ai servizi sociali.
Nel caso Montagna sconfessasse il suo capobanda sarei pronto a chiedergli scusa a caratteri cubitali. In caso contrario io sarò ancora una volta destinato a beccarmi del profeta di sventura (non è la prima volta), anzi del professorone (per questo titolo mi sono a suo tempo attrezzato) e soprattutto del gufo (secondo i neologismi renziani); mentre mister Montagna potrà aspirare con fiducia ad uno dei cento seggi del nuovo Senato di non eletti e soprattutto nominati.
Cari i miei venticinque lettori, sapete cosa penso? Meglio gufo che cuccuvascista come loro.
Antonio Mellone
"Pubblichiamo l'intervento di Marcello D'Acquarica di domenica 25 Agosto 2013 in occasione del 6° motoraduno moto Guzzi, Miero e Pizzica svoltosi a Noha"
Oggi è una giornata di festa. Approfitto di questa occasione per riflettere insieme su ciò che consideriamo bene comune.
Se è chiaro il significato di questi due presupposti: “Insieme” e “bene comune”
possiamo considerare questo momento costruttivo. Altrimenti vuol dire che non siamo né insieme né in grado di intendere il significato di bene comune.
In questo momento mi viene in mente il film “I 100 passi” di Marco Tullio Giordana con Lo Cascio.
Cento passi è una breve distanza. E noi vogliamo contare i cento passi. Cento passi sono lo spazio che ci separa da certe volontà politiche. Sono la distanza che ci separa dal concetto di bene comune, dal rispetto per l’ambiente, da mentalità truffaldine in nome di alti valori.
Cento passi. Dovremmo tutti fare 100 passi, insieme, anche in moto.
Facciamoli insieme questi cento passi: noi cittadini, la Pubblica Amministrazione, la Chiesa, e in questo momento anche voi ospiti di Noha. Facciamoli per vedere che cosa ci circonda cominciando da qui.
Alle mie spalle abbiamo la chiesa madre di San Michele Arcangelo, che mostra sul frontone in alto l’elegante stemma di Noha: tre torri che sorvegliano sul mare tempestoso il pericolo portato da due velieri di pirati. All’interno della chiesa si trovano esposte delle tele seicentesche e altari barocchi, che ci raccontano della sua storia.
Poi voltando le spalle abbiamo, svettante nella nostra pubblica piazza, l’orologio pubblico più fermo del mondo: è rotto da più di un decennio. E mai nessuno ha pensato di compiere i 100 passi per ripararlo. Noi intanto ci consoliamo pensando che segni l’ora esatta due volte al giorno.
Sotto le vostre ruote, cari amici motociclisti, sempre a cento passi c’è un frantoio jpogeo, unico nel Salento, e forse al mondo, per la sua architettura. A cosa serve? A essere adoperato abusivamente come sito per discariche private? Probabile.
Verso la fine di via Castello, a cento passi da qui, potete ammirare le cosiddette “casiceddhre” in miniatura. Dovrete però prestare attenzione ed utilizzare il casco (anche se siete a piedi). C’è il rischio che vi becchiate qualche pietra storica in testa.
Basterebbe poco, giusto 100 passi, per sistemarle una buona volta e per creare quella bellezza in grado di salvarci tutti insieme.
La torre medievale ed il ponte levatoio con il suo stupendo arco a sesto acuto, che sono riprodotte sulle miniature in terracotta offerte da Daniela Sindaco, appartengono al complesso del palazzo baronale. Anche questo si trova a meno di cento passi da qui. Tutto abbandonato nella più totale trascuratezza, come se il comune non esistesse affatto, come se i beni culturali “non ci dessero da mangiare”.
A 100 passi dal palazzo baronale c’è la casa rossa di Noha, un gioiello d’art nouveau, in stile liberty, più o meno come la casa pedreira di Gaudì che si trova a Barcellona (in Spagna) e che certamente alcuni di voi avranno già visitato. La nostra casa rossa di Noha, non solo reclama il restauro - schiaffeggiata com’è dagli anni e dall’incuria dei privati – è pure circondata e nascosta da una muraglia di rara bruttezza.
Sempre a poco più di cento passi da qui potrete ammirare l’antica masseria Colabaldi e i resti messapici, la trozza (un pozzo profondissimo che dava da bere ai nohani), il calvario, le vecchie scuole elementari ristrutturate (ma purtroppo non funzionanti al 100% per via di un allaccio all’energia elettrica, diciamo così, poco funzionale) e non da meno il nostro singolare centro storico di via Osanna e piazzetta Trisciolo.
Ecco, tutte queste testimonianze storico culturali vorrei farvi conoscere e ammirare, ma ahimè, non manca solo il tempo, manca purtroppo la decenza.
Quindi, cari amici, noi ci auguriamo, anche con l’aiuto delle istituzioni qui presenti (se presenti), che nel prossimo futuro saremo in grado (noi ed i ns beni culturali) di accogliere voi e tutti i visitatori di Noha in maniera un po’ più decorosa.
Vi auguro di compiere tutti quanti 100 passi, in avanti.
lug292012
Oggi posso affermare che è quasi matematico: tra le pagine di un premio Nobel c’è sempre il rischio di perdere o di trovare qualcosa, di essere inseguiti oppure di inseguire, di illudersi e alla fine realizzare. Qualcosa insomma deve pur accadere, deve mettersi in moto un ingranaggio dentro o fuori di noi per poter affermare che ciò che stiamo leggendo è opera di un Nobel per la letteratura. Prima o poi nella vita arriva per tutti, lo si voglia o meno, il momento in cui si sfila dalla pila dei libri da leggere, il più delle volte da quella delle letture casuali, il romanzo, il saggio o la raccolta di poesie del nostro Nobel. Ed ecco che finalmente anche noi siamo in grado di rispondere senza riflettere più di tanto alla fantomatica e bastarda domanda “qual è il tuo libro preferito?”. “La zia Julia e lo scribacchino”, risponderò allora io immediatamente, senza dar l’impressione di non leggere un libro da decenni. E continuerò così sino a quando non mi capiterà tra le mani un altro Nobel o mancato-Nobel e allora sarò costretto a mettere Llosa nel cassetto degli autori preferiti e ad ostentare in processione lo stendardo dell’ultimo arrivato.
Per ora posso godere, ancora per un po’, dello strano retrogusto che solo una scrittura fuori dagli standard e da ogni usuale schema letterario è in grado di regalarti. “La zia Julia e lo scribacchino” non è da classifica dei “libri più venduti”, né un romanzo da leggere per passare qualche ora in compagnia: non è niente che non abbia a che fare con il semplice piacere della lettura, denudata per carità da accessori e addobbi che il marketing partorisce per far cassa. Qui il vil denaro va messo da parte, dimenticato se possibile: è questo il caso in cui si dovrebbe leggere per vivere.
Il libro non si presta quindi ad essere recensito dal sottoscritto, in quanto la mia sbilenca penna non ha la forza e tanto più la capacità di comunicare la straordinaria unicità di quest’opera. Vi basti sapere a riguardo, al di là del calibro della scrittura (da Nobel, appunto), che tra le pagine di questo libro Llosa intreccia con la maestria di un burattinaio due vite: quella di Mario e quella di Pedro Camacho.
Il primo, Mario, è un aspirante scrittore che tra una lezione e l’altra all’università si guadagna da vivere scrivendo bollettini per il servizio d’informazione di Radio Panamericana, disperatamente innamorato della zia Julia, sorella trentaduenne della zia dello stesso Mario, in cerca di marito dopo il fallimento del primo matrimonio; il secondo, Pedro Camacho, detto il Balzac creolo, lavora nella stessa radio di Mario ed è invece un popolare autore di romanzi radiofonici, un personaggio che cerca di soffocare nella sua sfrenata fantasia e nella popolarità di cui gode una vita fatta di stenti. Le due storie vengono raccontate in contemporanea, capitolo pari dopo capitolo pari: si intrecciano e si fondono in alcuni punti, si allontanano apparentemente nei capitoli dispari in cui vengono riportati gli incipit dei romanzi di Camacho (e qui il rimando è immediato a Se una notte di inverno un viaggiatore di Italo Calvino).
Potrei stare qui a parlarvi, pagine su pagine, delle mie impressioni su questo romanzo, oppure potrei commentare alcuni passi memorabili, o ancora riflettere insieme a voi sulla pazzia di Camacho o sull’influenza che l’età può avere sull’amore. Ma non farò niente di tutto ciò, mi limiterò giusto ad augurarvi un’altrettanto memorabile esperienza di lettura!
gen202012
Se le automobili possono andare a sbattere, se i treni possono deragliare, se gli aerei possono precipitare, le navi possono affondare. E se poi affondano per le superficialità degli esseri umani, allora al danno causato si aggiunge la beffa di una tragedia che può essere evitata se chi è chiamato ad affrontare determinate situazioni lo fa con giudizio, responsabilità e onore.
Ma la tragedia della Concordia sfortunatamente assomiglia per troppi aspetti alla nostra situazione nazionale. Un Paese che affonda lì, proprio davanti agli occhi di tutti, a due passi dalla riva dove incuriositi spettatori si accalcano per assistere alle ultime ore di luce della nostra imbarcazione. Tutto sembrava bello a bordo quando le luci, il lusso, il cibo e gli spettacoli occupavano il nostro tempo. E nessuno sapeva o si preoccupava se chi era nella cabina di pilotaggio, messo lì per garantire la sicurezza e la buona traversata di tutti, pagato fior di quattrini, fosse stato il primo ad arrendersi, abbandonando la sua nave ad una tragica fine. Poi la tragedia dove tutti, indistintamente, cercano di salvarsi, dimenticandosi della dignità umana che non riconosce più né donne, né bambini, né anziani, né disabili, tranne qualche rara eccezione. Tutti credono di meritare di scampare alla fine a posto di qualcun altro. Ed è l’Italia che affonda in acque gelide, trascinando tutti sotto indistintamente, sacrificando solo gli innocenti e sottraendo dal pericolo chi ha provocato l’incagliamento. Perché si sa che chi comanda qualcosa è sempre ai piani alti, ed è più facile che si salvi. Sono i poveracci rinchiusi nelle stive dei motori a rimetterci la pelle, quelli che fanno andare avanti la barca, sperando che chi è al timone mantenga la giusta rotta. E pensare che una volta viaggiavamo tutti in acque ben più profonde, essendo il fiore all’occhiello della flotta. Solo ora qualcuno cerca di sbrogliare le funi che reggono le scialuppe, con la speranza di salvare il salvabile, ma questa nave è troppo inclinata per effettuare le operazioni di soccorso.
E c’è ancora chi guarda, ma lo fa dalla riva, avendo salvato solo la sua pelle. Guarda e tace. Dice di coordinare i soccorsi, ma i soccorsi si prestano prima a bordo e, solo quando non c’è più nulla da fare, si abbandona la nave, e lo si fa sempre per ultimi. E fa impressione vedere un’Italia che affonda per le bravate di qualcuno (politici direi, seduti in cabina di pilotaggio a coprire mafiosi, evasori, condannati e corrotti) e quel qualcuno fa parte degli ufficiali di bordo, quelli che se la spassano tra cene e champagne, in compagnia di belle ragazze, mentre si va a sbattere proprio là dove qualcuno spera, felici di sapere che anche questo mese incasseranno venti mila euro dalla compagnia Italia. E la società capitalista che sta sugli scogli a guardare, sfregandosi le mani per i gli indennizzi che guadagnerà a causa di questa sciagura, esulta. Perché bisogna dire anche questo: mentre tutto si inabissa, qualcuno ride sotto i baffi perché ne va a guadagnare. E poi qualche ufficiale, messosi al sicuro in qualche albergo a cinque stelle, fa finta di preoccuparsi della sorte degli sfortunati mandando qualche gommone con tre o quattro malaugurati a bordo per recuperare le vittime del disastro. Ma fa impressione, una brutta impressione, vedere due barchette mandate a contenere i danni dell’affondamento di quel bestione alle loro spalle. I soccorsi sono troppo miseri e, infondo, è troppo tardi.
Eppure qualcuno, che già da tempo era preoccupato, c’era; c’è sempre stato. Chiamava in continuazione per chiedere: “Ehi, lassù, è tutto apposto?”. “Certo, va tutto a meraviglia, la gente si diverte, tutti mangiano e bevono, gli altri si divertono ai casinò e qualcuno sta assistendo ad uno spettacolo. È tutto apposto. È saltata soltanto la luce, ma ora va tutto bene. L’Italia va alla grande”. Ma lo scoglio ha già squarciato tutto e la nave già imbarca acqua. Le onde che sbattono sono alte, ondate di evasione fiscale, di sprechi nel settore pubblico, di appalti in mano ai mafiosi, onde di raccomandati incapaci e di corrotti senza scrupoli. Imbarcavamo acqua da tempo, perché una nave da crociera così non può affondare in un istante. E poi c’è chi parla di ammutinamento, avanzando l’ipotesi di punire chi voleva salvare qualcosa dal disastro. E se è l’Italia di sempre, quella che già conosciamo, il comandante starà agli arresti domiciliari, forse per continuare a coordinare i soccorsi di una nave già affondata, come dice lui, e chi invece con coraggio ed onore è andato contro il suo irresponsabile comandante, rischiando la vita per gli altri, verrà condannato per tradimento e marcirà nelle carceri. Siamo tutti qua, in bilico su uno scoglio, intrappolati nelle cabine con la speranza che il mare non si ingrossi e che qualcuno ci venga a tirare fuori. Ma se dalla terra ferma non arriva nessuno a soccorrerci, allora mettiamoci il salvagente e con dignità ed onore rimettiamo in piedi la nostra bella nave e riprendiamo il largo, alla scoperta di mondi migliori di questo.
Fabrizio Vincenti
ago252021
Noi di NoiAmbiente e Beni Culturali Odv di Noha e Galatina, parteciperemo perché riteniamo doveroso restituire dignità alla nostra Terra che pochi o tanti incivili, non importa quanti, stanno oltraggiando spregiandola con i loro rifiuti.
Facendolo tutti insieme saremo più forti e torneremo ad essere abitanti di una terra senza malattie e bellissima.
Come vi avevamo promesso è imminente il prossimo clean up estivo organizzato dal CAS! Segnatevi la data e partecipiamo in massa, il Salento ecologista ed ambientalista vuole dare speranza e far sentire che non ci daremo mai per vinti.
Questo evento è diverso dagli altri, speciale, perchè dedicato al carissimo Francesco Cino, promotore del nostro coordinamento e fondatore dell'associazione Amanti della Natura - Punta del Macolone - Parco Naturale di Ugento.
Il 29 agosto siamo chiamati a svolgere un'ardua impresa, che siamo sicuri andrà nel migliore dei modi.
Un'impresa perchè la riserva naturale WWF delle Cesine è bellissima, importantissima dal punto di vista naturalistico e della biodiversità di flora e fauna, marina e terrestre, ma complicata per la logistica, però stiamo lavorando duro per ottimizzare il tutto.
Abbiamo bisogno di tutto l'aiuto possibile!
Nei prossimo giorni e poi in Loco verranno date informazioni più dettagliate, il fervore è tanto, le zone da pulire sono estese, ma non ci fermerà nessuno, perchè come diceva il nostro caro, saremo
TUTTI INSIEME PER IL BENE COMUNE
CAS - Coordinamento Ambientale Salento
ago112010
Il 13 Agosto durante la rassegna "Neviano d'estate" l'artista Paola Rizzo si esibirà in una performance che la sta portando in giro fra i locali e gli eventi della Provincia di Lecce e non solo, dal titolo "Grafite è Musica" nella quale realizzerà "live" sul palco il ritratto a Gaetano Carrozzo che contemporaneamente si esibirà con il gruppo della Bandadriatica, capeggiato dall'organetto di Claudio Prima.
PAOLA RIZZO è pittrice laureata nel 1997 all’Accademia delle belle Arti di Lecce con una tesi in anatomia artistica dal titolo “Fisicità e psichicità di un linguaggio universale: il volto”. Bravissima con la matita, nei chiaroscuri, il suo talento sembra esprimersi al meglio nella tecnica della pittura ad olio. Nature morte, vedute marine, paesaggi bucolici, panorami, soggetti religiosi, scene di vita quotidiana, ritratti di volti umani o fantastici, sono stati i soggetti della sua prima produzione artistica. Poi improvvisamente incontra un soggetto che è diventato quasi la costante della sua opera: l’ulivo, la pianta che per eccellenza rappresenta l’ambiente, la natura della terra salentina, cui si aggiunge nel corso degli ultimi anni l’amore per la fotografia e per la musica. Musica e pittura, in connubio tra loro, divengono per lei inscindibili. Nascono così i suoi famosi ritratti a matita di alcuni musicisti di fama nazionale ed internazionale protagonisti della conosciutissima mostra itinerante “Grafite è musica”. Attualmente è impegnata in una personale di pittura al “Dona Flor”, lo storico american bar del Teatro Petruzzelli. Paola Rizzo dipinge e disegna con la musica. Non come colonna sonora, che pure non manca mai nel suo studio d'arte, ma come moto dell'anima-artista. Le sue tele e i suoi ritratti sono spartiti musicali su cui si adagiano note in bianco e nero e note di colore, spalmate con pennelli o incise nel tratto al cui ritmo risuona l'armonia del creato. Nei suoi dipinti, i colori a volte stridono e lottano in contrasto come rulli di tamburi e tamburieddhri, a volte sfumano malinconici sul diesis o sul bemolle di un ottone a fiato o di un'armonica a bocca, a volte esplodono nella maestà degli ulivi che si ergono nella gloria dei cieli come trombe o antiche canne di un organo solenne.I volti di Paola Rizzo e le loro espressioni li trovi ovunque nei suoi quadri. La natura delle sue tele non è mai morta, ma viva, pulsante, danzante, cantante. Il pennello o la matita di Paola finiscono per essere nelle sue mani come la bacchetta di un direttore d'orchestra, e i suoi volti e le sue immagini la composizione e l'esecuzione più bella della sua pittura lirica. Questi volti stanno cantando e suonando: tendete l'orecchio, liberatevi dal tappo che ostruisce ed ottura, e li sentirete anche voi.
mag302014
Promette bene anche la seconda edizione del Gran Galà “Equestrian Show – Favola di Primavera” che avrà luogo a Noha nel corso di tre giorni consecutivi di spettacoli, concerti, mostre, artisti di strada, e notti bianche con musica e stand gastronomici. Il tutto si svolgerà in un’area attrezzata forse più ampia della stessa cittadina che, come vuole la tradizione, ospita una kermesse che non ha eguali in tutto il Sud-Italia.
La “città dei cavalli” si agghinda a festa per questo evento che vedrà quali protagonisti dei bellissimi purosangue, e come fulcro il locale campo sportivo e le sue immediate adiacenze, trasformate per l’occasione in ippodromo-palcoscenico degli spettacoli.
I cavalli provenienti da tutta Italia s’incontreranno in questo originale “moto-raduno” con un programma intenso e ricco di attività variegate che vanno dall’american show al corteo di carri caratteristici, dalle gare di abilità al tiro pesante, dal salto degli ostacoli al Roping, dal Rening al Barrel, dal Team Penning alle Gimkane western, dalla Pizzica dei Cavalli all’asta spagnola.
Gli spettacoli hanno inizio alle ore 9 del mattino per concludersi a notte inoltrata.
Ma la principale attrazione è rappresentata ogni sera alle ore 20.30 dal Gran Galà, l’esibizione artistica di dressage da parte di cavalli e cavalieri italiani e stranieri, tutti campioni di rango. Lo spettatore s’incanterà nel corso di questo triduo da favola con i movimenti geometrici, le volute, le coreografie, le danze e i volteggi acrobatici dei destrieri, diretti e interpretati da registi, cavalieri e maestri di alte scuole equestri provenienti da ogni dove.
Antonio Mellone
gen122014
Non ci sono santi che tengano, il silenzio nel cimitero di Noha, regna sovrano. Sarà per questo che mi vien voglia di parlare. Magari a bassa voce, come se ad ascoltarmi fossero le coscienze. Devo fare in fretta a scegliere il mio primo interlocutore, perché appena varcata la soglia d’ingresso e infilato il primo corridoio a destra, le voci mi assalgono e non so a chi dare retta per primo senza rischiare di far torto a qualcuno. Sono così tanti gli anni che ripasso a mente le centinaia di storie di questa gente, tutta del mio paese, che a volte le confondo con la realtà. La memoria che fa quel che può, e così finisce che ripeto sempre le stesse cose: della disuguaglianza fra chi è ricco e chi no, fra un semplice contadino e un cavaliere titolato, fra un giovane e un vecchio, fra una vergine e un’impura, fra un santo ed un peccatore. Poi però mi viene lo scrupolo e mi chiedo: “Ma i fatti degli altri mi riguardano o no?”. Ho letto da qualche parte che il credente si differenzia dal non credente perché si preoccupa degli affari altrui. Non vorrei passare per quello che invece, si occupa solo dei propri. Ma qui le differenze fra la condizione morale e sociale dei residenti è eloquente, cioè nessuna. Seppur con il dovuto rispetto cerco di dare a tutti una giusta considerazione. Anche a chi non ha più né volto né nome, a chi magari denuncia solo più la data di nascita, come se dovesse ancora morire e resiste nonostante lo abbiano costretto in una celletta piccina come la gabbia del gatto di donna Elvira che, quando va in vacanza, oltre a portarsi dietro i biscotti al tonno, lo veste come se fosse lo Scià di Persia. Dico io, ma dove siamo arrivati? La prossima volta, se mi riesce nasco gatto, o cane. Eppure, nonostante l’oggettività delle cose, la disuguaglianza fra eguali la si calpesta passo dopo passo, pure se non alzi lo sguardo, tanto è radicata in questo paese. E’ inutile qui riferirsi alle noiose manifestazioni di disaffezione del bene comune, che differenzia il centro dalla periferia, come dire Noha, Collemeto e S. Barbara da Galatina, tanto sarebbe aria fritta. Si dice anche: raglio d’asino non va in cielo.
Cerco di evitare gli sguardi di chi pare voglia trattenermi e proseguo salutando tutti i miei amici: quello morto annegato, quell’altro squarciato da uno scontro violento con una corriera sulla via del mare, Alfredo, che voleva volare sul velo dell’acqua ma fu tradito dall’onda, Giuseppe che vestiva come un ricco capitano di ventura, la zia dell’orzata, Giovanna della vacanza al mare, la Cetta che confondeva il casco da moto con quello delle banane, Nino il sindaco, Raffaele il collezionista di auto di lusso, Luigi il francese, gli zii, i nonni, i sordi e gli ambulanti, i coscritti, i giovani e i non più giovani. In sostanza qui si è trasferito più di mezzo paese. Tutti sempre vivi in quell’attimo che li ha immolati nell’eternità. Quella a cui ambiscono i vivi, o i non morti, come me. Le classi sociali sono tutte ben rappresentate, come nella famosissima “A livella” di Totò. Eppure qualcosa stona in maniera stridente. Ma che cosa?
Eccola là! La metropoli. Il cimitero monumentale di Noha, una città nella città. E poi dicono che mancano i loculi. La mandria che macina il prato, lo stesso che timidamente resiste per difendere poche croci di ferro arrugginite, numerate e guarnite con fiori di plastica scoloriti dal sole, senza né volti, né date, né nomi. Nulla. Se non la bellezza dell’erba e i fiorellini di campo che crescono sui resti dei nostri militi ignoti. La necropoli, è la persecuzione di una assurda volontà di voler apparire diversi anche quando tutto finisce. Di voler gridare l’infinita voglia di restare attaccati a questo mondo meraviglioso che però non demorde, e lentamente si riprende ciò che gli appartiene. Compresa la nostra stessa vita. La mia corsa nei viali laterali termina così in un labirinto di sontuose cattedrali, chiese e templi marmorei, dai cancelli lussuosi e spesso sbarrati a chiave, segno di una paura che condiziona solo i vivi non certo altri. Entro dove si può, dove si è dato a chiunque il permesso di pregare. E parlo. Parlo sommessamente cercando di non stonare la melodia di questo straordinario concerto di fine anno. E ascolto le voci di chi, in questo mondo vellutato, risponde a volte con un fremito del vento, a volte con un cinguettio. Dentro, sento battere non solo il mio cuore. All’interno di questa quiete si vivono straordinarie emozioni, fuori di qua, senza le emozioni, si muore. Le ore volano e nella loro scia trascinano con sé le ombre frettolose dei ritardatari, di chi non ha tempo da perdere e se ne fugge quasi furtivo, raffazzonando uno strampalato segno della croce, sincronizzato con una incerta genuflessione che forse, egli crede, lo salverà dalle fiamme dell’inferno. Raggiunta la soglia, mi volto anche questa volta verso l’interno del cimitero e, con un semplice inchino della testa, sorrido a questa meravigliosa verità.
Marcello D’Acquarica
giu252021
L’estate galatinese di “A Cuore Scalzo” sarà ricca di manifestazioni culturali, artistiche, letterarie, musicali e teatrali, che si svolgeranno nel pieno rispetto dei protocolli sanitari e della normativa anti – covid. C’è una novità importante: l’Amministrazione Comunale ha fortemente voluto la realizzazione di un progetto culturale con un’elevata valenza artistica ed attrattiva che coinvolga l’intero territorio comunale, finalizzato alla promozione del patrimonio culturale materiale e immateriale ed in grado di incidere sulla crescita culturale della comunità, dell’immagine della Città di Galatina e del suo territorio. In particolare, la finalità progettuale volge alla realizzazione di un Festival di Fotografia e di Arte Contemporanea, che ha come tema principale “Il Corpo come luogo oggetto nella storia dell'arte e simbolo di un'evoluzione di pensiero, di espressione, di sentimento, di spazio politico, sociale, economico e di genere” e, in particolare, il Corpo della donna, in ragione del forte legame tra la Città di Galatina e le donne, a partire dal Tarantismo, fenomeno culturale che rappresenta parte dell'identità culturale del territorio, sino alle metamorfosi che il corpo ha subìto nel corso della storia. Il progetto, dal titolo In Trance, è ideato e curato da Alessia Rollo con il partenariato dell’associazione 34° Fuso e il coinvolgimento di associazioni del territorio, privati, giovani e tutto coloro che vogliono dare il loro contributo ad un progetto culturale fortemente identitario. Nelle prossime settimane saranno svelati maggiori dettagli a riguardo.
“A Cuore Scalzo” ritorna a ri-vivere, nella sua Città e nel territorio intero, ritorna ad abbracciare i suoi cittadini e ad accogliere i turisti e a stuzzicare il loro interesse e la voglia di essere a Galatina. “A cuore scalzo” significa ancora una volta libertà, purificazione, viaggio. Significa non avere barriere, significa essere, semplicemente essere.
“Dare l’avvio alla terza edizione di “A Cuore Scalzo” rappresenta una ripartenza – afferma il Sindaco Marcello P. Amante - un segno di speranza dopo due anni di emergenza che ci vede, ancora adesso, in affanno ma desiderosi di riprendere in mano la nostra vita. Sin dall’avvio della nostra amministrazione abbiamo creduto nella cultura come motore per la ripartenza della Città di Galatina. E “A Cuore Scalzo” ci conferma che deve necessariamente essere così: ritrovarci nelle piazze e nei luoghi dove l’anima si nutre attraverso un libro, uno spettacolo teatro, un’opera d’arte, una semplice chiacchierata dopo un concerto musicale”.
“L’emozione di quest’anno è unica – afferma Cristina Dettù, Assessore alla Cultura - : rispetto al primo anno, quello di sperimentazione, e al secondo di conferma, oggi “A Cuore Scalzo” compie un salto coraggioso. E non solo perché lo fa in condizioni emergenziali ma anche perché punta su un progetto culturale nuovo per la Città. E l’emozione accompagna la convinzione che il festival, centrale nella nostra estate, sia punto di attrazione per artisti, appassionati, curatori ma soprattutto sia fucina di sapere, curiosità, conoscenza, educazione per tutti coloro che sapranno apprezzare l’arte tra i vicoli di una Città che è l’arte stessa”.
Si invita a seguire i canali social facebook e instagram per rimane aggiornati.
Ufficio stampa Marcello Amante
mag132012
Eccovi di seguito il primo dei tre contributi alla Storia di Noha scaturiti dalle ricerche continue del nostro P. Francesco D'Acquarica
Leggendo gli antichi registri dell’archivio parrocchiale di Nona, la prima cosa curiosa che appare evidente che nel 1600-1700 gli abitanti si sono mescolati con molta gente proveniente da altri paesi. Quasi sempre tutta gente del Salento, ma a volte anche da paesi più lontani, si è inserita nella comunità di Noha o per motivi di matrimonio, ma anche per motivi di lavoro, a volte semplicemente sono di passaggio perché invitati a essere padrini di battesimo o testimoni di uno sposalizio.
Così ho scoperto che anche i miei avi sono di origine della “Terra di Galatone”, perché il 28 gennaio del 1770 un “Angelo della Terra di Galatone”, come recita il seguente documento in latino ecclesiastico in hac mea ecclesia Angelum D'Acquarica Terre Galatone et Teresiam Paglialonga de Nohe ambos sponsos novellos et eorum mutuo consensu habito per verba de presenti in matrimonio coniunxi, che tradotto vuol dire: “in questa mia chiesa Angelo D’Acquarica della Terra di Galatone e Teresa Paglialonga di Noha, tutti e due sposi novelli, avuto il loro mutuo consenso, ho unito in matrimonio”.
Nei registri in questione di una persona si può trovare l’annotazione per esempio “del casal di Nohe” oppure “di Nohe” se uno abitava nell’abitato“, oppure “commorante in Nohe” se uno abitava nell’abitato di Noha ma proveniva da altri paesi, oppure “della Terra di Noha” quando uno era residente nel territorio di Noha. Perciò “della Terra di Galatone” significa che era del territorio di Galatone, e quindi confinante con le campagne di Noha: basti pensare alla masseria Roncella con la sua campagna molto vicina a Galatone.
Riporto qui alla rinfusa i nomi dei paesi dai quali proviene gente che si è stabilita a Noha in quegli anni.
Troviamo dunque persone di Zollino, di Corigliano, di Melpignano, di Aradeo, di Galatina, di Galatone, di Sogliano, della Città di Lecce, di Cutrofiano, di Gallipoli, di Seclì, di Soleto, di Otranto.
Ci sono anche cittadini di Andrano, Arnesano, Botrugno, Calimera, Casarano, Castrignano dei Greci, Cavallino, Collemeto, Copertino, Cursi, Lequile, Maglie, Muro, Matino, Martignano, Minervino, Monteroni, Montesardo, Nardò, Neviano, Parabita, S. Donato di Lecce, Putignano, S.Pietro in Lama, Salve, S. Cesario, Specchia, Spongano, Sternatia, Supersano, Torre Paduli, Ruggiano, Traviano, Tuglie, Tricase, Uggiano, Ugento, Veglie, Vitigliano.
Chiaramente i più provengono da Galatina, Aradeo, Cutrofiano, Galatone, Soleto e Sogliano.
Ma c’è anche chi viene da Altamura, da Erchie, da Molfetta, da Bisceglie, da Putignano, Saragnano di Salerno e perfino da Ferrara, da Napoli, e anche da paesi scomparsi. Nel 1704 è annotato un certo “Mastro Muzio de Laurenzo di Dipignano Provincia della Calabria citra”.
Come mai questo afflusso a Noha di tanta gente da “fuori” ?
Dopo l’invasione dei Turchi del 1480 e la strage di Otranto, anche Noha era stata toccata da questo flagello e la gente non sentendosi al sicuro aveva abbandonato l’abitato. Nel 1700 perciò troviamo persone (quasi sempre di Corigliano ) dette affittatori o affittatrici, che si danno da fare per ricostruire le case diroccate e facilitare l’inserimento nella Baronia di Noha di nuove popolazioni.
Una importante declaratio conservata nell’Archivio di Stato di Lecce ci attesta che nel 1700 l'affitatore di Noha, un certo Evaristo Peschiulli di Corigliano ma residente a Noha, riuscì a richiamare nell'abitato oltre 50 cittadini che prima erano dispersi nella campagna, permettendo loro di fabbricare case, sicchè nel detto casale si vedono moltissime case noviter rifatte e molte risarcite, dove prima altro non si vedeva che case sgarrate et inhabitatae.
Il modo di contare le ore
Faccio notare anche il modo di indicare sia l'età e sia l'ora. Quasi sempre si dice "circa". E' chiaro che non c'era l'anagrafe e neanche gli orologi a portata di tutti. Di una persona si poteva dire che aveva "circa" 32 anni perchè non aveva il certificato di nascita. E se erano le ore 18, si diceva "circa", perchè era sufficiente guardare il sole e non l'orologio, dando così l'ora approssimativa.
Potrebbe accadere di rimanere perplessi nel leggere le indicazioni di orari che troviamo riportati nei documenti dell’antico archivio parrocchiale di Noha.
Citiamo l’episodio più significativo come esempio. Si tratta di quello che accadde il 20 Marzo del 1740 e che il Vice parroco di turno don Felice De Magistris ci ha tramandato raccontandolo come fosse un miracolo, come fosse stata una grazia attribuita all’intercessione di S. Michele. La descrizione del fatto comincia così:
Ad hore mezza della notte giorno di Domenica nella Congregazione di S.Maria delle Grazie haveva io colli fratelli incominciato l'esercizio della Congregazione…
E poi conclude: e licenziai il popolo verso le quattro hore della notte non volendo in nissuna maniera uscirne il popolo lacrimante.
Non può essere che la riunione di catechesi ai confratelli della Confraternita della Madonna delle Grazie si tenesse a mezzanotte e che poi, dopo l’evento strepitoso, abbia licenziato tutti verso le 4 della notte.
Leggiamo il racconto completo che oggi con il nostro razionalismo esagerato, andremmo più cauti nel dire che quanto ora riporto sia un vero miracolo.
Nohe li 20 Marzo del 1740 - Ad hore mezza della notte giorno di Domenica nella Congregazione di S. Maria delle Grazie haveva io colli fratelli incominciato l'esercizio della Congregazione: voltatosi un temporale tempestoso che non mai sene haveva così veduto, e tanto impetuoso e spaventevole che ne menava li tecoli per l'aria, S.Michele havendosi da se stesso tirato il velo che lo copriva havendolono visto coll'occhi molte donne che dentro la Chiesa si ritrovavano facendo orazione e di subbito diedero notizia a me sottoscritto che mi ritrovava dentro la detta Congregazione, ed io andato con tutto il popolo cantai le Litanie Maggiori havendo primieramente esposto sopra l'Altare del Glorioso S. Michele le reliquie di questa parrocchiale, e fu tanto lo terrore e lo spavento del miracolo perchè vedeva ogn'uno la faccia del Santo tutta smunta di colore ed imbianchita come la stessa lastra che tenivo ed havendosi da me fatto un sermone al popolo finì la funzione con una disciplina pubblica, e licenziai il popolo verso le quattro hore della notte non volendo in nissuna maniera uscirne il popolo lacrimante ed incenerito per lo spettacolo e spavento del tempo che fuori cessò per l'intercessione del Protettore. Ita est Don Felice de Magistris, sustituto.
A parte il racconto che dà l'impressione di gente terrorizzata sia per il temporale e sia per il prodigio, siamo informati dell'orario della catechesi ai confratelli della Congregazione (ad hore mezza della notte giorno di Domenica), anche le donne sono in chiesa per pregare a quell'ora (molte donne che dentro la Chiesa si ritrovavano facendo oratione), ci viene anche fatto capire che la chiesa aveva il tetto coperto di tegole (tanto impetuoso e spaventevole che ne menava li tecoli dei tetti per l'aria).
Per orizzontarsi e comprendere il senso, è bene tener presente che i fusi orari non c’entrano nulla e che in tutto il Medioevo fino a metà del 1800 c’era un modo diverso di contare le ore.
Punto di riferimento era la luce del sole.
Nel passato si misuravano le ore mediante le ombre proiettate dal sole nel suo moto apparente (meridiane) o tramite il lento scorrimento dell’acqua o della sabbia in appositi recipienti (clessidre) o anche dal tempo necessario per bruciare un pezzo di corda, per consumare una candela o l’olio di una lucerna.
I Romani adottarono la stessa divisione del giorno e della notte usata dai Greci: mane l’inizio del giorno, meridies il mezzogiorno, solis occasu il tramonto e media nox la mezzanotte.
Naturalmente al calar del sole si attennero in seguito anche gli Italiani e questa divisione tra giorno e notte fu osservata lungamente nei monasteri e nell’ambito della Chiesa cattolica e per tutto il Medioevo. Tanto che ancora oggi il sabato sera si celebra la così detta “prefestiva” , perché il sabato sera è già l’inizio del nuovo giorno che è la domenica.
Quest’ uso fu l’unico in vigore in Italia dal Medioevo al Settecento, e scomparve definitivamente solo nella prima metà dell’Ottocento. Ad esso dunque si riferiscono le indicazioni che si leggono nei testi italiani di questi secoli e anche le annotazioni dei nostri registri parrocchiali.
E siccome d’estate il giorno con la luce solare è più lungo di quello invernale bisogna tener conto del periodo aprile-settembre che è circa di un’ora di luce in più dal periodo ottobre-marzo. Diremo allora aprile-settembre ora estiva e ottobre-marzo ora invernale.
In conclusione si può dire che le nostre ore 12 (o mezzogiorno) corrispondevano alle ore 18 del Medioevo nel periodo invernale e per il periodo estivo anticipando di un’ora circa, e le nostre ore 18 diventavano mezzanotte per il Medioevo.
Perciò per capire il significato degli orari scritti nei nostri registri parrocchiali si potrebbe tenere presente questo schema:
Orario attuale che corrisponde all’ Orario medioevale
Ore 24 della notte = alle ore 6 del Mattino
1 = 7
2 = 8
3 = 9
4 = 10
5 = 11
6 del mattino = 12
7 = 13
8 = 14
9 = 15
10 = 16
11 = 17
12 mezzogiorno = 18
13 = 19
14 = 20
15 = 21
16 = 22
17 = 23
18 = 24
19 = 1
20 = 2
21 = 3
22 = 4
23 = 5
24 = 6
Quindi l’hora mezza della notte del documento in questione, tenuto conto che nel mese di marzo siamo ancora nel periodo invernale, erano circa le nostre ore 18 e la gente fu licenziata verso le quattro hore della notte e cioè verso le nostre ore 22.
Verso il terzo decennio del 1800 nei nostri registri cominciamo a trovare anche la dicitura “le ore d’Italia” per dire la stessa cosa che abbiamo appena spiegato.
Qualche conferma dagli stessi documenti:
* Le 23 Aprile del 1776 - Ursola Carletta vedova d'anni 80 circa, passò da questa a meglio vita ad ore 24 del giorno, al tramontare del sole.
Qui è detto chiaramente che le ore 24 corrispondono al tramontare del sole.
* Le 13 Febraro dell'anno 1781 - Giovanna Donno vedova del quondam Giacinto Lazoi coniugi un tempo di questa Terra di Nohe, in età di anni 50 circa fece passaggio da questa a meglior vita à dì sudetto;, alle ore 23 circa del giorno al decader del sole, diede la sua anima al suo Creatore.
Anche qui è chiaro che le ore 23 circa è verso il tramontare del sole.
La mammana
Se poi si trattava di un bambino nato in pericolo di morte, bisognava preoccuparsi di dargli subito il battesimo. In questo caso di solito era la mammana o ostetrica, pratica nel suo ministero, che dava il sacramento. Il parroco poi in chiesa, se il bambino non moriva subito, faceva gli altri riti e preghiere come dal Rituale. E molto spesso capita che il parroco annota che la mammana aveva dato l'aqua in casa per il pericolo imminente che vi era quando naque.
Quella che il popolo chiamava mammana, è indicata con il termine dotto di ostatrice (da ob - stare per la funzione e la posizione che assumeva rispetto alla partoriente) e poi di levatrice. I nomi di queste persone compaiono spesso anche come testimoni del battesimo al neonato.
Qualche esempio.
* 25 Aprile 1810 - Pietro Paschale Aloisio … nella mia Parrochiale Chiesa battezato … li Patrini nel sacro fonte furono il Parroco assistente e l'ostatrice che lo portava al Battesimo.
* 3 Gennaro 1811 - Salvadore Silvestro Leonardo … li Patrini nel sacro fonte furono Vito Pirro di Cotrofiano qui degente e l'ostatrice seu Mammana.
* 6 Febraro 1820 - Leonarda Maria … uscì in luce alle ore dodici del giorno e perchè era in pericolo, dalla ostatrice fu battezata dandoli la forma dell'acque, dopo due ore se ne morì.
* 16 Aprile 1820 - Piero Paulo … li Padrini nel sagro fonte furono Vita Orlando ostatrice ed il Parroco assistente.
* 4 Ottobre 1820 - Angelo Leonardo … li Padrini nel sagro fonte furono il parroco assistente e Felice Vittoria ostatrice di S. Pietro Galatina.
* 11 Settembre 1821 - Mi è stato portato in Chiesa un esposito ritrovato nel suburbio di Nohe da Padri incerti procreato per nome Liberato ed è stato da me sottoscritto Arciprete nella mia Parrochiale Chiesa battezato, li padrini nel sagro fonte furono Domenico Paglialonga di Nohe e l'ostatrice Maria Aloisi.
* Adì 4 Maggio 1693 - Domenico Antonio figlio di Donato Scrimieri e di Antonia Gioyusa coniugi di questo casale di Nohe, naquè ad hore 15 in circa, il quale per l'imminente pericolo di morte fu battezzato in casa da Giovanna Vonghia Mammana e poi à dì 7 detto il sudetto infante che fu battezzato in casa, si portò in chiesa … ecc. ecc.
Ma chi erano queste levatrici ?
I registri molto spesso dicono che al momento del battesimo c’è anche l’ostetrica senza specificarne il nome; ma alcune volte è annotato. Così sappiamo che:
Nel 1693 la mammana di Noha era Giovanna Vonghia.
Nel 1701 l’ostetrica si chiamava Marca Grassa.
Nel 1736 l’ostetrica era Maddalena Birtolo.
Nel 1774 Rosa Palombo detta ammammana.
Nel 1777 troviamo registrata Antonia Boccassi.
Nel 1790 era Antonia Napoletano.
Nel 1820 era Vita Orlando
Nel 1821 la mammana era Maria Aloisi.
Ma troviamo anche:
Francesca Quaglia ostetrice della Terra di Seclì,
Felice Vittoria ostatrice di Sanpietroingalatina,
Francesc'Ant.a Coluccia di Aradeo pubblica ostetrice,
Lucia Mosco ostetrice della Terra di S.P. in Galatina per il suo officio chiamata...
Oggi questa situazione di emergenza non accade più perchè i bambini nascono in ospedale.
E' da notare che quasi sempre i padrini di battesimo sono un uomo e una donna qualunque, i più disponibili per essere presenti al momento del sacramento. Nei matrimoni invece i testimoni sono sempre due uomini. Ovviamente non c'erano le grandi feste di oggi, nè grandi regali, fotografi o rinfreschi e pranzi al ristorante.
apr272016
Non so se piangere o ridere a proposito del novello e, appunto, tragicomico attivismo dei sedicenti politici nostrani (più strani che nostri, per la verità).
In questi giorni ci stanno piovendo addosso comunicati stampa a bizzeffe grandi come goccioloni monsonici (sì, in effetti, è un tempo di merda). Tu li leggi e non puoi fare a meno di esclamare: “Stica!”, rimanendo subito dopo pietrificato manco avessi fissato la Medusa dritto negli occhi per una settimana intera.
Guardate, non è che per forza di cose voglia fare le pulci alla forma e alla sostanza delle comunicazioni politiche locali: è che qui non siamo di fronte a pulci, ma a ben pasciuti ippopotami.
*
Prendiamo in considerazione i due recenti comunicati stampa pubblicati a breve distanza l’uno dall’altro non più tardi di tre o quattro giorni fa. Non si offenda nessuno dei due rispettivi autori se oso accomunarli in due parti di un unico pezzo. Si tratta dei brani di due avvocati di grido, due esponenti di spicco dello stesso partito cosiddetto democratico: l’avvocato Emilio Tempesta, e quella tempesta d’avvocato che risponde al nome di Daniela Sindaco. Si son fatti vivi entrambi in una sorta di gara di solidarietà per Noha provocando, come dire, una tempesta in un bicchier di vave (etim. der. da bave, secrezione viscosa della bocca; in inglese probabilmente waves. Ergo: onde di vave. E a Galatina ne sanno qualcosa).
*
Tempesta, l’Emilio, scrive finalmente a proposito della famigerata cabina elettrica del centro Polivalente di Noha: “…a seguito della predisposizione da parte della Direzione Lavori Pubblici dei necessari atti ed elaborati progettuali, è stato approvato dalla Giunta il progetto esecutivo relativo ai lavori di fornitura ed installazione di una cabina MT/BT prefabbricata della potenza di 50 Kw presso il Centro Polivalente di Noha. Ciò consentirà di dotare la struttura, attualmente servita da un contatore di energia elettrica di 10 Kw, della potenza sufficiente al normale funzionamento degli impianti tecnologici esistenti.[…]”.
“Hai visto, uomo di poca fede?”, mi direbbe il pragmatista di turno.
Ecco, io volevo chiedere umilmente all’assessore ai LL.PP. (Long Playing - i dischi a 33 giri), alla luce di questo comunicato: è proprio certo, caro assessore, che subito dopo l’installazione della potenza ‘sufficiente al normale funzionamento degli impianti tecnologici esistenti’, questi marchingegni probabilmente non collaudati non essendo mai entrati in funzione da ben partiranno da soli? Dico meglio: oltre al semplice allaccio, ci sarà qualche anima pia in grado di mettere in moto queste benedette apparecchiature (ascensore, fotovoltaico in terrazza, riscaldamento e aria condizionata), le quali, ferme come sono ormai da anni, rischiano di essere diventate di fatto simili a dei catorci ignobili difficilmente azionabili? Oppure per il ‘normale funzionamento’ di questi impianti servirebbe l’ennesima ulteriore “delibera di spesa pubblica per la sistemazione delle macchine del Polivalente”, che avverrà, come noto, al tempo delle calende greche e dopo innumerevoli articoli da parte dello scrivente?
Domande, temo, retoriche (guardate che difficilmente sbaglio. Anche quando voglio, soprattutto quando voglio).
*
Gentile assessore, un’ultima cosa: non è che per caso per l’installazione di codesta cabina elettrica si cambieranno i connotati del giardino del centro Polivalente di Noha, facendone uno scempio? Sarà - la cabina, dico - a basso impatto ambientale e visivo, o l’n-esimo pugno nell’occhio, ingombrante, fuori senso e fuori luogo (e, visto lo stato degli impianti, forse fuori tempo massimo)?
Rimango in attesa di una qualche risposta. Che, sono certo, non arriverà mai alla velocità della voce, ma, tanto per cambiare, a quella di un comunicato stampa.
Si chiama arroganza del tacere.
[continua]
Antonio Mellone
feb202007
"L'articolo a firma di Antonio Mellone che vi proponiamo di seguito è tratto da "il Galatino", anno XL, n. 3, del 9/2/2007. Nell'articolo si discetta di alcune delle strade di Noha, ma soprattutto del senso civico che tutti (nessuno escluso: basta un pizzico di buona volontà) dovrebbero avere, onde far si che la qualità della vita a Noha sia tra le più alte nel mondo".
Le strade di Noha
Il cittadino di Noha che ha un esercizio commerciale in via Collepasso, oppure quello che ivi abita, ovvero chiunque dovesse semplicemente transitare o attraversare quella strada (ma il discorso potrebbe esser valido anche per altre arterie della cittadina) si trova di fronte ad un problema più o meno coscientemente avvertito: quello della sicurezza.
Dopo mesi di dissesto dovuti anche ai lavori per la fognatura nera, la via Collepasso (ma, invero, anche le altre) fu finalmente asfaltata nel corso del 2004. Il lavoro, tuttavia, non fu portato a compimento: manca infatti, ancora oggi, la segnaletica di terra, ed in particolar modo le strisce pedonali.
Ora c’è da sapere che a volte (non sempre: qualche barlume di urbanità sopravvive ancora nelle nostre contrade!) via Collepasso ha la parvenza di una pista di gara o di un tratto di circuito da gran-premio per auto o moto; le quali, già dentro il centro abitato, sovente sfrecciano in una direzione o nell’altra a velocità supersoniche. Sta di fatto che può capitare che per attraversare questa strada il pedone metta a repentaglio la sua incolumità: sicché grandi e piccoli, padri e figli, clienti di negozi ed altri cittadini, pur prudenti, sono costretti ad attraversare via Collepasso - magari diverse di volte al giorno – non senza raccomandarsi preventivamente l’anima al Padre Eterno.
In assenza dunque di rallentatori o di altra segnaletica il rischio per l’integrità delle cose e soprattutto delle persone è purtroppo reale.
In via Collepasso, proprio nei pressi dell’incrocio
E’ vero che a Noha non ci sono grandi problemi di traffico (e ci auguriamo che mai ce ne saranno) tali da obbligare l’uso di più d’un semaforo; tuttavia il funzionamento di questo apparecchio di segnalazione luminosa, (che comunque è già installato) servirebbe, se non altro, a far rallentare le corse dei piloti di turno, e quindi a far diminuire la probabilità delle disgrazie sempre in agguato.
Per prevenire gli intuibili sinistri paventati, per tutelare quindi in un certo qual modo la salute pubblica, non sarebbero necessari azioni o provvedimenti straordinari: invece sarebbe sufficiente intervenire quanto prima intanto con l’“accendere” il semaforo che già c’è; ed in secondo luogo facendo disegnare sull’asfalto più gruppi di strisce pedonali, e apponendo anche apposite barre rallentatrici, almeno fin dove è prospiciente l’abitato di Noha…
Ma forse, a pensarci bene, il rallentamento delle corse dei veicoli non è soltanto questione di strisce pedonali o di barre rallentatrici (cioè “forma”): è invece questione di civiltà (che è “sostanza”). Tuttavia da qualcosa bisogna pur partire: e lo si può fare da quella più facile, che è la “forma”; mentre la più efficace, ma infinitamente più difficile, rimane la “sostanza”.
L’educazione, il rispetto delle regole e della legalità, la correttezza e la serietà sono questioni complesse, di sostanza: senza le quali non basterebbero (né servirebbero) tutte le strisce pedonali del mondo e tutte le forze repressive o di polizia dotate dei più sofisticati marchingegni. L’educazione civica non spetta, o meglio, non è responsabilità esclusiva delle Istituzioni: ma di tutti, dal primo fino all’ultimo cittadino.
ANTONIO MELLONE
apr112017
Una Showy Boys Galatina cinica e spietata sbanca Ostuni nella giornata di andata della semifinale play off promozione. La compagine di mister Nuzzo vince per 3-0 nella delicata trasferta in terra brindisina, al cospetto della Pallavolo 2000 Ostuni, formazione che in tutta la stagione, in casa, aveva rimediato una sola sconfitta.
Il valore della vittoria cresce se si considera che i ragazzi della Showy Boys hanno disputato una bella prestazione sia a livello individuale che di collettivo e giocando una buona pallavolo.
Ai bianco-verdi è bastata poco più di un'ora per aggiudicarsi la vittoria e con un inizio di gara "fulminante". Sul punteggio di 2-5 il tecnico dell'Ostuni è già costretto a chiamare il primo time out tecnico. Forte la pressione accusata dai padroni di casa incapaci di reagire agli attacchi e alla grinta della Showy Boys (15-25). Nel secondo set i locali cercano la rimonta e si portano sul 12-10 ma le loro velleità svaniscono presto perché i galatinesi si riportano avanti (12-14). Solo nel finale l'Ostuni cerca di restare in partita ma il parziale si chiude sul 23-25. In vantaggio per 2-0, la Showy Boys torna a colpire e lo fa anche grazie al suo gioco a muro. La difesa tira su ogni pallone e per gli ospiti il finale di partita si fa tutto in discesa (21-25).
Brava la squadra di coach Nuzzo in tutti i fondamentali. Ottimo il servizio che ha fatto saltare la linea di ricezione avversaria e buona la ricezione che ha consentito una efficace distribuzione a tutti i reparti. L'approccio alla gara molto positivo e la voglia di conquistare un successo esterno nella semifinale play off sono stati il motore di una Showy Boys agguerrita e in cui tutte le componenti hanno dato il massimo contributo.
Sabato 22 aprile al palazzetto dello sport "Fernando Panico" di Galatina si giocherà la gara di ritorno che deciderà a chi andrà il pass per la finale play off. In questi giorni, però, c'è da preparare il prossimo impegno della stagione che vede il team di Gianluca Nuzzo partecipare Sabato 15 aprile alla Final Four di Coppa Puglia.
www.showyboys.com
ago312015
gen222016
La decisione di lasciare l’incarico tecnico fiduciario di Assessore ai Lavori Pubblici, Sport e Politiche giovanili, assegnatomi tre anni e mezzo fa, trae origine da motivazioni di natura professionale e personale.
Un nuovo impegno professionale sopraggiunto e a cui non posso sottrarmi, mi terrà fortemente impegnato nei prossimi mesi. Per questo motivo è diventato sempre più complicato riuscire a conciliare, impegni professionali e privati con l’azione amministrativa efficace e continuativa che i settori di mia competenza meritano.
Fin dall’inizio del mio mandato è stata una mia prerogativa quella di seguire giornalmente gli uffici di cui mi sono occupato perché ritengo che il lavoro di squadra sia fondamentale per raggiungere i risultati sperati. Ho cercato sempre di esprimere grandi energie ed entusiasmo nel ruolo assegnatomi anche in virtù delle mie competenze professionali e in quest’ottica ho lavorato affiancando e sostenendo gli addetti ai tre settori. E’ stato per me un onore servire la comunità nella quale vivo.
Dei tanti impegni presi per Galatina alcuni sono stati portati a termine, altri sono stati ben avviati o sono state poste le basi per il loro avvio, pertanto, non essendo più le mie competenze tecniche strettamente necessarie, ritengo corretto lasciare l’incarico affidatomi. Sono certo che il nuovo assessore saprà e potrà lavorare in continuità con quanto fatto finora. Rimango comunque a disposizione fornendo la mia esperienza per portare a termine gli obiettivi che questa amministrazione può raggiungere. Ciò che fino adesso abbiamo fatto o quello che avremmo potuto fare lo rimetto al giudizio altrui.
Colgo l’occasione per rinnovare la stima nei confronti del Sindaco Cosimo Montagna, ringraziarlo per avermi dato l’opportunità di vivere un’esperienza molto impegnativa ma edificante e costruttiva e che mi ha permesso di venire a contatto con tantissime realtà e persone interessanti, con i loro problemi, aspirazioni e aspettative. Ho incontrato, ascoltato e collaborato con molte delle associazioni del territorio, grandi risorse per la nostra città.
Nel corso di questo periodo ho apprezzato le qualità del sindaco Montagna: l’impegno, la dedizione, la pazienza, la forza per rappresentare un’intera comunità, e, in particolar modo, la professionalità e la dedizione che l’hanno portato più volte a sacrificare tempo e attenzione alla sua carriera, ma soprattutto alla sua famiglia, per il bene comune.
Un ringraziamento anche a tutti i consiglieri di minoranza e di maggioranza e gli assessori che mi hanno sostenuto nell’espletamento del ruolo politico – amministrativo. Mi lega a loro un sentimento di stima e amicizia.
L’attività di Giunta è stata sempre un lavoro di squadra portato avanti in un clima di grande disponibilità, collaborazione e trasparenza nel rigoroso rispetto della legalità e dell’interesse della comunità.
Ringrazio anche i dipendenti comunali e l’ufficio della Polizia Municipale, tutti secondo le loro competenze e disponibilità, mi hanno sempre coaudivato e consigliato al meglio. Un grazie particolare a tutta la struttura dei Lavori Pubblici, con loro ho condiviso strategie e visioni operative per fare il meglio. Il loro lavoro è una vera risorsa per Galatina. Il lavoro amministrativo per essere efficace deve sempre essere svolto in sinergia tra tutte le componenti amministrative e politiche della comunità.
In ultimo, ma non per ultimo, ringrazio tutto il Partito Democratico che mi ha sempre incoraggiato e stimolato alla risoluzione condivisa dei problemi.
Fare politica è un’esperienza faticosa ma entusiasmante, occorre lavorare per favorire la partecipazione di tutti i cittadini alla vita e alle scelte della comunità.
Di seguito riporto i più significativi interventi effettuati e lo stato di definizione degli stessi da giugno 2012 a gennaio 2016:
Ristrutturazione Cine Teatro Cavallino Bianco. I lotto funzionale
Importo progetto I lotto funzionale: 1.300.000,00 euro
Regione Puglia: 800.000,00 euro
Comune Galatina: 500.000,00 euro
LAVORI COMPLETATI al 100%
Inaugurazione Teatro effettuata il 28 novembre 2015.
Ristrutturazione Cine Teatro Cavallino Bianco. II lotto funzionale
Adeguamento funzionale torre scenica e utilizzo completo dei palchi.
Importo progetto II lotto funzionale: 800.000,00 euro
Regione Puglia: 800.000,00 euro
Lavori da appaltare e realizzare entro 2016.
Adeguamento e miglioramento rete fognatura bianca Rione Italia
Importo progetto: 700,000,00 euro
Finanziamento: Regione Puglia
LAVORI COMPLETATI al 100%
Scuole. Tutti gli istituti comprensivi. Poli 1, Polo 2, Polo 3
Interventi di manutenzione straordinaria scuole Galatina e frazioni
Importo totale progetti: 500.000,00 euro
Finanziamento: Comune di Galatina e Ministero
LAVORI COMPLETATI al 100%
Riqualificazione ed efficientamento Scuola Noha e aree adiacenti.
Importo progetto: 400.000,00 euro
Finanziamento: Regione Puglia. Importo da restituire in 10 anni senza interessi.
LAVORI COMPLETATI al 100%
Progetto di messa in sicurezza e rifacimento via Bianchini.
Primo di tre interventi previsti ognuno di 250.000,00 euro.
Importo progetto: 250.000 euro
Finanziamento: Regione Puglia (49%) e Comune di Galatina (51%)
LAVORI COMPLETATI al 100%
Progetto di pavimentazione stradale e pubblica illuminazione.
Importo progetto: 300.000,00 euro
Finanziamento: Comune di Galatina
LAVORI COMPLETATI al 95%
Progetto di riqualificazione Corso Porta Luce.
Rifacimento e riqualificazione di Corso Porta Luce, Sostituzione Illuminazione pubblica con Pali Artistici, Realizzazione Pista ciclabile, Rifacimento tappetino stradale, Nuovo rondò incontro via d’Enghien.
Importo progetto: 250.000,00 euro
Finanziamento: PIRU
PROGETTO COMPLETATO AL 70%. I lavori riprenderanno nelle prossime settimane.
Progetto di riqualificazione via principessa Iolanda, via Caforo angolo piazza Alighieri, via Giuseppina del Ponte.
Importo progetto: 250.000,00 euro
Finanziamento: PIRU
PROGETTO COMPLETATO AL 90%.
I lavori riprenderanno nelle prossime settimane.
Progetto riqualificazione Ex convento Santa Chiara.
Importo progetto: 1.000.000,00 euro
Finanziamento: PIRU
Procedura d’appalto dei lavori in corso.
Progetto di Riqualificazione basolato centro storico.
Importo progetto: 500.000,00 euro
Finanziamento: PIRU
Gara effettuata e aggiudicata
Inizio lavori: I lavori inizieranno nelle prossime settimane.
Centro Polivalente viale don Bosco
Finanziamento: PIRU
Struttura inaugurata e utilizzata.
Palestra via Montinari
Finanziamento: PIRU
In attesa di essere concessa in uso.
Asilo Nido viale don Bosco
Finanziamento: PIRU
Lavori completati
Tra qualche settimana l’asilo di via Pavia si trasferirà al nuovo asilo di viale don Bosco.
Trasferimento Uffici Comunali presso l’ex Tribunale.
E’ stato svolto un grande lavoro di squadra per individuate le somme necessarie attraverso la devoluzione dei mutui e rendere possibile l’adeguamento degli ambienti dell’ex tribunale al fine di ospitare molti uffici comunali in un’unica struttura.
E’ previsto che entro il 2016 verranno trasferiti gli uffici LLPP, Urbanistica, Vigili Urbani, Suap e Ufficio anagrafe all’ex tribunale con un risparmio sulla spesa pubblica e un miglioramento del servizio per tutti i cittadini.
Di seguito alcune delle iniziative che hanno coinvolto il settore SPORT:
Utilizzo delle palestre scolastiche comunali
E’ stato difficile coordinare e definire il calendario dell’utilizzo delle palestre scolastiche comunali, ma ogni anno con l’impegno e la volontà di tutte le società sportive si è definito il calendario di utilizzo degli spazi sociali per lo sport.
Festa dello Sport 2014
La festa dello Sport “Sport Day 2014” ha visto la partecipazione di tante società sportive e di tanti ragazzi delle scuole degli istituti comprensivi. E’ stata una tre giorni di sport e partecipazione nello scenario della villetta San Francesco.
Festa dello Sport 2015
Festa dello Sport organizzata in collaborazione con SALENTIADI, le olimpiadi del Salento. Bellissimo evento sportivo interamente organizzato presso il complesso sportivo del Palazzetto dello Sport.
Green Olympic Games
Progetto che oltre a sensibilizzare sulla corretta separazione dei rifiuti per un ambiente migliore ha promosso i valori dello sport tra i più giovani.
Struttura Sportiva di Noha
La struttura sportiva di Noha ha ricominciato a vivere grazie all’impegno di alcune società sportive che l’hanno riaperta e ora quotidianamente è al servizio dei cittadini.
Patrocinio e contributi economici a varie iniziative sportive
E’ stato un piacere e un onore patrocinare numerosissime iniziative sportive tenutesi in questi anni. Un grazie va a tutte le numerosissime società sportive che iniettano energia positiva nel tessuto sociale alimentando lo spirito sportivo dei galatinesi.
Di seguito alcune delle iniziative che hanno coinvolto il settore POLITICHE GIOVANILI:
Chiostro d’Estate. Estate 2012
Concerti, presentazioni di libri, convegni, spettacoli teatrali e musicali nella cornice del Chiostro dei Domenicani, scenario suggestivo ed entusiasmante. Una serie di artisti e iniziative differenti, da Cesko degli Après la Classe al cantante folk milanese Andrea Labanca, passando per serate jazz, convegni, proiezioni di film d'epoca, dj set di artisti locali e il suggestivo concerto di Mino De Santis.
Festa della musica. Giugno 2013
Musica, cultura e arte. Queste le parole chiave della prima edizione a Galatina della Festa Europea della Musica. Dal 21 al 23 giugno 2012 sono stati tre giorni di musica tra rock, pop, hip-hop e musica popolare, presentazione di libri e una mostra di fumetti a cura di Lupiae Comix. Il tutto è stato realizzato all'interno del Chiostro del Palazzo della Cultura di Galatina e in piazza Galluccio. Tra i vari gruppi presenti alla manifestazione, I TOROMECCANICA e la GIOVANE ORCHESTRA DEL SALENTO, diretta da Claudio Prima. E’ stata notevole la presenza di giovani musicisti come i PLUG IN, CAMDEN TRIO, DYING PURPLE, T.GARAGE, SOOP & NINTAI e l’ORCHESTRA SPARAGNINA.
Ciclofficina sociale presso Mercato Coperto
Grazie alla collaborazione di alcune associazioni è nata all’interno del mercato coperto la CiclOfficina Sociale, spazio di socialità, incontro e condivisione. Un luogo dove promuovere la mobilità lenta e sostenibile, il riuso, il riciclo e la partecipazione attiva.
Mercato S…coperto,
Manifestazione realizzata all’interno dell’ex sede del Mercato Coperto in via Principessa Iolanda. Proposta rivolta al mondo giovanile della città che ha bisogno di spazi destinati alla socializzazione. L’iniziativa ha coinvolto le associazioni culturali della Città. L’iniziativa ha avuto lo scopo di rivitalizzare uno spazio di proprietà comunale in disuso, situato al centro della città e che già in passato è stato luogo deputato ad iniziative di partecipazione giovanile .All’interno dell’ex mercato coperto si sono svolti incontri d’autore, musica ed happening di discussione scientifica divulgativa.
Servizio civile nazionale
In tre anni più di venti ragazzi hanno lavorato presso il Comune di Galatina sviluppando progetti nei settori delle Politiche giovanili, Biblioteca Comunale, Museo e Ambiente. Il servizio civile è una iniziativa fondata sui principi della solidarietà sociale e vede i giovani i primi promotori del processo di partecipazione, in grado di trasformare una società in cui il cittadino è solo colui che riceve un freddo ed astratto servizio ad una società in cui tutti hanno la possibilità di essere attivi e socialmente utili.
Rassegna Giovanile NOTE A MARGINE
Note a Margine è stata una Rassegna “periferica” che ha avuto l’obiettivo di coinvolgere ed includere le Periferie della città come luoghi di riferimento alternativi e vitali, da un punto di vista non solo urbanistico ma soprattutto umano e sociale. Luoghi che spesso ispirano forme d'arte e movimenti sociali rappresentanti di un vero e proprio sottobosco multiculturale e multietnico, un workinprogress costante e perpetuo, un laboratorio continuo. Spazi inespressi e inascoltati da recuperare e trasformare, da aiutare ad emergere.
Con l'aiuto dell'associazionismo giovanile è stato scelto di selezionare alcuni “interlocutori d'eccezione” che grazie ai loro contributi hanno potuto affrontare il tema della periferia in luoghi prettamente periferici attraverso dei personali approcci che spaziano dal mondo della musica a quello del cinema, dal teatro alla letteratura, al cibo ai graffiti, dall’hip hop alla street art. La ciliegina sulla torta è stata l’opera regalata alla Città di diversi artisti di graffiti che hanno abbellito, con la loro arte, il muro della scuola di via Ugo Lisi.
Galatina, 22 gennaio 2016
Andrea Coccioli
lug192019
Mi rincuora il fatto che ad ogni mia denuncia sul degrado e l’incuria che regna a Galatina e nelle frazioni l’assessore ai Lavori pubblici Loredana Tundo, si sveglia e interviene per mettere una toppa su una gestione confusa e approssimativa del verde pubblico. A maggio è stata bandita una gara per la manutenzione ordinaria e programmata per soli quattro mesi, ma la gestione si è basata essenzialmente su interventi d’urgenza con affidamento sotto soglia e, quindi, diretto. Mi chiedo per quale ragione non si proceda, come hanno fatto le precedenti amministrazioni, con affidamenti pluriennali, invece rischiare di avere periodi di vuoto nella manutenzione del verde o di dover ricorrere alle proroghe.
Per lo stadio comunale di Galatina, dopo che ho denunciato l’ennesima cosa malfatta da questa amministrazione comunale, l’assessore Tundo si è mossa e ha deciso di far effettuare un sopralluogo ai tecnici comunali giungendo alla conclusione che dovrà essere effettuata la rasatura e la risemina del manto erboso, ove necessario. Innanzitutto c’è da sottolineare che prima hanno fatto seccare tutto, ora provvedono a rasare, ma hanno dimenticato di inserire, nel bando di gara, la manutenzione con l’irrigazione e l’eventuale risemina. Mi chiedo se per caso si stiano preparando all’ennesimo affidamento di servizi con una trattativa riservata.
Nonostante questo caos, i danni arrecati alla città con il disseccamento del manto erboso nello stadio comunale di Galatina, il degrado nel campo sportivo di Noha e in quello di Collemeto con rischio per la pubblica incolumità visto che all’interno era crollato il muro di cinta che delimitava la cava confinante messo in sicurezza dopo la mia diffida al sindaco Marcello Amante, all’assessore allo Sport Maria Giaccari e alla stessa Tundo, a mezzo stampa e sui siti si descrivono come vittime di presunti vandali che attentano all’integrità dei luoghi pubblici.
Intanto, mi dissocio con forza dalle affermazioni dell’assessore Tundo a proposito del campo sportivo di Collemeto che a suo dire si trova nel degrado a causa di atti vandalici. Con questa affermazione dimostra di non aver mai ispezionato i luoghi perché, se lo avesse fatto si sarebbe resa conto che all’interno c’è ancora un vano tecnico aperto in cui sono presenti: le pompe dell’autoclave, quadri elettrici e altro materiale in uso al campo sportivo che nessuno ha vandalizzato o rubato. Ma è oltremodo insopportabile che per coprire le sue manchevolezze accusi i cittadini: alla spudoratezza di questa amministrazione non ci sono limiti.
Di tutto ciò dobbiamo ringraziare l’assessore Tundo, che per fare poco (male) o nulla, costa alle casse comunali più degli altri assessori perché i suoi gettoni di presenza devono essere rimborsati alle Acli. Invece di ringraziarmi per aver messo in guardia dai pericoli che correvano i ragazzi che imprudentemente si fossero addentrati all’interno del campo sportivo di Collemeto per scorazzare con bici e moto, tentano di passare per vittime della mia azione di controllo e vigilanza, ruolo questo che spetta all’opposizione: se non fossi attento a quanto accade in città avremmo ancora il campo sportivo di Collemeto con un muro di cinta crollato e un baratro verso la cava confinante. Questa maggioranza sta producendo solo danni e sarebbe il caso che liberasse la città dal suo maldestro governo.
Il consigliere di opposizione della Lista De Pascalis
Giampiero De Pascalis
ott122016
Il padre Pijo che abbiamo al governo ha dunque il dono della bilocazione, anzi dell’ubiquità (sennò che padre Pijo sarebbe).
Sta solcando mari e monti per portare ovunque il suo verbo (difettivo) inducendo le genti tutte a rispondere convintamente di ‘sì’ ad un quesito, come dire, molto ‘politically correct’. Roba da indurti a votare plebiscitariamente a favore del referendum (anzi reverendum), non fosse altro che per l’equilibrio con il quale è stato formulato.
Pare che da qui al 4 dicembre prossimo sventuro, il premier dei primati (da interpretare il concetto di “primati”) avrà non so più quanti comizi e visite in agenda (e in azienda): nelle fabbriche, dunque, nei campi di grano, a cavallo, a torso nudo, negli aeroporti, ai giochi olimpici, sui balconi di piazza Venezia a Roma.
Del resto che problemi avrà mai l’Italia perché un primo ministro Superman se ne occupi in prima persona. Secondo la sua favella, infatti, tutto fila a gonfie vele, il Pil è in crescita, il debito pubblico è sotto controllo, la disoccupazione sparita, la sanità va che è una bellezza, “corruzione” non è più un lemma dell’italico idioma, la mafia è stata distrutta (insieme alle intercettazioni di Napolitano), e l’Ilva (grazie alla firma del Primo Sinistro sul decimo decretino salva-Ilva, mica salva-polmoni) non produce più diossina democratica ma inebriante profumo d’intesa Cacharel (o Cacarel, non ne ricordo più con precisione la marca).
La probabilità che possa vincere il sì al reverendum – bisogna riconoscerlo – è invero molto alta, grazie anche a tutta una serie di promotori (finanziari): da mamma Rai che non sa più come incensarne le magnifiche sorti e progressive (tanto d’aver reso ormai inutile la creatività del pubblicitario americano Jim Messina, retribuito con 400 mila euro di moneta nostra: il famoso Messina-denaro) al Tg Orba di Enzo Magistà/Macifà che sta cercando in tutti i modi di cannibalizzare (riuscendovi benissimo) il ben più serio Mudù; dai giornaletti confindustriali, debenedettini, rondoliniani, e altri orrori di Stampa “vergini di servo encomio” a Benigni che, dopo “Jonny Lecchino” (cit.) e dopo “Pinocchio” (veramente lo vedrei meglio nei panni della volpe), s’è messo in testa di girare anche il sequel de “Il Pap’occhio”: un novello film horror dal titolo “Il Pastrocchio” (con il protagonista principale che prova a leggere di seguito gli articoli 70, 71 e 72 della nuova carta sulla Prostituzione, ma stramazza al suolo per ipossia ancor prima di terminare la lettura del primo dei tre).
E’ vero che in giro è pieno zeppo di libri sul NO al reverendum (libri di Silvia Truzzi, Marco Travaglio, Salvatore Settis, Alessandro Pace, Gianfranco Pasquino, Stefano Rodotà, Zagrebelsky, don Ciotti, e molti altri). Ma questa è garanzia di vittoria sicura del SÌ: in Italia infatti non si trova un lettore di libri manco a pagarlo a peso d’oro. E invero nemmeno di articoli lunghi più di cinque righe (tipo i miei).
Nè si leggono (a riuscirci) certamente nemmeno quelli della cacoforma costituzionale, così verbosi, prolissi, pieni d’inutili digressioni che faresti prima a rileggerti “Guerra e pace” di Tolstoj e di seguito la “Recherche” di Proust certamente con più celerità (e consolazione).
Sempre a proposito di letture. Se il primo sinistro e gli esponenti della sua corte avessero letto (e capito) Calamandrei, là dove afferma che “quando si scrive la Costituzione, i banchi del governo devono restare vuoti”, forse non avrebbero toccato nemmeno con una canna del canale dell’Asso la nostra bella Carta Costituzionale, e men che meno avrebbero provato l'azzardo di ridurla in coriandoli per le loro carnevalate; e se infine avessero letto (e capito) l’altro passo: “Non bisogna dire che questa è una Costituzione provvisoria che durerà poco, e che di qui a poco si dovrà rifare. NO: questa deve essere una Costituzione destinata a durare” (estratto dal discorso “Chiarezza nella Costituzione”, pronunciato all’Assemblea costituente nella seduta del 4 marzo 1947 – in: Piero Calamandrei, “Lo Stato siamo noi”, Chiarelettere, Milano, 2016, pag. 27-28) non avrebbero collezionato la figura di merda planetaria nell’affermare che già i nostri padri costituenti volevano riformarla; già prima ancora di licenziarla [sic]).
Ecco. Se i novelli padrini costituenti avessero letto (e capito) Piero Calamandrei, non saremmo giunti fino a questo che più che un voto è un vomito.
p.s. Per chi non li conoscesse, i padri costituenti nella foto sono nell'ordine da sinistra verso destra: Maria Elena Boschi, Denis Verdini e Matteo Renzi.
Antonio Mellone
dic052018
A Noha c’è un bel gruppetto di ragazzi che sta facendo la rivoluzione.
Si tratta del collettivo di Levèra, il centro culturale ubicato in via Bellini, che da un annetto a questa parte sta provando, riuscendovi finalmente, a infrangere l’ancestrale pax locale - intesa purtroppo come penuria di impulsi intellettuali diretti a un elettroencefalogramma per troppo tempo parallelo a (se non proprio coincidente con) l’asse delle X.
Giuro, non pensavo arrivasse a fare di un luogo sufficientemente decentrato, come quello nohano, un epicentro di onde ideali così lunghe da reindirizzare i segnali che pervengono ai nostri sensi (tra cui immagini e suoni) dall’amigdala (sede delle emozioni - soprattutto della paura) al cervello neocorticale (luogo della ragione, del discernimento, e quindi della critica).
Sì, servono più strumenti (inclusa la frequenza di un circolo culturale come questo) per liberarsi dal giogo opprimente del caporalato politico, emanciparsi dal tifo nei confronti dei burattinai di turno, sciogliere il cappio della sempreverde servitù neo-conformista, e superare una buona volta l’analfabetismo funzionale sopra e sotto i palchi dei comizi.
Senza nulla togliere alle altre benemerite associazioni del territorio, di circoli Arci come il Levèra di Noha non ve n’è (scusate il pleonasmo) di uguali in tutta la Puglia quanto a numerosità e soprattutto qualità delle iniziative culturali. Levèra - che con licenza poetica potrebbe anche essere letta come parola tronca (dunque come voce del verbo) - non è nata per provocare un terremoto, ma per provare a innescare un bradisismo positivo, un spinta costante verso l’alto, sì da permettere alla nostra Terra di godere possibilmente di più ampie vedute, e magari di più chiari orizzonti.
Levèra ha dato il La a una rivoluzione gentile che passa dalla stagione teatrale (il cartellone 2018/2019 è di tutto rispetto) alla presentazione di libri, dalle lezioni di recupero impartite da insegnanti volontari ai concerti dal vivo (abbiamo avuto artisti già in tournée mondiali), dal cinema (anche con la presenza di registi e attori protagonisti dei film) ai laboratori di scrittura creativa (ne ho usufruito anch’io: voi mi direte: invano), dalla ginnastica posturale ai corsi di danza, dai convegni/dibattiti sui temi di più stringente attualità ai percorsi esperienziali di musicoterapia e arti integrate, alle installazioni artistiche, ai workshop con studenti di ogni ordine e grado…
Il circolo è già frequentato da tanta bella gente, ma c’è un altro po’ di spazio per chiunque abbia ancora voglia di partecipare alle iniziative culturali nohane a chilometri e a spese zero (partecipazione fisica, dico, non tramite un like).
La cultura (ormai è scientificamente dimostrato) è l’investimento che stacca i dividendi più alti.
‘Na parola mo’ a farlo capire a chi, per denigrarti, arriva perfino a darti del colto.
Antonio Mellone
P.S. A proposito di investimenti in cultura, consiglio il recente svelto libretto della mia prof. di Economia Aziendale Paola Dubini: “Con la cultura non si mangia - Falso” (Idòla/Laterza, Bari-Roma, 2018).
giu132019
Alla fine di Novembre del 1990, avevamo chiuso la Casa di Caracaraì dove la sottoscritta aveva lavorato per nove anni in qualità di responsabile della Parrocchia di San Giuseppe Operaio. Nei mesi successivi mi trovavo nella Casa Regionale di Boa Vista - RR - per un po’ di riposo in attesa di nuova destinazione.
Il 31 Dicembre dello stesso anno, la mia Superiora mi ha premiato dandomi la possibilità di trascorrere una settimana nella Missione di Catrimani tra gli Indios Yanomami.
Questa Missione si trova nei confini di Roraima. Il posto è una immensa foresta abitata dagli Indios Yanomami. I Padri IMC è da un bel po’ di anni che hanno fondato questa Missione per aiutare questo popolo a conoscere Cristo, testimoniarlo con la propria vita, salvare la loro cultura, e la loro salute. Infatti, quando i Cercatori d’Oro hanno invaso la foresta, si sono diffuse tante malattie come la malaria, la TBC e altre patologie infettive che prima non esistevano. Noi missionarie della Consolata abbiamo sempre soccorso gli Indios Yanomami quando c’era bisogno. Da qualche anno abitiamo con loro, usando gli ambienti della Missione di Catrimani.
La Missione di Catrimani è circondata da varie Malocas, ognuna con la propria Casa Comune, avendo ciascuna un capo indigeno (la Maloca prende il nome del responsabile). Quella più vicina alla Missione di Catrimani era la maloca Carrera, con una sessantina di persone. Questo Indio da un po’ di anni è già in cielo e adesso dopo cinque anni che sono in Italia non saprei dire dove gli Indios hanno costruito la Nuova Maloca e chi è il nuovo responsabile. – Maloca è il nome indigeno che vuol dire Villaggio. Anche dove abitano gli Indios Macuxì si chiamano “Malocas”, ma è sempre un villaggio, solo che gli Indios Macuxis hanno la casa Uni Famigliare, non è una casa comune, ma ogni famiglia ha la sua abitazione, mentre gli Indios Yanomami hanno una Casa Grande per vivere insieme ed è la loro Casa Comune.
La casa Comune è costruita con Pali di legno e paglia ben lavorata, può contenere diverse famiglie fino a 60 persone o più. Ogni famiglia ha il suo angolo con i pali per appendere le amache e per terra ha un quadrato dove accendere il fuoco per allontanare gli insetti notturni, come pure per scaldarsi, perché di notte nella foresta è freddo e loro vanno nudi e hanno bisogno del tepore del fuoco.
Siccome noi Suore MC. dovevamo costruire la nostra casetta, il 31 Dicembre del 1990 con una Land-Rover siamo partite il mattino presto da Boa Vista – capitale di Roraima. Eravamo un bel gruppo. Due Suore, la famiglia che si interessava per costruire la nostra casa, un Indio Yanomami e l’autista. Abbiamo fatto quasi 200 chilometri, metà di asfalto e metà di terra battuta. Arrivati alla riva del fiume che dovevamo attraversare, non ricordo il nome del fiume, abbiamo lasciato la Land- Rover vicino ad una casa di campagna, siamo saliti sulla zattera fatta di bidoni legati fra di loro e con molta delicatezza abbiamo caricato il materiale che portavamo alla Missione e in pochi minuti eravamo all’ altra riva.
Li, c’era già Padre Guglielmo Damioli che ci aspettava con un furgone dei tempi della guerra.
In questa zona abitava una famiglia Indigena, i cui componenti erano quasi tutti affetti dalla malaria. La Suora Infermiera che viaggiava con me: Sr. Rosaurea Longo, Brasiliana, li ha visitati e medicati come meglio poteva, e dopo abbiamo intrapreso il viaggio.
Mancavano ancora 100 chilometri di foresta da attraversare.
In quel periodo c’era nella Missione il Fratello Antonio IMC che si impegnava a mantenere la strada relativamente pulita, cioè senza grossi tronchi di intralcio
Quindi ogni gruppo deve munirsi di coltellacci per tagliare i rami e ogni tanto fermarsi per liberare lo spazio e poter passare. Questo è successo a noi e per me che era la prima volta che viaggiavo nella foresta era una novità. – Comunque verso le ore 16 del pomeriggio siamo arrivati alla Missione di Catrimani, sani e salvi, grazie a Dio.
Da parecchi anni, ormai, la strada non c’è più per evitare l’accesso dei Garimpeiros (i cercatori d’oro). Il Vescovo Don Aparecido Josè Dias, non ha più voluto mantenere questa strada (dunque chi vuole andare alla Missione Catrimani deve prendere l’aereo che è molto caro), ma almeno così si risparmia altri tagli alla natura.
Alla sera abbiamo cenato tutti insieme con la lampada alimentata da un motore elettrico e poi siccome eravamo stanchi siamo andati a dormire. E’ inutile dire che mentre cenavamo alcuni Yanomami ci guardavano dalla parte di fuori attraverso le finestre del refettorio.
Dopo siamo andati a dormire.
Curioso che durante la notte non sono riuscita a chiudere occhio, perché sentivo come se qualcuno mi pizzicasse, ma a buio che cosa potevo vedere?
Al mattino mi sono accorta del fatto che tutto il mio corpo, dalla testa ai piedi, era rosso. Erano entrati i “MICUIM”, insetti microscopici che mi hanno, come dire, vaccinata. Sono guarita solo dopo una settimana, quando dovevo già andar via.
Il giorno dopo era Capodanno. Un capo indigeno chiamato MACHADAO aveva cacciato una bestia enorme chiamata ANTA, una specie di maiale.
Non so come facciano loro a comunicare le notizie così in fretta (pur non avendo i social network), sta di fatto che in un attimo la Missione era piena di Yanomami: piccoli e grandi. L’Indio Machadào che ormai è in cielo da un po’ di anni, pulì l’animale, lo tagliò e ne distribuì degli spiedini di carne a grandi e bambini.
Tutti sono andati alle loro rispettive Malocas per arrostire la carne, e tutti, quel giorno hanno mangiato a sazietà. Il di più fu lasciato alla Missione per i più bisognosi.
Io sono rimasta meravigliata nel vedere quella bellissima scena. Tutti hanno mangiato e ciò che era avanzato fu dato a chi ne aveva bisogno. Nessuno ha tenuto niente per sé, né ne ha fatto commercio. Ha condiviso tutto.
Il Vangelo, cioè la buona novella, è questo. La purezza del cuore. Il primo dell’anno 1991 i nostri fratelli Yanomani mi hanno insegnato questo. Dopo 29 anni, quella scena di distacco dal possesso delle cose e la condivisione con gli altri, la vivo nel mio cuore come se fosse oggi.
Sr. Orsolina D ‘Acquarica MC
ago312011
Anche quest'anno a Noha per la quarta volta si è svolto il motoraduno "moto Guzzi, miero e pizzica", insieme al ritmo della pizzica Salentina.
Daniela Sindaco dopo i rigraziamenti di rito si scaglia contro il moto club Chirone e l'amministrazione comunale la quale si è disinteressata di questa bellissima manifestazione ed infine Marcello D'Acquarica spiega il significato della copia dello stemma di Noha donato ai guzzisti che hanno partecipato alla manifestazione.
giu042020
Con l’acquisto del Set di sonde ecografiche SAMSUNG dedicate allo studio dell’addome, dell’apparato cardiovascolare, del sistema muscolo-scheletrico e delle “small parts”, si è conclusa la raccolta fondi organizzata dal Club per l’UNESCO di Galatina in occasione dell’emergenza epidemiologica da Coronavirus. La raccolta fondi ha consentito in una prima fase di acquistare e donare al reparto di Malattie Infettive dell’Ospedale di Galatina un ecografo portatile SAMSUNG di fascia alta, completato successivamente dalla donazione del Set di sonde dedicate.
L’importante risultato è stato reso possibile grazie alle donazioni di Amici, Soci e semplici simpatizzanti del Club per l’UNESCO di Galatina, ed alla collaborazione con le Associazioni e i Gruppi del Territorio che alla raccolta hanno contribuito in maniera significativa ed ai quali va il nostro sentito ringraziamento: l’Associazione “Doniamo, Aiutiamo, Vinciamo” di Galatina (che ha contribuito in maniera paritetica all’acquisto dell’ecografo); il moto Club “CHIRONE” di Galatina; l’Associazione “ATIDU”, Associazione per la difesa dei Diritti Umani di Corsano; la Parrocchia San Sebastiano di Galatina con il Parroco Don Dario De Pascalis; la Stazione di Servizio K8 Ballarino-Maiorano di Collemeto.
Un grande esempio di collaborazione e sinergie fra Associazioni del Territorio che in questo periodo si sono messe a disposizione di medici e infermieri nella lotta all’infezione da Coronavirus.
Club per l’UNESCO di Galatina
feb022017
Ricapitolando in maniera lapidaria e granitica.
1) Una tizia inglese piena di soldi [tutti da dimostrare: ma magari li richiederà alla banca Etruria di turno, ndr.], venuta a conoscenza di un ameno posto del Salento chiamato Sarparea nei pressi di Sant’Isidoro di Nardò, avrebbe intenzione di colare in mezzo ai suoi ulivi monumentali un nuovo villaggio turistico di una settantina di ville più hotel extralusso, spendendoci 70 milioni di euro (dico set-tan-ta-mi-lio-ni) o giù di lì.
2) Un’orda di impresari e costruttori assistiti da un’accozzaglia di agguerritissimi studi associati di ingegneri, architetti, geometri, legulei e altri guastatori, prepara le solite slide renziane, degne del migliore “Sblocca-Italia”, al fine di convincere gli allocchi circa la bontà dell’eco-resort [se ci metti il prefisso “eco” prima di ogni spazzatura ti sembrerà tutto più pulito, ndr.]. E ci riesce benissimo.
3) Un sindaco, pare pure fasciocomunista, dice una cosa in campagna elettorale per poi fare esattamente l’opposto una volta assiso sulla poltrona di primo cittadino [tanto poi basta l’intitolazione dell’aula consiliare a Renata Fonte per stare apposto con la coscienza, ndr.].
4) Un Quotidiano raccoglie eco-balle e le pubblica come fossero notizie.
Nello spot Quotidiano odierno, per dire, il suddetto giornale, gongolante come non mai, titola a caratteri cubitali:
Ma certo, come no. Chissà quale facoltà scientifica avranno frequentato gli economisti per caso di questa “importante e antica associazione di operai e artigiani, anche edili”, che dico, accademia dei lincei, di più, della crusca, per formulare apprezzamenti su tutta ‘sta roba, inclusi “i risvolti occupazionali”.
Sentite cosa dicono codesti “spettatori partecipi” [sic] a proposito della novella Oasi naturalistica però con l'aggiunta di una settantina di ville, più albergo, più strade, parcheggi, e, perché no, rotatorie [ma sì, quante più strade e rotatorie fai più occupazione crei, ndr.]: “ […] mettere in moto un’idea di turismo di questo genere [fosse solo un’idea sarebbe poco il male, ndr.] permetterà di aprire nuovi orizzonti lavorativi [e te pareva, ndr.] per la nostra città [peccato per gli orizzonti veri, quelli che verranno ostruiti dallo skyline di una settantina di ville + pensione di lusso, ndr.] […] perché si sta acquisendo sempre più consapevolezza che nel rilancio del nostro patrimonio naturale vi è la chiave per la ripresa della nostra economia [uhahahaha. Capito dov’è dunque questa chiave della ripresa? Ma ovviamente nel rilancio del nostro patrimonio naturale da coprire con una bella villettopoli. Tanto, come pensano quelli della società operaia, gli ambientalisti voltagabbana e una pletora di neritini assisi sui loro comodi Divani & Divani, visto che la zona è già degradata per via di una moltitudine di case, magari irregolari, tu, per riqualificare il tutto, mica abbatti le costruzioni abusive (macché: è peccato) ne fabbrichi invece delle altre con mattoni, cemento e asfalto però con tanto di autorizzazione, così fai la media del pollo di Trilussa e il degrado si dimezza. Semplice, come una betoniera.
E’ proprio vero che se da certi giornali togli la merda ti rimane giusto la carta.
P.S. Ci mancavano giusto gli inglesi e gli altri lanzichenecchi da riporto a martoriare questa terra e questo mare, quando invece bastiamo e avanziamo noialtri. Sì, noi saremmo capaci in quattro e quattro otto di far diventare malviventi, criminali e fuorilegge perfino certe razze di pesci.
Come la famosa Sarpa rea.
Antonio Mellone
giu032012
Venerdì 8 giugno ore 22.00 inaugurazione mostra itinerante "Grafite È Musica", presso lo Skatafashow Aradeo. Performance artistica di Paola Rizzo che ritrarrà Francesco Arcuti (Cesko from Après la Classe) e musica di Beppe Vivaz. Non potete mancare amici: Arte musica gastronomia...
In esposizione i ritratti a matita di alcuni musicisti di fama nazionale ed internazionale, conosciuti personalmente nel corso di questi anni. Ritratti come quello di Caparezza, Terron Fabio, Roy Paci, Raffaele Casarano, Giuliano Sangiorgi. Marco Ancona, Marco Rollo, Giancarlo dell'Anna, Cesare dell'Anna, Luca Aquino, Ludovico Einaudi...
Paola Rizzo dipinge e disegna con la musica. Non come colonna sonora, che pure non manca mai nel suo studio d'arte, ma come moto dell'anima-artista. Le sue tele e i suoi ritratti sono spartiti musicali su cui si adagiano note in bianco e nero e note di colore, spalmate con pennelli o incise nel tratto al cui ritmo risuona l'armonia del creato. Nei suoi dipinti, i colori a volte stridono e lottano in contrasto come rulli di tamburi e tamburieddhri, a volte sfumano malinconici sul diesis o sul bemolle di un ottone a fiato o di un'armonica a bocca, a volte esplodono nella maestà degli ulivi che si ergono nella gloria dei cieli come trombe o antiche canne di un organo solenne. I volti di Paola Rizzo e le loro espressioni li trovi ovunque nei suoi quadri. La natura delle sue tele non è mai morta, ma viva, pulsante, danzante, cantante. Il pennello o la matita di Paola finiscono per essere nelle sue mani come la bacchetta di un direttore d'orchestra, e i suoi volti e le sue immagini la composizione e l'esecuzione più bella della sua pittura lirica. Questi volti stanno cantando e suonando: tendete l'orecchio, liberatevi dal tappo che ostruisce ed ottura, e li sentirete anche voi. (Antonio Mellone)
mar112011
Stabat Mater di Tiziano Scarpa, vincitore del Premio Strega 2009, è un testo che si fa fatica a leggere con gli occhi, con la mente, dentro di sé, nel silenzio di una stanza buia. Un moto impulsivo, sussultorio dell’anima irrompe presto nell’aria sottoforma di suono e le parole scritte sulle pagine divengono melodia. Ed ecco, quindi, che riesce spontaneo alzare la voce, declamare i passi di quest’opera, unica nella forma, straordinaria nei contenuti.
Michele Stursi
Di seguito l’incipit dell’opera (musica: A. Vivaldi, Concerto per due violini in Re min. - Op.3, n. 11, Orchestra Classic Music Studio, S. Pietroburgo, dir. A. Titov; voce: E.F. Ricciardi).
mar192015
Straordinario obiettivo raggiunto dall'Amministrazione comunale di Galatina, che per il terzo anno di fila ha avuto approvati e finanziati i progetti di Servizio Civile Nazionale.
A testimoniare l'eccellente risultato è l'Assessore alle politiche giovanili Andrea Coccioli: "Con grande entusiasmo e soddisfazione posso comunicare la positiva conclusione del procedimento di valutazione dei progetti di Servizio Civile ordinari presentati dall'assessorato alle politiche giovanili e redatti anche quest'anno da Giampaolo Bernardi. Oggettivamente si tratta di risultati importanti, riconosciuti e premiati dalla commissione e che posizionano il Comune di Galatina tra le eccellenze della progettazione regionale del servizio civile con una percentuale di approvazione e finanziamento dei progetti del 100%. Continuiamo così a raccogliere i frutti del duro lavoro portato avanti con la convinzione di voler far bene, e teniamo fede all'impegno assunto con i giovani che vivono il territorio: quello di offrire loro un'opportunità di crescita personale e l’acquisizione di competenze importanti e utili anche nel loro prossimo futuro professionale.
Il sindaco Cosimo Montagna si dice soddisfatto del risultato raggiunto e aggiunge che “Le persone in età giovanile si trovano di fronte a tante incertezze e difficoltà da rappresentare oggi una categoria sociale a rischio. La possibilita di essere assunti per un anno e contribuire a far crescere le proprie competenze professionali assume una valenza importante in uno scenario complicato per quanto riguarda le nuove possibilità occupazionali. Inoltre con il bando di servizio civile appena avviato avremo un'importante contributo di risorse che ci permetterà di offrire servizi concreti ed efficaci ai nostri cittadini.”
Grazie ai nuovi progetti di Servizio Civile Nazionale saranno impegnati 14 giovani per un intero anno e i settori di intervento sono sono le politiche giovanili, l'ambiente, la biblioteca ed il museo.
L'euforia per gli ottimi risultati, continua l’Assessore Andrea Coccioli, non deve farci perdere la giusta prospettiva del servizio civile, che è quella fondata sui principi della solidarietà sociale ed è quella che vede i giovani i primi promotori del processo di partecipazione, in grado di trasformare una società in cui il cittadino è solo colui che riceve un freddo ed astratto servizio ad una società in cui tutti hanno la possibilità di essere attivi e socialmente utili, ed in cui i giovani del servizio civile lasciano il segno indelebile e positivo della propria esperienza.
Veniamo ora ai numeri della progettazione 2014:
Il Comune di Galatina si posiziona al primo posto tra i comuni della Regione Puglia per numero di progetti approvati, ben quattro, mentre tra gli enti accreditati all'Albo regionale si posiziona al terzo posto dopo l'ANCI e la Provincia di Foggia, che però hanno una diversa e più complessa struttura organizzativa.
Inoltre i progetti hanno ottenuto un punteggio che li posiziona tra i primi sette della regione: ciò conferma ancora una volta la qualità progettuale delle proposte presentate dal Comune di Galatina.
giu262013
Galatina in Movimento
Galatina Altra
Nova Polis Galatina
Movimento per il Rione Italia
ott312011
Quanti di voi conoscono come realmente andò a finire la favola di Cappuccetto Rosso? Come ci racconta Perrault o i fratelli Grimm, il tempestivo arrivo del cacciatore riuscì a salvare la nonna e la bambina da sicura digestione, essendo già state ingerite dal famelico lupo.
Ma la vera storia non si concluse così. La bambina dal cappuccio rosso pare che avesse una profonda sensibilità verso gli animali e, alla vista del lupo con la pancia squarciata dall’alto in basso, iniziò a piangere perché non voleva che morisse. D’altronde a causa delle favole, da allora la sopravvivenza dei lupi in Europa è stata sempre fortemente a rischio.
Piangi e grida, grida e piangi, con il cacciatore che guardando nonna e nipote iniziava a chiedersi se il lupo avesse avuto ragione a mangiarsele, la bambina si zittì quando la nonna corse dentro quella che rimaneva della casa e, preso il cestino del ricamo, si mise di buona lena a ricucire la pancia del lupo, salvandolo da morte certa.
Ora bisognava decidere il da farsi.
La nonna non voleva ritornare nella propria casa che era stata messa completamente a soqquadro e non voleva che la bambina ritornasse da quella sciagurata di sua madre che l’aveva lasciata andare da sola; anche se aveva notato una sorta di “predisposizione” della bambina a mettersi nei guai.
La bambina non voleva lasciare da solo il lupo ferito nella foresta per paura che potesse morire a causa della ferita o per l’attacco di altri animali, ed era preoccupata per la nonna che vedeva molto scossa e poco lucida; infatti si era messa a correre dietro il cacciatore supplicandolo di farle sistemare i risvolti dei pantaloni (!).
Il lupo era ancora completamente rintronato e quindi per lui qualunque decisione sarebbe andata bene, purché non lo lasciassero con il cacciatore.
Il cacciatore intento a seminare la nonna con ago e filo, non vedeva l’ora di rimettere mano alla pelliccia del lupo non appena le due invasate se ne fossero andate.
Fatto sta che nonna e nipote strinsero un accordo. Avrebbero lasciato la casa della nonna, avvertito la madre della nuova destinazione e si sarebbero portate dietro il lupo ferito. Il lupo continuando a non capire nulla, alla domanda della bambina - “Sei d’accordo?” - soppesò per qualche secondo se scommettere sul “Si” o sul “No”, finché rispondendo “Sì, sono d’accordo” si accorse di aver fatto la scelta giusta dal moto di stizza che involontariamente ebbe il cacciatore.
Nonna, bambina e lupo si misero in cammino, sperando di incontrare una casa prima di notte ove chiedere ospitalità. Cammina, cammina arrivarono all’antico Casale di Noha (dite la verità, questo non lo sapevate!). Giunte dinanzi al grande portone del Castello, la nonna bussò vigorosamente finché una guardia non venne ad aprire. Vedendo una donna anziana e una bambina, la guardia le fece subito entrare, ma non ci fu verso di far accomodare anche il lupo ancorché chiaramente innocuo viste le sue condizioni. Furono così portate al cospetto del signore del luogo, che le fece dapprima mangiare e poi domandò quale fosse la loro storia.
Dovevate essere lì in un angolo della sala a vedere la diverse espressioni del nobile man mano che il racconto della donna e della bambina procedeva sino a giungere alla richiesta finale di asilo. Il nobile era chiaramente preoccupato. Ripercorse con la mente brevemente quanto aveva ascoltato, sempre più convinto di trovarsi di fronte a due squilibrate. Ma d’altronde non si era mai visto che un nobile lasciasse in balia della notte e soprattutto senza un tetto un’anziana ed una bambina.
Acconsentì così a trovar loro una sistemazione sebbene non fosse propriamente comoda; ma di alloggiare quelle due nel Castello, in compagnia di un lupo ricamato sulla pancia, non ne voleva proprio sapere. Nel giardino del Castello vi era un ampia grotta, un po’ fredda ma in fin dei comoda con abbondante paglia, nella quale la strana compagnia poteva trovare riparo.
Nonna, nipote e lupo con il tempo sistemarono la grotta, iniziando ad arredarla e dotandola di una cucina e un bagno. Nel frattempo il nobile aveva dato disposizione che si costruisse una casa sopra la grotta che ricordasse la casa di montagna in cui la bambina aveva vissuto.
Una volta ultimata, il nobile chiamò la bambina e le chiese – “Di che colore vuoi che i muri e il tetto siano dipinti?”. La bambina si tirò il cappuccio sulla testa, lo guardò sorridendo e rispose “Ma di rosso, naturalmente!”.
________________________
Quella che a Noha, frazione di Galatina, viene chiamata come la “Casa Rossa” è una strana costruzione in stile Liberty di fine ‘800 e inizio ‘900 che faceva parte del giardino del Castello o Casa Baronale. Il perché del nome che le è stato attribuito si può facilmente intuire dai colori della struttura tendenti al rosso ancorché ormai sbiadito.
Costruita su due piani, il primo quello a pian terreno, è stato realizzato imitando una grotta, mentre il secondo al primo piano è una casa dalla struttura e dai contorni un po’ atipici per la nostra terra, simile ad uno chalet.
mag122015
Un rotondo 5 a 1 contro il Palermo riapre i piani del Presidente Stasi.
Aveva chiesto un moto d'orgoglio, il presidente Stasi ai suoi giocatori ed è stato accontentato. Il cinque a uno in terra siciliana, risulta ora fondamentale per la corsa alle posizioni alte della classifica.
La cronaca della giornata racconta di un inizio incoraggiante per i galatinesi. Il siciliano Parrino (3.3) perde contro Luca Giordano (2.5) per 6/1 6/2. Partita molto facile e senza grandi problemi per Giordano. Purtroppo però il giovane Alberto Giannini (3.2) ha perso dalle mani una partita che aveva in pugno, contro l'esperto Fabio Di Mauro (3.3) per 2/6 7/6 6/2. Molto bello e molto positivo per i galatinesi è stato l'incontro tra Massimo Ienzi (2.5) ed il romano del C.T. Galatina Pierdanio Lo Priore (2.4), vinto da quest'ultimo per 6/4 4/6 6/2. Nessun problema invece per il brianzolo-salentino Davide Albertoni (2.4) che ha dominato un primo set e vinto sul filo di lana il secondo set contro Alessandro Ciappa (2.7)con il parziale di 6/0 7/5.
Sul parziale di 3 a 1, quindi, i due doppi diventano fondamentali. Ienzi e Ciappa se la devono vedere contro una inedita coppia di doppio formata dal capitano Filippo Stasi e Davide Albertoni. I galatinesi fanno faville e vincono per 6/3 7/6. Problemi anche per l'altro doppio palermitano che vede perdenti Parrino e Di Mauro contro Lo Priore e Giannini per 6/3 7/5.
Questo 5 a 1 in favore del Circolo Tennis Galatina, porta tre importantissimi punti in terra salentina e riapre un girone che era probabilmente già chiuso. La classifica, molto corta in tutti i suoi posti, vede il Pesaro ed il Padova in prima posizione parimerito con sei punti e tre partite giocate, il Ferratella ed il Reggio Emilia virtualmente in seconda posizione con sei punti, ma con solo due partite giocate, il C.T. Galatina in terza con tre punti e tre partite, e nelle ultime due posizioni l'Arezzo ed il Palermo con zero punti e rispettivamente tre e due partite giocate.
Va da sé che la prossima giornata di campionato, sarà fondamentale per gli equilibri sia nelle posizioni alte che in quelle più basse della classifica.
- C.T. Galatina e C.T. Arezzo
- Ferratella e C.T. Palermo 3
- Pesaro e Reggio Emilia.
- Turno di riposo per il Padova
Galatina, 12 Maggio 2015
feb192020
Dare sicurezza ai cittadini amministrati è un dovere di chi governa una città. Pertanto, l’installazione in alcune strade e piazze di diciassette videocamere di sorveglianza è una notizia importante, in particolare in una realtà, come Galatina, che, negli ultimi tempi, ha subito pesanti atti vandalici, con bombe carta contro civile abitazione, in Via Modena, e auto, in Via Delle Rose.
Il Partito Democratico esprime soddisfazione per il contributo di 120.000 euro concesso dalla Regione Puglia e per la sottoscrizione del protocollo con la Prefettura.
Al contrario di quanto accaduto in altre occasioni, questa volta gli amministratori non si sono lasciati sfuggire questa opportunità: di recente si è preferito disertare il bando per interventi di abbattimento delle barriere architettoniche (PEBA), di cui Galatina ha tanto bisogno; qualche tempo fa si è scelto di non partecipare a quello per la bonifica delle periferie e la raccolta straordinaria dei rifiuti abbandonati.
Il nostro auspicio è che le somme stanziate vengano quanto prima utilizzate e si mettano in moto da subito tutte le procedure per la realizzazione del circuito di sicurezza. Non verremmo che il contributo finisse nel dimenticatoio e nei meandri della burocrazia, come accaduto per quello di 30.000 euro, concesso sempre dalla Regione, per la rimozione dell’amianto e dei rifiuti speciali.
Il PD vigilerà affinché ciò non avvenga!
PARTITO DEMOCRATICO
CIRCOLO DI GALATINA
set262021
Lunedì 27 settembre, in via Catania, presso i giardini “Madonna delle Grazie” di NOHA, si svolgerà la terza e ultima (per adesso) giornata del “Basket Open Day”, organizzato dalla “Virtus Basket Galatina”. Dalle ore 17.30 e a seguire fino alle 19.30, i vostri bambini avranno la possibilità di avvicinarsi al mondo della pallacanestro, sperimentando alcuni giochi propedeutici che gli permetteranno di scoprire i principi del minibasket e del basket. Questo incontro tenderà a creare un primo contatto tra tutti i bambini e le bambine che scelgono il nostro sport come primaria attività motoria e ludica, sempre all'insegna dell'amicizia e del divertimento. Vi aspettiamo numerosi.
Info e contatti:
Sandro Argentieri: 333-4368532.
feb142017
Questa prima giornata dell’ Ecotour è stata portata a termine con successo consentendo di ripulire un’area strategica e di grande traffico di Galatina: l’area di accesso al mercato settimanale provenendo dal retro del quartiere fieristico e precisamente da via Tasso (ponte PicaLeo) proseguendo per via Trapani e via Europa sino ai campi di calcetto. La zona da tempo è ricettacolo di immondizie abbandonate in modo sconsiderato. L’evento ha visto impegnati circa 30 tra attivisti M5S di Galatina, cittadini e semplici curiosi nel ripulire i cigli delle strade. Le attività di pulizia sono durate tutto il pomeriggio di un bel sabato soleggiato e con poco vento. Purtroppo nonostante l’impegno profuso e la pulizia straordinaria dell’area predisposta dal Comune e dalla Monteco (a seguito della nostra richiesta di autorizzazione/segnalazione) a causa del lungo periodo di incuria e trascuratezza, si è riusciti a restituire al pulito solo i tratti principali delle strade ma ancora tanto resta da fare. Auspichiamo che queste azioni sinergiche pubblico/privato/volontari siano, in futuro, sempre più numerose. I numeri della giornata sono da “record” : abbiamo raccolto e differenziato 18 sacchi da 120 litri di vetro, 11 sacchi di plastica, 4 sacchi di lattine e metallo, 1 solo sacco di carta e cartone e purtroppo 16 sacchi da 120 litri di indifferenziata. Oltre ai 50 sacchi da 120 litri gli attivisti M5S hanno recuperato anche una dozzina di pneumatici (auto e moto), numerose ceramiche sanitarie e finanche un televisore e un ferro da stiro. Tutti i sacchi, come concordato, sono stati etichettati per consentire un rapido smaltimento da parte della ditta Monteco e si è provveduto ad evidenziare e delimitare i depositi temporanei con nastro bianco-rosso. Tutti i rifiuti saranno ritirati nella mattinata di Lunedì 13 febbraio. Se eventuali imprevisti dovessero ritardarne il ritiro, gli stessi attivisti M5S si renderanno disponibili a collaborare con la ditta Monteco per una rapida soluzione. Ringraziamo ancora una volta la ditta Monteco srl e tutti i cittadini e volontari che hanno preso parte all’iniziativa. L’obiettivo della manifestazione è porre all’evidenza della cittadinanza e anche di molti amministratori passati, che a Galatina esiste un problema rifiuti a prescindere dalle irrealistiche percentuali di raccolta differenziata spacciate per vere. Che prima di puntare il dito accusatorio contro i cittadini (ricordate l’amministrazione uscente ci ritraeva in un manifesto come cittadini-asini) deve essere completato il ciclo dei rifiuti anche con l’attivazione dell’ecocentro, colpevolmente chiuso ed abbandonato proprio in quell’area. Che il modo migliore per evitare l’abbandono dei rifiuti è restituire le periferie ai cittadini, riqualificando la zona, rendendo la viabilità più fluida, attrezzando un percorso pedonale pulito e fruibile per raggiungere le chiese rupestri e gli ipogei di cui sono ricche quelle campagne, mettere a disposizione dei cittadini, dei podisti e degli sportivi in genere un percorso idoneo. Rendendo “viva” tutta quell’area spezziamo il circolo vizioso che dall’abbandono porta al degrado e alla formazione di vere e proprie discariche abusive. In questa fase di avvio della stesura del progetto per Galatina, l’Ecotour permette di tracciare un percorso di valorizzazione di Galatina, non con vuote parole, ma fatti concreti non calati dall’alto ma con la collaborazione di tutti i cittadini
#unacomunitàchecamminainsieme #ecotour #decorourbano #differenziamoCI #puliamogalatina #revolutiongalatina #attivisti5stellegalatina
ago222023
Dal 24 al 27 Agosto ci sarà la 15° edizione del motoraduno 𝙈𝙤𝙩𝙤 𝙂𝙪𝙯𝙯𝙞 "𝙈𝙞𝙚𝙧𝙪 𝙚 𝙥𝙞𝙯𝙯𝙞𝙘𝙖" organizzato dal MIG.
L'evento, curato e gestito dai fratelli Lorenzo Todisco e Fabrizio Todisco, rappresenta un punto di riferimento dell'estate nohana e salentina.
Tra le numerose tappe ed iniziative previste dal programma spiccano 𝗶 𝗱𝘂𝗲 𝗮𝗽𝗽𝘂𝗻𝘁𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗶 𝗰𝗵𝗲 𝘃𝗲𝗱𝗿𝗮𝗻𝗻𝗼 𝗽𝗿𝗼𝘁𝗮𝗴𝗼𝗻𝗶𝘀𝘁𝗮 𝗡𝗼𝗵𝗮:
Una manifestazione di promozione, riscoperta e valorizzazione delle nostre tradizioni da non perdere assolutamente.
feb202020
Il Salento è una delle aree del territorio nazionale a più bassa pericolosità sismica; la provincia di Lecce non è, infatti, una zona sismogenetica. Eppure, frequentemente, la quotidianità dei salentini è stata "scossa" da terremoti con epicentro dall'altra parte dell'Adriatico. Sono passati appena pochi mesi dal terremoto in Albania, avvertito nettamente in tutto il Salento.
Il terremoto, ancor più perché evento eccezionale per questa terra, ci stupisce e ci spaventa, cogliendoci sempre impreparati. La sismologia storica raccoglie, tuttavia, testimonianze di terremoti avvenuti nell'Italia meridionale e nella penisola balcanica, avvertiti nettamente in Salento e, a volte, portatori di morte e distruzione nei piccoli borghi.
Il più noto alle cronache recenti è il terremoto che, nel pomeriggio del 20 febbraio 1743, con la sua potenza mieté circa 200 vittime e provocò crolli e danneggiamenti degli edifici in tutta la Penisola salentina. Tra i comuni pesantemente colpiti ci fu anche Galatina.
Quello, però, non fu l'unico evento sismico che interessò la città.
Eppure, oggi, Galatina sembra aver cancellato dalla propria memoria storica e popolare il ricordo di quegli accadimenti. Di tutto questo ci parlerà la geologa Francesca Lagna, il 22 febbraio presso la Chiesa del Collegio alle ore 19:00 nell’appuntamento della Rassegna Incontri al Collegio dal titolo Galatina ed il terremoto. Una storia dimenticata. Introduce Don Antonio Santoro Rettore della Chiesa di Santa Maria della Grazia. La rassegna ormai giunta al IV appuntamento del secondo anno, è organizzata dalla libreria Fiordilibro con la collaborazione della Rettoria di Santa Maria della Grazia.
Francesca Lagna
Laurea in Scienze Geologiche all’Università di Bari con il massimo dei voti ed una tesi in Geologia Ambientale dal titolo “Analisi geologico-ambientale e caratterizzazione idraulica del bacino idrografico del Torrente Asso (Salento centro-meridionale).Esercita la libera professione occupandosi di Geologia applicata. Ha maturato esperienza nell’ambito dei settori della geologia, dell'idrogeologia e della geofisica e, in particolare, le loro implicazioni in ambito paesaggistico ed edilizio. La passione per la speleologia la porta ad approfondire le tematiche inerenti la speleologia urbana e, in particolare, l'esplorazione e la messa in sicurezza delle cavità antropiche. In qualità di socia del Gruppo Speleologico Neretino ha partecipato all'esplorazione de al rilievo di cave ipogee nei Comuni di Gallipoli e Cutrofiano. Come libera professionista ha preso parte, in qualità di progettista, alla stesura del progetto preliminare per la messa in sicurezza di Piazza Pedone e dell'omonimo frantoio ipogeo nel Comune di Patù. Da qualche tempo ha avviato, assieme ad altri professionisti, un'attività di divulgazione e conoscenza del patrimonio geologico, naturalistico e archeologico del Comune di Galatina.
Emilia Frassanito
set122013
Ogni giorno le ciminiere maledette di Galatina e dintorni, pur senza CDR o CSS, sputano fuori di tutto. E questo tutto ricade sulle campagne, sui marciapiedi, sulle auto. E giacché c’è si fa un giro nel nostro apparato respiratorio. Ora, mentre le auto e le cose si possono lavare, i polmoni degli esseri viventi no. Le sostanze letali lentamente si accumulano dentro di noi, trasformandosi in malattie.
Ho letto su di un libro bellissimo (Veleno di Cristina Zagaria, Sperling & Kupfer, Milano, 2013) che le grandi industrie, come l’Ilva, pagano i funerali degli operai morti e ne assumono i figli per comprare il silenzio delle famiglie. Qui non siamo a quei livelli. Nelle nostre contrade si cerca di comprare il consenso (riuscendoci) con le pubbliche relazioni, attraverso un po’ di sponsorizzazioni a pioggia: un piccolo restauro, i sacchetti di iuta o di plastica per un motoraduno, la stampa di un periodico, un evento (benedetti eventi!).
Mentre a Taranto gli interessati-solo-ai-soldi raccontano la favola (non a lieto fine) che la crescita dei tumori è dovuta allo stile di vita dei tarantini, alla loro dieta, ed al fumo di sigarette (a Taranto evidentemente fumano anche i bambini) qui non si parla di nulla.
Quelle decine e decine di malati di tumore accompagnati nei cimiteri di Cutrofiano, Sogliano, Noha, Galatina, Soleto saranno morti di fame o di sonno. Quei malati sono malati privati, i loro drammi devono viverli dentro le quattro mura domestiche, non devono far notizia, e i forni ed i camini enormi che incombono su tutto e su tutti fumando notte e giorno carbonio e rabbia non c’entrano nulla. Ci vogliono far credere che da quei fumaioli fuoriesca aria pura, ossigeno, al massimo vapore acqueo. Caro dottor Serravezza parli a chi ha messo i tappi nelle orecchie.
***
Io vorrei cercare la rabbia nella mia terra, ma non c’è rabbia né a Galatina né a Noha né a Sogliano né a Cutrofiano né altrove. Al massimo irritazione. Una irritazione privata, senza rivolta, senza lotta, senza consapevolezza, senza coscienza di classe. C’è attesa, sì, attesa che qualcosa cambi, attesa di un treno che non passerà mai, rassegnazione e rinuncia invece che denuncia. Un popolo assopito ti risponde – se pur gli dovesse capitare di rispondere - che è sempre stato così e così sarà per sempre, in saecula saeculorum; che purtroppo noi non possiamo farci nulla; che i miei articoli sono tempo sprecato, parole al vento, acqua fresca; che, comunque, non sono affari miei (la mia salute cioè non è affare mio); che chi me lo fa fare di espormi in tal modo; che sì, i potenti vincono sempre; che no, non c’è la volontà politica (come se la volontà politica dipendesse dagli altri).
Così si avvelena la nostra terra, più o meno lentamente. Con l’industria, con la bulimia del profitto (per pochi fortunati vincitori-vecchie-volpi), con l’asfalto delle circonvallazioni (benedette finanche da vicesindaci un tempo compagni eco e logici, ora né uno né l’altro), dal cemento dei comparti e del nuovo centro commerciale che se non fosse una tragedia somiglierebbe ad una Pantacommedia, dalle “ricadute” e dai “volani dello sviluppo” sbandierati da un sindaco incosciente (e da qualche assessore da par suo), dai silenzi-assensi dei politicanti mezze tacche affetti da torpore cronico, dalla fame di lavoro, dai conflitti di interesse, dalla paura di reagire, dalla passività assoluta di una popolazione addormentata.
Abbiamo lasciato che tutto ciò accadesse. Ed il veleno sta facendo effetto, fino a quando non sarà letale.
Capita pure che i più anziani difendano l’azienda a spada tratta e i più giovani abbiano paura di perdere il posto. Ci sono operai pronti a giustificare il loro padrone, braccati dalla paura, o dalla minaccia più o meno velata del licenziamento. In tanti pensano: “Abbiamo il posto fisso, la tredicesima, il premio di produzione, e questo ci basta. Perciò meglio abbassare la cresta, adattarsi e andare avanti, invece di finire per strada, magari con un tumore davvero, ma da disoccupati.”
Poi mi chiedo: per forza ce lo dovrà dire un giudice (come avvenuto a Taranto) che le fabbriche con ciminiere nell’intorno di Galatina non fanno altro che vomitare veleni? Spero di no. Noi lo sappiamo, ed i lavoratori che quei veleni li manipolano, li producono, li smaltiscono, li respirano ogni giorno lo sanno meglio di noi. Ma anche noi respiriamo quei fumi ogni giorno ed in un certo qual modo li ingeriamo anche, se è vero come è vero che sulle nostre tavole arrivano anche prodotti dei nostri orti coltivati all’ombra di questi ed altri ecomostri.
La rassegnazione di Galatina è proverbiale.
Galatina è ormai una bella addormentata (da un pezzo senza più boschi) che aspetta il bacio del principe. Ma invano: in giro non si vede alcun principe, ma solo rospi di rara bruttezza.
Colpita come da una forma epidemica di immobilismo fa solo finta di darsi una mossa con la cosiddetta “la notte della cultura”. Pazienza se poi non legge manco un libro.
mag272011
L'energia nucleare è presente in natura, Le prime bombe atomiche, del tipo di quelle sganciate su Hiroshima e Nagasaki, erano basate sul principio della fissione. Si deve notare che in questo contesto il termine atomico è assolutamente inesatto o almeno inappropriato in quanto i processi coinvolti sono viceversa di tipo nucleare, coinvolgendo i nuclei degli atomi e non gli atomi stessi. Secondo gli ultimi dati noti, le centrali nucleari in funzione in tutto il mondo sono 450. In Europa ci sono 195 centrali nucleari. Quelle più vicine al nostro paese, sono
collocate in Francia a 200km.
L'energia nucleare è data dalla fissione o dalla fusione del nucleo di un atomo. La prima persona che intuì la possibilità di ricavare energia dal nucleo dell'atomo fu lo scienziato Albert Einstein nel 1905. Per ricavare energia dal nucleo dell'atomo esistono due procedimenti opposti:
A parte il rischio di incidenti, il maggiore problema ancora insoluto è costituito dalle scorie radioattive, che rimangono pericolose per migliaia se non milioni di anni.
Le preoccupazioni principali dovute all'uso di energia nucleare per la produzione di elettricità riguardano l'impatto sull'ambiente e la sicurezza delle persone. Il più grave incidente, il disastro di ÄŒernobyl', ha ucciso delle persone, provocato feriti e danneggiato e reso inutilizzabili per decenni grandi estensioni di terra. Si teme che possano ripetersi altri incidenti simili, come accaduto recentemente in Giappone con il Disastro di Fukushima Daiichi. Un altro problema è l'elevata quantità di acqua necessaria per il raffreddamento e l'immissione delle acque calde nei sistemi idrici: ciò in alcuni ecosistemi può causare pericoli per la salute delle forme di vita acquatica, rischi di contaminazione radioattiva nelle fasi di estrazione.
le scorie prodotte dai reattori si mantengono radioattive a lungo nel tempo, fino al caso estremo del Cesio 135 (135Cs) che impiega 2,3 milioni di anni per dimezzare la propria radioattività.
Un altro problema di sicurezza riguarda il pericolo di fughe radioattive non derivanti da guasti interni alla centrale, ma da eventi esterni che possono compromettere la tenuta delle strutture. Un evento climatico catastrofico, quale un tornado o un terremoto di particolare intensità, potrebbero distruggere l'edificio di contenimento, se non adeguatamente dimensionato. In Giappone gli impianti della centrale nucleare di Kashiwazaki-Kariwa, furono danneggiati nel 2007 a seguito di un terremoto di intensità superiore a quello considerato nel progetto e si ebbero rilasci di radioattività nell'ambiente non completamente ed univocamente quantificati (si veda la voce relativa per dettagli).
Le centrali di oggi sono più sicure, è vero, come detto sopra i costi sono aumentati anche per questo. Ma i rischi sono comunque elevatissimi. Non perché sia facile che un incidente catastrofico accada, ma perché ne basta uno per effetti terribili su vaste zone. In Italia come in Giappone la sismicità aumenta i rischi, ma non servono crolli per causare un disastro. In Giappone in questo momento è bastato un malfunzionamento dell'impianto di raffreddamento per provocare il rischio di una fusione del reattore (nuova Chernobil). A volte si sente dire "ma tanto siamo circondati da centrali". E' vero, ma se la centrale di Chernobil fosse esplosa in Italia, gli effetti sul nostro territorio non sarebbero stati uguali. Nelle immediate vicinanze si ha un'area invivibile per generazioni, sulle popolazioni confinanti un aumento esponenziale delle malattie genetiche, di leucemie, tumori... Un incidente in Francia oggi potrebbe anche interessarci, ma gli effetti sul nostro territorio, anche se gravi, non saranno mai come quelli in territorio francese.
Questo discorso vale comunque per incidenti catastrofici. Altra cosa che però in molti non sanno è che gli incidenti meno gravi non sono così rari, ma in giro per il mondo non sono poche le centrali che hanno avuto malfunzionamenti con il conseguente rilascio nell'atmosfera di radiazioni oltre il normale livello di funzionamento.
Sempre in Giappone, a seguito del terremoto di Sendai, nel marzo 2011, una serie di quattro distinti gravi incidenti occorsi presso la centrale nucleare Fukushima I hanno causato il Disastro di Fukushima Daiichi.
L'unico modo per smaltirle ad oggi è interrarle in profondità, ma le aree circostanti avrebbero comunque conseguenze, e non è facile individuare tali luoghi adatti, anche considerato che le scorie devono rimanerci per 1.000.000 di anni... Negli USA ad oggi non hanno costruito neanche un luogo sicuro per confinarle, e attualmente le scorie sono accumulate in decine di stabilimenti sparsi sul territorio nazionale.
I costi privi di una quantificazione monetaria, come ad esempio, i seguenti:
Secondo altri studi l'energia nucleare è economicamente svantaggiosa e gli enormi capitali necessari alla costruzione di un impianto ed alla gestione completa del ciclo del combustibile, non possono mai essere compensati dalla produzione di energia. Il professor Jeffrey R. Paine (Professore di Antropologia presso
l’Università del Massachusetts) ha dichiarato: «L'analisi [...] suggerisce che anche nelle condizioni più ottimistiche (dove i costi sono considerevolmente tagliati ed i redditi salgono notevolmente), le centrali nucleari dell'attuale generazione, nel corso della loro vita, possono arrivare al massimo a coprire i costi». l'impianto raramente funziona a pieno regime, solitamente è sfruttato soltanto in parte (Paine sostiene che il 58% sia la norma) dal momento che alcuni impianti periodicamente devono essere fermati per controlli di sicurezza. Aumentare questa percentuale ci esporrebbe inevitabilmente a un rischio;
la dimostrazione finale e incontestabile della non economicità dell'elettricità da fissione nucleare è che da decenni nessuna azienda privata ha pensato di costruire una nuova centrale, se non dove sussistono ingenti sovvenzioni statali in seguito a una precisa scelta puramente politica (si veda il caso del governo Berlusconi), come per certe fonti rinnovabili (ad esempio il fotovoltaico), che senza contributi statali non avrebbero alcuna convenienza economica.
Nel 2009 si sono avute infatti diverse rinunce da parte di compagnie elettriche: ad esempio, la Mid American Nuclear Energy Co, operante in Idaho, ha rinunciato alla realizzazione dei suoi progetti di espansione del numero di reattori[13]; la AmerenUE, operante in Missouri ed Illinois, ha anch'essa rinunciato alla costruzione di un reattore EPR[14].
Al costo di creazione dell'impianto, manutenzione, produzione elettrica e smantellamento ci sono da aggiungere i costi di smaltimento dei rifiuti. Questi costi sono ancora non chiari visto che non si sono ancora trovate soluzioni definitive operanti per il lungo periodo per le scorie di III categoria (caso differente per quelle di I e II, di cui esistono molti siti di stoccaggio già funzionanti da decenni); infatti sono o in fase di studio o in fase di realizzazione alcuni depositi definitivi, ma nessuno di questi è ancora attivo.
Chiara D'Acquarica
mag242016
La nostra cittadina se pur piccola ha un Impianto Sportivo come tanti e tutti i paesi d’ITALIA, ed è un Impianto che se messo in funzione è invidiabile da tanti paesi molto più grandi del nostro, completo di tutto per qualsiasi SPORT, ma purtroppo per vari motivi, che non stiamo qui ad elencare, è rimasto chiuso per un po’ di tempo e al degrado totale abbandonato a se stesso, tutti quanti noi lo sapevamo, il tutto alla luce del sole. Così un gruppo striminzito di amici ha pensato bene di far qualcosa a rivivere l’Impianto per lo SPORT, tra l’altro tentativo fatto ancora indietro negli anni con altre amministrazioni, ma senza successo. Tra varie visite negli uffici che contano e che trattano l’argomento “strutture sportive”, ci hanno consigliato di formare un’Associazione Sportiva e così ci siamo messi in moto. Nell’inverno freddo del 2015, precisamente tra il 15 e il 17 febbraio è nata l’Associazione Sportiva Dilettantistica DPM ATLETICO NOHA, il nome non è un caso, è stato studiato bene ed ha un significato. Anche il logo è stato studiato con non poca fatica, ma semplice da capire: le TRE TORRI è il simbolo di NOHA, lu SCIACUDDHRI, beh è di casa a NOHA, infine i PALLONI perché rappresenta lo SPORT. Non voglio per adesso mettere nomi di persone perchè nessuno di noi ha meriti maggiori o minori dell’altro, tutti, dico tutti con il proprio contributo. Un grazie va anche a qualche persone estranea all’Associazione che, con il suo aiuto ha contribuito a far sì che l’iniziativa vada a buon fine. Quindi siamo tutti sulla stessa linea di partenza, dico questo per togliere qualche dubbio a qualcuno. E’ naturale che in un’Associazione, Comitato, Riunione, Assemblea, ci deve essere un responsabile, legale rappresentante o Presidente che dir si voglia con appunto delle cariche, delle figure interne, che devono mandare avanti la baracca così come previsto dalla Legge e Statuti; da qui la figura del PRESIDENTE e del DIRETTIVO, deciso a suo tempo e luogo da quegli amici che si sono messi in gioco, quindi nessuno si è rivestito di AUTORITA’!!!
Fatta questa premessa, arriviamo ai giorni nostri. Gli Impianti Sportivi Polifunzionali di NOHA rappresentano un esempio concreto di risorse per tutte le comunità, l’idea dell’Associazione DPM ATLETICO NOHA è, sin dal momento dell’assegnazione dei suddetti Impianti, di creare una realtà Polisportiva che attraverso l’uso strumentale dello SPORT consenta a tutti gli Atleti, senza nessuna distinzione, di realizzare un percorso formativo completo, tutto questo senza SCOPI DI LUCRO, pensiero lontanissimo dei principi fondamentali della nostra Associazione.
La DPM ATLETICO NOHA per la migliore e più efficace azione delle funzioni prefissate ha come obiettivi: la collaborazione con tutte le Associazioni, Club o altre aggregazioni Sportive presenti nel territorio; la diffusione della pratica sportiva e delle attività motorie-Creative; la promozione e lo sviluppo del Associazionismo Sportivo e l’uso degli Impianti a tutti gli Interessati. Facciamo presente a tutti quelli che vogliono condividere e praticare Sport, dal Tennis al calcio in tutte le sue dimensioni, che l’Impianti sono aperti ed usufruibili in tutte le ore a secondo la loro prenotazione, quindi significa che se non c’è attività l’impianto rimane chiuso, non esiste orario da Negozio. Naturalmente per usufruire dei giochi ci sarà un contributo che parte da 0 euro per minori e qualcosa in più per i maggiorenni di buona volontà, da quantificare all’atto della prenotazione a seconda del tipo di Sport e dell’orario. Questo perché la corrente elettrica che si consuma viene pagata totalmente dalla DPM ATLETICO, non come qualcuno pensa dal Comune di GALATINA, ma se anche fosse diversamente bisogna comunque pagare ciò che si consuma, anche al Comune. Ricordo a tutti che siamo un’Associazione ONLUS non abbiamo SPONSOR che ci sostengono, ci autofinanziamo tra di…NOI…oppure con i piccoli contributi che ci vengono dati di volta in volta. Per tale motivo intendo ringraziare fortemente un gruppo di AMICI, nostri compaesani, che dal primo in cui è stata riaperta la struttura, sistematicamente, ogni lunedì, vengono a giocare, dovremmo tutti prendere esempio da loro. Per concludere, vorrei ancora ricordare a tutti che il campo di calcetto ce l’abbiamo anche a NOHA, tanto per essere chiari e trasparenti a differenza di ciò che invece vorrebbero far passare altre persone con messaggi differenti o falsati.
La DPM ATLETICO NOHA, riguardo alla richiesta di chiarimenti avanzata dal Sig. Antonio MARIANO su NOHAWEB, circa la fruibilità o meno dei campi di NOHA da parte della “ RAPPRESENTATIVA NOHA”, si risponde restituendo al mittente tutte le eventuali accuse o polemiche di sorta e sottolineando che nessun rappresentante della neo formata squadra si è mai presentato presso la struttura a parlare con chicchessia sia esso PRESIDENTE che DIRETTIVO. Affermando quanto pubblicato si dimostra che si parla o si scrive solo per il gusto di farlo o per il semplice ..SENTITO DIRE.. Occorre ricordare un famoso detto Nohano per cui come “PRIMA SE TIRA LA PETRA E POI SE SCUNDE LA MANU” . Questo modo di fare non è affatto corretto perché si dice il falso coscientemente!!! L’idea di fondo della DPM ATLETICO è lo sviluppo ed il consolidamento di tutte le Società Sportive anche dei Gruppi di giovani, come la “ Rappresentativa NOHA “, che attualmente forse non usufruisce della struttura per futili motivi dovuti ad incomprensioni o non conoscenza effettiva dello stato dei luoghi o semplicemente perché non hanno mai fatto richiesta. Detto e chiarito definitivamente quanto sopra, si spera che al più presto si possa risolvere questo increscioso malinteso se così lo possiamo definire, noi siamo completamente disponibili a qualsiasi dialogo ed apertura che preveda l’inclusività e non certo l’esclusione a priori di nessuno. La possibilità di implementare un percorso non effimero, che produca persistenti miglioramenti alla qualità di vita di ciascun cittadino-atleta dipende anche dal modo in cui viene gestito il welfare-comunitario: le Società Dilettantistiche e non, nel rispetto delle proprie funzioni, devono imparare a promuovere lo SPORT. Le modalità di utilizzo degli impianti da parte della “ Rappresentativa NOHA “ e non solo, vengono concertati con il PRESIDENTE, sentito il DIRETTIVO, sempre presente in loco, al fine di ottimizzare l’uso e la fruibilità degli spazi stessi tra diverse associazioni che ne fanno richiesta.
Gli impianti Polifunzionali di NOHA sono, devono e rimarranno aperti a tutti.
Al PRESIDENTE, tra l’altro, spetta, come da Statuto, il diritto insindacabile di intervento per la soluzione di eventuali insuperabili divergenze relative all’uso degli stessi Impianti. Lo stesso PRESIDENTE è tenuto alla corretta utilizzazione degli Impianti, al rispetto di tutte le norme e regole stabilite, a vigilare ed è autorizzato, sentito il parere del DIRETTIVO, ad allontanare chiunque tenga un comportamento ritenuto pregiudizievole al buon funzionamento degli Impianti o dell’attività che si svolge.
L’Associazione DPM ATLETICO NOHA, sin dal primo giorno successivo all’assegnazione provvisoria, si è presa cura degli impianti che si presentavano in condizioni veramente disastrose e sotto gli occhi di tutti; il campo di calcio era un cumolo di sterpaglia e pietre, una situazione decisamente critica a cui la DPM ha voluto mettere mano con urgenza, infatti siamo intervenuti con misure di emergenza e di messa in sicurezza da subito e su diversi spazi, noi dell’associazione con tenacia, determinazione e tempestività siamo riusciti a dare ai campi un’altra immagine e la possibilità di aprirlo al pubblico nel più breve tempo possibile rispondendo anche alle esigenze richieste dall’Amministrazione Comunale attraverso la manifestazione di interesse di giugno 2015.
Le difficoltà che la DPM ha incontrato sono state diverse e sempre in agguato, basta ricordare atti vandalici che abbiamo subito da ignoti sin dai primi giorni di insediamento, arrivando poi, a pochi giorni fa quando si è raggiunto il limite per danni provocati agli impianti per i quali si è richiesto l’intervento dei responsabili del settore LLPP. In un primo momento, si è pensato di non far pubblicità di questi brutti episodi perché ne sarebbe andato del decoro di tutta la nostra comunità, non solo, per evitare anche del vittimismo e tirati in ballo addirittura con falsità sui Social, allora è bene informare pubblicamente i cittadini. I danni, vanno dalla rottura ai tagli sull’impianti idrici mobili utilizzati per l’innaffiatura dei vari prati inglesi di proprietà della DPM; furti degli stessi tubi di acqua sempre di proprietà della DPM; il campo di calcio irrorato con del veleno secca – tutto ha bruciato letteralmente tutta l’erbetta vera della quale il campo medesimo era dotato via via con non poco sacrificio per renderla verdeggiante, purtroppo, ignoti hanno addirittura lasciato le bottiglie vuote sul terreno di gioco, una volta utilizzate; da ultimo, ma non meno importante, due cagnolini di piccola taglia erano stati rinchiusi sotto il sole ed all’interno di una macchina parcheggiata nei pressi del campo di gioco. Solo per mero caso, in quella mattinata, sono stati liberati i due cagnolini, altrimenti per il caldo i poveri animali non sarebbero certo sopravvissuti.
Nonostante questi brutti episodi di VANDALISMO, la DPM ATLETICO con la stessa determinazione e tenacia di sempre e che la contraddistingue è riuscita a dare al Campo Sportivo un’altra immagine restituendo la normalità attraverso la possibilità di giocare sin da subito, sistemando tutto nel migliore modi. Le situazioni di disagio non sono certo scomparse, ma il lavoro svolto è stato tanto e ce ne sarà ancora, quindi si opererà certamente nella convinzione di procedere nella giusta direzione. È necessario, però, che gli appassionati di SPORT, le Scuole, le Parrocchie, le Famiglie e le Istituzioni facciano sentire la loro presenza e la loro voce.
Con questo approfitto per comunicare a tutti che con una missiva indirizzata alla Direttrice della Scuola Polo 2 Galatina – Noha e per conoscenza anche al Comune di GALATINA, tutti i ragazzi di detto Plesso Scolastico sono stati invitati Suo tramite, a svolgere attività sportiva durante le lezioni di educazione fisica sul nostro Impianto Sportivo. Con piacere comunichiamo altresì che la Direttrice ha risposto POSITIVAMENTE, prenotando per il fine anno scolastico le due Manifestazioni Sportive di chiusura dello stesso, sia per le classi primarie che per le medie. Non solo, si porta a conoscenza tutti voi, che sempre presso gli impianti sportivi di Noha, si procederà ad organizzare il progetto che vede coinvolte le donne nello sport, in particolare nel calcio.
IL PRESIDENTE DELLA D.P..M. ATLETICO NOHA
M.LLO DONATO DE LORENZIS
mag282019
La cultura è alle fondamenta del nostro Paese ed è il motore del nostro assetto costituzionale infatti, come si afferma nell’articolo 9 della nostra Costituzione, la Repubblica promuove il suo sviluppo.
Allora perché non riconoscere come cittadini italiani bambine e bambini stranieri cresciuti in Italia, inseriti nei percorsi educativi e scolastici italiani e che hanno completato il ciclo di studi qui nel nostro Paese? Con la proposta di legge d’iniziativa popolare sullo ius culturae si vuole fare proprio questo: attribuire la cittadinanza a tutti quei figli di genitori stranieri che hanno portato a compimento gli studi in Italia, che ogni giorno condividono sogni, ambizioni e passioni con i loro coetanei italiani, che avranno il diritto un domani di votare e di partecipare attivamente alla comunità nella quale vivono facendo valere le proprie idee e i propri ideali. Il progetto di legge è pronto, si è deciso infatti di proporre il medesimo testo votato dalla Camera dei Deputati nella precedente legislatura, un testo certamente non perfetto ma che rappresenta lo strumento più immediato per sollecitare il Parlamento a riaprire quel dibattito. E’ urgente che l’Italia affronti la questione dei “nuovi italiani” e si doti di una legge moderna sulla cittadinanza che sappia adeguarsi alle attuali esigenze del Paese che non può rimanere legato alle medesime leggi di un tempo. Lo scenario è infatti cambiato e promuovere un’iniziativa del genere è di fondamentale importanza per l’avanzamento del Paese in ambito culturale ma soprattutto sociale.
Come Comitato d’Azione Civile di Galatina abbiamo deciso di aderire a questa iniziativa nazionale e abbiamo lanciato una raccolta firme aperta a tutti i cittadini maggiorenni. Nella mattinata di Domenica 2 giugno saremo in Piazza Alighieri dove sarà possibile sottoscrivere la nostra proposta, appoggiati anche dalla Consulta dei Giovani di Galatina e in particolare dalla Presidente Marika Martina la quale dichiara: “mi sono spesso interrogata sul perché non bisognerebbe riconoscere la cittadinanza a chi completa con successo un ciclo scolastico nel nostro paese. La società italiana potrà solo trarre vantaggio dall’inclusione di giovani ragazzi che, figli di genitori stranieri, studiano nelle scuole della Repubblica, parlano correttamente la lingua italiana, ne abitano le città. È contraddittorio insegnare loro i valori contenuti nella Costituzione di un paese che li respinge come cittadini. Attraverso lo ius culturae, inoltre, si amplia e valorizza il ruolo della scuola come luogo in cui si costruisce il senso civico, palestra formativa dei cittadini di domani. Sostenere insieme alle ragazze e ai ragazzi della Consulta dei Giovani di Galatina questa iniziativa, portata avanti da Caterina Luceri, è importante: rimanendo estranei nei confronti di qualsiasi schieramento politico, diamo lustro ad idee degne di merito per il miglioramento sociale, incline all’integrazione.”
Un ringraziamento anche all’Amministrazione comunale e in particolare al Sindaco Dott. Marcello Amante, alla Vicesindaco Sig.ra Maria Rosaria Giaccari e al Consigliere Dott. Pierantonio De Matteis per aver accolto con favore la nostra iniziativa e averci guidato nella fase organizzativa dell’evento.
Un piccolo gesto quello di apporre la firma ma di fondamentale rilevanza per far arrivare questa iniziativa fino a Roma. Bisogna infatti raccogliere a livello nazionale almeno cinquantamila firme per far diventare #italianochistudia non più solo uno slogan ma una battaglia di diritti che può diventare realtà e che può cambiare in meglio il nostro Paese.
Caterina Luceri
coordinatrice Comitato d’Azione Civile Europa (Galatina)
gen262015
Non riuscivo a capacitarmi di tanta sfacciataggine, l’altra sera, al convegno double-face (quello sui tumori nel Salento).
Un relatore monopolista della serata, il “giornalista-statistico” che, dopo il suo interminabile profluvio di parole, asserisce che certi interventi, soprattutto quelli degli altri - incluso il discorso a proposito del mega-impianto di compostaggio soletan-galatinese (per la produzione di biogas, non di compost) - sono fuori tema o fuori luogo [ma scusi, signor logorroico conferenziere, stiamo o no parlando di cause dei tumori? E questa forse che non lo sarebbe? Oppure bisogna sempre parlare dei massimi sistemi, o delle discariche di Patù, senza mai scendere nei particolari che ci riguardano più da vicino? ndr], e due Erinni, cioè le onorevoli avvocatesse della maggioranza montuosa che fa finta di governarci, che sbraitano e se la prendono se osi ricordare loro che la giunta di cui sono in qualche modo parte attiva, tra le altre mille schifezze:
1) ha dato l’ultimo ok ad un mega-porco commerciale di 26 ettari da colare nella campagna galatinese;
2) accetta con nonchalance le sponsorizzazioni da parte di Colacem (il giglio di campo di cui si son pure proiettate delle slide a proposito di cause dei tumori), e nulla dice a proposito di quella del TAP per la festa patronale;
3) va avanti come un treno sulla strada del mega-impianto di compostaggio-chiamatemi, quello di 30.000 tonnellate (se gli orrori non sono mega questi non si sporcano mica le mani) che produrrà invece biogas, oltre a tutta una serie di altri, come dire, tumori (stiamone certi);
4) sta per varare, già che si trova, anche la “mega area mercatale”, da definire - con solito eufemismo o meglio esproprio vocabolario - come “parco urbano”; pazienza poi se per questo “parco” si colacementificheranno e s’asfalteranno altri 4 o 5 ettari della “nostra madre terra”;
5) ha in mente e forse realizzerà un mega-parcheggio sotterraneo a ridosso del centro storico (il che è davvero molto coerente con la politica di incentivazione all’uso della bicicletta con cui, nei convegni sulla “mobilità sostenibile”, fa gargarismi e risciacqui orali tre volte al giorno);
6) si munisce di sega per troncare alberi di gelso e/o querce vallonee “che non hanno più di novant’anni d’età” (come se una quercia vallonea di novant’anni avesse meno diritto di esistere di una di trecentocinquanta);
7) non ha mai proferito (in quanto il concetto non sfiora nemmeno di striscio la corteccia cerebrale dei suoi componenti) un salutare “STOP AL CONSUMO DI TERRITORIO” (rendendosi così oltremodo corresponsabile del cambiamento del clima, in particolare del riscaldamento globale: sì, ogni comportamento, ogni scelta anche locale, anche micro, ha influenze in tal senso);
8) affetta com’è di inaugurite cronica, questa giunta betoniera corre a destra e a manca a tagliar nastri tricolori per varare la “glande opera pubica” di turno, rigorosamente in cemento e/o asfalto, sovente progettata male, costruita peggio e/o quasi mai terminata.
Qualche esempio del genere? Circonvallazione interna (“utilizzata molto dai podisti”, come dice qualcuno: ergo che bisogno c’era di una circonvallazione?) che andrà avanti nel massacro ambientale con ruspe, piastre vibranti, rulli compattatori, bulldozer; centro polifunzionale che però non polifunziona affatto, colato in fondo a viale don Bosco per “riqualificare le periferie” [ma evitar lo scempio, no eh? Ndr]; asilo infantile sempre sullo stesso viale (non ancora inaugurato nonostante la “fine dei lavori” perché qualcuno ha scordato i cessi o qualcosa di simile); palestra-hangar che s’affaccia sulla suddetta circonvallazione interna, inservibile in quanto inutile e soprattutto inutilizzabile per una serie di motivi che sarebbe troppo lungo elencare qui di seguito; vecchia scuola elementare di Noha con allaccio elettrico provvisorio (ma quasi quasi definitivo), che non permette a riscaldamenti/ariacondizionata/fotovoltaico/ascensore di mettersi in moto.
Opere e progetti buoni soltanto ad arricchire furbi e sgorbi, aumentare i tumori (riuscite a coglierne il nesso?), a prendere in giro gli allocchi (in gergo: vucchiperti) di cui Galatina non ha mai avvertito la carenza, e a rovinare ciò che ancora residua di bello.
Non sia mai che i nostri cosiddetti rappresentanti imparino una buona volta la lezione di Renata Fonte, la Donna e il Politico (entrambi con la maiuscola) ucciso dalla mafia perché ha cercato di spiegare a tutti che per preservare la nostra terra (e tutelarci dal cancro) l’unica cosa di buon senso finalmente da fare è: NULLA. O comunque evitare di dar corso alla natura mentulomorfa di certi “progetti”.
Invece no: i nostri governanti nostrani, tutti muniti di cazzuole (ma soprattutto di cazzate), riescono ad aumentare il loro prodotto interno lurido solo con la grande schifezza, facendo finire nei piloni di cemento ciò che residua del buon senso (e chissà cos’altro) e nascondendo la testa sotto la sabbia. Come i calce-struzzi (e qui la prima z potrebbe essere sostituita a piacere da una n).
Antonio Mellone
giu012016
Torna a casa l'"Equestrian show", la "Favola di Primavera" che, dopo la parentesi aradeina dello scorso anno, per la quarta edizione ritrova Noha, piccola frazione di Galatina, nota anche per la tradizionale passione equestre di molti abitanti.
Si radunano presso il campo sportivo centinaia di destrieri provenienti da ogni parte d'Italia e, quest'anno, molti anche dalla Spagna, per un raduno ricco di iniziative e di tante attività legate all'equitazione: l'american show e il corteo di carri caratteristici, le gare di abilità e il tiro pesante, il salto degli ostacoli e tante altre esibizioni. Tutto dalle prime ore del mattino, con il clou, ogni sera, riservato al gran galà "Favola di Primavera", un'esibizione artistica di dressage da parte di cavalli e cavalieri italiani e stranieri.
A fare da cornice, ogni giorno, esibizioni e gare di motocross freestyle, una fiera-mercato, stand gastronomici e tanta musica.
Ingresso libero.
Paola Pepe
[fonte quiSalento - 1 -15 giugno 2016]
ago012021
L’Amore per il mio Paese è il carburante che mi ha spinto ad intraprendere un’attività professionale, scegliendo di non andare fuori per potermi realizzare. E’ sempre lo stesso Amore che mi ha convinto ad accettare l’incarico di Assessore che il nostro Sindaco Marcello Amante mi ha proposto poco più di quattro anni fa. E’ l’Amore il motore di qualsiasi azione. E’ per questo che sono infuriata quando degli “idioti” compiono dei gesti di non Amore. Ne è pieno il mondo di “idioti”, basta vedere, leggere e sentire le cronache di questi giorni! “Idioti” che appiccano il fuoco, “Idioti” che abbandonato la spazzatura, “idioti” che vandalizzano, “idioti”, sempre più da “idioti” siamo circondati. E’ contro di loro che mi pongo, contro chi non ha rispetto, non ama la bellezza ma anzi la odia.
Alcuni giorni fa, dopo aver fatto un sopralluogo insieme al consigliere Vito Albano Tundo, abbiamo dovuto chiudere i bagni della villetta San Francesco perché vandalizzati. Non è la prima volta che succede in questi quattro anni di amministrazione e puntualmente vengono riparati. I bagni non sono l’unico bene pubblico ad essere stato vandalizzato, negli ultimi tempi bande di teppistelli hanno vandalizzato le panchine del centro storico, l’impianto sportivo di Noha, i cestini porta rifiuti a Collemeto, i giochi dei nostri parchi e tanto altro ancora. Idioti e solo idioti! Peccato che per i loro stupidi gesti debbano farne le spese tutti i cittadini. Non penso che i genitori di questi “idioti” siano fieri dei loro figli, o magari si, non sapendo quello che fanno. Sicuramente nei commenti mi metteranno che ci vogliono maggiori controlli, telecamere, Forze Armate, militari ovunque, perché è più facile chiedere agli altri quello che invece dovremmo controllare tutti, rispettando quello che abbiamo e che paghiamo tutti!
Voglio concludere, però, questo sfogo con una proposta. Perché non sia solamente un momento brutto: amiamo di più le cose che abbiamo, che noi stessi paghiamo, insegniamo il senso civico con l’esempio. Fermiamoci a pensare prima di vandalizzare, o mancare di rispetto alla nostra città, che significa mancare di rispetto al nostro vicino e quindi a noi stessi. Non rendiamo vani i sacrifici di tutti, remiamo tutti dalla stessa parte, tutelando e valorizzando le cose che abbiamo e per le quali vengono fatti infiniti sacrifici. E se ciò non dovesse bastare, non giriamoci dall’altra parte, se vediamo che qualcuno sta sporcando, inquinando, vandalizzando. Denunciamo, diamo e pretendiamo rispetto. Perché Galatina è di tutti. Rispettiamo tutti poche semplici regole che insegnino il Rispetto e l’Amore!
Loredana Tundo, assessore ai Lavori Pubblici, Comune di Galatina
giu202023
Sarà presentato ufficialmente il prossimo 29 giugno alle 18.30 presso la Lega navale di Gallipoli il progetto Tourism for all realizzato dall’associazione Portatori sani di sorrisi odv. Si tratta di un progetto integrato di turismo accessibile finalizzato a far vivere una vacanza spensierata a coloro che hanno delle difficoltà motorie e sensoriali, ma soprattutto a creare delle relazioni che consentiranno di vivere meglio anche dopo la vacanza.
Tourism for all comprende Felicetta portami al mare, Dinamiko Beach, Dinamiko Village e Access City. Si tratta di quattro progetti distinti ma connessi, accomunati dall’obiettivo di realizzare le migliori condizioni per far vivere dei giorni di spensieratezza agli ospiti ed ai loro familiari, ma anche di far riflettere sul concetto che le barriere si possono superare più facilmente senza i limiti mentali che ci si pone.
Felicetta portami al mare, è l’ultimo progetto di turismo sociale accessibile, la cui presentazione ufficiale è prevista il 29 giugno presso il porto mercantile – Banchina Foranea presso la Lega Navale di Gallipoli. Si tratta di un’imbarcazione completamente attrezzata anche per persone con disabilità che consentirà a tutti di vivere un’esperienza positiva in mare. Il progetto, però, non punta soltanto all’eliminazione delle barriere fisiche delle barche tradizionali, ma soprattutto a creare momenti di incontro, aprendo a delle nuove opportunità di divertimento e sport.
“Felicetta” è la prima imbarcazione accessibile, presente in tutta la costa nel nostro Salento e sarà ormeggiata nei vari porti. È dotata di rampa per consentire l’accesso a chi ha difficoltà motorie e sensoriali, dando l’opportunità di vivere il mare senza barriere e di capire a tutti che a volte " i limiti più ingombranti sono nella testa e che sono superabili”.
“Con Felicetta – afferma il presidente dell’associazione Pierangelo Muci - offriremo finalmente la possibilità di trascorrere una giornata in libertà a chi ogni giorno vive tante difficoltà per poi affrontare con più energia le sfide quotidiane. Vogliamo sensibilizzare l’opinione pubblica sui concetti della “progettazione per tutti” e sull’importanza dell’abbattimento delle barriere architettoniche, non solo urbane. Vogliamo consentire la socializzazione, creando momenti comuni tra chi ha determinate necessità e chi invece ha la possibilità di soddisfarle. Non si possono sottovalutare gli enormi benefici dell’acqua sul benessere psicofisico di ogni persona, soprattutto per chi ha una disabilità motoria. Sono tantissimi gli studi che ormai confermano che il più grande farmaco gratuito è il MARE”.
Dinamiko Beach, si concretizza con la gestione di un lido in località Sant’Isidoro, riservando un’area demaniale destinata alla balneazione, alla possibilità di far vivere il mare a tutti. La postazione, oltre ad essere dotata di sedie Job e Tuareg per l’accesso al mare in libertà, è fornita di ombrelloni provvisti di sdraio e lettino posti lungo la passerella a ridosso del bagnasciuga. La gestione è curata dai volontari con diligenza, gioia, sorrisi e tanto amore che garantiscono, nel periodo estivo, l’apertura giornaliera dalle ore 9 alle ore 19. Gli utenti possono prenotare gratuitamente l’ombrellone attraverso il sito internet ed eventualmente il taxi sociale se non hanno la possibilità di raggiungere la spiaggia in autonomia.
DinamiKo Village nasce con l’obbiettivo di regalare sette giorni di relax e puro divertimento a tutte quelle famiglie vulnerabili che hanno vissuto una lungodegenza o che vivono una situazione di disabilità in casa, per far riscoprire loro la serenità perduta. Famiglie che spesso non possono neanche permettersi una vacanza e che arrivano da noi tramite una rete di associazioni dislocate in tutta Italia che collaborano con la nostra struttura.
Questo villaggio è il luogo ideale dove la famiglia può mettere da parte ansie e problemi per condividere un programma fatto di emozioni senza fiato! Si trova in una zona centrale del Salento immerso nel verde a pochi chilometri dalla costa.
I nostri ospiti, attraverso il servizio di Taxi sociale, se ne hanno bisogno, o muniti dei mezzi propri, frequentano le meravigliose spiagge salentine, sono impegnati in visite guidate alla scoperta del nostro territorio e la sera tornando al villaggio sono immersi in un’atmosfera magica di giochi, musica, buon cibo e condivisione di esperienze e di emozioni tra gli stessi ospiti e i nostri instancabili volontari.
Quando la malattia irrompe nelle case tutti gli equilibri si sfaldano e i problemi economici sono tra i primi a farsi sentire, il poter fare una vacanza tutti insieme si trasforma in un miraggio.
Access City è, infine, un tour alla scoperta delle più belle città del territorio salentino che gli ospiti possono fare accompagnati dai volontari dell’associazione. Un giro tra bellezze culturali e paesaggistiche, una visita nei borghi antichi, sempre vissuto con inclusione e interazione, attraverso il supporto di guide turistiche del luogo che faranno conoscere i monumenti, le tradizioni, l’arte e la cultura del Salento.
“Noi ci scontriamo quotidianamente con le tante difficoltà legate al mondo della disabilità - conclude Muci - e spesso sul territorio manca proprio la cultura degli spazi e dei luoghi accessibili davvero a tutti.
Siamo vicini a migliaia di famiglie che si rivolgono al nostro centro ascolto per problematiche diverse e spesso affrontiamo momenti di tristezza o disagio, ma vivere la disabilità non è solo questo.
Siamo convinti che dare l'opportunità a tutti di trascorrere momenti di gioia e armonia sia un dovere civile e morale che per chi ha la possibilità di fare per gli altri. Un semplice sorriso ed un particolare sguardo ricevuto sono in grado di riempire il cuore, di far dimenticare i problemi della vita quotidiana, offrendo un momento non solo di svago, ma anche e soprattutto di profonda riflessione morale”.
L'associazione
“Portatori sani di sorrisi ODV” è un'Associazione senza scopo di lucro che nasce nel 2013 da un gruppo di volontari. Essa opera per il perseguimento di finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale, svolgendo principalmente in favore di terzi, le attività di interesse generale di cui all'art. 5 comma 1 del Codice del Terzo Settore.
L´Associazione si occupa di inclusione sociale, di abbattimento di barriere architettoniche, di diritti dei minori e di uguaglianza del genere umano da circa 9 anni.
Uno dei punti cardine della nostra Associazione è l'inclusione sociale di tutti e i progetti posti in essere dai nostri membri vanno ad intervenire dove purtroppo ancora oggi nella società si trovano barriere architettoniche sia fisiche che mentali. Siamo in prima linea per difendere i diritti della persona, dei minori, dei migranti e soprattutto di chi vive in condizioni di disagio, di malattia, di disabilità, dove spesso tali diritti vengono posti a margine o completamente calpestati.
Siamo un gruppo di volontari “clown” uniti da un fine comune: mettersi in gioco, donare sé stessi, con la convinzione che a far del bene, si riceve sempre del bene.
I “Portatori sani di sorrisi ” rappresentano l’emblema dell’allegria, quella pura! Quell’allegria che scaturisce dalla semplicità dei gesti e delle azioni, quell’allegria impagabile e spontanea che trova riscontro ogni giorno nei milioni di sorrisi donati e ricambiati dagli sguardi dei bambini e degli adulti pieni di gioia e di riconoscenza.
La nostra associazione è presente assiduamente nei diversi reparti degli ospedali salentini, si occupa dei bisogni primari delle famiglie, di mobilità sociale, di umanizzazione dei reparti pediatrici, di supporto alla malattia nelle cure lontano da casa, di turismo sociale accessibile e di progetti racchiusi nel nostro Villaggio sociale, il “Dinamiko Village”.
Recentemente l’associazione è stata selezionata tra 14 mila associazioni italiane per far parte del progetto “il gusto unico di donare”, nata dalla sinergia tra Coppa del nonno e 1 Caffè onlus, fondata dall’attore Luca Argentero.
Intervista al presidente e volontario Pierangelo Muci: https://youtu.be/kpM39aXxEgY
Presentazione Dinamiko Village: https://youtu.be/Sa99gpxMh-g
Pagina Facebook: https://www.facebook.com/search/top?q=portatorisanidisorrisi
Sito web: https://www.portatorisanidisorrisi.it/
Antonio Torretti
ago152023
Un tempo per provare un po’ di sollievo dal solleone (o canicola, o afa, o arsura, o semplicemente grande caldo) era sufficiente una fetta di Mellone fresco; ora pare non bastino più nemmeno i condizionatori (cui abbiam dovuto rinunciare per aver scelto la pace, come da diktat del Migliore), e dunque si debba ricorrere alle cure di uno psicologo, quando non a quelle di uno psichiatra. Eh sì, perché a fobie, tic, dipendenze e mille altre nevrosi della vita contemporanea oggi possiamo finalmente aggiungere pure l’eco-ansia.
All’inizio governi, televisioni, intellighenzia, maître-à-penser, finanza e mercati unificati parlavano esclusivamente di surriscaldamento; ultimamente, onde evitare di sbagliar segno (positivo o negativo), le stesse reti, circonfuse dalla consueta inconfondibile aura di prestigio, si accontentano di dibattere di un più generico mutamento climatico, forse per meglio corroborare la loro infallibilità oracolare.
Orbene, lungi da me il voler confutare la Scienza (e la eventuale dogmatica di complemento), o sfidare a singolar tenzone i novelli inquisitori, non essendo un climatologo non metterò in discussione il concetto di cambiamento (tutto cambia sempre, ci mancherebbe altro), ma vorrei sommessamente far presente due o tre cosette.
La prima è che non so cosa possa succedere al macroclima (o grande clima, o clima della nostra era geologica), ma il microclima (cioè quella microscopica, minuscola, trascurabile parte del macroclima terracqueo) registrerà sicuramente sensibili aumenti nei suoi gradi centigradi ogni qualvolta si procederà, per esempio, all’abbattimento degli alberi più o meno cittadini, in quanto molesti al traffico, all’asfalto, al cemento, e al piano regolatore; oppure alla loro eradicazione per via della vulgata secondo cui “Stassiccatuttu causa batterio” anche se sono vivi e vegeti, e quindi meglio non contraddire decretini e ricercatori dal verbo incarnato. Certo è che qui si sta segando alla grande, a partire dai rami su cui stiamo seduti.
Per dirne un’altra, a Matino (ogni buongiorno si vede dal Matino), proprio di fronte al cimitero qualche tempo fa troncarono alla radice una fila di enormi bellissimi pini marittimi: adesso, al loro posto, due colonnine di ricarica auto elettriche. Chissà che non sia questa la rappresentazione plastica della famosa Transizione Ecologica.
A Galatina, altro caso clinico, il famoso viale don Bosco (mai denominazione fu più azzeccata di questa) è stato finalmente disboscato. Per il momento, e per il prossimo decennio, sarà l’uomo a dover fare ombra a quegli zzippi sostitutivi che ironicamente continuano a chiamare alberi. Quanto a Noha stiamo possibilmente ancor più freschi, visto che da una decina d’anni, forse più, al Green abbiamo dedicato la parte più convessa del nostro corpo (non è la pancia, ma quella che si trova dall’altra parte, un po’ più in basso), seppellendo un centinaio di ettari di campagna nohana sotto una patina di pannelli fotovoltaici di ferro, alluminio, silicio e materiali vari. Per abbassare ulteriormente le temperature sono in arrivo non so più quante pale eoliche: ma non chiamatele pale che girano - eccome se girano - ma ventilatori. A me viene la pelle d’oca al solo pensiero, meglio indossare sin da subito un cappottino estivo.
Poco fa il sindaco di Milano piagnucolava a favor di telecamera sui disastri causati da un violento temporale abbattutosi nottetempo sulla sua città, anche questo evidentemente causa clima, incitandoci ad agire senza indugio. Mo’ non saprei dire se i centodieci ettari di piastra di calcestrunzo usata per l’Expo 2015, di cui fu amministratore delegato e commissario, contribuiranno all’aumento o alla riduzione della temperatura di quell’area, o se ormai non gli facciano più né caldo né freddo. Meno male che di là si son dati subito da fare con l’Albero della vita (che costò poco più di otto milioni di euro), con il Bosco Verticale downtown e, ovviamente, con la Milano da bere (ghiacciata).
Ci sono poi i promotori di (in ordine sparso) porti turistici, grandi navi da crociera, movida, costruzione di nuovi villaggi eco-so-ste-ni-bi-li, termovalorizzatori, produzione/vendita/spedizione/uso di armi perché così vinciamo la guerra (tra poco pure nucleare), jet personali usati da congressisti di fondi monetari internazionali, alta velocità, lidi privati chiamati simpaticamente Frescure con le pale di ficodindia in compensato spennellato di verde, navi gasiere e dunque rigassificatori, megacentri commerciali, agricoltura superintensiva, importazione di kiwi dalla Nuova Zelanda e uva dal Cile, trasformazione dell’attuale parco auto con motori a scoppio in un enorme scascia-machine, roghi nei campi, impianti di compostaggio anaerobico (o meglio analerobico) per la produzione di biogas, imminenti autostrade a quattro o più corsie, veleni che ci stanno tropicalizzando (tropico del cancro per la precisione), “infrastrutturazione del Salento” [sic], Sviluppo & Crescita, e altre cosette del genere da psicoanalista junghiano: esempi virtuosi senz'altro in grado di far calare di non poco le temperature medie del nostro Antropocene.
Voi mi direste a prescindere: “Anto’ fa caldo”. Vi risponderei che gli accorati appelli “a far presto” [sic], provengono quasi tutti dai suddetti promotori: ergo siamo in una botte di ferro. Persino la Bce s’è messa ad aumentare i tassi di interesse a più non posso al fine di raffreddare ‘sta benedetta inflazione. Roba da brividi proprio.
Non so perché insistete tanto nel dire che ci stanno prendendo leggermente, e ancora una volta, per il clima.
Pardon, volevo dire culo.
Antonio Mellone
mar252013
L’altro giorno m’è arrivato per posta da parte della Fidas di Noha - tra i cui soci s’annovera ormai da qualche decennio anche il sottoscritto - l’invito graditissimo a partecipare alla festa del trentennale del gemellaggio tra l’associazione dei donatori di sangue Fidas di Vicenza e quella Leccese.
Il calendario dell’iniziativa, che verrà pubblicato anche su questo sito, è ricco di eventi, incontri, momenti formativi e conviviali, donazioni del sangue presso la nostra Casa del donatore di Noha (una delle più attrezzate, accoglienti e confortevoli d’Italia), ed, infine, visite guidate nei centri storici di Galatina, di Gallipoli, e, non ultimo, quello di Noha.
Che bello - ho pensato – trecento amici vicentini verranno nel Salento e addirittura a Noha per godere della nostra ospitalità, del nostro ambiente, delle nostre ricchezze storiche, artistiche, culturali, eno-gastronomiche…
E mentre riflettevo su tutto questo già mi prefiguravo il gruppo di turisti vicentini che passavano dal loro centro storico (che ho più volte visitato tempo addietro) ricco, pulito, intonso (come se il Palladio vivesse ancora), ben illuminato, chiuso al traffico, al nostro, ancor bello, a misura d’uomo, particolare nella sua morfologia e nel suo mistero.
I nostri compagni di avventura potrebbero incominciare il percorso turistico nohano con la visita alla nostra piazza San Michele, il salotto buono, quello sul quale si sporgono da un lato la maestosa facciata della nostra chiesa madre (sul cui fastigio scolpito a tutto tondo in pietra leccese campeggia l’antico stemma di Noha con le tre torri e i due velieri, sormontato dalla corona baronale e abbracciato quasi dai due rami rispettivamente di arancio e di alloro) e dall’altro, di fronte, come se da tempo immemorabile dialogassero del più e del meno, la torre dell’orologio del 1861 (o quel che ne rimane). Potremmo raccontar loro che purtroppo l’orologio è fermo da un quindicennio se non di più, che le campane sono mute, che i loro battagli o martelli sembrano svaniti nel nulla, che però il meccanismo interno dell’antico cronometro a corda è esposto nell’atrio delle scuole di Noha. Arrampicandoci sugli specchi potremmo pure raccontar loro la palla megagalattica secondo cui la torre e il balcone civico verranno restaurate “quanto prima” secondo le intenzioni dell’amministrazione comunale. E che s’è anche pensato di chiudere finalmente al traffico il nostro centro storico, liberandolo una buona volta da auto in transito, parcheggiate, o spesso fermate a casaccio. Mica possiamo dir loro tutto, ma proprio tutto, come per esempio il fatto che i nostri rappresentanti politici, inclusi gli attuali, non ci sentano da un orecchio, e dunque preferiscano costruire circonvallazioni interne e discutere di nuove aree mercatali da cementificare in quattro e quatto otto, ma anche di comparti e di centri commerciali food e non food da far nascere in mezzo alla campagna di Collemeto, sempre in nome delle “ricadute sull’occupazione e lo sviluppo”, il ritornello buono per ogni occasione, ripetuto a mo’ di un salmo responsoriale un po’ da tutti i pecoroni di destra e manca.
Ma ci converrebbe tirare innanzi, senza indugiare più di tanto su certi argomenti: i nostri amici vicentini potrebbero accorgersi del nostro imbarazzo e magari smascherare così su due piedi le nostre magagne comunali.
Potremmo poi condurli in via Pigno per far loro ammirare il nostro orgoglio, la torre medievale nohana - che rispetto a quella di Pisa ha solo il decuplo del rischio crollo - con quel grazioso motivo di archetti e beccatelli quale corona alla sommità, con il ponte levatoio, con le catene tiranti, e con il passaggio segreto. Tutta roba che però i nostri ospiti potranno solo immaginare, senza poter vedere né toccare, perché la torre, il ponte, la vasca ed il passaggio, che stanno in piedi da oltre settecento anni quasi per quotidiano miracolo, sono – oltre che privati - nascosti dietro un alto muro di cinta, il muro di Berlino di Noha mai abbattuto però (arricchito ultimamente anche da un murales policromo). Continuando nella nostra pantomima potremmo insistere nel dire ai vicentini che siamo certi che nei prossimi settecento anni qualcosa si muoverà. Ma non diciamo loro cosa, se la torre, il ponte, il muro dei Galluccio, o finalmente qualche neurone nohano.
Sconsolati appena un po’ potremmo proseguire oltre, portandoli di fronte al palazzo baronale, anzi, forzando un po’ la mano, addirittura prima nell’atrio e poi nel cortile o piazza d’armi del castello. Il che è il massimo che si riuscirebbe ad ammirare di quest’altro bene culturale nostrano: da quando sono state sfrattate le gentili signore che vivevano al piano nobile del palazzo sembra che se la siano svignata anche i fantasmi del passato aggrappati alle sue chianche oltre che alle volte dei secoli, lasciando il posto alle tarme, all’umidità, alle muffe, e a qualche altro verme solitario o in colonia.
Ma poi, lasciandoci alle spalle cotanto oltraggio (e sottacendo accuratamente il fatto che sotto i loro piedi si cela un grande antico frantoio ipogeo visitabile soltanto dagli speleologi coraggiosi, mica dai turisti) potremmo riuscire a riveder le stelle o le stalle conducendoli nei pressi delle famose casiceddhre e raccontare loro la storia dello sciacuddhri. Però, ahimè, anche qui, i nostri poveri viaggiatori, pur a bocca aperta, dovrebbero rimanere a debita distanza da questa meraviglia per il pericolo di caduta massi in testa. Anche qui i nostri amici avrebbero a che fare con rovine e stupidità: ultimamente anche il campanile è crollato, ridotto ad una piccola torre mozza, una montagna spaccata, un rudere, uno sgorbio, mentre il resto delle casiceddhre, ridotte a poco più che macerie allo stato puro, sembrano quelle stesse che ancor oggi si contemplano nel centro storico de L’Aquila, “ricostruito” dal governo del cavaliere mascarato. Soltanto che qui a Noha non c’è stato il terremoto, ma probabilmente qualcosa di peggio.
Poi chiuso questo capitolo, li indirizzeremo da lì ad una cinquantina di metri verso la “casa rossa” (magari nel frattempo li avremo bendati ben bene, come al gioco della mosca cieca, per non fargli scorgere il sito archeo-industriale scoperchiato e diruto del Brandy Galluccio).
Eh già, eh sì, la leggendaria casa rossa, la casa pedreira nohana che sembra disegnata e fatta costruire dall’architetto spagnolo Antoni Gaudì, ricca di cunti e storie, e destinata a diventare poco più o poco meno che la dependance di un paio di casini (in minuscolo, e non nel senso volgare del termine). Ma forse sarebbe meglio stendere un velo pietoso anche su quest’altra roba che non sapremmo più come definire. Meglio non nominarla invano facendo finta di nulla? Come se non esistesse? Forse sì. Se sapessero e vedessero in che stato versa l’interno e l’intorno di quello che un tempo era uno splendore gli amici vicentini potrebbero risponderci con degli insulti se non con degli improperi espressi con altrettante sonore pernacchie.
Non so se sarebbe il caso di andare oltre conducendo il gruppo dei malcapitati nei pressi della masseria Colabaldi ancora una volta messa in vendita dagli acchiappagonzi con tanto di comparto approvato da chissà quale illuminata maggioranza di consiglieri comunali per la costruzione di una ottantina di villette a schiera acquistabili con comode rate cinquantennali. Ma forse no, meglio lasciar perdere anche qui e cambiare itinerario, meglio accompagnare i donatori (di pazienza) nella nostra amena splendida fertile multicolori campagna nohana, per esempio verso lu Runceddhra.
Ma a pensarci bene purtroppo anche là ad attenderci non ci sarebbero che scempio e tristezza, come quei quaranta e passa ettari di impianto fotovoltaico, inutili o di certo non utili alla popolazione o al comune (come invece tanti allocchi - inclusi i nostri rappresentanti politici - credevano dapprincipio o temo credano ancora).
No, no, come non detto, meglio ritornare alla casa del donatore, senza nemmeno dirgli che quell’edificio color rosa antico adiacente è il vecchio cinema paradiso di Noha, il nostro “Cinema dei fiori”, ormai in balia di funghi, muschi e licheni.
Però, se non per rifarci, almeno per darci un tono, potremmo dire che abbiamo oltretutto anche un centro sociale nuovo di zecca, con tanto di funzionalissima sala convegni, come quella della vecchia scuola elementare di piazza Ciro Menotti ristrutturata un paio di anni fa ed inaugurata in pompa magna il primo dicembre scorso. Il fatto che sia ancora chiusa al traffico dei pensieri e delle opere è una quisquilia: manca ancora l’elettricità come Dio comanda, anzi come comanda la legge. Embè? Cosa vuoi che sia. Inezie, dettagli. Prima o poi l’Enel allaccerà ‘sto benedetto cavo e tutto potrà partire secondo i programmi. Quali, non si sa ancora. Ma i nostri rappresentanti “disponibilissimi e preparatissimi” ci hanno assicurato: “tutto secondo i programmi”. Punto.
Forse sarebbe meglio abbassare la cresta e l’enfasi sulle nostre meraviglie: rischieremmo che i nostri ospiti, gli amici donatori di sangue venuti dal nord, turisti per caso o loro malgrado, affranti di fronte a tanta bellezza spriculata, esprimendosi in vicentino stretto, rivolgano a noi queste semplici ma significative parole a mo’ di giusto guiderdone per la nostra responsabilità - fosse anche solo quella di esserci voltati più volte dall’altra parte: “Nohani, cu pozzati buttare lu sangu!”.
apr052011
apr292012
Non ha certo disatteso le aspettative dei numerosi occorsi l’On. Italo Bocchino, che ieri sera ha partecipato all’incontro tenutosi presso il comitato elettorale del candidato sindaco Giancarlo Coluccia a Galatina. Presenti anche Pierantonio De Matteis (Responsabile circolo Galatina FLI), l’Avv. Paolo Pellegrino (Presidente Provinciale FLI) e Gerardo Filippo (Segretario Provinciale IO SUD).
Attualmente l’On. Bocchino riveste la carica di Vicepresidente Nazionale di FLI , partito schieratosi con Coluccia per le prossime elezioni amministrative.
Ad aprire il meeting è stato il candidato sindaco del terzo polo che, dopo i ringraziamenti di rito a tutti i presenti ed in particolare all’On. Bocchino ed a Pierantonio De Matteis, promotore dell’evento, ha esternato il suo apprezzamento verso quel partito, FLI, i cui vertici hanno una radice politica comune: infatti anche Coluccia, come Bocchino, ha iniziato il suo percorso politico nell’MSI poi AN. Il candidato sindaco ha voluto significare che “anche AN ha deciso di abbandonare la politica bipolare del PDL, di abbandonare quel contenitore ormai vuoto e sterile per formare poi il terzo polo” . Ed ancora ha dichiarato “siamo sicuri che l’intesa con Futuro e Libertà sarà proficua e duratura, potendo contare su forti e consolidati rapporti con i vertici nazionali del partito, come la presenza dell’On. Italo Bocchino oggi testimonia.”
Dal canto suo l’On. Bocchino ha voluto enfatizzare l’esistenza nella coalizione di Coluccia di una forte omogeneità dovuta alla presenza dei partiti del terzo polo e di liste civiche, che non si nascondono dietro ai partiti ma che vogliono supportare i partiti contribuendo fortemente alla realizzazione del programma comune. “Sicuramente”, ha affermato Bocchino,”queste elezioni amministrative segneranno il cambiamento della successiva politica nazionale, si ripeterà la situazione del 1993 con il passaggio allora dalla Prima alla Seconda Repubblica. Al fallimento del bipolarismo, dovuto alla mancata realizzazione sia da parte del PD che del PDL del loro progetto, si risponderà con delle riforme importanti a livello Costituzionale attraverso anche una radicale riforma della legge elettorale che consenta al cittadino di poter scegliere direttamente il proprio parlamentare. Oggi si assiste sempre più al divario tra i ricchi, divenuti tali attraverso l’evasione fiscale e la corruzione, e il ceto medio sempre più povero nonostante abbia lavorato onestamente. Questo no né più accettabile, così come non è accettabile la situazione precaria dei giovani e delle donne a cui lo Stato, diversamente da altre realtà, non offre la possibilità di essere contestualmente madri e lavoratrici. Perché tutto questo cambi bisogna partire dalle realtà locali, bisogna scegliere persone corrette e preparate come Giancarlo Coluccia, persone che possano realmente lottare al fianco del cittadino e per il cittadino.”
set142017
Si attiva, come ogni anno, il comitato promotore del “ Memorial Fernando Panico” organizzando la manifestazione per ricordare la figura dell’indimenticato uomo e sportivo che tanto prestigio ha dato al volley salentino e pugliese.
L’evento a cui sono state invitate quattro squadre ,due partecipanti al campionato nazionale di serie B, LIBELLULA FULGOR TRICASE e OLIMPIA S.B.V. GALATINA ,e due al campionato regionale di serie C, SANDEMETRIO SPECCHIA e MB VOLLEY RUFFANO, si svolgerà nelle giornate di sabato 23 e domenica 24 settembre presso il Palasport di Galatina.
La cerimonia di apertura ,alle ore 16.30, farà da prologo allo svolgimento del primo incontro tra LIBELLULA TRICASE e SANDEMETRIO SPECCHIA a cui seguirà la seconda gara tra OLIMPIA S.B.V. GALATINA e MB VOLLEY RUFFANO.
Le squadre perdenti si incontreranno domenica alle 17.30 lasciando la conclusione dell’evento alle due compagini risultanti vittoriose.
Tutti gli incontri si svolgeranno al meglio di 2 set su tre; in caso di parità ,un set per parte,il terzo set sarà giocato fino a 15 punti con il sistema del Rally Point Sistem con uno scarto almeno di due punti di vantaggio sulla squadra perdente.
Le gare saranno arbitrate da coppie di fischietti federali che ,come sempre, spenderanno la propria disponibilità con orgoglio partecipativo , ricordando la forte personalità di Fernando e la passione didattica che lo hanno sempre contraddistinto, nei confronti dei suoi ragazzi.
In fase conclusiva , alla presenza delle autorità politiche e sportive ,si procederà alla premiazione di tutte e quattro le società, consegnando loro delle targhe ricordo.
Tutti gli incontri saranno trasmessi in diretta streaming dal gruppo INONDAZIONI .IT
AREA COMUNICAZIONE
S.B.V. OLIMPIA GALATINA
giu022016
L’“Equestrian Show – Favola di Primavera”, ideato e realizzato da quel pazzo scatenato di Dino Coluccia e dai suoi amici ancora più pazzi di lui, è una specie di Feria di Siviglia, concentrata in tre giorni di manifestazioni, le più variegate, legate al mondo dei cavalli e dei cavalieri provenienti da ogni parte d’Italia (ma anche dall’estero, soprattutto dalla Spagna).
Dopo la pausa di riflessione aradeina, l’Equestrian Show ritorna finalmente a Noha, “città dei cavalli” per antonomasia, dove lo spettacolo ha mosso i suoi primi passi quattro anni orsono.
In effetti ad Aradeo i cavalli si sentivano, come dire, un po’ come dei pesci fuor d’acqua, sicché quest’anno han deciso di ritornare – al trotto o al galoppo - nella loro patria naturale (stavo per dire all’ovile): è a Noha, infatti, che i cavalli fanno la parte del leone. Vabbè.
I destrieri più belli del mondo s’incontreranno in questo originale “moto-raduno” nei pressi dello stadio comunale con un programma ricco di attività che vanno dall’american show al corteo di carri caratteristici, dalle gare di abilità al tiro pesante, dal salto degli ostacoli al Roping, al Barrel, alle Gimkane western, alla Pizzica dei Cavalli.
Nelle immediate adiacenze dell’arena principale sono allestiti, oltre ai box per i corsieri (che si conteranno a centinaia), anche i parchi per le gare di motocross freestyle, l’area per la fiera mercato, gli spazi per per il luna park, il settore per gli stand gastronomici (con espresso divieto, almeno nel corso di questo triduo, dell’utilizzo in cucina dei pezzetti di carne di cavallo. Vabbè 2).
Ma la principale attrazione della “feria nohana” è rappresentata ogni sera alle ore 20.30 circa dal Gran Galà "Favola di Primavera", l’esibizione artistica di Dressage da parte di cavalli e cavalieri di alta classe, tutti campioni di rango. Lo spettatore s’incanterà nel corso di questa tre-giorni da favola con i movimenti geometrici, le volute, le coreografie, le danze e i volteggi acrobatici dei purosangue, diretti e interpretati da registi, cavalieri e maestri delle migliori scuole equestri europee.
Dimenticavo di dirvi che ingresso all’Expo e parcheggio sono gratuiti.
Insomma, dopo tutto questo, se non venite a Noha a godere di almeno uno dei tre giorni di Equestrian Show è meglio che vi diate all’ippica.
Antonio Mellone
set252015
Volete sapere l’ultima? “La festa dei lettori” di Noha, la seconda parte, quella prevista nel pomeriggio di sabato 26 settembre 2015, dalle ore 17 in poi, presso il centro Polivalente di piazza Ciro Menotti, si farà al buio.
Mi chiederete voi altri: volete forse provare l’ebbrezza di una delle tante esperienze sensoriali che oggi vanno tanto di moda (tipo le cene al buio)? Oppure volete sperimentare le letture in braille? O siete così romantici da voler leggere i vostri libri al lume di candela?
Nossignore: l’Enel ha staccato la corrente (veramente ha proprio asportato il contatore) proprio oggi pomeriggio.
Come mai? Ma come, non vi ho già detto in una trentina di articoli sul tema che l’allaccio esistente è quello “di cantiere”, cioè provvisorio, vale a dire con una scadenza fissa, come il latte UHT?
Ebbene, quella scadenza prima o poi doveva arrivare. Ed è arrivata, guarda un po’, proprio alla vigilia della festa dei lettori nohani costretti in tal modo a brancolare nelle tenebre, anzi a giocare a mosca cieca senza nemmeno il bisogno del bendaggio degli occhi.
E pensare che le maestre Paola Congedo e Anna Rita Gentile, e poi anche la mitica Laura Salamac, nel primo pomeriggio di oggi hanno fatto di tutto per allestire al meglio la sala convegni del Centro polifunzionale-ma-non-troppo, sudando le famose sette camicie, e mai avrebbero pensato, così sudate, a questa doccia fredda con il rischio di una broncopolmonite.
Pare, si dice, si vocifera che gli uffici tecnici del Cumone di Galatina fossero stati preventivamente avvisati dall’Enel (che in genere prima di staccare la corrente, in qualche modo, comunica agli utenti le sue mosse: mica si mette così a fare degli agguati); ma figurarsi se la burocrazia palazzorsiniana aveva il tempo, la testa, il cuore e il fegato di capire quello che le stava accadendo intorno. Anche perché i problemi sono di pertinenza di quella terra di nessuno che risponde al nome di Noha e del suo centro polli-valente.
*
Eppure c’è chi vede la luce in fondo al tunnel. Sarà quella dell’assessore Coccioli che, esasperato, si dà fuoco.
Antonio Mellone
P.S. Lector in fabula. Come andrà a finire questa bella storia della festa dei lettori (su cui si può, a proposito, scrivere un libro)? Per fortuna a lieto fine, grazie al miracolo di Sant’Antonio Mandorino martire, presidente della CNA (confederazione nazionale artigianato di Galatina). Il santo taumaturgo di Galatina (ormai anche cittadino onorario di Noha) ha trovato, tra gli associati alla sua confederazione, un volontario (domani ci dirà anche il nome) che con un gruppo elettrogeno riaccenderà le speranze di tutti.
Mel
ott162024
Si svolgerà sabato 19 ottobre alle ore 17.00 la cerimonia per festeggiare i primi 50 anni del Liceo Vallone, istituzione scolastica che dal 1974 opera sul territorio di Galatina e paesi limitrofi.
Una cerimonia che si compone di due momenti. Il primo, a partire dalle ore 17.00 presso l’auditorium della sede di Via Don Tonino Bello, che vedrà la partecipazione di autorità del mondo scolastico, civile e militare, oltre alla testimonianza di ex alunni che si sono contraddistinti nella loro attività professionale.
Dopo il benvenuto da parte della Dirigente scolastica Angela Venneri, seguiranno i saluti del sindaco di Galatina Fabio Vergine, del Presidente della Provincia Stefano Minerva, dell’assessore regionale all’istruzione Sebastiano Leo.
Momento centrale dell’incontro sarà costituito dalle testimonianze in presenza ed in collegamento da remoto, con alcuni ex studenti che hanno raggiunto importanti traguardi nella loro attività professionale.
La seconda parte della manifestazione, che comincerà intorno alle ore 18.30, sarà un momento di socialità per festeggiare il compleanno del Liceo, che si svolgerà sul piazzale esterno della scuola con la partecipazione di tutte le componenti che costituiscono la comunità scolastica, dai docenti, al personale Ata, ai genitori ed agli studenti.
«50 anni di presenza del territorio sono una testimonianza importante – afferma la Dirigente prof.ssa Angela Venneri – che ci sprona a lavorare per offrire sempre il meglio ai nostri studenti. L’evento di oggi vuole essere un momento di festa, con gli innumerevoli ricordi di mezzo secolo di storia, ma anche di consapevolezza di un’offerta didattica che, pur mantenendo un percorso formativo rigoroso, è riuscita, anno dopo anno, ad essere sempre in linea con l’evolversi dei tempi e delle tecnologie, garantendo agli studenti delle basi solide per affrontare qualsiasi percorso di studi, come ci confermeranno molti degli studenti che hanno voluto essere presenti per raccontare la loro esperienza al Vallone».
Maria Rosaria Campa
ott072016
Non vorrei mummificarmi sul Senato, ma non si può tacere su alcune assurdità previste da questa fattispecie di “riforma” (virgolette obbligatorie).
C’è da dire che, a dispetto delle corbellerie che si raccontano in giro, dunque negli spot pubblicitari stile Mulino Bianco (buoni giusto per i cerebrolesi o per certi feisbucchini da riporto), o gli editoriali del Tg Orba di Enzo Magistà/Macifà (in questi giorni è fantastico), o le articolesse dei giornaletti vari, il Senato NON viene soppresso: semplicemente si trasforma. In un ircocervo.
In pratica si passa da un bicameralismo perfetto a un bicameralismo alla cazzodicane.
Ne parleremo più approfonditamente nel mio prossimo brano. Ovvero sbrano.
Per un attimo soffermiamoci sull’articolo 55. Questo articolo, che nella Costituzione prima dello scempio renzian-boschian-verdiniano era composto da poche chiarissime locuzioni, nella nuova (“nuova” si fa per dire) diventa d’un tratto logorroico, verboso, prolisso come invero molti altri (evidentemente come i suoi reverendi estensori e promotori). Mi rifiuto per decenza di riportarlo qui di seguito. Se proprio non riuscite a farne a meno trovatevelo pure in Internet (però poi fatevi visitare. Da uno bravo).
Passando al nuovo articolo 57 scopriamo che i Senatori saranno 95 e che altri 5 potranno essere nominati dal Presidente della Repubblica. Ora. Siccome un Presidente della Repubblica non rinuncerà mai a cotale prerogativa, si può dire già sin da oggi con ragionevole certezza che i Senatori saranno sempre in numero di 100. E con un bel 5% di Senatori di nomina presidenziale.
Non so se gli italioti riescano a rendersi conto di questa assurdità. Stiamo parlando del 5%, perdio, un vero e proprio partito del presidente della Repubblica (come un Napolitano, per dire). Il 5% è una cifra sicuramente molto più alta della percentuale di alcuni partitini di governo, che oggi con numeri da prefisso telefonico fungono da ago della bilancia.
Non pensate voi che questo 5% sia un’ulteriore sottrazione di democrazia? Vabbè, mi direte, ma stiamo parlando di un 5%, cosa vuoi che sia. E ‘stica.
Altro che “la prima parte della Costituzione non viene toccata”. Viene toccata, eccome. Anzi viene stravolta. A partire dall’articolo 1, quello che parla di sovranità che appartiene al popolo. Tanto per dire.
Ma vediamo un attimo il restante 95%. Credete voi che i 95 Senatori di nomina NON presidenziale saranno scelti dai cittadini? Col piffero.
I 95 membri del Senato non saranno mica eletti per fare i Senatori. Nossignore. Saranno eletti (se pur lo fossero) per fare altro, cioè per fare i sindaci (ne avremo ben 21, dunque con doppio incarico) o i consiglieri regionali (ne avremo 74 scelti dal mazzo).
Tutto il cucuzzaro, infine, cioè sindaci, consiglieri regionali e senatori di “nomina regia”, avranno per investitura, per convenienza di partito, per grazia ricevuta dall’alto, insomma per magia l’immunità parlamentare. E oltretutto i rimborsi spese. Mica ce la danno gratis. La disponibilità, dico.
Poi uno pensa: ma con tutti i pensieri e i cavoli che un sindaco (o un consigliere regionale) ha per la testa - ché non ha manco il tempo di respirare - come farà a dedicarsi anche al Senato, per esempio studiando approfonditamente i testi delle leggi da approvare o meno? Si sa che alcune leggi (stiamo parlando di 22 materie) dovranno passare obbligatoriamente anche dal Senato, senza tener conto delle proposte di legge delle quali il Senato vorrà esplicitamente discutere in aula.
Dico io: o fai bene il sindaco o fai bene il Senatore. Oppure male entrambi.
Continuando (e chiudo per oggi) sempre con l’articolo 57, leggiamo che “la durata del mandato dei Senatori coincide con quella degli organi delle istituzioni territoriali dai quali sono stati eletti, e bla, bla, bla”. Chiaro? Ogni Senatore ha una durata diversa dal suo compagno di seggio o di partito, sicché il Senato diventa un Motel con Senatori che entrano o escono a tutte le ore del giorno e della notte, a seconda della scadenza del loro mandato. Alla faccia della semplificazione.*
Caro fautore del Sì, come diceva Voltaire, non condivido le tue idee ma… no, vabbè, a posto così.
[continua]
Antonio Mellone
P.S. 1) Consiglio la lettura dell’appassionato (e appassionante) libro del prof. Salvatore Settis dal titolo “Costituzione!” e sottotitolo “Perché attuarla è meglio che cambiarla” (Passaggi Einaudi, Milano, 2016, 336 pagg.).
P.S. 2 Vignetta di Vauro – pubblicata a Servizio Pubblico il 2/4/2014. Nell’attesa delle nuove vignette del nostro Marcello D’Acquarica.
apr122017
La mia posizione, che è quella degli attivisti M5S Galatina, espressa durante l’incontro con il Commissario Straordinario Dott. Aprea in merito alla chiusura del centro storico, è netta ed inequivocabile.
Siamo e saremo sempre vicini alle attività produttive. La chiusura al traffico rappresenta l’ opportunità per la città di agganciare un cambiamento epocale, in atto nel Salento già da alcuni decenni. Il turismo rappresenta un'importante, se non la più importante, fonte di reddito in molte parti del nostro territorio.
Noi non siamo in opposizione ai commercianti , ma vediamo nella chiusura un’occasione per presentare la città di Galatina come una meta turistica di eccellenza , fruibile nella sua interezza.
Il nostro approccio, rispetto a quello attuato dalla gestione commissariale, sarebbe stato più graduale perchè siamo consci che qualsiasi cambiamento genera preoccupazioni sul futuro, ma dobbiamo prendere atto che il tentativo di un approccio “morbido” è stato espletato altrimenti non si spiegano mesi di incontri tra le parti se non per individuare una soluzione condivisa.
Prendiamo atto che in questa occasione la progettazione partecipata di interventi sulla città ha prodotto contrasti e liti giudiziarie. Dire di NO a tutto, a priori, non consente di individuare la soluzione ottimale per superare l’immobilismo in favore dell’innovazione.
Noi ci prefiggiamo di collaborare, convincere, accompagnare quegli operatori commerciali del centro storico che ancora non colgono l'opportunità rappresentata da un centro storico completamente orientato al turismo.
Con forza ho chiesto al commissario di adottare urgentemente tulle le azioni necessarie alla concessione di pass temporanei/giornalieri per consentire l'accesso nella ZTL di care giver (parenti che assistono familiari anziani o i bisognosi di particolari cure) nonché agli artigiani per lavori.
Le soluzioni proposte sono l'immediata attivazione di procedure telematiche o di potenziare gli uffici preposti. La proposta è stata giudicata sensata e vigileremo sulla corretta attivazione.
Il centro storico di Galatina è caratterizzato da bellezze artistiche di rilevanza nazionale, di operatori commerciali eccellenti promotori delle produzioni eno-gastronomiche e artigianali locali.
Dispiace quindi che segni di genuina vitalità imprenditoriale e residenziale (panni stesi per le vie) siano scambiati per degrado.
PAOLO PULLI
dic182013
Sotto le ali protettrici dell’aquila imperiale, a bighellonare sui gradini di pietra fra il marciapiede e l’ingresso alla vecchia torre, c’erano quasi sempre i figli di Luigi, l’impiegato comunale. Oltre a occuparsi dell’anagrafe di Noha, fra un certificato e l’altro, aiutava i suoi concittadini a districarsi nella contorta burocrazia amministrativa, e fra una croce e l’altra, apponeva sigilli e timbri manco fosse il primo tesoriere del re. Data la vicinanza di quell’altra Casa Comune che era la chiesa, si dedicava anche all’apertura e chiusura del Tempio. Qui svolgeva funzioni di animatore dell’Azione Cattolica, di autista dell’Arciprete, di accompagnatore ufficiale di tutte le cariche istituzionali che venivano in visita a Noha (cioè nessuno, tranne la guardia campestre e il predicatore delle 4 settimane di Avvento, che essendo solitamente un frate con il saio e i sandali, se ne veniva da solo). A tempo perso ripuliva la rastrelliera portacandele del Sacro Cuore dai moccoli di cera sciolta. Si occupava del giardino della chiesa, annunciava i bandi per i concorsi pubblici, nominava i suoi aiutanti nel periodo delle elezioni, si occupava degli addobbi natalizi, della gita di pasquetta, dell’organizzazione dei funerali, della composizione delle salme, dei dati anagrafici da far scrivere con lo smalto nero sulle lapidi di marmo. Della vita e della morte, della gioia e del dolore. In qualche modo, quell’uomo era la forza motrice del tempo che grazie all’orologio, marcava il destino stesso dei nohani. Insomma, via lui, c’era il rischio che si fermasse il mondo. Si occupava, ovviamente, anche della manutenzione della macchina dell’orologio. S’affacciò dal balcone del municipio, sulla cui ringhiera sovrastava imperioso il vecchio scudo delle tre torri, e con aria perentoria comandò ai figli di salire. C’era da dare la carica all’orologio. La vecchia macchina era un vero gioiello di meccanica, però non bisognava mai lasciargli seccare le boccole, né dimenticarsi dei pesi che la gravità trascinava irrimediabilmente giù. I due fratelli, stufi di fare quel lavoro un giorno si ed uno no, vedendomi passare mi chiesero se avessi voglia di aiutarli. Ci inerpicammo così in cima alla torre come dei caprioli. Arrancavo le scale mezze a chiocciola e mezze dritte menando manate a destra e manca sul bianco sporco delle pareti, con la paura di essere morsicato da qualche tarantola. Mi guardavo intorno affascinato dall’odore antico di quell’antro. Sbirciando qua e là in ogni anfratto buio delle nicchie che disordinatamente apparivano sulla vecchia parete, sognavo già di antichi tesori e battaglie da cui uscire vincitori. Quell’avvitarsi stretto intorno al nulla non finiva mai e mi girava la testa, sembrava la scala della cupola del Duomo dove si andava a suonare a mano i batacchi del campanone. Quasi in cima, davanti a noi chiudevano il vano della macchina due ante sporche di calce e ben ricamate dal tarlo. Le aprimmo tramite un vecchio ferro, sgangherato come la dentiera semovente di mio nonno. Davanti a noi c’era la macchina e sotto di essa si apriva l’infinito. Un precipizio scuro attraversato a tratti da fendenti che il sole infilava nei fori delle mura. Il fratello più vecchio diede inizio al rito delle 48 ore infilando la manovella nel primo verricello. Tanto sarebbe durata la carica di quella molla. Girando si tirava su un contrappeso in pietra leccese, agganciato alla fune d’acciaio che man mano si raccoglieva nel suo albero arrotolandosi come un serpente. Le corde erano due, una per muovere le ore e una per le campane. La fatica di sollevare quel masso di pietra, era immane per le nostre fragili braccia. Ma diventava così una prova di forza, come lo stringere le corna del toro, alle giostre del luna Park. L’odore sudaticcio delle nostre giovani carni saturava l’aria di quell’antro che sembrava essere la porta del purgatorio, dove l’angelo alato senza testa che imperava sulla facciata esterna, segnava con i suoi rintocchi il tempo rimasto.
Il rumore provocato dall’aggrovigliarsi del verricello, quel dradradrà-dradradrà- dradradrà metallico e cadenzato che provocava ogni scatto del fermo a molla sulla ruota dentata del meccanismo, ci affascinava. Dradradrà…sembrava il rombo di quei motori a basso numeri di giri dei moto-carri, che rincorrevamo per le strade di Noha. A tratti pareva una melodia, a tratti l’inquietante eco di case deflagrate e corpi straziati. Immerso così in quei pensieri, mi sembrò per un attimo di essere in una situazione del tutto nuova, o vecchia, nel senso di già vista. Eccomi quindi, attorniato da un corteo di tecnici del Comune giunti a Noha per fare una valutazione dell’eventuale ristrutturazione della casa. Cosa che in realtà sarebbe accaduta molti anni dopo. Al seguito dell’ingegnere, c’erano: il geometra, l’assessore di turno, un impiegato tuttofare e due operai, e per chiudere l’elenco, affianco a me, una strana sagoma di cui non identificavo null’altro che l’essenza, forse la paura che fosse l’ennesima presa in giro, oppure del politico di turno. La storia della ristrutturazione di quella torre durerà in eterno, tanto che morirò e rinascerò per la seconda volta, ma non sarà mai finita. Mala politica e buon senso non sono le mammelle di una stessa mucca. Allora che si può fare se a lottare hai davanti le pale di un mulino a vento? La visita alla torre dell’orologio durò tutta la mattina, ma la vista di quell’antro vuoto, dove per decenni aveva palpitato la macchina del tempo, mi turbò profondamente. Al suo posto una miserabile scatoletta bianca da cui fuoriuscivano non più corde e verricelli ma due smunti e banalissimi cavi elettrici che avrebbero dovuto trasportare l’energia per dire a tutti che forse non stavano più vivendo.
Marcello D’Acquarica
giu122017
L'Istituto Comprensivo Polo 1 di Galatina, in collaborazione con la Showy Boys A.S.D., ha organizzato Sabato 10 giugno il Torneo di fine anno scolastico. Il palazzetto dello sport "Fernando Panico" è stato gremito da tantissimi alunni della scuola secondaria che per l'intera mattinata hanno gareggiato nelle partite inserite in calendario.
A contendersi il titolo di campione le seconde classi delle sezioni A, B, C, D, E, F e G. La manifestazione si è svolta in un clima di festa e divertimento con gli studenti in divisa bianca e azzurra a giocare e tifare per la propria classe e con il coordinamento delle insegnanti referenti per il progetto, Antonella Campa e Maria Grazia Giovinazzo, e lo staff tecnico e dirigenziale della Showy Boys Galatina.
L'iniziativa rientra nel più ampio progetto di avviamento alla pallavolo, nato dalla sinergia con l'istituto comprensivo Polo 1 e la dirigente Anna Antonica, volto ad ampliare l’offerta formativa in materia di attività motorie e insegnamento della disciplina sportiva. Una stretta collaborazione che nel corso dell'anno scolastico ha visto, come spiega Orazio Codazzo, coach della società galatinese e responsabile del progetto, "un calendario di lezioni per la presentazione delle tecniche dei fondamentali della pallavolo oltre che didattica in aula, attività in palestra con metodiche di potenziamento organico muscolare, mobilità articolare e coordinazione psicomotoria".
Fondamentale è stato il contributo degli insegnanti che hanno collaborato negli incontri organizzati nel corso dell'attività curriculare e che si sono conclusi con la partecipazione al torneo di fine corso.
"Le attività proposte - spiega il coordinatore tecnico della Showy Boys ed ex Nazionale Gianluca Nuzzo - sono state introdotte nel progetto scolastico in maniera graduale, come livello di difficoltà e grado di impegno, garantendo il giusto supporto a un corretto sviluppo fisico, psicologico e sociale dei ragazzi. L'attività svolta in palestra nel corso di questi mesi è risultato per i ragazzi un valido strumento di socializzazione, collaborazione, spirito di squadra e sacrificio".
Soddisfazione da parte degli organizzatori per l'ottima riuscita della manifestazione. "Il torneo è stato l'atto conclusivo di un progetto sportivo-educativo portato avanti dalla Showy Boys e dal nostro istituto - dichiarano i docenti referenti del Polo 1 - un grazie alla società galatinese, al tecnico Orazio Codazzo, che ha svolto un lavoro eccellente e preziosissimo, e ai gestori del palazzetto dello sport per averci messo a disposizione la struttura".
Al termine del torneo, dopo la finale tra le classi 2C e 2F e vinta da quest'ultima, si è svolta la premiazione con la consegna a tutti gli studenti di un attestato di partecipazione.
Di seguito il tabellone dei risultati:
2G - 2D 2-0 (15-10, 15-5)
2E - 2C 0-2 (10-15, 10-15)
2A - 2B 2-1 (15-9, 11-15, 15-14)
2F - 2B 2-0 (15-10, 15-13)
Semifinali
2G - 2C 1-2 (15-14, 9-15, 11-15)
2A - 2F 0-2 (7-15, 10-15)
Finale
2C - 2F 1-2 (15-14, 13-15, 6-15)
www.showyboys.com
set042019
In tante città d'Italia si è scelto di dare un sostegno alle puerpere, aiutandole nella vita quotidiana e nella ricerca di un parcheggio nei punti più sensibili ed affollati.
Come primi promotori di questa importante iniziativa, insieme alla collega di maggioranza Marilena Congedo ed all'amico e collega di minoranza Paolo Pulli e di concerto con l'Assessorato alle Pari Opportunità, siamo felici di poter comunicare che da oggi parte il periodo di sperimentazione sulle strisce rosa, come già previsto in sede di commissione.
Anche a Galatina, seppur vi sia un evidente vuoto normativo da parte delle istituzioni di Governo, si è deciso di puntare sul senso civico e sulla buona volontà di tutta la comunità che, ne siamo certi, verrà in aiuto delle donne in gravidanza; pertanto da oggi sono operativi, su tutto il territorio comunale, i cosiddetti "Parcheggi Rosa".
Per tutte le informazioni ulteriori su come ricevere il "Pass Rosa", i cittadini e le cittadine galatinesi possono far riferimento al comando di Polizia Locale, che ringraziamo per la collaborazione e l'importante apporto.
Cons. Noel Alberto Vergine
Cons. Diego Garzia
giu192016
Sovente la lettura dei siti internet locali (la classica rassegnazione stampa) somiglia ad una seduta spiritica in grado di svelarti misteri incredibili, tanto che a volte – come questa - ti viene da esclamare: “Perbacco, chi muore si rivede”.
In effetti sulle diverse testate (nel senso di capocciate) giornalistiche locali è apparso di recente un bel comunicatone stampa a firma del Comitato spintaneo Pro - Centro Commerciale (secondo uno dei siti di Galatina, di nuova e robusta costituzione), nel quale con tecniche di massaggio cardiaco e di respirazione bocca a bocca si cerca di rianimare il famoso mega-porco Pantacom.
E’ inutile provare a spiegare ai telescriventi comunicati che è pressoché impossibile portare in vita chi non è mai nato (Pantabort), ma tant’è. Evidentemente son convinti che una grande fede può far smuovere la Montagna (e cementificare la campagna).
Il comunicato continua con una serie di asserzioni che si commentano da sé, tipo che il ricorso al Consiglio di Stato da parte del Comune di Galatina avrebbe “di fatto [dato] il colpo di grazia al progetto ed allontanato quegli investitori che ancora guardavano con interesse a detto progetto e che ora, stante 'ennesima controversia tra le parti, volgeranno i loro interessi su altri insediamenti già pronti ad accoglierli a braccia aperte”. Ma de che? Ma di quali “investitori” blaterano? E quali sarebbero gli “altri insediamenti già pronti ad accoglierli”? E di quali “braccia aperte” farfugliano?
Se c’è una cosa buona e giusta promossa in tutti questi ultimi anni dalla Giunta Montagna è proprio questo benedetto ricorso alla giustizia amministrativa, ora al Consiglio di Stato, volto a smascherare l’inconsistenza patrimoniale, economico-finanziaria nonché commerciale di un progetto e di un promotore, come la Pantacom srl, incapace di fornire alcuno straccio di garanzia a ente e cittadini. Garanzia che non è di “un miliardo” come erroneamente riportato da uno dei siti consultati, ma di un milione di euro (ma sì, se mega deve essere la minchiata lo sia fino in fondo, e possibilmente a braccetto con la moltiplicazione dei pani e dei posti di lavoro, arrivati ultimamente a 200 tondi tondi). Codesta incapacità, la dedurrebbe anche un bambino alle elementari se gli si sottoponesse il bilancio della società pubblicato in Cerved.
In un altro brano del comunicato si legge ancora: “Il comitato cercherà di promuovere una raccolta di firme […]”. Un’altra volta? Ma non ne aveva già raccolte 800 e passa, quelle famose degli altrettanti beati martiri di Collemeto? Non sono più valide quelle firme? No, non ditemi che sono scadute o che non si trovano più.
E infine una curiosità. Volevo chiedere ai collemetesi, se tutti, ma proprio tutti, all’unisono, senza se e senza ma, sono d’accordo con la condanna a morte della loro terra e della loro economia. E’ un dubbio che m’assilla ormai da tempo. Davvero non c’è una, dico una voce dissonante, una stecca nel coro osannante il mega-porco?
*
Tuttavia su di una cosa concordo appieno con il suddetto Comitato pro-porco. Il fatto che se la prenda giustamente con l’amministrazione comunale rea di non dire una volta per tutte chiaro e tondo quanto segue: “Cari concittadini, scusateci tanto: abbiamo fatto una cazzata a suo tempo nel deliberare pressoché all’unanimità un mega-porco commerciale che non ha né capo né coda.
Ci erano sfuggiti tutti i report e tutta la letteratura sul declino della grande distribuzione, sui licenziamenti a catena nei grandi centri commerciali, i negozi vuoti, la saturazione del territorio e la sovrapposizione dei bacini d’utenza (in effetti a meno di 20 minuti di auto da contrada Cascioni esistono due o tre mega-parchi simili), sulla struttura dei costi non comprimibili; per non parlare del consumo di suolo e dell’irreversibile scempio ambientale. Pensavamo ingenuamente che si trattasse di una calamita per le attività commerciali, per i consumatori e per l’occupazione, invece abbiamo capito (tardi, ma l’abbiamo capito) che si trattava invece di una calamità, con l’accento finale. Sì, signori, del porco non si butta via niente. Del mega-porco, a questo punto, tutto”.
Nell’attesa di un’operazione verità di questo genere, uno spettro continuerà ad aggirarsi imperterrito tra Galatina e Collemeto. E sarà ancora quello della Fantacom.
*
P.S. Siete stanchi di leggere tutte queste cose? Pure io, di scriverle.
Antonio Mellone
nov212017
Nella scuola primaria POLO 1 prende il via oggi il progetto "SCUOLA VIRTUS BASKET GALATINA" organizzato dall'A.S.D. VIRTUS BASKET GALANTINA. Il progetto avrà la durata di 5 settimane e vedrà coinvolte tutte le classi della scuola primaria di Galantina e Collemeto, i ragazzi saranno guidati nell'apprendimento dei fondamentali del basket dagli istruttori di mini- basket qualificati: Sandro Argentieri, Paolo Vernich, Carlos Sordi.
La VIRTUS BASKET GALANTINA nell'ambito della realizzazione di tale progetto, ha fatto dono al Polo 1 di un canestro. Il progetto non comporterà alcun costo né per la scuola né per le famiglie degli alunni che prenderanno parte alle lezioni. L'A.S. VIRTUS BASKET ringrazia il Polo 1 nella persona della dirigente scolastica Dott.ssa ANNA ANTONICA, per aver saputo cogliere l'importanza del valore formativo che il progetto " SCUOLA VIRTUS BASKET" rappresenta.
L'attività sportiva è una risorsa culturale ormai riconosciuta nell'ambito delle moderne Scienze dell'educazione, quindi, attraverso il gioco del basket, questo progetto ha come scopo: l'integrazione tra ragazzi, la socializzazione, l'educazione al rispetto dell'altro, la conoscenza di se stessi, l'acquisizione del valore delle regole in modo da riconoscere, attraverso l'attività motoria e sportiva, i valori etici alla base della convivenza civile.
VIRTUS BASKET GALANTINA
giu032018
E ogni tanto è d’uopo puntualizzarlo.
Non esiste governo tecnico o del presidente o di servizio: i governi sono tutti politici (di servizio, oltretutto, dovrebbero esserlo per costituzione). Non spetta al governo fare le riforme, men che meno costituzionali, ma, nel caso, al parlamento. Non esistono partiti o movimenti politici o gruppi parlamentari non populisti: son tutti populisti: un po’ meno forse i gruppi extraparlamentari, ma pur sempre populisti.
*
Il debito pubblico italiano in rapporto al Pil è una frazione impropria (numeratore maggiore del denominatore: oltretutto con un numeratore che cresce in maniera più veloce del denominatore). Non esiste dunque alcuna ricetta di politica fiscale e/o politica monetaria in grado di ridurne la portata. Ogni tentativo in tal senso è destinato a fallire. In presenza di deficit annuale, il debito pubblico (che è la somma di tutti i deficit pregressi) non può che continuare ad aumentare. Il livello del debito pubblico italiano è tale che è ormai matematicamente impossibile provare ad abbatterlo. Non si può svuotare il mare con un’autobotte, né uno scoglio potrà mai arginarlo, come diceva quello. Nessun governo degli ultimi trent’anni, pur dichiarando il contrario, è mai riuscito a limare il debito pubblico di un centesimo. Per inciso diciamo qui che il Pil tutto misura men che la felicità del genere umano.
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I centri commerciali non creano posti di lavoro, li abbattono invece implacabilmente a livello aggregato. Assorbono la ricchezza del territorio per concentrarla nelle mani dei grandi potentati economici (con sede legale sovente fuori zona). I centri commerciali non sono il futuro, ma il passato remoto dell’economia: oltretutto molti Malls, dopo il boom degli ultimi decenni, stanno inesorabilmente chiudendo i battenti. I piccoli fornitori dei centri commerciali il più delle volte son destinati a diventare aziende marginali, con guadagni ridotti praticamente all’osso e crediti che incassano al tempo del poi che è parente del mai. In un centro commerciale non si risparmia mica, nonostante l’illusione ottica del 3x2 e delle altre trovate di marketing simili a questa: si perde, invece, e molto, non solo in termini monetari ma anche di tempo. E il tempo, per chi non se ne fosse ancora accorto, è la cosa più preziosa che abbiamo.
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Non è scientificamente dimostrato che la causa del disseccamento di alcuni ulivi del Salento sia la Xylella. Molti alberi con il batterio della Xylella sono vivi, vegeti e produttivi. Altri stanno seccando pur senza essere affetti da Xylella Fastidiosa. Dunque non esiste corrispondenza biiettiva (se non vi fosse chiaro il concetto ripetetevi per favore l’insiemistica della prima media) tra il disseccamento e questa batteriosi. Le eradicazioni (anche di alberi sani nel raggio di 100 metri) per decretino ministeriale sono pura follia, mentre i trattamenti con pesticidi per fermare la Sputacchina-Vettore-Della-Xylella un crimine contro l’umanità. Certo che bisogna pur far qualcosa, ma non queste coglionate. La percentuale di alberi con Xyella è scarsamente significativa: va da sé che la Xylella è solo un giro di soldi per i soliti avvoltoi. Ora rimane il dubbio su chi sia il parassita più pericoloso per i nostri ulivi.
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Se la stampa e la televisione informassero, o i cittadini studiassero, non saremmo oggi a questi livelli di lobotomia sociale, la ricerca scientifica non sarebbe confinata nelle mura di quattro laboratori di amici degli emeriti baroni universitari, e il Salento non verrebbe (più) bistrattato, sputtanato, intossicato, asfaltato, eradicato o addirittura penetrato da Tap, che giustamente non vogliamo nel nostro giardino. E se una cosa non la vorresti nel tuo giardino, allora non va bene nel giardino di nessuno.
Ultima puntualizzazione a proposito dell’ovvio: la verità non sta nel mezzo: la verità, per definizione, è partigiana. Ed è del tutto inutile querelarla.
Antonio Mellone
gen182018
Il Comune di Galatina e il Dipartimento di Beni Culturali dell'Università del Salento stipulano un accordo al fine di collaborare nell'organizzazione e nella realizzazione di progetti nel campo dei Beni Culturali ed in materia di sviluppo coordinato ed integrato delle attività di ricerca scientifica, di conservazione, recupero e valorizzazione del patrimonio locale e non.
Galatina è stata individuata dall'Università del Salento come sede di svolgimento di attività anche di interesse della Facoltà del DAMS - Discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo, in ragione della rilevanza del proprio patrimonio culturale.
“È un onore per tutta la Città accogliere l'arte e la scienza dell'Università del Salento all'interno del nostro palazzo della Cultura. Per il Comune di Galatina la cultura rappresenta un'importante opportunità strategica per la valorizzazione e lo sviluppo culturale, sociale ed economico dell'intero territorio" dice il Sindaco Amante. "Tra l'altro, in coerenza con gli obiettivi programmatici di mandato, l'amministrazione ha avviato sin da subito azioni rivolte a rendere la cultura il motore da cui far rinascere l'economia e l'orgoglio della Città."
Allo stesso modo l'Assessore alla Cultura Dettù afferma che "la partecipazione degli studenti iscritti al DAMS rappresenta per la Città un'importante occasione di crescita culturale e di coinvolgimento di giovani, esperti, operatori del settore docente e portatori di interesse, che potranno rappresentare per tutto il territorio galatinese una preziosa risorsa. L'accordo con l'Università del Salento si arricchisce anche della rinascita a Galatina della <Notte della Cultura> che coinvolgerà tutte le associazioni del settore, a dimostrazione dell'investimento credibile che l'amministrazione sta facendo sulla madre-cultura."
Ufficio stampa Marcello Amante
ott022019
Vola la LIBELLULA TRICASE nel week end pallavolistico dedicato alla memoria di Fernando Panico, regolando al sabato la BCC Leverano di serie A3 e nella finale di domenica un’EFFICIENZA ENERGIA GALATINA apparsa non al meglio della condizione fisica in alcuni elementi.
La finale inaspettata tra le due compagini che si misureranno con analoghi propositi di vertice nel prossimo campionato di serie B, è figlia di indiscusse vittorie rispettivamente contro Leverano ed Alessano scese in campo al gran completo.
L’apertura del XIV Memorial “Fernando Panico” infatti è spettata alla BCC Leverano che ha battagliato per cinque set con la LIBELLULA Tricase cedendo al tie-break per 10-15. Nella seconda gara i padroni di casa di Efficienza Energia hanno concesso un solo set ,il terzo, al sestetto di mister Bramato per poi chiudere l’incontro ai vantaggi( 26-24) con un 3-1 gratificante.
Nella finalina domenicale tra le due compagini di serie A3, è stato il sestetto dell’Aurispa Alessano ad imporsi per 2-0 sul gruppo di mister Zecca, che probabilmente è ancora nella fase iniziale di scarico avendo accusato una tenuta fisica non ottimale.
Il successo del gruppo guidato dal tecnico Marano nella finale contro Galatina è stato limpido: in bilico solo nei primi due set, vinti uno per parte (27-29 e 25-22), è scivolato poi in un crescendo nel terzo parziale, convenuto tra le parti di chiuderlo a 25, arrivando alla vittoria col punteggio di 25-18.
Utili indicazioni sapranno trarre i rispettivi allenatori da queste gare che hanno offerto delle buone trame di gioco suscitando consensi ed applausi da parte del pubblico galatinese, notoriamente di “bocca buona”.
La cerimonia di chiusura, aperta da un breve ricordo della figura di Fernando da parte del Comitato Promotore dell’evento, ha visto autorità sportive e politiche premiare il corpo arbitrale e i rappresentanti delle società del Leverano, Alessano, Tricase e Galatina con una targa ricordo.
Piero de lorentis
AREA COMUNICAZIONE
SBV OLIMPIA GALATINA
mag272018
Da tempo m’arrovellavo nel tentativo di capire cosa avessero in comune la Tap, le eradicazioni di alberi e la diffusione di pesticidi in nome della “emergenza” Xylella, i novelli Centri Commerciali, i Villaggi Turistici da colare nelle superstiti foreste vergini, le Trivelle, e molti altri simili gigli di campo (santo).
Eureka, ho trovato: il minimo comun denominatore di tutto questo è il Diciamo Popolo che più o meno consapevolmente lo sostiene.
Si tratta di una genia multiforme che va dai diretti interessati (i soliti quattro gatti fra imprenditori con le pezze ai glutei, finanzieri con i soldi degli altri, editori e politici in conflitto di interessi, e ovviamente “giornalisti” a libro paga) e la gran massa di chi è acriticamente prono alle decisioni altrui per conformismo e spirito gregario.
Stiamo parlando di una maggioranza perlopiù silenziosa, e forse proprio per questo ancor più pericolosa, composta da fatalisti stravaccati su morbidi divani, formulatori di frasi killer tipo “tanto hanno già deciso tutto”, telespettatori di grandi fratelli, degustatori di piatti di lenticchie elargiti da munifiche Marie Antoniette, elettori di partiti del cemento, servitori di più padroni, monarchici incapaci di concepire l’esistenza degli anarchici, mistificatori allo stato brado, cronisti copia-incollatori di comunicati-stampa, sostenitori del politically correct, promotori dell’incoscienza di classe, consumatori suggestionati dal 3x2, fondamentalisti del mercato, frequentatori (perfino domenicali) dei centri commerciali, schiavi legati a catene in franchising, intenditori di niente, profani su tutto il resto, fiancheggiatori del trasversalismo partitocratico, querelatori della Parola Contraria, proletari del consenso, “scienziati” che hanno famiglia, nemici compulsivi dei libri, coccodrilli lacrimanti, chiacchieroni inconcludenti, adepti dell’ennesima “riforma” della Costituzione, subalterni al Pensiero Unico, massacratori di storia e geografia, Briatori in pectore, fautori del Sì a tutto, fossili come le energie che difendono, giustificatori di ogni devastazione in nome dello “sviluppo”, funzionari dell’usa e getta, adoratori della ricchezza altrui.
Seduti in riva al fiume in attesa del cadavere (molto probabilmente il loro), sempre allineati e coperti, i diretti disinteressati stanno alla finestra, non si espongono mai alzandosi in piedi, aspettano i cambiamenti dall’alto, e capiscono le cose dieci anni dopo che sono accadute.
Troppo tardi forse per liberarsi di ciò che da tempo hanno appiccicato addosso: il cartellino con un codice a barre.
Antonio Mellone
giu112014
La sfida motociclisti contro Cavalieri a Equestrian Show - Favola di Primavera Noha
apr302015
Stasi:”Dopo il 4-2 subito in trasferta, mi aspetto un moto d'orgoglio per domenica in casa contro il Padova.”
I parziali delle partite raccontano di un Pesaro partito molto forte, con le vittorie di Giacomo Giunta (2.7) contro Luca Giordano (2.5) per 6/1 6/2 e di Leonardo Dell'Ospedale (2.8) contro il giovanissimo e ancora inesperto Alberto Giannini (3.2) per 6/0 6/1.
A ristabilire la parità, però, ci hanno pensato i numeri uno e due della squadra galatinese, Alexander Lazov (1.20) che ha battuto il pesarese Francesco Mendo (2.3) per 6/3 7/5 e Pierdanio Lo Priore (2.4) che ha letteralmente demolito Niccolò Nardi (2.4) con il risultato di 6/2 6/1.
Sul risultato di due a due, quindi, i doppi risultavano decisivi sia per una squadra, che per l'altra. Purtroppo, però, le cose non sono andate per il verso giusto ed entrambi i doppi sono stati persi dai nostri ragazzi. Nulla da fare per l'inedita coppia Stasi (3.2) / Giannini, sconfitti da Giunta / Sani (7/6 6/2) e per i forti Lazov-Lo Priore, battuti da Nardi e Mendo (6/1 1/6 7/6).
Si riparte, dunque domenica 3 maggio, alle 10 in punto, presso il Circolo Tennis di Galatina, contro il “Tennis San Paolo” di Padova. Un match sulla carta non facilissimo, ma i salentini potranno vedere l'esordio di due nuovi nomi di questo campionato di serie B: il pistolero di Arcore, Davide Albertoni (2.4) ed il greco Paris Ghemouchidis (2.5). A loro il compito di tenere alto il nome del CT Galatina ed affiancare i compagni Lo Priore, Giordano, Stasi e Giannini.
I tennisti del San Paolo di Padova, dal canto loro, possono contare su una squadra fortissima, formata dallo sloveno Andrej Kracman (2.3), Alberto Nieri (2.3), Alessandro Bartolini (3.2), Alessandro Borchia (3.3) e Tommaso Fornasier (3.4).
”Domenica scorsa abbiamo letteralmente invaso Pesaro con i nostri valorosi tifosi, ma questo purtroppo è servito a poco. Devo dare merito ad una squadra fortissima, che rispetto allo scorso anno si è rafforzata, ma se non fosse stato per alcuni momenti poco fortunati, probabilmente avremmo potuto portare a casa un risultato ben diverso. Sono certo che i miei si faranno sentire nella prossima partita in casa, contro il Padova. Il nostro obiettivo non deve cambiare. E' obbligatorio uno slancio d'orgoglio. Siamo abituati a lottare e ad essere più forti della sfortuna. Ce la faremo, io ci credo!”
Galatina, 28 Aprile 2015
lug062014
Gruppo Consiliare di Rifondazione Comunista al Comune di Galatina
Antonio Congedo - Luigi Longo
dic222016
All'inizio fu un Esposto con l'apposizione di ben 500 firme di cittadini di Soleto e dei paesi limitrofi ma anche di gente che veniva da fuori. Si chiedeva in quell Esposto alla Magistratura Leccese di fare qlcs per capire di che morte stavamo morendo nella zona più colpita da tumori al polmone del Salento. Si chiedeva ai Magistrati di fare analisi, di controllare i fumi, di mettere le centraline in continum nei camini H24 delle grandi ciminiere in modo da poterle monitorare. Si chiedeva di fare le analisi del latte materno e di pecora per vedere lo stato di diossina che poteva esserci nelle nostre campagne. Da quel momento dobbiamo dire che qlcs si è mosso. Sono cominciate le ispezioni per vedere se c'erano rifiuti tombati. Si sono fatti dei controlli nei bitumifici tanto che alcuni sono stati messi sotto procedura d'infrazione. Si sono attivate delle commissioni come Repol ed altre per studiare il fenomeno Salento. Intanto a Soleto alcuni giovani , quelli che promossero l'esposto, si attivavano ancora per un secondo step di iniziative: Il Lenzuola day. Soleto venne tappezzata da lenzuola con scritte anche allarmanti come SOLETO, TU MUORI. Ricordo una madre che venne a chiedere di togliere quel lenzuolo dal balcone perchè la irritava. Un'altra figlia ci disse che facevamo male perché non rispettavamo i veri malati di tumore. Col senno di poi forse avevamo osato molto. Quella figlia proprio due anni dopo perse la mamma di tumore.
Ed eccoci arrivati ai giorni nostri. L' era della terza fase di lotta che ben si definiva in quell' Esposto: LE ANALISI DEL LATTE. Sono passati più di due anni e di questo nessuno ne parla più o meglio ne parlava più. Tutto sembrava finito. Nuova Messapia, la promotrice di Quell' Esposto ora è assente.. Ed allora che fare? Tutto finito? Proprio ora che dovevamo raccogliere i frutti concreti ed avviare una ricerca dal basso?
Uno dei promotori di Quell' Esposto non si è arreso mai ed ha sempre cercato di portare la battaglia avanti. Latte materno, Latte di pecora o acqua? A distanza di 3 anni , si profila di nuovo un coinvolgimento pieno per procedere su questa strada solo che si manifesta , da parte di alcuni cittadini, la volontà di fare le analisi dell'acqua più che del latte. Si ritiene che l'acqua sia il bene comune par eccellent. Ed ecco a questo punto che la volontà popolare ha il sopravvento. SI PARTE PER FARE LE ANALISI DELL'ACQUA . Ci si mette in contatto con il centro analisi , si chiedono informazioni, costi, procedure, tempi di attesa, attendibilità, il tipo di sostanze monitorate. Il risultato è che per ogni campione si spendono 300 euro e consistono questi esami in due branche: DIOSSINA da una parte e.....bMETALLI PESANTI ATRAZINA NITRATI dall'altra. Due campioni separati .Costo 600 euro. La mia Associazione, FARE AMBIENTE decide di attivarsi e incominciare una campagna di informazione e divulgazione per promuovere la RACCOLTA FONDI PRO ANALISI DELL'ACQUA e.....se dovessero avanzare soldi .....anche per il Latte di Pecora e Latte Materno. Si badi bene che Mai , dico mai , nel SUOLO SALENTINO SI È MAI MONITORATO IL LATTE MATERNO. Si è monitorato il Latte di Pecora o di bovini (vedi copersalento) ma mai il LATTE MATERNO. Sarebbe davvero sorprendente se dovessero uscire risultati allarmanti. Una cosa è certa: gli aborti spontanei sono di gran lunga aumentati in questa zona. Questo potrebbe essere un campanello d'allarme. Cosa chiediamo alle persone? Chiediamo di essere partecipi e coinvolti tutti in questa azione sinergica: Popolazione , istituzioni, organizzatori , tutti uniti per cercare di capire come stanno realmente le cose con l'ambiente. Un segnale positivo che ci potrebbe venire dall'acqua ci renderebbe tutti più felici e ci potrebbe far essere più positivi nei confronti della vita. Un segnale positivo dal latte potrebbe renderci più sicuri per quanto riguarda la diossina. Essa è una sostanza che una volta che cade si deposita e si somma alle altre particelle sul terreno. Potremmo scoprire se la nostra zona è più inquinata di Seveso o se invece è esente da questa pericolosa sostanza. Potremmo vedere e toccare con mano se i nostri bimbi che allattano dal seno lo possono fare tranquillamente o se invece siamo tutti in pericolo. Insomma , una procedura di questo genere proprio perché parte dal basso ha più valore aggiunto. Con questa operazione mettiamo una PIETRA MILIARE NELLA STORIA DEL SALENTO SOTTO IL PROFILO AMBIENTALE. Noi , come associazione di FARE AMBIENTE , CHIEDIAMO PARTECIPAZIONE E CONTRIBUZIONE nell'ordine di pochi spiccioli di euro. Si tenga presente che in cassa abbiamo l'equivalente di un campione e mezzo. Chiediamo di mettersi in contatto con noi affinché si possa raggiungere la modica cifra di 1200 euro per fare i 4 campionamenti. Tutto il Salento è invitato a partecipare perchè , mentre noi della zona di Soleto siamo interessati a bere l'acqua di Corigliano, altri della parte nord del Salento potrebbero contribuire per un campionamento della loro acqua che proviene dal Pertusillo.Quindi , benvengano donazioni ďalla parte alta della provincia di Lecce con la loro acqua e con il loro latte. Porteremo tutto in laboratorio che a titolo informativo è RIGOROSAMENTE TOP SECRET e FUORI REGIONE ANZI FUORI ITALIA CENTRO SUD a scanzonato di equivoci e conflitti di interesse.Quale interesse? La nostra Salute Vs la Salute di Stato. Ilva docet.
Salvatore Drake Masciullo
gen282021
Di seguito inoltriamo la risposta dell'assessore con delega alle associazioni, Nico Mauro, all’interrogazione a firma dei consiglieri comunali di minoranza sul recente dibattito in merito alla richiesta di utilizzo di locali di proprietà comunale in uso esclusivo da parte del Circolo Athena.
"Il problema della allocazione delle Associazioni operanti sul territorio presso locali di proprietà comunale non è recente ed ha fatto sentire i suoi effetti proprio in questi ultimi anni.
Ci sono due ragioni essenziali. La prima è che proprio questa Amministrazione Comunale ha favorito la collaborazione con le Associazioni determinando un effetto virtuoso di responsabilizzazione rispetto al ruolo propulsivo per la crescita della Città.
L’altra ragione è da porsi nella contingenza economica assolutamente sfavorevole che vede penalizzata l’attività delle diverse associazioni che hanno difficoltà a reperire fondi anche da sostenitori commerciali.
In questa Città l’impegno fondamentale di ognuna di esse si basa su progetti di natura sociale verso l’accoglienza e l’assistenza di persone con inabilità motorie o cognitive, piuttosto che verso attività di supporto all’infanzia soprattutto ospedalizzata. Altre associazioni provvedono ad educare all’arte musicale come ancora altre si occupano di promuovere una forma tradizionale di cultura, fatta di cura della parola espressa in tutte le sua forme.
Concorderemo tutti che l’aggregazione ricreativa vera e propria, fatta per esempio di incontri in cui il tempo trascorre tra qualche partita a carte piuttosto che a biliardo, o con l’organizzazione di scuole di bridge, non si possa ritenere di interesse sociale in senso allargato né essere presupposto per avviare “attività di pensiero”.
Le attività delle diverse Associazioni hanno livelli di percezione differenti nell’opinione pubblica a seconda della tendenza di ognuno o della particolare attenzione verso uno specifico argomento. 𝐈𝐧 𝐧𝐞𝐬𝐬𝐮𝐧 𝐜𝐚𝐬𝐨 𝐩𝐞𝐫𝐨̀ 𝐩𝐮𝐨̀ 𝐞𝐬𝐬𝐞𝐫𝐞 𝐮𝐧𝐚 𝐀𝐦𝐦𝐢𝐧𝐢𝐬𝐭𝐫𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐂𝐨𝐦𝐮𝐧𝐚𝐥𝐞 𝐚 𝐝𝐞𝐭𝐞𝐫𝐦𝐢𝐧𝐚𝐫𝐞 𝐚𝐭𝐭𝐫𝐚𝐯𝐞𝐫𝐬𝐨 𝐬𝐜𝐞𝐥𝐭𝐞 𝐝𝐢𝐫𝐞𝐭𝐭𝐞, 𝐮𝐧𝐚 𝐬𝐜𝐚𝐥𝐚 𝐝𝐢 𝐦𝐞𝐫𝐢𝐭𝐢.
Questa Amministrazione ha trovato diversi locali comunali già occupati da Associazioni del territorio e tra queste per esempio l’Associazione Arma Carabinieri, l'Associazione Polizia di Stato, Proloco, l'Associazione Città del vino oltre le storiche Combattenti e reduci e Società Operaia nonché i locali assegnati alla Protezione Civile e per la gestione dell’Infopoint Comunale.
Per alcune associazioni è in corso una ricognizione per valutare se l’attività risponda ancora alle ragione per cui a suo tempo furono assegnati i locali.
Approfitto di questa circostanza per dire che non 𝐞̀ 𝐩𝐫𝐞𝐯𝐢𝐬𝐭𝐨 𝐚𝐥𝐜𝐮𝐧𝐨 𝐬𝐩𝐨𝐬𝐭𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐨 𝐝𝐞𝐠𝐥𝐢 𝐮𝐟𝐟𝐢𝐜𝐢 𝐝𝐢 𝐏𝐨𝐥𝐢𝐳𝐢𝐚 𝐋𝐨𝐜𝐚𝐥𝐞 𝐩𝐫𝐞𝐬𝐬𝐨 𝐥’𝐞𝐱 𝐭𝐫𝐢𝐛𝐮𝐧𝐚𝐥𝐞.
𝐈 𝐛𝐞𝐧𝐢 𝐢𝐦𝐦𝐨𝐛𝐢𝐥𝐢 𝐝𝐢 𝐩𝐨𝐬𝐬𝐢𝐛𝐢𝐥𝐞 𝐝𝐞𝐬𝐭𝐢𝐧𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐚𝐥𝐥𝐞 𝐚𝐬𝐬𝐨𝐜𝐢𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐢 𝐯𝐞𝐫𝐫𝐚𝐧𝐧𝐨 𝐚𝐬𝐬𝐞𝐠𝐧𝐚𝐭𝐢 𝐭𝐫𝐚𝐦𝐢𝐭𝐞 𝐛𝐚𝐧𝐝𝐨 𝐜𝐨𝐦𝐮𝐧𝐚𝐥𝐞.
Ad associazioni che ne hanno fatto richiesta, come per esempio l’Università Popolare “Aldo Vallone”, è stata concessa l’opportunità di svolgere, in locali disponibili tra il polo Biblio-Museale e l’ex monastero delle Clarisse, le iniziative maturate in seno al proprio consiglio direttivo, opportunamente calendarizzate, o altre manifestazioni di interesse pubblico che necessitino di idonei luoghi per essere proposte. 𝐍𝐨𝐧 𝐞̀ 𝐬𝐭𝐚𝐭𝐨 𝐜𝐨𝐦𝐮𝐧𝐪𝐮𝐞 𝐢𝐧 𝐚𝐥𝐜𝐮𝐧 𝐦𝐨𝐝𝐨 𝐚𝐬𝐬𝐞𝐠𝐧𝐚𝐭𝐨 𝐥’𝐮𝐬𝐨 𝐞𝐬𝐜𝐥𝐮𝐬𝐢𝐯𝐨 𝐝𝐞𝐢 𝐥𝐨𝐜𝐚𝐥𝐢 𝐢𝐧𝐬𝐢𝐬𝐭𝐞𝐧𝐭𝐢 𝐢𝐧 𝐝𝐞𝐭𝐭𝐢 𝐢𝐦𝐦𝐨𝐛𝐢𝐥𝐢.
A fronte di particolari proposte l’Amministrazione concede il Patrocinio anche condividendo alcuni dei costi pertinenti non potendo, per regolamento comunale e per vincoli nella procedura di pre-dissesto, erogare dei contribuiti.
L’impegno di questa Amministrazione a sostenere le attività prettamente culturali del circolo Athena è stato espresso dall’Assessore Cristina Dettù in diverse circostanze ed è qui ribadito nella misura in cui, come altri, 𝐢𝐥 𝐂𝐢𝐫𝐜𝐨𝐥𝐨 𝐀𝐭𝐡𝐞𝐧𝐚 𝐡𝐚 𝐥𝐚 𝐩𝐨𝐬𝐬𝐢𝐛𝐢𝐥𝐢𝐭𝐚̀ 𝐝𝐢 𝐮𝐬𝐮𝐟𝐫𝐮𝐢𝐫𝐞 𝐝𝐞𝐠𝐥𝐢 𝐬𝐩𝐚𝐳𝐢 𝐜𝐨𝐦𝐮𝐧𝐚𝐥𝐢 𝐩𝐞𝐫 𝐢𝐧𝐢𝐳𝐢𝐚𝐭𝐢𝐯𝐞 𝐝𝐢 𝐢𝐧𝐭𝐞𝐫𝐞𝐬𝐬𝐞 𝐩𝐮𝐛𝐛𝐥𝐢𝐜𝐨 𝐞 𝐩𝐨𝐭𝐫𝐚̀ 𝐮𝐭𝐢𝐥𝐢𝐳𝐳𝐚𝐫𝐞 𝐥𝐨𝐜𝐚𝐥𝐢 𝐧𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐬𝐞𝐝𝐞 𝐝𝐞𝐥 𝐌𝐮𝐬𝐞𝐨 𝐂𝐢𝐯𝐢𝐜𝐨 𝐩𝐞𝐫 𝐢𝐧𝐜𝐨𝐧𝐭𝐫𝐢 𝐝𝐢 𝐩𝐫𝐨𝐠𝐫𝐚𝐦𝐦𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥’𝐚𝐭𝐭𝐢𝐯𝐢𝐭𝐚̀ 𝐜𝐮𝐥𝐭𝐮𝐫𝐚𝐥𝐞.
La continuità operativa del Circolo potrà non essere in linea con le consuetudini associative ma non è imputabile certo a questa Amministrazione Comunale una significativa riduzione del numero dei soci benemeriti che hanno permesso nel corso degli anni di sostenere una parte dei costi di gestione di tutte le attività.
I traguardi culturali sono l’esito dell’azione di una Comunità intera sia per l’opera di gruppi organizzati di persone che di singoli individui. Nulla può fermarne lo slancio.
E’ miope e strumentale non cogliere l’attivismo di molte Associazioni che si sono prodigate in iniziative di spessore e richiamo con al loro fianco l’Amministrazione Comunale, dando lustro a tutta la Città.
Attendiamo fiduciosi che anche dal circolo Athena possano giungere proposte progettuali di grande respiro da condividere ed accompagnare.
Quanto dobbiamo “al vecchio sgabuzzino” di Via Cavoti, un piccolo cenacolo in cui straordinari intellettuali galatinesi si ritrovavano per discutere e raccontare e contribuire, nella umiltà che li contraddistingueva, a fare la storia culturale di Galatina?
Il 𝐂𝐢𝐫𝐜𝐨𝐥𝐨 𝐀𝐭𝐡𝐞𝐧𝐚 non scomparirà certo per la provvisoria assenza di una sede stabile e non mancherà in futuro di riaffermare la propria valenza culturale sullo slancio di un nuovo assetto organizzativo."
Nico Mauro
Assessore alle attività associative
set062017
L' A.S.D VIRTUS BASKET GALATINA comunica che da Martedì 19 settembre riprenderanno i corsi di basket e mini basket per ragazzi e ragazze dai 4 ai 15anni . Come ogni anno gli atleti saranno suddivisi in gruppi per fasce d'età. Il team da quest'anno si avvarrà della collaborazione del preparatore fisico e professore ISEF e F.I.P. Francesco Marzo che prenderà parte agli allenamenti per garantire maggiore cura nella preparazione motoria fisica generale ed individuale degli atleti.
Lo Staff tecnico sarà composto da Sandro Argentieri Istruttore giovanile/istruttore Minibasket FIP e di Matteo Caggiula Istruttore Minibasket FIP
Saranno tante le novità che la Virtus Basket Galantina ha preparato per voi nella stagione sportiva 2017/2018!
Per qualsiasi informazione contattate il coach Sandro Argentieri al numero 3334368532.
Il basket è l'unico sport che tende al cielo. Per questo è una rivoluzione per chi è abituato a guardare sempre per terra. ( Bill Russell ex/ giocatore NBA)
Vi aspettiamo!!!
VIRTUS BASKET GALATINA
giu032020
Bravissima la nostra Arianna Gabrieli insignita dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella del titolo di Cavaliere del Lavoro per la sua attività di ricerca.
Congratulazioni, dottoressa, e "ad maiora" da parte di tutti i nohani.
Come annunciato ieri a Codogno, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha voluto insignire dell’onorificenza di Cavaliere al merito della Repubblica un primo gruppo di cittadini, di diversi ruoli, professioni e provenienza geografica, che si sono particolarmente distinti nel servizio alla comunità durante l’emergenza del coronavirus. I riconoscimenti, attribuiti ai singoli, vogliono simbolicamente rappresentare l’impegno corale di tanti nostri concittadini nel nome della solidarietà e dei valori costituzionali.
Annalisa Malara e Laura Ricevuti, rispettivamente, anestesista di Lodi e medico del reparto medicina di Codogno, sono le prime ad aver curato il paziente 1 italiano.
Maurizio Cecconi, professore di anestesia e cure intensive all’Università Humanitas di Milano, è stato definito da Jama (il giornale dei medici americani) uno dei tre eroi mondiali della pandemia.
Mariateresa Gallea, Paolo Simonato, Luca Sostini sono i tre medici di famiglia di Padova che volontariamente si sono recati in piena zona rossa per sostituire i colleghi di Vo’ Euganeo messi in quarantena.
Don Fabio Stevenazzi del direttivo della Comunità pastorale San Cristoforo di Gallarate (VA) è tornato a fare il medico presso l’Ospedale di Busto Arsizio.
Fabiano Di Marco, primario di pneumologia all’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo ha raccontato la tragica situazione della città e dell’ospedale.
Monica Bettoni, ex senatrice e Sottosegretaria alla Sanità, medico in pensione, ha deciso di tornare in corsia a Parma.
Elena Pagliarini è l’infermiera di Cremona ritratta nella foto diventata simbolo dell’emergenza coronavirus. Positiva, è guarita.
Marina Vanzetta, operatrice del 118 di Verona, ha soccorso una anziana donna e le è stata accanto fino alla morte.
Giovanni Moresi, autista soccorritore di Piacenza Soccorso 118, ha offerto una testimonianza del ruolo degli autisti soccorritori del 118.
Beniamino Laterza, impiegato presso l’Istituto di vigilanza “Vis Spa” e presta servizio nell’ospedale Moscati di Taranto, presidio Covid.
Del team presso l'Istituto Nazionale Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani di Roma – struttura di eccellenza della sanità pubblica fanno parte:
Maria Rosaria Capobianchi, a capo del team che ha contribuito a isolare il virus
Concetta Castilletti, responsabile della Unità dei virus emergenti.
Francesca Colavita, Fabrizio Carletti, Antonino Di Caro, Licia Bordi, Eleonora Lalle, Daniele Lapa, Giulia Matusali, biologi
Nel team di ricerca dell’ospedale Sacco e dell'Università degli Studi di Milano, poli di eccellenza nell’ambito del sistema sanitario e di ricerca nazionale:
Claudia Balotta a capo del team, ora in pensione. Nel 2003 aveva isolato il virus della Sars.
Gianguglielmo Zehender, professore associato.
Arianna Gabrieli, Annalisa Bergna, Alessia Lai, Maciej Stanislaw Tarkowski ricercatori
Ettore Cannabona, Comandante della Stazione dei Carabinieri di Altavilla Milicia (Palermo), ha devoluto in beneficenza l’intero stipendio mensile.
Bruno Crosato in rappresentanza degli Alpini della Protezione civile del Veneto che hanno ripristinato in tempi record 5 ospedali dismessi della regione.
Mata Maxime Esuite Mbandà, giocatore per il Zebra Rugby Club e per la nazionale italiana, volontario sulle ambulanze per l’Associazione Seirs Croce Gialla di Parma.
Marco Buono e Yvette Batantu Yanzege della Croce Rossa Riccione hanno risposto all’appello della Lombardia che chiedeva aiuto a medici e personale con ambulanze.
Renato Favero e Cristian Fracassi, il medico che ha avuto l’idea di adattare una maschera da snorkeling a scopi sanitari e l’ingegnere che l’ha realizzata.
Concetta D’Isanto, addetta alle pulizie in un ospedale milanese. Fa parte di quella schiera di lavoratori che ha permesso alle strutture sanitarie di andare avanti nel corso dell’emergenza.
Giuseppe Maestri, farmacista a Codogno, ogni giorno ha percorso cento km per recarsi in piena zona rossa.
Rosa Maria Lucchetti, cassiera all’Ipercoop Mirafiore di Pesaro, ha lasciato una lettera agli operatori 118 donando loro anche tre tessere prepagate di 250 euro.
Ambrogio Iacono, docente presso l’istituto professionale alberghiero Talete di Ischia. Positivo, ricoverato al Rizzoli di Lacco Ameno, ha continuato a insegnare a distanza nei giorni di degenza.
Daniela Lo Verde, preside dell’istituto “Giovanni Falcone” del quartiere Zen di Palermo, ha lanciato una campagna di raccolta fondi per regalare la spesa alimentare ad alcune famiglie in difficoltà. Suo l’appello per recuperare pc e tablet per consentire ai suoi allievi di seguire le lezioni a distanza.
Cristina Avancini, l’insegnante di Vicenza che nonostante il contratto scaduto non ha interrotto le video-lezioni con i suoi studenti.
Alessandro Santoianni e Francesca Leschiutta, direttore della casa di riposo della Parrocchia di San Vito al Tagliamento (PN) e coordinatrice infermieristica che, insieme agli altri dipendenti, sono rimasti a vivere nella struttura per proteggere gli anziani ospiti.
Pietro Terragni, imprenditore di Bellusco (Monza e Brianza), in seguito alla morte di un dipendente, Erminio Misani, che lasciava la moglie e tre figli, ha assunto la moglie Michela Arlati.
Riccardo Emanuele Tiritiello, studente dell’istituto Paolo Frisi di Milano. Con il padre e il nonno hanno cucinato gratuitamente per i medici e gli infermieri dell’ospedale Sacco.
Francesco Pepe, quando ha dovuto chiudere il suo ristorante a Caiazzo di Caserta ha preparato pizze e biscotti per i poveri e gli anziani in difficoltà, organizzando una raccolta fondi per l’ospedale di Caserta.
Irene Coppola ha realizzato, a sue spese, migliaia di mascherine. Ha aiutato una associazione per sordi inventando una mascherina trasparente per leggere il labiale.
Alessandro Bellantoni con il proprio taxi ha fatto una corsa gratis di 1.300 km per portare da Vibo Valentia all’ospedale Bambin Gesù di Roma una bambina di tre anni per un controllo oncologico.
Mahmoud Lufti Ghuniem, in Italia dal 2012, fa il rider. Si è presentato alla Croce Rossa di Torino con uno stock di mille mascherine acquistate di tasca sua.
Daniele La Spina in rappresentanza dei giovani di Grugliasco al servizio della città di Torino che hanno portato prodotti di prima necessità a chi ne ha bisogno, in particolare agli anziani soli.
Giacomo Pigni, volontario dell’Auser Ticino-Olona ha coinvolto una ventina di studenti che hanno iniziato a fare chiamate di ascolto per dare compagnia alle persone sole.
Pietro Floreno, malato da oltre dieci anni di Sla ha comunicato di voler mettere a disposizione della ASL, per i malati di coronavirus, il suo ventilatore polmonare di riserva.
Maurizio Magli, in rappresentanza dei 30 operai della Tenaris di Dalmine che, quando è arrivata la commessa per la produzione di 5mila bombole nel minor tempo possibile, hanno volontariamente continuato a lavorare.
Greta Stella, fotografa professionista, volontaria presso la Croce Rossa di Loano (Savona), ha realizzato un racconto fotografico dell’attività quotidiana dei volontari.
Giorgia Depaoli, cooperante internazionale e si dedica in particolare alla difesa dei diritti delle donne. Ha subito dato la sua disponibilità alla piattaforma “Trento si aiuta” .
Carlo Olmo,ha contribuito nel rifornire gratuitamente Comuni e strutture sanitarie del Piemonte di mascherine, guanti, camici.
Maria Sara Feliciangeli, fondatrice dell’Associazione Angeli in moto, insieme ai suoi amici motociclisti si è impegnata per consegnare i farmaci a domicilio alle persone con sclerosi multipla.
fonte:Presidenza della Repubblica
gen252022
«Dunque, dove eravamo rimasti?», avrebbe detto un illustre italiano… In realtà ci siamo sempre stati in questi anni, sicuramente facendo più politica «di strada» che «di palazzo»: come sempre d’altronde… come ci hanno insegnato i nostri padri, come ci sprona a fare il nostro cuore…
Tuttavia siamo nuovamente qui, con qualche anno in più e sicuramente con qualche cicatrice di troppo, per riprendere un impegno politico non più solo privato… ma più propriamente collettivo, intimamente sociale.
E per far questo, ci siam presi la briga di attualizzare il nostro manifesto di valori e, pur conservandone le radici, di riscrivere la nostra idea di città passando anche da una rivisitazione del nostro simbolo: quasi a volerlo assurgere ad icona del nostro progetto politico.
Galatina Altra è stata ed è un movimento civico spontaneo: un moto dell’animo prima ancora della ragione; un moto che nasce dall’idea di voler rappresentare un’ulteriore, diversa visione di città: un’organizzazione pluralista al servizio della città-tutta, anche delle periferie territoriali. Una realtà in cui, ogni punto di vista, ha voce e ragion d’essere se funzionale al benessere sociale e ambientale del territorio in cui viviamo.
Galatina, quindi, come motore e volano di crescita di tutto il territorio salentino, quasi a divenirne «centro di gravità permanente»: un sole che splende per mettere in luce tutte le nostre ricchezze artistico-culturali, la nostra produzione artigianale, la nostra vocazione agro-alimentare ed enogastronomica, il nostro impulso commerciale, la nostra sensibilità sociale verso gli «invisibili» e gli «ultimi», la nostra empatica predisposizione ad accogliere sia chi viene a visitare il nostro territorio, sia chi poi, nonostante tutto, ci resta, imparandolo ad amare.
Da qui la scelta di un simbolo che, col suo mix cromatico, riprendesse quel ventaglio di colori in grado di ricordare la nostra terra. Il giallo caldo del sole salentino, che sfuma verso l’arancione, opportunamente raffigurato su una rosa dei venti a sedici raggi uguali, quasi a voler usare il vento salentino per rappresentare le «correnti» di pensiero che nel nostro gruppo hanno ed avranno sempre tutte lo stesso valore; il rosso della passione, del sacrificio, del lavoro: un rosso che tende sui toni del porpora come il colore della terra che lavora la nostra gente ; e poi c’è il verde della nostra vegetazione, delle colture che ornano i nostri paesaggi. Tutto questo per dare una cornice alla parola «altra», scritta col tratto volutamente calligrafico per indicare un diverso punto di vista che si aggiunge, tuttavia, agli altri, in maniera caratterizzante, quasi a voler intendere la firma di chi «c’ha sempre messo la faccia».
Infine, lo slogan «Verde è Lavoro», sintesi della nostra essenza politica e della ragion d’essere di questo rinnovato impegno sociale: slogan con cui ci introduciamo al concetto di «verde» come dinamo dello sviluppo economico e, quindi, del lavoro: perché la valorizzazione dell’ambiente, la riqualificazione urbana, la transizione ecologica nonché l’impiego sostenibile della nostra terra diventino motore per la crescita del tessuto economico e occupazionale del Salento.
Ufficio Stampa
Galatina Altra
ott292014
Fino a pochi decenni addietro, privi ancora del nostro beato progresso, si viaggiava a “basse velocità”. Pochi erano gli utenti dell’auto, ci si spostava con mezzi di fortuna: treno, autobus, vespe e motorini, biciclette e solo pochi fortunati con l’automobile. Una delle gite più diffuse era quella alla volta di Santa Maria di Leuca, de finibus terrae, ultimo scoglio, approdo di paradiso e orizzonte di misteri. Si andava a far visita al Santuario Mariano: la gita era un pellegrinaggio. Per raggiungerlo si percorrevano stradine poco larghe e spesso interrotte da incroci con tratturi di campagna e paesini di un fascino unico. Ognuno lasciava un ricordo indelebile nella nostra memoria. Si apprezza meglio la storia, come la vita, se assaporata a piccole dosi.
Si partiva all’alba, debitamente attrezzati di cibarie come se si dovesse attraversare l’oceano Atlantico. Pioggia o sole, il divertimento e la gioia erano assicurati e soprattutto contemplati, perché l’isterico viaggiare dei nostri giorni, con la brama di arrivare subito e ovunque, non aveva ancora visto la luce. Ma questa è “nostalgia del passato”, “i tempi sono cambiati” e il “progresso ha reso più rapidi gli spostamenti” da un luogo a un altro.
E poi ancora: “al progresso non ci si può opporre, si perderebbero i finanziamenti perché dirottati altrove, si perderebbe l’unica concreta possibilità di sviluppo che abbiamo, l’unica occasione della vita per avere la ‘Strada Maestra’” (cfr. http://www.galatina.it/inizino-i-lavori-della-statale-275).
E dulcis in fundo un’altra chicca di saggezza: “saranno accese tantissime fiaccole, per ogni decesso avvenuto nel corso degli ultimi anni”. Come se la causa dei decessi sulle nostre strade dipendesse dalle strade stesse e non dall’alta velocità, o dalla guida in stato di ebbrezza, o dall’uso di droghe, o dall’inosservanza della distanza di sicurezza, o dall’uso del cellulare, o dai sorpassi pericolosi, o dai cambi repentini di corsia…
Come se sulle strade ad alta velocità gli incidenti mortali fossero impediti.
E’ inutile che proponga qui elenchi di statistiche: quello che risulta incontrovertibile è che più si va veloci e più aumenta il rischio e la gravità degli incidenti.
Ma nonostante tutto nel Salento si continuano a costruire strade, grandi strade simili a piste di aeroporti, come il nuovo tracciato Maglie-Otranto (causa tra l’altro dell’ennesimo scempio di ulivi secolari). E’ vero che accorcia vertiginosamente il tratto che separa le due città, peccato che ci si ritrova bloccati e imbottigliati a pochi chilometri dalla destinazione.
Quindi a che serve “perdere tempo” per attraversare una terra radiosa, costellata di bianche case e di distese di ulivi. A che serve “perdere tempo” attraversando piazze assolate, teatri aperti, facciate di antiche chiese e borghi intrisi di storia. A che serve ammirare gradualmente su questo percorso la presenza di una Natura ancora intonsa e risparmiata dal cemento. A che serve un pellegrinaggio lento e meditato se a sbattere il naso davanti al Santuario Mariano ci finiscono migliaia di frettolosi e ignari turisti, raggirati da una subdola pubblicità che il Salento è più bello se (s)tracciato da diaboliche piste di atterraggio per il tanto decantato progresso.
Infine c’è la favola del “lavoro” della costruzione della “strada maestra” che permetterebbe a qualcuno di stare tranquillo per un po’ di tempo, con uno stipendio garantito per qualche tempo, magari un anno o due. Con la speranza che questi lavoratori non facciano la fine di tanti operai dei campi di fotovoltaico nostrano, che hanno lavorato di notte e di giorno per far lucrare i soliti furbetti del quartierino straniero, e poi son rimasti senza lavoro e soprattutto senza il becco di un quattrino.
Ma vuoi mettere? Con la SS. 275, con annesso Autogrill, avremo una marea di turisti in più che, dopo aver goduto dello scempio cementifero, e dopo essersi spiaccicati come insetti sulle nostre scogliere, torneranno sui loro passi per non fare mai più ritorno nella nostra terra, perdendo così il ricordo di un’antica “Strada Maestra” persa per sempre.
Marcello D’Acquarica
giu082021
Sebbene in Italia la comunità lgbt stia da anni cercando di farsi spazio per ottenere i propri diritti, la sua battaglia continua ad essere impervia e piena di ostacoli. E così continua la discussione incessante in Parlamento, per le strade, nei circoli, riguardo il tanto atteso ma allo stesso tempo, il tanto criticato “DdL Zan”. L’apice delle critiche mossegli contro, trova senso nella misura in cui secondo molti, il nuovo testo di legge possa limitare il diritto alla libertà di pensiero costituendo un “reato di opinione” per chiunque difendesse la famiglia eterosessuale o contestasse la comunità lgbt. Tuttavia, in linea di massima oggi la propaganda d’odio razziale è reato, quella riguardante l’omosessualità no. E mi lascia stupito ancora una volta come si possa affermare che l’unione gay sia un “abominio” o “contronatura” o ancora “uno schifo”, senza incorrere nel reato penale, svuotandone la legge stessa.
È facile addurre allora come l’Italia tra gli Stati dell’Europa si caratterizzi per le sue posizioni tendenzialmente rigide e tradizionaliste, poco inclini all’apertura verso i diritti di tutti e soprattutto delle minoranze; e ciò che è più importante sottolineare, lo troviamo nel calderone partitico del Paese, in cui se il Partito Democratico ha appoggiato la proposta di legge Zan (PD), assieme ad una buona parte del M5S che si definisce “orgoglioso”, l’opposizione - guarda caso - continua a sfiduciare e a criticare aspramente l’operato a colpi di tweet e hashtag. Primi fra tutti Fratelli d’Italia che, amando così tanto le sceneggiate napoletane, si imbavagliano i volti nell’aula della Camera in segno di protesta. Una degna rappresentazione artistica se non fosse stato che, ad accompagnare la scena vi erano cori di voci aggressive nei confronti dei promotori del DdL “liberticida”, come è stato definito dalla sen. Rauti. Come al solito poi, Giorgia Meloni, aveva dato contro anche sui social, interrogandosi sul bisogno di una legge a tutela delle persone lgbt in un momento in cui l’unica priorità del Governo dovrebbe essere la situazione pandemica in atto. Peccato però, che anche in un contesto precario come il nostro, aggravato dal virus che continua a pesare sul sistema sanitario ed economico del Paese, continuano le aggressioni a singoli e coppie che vorrebbero amare liberamente.
Matteo Salvini invece è coerente col suo stile, vittimizzando la famiglia tradizionale e non perdendo l’occasione di ammonire i suoi fans, dicendosi contrario al carcere per chi sostiene che i bambini hanno bisogno di una mamma e di un papà. L’omogenitorialità è inconcepibile perché vista come un vezzo, un egoismo dell’adulto che vuole a tutti i costi farsi genitore a scapito del bambino. Ed anche qui occorrerebbe aprire la mente ma soprattutto il cuore, fornendo a lui e alla sua ciurma nozioni alla base di una sana convivenza civile, che risponde alla morale dell’amore. Da ciò che i miei studi universitari asseriscono, rifacendomi ancora a ciò che sono le esperienze e le storie in cui nel corso della mia vita mi sono imbattuto, esiste una differenza sostanziale tra ciò che si definisce generatività e ciò che rappresenta la genitorialità, sconosciuta evidentemente alla Destra pregiudizievole e ignorante. Due vocaboli tenuti insieme da una sottile, quasi impercettibile differenza; tutti possono generare, ma non tutti possono crescere la prole con le solide basi d’Amore dei caregiver (figure che accompagnano il processo di sviluppo psicofisico del bambino) nei confronti del figlio. E non v’è genere, nè età: tutto trova senso in un contesto che trasuda benessere fisico, psichico e sociale. Salvini però ne ha fatto una battaglia ideologica, e questo è molto grave, perché si parla di tante persone che ogni giorno vengono discriminate e fatte oggetto di violenza. La legge Zan concretizza dunque alcuni dei timori del centrodestra, come ad esempio la convinzione che conferendo diritti a determinati soggetti si tolgano automaticamente diritti ad altri, che istituendo una Giornata nazionale contro l’Omotransfobia si istighi all’omosessualità, come se ciò fosse una forma di plagio delle coscienze.
Un nesso da non trascurare è quello della Chiesa. Il dibattito clericale nelle questioni ha da sempre fatto parte del panorama politico, poichè molti movimenti cattolici a cui fanno riferimento numerosi esponenti del Governo, hanno fortemente influenzato le opinioni della società e della politica in merito alle tematiche dei diritti fondamentali dell’individuo e dello Stato. Ciò che non è chiaro, a nostro umile avviso, è quell’intreccio che si basa sul perché la politica continui ad oscillare tra il non considerare le posizioni della Chiesa, e utilizzarle per assolutizzarle, rendendole strumentali ai propri fini. È lecito che la Chiesa abbia una sua linea di pensiero ben delineata, ma al contempo lo Stato deve garantire un approccio laico al tema, così come previsto dalla nostra Costituzione. Nonostante la lotta all’omofobia sia stata intrapresa anche dalla Chiesa, sotto la spinta di Papa Francesco, l’ideologia gender non è ancora condivisibile dal mondo cattolico, e lo si deduce dal considerare i molteplici “no” della Chiesa come un passo indietro da parte del Papa. Da un’attenta analisi però, si evince come questa sia una strategia che mira al non snaturare il costrutto universale di Santa Romana Chiesa: il Papa è la Chiesa e la Chiesa non può non essere intransigente con ciò che rappresenta il suo stesso fondamento. Lo Stato, d’altra parte deve riconoscere i diritti in egual misura, evitando di nascondersi dietro la bianca veste del Pontefice, accusandolo di non concederli.
È importante, inoltre, che nelle scuole si insegni il rispetto verso tutte le persone a prescindere dalla loro etnia, dalla loro religione e dunque anche dalle loro condizioni personali, come orientamento sessuale e identità di genere. Partire da un luogo formativo come il contesto scolastico, significa dare riconoscimento e tutela a tutte le differenze, che è la premessa per una società più democratica, plurale e inclusiva. Questa è una legge che amplia lo spettro della tutela di tutte quelle vittime considerate maggiormente vulnerabili ed è per questo che è fondamentale sostenere queste battaglie soprattutto dai palazzi delle istituzioni, perché al di fuori di essi, fortunatamente, la società è molto più avanti della politica e la grande mobilitazione a sostegno della legge lo dimostra. Tutte le forme d’amore e di famiglia, come quelle omogenitoriali, vanno accolte semplicemente perché sono realtà e la realtà si riconosce, si accetta per ciò che essa rappresenta. Spetta a noi farla nostra!
Dott. Michele Scalese
Segretario Partito Democratico - Noha
ott222017
Essere stato eletto all’unanimità segretario del Circolo PD di GALATINA rappresenta per me un grande onore e una sfida.
Ringrazio tutti i compagni e gli amici per la fiducia e la stima accordatami sperando di non deludere le aspettative. Il Circolo PD di GALATINA ha scelto la via dell’unità. Le divisioni interne non ci hanno indebolito.
La risposta del Circolo di GALATINA è quella dotarsi di un’organizzazione unitaria e trasparente, per ripartire e rafforzare il rapporto con i cittadini.
Questa segreteria, insieme al nuovo Direttivo del Partito, intende rilanciare la proposta di sviluppo della Città di GALATINA.
Porteremo avanti, anche dall’esterno dell’aula consigliare, un’opposizione matura, criticando e contestando le scelte dell’attuale maggioranza quando necessario, ma al tempo stesso consentendo a chi ha vinto le elezioni, di esercitare legittimamente il mandato che i cittadini di Galatina hanno consegnato loro. Per fare questo è necessaria una partecipazione attiva di tutti gli iscritti del PD.
La nuova Segreteria deve farsi carico di stimolare il dibattito e raccogliere le idee da portare all’attenzione dell’amministrazione comunale. Tutto questo insieme al nuovo Direttivo, e a tutti coloro che mostreranno interesse al rispetto della cosa pubblica.
Presenteremo le nostre idee per la Città, i nostri progetti, le nostre iniziative. Il partito sarà il motore di iniziative pubbliche di partecipazione e riattiveremo la vita politica di questa comunità per renderla migliore.
Il Partito Democratico, anche perché meglio organizzato e strutturato rispetto ad altre organizzazioni politiche, deve sviluppare una notevole forza propulsiva in contrapposizione al forte populismo di altri movimenti politici.
L’attività politica non va relegata soltanto alle discussioni interne ai circoli, perché il baricentro del dibattito si è spostato altrove.
E’ importante utilizzare gli spazi di comunicazione attraverso l’utilizzo dei social network ma anche utilizzando le piazze con eventi pubblici per rendere evidente la nostra azione politica e raccontare la nostra forte volontà di rinnovamento e cambiamento.
E’ fondamentale tornare a confrontarci direttamente con i cittadini, il futuro senza la partecipazione della gente e soprattutto dei più giovani è grigio. Ma a noi invece piace il mondo a colori e dobbiamo lottare per averlo. Per il bene di tutti senza escludere nessuno e valorizzando l’impegno di ciascuno. Dobbiamo, dunque, tornare ad essere attrattivi, aprendo le porte del Partito alle ragazze ed ai ragazzi appassionati di politica e di impegno civile. A tal proposito, saremo sin da subito operativi nel mettere a disposizione l’esperienza e le competenze professionali che ci contraddistinguono in ogni settore al fine di ripensare un’idea di Sviluppo per Galatina. Il dibattito sarà incentrato sulla formulazione di proposte per le politiche attive su molteplici aree, tra cui: decoro urbano, sviluppo territoriale, politiche del lavoro, ambiente, sanità, politiche sociali e istruzione.
Da ultimo, ma non per ultimo, dobbiamo recuperare una nostra identità politica riallacciando il dialogo con quei partiti che storicamente hanno accompagnato il PD in tutte le elezioni del passato. È stato un dispiacere vedere partiti di sinistra o centrosinistra schierarsi contro di noi nelle ultime elezioni. Serve il dialogo con tutti coloro che hanno la stessa estrazione culturale del PD con i quali, anche se talvolta contrapposti su temi di rilievo nazionale, costruire insieme nuove intese a livello locale.
Nella consapevolezza che “uniti si vince”.
Il segretario può essere paragonato ad un direttore d’orchestra. Da solo non può fare nulla e ha bisogno di tutti – cioè proprio di ciascuno di voi – per suonare una musica convincente. Io posso mettere la mia faccia, le mie idee, il mio impegno, il mio lavoro, ma non sarebbero sufficienti.
Serve l’impegno di tutti ed io mi impegno affinché tutti abbiano uno strumento, uno spartito e un posto per suonare in questa orchestra. Serve l’impegno davvero di tutti, anche delle persone che sono fuori dal partito ma presenti nella società civile e che ci devono dare una mano perché non si puù più stare in disparte. Il partito democratico è aperto a tutte le persone che immaginano un mondo migliore fatto di lavoro, solidarietà e attenzione dei più deboli contro le prevaricazioni
Galatina non è fuori dal mondo e non ne è neppure il centro del mondo. Non siamo ne autosufficienti, ne autonomi. Molte iniziative importanti richiedono consensi allargati: penso alla sinergia da praticare con i circoli del partito di tutto il Salento e non solo. Le relazioni sono strategiche per i progetti futuribili nei trasporti, nella mobilità, nei servizi alle persone, nelle infrastrutture.
Intorno a GALATINA ci sono circoli con cui dobbiamo avviare un percorso di collaborazione: loro hanno bisogno di noi, noi abbiamo bisogno di loro: penso ad GALLIPOLI, GALATONE, ARADEO, CASARANO, NARDO’, COPERTINO, LECCE e ai tanti altri circoli più piccoli.
Partendo dai nostri sostenitori, il PD deve costruire un canale comunicativo con i propri elettori e con la città.
Abbiamo bisogno di dire delle cose ma anche ascoltare la gente, i galatinesi.
Dobbiamo impegnarci e fare in modo che chi partecipa alle attività del partito si senta protagonista anche delle scelte.
Dobbiamo guardare al futuro, alla costruzione di un partito che sia punto di riferimento nella città e per tutti coloro che hanno a cuore GALATINA e il suo futuro. Dobbiamo ritornare in mezzo alla gente ad occuparci dei loro problemi. Dobbiamo far crescere la rete di contatti, amicizie, relazioni che ci fanno interagire positivamente e costruttivamente con gli altri. Dobbiamo contribuire a costruire una nuova classe dirigente intrisa di valori di lealtà, solidarietà e rispetto.
La politica per noi deve essere volontariato al servizio della gente. Dobbiamo con tenacia ed umiltà ripartire dalla stagione della semina. Raccoglieremo i frutti del nostro lavoro togliendo alle destre la voglia di un conservatorismo che non appartiene alla nostra cultura progressista e di sinistra.
Viva Galatina. Viva il Partito Democratico.
PER IL CONGRESSO PROVINCIALE
Per il Congresso Provinciale hanno votato 102 persone per Stefano Minerva contro 32 per Ippazio Morciano. I delegati per Stefano Minerva sono quattro. Un delegato per Ippazio Morciano.
Andrea Coccioli
Il segretario del Circolo PD Galatina
CIRCOLO PARTITO DEMOCRATICO GALATINA
Segretario: Andrea Coccioli
Segreteria: Luigi Lagna, Mino Alessandro, Monica D’Amico, Luceri Pierluigi, Paola Volante, Antonio Serra;
Vice segretari: Massimo Marra, Monica Antonica;
Direttivo: Antonio Mellone, M.Chiara Chirenti, Piero Masciullo, Rita Ucini, Giovanni Vitellio, Gino De Micheli, Antonio De Matteis, Rosalba Biancorosso, Corrado Marra, Sandra Antonica, Michele Forte, Federica Patera, Caterina Luceri, Daniela Diso, Giuseppe Mele, Antonella Quarta
Presidente: Biagio Galante
CIRCOLO PARTITO DEMOCRATICO GALATINA
lug192016
Non so se avete mai fatto caso, ma ci sono delle persone che senza essere né arcipreti, né consiglieri delegati, né assessori, né altro, vivono Noha in una maniera tale per cui sembra che finalmente il paese gli appartenga. Voglio dire che hanno a cuore il bene comune del nostro paese, che in questo caso risponde al dolce nome di Noha.
Oggi incontro Michelino.
-Michelinu, qual è il tuo cognome?
“Barrazzo, con due erre e due zeta”,
Ci tiene a dirmelo e me lo ripete più volte. Mi racconta che è nato a Noha il 29 settembre del 1925. Incredibile, penso. Quest’uomo ha 91 anni di età. Non li dimostra. Sembra più giovane lui di tanti strapponi che si danno un sacco di arie dimostrando però di valere poco o nulla.
E’ nato da Angela Gabrieli e Antonio Barrazzo. Della sua mamma, in quattro e quattr’otto, mi sciorina tutta la dinastia. Mi dice che era figlia della Mmaculata, che abitava tre abitazioni dopo la mia casa paterna in via Aradeo. Michelino è cugino de u Cici. Sbotto in uno sprazzo di memoria: “L'Africanu!” E scoppia a ridere.
È contento Michele, è contento perché finalmente siamo sulla stessa frequenza. Veri abitanti del paese. Non ha fatto “scuole alte”, ma cura molto la sua immagine, sempre vestito di tutto punto, impeccabile nella sua sobria eleganza. Giacca, camicia e cravatta. Insomma un vero galantuomo. Non sempre è una regola, ma di solito, se curi te stesso tendi ad applicare la regola anche al mondo che ti circonda. E infatti a Noha non è una regola. E’ un piacere parlargli, la sua voce è pacata e non manca mai di dirmi che è sempre pronto per fare il bene di Noha.
Non serve che io gli faccia altre domande. Attacca da solo. Mi parla della sua malattia che lo ha ridotto così dopo un lungo periodo di febbre alta, e che nonostante ciò vuole lottare come ha sempre fatto, come quando a Noha c’erano i comunisti delle Leghe che strapparono la terra ai padroni. Quella terra che per decenni gli ha dato da mangiare. La stessa terra che invece oggi è vilipesa, avvelenata, sciupata dai soliti “padroni”. Abbonda l’acqua ma guarda caso abbonda l’avidità e pur di fare quattrini, non badiamo a spese, e via così. Il cerchio si chiude con morti che ci lasciano attoniti a cui non abbiamo nemmeno il coraggio di pensare.
Abbassiamo la testa e forse pensiamo che sia giusto così. Ha già capito dal mio sguardo sconsolato cosa mi aspetto, e parte: “ Vedi - mi dice - quando io avevo 16 anni a Noha c’era una guardia; quando ne avevo 25 c’era una guardia; quando ne avevo trenta c’era una guardia: sempre c’è stata una guardia. E adesso guarda come siamo ridotti. Parcheggiano ovunque”.
“L’altro giorno – continua - ho detto a un giovane che aveva lasciato la macchina in mezzo alla strada, di spegnere almeno il motore. Tanti lo fanno, entrano dal tabaccaio e lasciano i motori accesi. Sai cosa mi ha risposto quello? Mi ha detto che se io non avessi avuto la stampella e fossi stato più giovane mi avrebbe preso a pugni. Gli risposi se era proprio sicuro che io non gliene avrei date altrettante.”
Poi continua: “Fino a poco tempo fa, Lino (e indica Lino sparafochi, che combinazione in quel momento era seduto sul sagrato della chiesa) sapeva cosa doveva fare tutti i giorni. Apriva il chiusino laggiù e annaffiava le aiuole. Poi venne uno del comune di Galatina e chiuse il chiusino. Per qualche giorno è venuto un altro del comune a bagnare le aiuole, poi non è più venuto nessuno. Ecco, ora tutto è seccato. In questo paese non funziona niente.
Capisco che ci voglia una certa cifra per ristrutturare la torre con l’orologio o rifare il basolato della piazza, come hanno fatto quasi tutte le amministrazioni dei paesi circostanti, lo posso anche capire che sia difficoltoso. Ma dico io, che ci vuole a prendere 100 euro e cambiare il policarbonato della pensilina per la fermata dell’autobus? E la gente che fa? Se ne frega di tutto. Tutti benpensanti, buonisti di facciata. Nessuno che si espone per esprimere il proprio pensiero. Per non urtare la suscettibilità di qualcuno, del solito padrone o padrino”.
Questa volta resto senza parole. In questi anni di andata e ritorno da e fuori Noha, mi immaginavo cose che neanche provo più a pensare, tanto che sono deluso non solo per come è ridotto il mio paese, ma soprattutto per la mancanza assoluta di Michelini.
Per fortuna che c’è ancora Michelino Santunuddhru. Un combattente che con il suo modo di fare e di essere mi dà ancora la forza di lottare e di andare avanti.
Marcello D’Acquarica
lug062014
Antonio Congedo
Consigliere Comunale al Comune di Galatina
Gruppo Consiliare di Rifondazione Comunista
nov152018
In 26 anni di vita, non ho mai sentito il bisogno di iscrivermi presso una qualsiasi associazione politica. Questo perché io, come molti miei connazionali e contemporanei, sono stato infettato da un male ben peggiore della demagogia: l’apatia politica. Per una parte della mia vita a governare l’Italia c’è stato Silvio Berlusconi e, ad ogni promessa infranta dalla classe politica, una parte dell’elettorato perdeva fiducia nelle istituzioni. Una parte del popolo votante, infatti, ha iniziato a maturare la nociva idea che “non votare” fosse l’unica scelta accettabile, l’unica vera forma di ribellione contro le istituzioni. Dico che questa idea è nociva, in quanto, privarsi di un diritto come può essere una dimostrazione di libertà? In questa maniera si lascia ad altri la scelta e non è detto che questi altri la pensino come noi. Pertanto ogni volta che mi fu possibile votai. Maturai attraverso i miei studi e le mie esperienze una personale visione politica e mi ripromisi di votare il partito che più di tutti si avvicinava alla mia utopica visione. Nel 2013, anno in cui votai per la prima volta, ero ancora annebbiato dalle mie fantasie sulla rivoluzione e commisi il mio primo grande errore: votare il movimento 5 stelle. La mia vicinanza ai 5s fu un fuoco di paglia che non durò a lungo, un paio di mesi dopo avevo già accantonato l’idea di votarli spaventato dal loro modo di fare orwelliano, dalla loro propaganda atta a destabilizzare lo status quo e dalla loro diffidenza verso la stampa. “Dovete fidarvi solo del blog, abbiamo ragione noi e tutti gli altri hanno torto”, questi alcuni esempi che mi capitò di leggere su diversi social che si traduce con un misto di arroganza e vittimismo che non mi faceva stare tranquillo. Promisi solennemente a me stesso che il mio voto non lo avrebbero mai avuto. Passarono gli anni e mi laureai in Lingue e Civiltà Orientali (Lingua Cinese) e tra le varie materie venni immediatamente colpito da Storia della Cina Contemporanea. Non voglio annoiare nessuno parlando di questo o quell’episodio storico, tuttavia notai delle somiglianze agghiaccianti con il nostro attuale presente. I miei rapporti nei confronti del concetto stesso di “rivoluzione” erano drasticamente mutati: ero passato dal definirla “utopia”, al definirla “dannosa”. Ai vostri occhi potrei apparire come un conservatore, tutt’altro, le rivoluzioni sarebbero anche accettabili se, e solo se, le persone che le vivono siano in grado di sostenerle senza tradirle. Nella storia dell’uomo individui in grado di mantenere saldamente la fiamma della rivoluzione accesa si contano sulle dita di una mano e di certa la farsesca rivoluzione osannata dai 5s fallirà prima ancora del suo compiersi.
Nei giorni antecedenti alle ultime elezioni mi avvicinai al Partito democratico, il quale negli ultimi 5 anni era stato ritenuto il vero responsabile dei problemi del Paese. Sebbene fossi scettico su molti provvedimenti (tra cui “la buona scuola”) non ho potuto non mostrare un minimo di riconoscimento verso quel Governo, non perfetto, ma che ci stava lentamente facendo uscire dalla crisi. All’infuori della macchina del fango utilizzata dai partiti attualmente al governo (Lega-5s) e le cui affermazioni contro il Partito democratico si stanno ironicamente dimostrando calunnie e diffamazioni, ciò che più viene rimproverato al Pd è il non essere di sinistra. Molte persone definite di sinistra non hanno fatto altro che ripetere la solita litania secondo cui il Pd è più di destra che di sinistra. A costoro mi piacerebbe far notare che la sinistra in Italia non ha mai vinto, questo perché la nostra nazione ha una profonda passione verso qualsiasi personaggio moderato, meglio ancora se di destra. In ogni legislatura la sinistra non ha mai vinto eppure Rifondazione Comunista esisteva e pochissimi la votarono. Questo dovrebbe farci riflettere su quanto i pensatori di sinistra siano particolarmente divisi e con questo stato delle cose come possiamo credere che una rinascita della sinistra sia possibile dal nulla? Potere al popolo, che pure aveva destato non poca attenzione, ha ottenuto un risultato molto esiguo e si trattava di un partito di estrema sinistra, così come LeU che era sinistra estrema (una sinistra così divisa in micropartiti non può sperare di sopravvivere).
Il nostro Paese, statistiche a parte, ha ancora bisogno di una pietra miliare come il Partito democratico, che possa riunificare e riassumere gli ideali di sinistra che, a differenza di quanto detto dalle malelingue, ha saputo mandare avanti questi ideali. È con il Partito democratico che il reddito d’inclusione è nato e tutto questo senza rischiare di mandare in default una nazione. È col Partito democratico che le unioni civili, il divorzio breve, la definizione di ecoreati, il biotestamento hanno visto la luce. È col Partito democratico che si è cercato di salvare le banche, che non sono creazioni complottiste, ma istituzioni che tutelano i risparmi di noi cittadini, a differenza dell’attuale governo che non ha il minimo interesse verso le banche e i danni che lo spread (che anch’esso esiste e non è un complotto) sta arrecando ai nostri conti. È con il Partito democratico si è messa in moto una serrata caccia agli evasori (20 miliardi di Euro recuperati in 5 anni), a differenza dell’attuale governo che crea condoni e li chiama “paci fiscali” per farli digerire meglio. È con il Partito Democratico che l’occupazione (attraverso il tanto odiato Job Act) stava ripartendo, prima che l’attuale governo col suo “decreto dignità” vanificasse ogni cosa, anziché far progredire il Job Acts aggiungendo magari provvedimenti che spingessero le aziende ad assumere a tempo indeterminato. È col Partito democratico che si è avuto maggiore rispetto della classe medica e del valore dei vaccini, su cui l’attuale governo invece si scaglia allo scopo di raggranellare voti di individui che non hanno le competenze di un medico.
Ma adesso le cose sono cambiate, adesso va di moda per la classe governante sbraitare contro le statistiche, contro gli immigrati, contro l’Europa, contro i giornalisti, contro gli economisti, contro il Presidente della Repubblica, contro le associazioni umanitarie, etc, tutti rei di mandare avanti complotti contro l’attuale governo allo scopo di denigrare il nostro Paese. Il Partito Democratico è stato al centro di numerosi attacchi negli ultimi 5 anni, eppure manifestava forme di mania di persecuzione così accentuate. Sarà forse che stiamo smarrendo la nostra civiltà? Sarà forse che ai fatti preferiamo credere alle fake news solo perché ci dicono ciò che vorremmo sentire? Sarà pure così, ma io preferisco credere alla realtà anziché vivere in una conveniente bugia.
Conte Luigi, Partito Democratico di Noha
ott032015
Caro sindaco Mimino Montagna,
anche se non sembra….. sono la sottoscritta tua delegata per la frazione di Noha. Premetto subito che… devo evitare di mettere tutti questi…..puntini di sospensione sennò quel saputello nonché…. rompicoglioni di Antonio Mellone mi prende per il….. LOCULO da qui all’eternità!!!!!!!
Non mi è facile, proverò in tutti i modi a ridurli ai minimi termini, questi puntini, anzi ai Mimini termini, hahahahahaha.
Tu sai che io quando mi ci metto faccio le cose con il cuore (anche se il Mellons’ di cui sopra, quando gli prudono le mani, scrive che utilizzo un altro organo posto un po’ più in basso, e che inizia sempre con CU. Ma, sai, lui è fatto così, non è cattivo: è solo che ha il brutto vizio di canzonare il POTERE: e io, modestamente, può). E poi, detto tra noi, quella che lui pensa sia satira (che a me non piace, anzi non mi fa per niente ridere) altro non è che…….tutta pubblicità per me. Tiè!!!!
*
Stavolta cercherò di essere, come dire, alquanto stitica, evitando di produrre le….. sette cartelle (cliniche) dell’altra volta. Come, non ti ricordi più? Dai, quelle di autodifesa dalle accuse (INFONDATE!!!!) da parte della direttrice della scuola di Noha per via della transumanza di due sedie volanti da un plesso ad un complesso scolastico. Non le avessi mai scritte quelle pagine: ancora mi stanno prendendo in giro per via del fatto che, stanca morta com’ero, non mi andò manco di rileggere e quindi correggere qualche piccolissimo, invisibile, IRRILEVANTE….. strafalcione scritto in fretta e furia. A dirla tutta….. pensavo che non leggesse nessuno quella roba lì, tranne te ovviamente (che, come noto, sei di bocca buona, tanto è vero che te ne uscisti con una baggianata delle tue, ché ancora la gente sta ridendo). Poi capitarono nelle mani del nostro amico che si crede uno scrittore (quando non è nemmeno uno scrivente), e…. apriti cielo!!!!
*
Ma bando alle chianche, e veniamo a noi, anzi a Noha. Caro Mimino, voglio dirti sempre in premessa che finché scrive Antonio Mellone non ce ne può fregar de meno: è da anni che scrive (non letto e non ascoltato da nessuno) e figurati poi se noi altri facciamo finta di dargli retta: ma manco per l’anticamera del cervelletto. Ma se si mettono a scriverti lettere aperte anche i ragazzi delle scuole medie siamo fritti, finiti, cassati.
*
Oh, Mimino, ma che figura mi fai fare?????
Mi dice l’uccellino che ci sono in palio da parte della regione Puglia ben 17.000.000 di euro (DICO: DI-CI-AS-SE-TT-EM-IL-IO-NI-DI-EU-RO) per raddrizzare i BENI CULTURALI e noi non presentiamo nemmeno un progetto uno per la mia Noha????
E’ vero che potrebbe esserti sfuggito, ma santo cielo, per Noha, nonostante i libri, i convegni, le istanze e gli articoli sui beni culturali, non possiamo non avere uno straccio di disegno da farci finanziare!!!! Dai, sindaco mio, com’è possibile? Non dirmi che per Noha non c’è uno sputo di progetto da presentare, sennò m’incavolo come una iena.
E’ vero anche che è da un bel po’ che non ti fai vivo a Noha.
L’altra sera, per dire, dopo tanti anni di assenza, sei apparso nel centro della frazione per la nostra festa patronale come il Risorto doveva essere apparso a San Tommaso: un sacco di nohani, infatti, non credevano ai propri occhi, e come l’Apostolo incredulo volevano metterti le dita da qualche parte (per esempio negli occhi) per potersene convincere. Però almeno l’altra sera, per una sera, mi hai evitato l’onere di girarmi la processione, come in genere sono costretta a fare, da sola e con tanto di fascia tricolore (UNA FATICACCIA CHE NON TI DICO!!!!).
Te lo chiedo per favore, ogni tanto, e non solo ogni dimissioni di papa, fatti un giro in questa novella Pompei salentina dove tutti i beni culturali comunali, come per esempio la torre dell’orologio ubicata in piazza (non sullu Piezzu!!!!!!!), stanno in piedi tienime ca mo’ casciu.
Caro Mimino, riusciamo magari PRIMA delle prossime elezioni non dico a fare o dire qualcosa di sinistra, seeee, ma almeno qualcosa di meno sinistrato rispetto a quello che abbiamo fatto finora, o meglio non fatto?? Sennò il piccolo scrivano nohano mi combina a dick-dick [che non è il famoso complesso degli anni ’70 – quelli, come ben sai, erano i Dik-Dik - ma il soprannome di una storica famiglia di macellai di Noha, che in italiano suonerebbe più o meno così: “pene-pene”, vabbè te lo dico in indialetto così ci intendiamo meglio: “pica-pica”].
Io vorrei una volta, una soltanto, rispondere NON ad Antonio Mellone [che detto tra noi non è NESSUNO: infatti mi sono ripromessa di non rispondere MAI PIU’ AI SUOI ARTICOLI: SE VUOLE MI FA UN’INTERVISTA con i controcazzi, sennò andasse al diavolo, lui e tutti quelli che gli mettono mi piace su feisbuk!!!!!], ma alla popolazione tutta E CON I FATTI. Perché DANIELA SINDACO RISPONDE CON I FATTI E NON CON LE CHIACCHIERE. E non voglio che nessuno un domani mi possa dire: DA QUALE PURPU VIENE LA PREDICA.
Io sto dando tutta me stessa per Noha, sto addirittura trascurando il mio lavoro (E LA MIA DICHIARAZIONE DEI REDDITI LO CERTIFICA DAL PRIMO FINO ALL’ULTIMO CENTESIMO), sto cercando di portare in alto il nome del mio paese, organizzo da non so più quanti anni i moto-raduni di agosto (vabbè fanno tutto loro, ma io ci metto la faccia), sono presente ad ogni funerale con tanto di manifesto che sembra più grande il mio nome che quello del morto, sto facendo un sacco di altre belle iniziative che per la verità non mi ricordo manco più quali siano, e qual’è il risultato? (cara prof. Daniela Vantaggiato, hai visto che ce l’ho messo l’apostrofo e come sono migliorata da quando vengo a ripetizione da te?) E – dicevo - qual’è il risultato? Quello di essere presa in giro perché a Noha non stiamo facendo nulla? No, Mimino Montagna, a queste condizioni io non ci sto.
Io sono pronta a votarti in Consiglio tutte le schifezze della tua giunta (tipo il Mega-porco commerciale o l’Area Mercatale, e altri scempi simili), però non voglio passare alla storia di Noha solo per un paio di sedie da asporto come le pizze.
A proposito di “Buona Scuola”, nel complesso scolastico di Noha abbiamo un’aula con tante postazioni-computer bellissima, ma (INCREDIBBILE MA VERO) senza linea Internet, e dunque di fatto inutilizzabile da circa un paio d’anni. Come mai? A Noha è vietato connettersi? Non è che quando si parla di BANDA LARGA qui bisogna sempre intendere le solite Bande note alla cronaca nera? Non dirmi, ti prego, che la legge di cui sopra, anche per Noha, si è trasformata nel decretino della “Buona Sòla”?
*
Non voglio dire niente altro per l’amor di Dio sull’allaccio Enel del centro Polivalente. Dico solo che non c’è la faccio più!!!!! Ma lo sai che l’altro giorno – robba de pacci, Mimino – ‘stu benedetto centro si è trovato al buio mentre noi altri eravamo all’oscuro di tutto.
Tra l’altro la sfiga ha voluto che proprio all’indomani ci fosse la Festa dei Lettori (dove doveva partecipare anche ‘stu rompipalle di Antonio Mellone, che invece di chiamarmi al telefono per avvisarmi, si è messo a scrivere il solito articolo sarcastico e così tutti o quasi hanno saputo della cosa…..).
Insomma, Mimino mio, hanno portato via puru dhru stozzu de “contatore di cantiere” che permetteva almeno di accendere le lampadine dei cessi di ‘sto cavolo di centro-periferico (ma, tranquillo, non sufficiente per far funzionare ascensore, aria condizionata, riscaldamento e fotovoltaico). Del resto non saprei più da dove partire e soprattutto dove arrivare con questa via-crucis-tragicomica, con questa telenovela nohan-messicana. Vedi, per favore te lo chiedo, di dare una voce tu a Mr. Coccioli, il nostro assessore ai lavori pubici, affinché in qualche modo ci illumini di incenso.
Su dai, Mimino, (anzi sudai, e molto!) diamoci una mossa e facciamo meno mosse. Ad oggi, mentre ti scrivo, sempre se non sbaglio (ma è difficile che io sbaglio!!!!), l’unica luce che c’è è quella diurna del pozzo luce.
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Ancora una cosa. Si spendono dei SOLDI PUBBLICI, pare 26.000 euro per l’estate galatinese e altri 16.000 euro per la festa patronale di san Pietro. Va bene tutto, ma perché questo Bancomat (che sarebbe il Comune) funziona solo…… per certe aree geografiche, tipo la capitale galatinese, e non per altre (come Noha, i cui abitanti comunque – SALVO I SOLITI CASI DI EVASIONE FISCALE - pagano le tasse con le stesse percentuali)? Perché, per dire, per la festa di San Pietro, come mi dicono, sono stati stanziati 2.000 euro in più, espropriati paro paro dalla festa di San Michele Arcangelo, sicché il contributo per San Pietro è passato da 14.000 a 16.000 mentre quello per San Michele da 4.000 a 2.000? Al paese mio si dice: quandu lu poveru dè allu riccu lu diavulu sotto li piedi de san Micheli si la ride. E mo’ che cosa possiamo inventarci per buttare un altro po’ di fumo negli occhi dei nohani, soprattutto di quelli – e sono tanti grazie a Dio - che si bevono di tutto e di più, e quindi imperterriti continuano a votarci?
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Giorni fa, nella seconda fetta di Mellone 2015 (secondo il detto nohano: QUANDU RRIVA LA FICA LU MALONE VE E SE ‘MPICA - e speriamo cu rriva ‘mprima ‘sta benedetta fica), il suddetto Mellone mi ha inviato una lettera (veramente l’ha indirizzata anche agli altri tre moschettieri delegati di Noha, anzi tre mosche – ma figurati se quelli prendono carta e penna e si mettono a rispondere, ma io, Daniela Sindaco sottoscritta, ho una dignità da difendere, mentre loro, cioè gli amici LULO, ANPE, e GICO, non hanno le palle per ribattere - ma come quelle che dico io). Ebbene, dicevo, di loro non m’importa nulla, ma io la risposta vorrei darla, come detto sopra, NON con le lettere (che poi mi vengono come vengono) ma CON I FATTI CONCRETI.
Caro Mimino, penso di essere stata chiara e circoncisa come sempre. Ti dico solo, in conclusione, che se non vi darete una mossa lì a Palazzo Orsini, la sottoscritta Daniela Sindaco sarà costretta a trasformarsi in quattro e quattro otto in una ostinata e implacabile DANIELLA FASTIDIOSA.
E sappi che per estirparla non c’è sega che tenga.
Cordialmente tua e sottoscritta,
avv. Daniela Sindaco
mag012013
Fatto del tutto inusuale ed anomalo che l'approvazione sia avvenuta con solo il voto dei soci di minoranza con l’assenza o l'astensione del delegato dell’Amministrazione Montagna in rappresentanza del Comune di Galatina quale socio di maggioranza.
Atto di inaudita gravità politica, evidenzia una colpevole inerzia dell'Amministrazione Montagna che, ancora una volta, decide di non decidere rifuggendo dalle proprie responabilità.
Riteniamo che vadano prese decisioni immediate e ci rivolgiamo a tutte le forze politiche presenti in Consiglio Comunale e ci facciamo promotori, attraverso il nostro rappresentante, Consigliere Marcello Amante, della costituzione di una Commissione Speciale ai sensi dell’art. 16 del Regolamento Comunale incaricata di accertare i fatti di seguito riassunti e riferire in Consiglio Comunale.
Lasciare in carica fino a scadenza naturale un CdA ostile, rinunciando così di fatto al controllo sull’amministrazione della CSA, è stata scelta scellerata e il progetto di Bilancio 2012 presentato all'approvazione ne è la conseguenza.
Tale bilancio, ritenuto non conforme, non è condiviso dall'Amministrazione Montagna, che anzichè impedirne l'approvazione, sceglie un'originale e anomala posizione: da socio di maggioranza incapace di decidere lascia alla minoranza la facoltà di approvarlo rinunciando all'importante prerogativa di controllo e indirizzo, quasi che il non averlo votato sollevi il Sindaco Montagna e la sua Amministrazione da ogni responsabilità etica, politica e legale. L'assenza, o l'astensione volontaria, in sede di approvazione di Bilancio del socio di maggioranza è da ritenersi una grave omissione e qualsiasi atto successivo nel tentativo di rimediare non può che alimentare ulteriore contenzioso del quale i galatinesi sopporteranno le spese.
Eppure le avvisaglie erano state sin troppo chiare, lo avevamo rilevato già in sede di approvazione del progetto di Bilancio 2011 quando, dopo reiterati rinvii dell’assemblea, si giungeva alla fantasiosa e creativa approvazione “con riserva”. Tale posizione incideva negativamente sul rapporto fiduciario tra socio di maggioranza e amministratori della CSA, tale da giustificare una giusta causa di revoca.
Abbiamo fatto riferimento ad un ulteriore contenzioso perché è bene che i galatinesi sappiano che in fase di verifica dei reciproci rapporti di debito-credito con le società partecipate, (obbligo imposto dal D.L. 95/2012) sono emerse significative discordanze (importi superiori al 1.500.000,00 di euro). In poche parole, si prefigura un contenzioso tra il Comune di Galatina e la CSA, evento a cui avevamo dato rilievo in sede di approvazione di bilancio preventivo ed è stato il motivo principale per aver espresso il nostro voto contrario.
Se non fosse cosa grave ci sarebbe da ridere, una società partecipata (CSA) fa causa al suo azionista di maggioranza (Comune di Galatina) e come spettatori interessati ci saranno i galatinesi a cui toccherà pagare i costi (Avvocati e quant'altro) di ambedue le parti.
feb012016
Ogni volta che miro e rimiro quel pezzo d’affresco antichissimo comparso sulla parete nord del muro delle cantine del castello di Noha, mi convinco sempre di più che non si tratta di uno scorcio dell’imperitura arte bizantina - come qualcuno ha pure ipotizzato -, non fosse altro che per le movenze.
L’immagine apparsa, infatti, non è quella di un cavallo fermo, imbalsamato, statico, ma quella di un corpo mosso, come in un ritmo di danza equestre o circense. Quello che sbuca dalla vetusta superficie superstite di quel muro, conservato intatto nel corso dei secoli al netto delle abrasioni causate dall’umidità e dal tempo, si presenta come un cavallo rampante, imbizzarrito, pieno di energia, più un destriero che un palafreno.
L’arte bizantina, all’opposto, non cercava l’uomo, o la natura, né emozioni e sentimenti umani: cercava l’esaltazione del pensiero divino nella forma delle icone ripetute, perfette, immobili. Il bizantino era costante e perpetua ricapitolazione; era replica di modelli ieratici, iconografie e riti per i quali non era previsto rinnovamento, né ricerca dell’uomo, né emozioni, né passioni terrene, ma soltanto perfezione degli schemi, dei tipi, stavo per dire prototipi.
Come si legge nei manuali di Storia dell’Arte, i canoni del bizantino sono “la religiosità, l’anti-plasticità, e l’anti-naturalismo”, sono “appiattimento e stilizzazione delle figure, volte a rendere una maggiore monumentalità ed un'astrazione soprannaturale” (cfr. Wikipedia).
Toccò a Giotto (1267 – 1337) fare la rivoluzione [quante volte andavo in visita alla Cappella degli Scrovegni di Padova, quando non c’era il bisogno di prenotarsi on-line come adesso e si poteva rimanere dentro anche per delle ore, incantati davanti a quella rivoluzione giottesca. Ndr.].
Con Giotto, dicevo, è la prima volta che un pittore non procede più per luoghi comuni stabiliti, appunto, dalla lunga tradizione bizantina. Con Giotto la pittura parte dall’osservazione (o dall’immaginazione) di quello che la realtà vuole dimostrare o semplicemente essere. Non mancano in Giotto certamente i soggetti religiosi (al contrario, le sue opere ne sono pervase); tuttavia le sue rappresentazioni (anche sacre) sono piene di accenti personali, di sorprese, di stati d’animo, di rimpianti, di delicatezze. E finalmente di un po’ di movimento.
All’opposto, un quasi contemporaneo Duccio di Buoninsegna (1255 – 1318/19) - non meno grande di Giotto - non vuole chiudere con la tradizione bizantina, ma celebrarla, osannarla, perfezionarla, quasi perpetuarla fino all’esaltazione dei suoi modelli. La pittura di Duccio, al contrario di quella di Giotto, consacra, non illustra, né umanizza.
Siamo allora di fronte a due mondi, a due visioni opposte, inconciliabili, ma ad una sola idea: per Duccio trovare l’umano attraverso il divino; per Giotto trovare Dio attraverso l’uomo e la sua storia.
*
Detto questo, ritorniamo al nostro cavallo di battaglia nohano, a quel tocco di pennello magistrale e deciso, a quella vivacità di colore prevalente che ricorda tanto il rosso pompeiano [il che non implica che il dipinto risalga al I secolo d.C, ndr.].
Che il brano di pittura sia antichissimo, risalente al Medioevo, non ci piove (lo capirebbe anche uno studente di seconda superiore appena un po’ più diligente della media: il luogo d’appoggio, i materiali apparenti, gli strati di intonaco, lo stile sono tutti concordi nel dimostrarlo); che la mano dell’artista che lo ha effigiato sia stata spinta più dall’istinto e dalla passione che dalla ragione, pure.
Ma immaginate un po’, signori, se si dovesse trattare di un affresco del XIV secolo, di matrice laica, cioè che non riproducesse una figura religiosa, come, per dire, un San Martino o un San Giorgio a cavallo (sono i primi soggetti che vengono in mente nel guardare quel pezzo di immagine), ma una più vasta scena profana? Immaginate se si trattasse di un frammento di un più ampio quadro politico, come per esempio l’“Allegoria ed effetti del buon governo e del cattivo governo” del senese Ambrogio Lorenzetti (1290 – 1348), o qualcosa del genere? Tra l’altro, questo affresco, trovandosi oltretutto in un luogo “secolare” (vale a dire non ecclesiastico), sarebbe straordinario, di più, rivoluzionario: sarebbe la rivoluzione di un redivivo “Giotto nohano”.
Per questo varrebbe la pena di prestargli la dovuta attenzione, approfondirne gli studi, e non, come sovente capita nelle nostre contrade, lasciar correre ricoprendo il tutto con una coltre di indifferenza e trasformando il nostro destriero ritrovato nell’ennesimo cavallo di troia. Ovviamente in minuscolo.
Antonio Mellone
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P.S:
1) Forse non tutti sanno che questo cavallo non è apparso dal nulla, ma da una campagna di indagini portata avanti da due Indiana Jones alla ricerca dell’arca perduta, che rispondono ai nomi di Albino Campa e di Marcello D’Acquarica, osservatori nohani doc. Per essere precisi, come documentato, il protagonista della straordinaria scoperta è stato Albino Campa, patron di questo sito. Ora, in mancanza del nome dell’autore del dipinto medievale, credo sia giusto – come è d’uopo in queste occasioni - appellare il ritrovamento di questo pezzo di storia dell’arte nohana come “l’Affresco di Albino”. Diamo a Cesare quel che è di Cesare, e all’Albino quel che è di Albino.
2) Secondo voi, qualcuno dei politici glocal (cioè di Galatina e Noha) - nonostante le immagini su nohaweb postate dallo stesso Albino Campa, e nonostante ne abbiano parlato su Noha.it, nell’ordine, Angela Beccarisi, Marcello D’Acquarica e P. Francesco D’Acquarica - si è precipitato alla volta del Parco del Castello di Noha per informarsi della straordinaria scoperta? Secondo voi, qualcuno dei suddetti presenzialisti assenti si è fatto vivo? Ne ha parlato? Ne ha scritto o ne ha fatto scrivere sui giornali? Ne ha pubblicato da qualche parte un’immagine, un brano, un “mi piace” dal sen anzi dal dito fuggito? Ne ha informato, orgoglioso, la Sovrintendenza? Ne ha convocato una conferenza stampa presso l’assessorato della Cultura? Se sì, vi prego di comunicarmi dove e quando.
3) Infine, secondo voi – questo esula dai precedenti punti 1) e 2) ma non più di tanto - i sindaci di Galatina e di Noha, dobbiamo continuare ad invocarli all’indicativo presente o, viste le dimissioni del capobanda, ormai al passato remoto (cioè Sindacò)? Mistero della fede (politica).
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Non vorrei fare il solito polemico, ma temo che se fosse per questi “s’ignori”, la figura equina scoperta di recente dal nostro amico, più che “l’Affresco di Albino” dovrebbe denominarsi Campa Cavallo.
Mel
set262014
Paura nel tardo pomeriggio a Noha dove un uomo - P. Longo - è stato raggiunto da alcuni colpi di pistola alle gambe. È stato ferito con due colpi d’arma da fuoco, l’uomo ricoverato nel tardo pomeriggio prima all’ospedale “Santa Caterina Novella” di Galatina e poi al “Vito Fazzi”. L’uomo, secondo la prima ricostruzione si sarebbe rivolto ad un medico per le cure, ma non sarebbe riuscito a nascondere l’origine delle ferite. Sulla vicenda indagano gli uomini del Commissariato di Galatina e della Squadra mobile di Lecce.
Aggiornamento ore 21.20
È arrivato a casa sanguinante, con un foro di proiettile nella gamba. Pietro Longo, 50 anni, già conosciuto dalle forze dell’ordine, se la caverà ed avrà molto da raccontare alla polizia.
Nel tardo pomeriggio è rientrato a casa guidando la sua Fiat 600. L’auto era piena di sangue. Le indagini chiariranno se gli abbiano sparato mentre era in auto o fuori, ma pare che anche sulla carrozzeria ci siano i segni della sparatoria.
Quando Longo è arrivato a casa, in contrada Inside sono stati i suoi figli a chiamare il medico di famiglia. Al dottore è bastato uno sguardo per capire cosa fosse accaduto ed ha immediatamente chiamato il 118 e il 113. L’ambulanza ha trasportato il ferito nell’ospedale Vito Fazzi di Lecce per sottoporlo alle cure del caso. Alle forze dell’ordine Longo aveva dapprima raccontato di essere stato colpito in casa, ma la ricostruzione dei fatti lo ha smentito.
Aggiornamento ore 23.50
fonte: lecceprima.it
Due pistolettate indirizzate verso il basso, alla gamba sinistra, con un proiettile uscito e un altro ritenuto ancora nel polpaccio quando è stato trasportato in ospedale, a Lecce. E come se non bastasse, anche segni evidenti di un pestaggio, forse anche con qualche corpo contundente.
Pietro Longo, 51enne, galatinese con precedenti, residente a Noha, è entrato in casa questo pomeriggio pieno di lividi, tagli e graffi in volto e alle spalle, dolorante anche al petto (si sarebbe scoperto dopo che ha un polmone perforato) portandosi dietro una scia di sangue. L’uomo abita per la precisione in “Contrada Inside”, una zona periferica, non lontano dal cimitero. In chi si sia imbattuto e dove sia avvenuto il grave episodio, non è per niente chiaro. Per il momento sembra che l’uomo non abbia fornito spiegazioni agli investigatori della polizia.
Gli investigatori del commissariato di Galatina e della squadra mobile di Lecce stanno cercando di sondare i movimenti delle ultime ore per accertare la dinamica precisa e scoprire autori e movente della feroce aggressione, con tanto di gambizzazione finale, avvenuta, cioè, proprio nel momento in cui Longo ha tentato di sottrarsi alle percosse, fuggendo. La vittima ha preso direttamente contatto con un medico di sua conoscenza per le prime cure, una volta venutosi a trovare al chiuso delle pareti domestiche. Questi s’è ovviamente subito reso conto della gravità delle ferite, e non solo per i colpi di pistola, ma anche per uno “pneumotorace da trauma”, forse per un violento colpo in petto.
È stato lo stesso Longo, già noto alle forze dell’ordine per alcuni precedenti di polizia, a chiedere aiuto ad un medico di sua conoscenza, contatto telefonicamente. Quest’ultimo, scoperte le ferite provocate da un’arma da fuoco, ha poi allertato le forze di polizia, prima di accompagnarlo in ambulanza, nel frattempo giunta sul posto, in ospedale, alla volta dell’ospedale “Vito Fazzi” di Lecce.
I famigliari, dunque, l’hanno subito trasportato presso il “Vito Fazzi” di Lecce. Nel frattempo, è stata anche avvisata la polizia che ha avviato l’inchiesta. Ricoverato per essere sottoposto a un’operazione, l’intera storia per adesso ha un enorme buco temporale. Sembra che nell'auto di Longo siano state trovate tracce di sangue e quindi è possibile sia rientrato da solo in casa, dopo essersi sottratto alla violenza dei suoi aguzzini. Solo ipotesi, giacché Longo, per ora, agli agenti che stanno operando sotto il coordinamento dei dirigenti del commissariato e della mobile, rispettivamente Giovanni Bono ed Elena Raggio, non avrebbe ancora riferito alcun dettaglio su quanto avvenuto.
apr302014
«Santo subito», gridava lo striscione a caratteri cubitali al quadrato che emergeva sulle teste della folla, il giorno del funerale di papa Giovanni Paolo II, il 5 aprile del 2005. «È morto un santo» disse la folla di credenti, non credenti e agnostici che gremivano piazza san Pietro il 3 giugno del 1963 alla morte di papa Giovanni XXIII. La differenza tra i due sta tutta qua: il polacco deve essere dichiarato «santo», il bergamasco lo è sempre stato senza bisogno di dimostrarlo.
Chi ha avuto l’idea di abbinare nello stesso giorno i due papi per la proclamazione della santità ufficiale, è stato un genio del maligno. Mettere insieme il papa del concilio Vaticano II e quello che scientemente e scientificamente l’ha abolito, svuotandolo di ogni residuo di vita, è il massimo del sadismo religioso, una nuova forma di tortura teologica. La curia romana della Chiesa cattolica, che Francesco non ha ancora scalfito, se non in minima parte, è riuscita ancora nel suo intento, imponendo al nuovo papa un calendario e una manifestazione politica che è più importante di qualsiasi altro gesto o dichiarazione ufficiale. La vendetta curiale è servita sempre fredda.
Il Vaticano sotto il papa polacco si trasformò in «santificio» fuori di ogni controllo e contro ogni decenza: più di mille santi e beati sono stati dichiarati da Giovanni Paolo II, superando da solo la somma di tutti i papi del II millennio. Un’orgia di santi e beati che annoverano figure dubbie o equivoche come Escrivá de Balaguer, padre Pio, Madre Teresa, per limitarci solo a tre nomi conosciuti e che ne escludono altre come il vescovo Óscar Arnulfo Romero, lasciato solo e isolato, offerto allo squadrone della morte del governo del Salvador che lo ammazzò senza problema.
Papa Giovanni XXIII non ha avuto fortuna da morto. Il 3 settembre dell’anno giubilare 2000 è stato dichiarato beato insieme a Pio IX, il papa del concilio Vaticano I, il papa che impose al concilio la dichiarazione sull’infallibilità pontificia, il papa del caso Mortara, il papa del «Sillabo», il papa che in quanto sovrano temporale faceva ammazzare i detenuti politici perché combattevano contro il «papa re». Il mite Roncalli, storico di professione, fu – perché lo era nel profondo – pastore e prete, il papa del Vaticano II che disse il contrario di quanto Pio IX aveva dichiarato e condannato in materia di coscienza, di libertà e di dignità: il primo s’identificava con la Chiesa, il secondo stimolava la Chiesa tutta a cercare Dio nella storia e nella vita. Accomunarli insieme aveva un solo significato: esaltare il potere temporale di Pio IX e ridimensionare il servizio pastorale di Giovanni XXIII. Un sistema di contrappeso: se avessero fatto beato solo Pio IX, probabilmente piazza san Pietro sarebbe stata vuota; papa Giovanni, al contrario, con il suo appeal ancora vivo e vegeto, la riempiva per tutti e due.
A distanza di quattordici anni, per la dichiarazione di santità, papa Giovanni si trova accomunato di nuovo con un altro papa agli antipodi dei suoi metodi e del suo pensiero, con Giovanni Paolo II, re di Polonia, Imperatore della Chiesa cattolica, idolo dei reazionari dichiarati e di quelli travestiti da innovatori. Wojtyła fu «Giano bifronte» nel bene e nel male. Nel bene, fu un papa con un carisma umano eccezionale perché aveva un rapporto con le persone che oserei definire «carnale»; non era finto e quando abbracciava, abbracciava in maniera vera, fisica. Diede della persona del papa un’immagine umana, carica di sentimenti e così facendo demitizzò il papato, accostandolo al mondo e alle persone reali. Fu un uomo vero e questo nessuno può negarglielo.
Come papa e quindi come guida della teologia ufficiale, come modello di pensiero e di prassi teologica fu un disastro, forse il papa peggiore dell’intero secondo millennio. Mise la Chiesa nelle mani delle nuove sètte che s’impadronirono di essa e la trasformarono in un campo di battaglie per bande. Gli scandali, scoppiati nel pontificato di Benedetto XVI, il papa insussistente, ebbero tutti origine nel lungo pontificato di Giovanni Paolo II, che ebbe la colpa di non rendersi conto che le persone di cui si era circondato, lo usavano per fini ignobili, corruzione compresa. Durante il suo pontificato, uccise i teologi della liberazione in America Latina, decapitò le Comunità di Base che vedeva come fumo negli occhi, estromise santi, ma in compenso nominò vescovi omologati e cardinali dal pensiero presocratico, più dediti a tramare che a pregare.
Il suo pontificato fu un ritorno di corsa verso il passato, ma lasciando le apparenze della modernità per confondere le acque, eclissò e tolse dall’agenda della Chiesa il Concilio Vaticano II e la sua attuazione, vanificando così i timidi sforzi di Paolo VI, il papa Amleto che non sapeva – o non volle? – nuotare, preferendo restare in mezzo al guado, né carne né pesce e lasciando al suo successore, il papa polacco – papa Luciani fu una meteora senza traccia visibile – la possibilità del colpo di grazia, ritardando il cammino della Chiesa che volle somigliante a sé e non a Cristo.
Il cardinale Carlo Maria Martini, interrogato al processo di santificazione, disse con il suo tatto e il suo stile, che sarebbe stato meglio non procedere alla santificazione di Giovanni Paolo II, lasciando alla storia la valutazione del suo operato che, con qualche luce, è pieno di ombre. Il cardinale disse che non fu oculato nella scelta di molti suoi collaboratori, ai quali, di fatto, delegò la gestione della Chiesa e questi ne approfittarono per fare i propri e spesso sporchi interessi. Per sé il papa scelse la «geopolitica»: fu padre e promotore di Solidarność, il sindacato polacco che scardinò il sistema sovietico e che Giovanni Paolo finanziò sottobanco, facendo alleanze, moralmente illecite: Comunione e Liberazione, l’Opus Dei e i Legionari di Cristo (e tanti altri) furono tra i principali finanziatori e sostenitori della politica papale, in cambio ebbero riconoscimento, santi propri e anche condoni morali come il fondatore dei Legionari, padre Marcial Maciel Degollado, stupratore, drogato, donnaiolo, puttaniere, sulle cui malefatte il papa non solo passò sopra, ma arrivò persino a proporre questo ignobile figuro di depravazione «modello per i giovani».
In compenso ricevette una sola volta mons. Romero, dopo una lotta titanica di questi per parlare con lui ed esporgli le prove delle violenze e degli assassinii che il governo salvadoregno ordinava tra il popolo e i suoi preti. Il papa non lo ascoltò nemmeno, ma davanti alla foto dello sfigurato prete padre Rutilio, segretario di mons. Romero, assassinato senza pietà e con violenza inaudita, il papa invitò il vescovo a ridimensionarsi e ad andare d’accordo con il governo. Il vescovo, racconta lui stesso, capì che al papa nulla interessava della verità, ma solo gl’importava di non disturbare il governo. Raccolse le sue foto e le sue prove e tornò piangendo in patria, dove fu assassinato mentre celebrava la Messa. No, non può essere santo chi ha fatto questo.
Papa Wojtyła ha esaltato lo spirito militare e militarista, vanificando l’enciclica «Pacem in Terris» di papa Roncalli. Con la costituzione pastorale «Spirituali Militum Curae» del 21 aprile 1986 fonda le diocesi militari e i seminari militari e la teologia militare e la formazione di preti militari che devono «provvedere con lodevole sollecitudine e in modo proporzionato alle varie esigenze, alla cura spirituale dei militari» che «costituiscono un determinato ceto sociale “per le peculiari condizioni della loro vita”». In altre parole la Chiesa assiste «spiritualmente» chi va in nome della pace ad ammazzare gli altri, con professionalità e «in peculiari condizioni». Passi che fuori dell’accampamento ci sia un prete con indosso la stola viola, pronto a confessare e a convertire alla obiezione di coscienza, ma che addirittura i preti e i vescovi debbano essere «soldati tra i soldati», con le stellette sugli abiti liturgici, funzionari del ministero della guerra, è troppo e ne avanza per fare pensare che la dichiarazione di santità si può rimandare a tempi migliori.
Il pontificato di Giovanni Paolo II ha bloccato la Chiesa, l’ha degenerata, l’ha fatta sprofondare in un abisso di desolazione e di guerre fratricide, esasperando il culto della personalità del papa che divenne con lui, idolo pagano e necessario alle folle assetate di religione, ma digiune di fede. La gerarchia e la curia alimentarono codesto culto che più si esaltava più permetteva alle bande vaticane di sbranarsi in vista della divisioni delle vesti di Cristo come bottino di potere, condiviso con corrotti e corruttori, miscredenti e amorali. La storia del ventennio berlusconista ne è prova sufficientemente laida per fare rabbrividire i vivi e i morti di oggi, di ieri e di domani.
Avremmo preferito che papa Francesco avesse avuto il coraggio di sospendere questa sceneggiata, ma se non l’ha fatto, è segno che si rende conto che la lotta dentro le mura leonine è solo all’inizio e lui, da vecchio gesuita, è determinato, ma è anche cauto e prudente. Il 27 aprile, dopo avere chiesto scusa a papa Giovanni, io celebrerò l’Eucaristia, chiedendo a Dio che ci liberi dai vitelli d’oro e di metallo, anche se portano il nome di un papa. Quel giorno pregherò per tutte le vittime, colpite da Giovanni Paolo II direttamente o per mano del suo esecutore, il card. Joseph Ratzinger, che, da suo successore, perfezionò e completò l’opera come papa Benedetto XVI.
set062019
Salento Best Volley caratterizza la sua stagione sportiva ritornando in orbita campionati nazionali: parteciperà infatti a quello di primo livello di serie C, avendo acquisito il diritto sportivo ratificato dalla FIPAV Regionale in data 30 agosto.
I primi attori di questa nuova avventura saranno in gran parte atleti delle categorie giovanili (U.18 e U.16), rinforzati da alcune importanti presenze di ritorno alla casa madre per fine prestito.
Parliamo di Carlo De Lorentis, Alessio Rossetti, Lorenzo Persichino e Davide Giannotta che, avendo maturato esperienze in altri contesti societari in serie B e C, hanno scelto di sposare il Progetto Giovani tanto caro al compianto tecnico Fernando Panico.
“La condivisione del programma societario, dichiara il centrale Rossetti, seppur audace nei contenuti per la presenza di giovanissimi con limitata esperienza, è intrigante quanto rischiosa, ma avere l’opportunità di un confronto con altri sestetti di valore che mirano alla promozione è stimolante. Poi ci sarà l’opportunità di poter esprimersi con una maggiore continuità di gioco, elemento indispensabile non solo per rodare i meccanismi di squadra ma anche di sollecitare entusiasmi e voglie di proporsi.”
Ora si attende la nota ufficiale del Comitato Regionale che definirà, sulla base di eventuali rinunce, reintegri e ripescaggi, gli organici delle squadre partecipanti fissato in 24 unità suddivise in due gironi.
La composizione avverrà con un sorteggio semi integrale, suddividendo la regione in più aree territoriali che inglobino almeno due squadre contigue geograficamente: quest’ultime verranno sorteggiate per individuare in quale girone dovranno essere inserite.
“Insomma il rischio di trasferte pesanti in terra daunia (Lucera, Trinitapoli ?!?) o nel potentino è altamente probabile, commenta il presidente Corrado Panico, ma sapevamo optando per quest’impegno di subire questa eventualità. Cimentarsi in questo campionato è stata una esplicita richiesta dei nostri tecnici Giuseppe Dicillo e Chiara Noia, alla quale abbiamo risposto con entusiasmo, sapendo che tutto è finalizzato alla crescita tecnica del gruppo. Sarà un’esperienza formativa tesa a saggiare qualità tecniche e comportamentali che risulteranno determinanti per alcuni elementi, di conferma per altri.”
Il saluto alla squadra è stato portato nella giornata di ieri sul campo del PalaPanico da tutto lo staff dirigenziale di SBV, che ritualmente ha augurato un in bocca al lupo e buon lavoro a tutti.
La fase precampionato curata sotto l’aspetto della preparazione motoria da Carlo De Lorentis, esperto in preparazione fisica della pallavolo, verterà su una valutazione iniziale dei punti di forza e debolezza dei soggetti che verrà utilizzata per programmare ed implementare il piano di allenamento.
“La realizzazione di quest’ultimo, dichiara De Lorentis, passa attraverso alcuni mezzi di allenamento di tipo attrezzistico (Kettlenbell, palle mediche, cuscini a palla), ad altri di tipo informativo verbale (descrizione dei movimenti), ad altri di tipo cinestetico (posizione di assistenza per far sentire il movimento). Ho strutturato un’unità di allenamento in un insieme in cui confluiscano componenti fisiche prestazionali, abilità tecnico-tattiche ed atteggiamenti comportamentali specifici degli atleti. Si passerà dall’esecuzione di esercizi blandi di corsa collegati ad esercizi di ginnastica di scioltezza e di allungamento, ad attività di consolidamento organico-muscolare, per arrivare in chiusura ad una riduzione graduale del carico. Eseguiremo esercizi di rilassamento muscolare, corse defaticanti e chiusura piacevole della seduta che crei atteggiamenti positivi per le successive unità di allenamento. Mi aspetto una risposta positiva da parte dei ragazzi che ho trovato motivatissimi in questa nuova avventura.”
AREA COMUNICAZIONE
SBV OLIMPIA GALATINA
apr082020
Il Direttore, la RSU ed i dipendenti dello stabilimento Colacem di Galatina, insieme a tutte le maestranze esterne che, a vario titolo, operano all’interno dello stabilimento stesso, hanno aderito con slancio all’iniziativa di solidarietà promossa dal gruppo “Doniamo Aiutiamo Vinciamo”, contribuendo, per quanto possibile, alla raccolta di fondi destinati all’importante e condiviso obiettivo di dare risposte alle necessità del Reparto di Malattie Infettive dell’Ospedale Santa Caterina Novella di Galatina, impegnato in prima linea nella gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19. Una grande maratona di solidarietà che, grazie al piccolo grande contributo di tutti, sostenuto dalla forza del cuore, ha consentito di raggiungere un traguardo importante: ottomila e seicento euro, interamente messi a disposizione del gruppo promotore per essere destinati all’acquisto di attrezzatura diagnostica e presidi sanitari per il nosocomio galatinese.
In questo momento così drammatico per noi italiani, per Galatina, così come per il mondo intero, in questo tempo surreale che sta mettendo a dura prova le nostre certezze e la nostra stessa vita, il contributo offerto rappresenta per noi lavoratori, l’unico possibile segno tangibile che ci consente di testimoniare la nostra vicinanza al personale medico ed agli operatori sanitari che quotidianamente rischiano la loro vita per salvare la nostra.
A loro va la nostra gratitudine ed il nostro sostegno.
Dipendenti e indotto Colacem
Stabilimento di Galatina
ott252016
Si sta palesando in maniera inesorabile un altro grande spreco di risorse pubbliche; ci si avvia, infatti, verso la chiusura parziale e la dismissione totale poi dell‘Ospedale “Santa Caterina Novella” di Galatina per attrezzare, a pochissimi Km di distanza, precisamente tra Maglie e Melpignano, un nuovo nosocomio.
Da considerare, inoltre, che, dopo un’infinità di promesse disattese sulla ricollocazione dell’Ospedale di Galatina, tra pochi anni questa mega struttura diventerà l’ennesima cattedrale nel deserto provocando la perdita di un patrimonio pubblico di inestimabile valore.
Tutto ciò sta avvenendo senza nessuna vera opposizione da parte di chi ha amministrato la Città e da parte della rappresentanza politica provinciale e regionale che sulla vicenda ha fatto solo patetiche passerelle. Una seria Amministrazione di qualsiasi colore, avrebbe dovuto fare le barricate, ma, purtroppo, le ragioni della politica più becera e disfattista non si sono sposate con le legittime esigenze dei cittadini e del territorio.
Noi riteniamo di fondamentale importanza garantire il proseguimento dell’offerta sanitaria del locale nosocomio; siamo altresì convinti che in un periodo di congiuntura economica negativa la soluzione non sia il taglio o l’abbattimento dei servizi necessari al cittadino, bensì il potenziamento degli stessi. L’Ospedale di Galatina dimostra, infatti, ogni anno, con i suoi accessi e con la qualità dei servizi erogati, di essere una realtà attiva e necessaria per tutto il territorio circostante; per questi motivi gli obiettivi delle nostre iniziative future saranno quelli di ribadire un principio, quello della tutela del diritto alla salute previsto dalla Costituzione.
Abbiamo deciso pertanto di costituirci in Comitato e di mettere in atto una serie di azioni democratiche per accendere seriamente un riflettore permanente sulla situazione del nostro Ospedale; la prima azione sarà un sit-in silenzioso che si svolgerà sabato 29 ottobre a partire dalle 10.30 innanzi all’ingresso principale del “Santa Caterina Novella” in via Roma a Galatina.
Nel caso specifico di Galatina – ricorda Saverio Mengoli, uno dei promotori più attivi del Comitato – la situazione attualmente esistente è quella di un Ospedale che può ospitare 250 posti letto, ma che, così come dichiarato dal Direttore Sanitario dell'Ospedale di Galatina, lo stesso sarebbe strutturalmente idoneo ad accogliere fino a 420 posti letto. Ciò colloca il Presidio galatinese, dopo il “Vito Fazzi” di Lecce, come l'unica struttura adeguata a divenire, sin da subito, un Ospedale di I° Livello; non subiremo più passivamente le decisioni prese nelle “stanze dei bottoni” sempre troppo lontane dai Cittadini e dalla logica.
Firmato “Comitato spontaneo a difesa dell’Ospedale di Galatina”.
dic182017
Vi raccontiamo una storia, un'occasione persa per Galatina e per le famiglie di Galatina.
Il 27/10/2017 la Regione Puglia approva il bando di gara destinato ai Comuni pugliesi con popolazione compresa tra 15.000 e 30.000 abitanti che intendono adeguare i parco giochi comunali alle esigenze dei bambini con disabilità e che, a tal fine, intendono acquistare o porre in opera giostre inclusive utilizzabili da minori con disabilità motorie sensoriali intellettive o di altro genere.
Alla data di scadenza del bando fissata in data 20 novembre 2017 pervengono in Regione Puglia n.30 domande.
La regione Puglia, settore Qualità Urbana, sulla base dei criteri di valutazione indicati sul bando, stila la una graduatoria.
Verranno quindi finanziati i soggetti inseriti in graduatoria fino a soddisfare la copertura finanziaria di 150.000 euro.
Nel provvedimento della Regione Puglia si legge che il Comune di Galatina HA FATTO PERVENIRE LA DOMANDA FUORI TERMINE quindi non può essere finanziato. Qualcuno può dirci perché è successo tutto questo visto che Loredana Tundo, Assessore ai Lavori Pubblici e la squadra di governo scrive continuamente sui social Network che questa amministrazione è molto attenta ai bisogni dei cittadini e che la capacità della buona politica è quella di intercettare risorse per migliorare la Città?
Quando le risorse vengono rese disponibili dalla Regione bisogna saperle intercettare e farle proprie.
Serve più attenzione per la Città di Galatina.
Il Circolo del Partito Democratico di Galatina
set262017
E’ stata una manifestazione partecipata ed apprezzata dal pubblico il XII Memorial Fernando Panico ,che si è posto come solido banco di prova per le squadre partecipanti, a poco meno di un mese dall’inizio dei rispettivi campionati.
I numerosi spettatori hanno espresso ,nel minuto di silenzio in cui si sono raccolti, profondo rispetto ed immutata stima per la figura di Fernando, pioniere della pallavolo salentina ,valente tecnico e docente di vita per i tanti ragazzi che ha formato.
Il saluto del Presidente del Comitato FIPAV Territoriale di Lecce , avv. Pierandrea Piccinni, giunto via email , ha ricalcato questo solco ricordando che ” il Memorial ha sempre rappresentato una importante kermesse della pallavolo salentina, unita nel ricordo di un grande allenatore e amico del volley, nonché uomo dalle grandi quali sportive e morali”.
Il Comitato promotore presieduto da Corrado Panico e l’OLIMPIA S.B.V. GALATINA, organizzatori dell’evento, hanno coordinato al meglio la manifestazione avvalendosi della partecipazione delle due società di serie C, SANDEMETRIO VOLLEY SPECCHIA e M.B. VOLLEY RUFFANO e della società di serie B LIBELLULA FULGOR TRICASE unitamente a quella di casa.
Le gare del sabato hanno rispettato i pronostici , vedendo le due compagini di serie B , Tricase e Galatina , sfidare e prevalere rispettivamente sullo Specchia e sul Ruffano, determinando così il calendario della domenica.
Nella gara di apertura la SANDEMETRIO VOLLEY SPECCHIA , priva di capitan Carrozzo tenuto in panchina a scopo precauzionale ,ma con il palleggiatore Felicetti in cabina di regia, ha avuto la meglio in due set sulla M.B. VOLLEY RUFFANO ,dove il solo opposto De Carlo e il centrale Crisostomo hanno tentato di arginare Sbarro e compagni.
Nella gara più attesa tra TRICASE e GALATINA la spuntano al tie-break i ragazzi di mister De Giorgi che, dopo aver vinto il primo set , cedono il secondo all’OLIMPIA S.B.V. apparsa più determinata e con percentuali positive in ricezione.
Nell’ultimo parziale (la gara era programmata su tre set) la distribuzione di Davide Pellegrino chiama ripetutamente alla conclusione i suoi centrali ,Melfi e Tridici, con l’opposto Bartoli a dare il suo notevole apporto e chiudere la partita.
La manifestazione , sponsorizzata dai gestori del locale COVO DELLA TARANTA, ha avuto la sua conclusione con la premiazione di tutte le squadre ,alla presenza del primo cittadino dottor Marcello Amante , del suo vice ed assessore allo sport e politiche giovanili, signora Maria Rosaria Giaccari, e del presidente del Comitato Promotore Corrado Panico.
Piero de Lorentis
AREA COMUNICAZIONE
S.B.V. OLIMPIA
dic232021
Un anno fa, il 23 dicembre, l’antivigilia di Natale 2020, ci lasciava Giorgio Lo Bue. Una brutta notizia che, pur essendo nell’aria, speravamo arrivasse il più tardi possibile. Invece era arrivata!
Un incidente stradale, che da subito non sembrava grave (Accaduto tre anni prima, nei pressi del Cinema Teatro Cavallino bianco - quando si dice il destino! - , che lui tanto amava e per il quale aveva lottato con grande pervicacia per la sua riapertura), ha segnato gli ultimi anni della sua vita: nello scontro sbatteva la testa sul tettuccio della macchina, riportando quella che sembrava una lieve ecchimosi, che, con il tempo, ha intaccato lentamente parti importanti dei tessuti del cuoio capelluto. Da allora Giorgio non è stato più lo stesso, assistito con grande amore dalla moglie Francesca e da quanti gli sono stati vicini, si è consumato lentamente sino alla sua morte a soli 73 anni.
Come ho scritto un anno fa, Giorgio a Galatina era un immigrato. Nato in Sicilia, a San Giovanni Gemini, provincia di Agrigento (il padre carabiniere, la madre casalinga), aveva trascorso i primissimi anni della vita a Stornarella, in provincia di Foggia, nella Piana del Tavoliere delle Puglie, a 10 anni, nell’estate del 1957, a seguito del padre, con tutta la famiglia – tre sorelle e un fratello -, trasferito presso la locale Caserma dei Carabinieri, giungeva a Galatina, divenuto il suo comune di adozione.
Ho descritto gli anni della sua vita sino agli anni ‘70, quelli segnati dalla frequenza delle scuole elementari e dell’Avviamento Professionale, di chierichetto presso l’Oratorio, poi Parrocchia “Cuore Immacolato di Maria”, nel Rione Italia, dove ha sempre abitato – Via Soleto e Via Vercelli -, “le tirate sino a sera, prima della messa vespertina, su lli cozzi del campo di calcio”, dei giochi antichi, dello scambio di calciatori, della lettura e collezione di giornaletti, delle manie per le novità e il rito natalizio di allestimento del Presepe, gli amori di gioventù, il nostro girovagare per l’Italia in autostop nel 1968. Per finire, la partenza, quasi contemporanea, al servizio di leva, lui a Udine, io a Bologna.
Voglio ora ricordarlo per il suo grande amore per Galatina. Amore che lui ha sempre testimoniato attraverso il suo modo di essere, di esprimersi, di operare, di raccontare; nel suo impegno politico e sociale a favore dei concittadini adottivi; il suo incessante scavare, alla ricerca degli usi e dei costumi, delle tradizioni, sempre più spesso, estese all’intero Salento. E nei suoi numerosi scritti sulla stampa locale, nei suoi interventi da uomo politico, nelle sue opere, questa passione è sempre presente. Ha collaborato con “Il Galatino”, il pluridecennale periodico quindicinale, e al “Filo di Aracne”, il trimestrale del Circolo Athena. Promotore di giornalini studenteschi, di pagine autogestite dai suoi alunni sui quotidiani regionali, puntuali i suoi servizi sulle varie attività artistiche, culturali, religiose, di costume, a cui ha legato buona parte degli ultimi anni.
Questi aspetti della vita cittadina erano gli argomenti preferiti nelle lezioni che teneva ai suoi studenti. Per oltre quarantadue ha svolto la professione di insegnante. Grazie alle sue abilitazioni in Materie Tecniche, in Storia dell’Arte, ha svolto la sua attività prima nella Scuola Media, poi presso il Professionale per l’Industria e l’Artigianato di Viale Don Bosco, per approdare, dopo aver conseguito la Laurea In Materie Letterarie, all’Istituto Tecnico Commerciale “Michele Laporta” nel Campus Studentesco, in Viale Don Tonno Bello, dal 1999 al 1 settembre 2010, data del suo pensionamento. “Come faceva lui lezione, come sollecitava la classe a seguire con attenzione gli argomenti illustrati, non lo faceva nessun professore. Anche quelli che potevano sembrare ostici, come la persecuzione degli ebrei e i campi di stermino nazisti – aveva accompagnato i suoi studenti a visitare Auschwitz e Birkenau – venivano presentati con grande semplicità e competenza.”, lo ricordano così ancora oggi lei sue studentesse e i suoi studenti. Tantissimi i loro commossi commenti nell’apprendere la sua scomparsa e sotto il necrologio pubblicato su Facebook. La classe non era un guscio vuoto da riempire con nozioni e numeri, ma attraverso il racconto ragionato dei fatti del passato mirava a prepararli alla via futura. Più che un professore era il fratello maggiore, un amico, e tante immagini confidenziali lo stanno ad attestare.
Anche nell’attività letteraria questo spirito umanistico non è mai venuto meno, avendo per finalità, come annota il vocabolario della Lingua Italiana Treccani, “la conoscenza dell’uomo, del suo pensiero, della sua attività spirituale e del suo comportamento attraverso i tempi”. Teso a individuare una strada da percorrere per creare un futuro migliore.
La sua esperienze politica, di Consigliere comunale (dall’11.06.2001 al 05.01.2006 e dal 28.07.2007 al 12.08.2009) e di Presidente del Consiglio Comunale (dal 06.05.2006 al 27.07.2007, Sindaco Sandra Antonica), è stata segnata dal suo impegno quotidiano a servizio della città, di operare per un reale cambiamento, al fine di renderla migliore e più vivibile. Sempre pronto ad ascoltare la gente, sempre disponibile a raccogliere le sue esigenze, nella soluzione dei problemi della comunità.
Tra le tante iniziative, scorrendo le pagine dei quotidiani cartacei e del web o la rassegna stampa pubblicata in occasione delle campagne elettorali, voglio ricordare la battaglia per rendere sicure le strade del Rione Italia, spesso allagate anche dopo una pioggerella, e, soprattutto, quella più impegnativa di pubblico acquisto della struttura del Cavallino Bianco, la sua ristrutturazione e la sua riapertura. Grazie lui se il Cavallino Bianco, nello scorso mese di novembre, è stato riconsegnato alla Città: una nuova vita, che ci auguriamo, e lui se lo sarebbe augurato, possa continuare senza ulteriori soste.
Anche nella sua esperienza sindacale, prima nella Cisl Scuola quando era in servizio, poi, da pensionato, nella Camera del Lavoro CGIL di Via Caracciolo a Galatina, dal 2011 al 2017, la sua disponibilità non è venuta mai meno: sempre pronto ad ascoltare la gente, a dare risposte ai tanti problemi posti da pensionati, giovani, donne, lavoratori, personale della scuola, in cui era esperto. Ancora oggi, in tanti lo ricordano con nostalgia, simpatia e riconoscenza.
La sua attività letteraria spaziava in più campi, in particolare nelle nostre tradizioni, alla scoperta di come eravamo, per tramandare il nostro modo di essere e di operare. Tra le tante voglio ricordare.
Questo l’uomo e lo studioso Giorgio Lo Bue.
Ninì De Prezzo
(Gli ultimi due volumi si possono acquistare consultando la pagina www.galatinastoria, dove altresì si possono ricavare ulteriori notizie. Consultazione presso la nostra Biblioteca “Pietro Siciliani”.)
ago292014
Ore 19.00 Appuntamento in Piazza S.Michele a Noha, trasferimento nel centro storico di Galatina per “Le Corti a Mezzanotte” saremo nella Corte Arco Costantini, serata dedicata al vino d.o.c Terre Neure della Cantina Cooperativa di Salice Salentino zona di produzione dei più eccellenti Negroamaro del Salento,con musica, scuola di pizzica e buffet. Costo 10 euro.
Ore 9.30 Inizio iscrizioni e consegna gadget
Ore 10.00 Partenza per Castro, circa 35 km, alle ore 11.00 visita al castello e al centro storico della città, finita la visita si potrà scegliere se fare il bagno nella splendida grotta verde di Marina di Andrano, fare un giro in barca per le grotte del litorale, mangiare in un ristorante convenzionato o gustare i frutti di mare crudi del vivaio di castro marina.
Ore 16.30 Incontro con il gruppo proveniente da Noha in località Grotta Zinzulusa, per la visita alla grotta, uno dei maggiori fenomeni carsici del salento, le numerose concrezioni, stalattiti e stalagmiti, presenti al suo interno, sono all’origine del nome. Secondo la fantasia popolare sono simili a stracci di un abito logoro, nell’idioma salentino, appunto zinzuli.
Ore 18.00 Partenza per raggiungere il paese di Collemeto dove sarà offerto un ricco rinfresco.
Ore 19.00 Rientro a Noha
Ore 20.30 Ritrovo in P.za S.Michele a Noha dove sarà offerta la cena a tutti gli iscritti,
il menu prevede frisellata, pezzetti di carne al sugo, prodotti tipici e seconda serata dedicata al vino Terre Neure della Cantina Cooperativa di Salice Salentino, concerto di musica folk e ballo della PIZZICA
Ore 9.00 Riapertura iscrizioni e consegna gadget
Dalle ore 9.00 alle ore 10.00 a richiesta si può visitare la basilica di S.Caterina
Ore 10.30 Arrivo delle Tarantate, rappresentazione scenica di ciò che avveniva a Galatina fino alla fine degli anni 60 durante la festa dedicata ai patroni Santi Pietro e Paolo. Si racconta che gli apostoli Pietro e Paolo, durante il loro viaggio di evangelizzazione, sostarono a Galatina e che San Paolo, riconoscente della calda ospitalità ricevuta da un pio galatinese nel proprio palazzo, ove ora è ubicata la Cappella, in via Garibaldi n. 7, diede a lui ed ai suoi discendenti il potere di guarire coloro che fossero stati morsi da ragni velenosi, detti in dialetto “tarante”. Sarebbe bastato bere l’acqua del pozzo posto all’interno della casa (attualmente murato per motivi igienici) e tracciare il segno della croce sulla ferita Da qui l’annuale ricorrenza, il 29 giugno, di un rito esorcistico che, per le donne pizzicate (talvolta erano anche gli uomini) dalla taranta nelle campagne durante la raccolta del grano, iniziava nelle proprie abitazioni e si concludeva con la “liturgia” nella casa del Santo, dove venivano accompagnate da musicanti provvisti di tamburelli, violini, armoniche e organetti, per ringraziarlo della grazia ricevuta o per invocarla. Solo dopo aver bevuto l’acqua miracolosa ed aver vomitato nel pozzo, la grazia si poteva ritenere ottenuta. Accadeva che le “tarantate”, dopo essere state morse da uno di questi ragni, entravano in uno stato di confusione e agitazione o piombavano nella depressione, dal cui torpore si destavano solo al suono di una musica che le costringeva a ballare convulsamente, rotolandosi e contorcendosi per terra, arrampicandosi sui muri. Con “la pizzica”, mimando la danza della taranta, nella quale si identificavano per portarla allo sfinimento e alla morte, le donne, perdendo la propria identità, si potevano liberare dal veleno e guarire dal morso. Per liberare le tarantate dalla possessione demoniaca, i musicisti-terapeuti facevano ronda attorno alla vittima aggressiva ed isterica e impiegavano ore e ore per portare a termine il rituale, che si concludeva con la morte simbolica della taranta a la rinascita a nuova vita della donna.
L’esorcismo, quindi, si concludeva con il pellegrinaggio a Galatina, dove davanti alla chiesetta di San Paolo il rituale si ripeteva, richiamando folle di curiosi
Ore 11.30 Benedizione dei caschi
Ore 13.30 Buffet, presso la Tenuta la Monaca in via Foresta ad Aradeo consegna di alcune confezioni di vino sorteggiandole con le cartoline di iscrizione,
Premiazioni, foto di gruppo e saluti con l’augurio di vederci l’anno prossimo.
nov202014
L'iniziativa prevista per il 21 novembre è stata annullata e posticipata a data da destinarsi.
Andrea Coccioli
Venerdì 21 novembre alle ore 17.30 presso il CENTRO POLIVALENTE di Viale Don Bosco, l’assessorato alle politiche giovanili organizza un incontro pubblico con John Mpaliza per accogliere la marcia e discutere della situazione attuale in RDCongo.
Il promotore di questa marcia è John Mpaliza, cittadino italiano di origine congolese, che ha lasciato tutto, lavoro, casa, stabilità, per dedicarsi a tempo pieno alla diffusione dell’informazione sulla situazione politico-economica-sociale nella RDCongo ancora oggi afflitta da sanguinose guerre per la conquista, da parte di grandi multinazionali, di materie prime presenti quasi esclusivamente lì, come COLTAN, diamanti, oro, rame. Tutto questo John lo fa marciando a piedi in Italia, come in Europa (Marcia Reggio Emilia-Bruxelles), per arrivare poi in Congo, perché ritiene che l’unica strada che porta alla pace è far girare e conoscere la giusta informazione.
La marcia ha l’obiettivo di incontrare cittadinanza e istituzioni, ed in modo particolare i giovani per parlare di queste problematiche e di PACE, non solo in Congo, ma anche in Siria, Palestina, Ucraina e in tutte le zone coinvolte dalla guerra.
Partita da Reggio Emilia il 20 luglio 2014 arriverà a Reggio Calabria il 20 dicembre.
In Puglia passerà da diverse Province, tra cui Brindisi il 13.11, Lecce il 15.11, Taranto il 3.12 e toccherà anche vari Comuni limitrofi come Ostuni, S.P.Vernotico, Otranto, Tricase, Alessano, Gagliano del Capo, S.M.Leuca, Gallipoli, T.S.Giovanni, GALATINA, P.Cesario, Maruggio, Pulsano. In base alle iniziative promosse strada facendo, la marcia può inserire incontri, eventi ed anche nuove tappe.
Lanciamo pertanto un appello alle nostre Chiese, Comuni, Scuole, Associazioni, Istituzioni tutte presenti sul territorio a stringersi attorno a questa iniziativa, promuovendo degli incontri con i marciatori e unendosi a loro per qualche km simbolo, sventolando la bandiera della PACE!
VENERDI 21 NOVEMBRE ALLE ORE 17,30 PRESSO IL CENTRO POLIVALENTE DI VIALE DON BOSCO, ACCANTO ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE FALCONE E BORSELLINO, JOHN MPALIZA INCONTRERA’ GALATINA. SIETE TUTTI INVITATI. NON MANCATE.
Indirizzi e recapiti utili
Dr. Jean Bassmaji bassmaji.jean@libero.it tel.3384440342
Lucia Licchelli (referente per Lecce e Provincia) lulicchelli@yahoo.it tel.3472232989
giu242022
Dopo il dossier approdato in Parlamento sul colosso Colacem spa, titolare anche del cementificio di Galatina, il deputato del gruppo “Liberi e uguali” Nicola Fratoianni presenta un’interrogazione. Ma non è la sola novità sul tema. Convocato infatti per lunedì prossimo, 27 giugno, il tavolo per la Vis, la Valutazione di impatto sanitario dell’impianto salentino. Quella della Vis costituisce una procedura finalizzata alla tutela della salute delle comunità esposte a eventuali impatti derivanti dalla presenza di grandi opere sul territorio.
Andiamo per gradi. Sul fronte nazionale, a supporto dell'istanza di audizione alla Commissione ambiente da parte dei comitati di Galatina, Gubbio e Sesto Campano (proposta alle deputate Alessia Rotta e Rossella Muroni, rispettivamente presidente e vicepresidente della Commissione Ambiente), è intervenuto il segretario nazionale di Sinistra Italiana. Fratoianni. Nella giornata di martedì scorso ha presentato l'interrogazione parlamentare, avanzando la richiesta dello stop degli impianti Colacem al ministro della Transizione e ministro della Salute per via dei danni sanitari e ambientali. È utile ricordare che l'intera zona del circondario galatinese è stata dichiarata "zona rossa" per l'incidenza di alcune patologie tumorali, soprattutto ai polmoni.
“Dal punto di vista ambientale i cementifici sono industrie insalubri di prima classe. L'Agenzia europea per l'ambiente ha indicato due in questione tra i più inquinanti dell'Unione europea. I timori delle popolazioni locali sono cresciuti in seguito al sequestro delle polveri eseguito dalla Dda (Direzione distrettuale antimafia, ndr) di Lecce presso lo stabilimento di Galatina, che ha evidenziato caratterizzazioni insufficienti nella composizione dei rifiuti, così come indicato nella Ctu per Colacem Galatina e da Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, ndr) per Sesto Campano. Laboratori accreditati hanno confermato la presenza di diossina nel latte materno e nella placenta umana ed elevata concentrazione di metalli pesanti nella vegetazione, nella falda e nel suolo”, si legge nel testo a firma di Fratoianni. Ma non è tutto.
Il deputato fa anche riferimento alla spinosa questione del Css, il Combustibile solido secondario. Nel forni degli stabilimenti Colacem, infatti, accanto al carbone viene anche effettuato il recupero di materiali attraverso il trattamento ad alte temperature di quel tipo di rifiuti. “Secondo i comitati promotori del dossier, le iniziative normative promosse dai governi dal 2003 fino all'entrata in vigore dell'articolo 35 del decreto-legge 77 del 2021 (Decreto Semplificazioni), rispetto all'utilizzo dei Css (la gran parte dei rifiuti indifferenziati) negli impianti che operano recupero rifiuti, tra cui anche le cementerie, hanno favorito l'allentamento delle procedure autorizzative: i limiti di emissione di carbonio di un cementificio che brucia rifiuti sono oggi meno restrittivi di quelli di un inceneritore in netto contrasto, a parere dell'interrogante, con gli obiettivi europei per la riduzione delle emissioni di carbonio e il recupero dei materiali scartati”, riporta nella sua interrogazione (nella foto accanto).
Sul piano locale quella di lunedì 27 giugno partirà già come una giornata all’insegna del malcontento e delle polemiche: comitati, medici e amministratori lamentano la “latitanza” della Regione Puglia. In una nota sottoscritta in maniera congiunta da sindaci e associazioni dell’hinterland galatinese, infatti, viene sollecitata la nomina di un referente Aress, l’Agenzia regionale strategica per la salute e il sociale. Si tratta dell'ente incaricato alle valutazioni, la cui presenza è quanto mai indispensabile “in quanto tale Agenzia è nata con lo scopo di monitorare costantemente il sistema sanitario regionale onde verificare l’adeguatezza dello stesso alle esigenze e alla tutela della salute dei cittadini pugliesi dando piena soddisfazione ai bisogni di salute della popolazione sia nella prevenzione che nella cura sanitaria”, scrivono i firmatari del documento.
Nello specifico si chiede che nel giorno della Vis, che sarà effettuata dall’Università di Bologna su richiesta del gruppo Colacem, possa appunto essere presente anche Aress a causa dell’incompatibilità del dirigente medico indicato in un primo momento. Nella missiva, indirizzata al Servizio politica di tutela ambientale e transizione ecologica della Provincia di Lecce, i firmatari si dicono in attesa dunque di un nome alternativo di un esperto. La missiva è stata sottoscritta dai rappresentanti dei Comuni di Galatina, Soleto, Corigliano d’Otranto, Sogliano Cavour, Martano, dal Coordinamento civico ambiente e salute. E ancora, dalle associazioni Airsa, Italia nostra, Isde (Medici per l’ambiente), Sisped, Forum Amici del territorio e Noi Ambiente. Di seguito i nomi dei firmatari: Marcello Amante, Graziano Vantaggiato, Dina Manti, Giovanni Casarano, Alessandra Caragiuli, Elena Bitotti, Marcello Seclì, Sergio Mangia, Giovanni De Filippis, Gianfranco Pellegrino e Marcello D'Acquarica.
Valentina Murrieri
(fonte: lecceprima)
ott252019
La Scuola Volley della Showy Boys procede nella sua attività di formazione e preparazione dei giovani pallavolisti. Accanto ai corsi maschili e femminili riservati ai piccoli del minivolley (5-11 anni), alle categorie under 18, under 16 e under 13, nella stagione sportiva 2019-2020 sono stati attivati nuovi corsi come quello rivolto alle ragazze della fascia di età under 14.
A guidare questo interessante gruppo di allieve è il tecnico federale Manuela Montinari.
“E’ un organico piuttosto omogeneo e attento a tutte le dinamiche che si vanno a sviluppare in palestra – dichiara il neo allenatore della Showy Boys - sin dai primi allenamenti, le ragazze hanno dimostrato di avere una buona predisposizione motoria e questo non fa altro che agevolare il lavoro che si andrà a realizzare nel corso delle sedute di allenamento. In questa stagione si lavorerà in maniera più mirata a migliorare e a consolidare l’attività coordinativa – aggiunge Manuela Montinari – per raggiungere questo obiettivo sarà necessario effettuare un attento lavoro analitico diretto a perfezionare i gesti tecnici”.
Nel corso di questi primi allenamenti, il coach ha potuto conoscere meglio ogni componente del suo nuovo team e stilare un programma di lavoro più dettagliato e rivolto anche al miglioramento fisico e al perfezionamento tecnico di ogni singolo allievo.
“Dobbiamo fare emergere le potenzialità di ogni ragazza – conclude il tecnico della Showy Boys – valorizzare le sue doti, ma consentire, allo stesso tempo, una crescita collettiva di tutto il gruppo. L’obiettivo è di arrivare, in concomitanza dell’inizio dei campionati, con una buona preparazione tale da affrontare al meglio un torneo federale giovanile”.
www.showyboys.com
dic142020
Sono stati oltre 700 i Pandoroni di cioccolato solidali pro Bimbulanza consegnati in pochissime settimane.
Le parole dei promotori Sandro Argentieri, Alessandro Antonaci e Piero Luigi Russo: «L’attività sportiva, quella sana e lontana da interessi economici e obiettivi irraggiungibili, è uno strumento nuovo che andrebbe sfruttato e promosso proprio per il suo indubbio valore sociale ed educativo. Lo sport non è solo disciplina, allenamento e competizione. Lo sport è prima di tutto solidarietà, onestà e rispetto per gli altri. Questi sono i valori fondanti del nostro “lavoro”, la nostra missione… Ringraziamo di cuore i nostri compagni di viaggio:
"Voglia di casa" di Rosaria Pellegrino in via Liguria, 15 a Galatina;
Pantagruel di Adriano de Lorenzis in via Liguria, 66 a Galatina;
Club Cuore Giallorosso di Gaetano Gaballo in via Marche, 60 a Galatina;
Gabrieli Materiale Elettrico di Antonio Gabrieli in via Soleto, 176 a Galatina;
Vitasnella Palestra in via Piemonte, 40 a Galatina e, naturalmente, tutti coloro che, ancora una volta, hanno creduto in noi…».
Ricordiamo che la “Bimbulanza” è la prima ambulanza pediatrica del sud Italia, all’acquisto della quale la cittadinanza di Galatina ha partecipato con numerosi e diversi eventi benefici.
Il progetto, fortemente voluto e realizzato da Don Gianni Mattia e dalla sua Associazione “Cuore e mani aperte" O.d.V., nasce con l'intento di alleggerire il tragitto dei piccoli ospiti che in caso di necessità potranno essere trasportati nei vari spostamenti clinici tra diversi ospedali. La vera novità, che rende speciale questa iniziativa ed il progetto tutto, sempre in debito di fondi per la sua sopravvivenza, è la presenza sulla “Bimbulanza” di un volontario clown che tra sorrisi, giochi e colori, allieta la permanenza sul mezzo dei piccoli passeggeri.
Piero Russo
nov182021
Al motto di "Rilanciamo la fiera di Galatina" continueranno tutte le domeniche, fino al 19 dicembre, gli appuntamenti con i banchetti di raccolta firme in Piazza Aligheri.
«Un'adesione sorprendente quella che abbiamo riscontrato» commenta il comitato promotore dell'iniziativa, composto da cittadini, liberi professionisti, attuali ed ex amministratori.
L'iniziativa ha mosso i primi passi nella seconda metà di Ottobre. L'Amministrazione Comunale di Galatina ha confermato l'intenzione di voler riservare una porzione del quartiere fieristico alla realizzazione di un centro di alta formazione professionale. E una larga fetta della popolazione è insorta, organizzando una petizione popolare con gazebo e raccolta firme itineranti.
Il prossimo 28 dicembre, sempre a Galatina, sarà promosso un dibattito pubblico sul tema aperto alla cittadinanza, agli imprenditori, alle associazioni di categoria, gli stessi amministratori della cittadina e tutti coloro che vorranno confrontarsi sul tema del rilancio del quartiere fieristico. Saranno presenti esperti del settore e tecnici, per favorire un dibattito mirato e approfondito, in grado di rendere gli stessi cittadini coprotagonisti delle future scelte e azioni che interesseranno la struttura fieristica.
«Noi porteremo la nostra idea, il nostro progetto e la nostra visione - dicono dal comitato promotore - così come ognuno potrà sentirsi libero di addurre un proprio contributo per il rilancio del quartiere fieristico e della città tutta. Bisognerà però lasciare a casa personalismi e preconcetti. La città e i suoi beni sono di tutti i galatinesi. Ed è giusto che tutti possano partecipare attivamente a questo e a tutti gli altri percorsi che tirano in ballo il presente e il futuro di Galatina, realtà centrale del Salento e volano per l'economia del territorio.
In quell'occasione - continuano - saranno anche annunciate ulteriori novità.
Riteniamo che quella avanzata sia una scelta miope e dannosa. Esistono diversi immobili comunali che potrebbero essere destinati ad accogliere il centro di formazione, al quale non siamo contrari, sia chiaro; ma collocarlo nel Quartiere Fieristico sarebbe un danno irreparabile in primis per l'intero immobile, che subirebbe il colpo di grazia definitivo. E poi per tutta la città e il suo hinterland, che perderebbero una realtà altamente attrattiva, se adeguatamente ripensata e recuperata.
Ricordiamo che Galatina è il terzo polo fieristico regionale dopo Bari e Foggia, e l’intero immobile rappresenta, per il bilancio comunale, la proprietà di maggior valore economico.
Crediamo che l'impegno degli amministratori debba essere orientato alla rivalutazione definitiva dell'immobile, tenendo conto principalmente di fattori concreti e di rilievo. Uno su tutti l'importanza per la nostra città di riavere un attrattivo polo fieristico e dei convegni, un’area eventi rinnovata e fruibile 365 giorni all’anno, godendo anche della possibilità concreta di reperire risorse economiche per la ricostruzione dell'immobile e il suo rilancio.
Per questo l'azione di protesta, dal motto “RILANCIAMO LA FIERA DI GALATINA” continuerà e si farà portavoce di tutti coloro che hanno realmente a cuore il benessere della città».
nov202018
A me duole il cuore ogni volta che osservo lo stato in cui versano le nostre Casiceddhre in miniatura, architettate ed eseguite in pietra leccese dallo scultore Cosimo Mariano all’inizio del secolo XX e lasciate marcire nel degrado e nell’abbandono dai noi altri contemporanei del XXI.
Certo, ora ci sarà chi si permetterà di fare dell’ironia spicciola sui beni culturali nohani, chi dirà che non sono assolutamente paragonabili alle opere di Leonardo da Vinci, che ci sono “ben altre” priorità e che, magari, la cultura non si mangia [in effetti per mangiarla bisognerebbe prima masticarla, ndr.].
Per quanto ovvio, del tutto inutile sarà spiegargli il fatto che non importa il pregio, la rarità o l’antichità dei singoli oggetti di un patrimonio artistico, bensì il contesto, la relazione spirituale e culturale che li unisce alla vita locale.
Vorrei appena ricordare che questo piccolo complesso monumentale è scenografia di romanzi (come “Il Mangialibri” di Michele Stursi, ma anche “Lento all’ira” di Alessandro Romano), contesto di innumerevoli racconti (alcuni contenuti in altri volumi, tipo “Salento da Favola”, edito da quiSalento), argomento di cataloghi d’arte e libri di storia, servizi giornalistici, trasmissioni televisive, ricerche da parte di studenti di ogni ordine e grado scolastico, e finanche tema di interi capitoli di tesi di laurea in conservazione dei beni culturali. Oltretutto le Casiceddhre sono anche un “Luogo del Cuore” del FAI, ancor oggi ammirato da decine di viaggiatori, e da quei nohani che hanno occhi per guardare il bello nei tesori a loro più vicini.
Non so se abbiate mai notato il fatto che quando capita un disastro (un’alluvione, un terremoto, eccetera) le persone che hanno perso tutto spesso esprimono anche l’angoscia per la distruzione del patrimonio storico e artistico, emblema della loro identità.
Bene. Un popolo colto è quello che, difendendo le sue ricchezze artistiche, contribuisce a rendere l’ambiente in cui vive più prezioso e civile; mai invece sarà quello che, con la lacrimuccia di coccodrillo (chiagn’e fotte, anzi se ne strafotte), farà finta di riconoscerne presenza, forza e rilevanza solo quando ne verrà privato.
Non so se esista già un progetto di recupero delle Casiceddhre di Noha. In mancanza di notizie in merito, proporrei un incontro monotematico (data e luogo da definire) cui possano partecipare: proprietà, associazioni locali, esperti in materia di restauro, maestranze, storici, istituzioni, cittadini liberi e pensanti, e chiunque voglia contribuire alla ricerca di una strategia comune volta alla tutela della Pompei nohana.
Astenersi perditempo e analfabeti funzionali.
Antonio Mellone
lug092019
Ho diffidato il sindaco Marcello Amante, insieme agli assessori: Maria Giaccari allo Sport e Loredana Tundo ai Lavori pubblici del Comune di Galatina, affinché impediscano immediatamente l’accesso ai campo sportivo di Collemeto ed entro 15 giorni lo mettano in sicurezza. Su segnalazione di diversi cittadini residenti nella frazione, nei giorni scorsi, ho fatto un sopralluogo con il segretario di Direzione Italia, Matteo Marangi, costatando lo stato di abbandono in cui versa il campo sportivo in questione e il pericolo che rappresenta per l’incolumità pubblica.
Il cancello d’ingresso, infatti, è aperto rendendo il luogo accessibile a chiunque. Su quello che un tempo era il campo da gioco è cresciuta vegetazione spontanea, oggi secca, che presenta visibili tracce di biciclette, moto o scooter. Inoltre vi è un muro parzialmente crollato e pericolante posizionato a ciglio cava, le porte del campo abbandonate al degrado, abbonda sporcizia e sono presenti rifiuti con tutto ciò che questo può comportare per la salute dei cittadini e per la loro incolumità nel caso di incursioni all’interno, in particolare dei ragazzi che a causa della loro età sono meno attenti ai pericoli.
Ancora una volta l’amministrazione comunale si dimostra latitante verso la Città e le sue frazioni. Sono trascorsi poco più di due mesi dal mio allerta sull’immobile di via Piemonte e ora si ripresenta un’altra grave situazione frutto della scarsa attenzione prestata dall’assessore Tundo verso i beni comunali e in questo caso anche dell’assessore Giaccari. È mai possibile che siano lasciati in stato di abbandono beni comunali, realizzati con soldi pubblici, che oltre a rappresentare un pericolo danneggiano i cittadini per il fatto di non poterne usufruire?
Per questo ho diffidato il sindaco e gli assessori competenti rammentandogli che ove mai un cittadino dovesse riportare danni fisici, all’interno di queste strutture, si profilerebbe il reato di culpa in vigilando. Quel che conta è garantire la sicurezza chiudendo il cancello d’accesso, mettendo anche una recinzione provvisoria lì dove si è creato il varco a ridosso della cava, ma mi aspetto anche un progetto di riqualificazione del campo sportivo. Questa amministrazione mostra di non conoscere la Storia della nostra Città e delle sue frazioni. La scuola di calcio di Collemeto ha prodotto campioni di questo sport e oggi fa rabbia assistere a questo scempio che l’amministrazione, colpevolmente, fa finta di non vedere.
Il campo sportivo di Collemeto merita di essere riqualificato con un buon progetto e più attenzione di quella che sinora il sindaco Amante e i suoi assessori hanno inteso dedicargli. D’altra parte non nutro eccessive speranze perché la capacità progettuale del Comune di Galatina è ai minimi storici, atteso che quasi tutti i progetti finiscono per essere bocciati.
In ogni caso, se l’amministrazione non provvederà quantomeno a impedire l’accesso ai luoghi ed entro 15 giorni a mettere in sicurezza il campo, sarò mio malgrado costretto a segnalare alle autorità competenti le violazioni in atto e il pericolo perdurante.
Il consigliere di opposizione della Lista De Pascalis
Giampiero De Pascalis
apr082022
Domenica 10 aprile, alle ore 11:30, si terrà presso la BIT di Milano (Borsa Internazionale del Turismo), nell’area “Conferenze e Incontri” della Regione Puglia, la presentazione di Galatina Città d'arte-Galatina Città del pasticciotto.
La cornice della più grande fiera nazionale sul turismo sarà anche l'occasione per presentare il progetto DESTINAZIONE CENTRO SALENTO.
In collaborazione con Artis Puglia Sviluppo - Consorzio pubblico privato vigilato dal Ministero per lo Sviluppo Economico con il quale il Comune di Galatina ha un accordo di partenariato - l'Assessorato al turismo ha condiviso un programma di sviluppo turistico e marketing strategico attraverso la proposta di creazione di un’area vasta che metta in rete interessi, proposte, risorse ed attività.
Galatina si pone al centro di un territorio che può e deve generare economia attraverso il turismo ed i servizi integrati al territorio, anche sfruttando le innumerevoli possibilità attrattive presenti.
L'occasione dei prossimi fondi nell'ambito del PNRR trova Galatina candidata quale Istituzione motore di una iniziativa utile a tutta l'area del centro Salento.
La giunta Comunale ha, infatti, deliberato l'approvazione di un piano di interesse strategico denominato DESTINAZIONE CENTRO SALENTO che ha proprio l'ambizione di porsi in interlocuzione con i Comuni del Gal Valle della Cupa nonché di un'area più vasta intorno al territorio di Galatina, per creare una rete e strutturare un progetto di attrattività turistica.
L’analisi parte dall’incremento del flusso turistico degli ultimi anni ed evidenzia le necessità in termini di servizi e le potenzialità delle risorse ma soprattutto indica il bisogno di una correlazione con altri Comuni limitrofi al fine di permettere soggiorni più lunghi e una destagionalizzazione della presenza turistica che porti ad una maggiore economia indotta.
L'obiettivo di questa iniziativa, che guarda al futuro del turismo e dello sviluppo economico, è che Comuni piccoli, seppur ricchi di attrattori storico culturali e della tradizione, possano rafforzare la propria visibilità e fare sinergia con il territorio contribuendo a rafforzare la DESTINAZIONE CENTRO SALENTO.
La conferenza stampa sarà tenuta da:
Nico Mauro, Assessore al Turismo
Prof.ssa Giuseppina Antonaci, Presidente di ARTIS Puglia Sviluppo
dott.ssa Paola Puzzovio fondatrice di TEGin Puglia, esperta di turismo enogastronomico
ott092019
Il viso è il riflesso dell’anima. Ogni viso ha una storia, parla, rappresenta il mondo dimenticato dell’anima e dello spirito che in esso si riflette. ll workshop ha come finalità quella di favorire e migliorare lo sviluppo di capacità artistiche e abilità tecniche per realizzare il ritratto di un volto umano.
Ognuno dei partecipanti sarà in grado di:
- Squadrare il foglio ed eseguire una corretta inquadratura del Ritratto da realizzare;
- Effettuare con maggiore sicurezza nel tratto il disegno, evidenziandone i contorni con una linea continua e semplice;
- Eseguire con manualità tecnica il chiaroscuro, conoscendone le differenti gradazioni di tono, in relazione a luce ed ombra.
- Utilizzare il “Metodo della Quadrettatura”
- Realizzare la copia di un ritratto con la tecnica del chiaroscuro a matita.
Alla fine del Workshop è prevista una mostra finale con gli elaborati dei partecipanti presso il Circolo Arci Levèra.
Il workshop sarà strutturato in 8 incontri da 2 ore ciascuno e avrà inizio il 14 OTTOBRE dalle ore 18.00 alle ore 19.00 con un numero minimo di 5 iscrizioni.
Il corso è aperto a tutte e a tutti e non sono richieste precedenti esperienze artistiche, né attitudini particolari. E' rivolto persone dai 15 anni in su. Non è richiesta alcuna competenza tecnica specifica.
MATERIALE utile a carico dei partecipanti:
- Album Fabriano 4 Ruvido 33x48 cm
- Matite morbide numero 0B , 2B, 4B, 6B (matita staedtler o matita lyra artdesign)
- Gomma pane
- Gomma matita
- 2 squadrette da disegno geometrico
- 1 riga lunga per disegno geometrico
- Tempera matita in acciaio
- FOTOGRAFIA IN BIANCO E NERO del ritratto che si intende realizzare
info e iscrizioni: levera.arci@gmail.com | 3894250571
Paola Rizzo - Pittrice affermata, con piu di 20 anni di esperienza.
Laureata nel 1997 presso l’Accademia delle belle Arti di Lecce con una tesi in anatomia artistica sul Volto, aspetto fisico e psicologico.
Nature morte, vedute marine, paesaggi bucolici, soggetti religiosi, scene di vita quotidiana, ritratti di volti umani o fantastici, sono stati i soggetti della sua prima produzione artistica.
Subito dopo gli studi accademici ha incontrato un soggetto che è diventato la costante della sua opera: l’ulivo. L’ulivo è l’albero che per eccellenza rappresenta l’ambiente, la natura della nostra terra, quella salentina. Sembra esserci ormai una dipendenza, quasi ancestrale, tra lei e quest’albero considerato “sacro” dai nostri avi, alla stessa stregua di un nume tutelare del luogo. La tecnica che predilige nella rappresentazione dell’ulivo è quella dell’olio su tela. Amante dei dettagli, ha sperimentato anche altre tecniche. Cosicchè la produzione artistica relativa agli ulivi si avvale oltre che di grandi tele, anche di una serie di grafiche eseguite con la tecnica della china su carta ed alcune con la tecnica del chiaroscuro a matita.
Parallelamente entrano a far parte del suo mondo l’amore per la fotografia e la musica, quest’ultima diviene fonte di ispirazione primaria. Ama dipingere e disegnare con la musica. Non come colonna sonora, che pure non manca mai nel suo studio d'arte, ma come moto dell'anima-artista. La musica, collante per artisti la porta a frequentare gli ambienti musicali conoscendo alcuni tra i suoi musicisti preferiti. Così, scatto dopo scatto ferma le loro espressioni e la loro anima attraverso la fotografia. Anima impressa nei tratti decisi del suo tratto a matita e polvere di grafite. Nasce “Grafite è Musica” una mostra itinerante di ritratti di musicisti di fama nazionale ed internazionale, eseguiti con la tecnica del chiaroscuro a matita. Tra i ritratti quello di Caparezza, Terron Fabio, Roy Paci, Raffaele Casarano, Claudio Prima, Gaetano Carrozzo, Roshaun Bay-c Clark (T.O.K), Cesare Dell’Anna, Giancarlo Dell’Anna, Eneri, Carmine Tundo (La municipal), Ludovico Einaudi, Marco Ancona, Giuliano Sangiorgi (Negramaro), Luca Aquino, Uccio Aloisi, Greta Panettieri, Nandu Popu, Mannarino.
mar022015
Sembra che in una delle “conferenze dei servizi” (nel senso di un servizio tanto così ai danni di Galatina) che ha avuto luogo a Bari, e per tema l’insediamento del Mega-Porco commerciale in contrada Cascioni - precisamente la conferenza dei servizi di metà aprile 2014 - si convenisse che la società Pantacom srl avrebbe dovuto in qualche modo trovare un milione di euro entro il 31 gennaio 2015. [Sì, allora in tanti, troppi, credevano ancora agli asini aerei, come pure al fatto che questo scempio ambientale avrebbe portato un sacco di posti di lavoro a Collemeto e dintorni: più o meno come il Jobs Act, ndr].
Noi cercavamo di spiegare che la ditta Pantacom, di pertinenza della famiglia Perrone (quella del sindaco di Lecce), valeva meno di zero; che, dati Cerved alla mano, quella società a responsabilità limitata (in tutti i sensi) non aveva neanche gli occhi per piangere; che, oltre tutto, non era nemmeno attiva; che non annoverava tra le sue fila nemmeno un dipendente (in compenso ne avrebbe assunti duecento, anzi trecento); che il capitale netto da un lato e i soldi in cassa dall’altro erano tali per cui trovare un milione di euro (ma anche trecentocinquanta euro) sarebbe stato come trovare un ago nel pagliaio; che il Comune di Galatina con tutta ‘sta manfrina stava perdendo tempo, denaro e soprattutto la faccia.
Ma a quanto pare, le nostre, come sempre, erano parole al vento.
Il 19 ottobre 2013, sul sito internet ilSedile.it, Piero Zurico sembrava più possibilista: “Ora si tratta di dare un’occhiata alla Pantacom. Quello che sappiamo di questa Società dal punto di vista solo camerale non è certo il massimo dell’affidabilità economica. Ha assunto un po’ di “impegni” politici a destra ed a manca oltre a quelli assunti in Convenzione con il Comune. Di certo si sa che la Pantacom è una Società s.r.l con un capitale sociale di 35.000 euro. Di certo si sa che è in una situazione patrimoniale passiva. Il capitale sociale è stato interamente consumato ed allo stato attuale risulta ancora non attiva [dati tutti confermati da una visura camerale aggiornata al 13/12/2014, ndr]. Ma queste sono semplici formalità nel senso che possono essere sanate in un batter d’occhio [chiaro? Il fatto che la società non valga una cippa è una “semplice formalità” che può essere sanata in un batter d’occhio, ndr] basta un aumento di capitale sociale [e che ci vuole? ndr] una dichiarazione di inizio di attività e tutto è a posto [sì, come no. Prima faccio le trattative con l’ente pubblico, il quale mi dà pure retta aprendomi così su due piedi una linea di credito – e che linea di credito: infatti si tratta di credere alle favole – e dopo, ma solo dopo e non prima, metto a posto le carte. Nemmeno in una repubblica (o in un comune) delle banane si arriverebbe a tanto. Ma forse grazie a questo modo di pensare e ahimè di fare noi siamo già e da tempo una repubblica (o un comune) delle banane, ndr]. Di certo ai soci della Pantacom, famiglia Perrone in testa, non mancherebbero i soldi [vuoi vedere che l’articolista per caso, viste queste informazioni di prima mano, aveva, al tempo, anche l’altra veste di promotore finanziario della famiglia Perrone? ndr]”.
Sta di fatto che i termini sono scaduti, della fideiussione neanche l’ombra, a Collemeto 800 persone (che hanno pure raccolto le firme pro-Porco) attendono ancora un posto di cassiere nel novello supermercato, e a palazzo Orsini non sanno più cosa pensare né fare (il che non è una novità). Chi l’avrebbe mai detto?
Antonio Mellone
mag242023
Pensiamo, senza troppi giri di parole, che sia arrivata l’ora di lavorare sul serio senza troppe ridondanze che non fanno altro che gonfiare una pratica amministrativa già di per sé piena d’aria. E tutto ciò oramai è lampante, si vede chiaramente nelle azioni che questa Amministrazione sta compiendo – o meglio – non sta compiendo. E ci riferiamo soprattutto al nostro territorio, a Noha, e alla Città, trasformata in un teatrino di burattini e burattinai su di un palcoscenico di musica, giochi, eventi e festicciole da una politica qualunquista e soprattutto di facciata (sorridente, ovviamente!) che nasconde incompetenza.
Possiamo dirlo, siamo veramente stanchi e ci batteremo per esprimere democraticamente la nostra opinione a chi nutre rispetto e stima per l’operato del nostro Partito e a chi non si accontenta di piccoli contentini ma vuole, anzi pretende, una azione politica che sia attenta, vigile, che possa soddisfare le richieste e i bisogni dei concittadini.
Tra poco più di un mese sarà un anno di insediamento della nuova Amministrazione, un anno di rendicontazioni, di conti e di dar conto alla Città di quanto realizzato; ci siamo sentiti spesso ripetere che “la campagna elettorale è finita” e noi questo dato lo avevamo compreso già dal giorno dopo il ballottaggio, ma a quanto pare non tutti. Da un anno vediamo Galatina e frazioni incolte, statiche, senza un iter studiato e stabilito che possa portare ad un progresso; non un progetto per Noha, non un risultato, non un finanziamento ottenuto e quei pochi ottenuti, ovviamente, sono andati perduti.
C’è chi di accontentare gli abitanti di Noha ponendo quattro lucine sotto il Monumento dei Caduti in p.zza Menotti, con una tinteggiata al cancello del cimitero, ma è passato un anno! Non basta.
Non pretendiamo che tutto il da farsi sia realizzato in pochi mesi, ci basterebbe sapere che esistono documenti che attestino progetti per il risanamento della Torre dell’Orologio in p.zza San Michele , ad esempio, pericolante da tempo, che si stia lavorando ad un idoneo passaggio pedonale che colleghi il centro abitato della frazione con il Cimitero, che si provveda al rifacimento del manto stradale su Via Conella, ci basterebbe questo.
Ciò che l’attuale Amministrazione ha previsto è, invece, l’aumento della TARI 2023, senza una minima previsione che agevoli le famiglie in particolare condizione economica e bocciando un emendamento proposto dalla minoranza che avrebbe portato a concentrare maggiori risorse per l’abbattimento della Tari 2023 su quei particolari nuclei familiari, visto il progressivo miglioramento della situazione finanziaria dell’Ente.
Tutto viene trasformato in una passerella, così come può dimostrarsi l’uso improprio del Teatro “Cavallino Bianco”, senza nessun criterio di fruibilità, uno spazio aperto per alcuni, chiuso con catenacci per altri.
Ci rincuora soltanto il lavoro encomiabile che sta svolgendo la minoranza in Assise comunale: vigile, attenta, oculata e propositiva, regola che, anche qui, non vale per tutti. La minoranza ha l’importante ruolo propositivo in seno al Consiglio, di controllo, di attenzione, di supervisione e, quando necessario, di denuncia.
Non ci risulta che lo stesso ruolo preveda anche l’assoggettamento politico come una sorta di pegno da pagare per aver ottenuto una presidenza di una commissione di studio priva di qualsiasi potere decisionale, se non altro per il rispetto dovuto agli elettori. Ci rendiamo conto anche qui che – come disse Bruce Lee “mettiti in mostra e non avrai attenzione; il tuo vantarti sarà prova del tuo fallimento”; e a tal proposito, in merito al comunicato apparso da qualche ora sulle testate online a firma del consigliere Antonaci, il quale esulta per la Legge regionale che prevede la figura dello Psicologo di base, prendendo il merito di essere stato il promotore di questa legge, vogliamo ricordare che il progetto sperimentale risale al 2012, progetto ereditato dall’allora amministrazione Montagna (PD), che rientrava nell’Ambito di Zona, realizzato poi con l’amministrazione Amante.
Puntualizziamo che lo stesso consigliere è stato audito in Senato poiché lo stesso diede disponibilità ad accogliere nel suo studio di medicina generale la figura dello psicologo che, ricordiamo, rientrava in quel progetto (N.B. la Legge è Regionale!).
Non c’è paternità, dunque, ma solo l’augurio che il bene collettivo venga prima della vanità personale.
Michele Scalese
Segretario Circolo PD - Noha
nov142023
La struttura della facciata odierna della chiesetta dedicata in Noha alla Madonna di Costantinopoli è molto semplice. Presenta un’unica porta d'accesso con cornice in pietra leccese. Lateralmente vi sono due paraste lisce sempre in pietra leccese e al di sopra della porta vi è un rosone. La parte superiore del prospetto si chiude a capanna con elementi decorativi nel medesimo materiale lapideo.
L’interno si sviluppa in un’unica navata. La costruzione ha un piccolo campanile con una sola campana. Anche nella relazione della visita pastorale del 1452, nella chiesa “S.Maria de…” di cui ho detto più sopra, si dice che la chiesa ha una sola campana. Negli anni della mia infanzia quando anch’io dimoravo a Noha, ricordo molto bene che nella stanza che oggi funge da sacrestia, separata dalla cappella da una parete, vi abitava una famigliola molto modesta.
Nella nostra chiesetta di via Collepasso oggi vi è un quadro di 134 cm di altezza per 105 di larghezza raffigurante la Madonna di Costantinopoli. Il dipinto è a olio su tavole di legno. Una mano maldestra ha tentato di restaurarlo credo purtroppo non nel migliore dei modi. La bellissima Madonna col Bambino un tempo era sulla parete centrale dell’abside. La Madre di Dio è assisa sulle nubi, indossa un abito rosso mentre un manto azzurro l’avvolge tutta, scendendole fino ai piedi. Un’aureola di luce rischiara il suo volto con le 12 stelle (4 non visibili) secondo l’iconografia tratta dal libro dell’Apocalisse.
La Madonna regge il Bambin Gesù con la sinistra, tenendolo stretto a sé. Il Bambino è vestito di bianco (simbolo di luce) e regge il mondo nella mano sinistra mentre con la destra sembra benedirlo. Ai due lati, uno per parte, sono collocati due Santi: Santa Lucia (Siracusa 283 – Siracusa 304) e San Gaetano de Thiene (Vicenza 1480 - Napoli 1547). In basso, sullo sfondo, ancora una volta la città di Costantinopoli che brucia. Sarebbe bello che questo quadro venisse ripreso da un’equipe di restauratori, e dopo opportuni restauri, rimesso al suo posto, vale a dire al centro dell’abside.
Il dipinto non riporta alcuna firma d’autore, ma da alcuni elementi possiamo ricavare indicazioni preziose in merito al periodo storico della sua fattura.
Intanto osserviamo la figura di San Gaetano, collocato ai piedi della Vergine, di fronte a Santa Lucia. Bisogna sapere che questo Santo nel 1524 aveva fondato una congregazione di Sacerdoti chiamati “Teatini”. L’Ordine era espressione del rinnovamento della vita ecclesiastica segnato dalla riforma cattolica antecedente il Concilio di Trento e sorse con lo scopo di “restaurare” nella Chiesa secondo la regola primigenia della vita apostolica. Sappiamo anche che mentre a Noha era arciprete don Donato Vitti (1580-1622) parroco dal 1612, il Vescovo di Nardò era Luigi De Franchis (1611-1616), guarda un po’,Teatino. Viene naturale pensare che il nostro arciprete don Donato in occasione della visita pastorale alla chiesa di Noha nel 1612 abbia voluto fare un omaggio al suo Vescovo facendo dipingere nella chiesetta della Madonna di Costantinopoli il suddetto quadro ligneo con l’immagine di San Gaetano, fondatore del suo ordine.
San Gaetano è detto anche il Santo della Provvidenza, protettore dalla peste e dal terremoto. Anche Noha ebbe ovviamente le sue calamità proprio in quel periodo. Per esempio il 20 febbraio del 1743 accadde il grave terremoto di 6.9° della scala Richter. Alle ore 6.30 si ebbero tre forti scosse con epicentro nel Canale di Otranto a circa 50 km dalla costa. Le maggiori distruzioni furono subìte dalle città di Francavilla Fontana e di Nardò, dove (in quest’ultima) si registrarono 112 vittime, con innumerevoli danni alla maggior parte di chiese e palazzi neretini. Anche Noha ebbe evidentemente i suoi problemi.
Il 12 agosto 1855, scoppiò una terribile epidemia di colera che durò sino a tutto il mese successivo, seminando ovunque rovina e morte. A Nardò furono oltre seicento le persone colpite dall'inesorabile male e ben 373 incontrarono la morte. Ogni giorno, senza nessuna eccezione, per due mesi interi, il terribile morbo mieteva le sue vittime, che da tre nel primo giorno 12 agosto, toccarono il numero più alto il 5 settembre con ben 29 morti.
L’Arciprete Alessandrelli nei registri parrocchiali annota: “In questo anno decorso dominò in questo paese il Colera Morbus, ma per grazia speciale di Dio misericordioso e del nostro Protettore San Michele Arcangelo fu moderato e non desolante come negli altri paesi e Città”. Certo, è naturale pensare alla protezione del Patrono e Protettore San Michele Arcangelo, ma credo che la gente si sia affidata anche alla protezione di San Gaetano.
[Continua]
P. Francesco D’Acquarica i.m.c.
mar272017
Paola Carrozzini chiede al Commissario Prefettizio un incontro al fine di sollecitare l’invio in Regione Puglia della dichiarazione di interesse del Comune di Galatina ai progetti PRUACS (Programmi di Riqualificazione Urbana per Alloggi a Canone Sostenibile), per i quali proprio in questi giorni si sta procedendo alla scorrimento della graduatoria. Il progetto, pensato nel 2008, interessa l'edilizia residenziale pubblica e prevede la realizzazione di ben 36 appartamenti da destinare, con affitti bassi, a coppie giovani e famiglie monoreddito al fine di rispondere all'emergenza abitativa. Sono altresì inclusi servizi per lo sport: l'adeguamento della pista motocross, la realizzazione di una palestra, di campi sportivi, di un parco urbano e di un canile. L’intero ammontare del progetto è di circa 8 milioni di euro.
Inoltre, avendo nel 2014, acquisito l’area denominata “Villaggio Azzurro”, il Comune di Galatina potrebbe ridurre sensibilmente la quota di cofinanziamento da impegnare.
Si chiede pertanto al Commissario di aderire a suddetto progetto che oltre ad ampliare l’offerta abitativa diventa occasione di riqualificazione urbana di un’area attualmente in degrado e un’opportunità di lavoro per le imprese, priorità assoluta in questo tempo di crisi economica.
“Da cittadina galatinese apprendo con soddisfazione la notizia del probabile scorrimento della graduatoria da parte della Regione. Il finanziamento accordato al momento sarebbe di € 4 milioni e mezzo. Se dovessi essere io Sindaco di Galatina, mi impegnerò a reperire ulteriori 500.000,00 euro di quota di cofinanziamento.”
Paola Carrozzini
feb152019
Laico e pragmatico. Ecco il Partito Democratico che ci è piaciuto e che ci piace immaginare per il futuro. La leadership di Matteo Renzi ha rappresentato, nella scena politica degli ultimi anni, una scelta di rottura e discontinuità, di evidente emancipazione sulle questioni economico sociali con una prospettiva democratica riformista a vocazione maggioritaria centrale, che già contraddistingueva la visione di Veltroni, portata avanti però con più determinazione e radicalità.
Jobs Act, Unioni Civili, Riforma Scuola, Riforma Pubblica Amministrazione, Eco Reati, Industria 4.0, Ape Social, Dopo di noi, Sblocca Italia, Divorzio Breve, Rei, Riforma Banche Popolari, Legge sull'Autismo, Legge contro il Caporalato, Bonus Bebè sono solo alcuni dei provvedimenti annunciati e realizzati in un periodo politico dove si poteva fare certamente meglio ma dove si è fatto comunque tanto, uscendo da una paludosa e spesso inconcludente azione politica perpetrata per troppo tempo nel nostro Paese.
Ecco, in tempo di Primarie, il voto “aperto” del 3 marzo 2019 sarà decisivo, per capire se questo periodo riformista è da intendersi del tutto esaurito e chiuso o viceversa per consolidare il suo “naturale” ruolo di motore del cambiamento della politica italiana. Sarà un partito, il Pd, che guarda al passato basandosi su elementi ideologici e populistici aprendo anche alla possibilità di future alleanze grilline? Oppure saprà finalmente corrispondere alle molteplici aspettative di un Partito Nuovo post comunista e post democristiano che ne avevano accompagnato la nascita?
Una storia che gli elettori, i simpatizzanti, gli iscritti, possono ancora scrivere votando nei gazebo la mozione Giachetti Ascani.
Noi crediamo nella continuità di questa stagione politica dove si è assistito a una nuova brusca, quanto improvvisa ed esaltante, inversione di marcia.
Comitato Giachetti Ascani Galatina
#SempreAvanti
Paola Volante
Antonio De Matteis
Andrea Coccioli
Caterina Luceri
Maria Chiara Chirenti
Corrado Marra
Paola Paladini
Pierluigi Luceri
Daniela Diso
Antonio Mele
nov112018
“Sono felicissima, ho scoperto una grande famiglia”. Non c’è migliore complimento per una società sportiva che quello di una mamma che vede in campo il figliolo, accompagnato per la prima volta in palestra, giocare e divertirsi con i suoi nuovi compagni del corso di minivolley. A volte basta davvero poco, anche una bella considerazione di un genitore per gratificare un dirigente e una società per l’impegno e la passione dedicati quotidianamente alla promozione dell’attività sportiva giovanile.
Sta riscuotendo un grande successo il nuovo corso che la Showy Boys ha avviato per bambine e bambini da 5 agli 11 anni. Un boom di adesioni di tanti piccoli allievi che formano il settore minivolley, gruppo che è alla base del movimento giovanile della storica società di Galatina, coordinato dal tecnico federale e smart coach Orazio Codazzo e dal suo team di allenatori e istruttori.
Vedere nei tre giorni della settimana riservati al corso per i più piccoli, la palestra colorata di bianco e di verde da tanti bambine e bambini è il risultato di un grande lavoro svolto in questi anni dalla Showy Boys, club che ha visto la sua prima attività nel lontano 1967, e che concentra tutta la sua attenzione sullo sviluppo della Scuola Volley, divenuta oggi punto di riferimento per allievi provenienti da tutta la provincia. L’ottimo sviluppo tecnico maturato in tutte le categorie (minivolley, under 12-13, under 14-16, under 18) ed i risultati sportivi raggiunti hanno premiato la società galatinese, già Scuola Regionale di Pallavolo, con il Marchio d’Argento Fipav quale riconoscimento di qualità del settore giovanile.
Il corso minivolley organizzato dalla Showy Boys nella stagione 2018/19 ha come parole d’ordine “gioco” e “divertimento”. Le attività, suddivise in livello white, green e red, così come voluto dalla Federazione Italiana Pallavolo, sono studiate ad hoc per i bambini delle diverse fasce di età e gli esercizi diversificati hanno l’obiettivo di ampliare il più possibile il bagaglio di competenze motorie e sviluppare le capacità coordinative. Il tutto svolto in un ambiente sereno dove è fondamentale giocare e divertirsi, proprio come in una “grande famiglia”.
www.showyboys.com
mar022020
Sono la forza della Showy Boys, l’energia e l’entusiasmo che quotidianamente “muovono” l’attività nelle palestre. Sono le allieve e gli allievi del settore giovanile del club galatinese che frequentano i corsi di pallavolo abbracciando diverse fasce di età, partendo dai cinque anni per arrivare al gruppo degli under 18. La Showy Boys non è solamente la serie regionale di pallavolo che funge da prima squadra (anch’essa composta, per scelta, da talentuosi atleti del vivaio), ma anche un fiorente e strutturato settore giovanile che inizia con i corsi di Volley S3 riservati ai tesserati più piccoli del club.
La Showy Boys è una Scuola Volley riconosciuta tra le eccellenze in Italia in virtù del titolo di Scuola Regionale di Pallavolo e della certificazione di qualità Fipav per l’attività giovanile, quest’ultimo il più importante riconoscimento federale per le società sportive che meglio hanno saputo lavorare con i propri vivai. Dal 2018, Galatina può vantare un prestigioso Marchio d’Argento che la Federazione Italiana Pallavolo ha riconosciuto alla Showy Boys, unica società sul territorio cittadino ad aver ottenuto tale certificazione e tra le quattro associazioni sportive in Puglia. Per il club galatinese è certamente motivo di orgoglio e di gratificazione per l’importante lavoro di formazione tecnica svolto in questi anni dalla Scuola Volley, così come per le famiglie è un’attestazione di qualità per l’attività diretta alle atlete e agli atleti facenti parte del settore giovanile bianco-verde.
L’attività sportiva della Showy Boys si divide tra più campionati provinciali e regionali, coinvolge un settore maschile e femminile in costante crescita, si divide in più fasce di età e con una particolare attenzione rivolta ai più piccoli del Volley S3. Una politica societaria che da diversi anni ha come obiettivo quello di avvicinare più bambini possibili in palestra e promuovere l’attività motoria nelle scuole primarie. Una scelta che sta premiando la Showy Boys, facendo diventare la Scuola Volley del club bianco-verde un punto di riferimento per l’attività pallavolistica giovanile non solo in Città ma anche in provincia. Un impegno diretto e costante da parte della società galatinese che porta ad avere in palestra ogni giorno decine e decine di allievi di ogni età, oggi forza della Showy Boys che, nel segno dell’identità e della tradizione, prosegue nella promozione dell’attività sportiva e sociale nel territorio.
www.showyboys.com
nov282018
Bellissimi questi ricordi, mentre P. Francesco ricorda e si emoziona nel rivedere quei posti dove è stato bambino, ci regala dettagli storici del nostro territorio che altrimenti non avremmo potuto conoscere. Ci permette anche di notare, ahimè, la condizione di abbandono di quella campagna e di solennità perse riguardanti i viali e il caseggiato.
Un aspetto, questo dell’abbandono, riscontrabile un po’ ovunque nelle nostre campagne:
canali colmi di rifiuti, vore ingolfate da discariche d’ogni genere (come la Marsellona del sito in questione), recinzioni senza “scarichi” che di fatto sono barriere, e ruderi. Questo è spesso lo scenario che accomuna le nostre campagne.
Non basta dire che la colpa è di questo Ente o di quel Comune, forse servirebbe di più un esame di coscienza collettivo.
Marcello D’Acquarica
Quanti ricordi, quante emozioni vissute nella campagna di Noha il 23 novembre scorso. Mi si è data l’occasione di rivisitare quella che era stata la proprietà dei Signori Gizzi. L’estensione dei loro terreni tanti anni fa era enorme, oggi è suddivisa in 10 proprietari diversi.
Quando ero piccolo, vi sto parlando di un po’ di anni fa, (dal 1935 al 1945), durante l’estate mia madre mi portava a trovare il nonno (suo papà) che coltivava la campagna nella contrada “Monta-nara”, rretu lu muredhra, a lli Chiriatti, che confinava con li Gizzi. Lì conobbi Don Nicola, che poi divenne mio padrino di Cresima. Giusto perché chi legge si possa rendere conto di quale periodo sto parlando: io ho ricevuto il sacramento della Cresima il 27 giugno 1945.
I Gizzi erano una delle tante famiglie immigrate a Galatina, (come i Liguori, gli Astarita, i Pennino, e via dicendo). Abitavano a Galatina in Via Siciliani al numero 73, ma l’estate venivano qui, nella campagna di Noha, per godersi la frescura.
Il padre, Vincenzo (il M° Gizzi), nato a Castel di Sangro, in provincia dell’Aquila, il 10 febbraio 1854, fece di Galatina la sua città, dove morì all’età di 86 anni. Era direttore di banda (da qui il soprannome di “capibanda” dato a tutti i componenti della sua famiglia), e aveva una forte influenza sui figli: una ragazza, casalinga, Marianna Grazia, detta donna Nina e tre maschi: don Eugenio, professore di musica, don Raffaele tipografo e don Nicola, coltivatore diretto.
Don Eugenio fu professore di matematica nella scuola ‘media’ privata galatinese, ubicata presso l’Orfanotrofio femminile, che evidentemente funzionava anche da pensione, visto che teneva lezione soltanto per le studentesse esterne, pendolari o fisse. E tuttavia egli considerò l’insegnamento della matematica il modo più onesto e leale di guadagnare per vivere, mentre i suoi interessi intellettuali più profondi lo portarono a coltivare la musica, e meglio ancora la nobile arte della composizione, alla quale dedicò tutta la sua vita personale e privata.
Don Raffaele, impiantò una tipografia, dislocandola in via Siciliani, esattamente a fianco dell’abitazione della famiglia.
L’altro, don Nicola, divenne meccanico, tra i primi attivi a Galatina, fra l’altro proprietario di una moto (una “Guzzi”), di quelle che raramente circolavano nel territorio provinciale. Era a suo modo uno spirito creativo, studioso delle meccaniche motoristiche, tanto da venire poi chiamato ad insegnarle nella locale Scuola d’Arti e Mestieri. Aveva aperto un’attrezzatissima officina in via Turati, e anche lì riceveva i propri allievi, impartendo loro “lezioni pratiche” che completavano il ciclo di quelle teoriche tenute nelle aule scolastiche. I galatinesi lo rispettavano e per loro era “don Nicola”, il professore che di pomeriggio era in tuta, con le mani nere di olii e di grassi, e non di rado, la sera, teneva corsi complementari sui motori a scoppio per due e per quattro ruote.
Nessuno dei fratelli Gizzi si sposò: perciò questo cognome non è più presente a Galatina e la loro proprietà fu lasciata in eredità alla Chiesa Madre.
Nello scrigno dei miei ricordi ricordo bene donna Nina e i tre maschi: don Eugenio, don Raffaele e don Nicola. Il padre don Vincenzo, non l’ho mai conosciuto. Mi avevano insegnato a chiamarli con il ‘don’ perché gente ricca e benestante. Quando si spostavano da Galatina alla campagna, dovevano passare per forza da Noha, davanti a casa mia in Via Aradeo e ricordo ‘lu durote’ con il cavallo guidato da don Raffaele. Ho potuto assistere alla morte di don Eugenio, perché da ragazzino ogni tanto andavo a trovarli e mi trovai nei momenti estremi della sua vita. Poi entrai in seminario e non ne seppi più nulla.
Nel periodo in cui i Gizzi erano in campagna, don Nicola, che era molto pio, ogni giorno in bicicletta veniva a Noha prima delle ore 13 per fare la Santa Comunione. In quel tempo non c’era ancora la Messa della sera e per aver diritto alla Santa Comunione bisognava essere digiuni dalla mezzanotte, astenendosi anche dal bere l’acqua. Lui osservava il digiuno eucaristico fino alle ore 13, l’ultima ora possibile per ricevere l’Eucaristia: nel pomeriggio ciò era vietato, e lui ci veniva ogni giorno. Essendo mio padrino di Cresima, a volte si fermava dai miei, chiedendo di vedere la mia pagella scolastica per informarsi sul mio andamento di piccolo allievo alle elementari. Alla mia prima Messa celebrata a Noha (3 aprile 1961) mi regalò il calice per la celebrazione. Conservo anche una registrazione della sua voce che feci con il registratore “Geloso” quando ero già sacerdote.
A distanza di tanti anni ho rivisto quella campagna che avevo frequentato nella mia infanzia. Forse il mese di novembre non è il tempo migliore, perché la pioggia abbondante di quei giorni non mi ha permesso di entrare nei campi allagati. Ma ho avuto l’impressione di una campagna abbandonata. Mi ha impressionato la ‘vora’ ingolfata con il canale di scolo che non è più canale ma palude a ridosso dei terreni allagati. Il grande viale d’entrata con i due filari di rose che dalla strada conduceva all’abitazione non c’è più, ma è rimasto un triste passaggio senza la solennità di 70 anni fa; le maestose colonne con il cancello sono state rimosse e sistemate vicino alla villetta che era abitata dai Gizzi: per fortuna la casa è ancora quella. Gli alberi da frutta non ci sono più. La villetta ora è abitata per poco tempo durante i mesi estivi e gli uccelli ne diventano gli abituali abitanti abusivi.
Ho rivisitato quello che era il soggiorno dell’abitazione dove la famiglia Gizzi consumava il pranzo. Ho rivisto con l’immaginazione la famiglia Gizzi riunita per il pranzo, dove a volte io capitavo e mi offrivano la frutta che per me era come una rarità. Ho rivisto l’angolo dove c’era una specie di poltrona: lì don Nicola si sedeva e, a suo modo, quando andavo a trovarlo, mi coccolava. Anche la volta della sala è ancora affrescata come allora: mi è sembrato come se il tempo si fosse fermato.
Ringrazio Angelo Di Benedetto, detto Lillino Papatore, l’attuale proprietario dell’ex villino Gizzi, che mi ha dato la possibilità di rivivere uno squarcio della mia infanzia. Gli ho regalato il volume “Noha, storia, arte e leggenda” pubblicato nel 2006 insieme ad Antonio Mellone. Insomma, grazie a lui ho rivissuto un altro tassello della storia di Noha mescolato alla storia della mia vita.
P. Francesco D’Acquarica
nov212023
In questi giorni ho avuto l’opportunità di visitare la nostra chiesetta dedicata alla Madonna di Costantinopoli. Era da un bel po’ di lustri che non vi entravo.
Vi dirò: sono rimasto favorevolmente colpitodalla trasformazione, l’ampliamento e l’interesse manifestato dai numerosi benefattori succedutisi nel tempo. Ho notato con soddisfazione la lapide posta a destra dell’entrata a perenne memoria della benedizione della campana, avvenuta il 16 marzo 1975 dal vescovo Antonio Rosario Mennonna (Muro Lucano 1906 – Muro Lucano 2009) nel piazzale antistante la chiesa tra due ali di popolo, e della benefattrice Angiolina Capani di Galatina.
Bella l’unica navata rettangolare, cui si è aggiunto a lato il vano pure esso rettangolare dove sono collocati degli stipi contenenti alcune statue in dotazione della parrocchia, dal Cristo morto che fin dal 1880 era nella chiesa ottagonale greco bizantina dedicata alla Madonna delle Grazie, al busto di San Pio da Pietrelcina al Cristo risorto. Le statue di Sant'Antonio da Padova e dell'Immacolata Concezione invece sono poste all’entrata del tempietto, mentre il grande Crocifisso dell’altare è attualmente in restauro. Ho notato ancora le stazioni della Via Crucis offerte dalla Fam. Antonio Vincenti e Anna Miglietta il 19 aprile 1981, il Tabernacolo offerto da Domenico Masciullo nel 1980, e i banchi in legno della navata offerti da diversi benefattori con la relativa targhetta.
Quanto alle antiche tradizioni, bisogna ricordare che nel pomeriggio del Giovedì Santo, dopo la tradizionale Messa in Coena Domini, viene allestito l’altare della reposizione con la Pietà: il Cristo Morto e l'Addolorata. Il Venerdì Santo le due statue vengono portate in Chiesa Madre per la processione solenne della sera. Il Sabato Santo viene addobbato l'altare per la celebrazione della Resurrezione e per il Lunedì in Albis, festa della Madonna di questa chiesa, ora volgarmente detta delle Cuddhrure. Il rito locale prevede che proprio il Lunedì di Pasqua la statua della Vergine venga portata in processione dalla chiesa parrocchiale a questa cappella, mentre la popolazione vive uno spazio di festa “sagra popolare” sin dalle prime ore del mattino, con la fiera dei cavalli. Nella serata dello stesso giorno si riporta in chiesa Madre la statua della Madonna ancora una volta in processione. Fino a non molti anni fa la suddetta statua rimaneva in cappella per tutta l'ottava di Pasqua,
La chiesetta della Madonna di Costantinopoli è un capitolo importante della Storia di Noha, e sarebbe davvero un bel peccato trascurarne la struttura o abbandonarne le antiche usanze. Sarebbe bello invece che qualche anima pia anche oggi, come nel passato non tanto remoto, avesse a cuore le sorti di questo tempio sacro, e s’impegnasse nel suo recupero e nella sua tutela. A partire dall’antico quadro ligneo sopra descritto.
La cultura e la civiltà di un popolo si misurano anche dall’attenzione al proprio patrimonio d’arte e spiritualità, fatto molto spesso di piccoli (ma di fatto enormi) beni comuni.
Nota.
Ringrazio l’ing. Giovanni Vincenti per la sue preziose ricerche presso l’Archivio di Stato di Lecce sui fatti storici della nostra terra. Lo incoraggio a perseverare nelle sue indagini, qui e altrove, pregandolo di rendercene in qualche modo partecipi. Gliene sarà grato chiunque abbia e avrà a cuore le proprie radici.
P. Francesco D’Acquarica i.m.c.
dic052023
Anche questo Natale, nel solco della tradizione, vogliamo aiutare, come Associazione Virtus Basket Galatina, la Bimbulanza, l'ambulanza pediatrica gestita dall'Associazione Cuore e mani aperte - OdV di DON Gianni Mattia e Franco Russo e ormai diventata un patrimonio del nostro territorio. Chiunque di noi può contribuire ritirando una splendida piantina grassa con un contributo minimo di 5euro.
𝐋𝐞 𝐩𝐢𝐚𝐧𝐭𝐞 𝐠𝐫𝐚𝐬𝐬𝐞, 𝐩𝐞𝐫 𝐥𝐚 𝐥𝐨𝐫𝐨 𝐥𝐨𝐧𝐠𝐞𝐯𝐢𝐭𝐚̀, 𝐬𝐨𝐧𝐨 𝐬𝐢𝐦𝐛𝐨𝐥𝐨 𝐝𝐢 𝐝𝐮𝐫𝐚𝐭𝐚 𝐞 𝐩𝐞𝐫𝐬𝐞𝐯𝐞𝐫𝐚𝐧𝐳𝐚, 𝐝𝐢 𝐜𝐨𝐬𝐭𝐚𝐧𝐳𝐚 𝐞 𝐭𝐞𝐧𝐚𝐜𝐢𝐚. 𝐂𝐨𝐦𝐞 𝐭𝐞𝐧𝐚𝐜𝐢 𝐞 𝐜𝐚𝐩𝐚𝐫𝐛𝐢 𝐬𝐨𝐧𝐨 𝐭𝐮𝐭𝐭𝐢 𝐢 𝐛𝐚𝐦𝐛𝐢𝐧𝐢 𝐭𝐫𝐚𝐬𝐩𝐨𝐫𝐭𝐚𝐭𝐢 𝐝𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐧𝐨𝐬𝐭𝐫𝐚 𝐚𝐦𝐚𝐭𝐚 𝐁𝐢𝐦𝐛𝐮𝐥𝐚𝐧𝐳𝐚.
Ricordiamo che la Bimbulanza è la terza ambulanza pediatrica d’Italia e la prima nel Mezzogiorno. Ha acceso i motori il 26 maggio 2012 e, da allora, non ha mai smesso di muoversi, percorrendo la Penisola in lungo e in largo. In questi anni, ha percorso più di 500.000 km, toccando i principali centri d’eccellenza d’Italia quanto a cure minorili: dal Gaslini di Genova, al Bambin Gesù di Roma, dal Meyer di Firenze, al Besta di Milano, sino al Gemelli nella Capitale. Questo grande progetto di solidarietà continua a operare senza sosta grazie a volontari autisti, disponibili a partire a Natale, come a Ferragosto. Quanto alle spese per i viaggi sono tutte a carico dell’Associazione: carburante, assicurazione per responsabilità civile, pedaggio autostradale, spese sanitarie per medico e/o infermiere che salgono a bordo per assicurare la necessaria assistenza sanitaria durante il tragitto, vitto e alloggio dei volontari autisti e delle famiglie coinvolte. Infatti, nulla grava sulle famiglie che usufruiscono del servizio perché già provate dalla situazione di salute del loro figlio minore e disorientate dalla necessità di doversi spostare, il più delle volte in situazioni di urgenza/emergenza. Per queste ragioni, in alcuni casi, l’associazione cerca di supportarle, sostenendole nelle spese durante la permanenza fuori. I fondi per sostenere queste spese vengono dalla generosità dei benefattori salentini, dalla raccolta fondi pasquale e, in primo luogo, dalle donazioni del 5×1000.
𝐑𝐢𝐭𝐢𝐫𝐚𝐧𝐝𝐨, 𝐩𝐞𝐫𝐭𝐚𝐧𝐭𝐨, 𝐥𝐚 𝐯𝐨𝐬𝐭𝐫𝐚 𝐩𝐢𝐚𝐧𝐭𝐢𝐧𝐚 𝐠𝐫𝐚𝐬𝐬𝐚 𝐩𝐨𝐭𝐫𝐞𝐭𝐞 𝐜𝐨𝐧𝐭𝐫𝐢𝐛𝐮𝐢𝐫𝐞 𝐜𝐨𝐧𝐜𝐫𝐞𝐭𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐚𝐝 𝐚𝐢𝐮𝐭𝐚𝐫𝐞 𝐢 𝐍𝐎𝐒𝐓𝐑𝐈 𝐛𝐚𝐦𝐛𝐢𝐧𝐢 𝐧𝐞𝐥 𝐯𝐢𝐚𝐠𝐠𝐢𝐨 𝐯𝐞𝐫𝐬𝐨 𝐥𝐚 𝐠𝐮𝐚𝐫𝐢𝐠𝐢𝐨𝐧𝐞… 𝐓𝐮𝐭𝐭𝐨 𝐢𝐥 𝐫𝐢𝐜𝐚𝐯𝐚𝐭𝐨 𝐝𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐯𝐞𝐧𝐝𝐢𝐭𝐚 𝐯𝐞𝐫𝐫𝐚̀, 𝐢𝐧𝐟𝐚𝐭𝐭𝐢, 𝐝𝐞𝐯𝐨𝐥𝐮𝐭𝐨 𝐚𝐥𝐥’𝐀𝐬𝐬𝐨𝐜𝐢𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐂𝐮𝐨𝐫𝐞 𝐞 𝐦𝐚𝐧𝐢 𝐚𝐩𝐞𝐫𝐭𝐞 – 𝐎𝐝𝐕 𝐩𝐞𝐫 𝐢𝐥 𝐩𝐫𝐨𝐠𝐞𝐭𝐭𝐨 𝐁𝐢𝐦𝐛𝐮𝐥𝐚𝐧𝐳𝐚.
Vogliamo intanto ringraziare i nostri amici sponsor che ci hanno sempre accompagnato in questa meravigliosa maratona di solidarietà.
Il primo appuntamento è venerdì 8 dicembre in piazza Alighieri (di fronte al Monumento ai Caduti) a partire dalle 09.00 fino alle 13.30.
Info e prenotazioni: Cosimo Cipolla: 366-6697586(anche Wathsapp);
Sandro Argentieri: 333-4368532 (anche Wathsapp);
Alessandro Antonaci: 328-0459945 (anche Wathsapp);
Piero Luigi Russo: 349-8471729 (anche Wathsapp).
Semplicemente grazie di
ott042019
La presenza di Galatina come sede ospitante all'interno del programma televisivo "Il borgo dei borghi" (RAI3 domenica 6 ottobre, ore 21,20) è l'occasione per rafforzare l'immagine della Città attraverso il racconto delle sue peculiarità e delle sue eccellenze.
Lo storico dell'arte Philipe Daverio e la prima ballerina del Teatro alla Scala di Milano, Nicoletta Manni, parleranno della "loro" Galatina e saranno certamente due momenti di grande interesse.
"Il borgo dei borghi" è un programma dal taglio culturale divulgativo che racconta luoghi e volti del paesaggio italiano, che arricchisce la nostra conoscenza e diventa strumento di promozione del territorio.
Durante questa prima parte dell' Amministrazione Amante, Galatina ha più volte goduto del palcoscenico televisivo nazionale, superando la presenza occasionale e rafforzando quindi la propria immagine di Città d'arte e cultura.
Vale la pena ricordare queste presenze televisive, e non solo, per meglio comprendere il lavoro svolto ma soprattutto la necessità di un impegno comune perché il patrimonio di interesse verso Galatina possa essere messo a frutto.
RAI 1 LA VITA IN DIRETTA
puntate del 29 giugno 2017, 28 giugno 2018, 29 giugno 2019
RAI 1 UNO MATTINA Estate
Galatina vale un viaggio
28 agosto 2018
RAI 1 LINEA VERDE
16 settembre 2018
RAI 1 MERAVIGLIE D'ITALIA la penisola dei tesori
9 aprile 2019
SKY Arte "ITALIE INVISIBILI"
8 aprile 2019
Rai 1 PAESE CHE VAI
9 giugno 2019
RAI2 A SUA IMMAGINE "Sulla via di Damasco"
Gemme di bellezza
18 agosto 2019
RAI 2 _MEZZOGIORNO IN FAMIGLIA
21/27/28 ottobre 2018
3/4/10/11 novembre 2018
18/19 aprile 2019
18/19 maggio 2019
1/2 giugno 2009
Riviste cartacee ed on line
BELL'ITALIA agosto 2017
TGCOM24 agosto 2018
FORBES gennaio 2019
MARCO POLO giugno 2019 (18 pagine)
GOLA, numero dicembre gennaio 2019
PAESI ON LINE _ La Basilica di Santa Caterina d'Alessandria il giorno 5 novembre 2018
I FOOD Galatina L'Assisi del sud
ORA CUCINA _ inserto sul Pasticciotto.
Trasmissioni televisive e riviste di diversa tipologia, orientate ad una varietà di pubblico ma che nell'insieme non possono che avere rafforzato l'immagine della Città.
Ora l'obiettivo è quello di costruire una destinazione turistica che riesca ad essere sintesi organizzata di tutto il patrimonio materiale e immateriale che vantiamo. È questo l'obiettivo su cui ci concentreremo nei prossimi mesi. Creare una DMO (Destination Management Organization) ovvero una gestione coordinata di tutti gli elementi che compongono una destinazione (prodotti, attrazioni, accoglienza, marketing, risorse umane, immagine e prezzi), permette di mettere a regime i flussi turistici. È un progetto articolato che passa anche attraverso la rielaborazione del nuovo piano per il commercio, e che vedrà il coinvolgimento delle associazioni di categoria, dei professionisti del territorio, operatori commerciali ed imprese.
Ci sarà un filo conduttore che dovrà animare ogni iniziativa e sarà "la conoscenza del luogo" il motore di un sistema turistico-culturale che generi economia.
Il nostro destino è nel turismo esperienziale in cui si devono fondere, fino a confondersi, il fascino delle nostre bellezze monumentali, la tradizione dolciaria, il mito.
C'è una diffusa consapevolezza che si debba fare Rete, trovare obiettivi comuni e condivisi ed orientare l'impegno verso il raggiungimento degli stessi. Con il progetto ci sarà bisogno di risorse economiche che arriveranno dal pubblico e dal privato. Per ognuno sarà una sfida ed un investimento.
Nico Mauro
Assesore al Turismo
nov212016
«Ascoltate ragazzi, penso che dovreste sapere la verità secondo me: questa missione non è mai stata designata al successo. Se fossero sinceri ce lo direbbero. Ci direbbero che con tutta la gente che muore, chissenefrega dell’arte. Ma sbagliano. Perché è per questo che noi combattiamo, per la nostra cultura, e per il nostro stile di vita. Puoi sterminare una generazione di persone, radere al suolo le loro case, troveranno una via di ritorno. Ma se distruggi i loro conseguimenti, e la loro storia, è come se non fossero mai esistite, solo ceneri, che galleggiano. Quello che vuole Hitler, ed è la sola cosa che non possiamo permettergli.»
(George Clooney, Monuments Men)
Li chiamavano “Monuments Men”. Erano soldati, tanto coraggiosi quanto improbabili. Un esiguo platone di topi di biblioteca, colti e appassionati, arruolati all’esercito alleato durante il secondo conflitto mondiale e spediti nell’Europa in fiamme con una missione precisa: salvare i capolavori dell’arte.
L’iniziativa “The Monuments People” nasce, traendo spunto da questa storia – se pur diversa e con attori/protagonisti diversi –, dalla volontà di un gruppo di Guide Turistiche Abilitate - Regione Puglia di voler dare un contributo attivo alla tutela del Patrimonio Culturale del centro Italia colpito/segnato dal terremoto del 24 agosto 2016 e che a tutt’ora provoca danni nel territorio, non ultime le scosse del 30 ottobre 2016.
Le guide, in veste di soldati arruolati alla cultura, promuovono un grande evento con una varietà di tour guidati per il mese di dicembre 2016. Sul sito www.themonumetspeople.it o su Facebook è possibile consultare gli itinerari culturali o l’apertura straordinaria dei monumenti dislocati sul nostro territorio dal Gargano al Salento. La quota versata dai partecipanti all’iniziativa, verrà devoluta al restauro delle opere del Museo Civico “Cola Filotesio” di Amatrice.
Andrea Panico
feb032021
Da circa un mese, sono stati avviati i lavori per la messa in sicurezza, com’è nelle intenzioni degli Amministratori, di Viale Don Bosco. Una strada importante che collegherà il Rione San Sebastiano con la tangenziale ovest, una volta che questa verrà ultimata.
Non vogliamo entrare nel merito dell’opportunità dell’espianto degli alberi di pino, che, per mezzo secolo, hanno caratterizzato e ombreggiato la zona. Si è levato qualche timido lamento, i cittadini si sono divisi, ma sono prevalsi quelli che hanno condiviso la scelta; le associazioni ambientaliste non hanno mosso critiche; nell’ultima riunione del Consiglio Comunale, del 26 gennaio scorso, si è discettato in maniera sterile e caotica soltanto sulla varietà degli alberi che devono sostituire i pini. Sospendiamo il nostro giudizio, in attesa della loro messa a dimora.
I lavori hanno come obiettivo quello di mettere la strada in sicurezza, con l’abbattendo degli alberi e rifacendo il manto stradale. Negli ultimi vent’anni, a partire dalla Giunta del compianto Sindaco Rizzelli, si sono susseguiti intervenuti per riparare lo smottamento del terreno dalle radici superficiali, con buche e piccoli avvallamenti, causa di incidenti, in particolare per i motorini guidati da giovani; nella vicinanze vi è l’Istituto Professionale “Falcone e Borsellino”.
Vogliamo però fare notare la bruttura del manto stradale rifatto, un’indistinta macchia nera, senza soluzione di continuità (Altre strade, come il vicino Viale Marche, hanno avuto lo stesso trattamento). La ditta che ha provveduto a stendere il nuovo strato d’asfalto ha coperto anche i sottocordoli di cemento ai due lati della strada, presenti in precedenza e in contrasto col tratto successivo (Come mostra la foto). Il Comune non ha un tecnico di fiducia che sorveglia i lavori?
Si dirà, il tratto stradale che segue è di proprietà della Provincia. Siamo d’accordo: la proprietà è divisa, ma il buongusto è comune. Chi amministra ha l’obbligo di intervenire per salvaguardare l’incolumità dei cittadini, di lasciare una Città sicura, ma, anche ordinata e, soprattutto, vivibile.
Occorre invitare la ditta a rimuovere il bitume posto ai due lati, prima del collaudo e della consegna dei lavori.
PARTITO DEMOCRATICO
CIRCOLO DI GALATINA
mag062023
Emancipazione. Come dire “autonomia”, come dire “libertà”. Il progetto FIL ROUGE, promosso dall’Associazione Levèra e sostenuto da Fondazione CON IL SUD ed Enel Cuore Onlus, è un progetto principalmente di emancipazione.
È stato ampiamente raccontato durante la conferenza stampa di giovedì 4 maggio presso i locali di Levèra a Noha di Galatina, in un pomeriggio ricco di condivisione in cui si è parlato di presente e di futuro, partendo dalle tante iniziative che hanno portato a Fil Rouge. Tanti i sindaci presenti, in particolare quelli dell’Ambito di Galatina.
Come tutte le cose che hanno finalità benefiche, Fil Rouge è nato da un’intuizione, da un desiderio, ma per concretizzarsi ha avuto bisogno dell’incontro di sensibilità diverse, in un intreccio di conoscenze, professionalità e passioni capaci di dare a un’idea tutti i contorni della possibilità.
Così Roberta Forte, membro del consiglio direttivo di Levèra e responsabile del progetto, ha condiviso il suo pensiero inizialmente con persone come Luciana Delle Donne dell’Officina Creativa SCS, promotrice del progetto Made in Carcere, dando vita a una collaborazione che ha allargato la sua maglia, coinvolgendo anche il Comune di Galatina, la Cooperativa Sociale L’Aurora, Programma Sviluppo, l’associazione ADU Avvocati per i Diritti Umani e l’Acli sede Provinciale di Lecce APS.
Fil Rouge è un progetto sartoriale e di design che vuole promuovere percorsi di affrancamento di donne fragili, soprattutto vittime di violenza, abuso o maltrattamento, attraverso il lavoro e l’inclusione sociale.
Si punterà, promuovendo concetti di sostenibilità sociale e ambientale, a creare pezzi unici, fatti a mano, sotto la guida esperta di sarte e designer. Capi e accessori della sartoria sociale saranno realizzati con tessuti donati da imprese della moda, scampoli e abiti che, scartati dai processi produttivi in cui risultano ormai inutili, rientreranno nel processo creativo, riacquistando nuova vita.
“Era il 2017 quando abbiamo inaugurato la sede di Levèra a Noha - dice Roberta Forte - Il significato di quell’inaugurazione ci accompagna in ogni iniziativa. Un immobile sequestrato alla mafia e rigenerato nell’aspetto e nella sostanza per divenire sempre più punto di riferimento di legalità e accoglienza, si fa oggi piccola fabbrica e atelier dal valore profondo. Il senso del riscatto si amplifica attraverso tutte le menti, le mani e i cuori che si stanno unendo in questa avventura eccezionale. Quando un immobile viene tolto alla comunità, ma restituito alla comunità stessa con progetti utili e inclusivi, crediamo che sia una vittoria di tutti. Grazie all’allora sindaco Marcello Amante che ha creduto in noi e nella nostra visione. Grazie a chi oggi si pone su questa scia e ci sostiene appieno”.
D’impatto il video che è stato trasmesso prima dell’intervento di Ilaria Palma per Officina Creativa SCS che ha fatto vedere come il progetto Made in Carcere fattivamente sia già da tempo promotore di riscatto per le donne costrette alla detenzione, ma con una visione sul domani in cui poter mettere in pratica quello che stanno imparando quotidianamente con il lavoro sartoriale.
A sottolineare l’importanza di iniziative come quella di Fil Rouge sono intervenuti anche il sindaco di Galatina Fabio Vergine e l’assessore ai servizi sociali del Comune Camilla Palombini, che hanno ribadito il completo appoggio dell’Amministrazione.
Le parole di Paola Gabrieli, referente del CAV “Malala” di Galatina, hanno dato contezza di quante donne fragili ogni giorno hanno bisogno di un riscatto sociale e personale, oltre a un aiuto psicologico e legale. In tal senso Anna Maria Congedo, responsabile ADU e Georgia Schirinzi, vide presidente provinciale ACLI, hanno sottolineato come il sostegno anche burocratico al progetto sarà pieno.
Michele Gabrieli, responsabile di Programma e Sviluppo per Lecce e Galatina, e Anna Mazzotta, responsabile della cooperativa Aurora, hanno poi spiegato anche dal punto di vista pratico come verranno selezionate e indirizzate al lavoro le donne che i servizi sociali indicheranno.
Il nome del progetto, Fil Rouge, è esso stesso caratterizzante di una continuità con quello che Levèra si è sempre posta come obiettivo ed è bello perseverare nel concetto dello “scarto” e del “rifiuto” che in questo caso si cuciranno insieme per superare ogni tipo di barriera, da quella linguistica a quella culturale e fisica. Si partirà da lontano, dalle tradizioni tipiche del Salento come la tecnica del tombolo o i segreti del ricamo per arrivare a creare un nuovo marchio che metterà insieme antichi saperi e innovazione.
Al centro ci sono le donne, i loro diritti e la necessità di quell’emancipazione a cui tutti gli esseri umani aspirano per essere riconosciuti nelle loro qualità e nelle loro virtù.
Levèra
gen302020
L'INDISCIPLINA. TEATRO RESISTENTE presenta
VESTIRE GLI IGNUDI
di Luigi Pirandello
una produzione di ALIBI Artisti Liberi Indipendenti
domenica 2 Febbraio ore 20.30 presso Levèra, via Bellini 24 - NOHA (di Galatina)
Vestire gli ignudi – scritto nel 1922 da Luigi Pirandello - è una storia di sesso, potere e visibilità mediatica che sembra contemporanea ai giorni nostri. Una giovane donna, Ersilia Drei, viene ritrovata in fin di vita in un giardino pubblico. La sua storia, raccontata da un giornalista, diventa un caso nazionale, ma provoca uno scandalo che pare trasformarsi in un intrigo inestricabile.
Ma 'Vestire gli ignudi' è soprattutto una storia di libertà, di ribellione ad una società imprigionata nei meccanismi della forma, cui fa riferimento lo stesso Pirandello nella sua produzione teatrale. In particolar modo in quest’opera si fa efferato il contrasto tra maschile e femminile: gli uomini agiscono soltanto per dovere, privi di un mondo affettivo e congelati nel vuoto formalismo del ruolo sociale.
Ersilia, al contrario, vive nel suo moto interiore e nella capacità di mettersi a nudo, ma è straniera in un mondo che non la riconosce se non come corpo da usare, consumare, azzannare. Il cannibalismo dei personaggi sta tutto qui: nel nutrirsi di ciò che ad essi manca e non possono avere.
La forza di Ersilia sarà quella di smascherare la vera natura degli altri personaggi, facendone emergere il lato oscuro: durante questo percorso di formazione e trasformazione, si scoprirà “donna” in un modo diverso e assumerà una nuova coscienza di sé.
L'allestimento di Alibi lascia trasparire la violenza sotterranea del testo, mischiandola alla volontà di sopraffazione dei personaggi – benché dissimulata da un buonismo di facciata - e costruisce una partitura teatrale con un ritmo all’ultimo respiro.
info e prenotazioni 3894250571 | 3891081226
Flavia Luna De Matteis
Presidente Arci Levèra
via Bellini 24 - Noha (Galatina - LE)
ago022016
Sig. Russo Piero Luigi,
dalla sua invettiva emerge che io sia al centro di quasi tutta l’attività amministrativa svolta, secondo Lei, con poca attenzione in questi quattro anni. Al di là delle sue opinioni personali nelle quali evidentemente non mi riconosco, ritengo di poterle rispondere per le questioni di mia competenza.
Credo che i cittadini abbiano elementi per valutare serenamente l’operato dell’Amministrazione Montagna e dei miei tre anni e mezzo di impegno amministrativo. Da parte mia, Le posso dire che ho vissuto e vivo felicemente la vita sociale di Galatina uscendo per le strade, frequentando le piazze, le attività commerciali, incontrando persone, salutando e parlando con tutti i quali mi hanno onorato della loro stima, amicizia, conoscenza. E sono tantissimi, fortunatamente. Sig. Russo Piero Luigi, la mia serenità d’animo, la mia voglia di continuare a fare, a tessere relazioni, a dialogare con tutti e impegnarmi per migliorare la nostra comunità non si fermerà certo davanti alla sua rabbia e invettiva contro la mia persona. Può star certo.
Vivo a Galatina, e io e mia moglie abbiamo scelto di far crescere i nostri figli a Galatina e le posso assicurare che farò di tutto perchè loro possano amare e rispettare questa Città. Lo farò, come ho sempre fatto in vita mia, impegnandomi nel sociale, in politica e cercando di dare esempi positivi.
Ma andiamo in ordine.
Risponderò punto punto alle sue critiche quando di mia stretta competenza. Ad alcune delle sue considerazioni tra l’altro , in questi anni di amministrazione Montagna, è stata data già risposta attraverso risposte alle interrogazioni consiliari oppure attraverso note scritte pubblicate sulle varie testate giornalistiche, ma certamente, repetita iuvant.
La ‘Lampada senza luce” di Gaetano Martinez. Si è provveduto a ristrutturare l’intero vano pompe, sono stati sistemati tutti gli impianti idrici e l’impianto elettrico mettendo nelle condizioni l’impresa di effettuare anche manutenzione continuativa per un anno. L’importo era comprensivo di IVA e manutenzione per un anno. Si è fatta regolare gara d’appalto, come sempre con trasparenza e rispettando la legge. Ora la fontana funziona. Piuttosto dovremmo prenderci un po’ tutti cura di quel bene prezioso che ci ha lasciato Gaetano Martinez, rispettando e facendo rispettare semplici norme di convivenza civile come evitare di buttare nella vasca cicche, cartacce o altro ancora. Sarebbe altrettanto importante punire chi non rispetta i beni pubblici.
Rup per questioni di carattere economico-finanziario. La professionista in questione è stata incaricata con regolare procedura messa in atto dalla dirigente dott.ssa Rita Taraschi, persona sempre scrupolosa e attenta alla corretta applicazione delle norme. Il lavoro della professionista in questione è finalizzato a reperire risorse finanziarie a disposizione dell’ente. Si è reso necessario procedere con una ricognizione delle disponibilità residue a valere sui mutui già concessi dalla Cassa Depositi e Prestiti le cui opere sono state concluse. Lavoro mai svolto in precedenza, molto meticoloso ed espletato con grande impegno.
In particolare tale procedura consiste nel richiedere alla Cassa Depositi e Prestiti le erogazioni a saldo per quei mutui che presentano una disponibilità residua pari o inferiore a 5.000,00 € o nel caso di importi residui pari al 5% del mutuo a suo tempo concesso.
Il lavoro di ricognizione, che è stato espletato per il 50%, ha portato i seguenti esiti:
somme per le quali è possibile richiedere l’erogazione a saldo: € 76.957,35;
somme che possono essere destinate alla riduzione del prestito originario ovvero ad un diverso utilizzo, nuovi investimenti senza incrementare il debito: € 247.684,69
Questa ultima somma è stata destinata alla riorganizzazione degli ambienti del tribunale per ospitare uffici amministrativi del Comune tra i quali Ufficio LLPP, Urbanistica, Vigili Urbani, Anagrafe e Ufficio Commercio. La nuova organizzazione degli uffici all’ex tribunale porterà indiscutibili vantaggi all’utenza in quanto un unico luogo ospiterà più uffici e servizi a disposizione anche di utenza con difficoltà motorie. Purtroppo, attualmente, pochissimi uffici sono accessibili ai diversamente abili.
Palestra di via Montinari. Abbiamo inaugurato la palestra perchè i lavori conclusi dovevano subito portare al suo immediato utilizzo. Non si è ancora utilizzata per due motivi. Primo le società sportive di pallavolo e basket ritengono vada prima migliorato il terreno di gioco con altra superficie idonea. Due, serve maggiore collaborazione di tutti per dare seguito alle volontà politiche di un completo utilizzo delle strutture pubbliche. Non va bene che una struttura pubblica rimanga chiusa per molto tempo. L’autocritica è necessaria.
Centro Polivalente di Viale Don Bosco. La struttura è agibile, sono stati terminati i lavori appaltati e viene regolarmente utilizzata da chi ne fa richiesta. Sono stati già organizzati corsi di teatro, spettacoli di vario genere, feste, concerti e conferenze.
La struttura è stata intitolata a Pierantonio Colazzo per volere dell’Amministrazione Coluccia.
Asilo di viale Don Bosco. Abbiamo ereditato duemila problemi, quindi testa bassa e pedalare. E’ stato compiuto un grande sforzo organizzativo per risollevare il cantiere e aprire l’asilo. Ora l’asilo funziona.
Corso Porta Luce e pista ciclabile. Corso Porta Luce è parte del finanziamento PIRU-Piano Integrato Riqualificazione Urbana. E’ stato migliorato il progetto anche con la realizzazione di una pista ciclabile. Prima dell’amministrazione Montagna, Galatina aveva zero Km di piste ciclabili. Ora, grazie alla realizzazione della tangenziale sud-ovest e al miglioramento di Corso Porta Luce, possiede circa 2,5 km. E’ chiaro che ci deve essere la volontà dei cittadini e della politica per continuare a tracciare piste ciclabili se vogliamo rendere Galatina più ecosostenibile e favorire una mobilità dolce e più rispettosa dell’ambiente. La realizzazione di un ulteriore piccolo tratto di pista ciclabile tra angolo Corso d’Enghen- Corso Porta Luce passando da via Ugo Lisi - Ex Tribunale (in prossimità degli Uffici Pubblici), permetterebbe di collegare la tangenziale a tutto il Centro Storico, già zona a traffico limitato. Personalmente mi rallegro quando vedo le persone pedalare in sicurezza nella Città.
Utenze e canoni per telefonia e reti di trasmissione. C’era da fare una piccola rivoluzione. Ci stavamo provando ma non abbiamo finito il lavoro iniziato. Non conosco i dati dei primi sei mesi del 2016. Non ci sono stato. Mi sono dimesso a gennaio. Posso solo dirle che non ho mai utilizzato una scheda telefonica del comune, anche se assegnatami. Ho sempre e solo utilizzato una scheda telefonica con traffico dati pagata personalmente. Il mio numero privato era ed è anche pubblico e segnalato, sin dal 2012, sul mio profilo del sito istituzionale del Comune di Galatina.
Concerto del 27 agosto 2015 in piazza Falcone e Borsellino. Grazie alla sinergia tra diverse associazioni ad agosto del 2015 è stata organizzata una bella rassegna di arte, e cultura giovanile. Tra le diverse associazioni che hanno contribuito alla organizzazione degli eventi, c’è stata la partecipazione dell’Associazione Guerriglia Culturale che ha anche curato l’organizzazione del concerto in piazza Falcone e Borsellino. A un certo punto della serata per pochissimi minuti e prima di essere allontanato dal palco, uno dei componenti di uno dei gruppi rap che si sono esibiti ha urlato al microfono frasi irrispettose e volgari. Sia io, sia i componenti dell’associazione giovanile Guerriglia Culturale, abbiamo preso nettamente le distanze dal ragazzo maleducato che ha offeso i presenti al concerto.
Sig. Russo Piero Luigi, nelle amministrazioni pubbliche succedono tante cose. C’è chi è bravo ad intercettare fondi pubblici, chi a programmare interventi di pubblica utilità, chi a progettare. Poi bisogna realizzare gli interventi. Spesso in un unico mandato amministrativo non si riescono ad evadere tutte le fasi di un’idea. Noi abbiamo finito lavori iniziati da altri, certamente, ma abbiamo anche adeguato progetti poco completi, poi li abbiamo appaltati e li abbiamo terminati. Abbiamo utilizzato le risorse del PIRU e del PIRP (Amministrazione Antonica), abbiamo appaltato e realizzato lavori, abbiamo recuperato fondi pubblici per evitare gli allagamenti nel rione Italia, abbiamo recuperato fondi pubblici per dare nuova vita allo storico Teatro Cavallino Bianco e altro ancora. Non è semplice, l’Italia è un paese che sta cercando la strada della semplificazione. Le complicazioni amministrative impongono l’acquisizione di pareri di molti enti pubblici ognuno con le sue peculiarità, le sue esigenze. Tanta burocrazia inutile frena il fare e la strada per arrivare a risultato è sempre più in salita. In tutto questo è stato fatto tanto. Perciò, giusto perché ripetere aiuta, Le allego le cose fatte perché è sempre meglio essere ricordati per le cose fatte anziché per le cose dette. Inoltre mi piace ricordare, anche a me stesso, che “Tra il dire e il fare, c’è di mezzo il ….FARE”.
Di seguito riporto i più significativi interventi effettuati e lo stato di definizione degli stessi da giugno 2012 a luglio 2016:
Lavori Pubblici
Ristrutturazione Cine Teatro Cavallino Bianco. I lotto funzionale
Importo progetto I lotto funzionale: 1.300.000,00 euro
Regione Puglia: 800.000,00 euro
Comune Galatina: 500.000,00 euro
Lavori completati
Inaugurazione Teatro effettuata il 28 novembre 2015.
Adeguamento e miglioramento rete fognatura bianca Rione Italia
Importo progetto: 700,000,00 euro
Finanziamento: Regione Puglia
Lavori completati
Scuole. Tutti gli istituti comprensivi. Poli 1, Polo 2, Polo 3
Interventi di manutenzione straordinaria scuole Galatina e frazioni
Importo totale progetti: 500.000,00 euro
Finanziamento: Comune di Galatina e Ministero
Lavori completati
Riqualificazione ed efficientamento Scuola Noha e aree adiacenti.
Importo progetto: 400.000,00 euro
Finanziamento: Regione Puglia. Importo da restituire in 10 anni senza interessi.
Lavori completati
Progetto di messa in sicurezza e rifacimento via Bianchini.
Primo di tre interventi previsti ognuno di 250.000,00 euro.
Importo progetto: 250.000 euro
Finanziamento: Regione Puglia (49%) e Comune di Galatina (51%)
Lavori completati
Progetto di pavimentazione stradale e pubblica illuminazione.
Importo progetto: 300.000,00 euro
Finanziamento: Comune di Galatina
Lavori completati
Progetto di riqualificazione Corso Porta Luce.
Rifacimento e riqualificazione di Corso Porta Luce, Sostituzione Illuminazione pubblica con Pali Artistici, Realizzazione Pista ciclabile, Rifacimento tappetino stradale, Nuovo rondò incontro via d’Enghien.
Importo progetto: 250.000,00 euro
Finanziamento: PIRU
Lavori completati
Progetto di riqualificazione via principessa Iolanda, via Caforo angolo piazza Alighieri, via Giuseppina del Ponte.
Importo progetto: 250.000,00 euro
Finanziamento: PIRU
Lavori completati
Centro Polivalente viale don Bosco
Finanziamento: PIRU
Struttura inaugurata e utilizzata.
Asilo Nido viale don Bosco
Finanziamento: PIRU
Lavori completati
L’asilo è utilizzato e perfettamente funzionante.
Palestra via Montinari
Finanziamento: PIRU
In attesa di essere concessa in uso.
Ristrutturazione Cine Teatro Cavallino Bianco. II lotto funzionale
Adeguamento funzionale torre scenica e utilizzo completo dei palchi.
Importo progetto II lotto funzionale: 800.000,00 euro
Regione Puglia: 800.000,00 euro
Lavori da appaltare. Procedure di Gara d’appalto avviate.
Progetto riqualificazione Ex convento Santa Chiara.
Importo progetto: 1.000.000,00 euro
Finanziamento: PIRU
Lavori in corso.
Progetto di Riqualificazione basolato centro storico.
Importo progetto: 500.000,00 euro
Finanziamento: PIRU
Gara effettuata e aggiudicata
Lavori in corso.
Di seguito alcune delle iniziative che hanno coinvolto il settore SPORT:
Utilizzo delle palestre scolastiche comunali
E’ stato difficile coordinare e definire il calendario dell’utilizzo delle palestre scolastiche comunali, ma ogni anno con l’impegno e la volontà di tutte le società sportive si è definito il calendario di utilizzo degli spazi sociali per lo sport.
Festa dello Sport 2014
La festa dello Sport “Sport Day 2014” ha visto la partecipazione di tante società sportive e di tanti ragazzi delle scuole degli istituti comprensivi. E’ stata una tre giorni di sport e partecipazione nello scenario della villetta San Francesco.
Festa dello Sport 2015
Festa dello Sport organizzata in collaborazione con SALENTIADI, le olimpiadi del Salento. Bellissimo evento sportivo interamente organizzato presso il complesso sportivo del Palazzetto dello Sport.
Green Olympic Games
Progetto che oltre a sensibilizzare sulla corretta separazione dei rifiuti per un ambiente migliore ha promosso i valori dello sport tra i più giovani.
Struttura Sportiva di Noha
La struttura sportiva di Noha ha ricominciato a vivere grazie all’impegno di alcune società sportive che l’hanno riaperta e ora quotidianamente è al servizio dei cittadini.
Patrocinio e contributi economici a varie iniziative sportive
E’ stato un piacere e un onore patrocinare numerosissime iniziative sportive tenutesi in questi anni. Un grazie va a tutte le numerosissime società sportive che iniettano energia positiva nel tessuto sociale alimentando lo spirito sportivo dei galatinesi.
Di seguito alcune delle iniziative che hanno coinvolto il settore POLITICHE GIOVANILI:
Chiostro d’Estate. Estate 2012
Concerti, presentazioni di libri, convegni, spettacoli teatrali e musicali nella cornice del Chiostro dei Domenicani, scenario suggestivo ed entusiasmante. Una serie di artisti e iniziative differenti, da Cesko degli Après la Classe al cantante folk milanese Andrea Labanca, passando per serate jazz, convegni, proiezioni di film d'epoca, dj set di artisti locali e il suggestivo concerto di Mino De Santis.
Festa della musica. Giugno 2013
Musica, cultura e arte. Queste le parole chiave della prima edizione a Galatina della Festa Europea della Musica. Dal 21 al 23 giugno 2012 sono stati tre giorni di musica tra rock, pop, hip-hop e musica popolare, presentazione di libri e una mostra di fumetti a cura di Lupiae Comix. Il tutto è stato realizzato all'interno del Chiostro del Palazzo della Cultura di Galatina e in piazza Galluccio. Tra i vari gruppi presenti alla manifestazione, I TOROMECCANICA e la GIOVANE ORCHESTRA DEL SALENTO, diretta da Claudio Prima. E’ stata notevole la presenza di giovani musicisti come i PLUG IN, CAMDEN TRIO, DYING PURPLE, T.GARAGE, SOOP & NINTAI e l’ORCHESTRA SPARAGNINA.
Ciclofficina sociale presso Mercato Coperto
Grazie alla collaborazione di alcune associazioni è nata all’interno del mercato coperto la CiclOfficina Sociale, spazio di socialità, incontro e condivisione. Un luogo dove promuovere la mobilità lenta e sostenibile, il riuso, il riciclo e la partecipazione attiva.
Mercato S…coperto,
Manifestazione realizzata all’interno dell’ex sede del Mercato Coperto in via Principessa Iolanda. Proposta rivolta al mondo giovanile della città che ha bisogno di spazi destinati alla socializzazione. L’iniziativa ha coinvolto le associazioni culturali della Città. L’iniziativa ha avuto lo scopo di rivitalizzare uno spazio di proprietà comunale in disuso, situato al centro della città e che già in passato è stato luogo deputato ad iniziative di partecipazione giovanile .All’interno dell’ex mercato coperto si sono svolti incontri d’autore, musica ed happening di discussione scientifica divulgativa.
Servizio civile nazionale
In tre anni più di venti ragazzi hanno lavorato presso il Comune di Galatina sviluppando progetti nei settori delle Politiche giovanili, Biblioteca Comunale, Museo e Ambiente. Il servizio civile è una iniziativa fondata sui principi della solidarietà sociale e vede i giovani i primi promotori del processo di partecipazione, in grado di trasformare una società in cui il cittadino è solo colui che riceve un freddo ed astratto servizio ad una società in cui tutti hanno la possibilità di essere attivi e socialmente utili.
Rassegna Giovanile NOTE A MARGINE
Note a Margine è stata una Rassegna “periferica” che ha avuto l’obiettivo di coinvolgere ed includere le Periferie della città come luoghi di riferimento alternativi e vitali, da un punto di vista non solo urbanistico ma soprattutto umano e sociale. Luoghi che spesso ispirano forme d'arte e movimenti sociali rappresentanti di un vero e proprio sottobosco multiculturale e multietnico, un workinprogress costante e perpetuo, un laboratorio continuo. Spazi inespressi e inascoltati da recuperare e trasformare, da aiutare ad emergere.
Con l'aiuto dell'associazionismo giovanile è stato scelto di selezionare alcuni “interlocutori d'eccezione” che grazie ai loro contributi hanno potuto affrontare il tema della periferia in luoghi prettamente periferici attraverso dei personali approcci che spaziano dal mondo della musica a quello del cinema, dal teatro alla letteratura, al cibo ai graffiti, dall’hip hop alla street art. La ciliegina sulla torta è stata l’opera regalata alla Città di diversi artisti di graffiti che hanno abbellito, con la loro arte, il muro della scuola di via Ugo Lisi.
Cordiali saluti
Andrea Coccioli
set122021
Parte ufficialmente il 13 settembre, presso piazza “Madonna di Costantinopoli” a Collemeto, il primo “Basket Open Day” organizzato dalla “Virtus Basket Galatina”.
Dalle ore 17.30 e a seguire fino alle 19.30, i vostri bambini avranno la possibilità di avvicinarsi al mondo della pallacanestro, sperimentando alcuni giochi propedeutici che gli permetteranno di scoprire i principi del minibasket e del basket. Questo incontro tende a creare un primo contatto tra tutti i bambini e le bambine che scelgono il nostro sport come primaria attività motoria e ludica, sempre all'insegna dell'amicizia e del divertimento.
Sandro Argentieri, Coach della A.S.D. Virtus Basket Galatina, ha presentato così l'evento: "Riparte la stagione del settore minibasket, da sempre fiore all'occhiello della nostra associazione e serbatoio naturale per il nostro Settore Giovanile. L'Open Day sarà il primo momento di contatto con i bambini che conosceranno gli istruttori federali che li accompagneranno nella scoperta di questo magnifico sport.
Per la nostra società gli atleti più "piccolini" rappresentano da sempre la vetrina più importante. Vi aspettiamo numerosi.
Seguiranno altre giornate a Galatina e a Noha.
Info e contatti:
Sandro Argentieri: 333-4368532.
apr242019
Giovedì 25 aprile si rinnova a Galatina l’appuntamento con la “Festa di San Fedele”. L’evento è organizzato dal comitato famiglie della Chiesa dello Spirito Santo, in collaborazione con il C.S.I. di Terra d’Otranto e la Showy Boys Galatina, per ricordare la figura di Don Fedele Lazari, promotore della Festa e dello sport, da sempre vicino ai ragazzi della società bianco-verde come tifoso e come educatore.
Il programma della manifestazione prevede per Mercoledì 24 aprile, alle ore 19, la Santa Messa in onore di San Fedele da Sigmaringen e Giovedì 25, a partite dalle ore 10, il 3° “Memorial Don Fedele Lazari” presso l’area dell’ex Convento dei Cappuccini in via dei Platani.
Nella mattinata si disputeranno delle partite di pallavolo che coinvolgeranno le ragazze ed i ragazzi under 14 e minivolley della Showy Boys e la gara degli aquiloni. Nel pomeriggio, dalle ore 16, i giochi ricreativi a cura del CSI Centro Sportivo Italiano. Tra le attività riservate ai partecipanti: corsa con i sacchi, tiro alla fune, corsa 50mt e lancio del vortex. A seguire, appuntamento con il Progetto Sport Fusion e l’aerobica di gruppo, i percorsi attrezzati, il tennis da tavolo e la scherma. In serata, invece, divertimento con lo spettacolo del Mago Zigo e, a chiusura della festa, premiazione dei partecipanti, fuochi d’artificio ed estrazione dei biglietti vincenti in collaborazione con la Fratres di Galatina.
www.showyboys.com
ott092015
La Commissione Comunale per le Pari Opportunità di Galatina organizza il prossimo 11 ottobre alle ore 18.00 al Palazzo della Cultura, una tavola rotonda sul tema del sessismo, con l'obiettivo di mettere in evidenza le profonde contraddizioni che condizionano e segnano la nostra società. E proprio attraverso il linguaggio, dimora dell'essere e potente motore di cambiamento, che si trasmettono diversità e diseguaglianze sociali, contribuendo al rafforzamento e alla costruzione di vecchi e nuovi stereotipi culturali.
"Le parole in genere: linguaggi e comportamenti sessisti", sarà questo il tema dell'incontro di domenica, un momento di riflessione per cercare di offrire gli strumenti necessari a riconoscere e contrastare questo fenomeno spesso molto subdolo , affinché le forme di comunicazione e i comportamenti siano rispettosi delle differenze di genere.
Al termine delle relazioni si aprirà un dibattito con i partecipanti all'evento. Introducono:
Fara Bandello, Presidente della Commissione Comunale per le Pari Opportunità di Galatina; Daniela Vantaggiato, Assessora alla Cultura e ai Servizi Sociali. Interverranno alla tavola rotonda:
Loredana De Vitis, dottoressa in Filosofia, giornalista e autrice, ideatrice del progetto internazionale "Io sono bellissima" contro gli stereotipi della bellezza femminile: " Lo scandalo di parlare al femminile"; Rossella Maggio, docente nella scuola superiore, scrittrice: " La parola, la scrittura, l'azione nell'ambito dei linguaggi e comportamenti sessisti";
Claudia Piccinno: dottoressa in Lingue e Letteratura Straniere, docente nella scuola primaria, poetessa: "Il sessismo sui banchi di scuola, stereotipi di genere nella letteratura dell'infanzia"; Evelina Nico: associazione Guerriglia Culturale, studentessa in Sociologia all'Università del Salento: “Quelle che non studiamo”;
Daniela Natale: dottoressa in Comunicazione, redattrice de “Il Galatino” e “Inondazioni.it”: “Le parole dei media: come si alimenta la cultura sessista”.
Modera Roberto De Mitry, Presidente Arcigay Salento "La terra di Oz"
Tutta la cittadinanza è invitata a partecipare.
ott022024
Una due giorni di volley, quella svoltasi nel Palazzetto di via Montinari a Galatina, ricca di pathos e di bel gioco. La figura di Fernando Panico con quel toccante messaggio che ha campeggiato sul maxischermo per tutta la durata della manifestazione, indirizzato dal Gruppo “I Ragazzi di Fernando” al loro Maestro, è stata l’essenza di una serata ricca di emozioni.
Galatina pallavolistica, giusto mix di appassionati e competenti, intrigata da un quadrangolare tecnicamente di spessore ha risposto alla grande, come ai bei tempi, riempiendo la palestra comunale nel fine settimana e fino al termine della premiazione.
Hanno fame di volley le diverse generazioni che l’hanno praticato nei ruoli più attinenti: ex giocatori, tecnici, dirigenti, simpatizzanti che hanno affollato la tribuna e presenziato in piedi alle gare.
Nota di merito a chi non ha mai rinunciato, operando dietro le quinte, ad alimentare la fiammella della passione anche su palcoscenici meno visibili e senza alcun tornaconto.
Azione lodevole che merita un sincero ringraziamento va alle quattro società AURISPA ALESSANO/TRICASE, GREEN VOLLEY GALATONE, BCC VOLLEY LEVERANO e PAG VOLLEY TAVIANO, ai tecnici, giocatori e dirigenti per essersi resi disponibili a confrontarsi, rivedendo i programmi di preparazione pur nell’imminenza del via dei rispettivi campionati.
Un plauso non può mancare al Comitato Promotore della manifestazione nelle persone di Corrado e Salvatore Panico che, di concerto con la società SBV Galatina (gestrice dell’impianto) hanno organizzato nel tempo diciotto Memorial, mancando solo le edizioni nel triennio caratterizzato dal Covid.
L’antipasto sportivo del sabato, con la prima gara tra Bcc Leverano (serie B) ed Aurispa Lecce (serie A3), ha confermato il pronostico favorevole al gruppo guidato da Tonino Cavalera che si è imposto sugli uomini di mister Zecca, mentre a seguire la Green Volley Galatone (serie B) di Licchelli ha regolato la Pag Volley Taviano (serie B) del tecnico Marte, definendo così le finaliste del Memorial.
In ben altra atmosfera si sono svolte le gare della domenica, abbastanza equilibrate e dai toni agonisticamente vivaci, con azioni spettacolari di ottima fattura che il pubblico ha apprezzato con ripetuti applausi.
Il terzo posto, nella sfida tra Leverano e Taviano che militano nello stesso girone G del campionato di serie B, è stato conquistato da quest’ultima società con il punteggio di 2-0(25/23, 25/22). Le formazioni scese in campo hanno ricalcato quelli che presumibilmente saranno i 6+1 titolari; per il Leverano Andrea Zecca ha schierato la sua collaudata diagonale Balestra-Orefice, con Serra/ Rossetti e Peluso centrali, Matteo Ingrosso e Galasso di banda con Sergio di rincalzo, De Sarlo libero e Andrea Romano pronto all’occorrenza in regia.
Per la Pag , Alessandro Marte ha affidato la distribuzione del gioco a Laterza con Sansò opposto, Scrimieri , Pepe e Carcagnì centrali, Baldari ,Gabriele e Lentini laterali, Morciano e Malinconico a registrare la difesa, con Maiorana jolly nel giro dietro.
Le indicazioni che i due tecnici hanno tratto da questa due giorni saranno sicuramente utili per l’inizio del campionato in programma il 12 ottobre, con un esordio per tutte e due le compagini in trasferta in terra campana.
Il clou della serata è stato ovviamente la finalissima tra Aurispa Lecce e Allianz Galatone. L’organico a disposizione di mister Cavalera dopo l’exploit dei play off della passata stagione, vede la riconferma dei soli laterali Mazzone e Ferrini, del libero Cappio e del centrale Deserio. Il gruppo è completato poi da una diagonale nuova di zecca Giani-Penna, dal centrale Maletto e dal posto quattro Iannaccone.
La Green Volley Galatone invece è passata attraverso una completa rivoluzione, sia del gruppo atleti che della guida tecnica. A guidarla dalla panchina sono stati chiamati Fabrizio Licchelli e il suo
secondo Cozzetto, che hanno inserito in organico il laterale Giuliani, i centrali Miraglia e Moschese allenati nella stagione precedente nel Casarano di serie A3.
Poi ecco gli italiani naturalizzati Kingard-Miranda per una diagonale di spessore, Dalmonte ed Esposito bomber da posto quattro, un nucleo di giovanissimi e con il centrale Musardo ed il libero Barone a rappresentare le sole due riconferme della passata stagione.
Prima frazione equilibrata: massimo vantaggio di +2 (9-11) per Aurispa poi parità fino al 18-18 per un allungo finale del mancino cubano che assegna il set alla Green volley (25-21). Andamento fotocopia nel secondo set per una parità che si assesta fino all’ 11-11, poi D’Alba fa rifiatare Giani e spinge i suoi avanti a concretizzare con un +4 (21-17) mettendo in discesa il set per la parità.
Anche la terza frazione si snoda sempre punto a punto, con dei break contenuti nell’ordine di +2 subito riportata in parità (17-17), ma con una Aurispa più determinata che riesce ad aumentare il divario (22-19) fino a chiudere vittoriosamente il set.
Le energie fisiche e mentali si rivelano deficitarie nel quarto set in casa Green. Giuliani continua ad accusare un forte dolore alla fronte parietale sinistra, Dalmonte in fase di convalescenza rimane sempre in panchina, di contro Penna cresce e Maletto si erge a protagonista nella formazione dell’Aurispa.
Galatone tira i remi in barca dopo aver offerto una buonissima prestazione contro una formazione di serie superiore, traendo buoni auspici per quando sarà a ranghi completi. Aurispa porta a casa il trofeo del Memorial e guarda anch’essa al recupero pieno di Ferrini, per avere più uomini votati ad attaccare in un girone blu molto impegnativo.
A premiare i rappresentanti delle quattro squadre ed i giudici arbitri De Simeis, Chiriatti, Resta e Tolomeo è intervenuto l’assessore ai Lavori Pubblici, Patrimonio ed Ambiente, dott. Giuseppe Spoti, e i fratelli Corrado e Salvatore Panico in rappresentanza del gruppo di Coordinamento “ I Ragazzi di Fernando”.
Piero de Lorentis
Area Comunicazione SBV Galatina
feb052021
Egregio Sig. Sindaco, Gent.ma Assessore,
nei vostri uffici o sulle più varie testate online saranno giunte chissà quante segnalazioni in merito alla questione posta in oggetto, e a queste vogliamo che si aggiunga anche la nostra.
Il Circolo del Partito Democratico di Noha, la nostra piccola realtà che conta poco più di quattromila abitanti, vuole essere una sentinella attenta al bisogno di tutti, e soprattutto si propone di salvaguardare l’incolumità e la sicurezza pubblica, e con ciò desidero premettere che, da tempo ormai, ci facciamo promotori e portavoce presso le sedi opportune del malcontento del nostro territorio al fine di appurare e di conseguenza porre rimedio agli eventuali disagi con i quali quotidianamente dobbiamo fare i conti.
Veniamo al dunque: da tempo ormai ci sono giunte diverse segnalazioni circa la pericolosità del tratto di strada che collega il centro abitato di Noha al Cimitero comunale e, prescindendo dal solito pregiudizio circa l’incompetenza dell’Amministrazione e soprattutto col desiderio di toccare con mano (o meglio, con piede) quanto ci hanno ripetutamente segnalato, il sottoscritto accompagnato da giovani membri del Direttivo, ha percorso a piedi il tratto di strada indicato e siamo rimasti amaramente sorpresi nell’assistere ad uno spettacolo a dir poco indecoroso. Diverse persone, infatti, munite di bicicletta e chi a piedi si recavano al cimitero col serio rischio (nella migliore delle ipotesi) che venissero investite. Via Aradeo, come le SS.VV. (e soprattutto la nostra concittadina Assessore) sapranno, è una delle arterie principali del paese, e per questo il transito delle autovetture avviene con una velocità, ahimè, ben superiore a quella consentita. Alla scarsa prudenza degli automobilisti, si aggiunge il poco, anzi il ridotto, spazio ai lati della carreggiata (40 cm per l’esattezza) che nella maggior parte del tratto si riduce per la presenza di sterpaglie e/o del guardrail (che molti di noi hanno scansato ritrovandosi immediatamente e per almeno 30 cm sulla carreggiata).
Cari Amministratori, Vi chiediamo l’attenzione necessaria che merita la nostra Noha. Vi chiediamo la presenza sul territorio e soprattutto, vi chiediamo la risposta a questa e alle innumerevoli altre domande che la cittadinanza ha bisogno di porvi. Molti anziani, soprattutto di domenica e con l’arrivo della bella stagione ormai alle porte, hanno l’abitudine di rendere omaggio ai propri cari defunti e per questo non possiamo aspettare eventi spiacevoli per poi porvi immediato rimedio. Come “gente tra la gente” non possiamo permetterci inoltre il rischio della loro vita! Sappiamo bene le innumerevoli volte in cui la questione è stata sollevata, noi vogliamo aggiungerci alle altre voci perchè abbiamo sete di risposte ma soprattutto di interventi immediati per risolvere il problema del transito pedonale su questo tratto di strada. La pulizia dei margini della strada non è più sufficiente, occorre realizzare un passaggio delimitato e riservato ai soli pedoni, salvaguardando la vita di tutti noi.
Noha è bella, insieme cerchiamo di renderla anche più sicura, e certi di un riscontro, porgiamo cordiali saluti.
Il Segretario PD – Noha
Dott. Michele Scalese
ott062023
L’evento “I Love 80 & 90 Party” del 16 agosto u.s. è stato considerato unanimemente, soprattutto dagli “addetti ai lavori”, il più importante dell’estate salentina 2023 sia in termini di presenze, che di qualità dello spettacolo e di ricaduta economica; abbiamo regalato una bellissima serata gratuita e una “boccata di ossigeno” per le tante attività commerciali galatinesi.
Ma c’è un altro motivo, non meno importante, che ci ha resi particolarmente orgogliosi: grazie al ricavato della vendita delle t-shirts, ricordo della serata, possiamo finanziare piccoli lavori di rimozione barriere architettoniche e/o di ostacoli che non permettono la completa mobilità di chiunque ed in particolare di coloro che, per qualsiasi causa, hanno una capacità motoria ridotta o impedita, tipo marciapiedi senza rampe.
Di comune intesa con l’Amministrazione comunale, l’Assessorato ai Lavori Pubblici, la Direzione Programmazione strategica e lavori pubblici e il Servizio Demanio e urbanizzazioni, mobilità urbana e trasporti, nella persona del Geometra Saverio Toma, oggi, 05 ottobre 2023, abbiamo realizzato un altro scivolo, l'ennesimo, dopo quelli realizzati nel 2022 in via Grotti e in via Venezia angolo via Soleto a Galatina.
Qui siamo in via Roma angolo via Viola, nei pressi del Caffe del Corso a Galatina.
In questo modo speriamo di sviluppare la cittadinanza attiva e le competenze civiche e svolgere quindi un ruolo di “catalizzatore” delle energie presenti nella comunità, incoraggiandone l’emersione per la cura dei beni comuni.
Se avete voglia di contribuire in questa splendida ed emozionante maratona di solidarietà non vi resta che contattarci.
Associazione “Quelli di piazza San Pietro 2.0”
ott112019
"Abbiamo bisogno della storia, non perché ci dica cosa è successo o per spiegare il passato, ma per far vivere il passato così che possa spiegarci come rendere possibile il futuro."
(Allan David Bloom)
Ecco, lo spirito di “Galatina …come eravamo” è proprio questo, capire la vita di chi ci ha preceduto per vivere meglio la nostra.
Galatina è una bellissima cittadina e il suo centro storico è come la ciliegina dei famosi cioccolatini Boeri, buonissima, dolcissima e alcolica a sufficienza da far girar la testa. Osservare i suoi palazzi confonde i sensi, non solo ai turisti che sempre di più ci onorano della loro visita, ma anche a noi stessi che normalmente lo viviamo con disinteresse. Se ci si ferma per un attimo ad osservarlo con attenzione, posando gli occhi sui suoi gioielli diventa impossibile pensare ad altro. La sete di storia, di bellezza, di ricordi e l’immaginazione lasciano senza fiato. La vista diventa immediatamente in bianco e nero e di colpo si puo’ intravedere la gente per le strade, quella gente che oggi alberga nei nostri cuori ma che ha affollato e vissuto il centro antico, la storia della nostra Città e le nostre stesse vite.
Da quando è nata l’idea di questa manifestazione, ho personalmente scoperto cose che non conoscevo e che mi hanno affascinato tantissimo. Mentre mi informavo, chiedendo assetato di ricordi e di notizie sulla storia, sulle persone, sulle bellissime insegne, notavo l’espressione inizialmente malinconica dei miei interlocutori diventare radiosa con un irrefrenabile desiderio di parlare.
Una voglia che sgorgava dagli occhi ma proveniva impetuosamente dal cuore. Si, chi ha vissuto quegli anni
ne è rimasto “irrimediabilmente” legato.
Purtroppo, a parte qualche vecchia foto, non sono tantissime le testimonianze sul salotto buono della Città. A parte quello che racconta la storia “ufficiale” non vi è traccia, se non nei ricordi di persone anziane, dei racconti di vita quotidiana. L’idea della riproduzione delle insegne nasce per caso. Quella di partenza era di organizzare un semplice raduno di auto e moto d’epoca, ma volevamo che fosse diverso da quei raduni visti fino ad ora. Questa volta volevamo selezionare solo alcune auto e moto, pezzi belli da vedere, veri mezzi d’epoca, talmente belli che le loro foto potevano abbellire un calendario. Un sabato pomeriggio siamo andati a spasso a piedi per il Centro antico a valutare e scegliere i luoghi dove posizionare i mezzi per le
foto. La prima tappa è stata casualmente Corte Vinella e credo che la scintilla sia scoccata lì. A parte
qualche sgradevole condizionatore o parabola satellitare posti sulle facciate belle dei palazzi e delle corti come fossero rametti di prezzemolo e pomodorini indossati su un lussuoso abito da sera, abbiamo visto luoghi veramente incantevoli. Non a caso Bevilacqua e la sua SERENO VARIABILE collocarono il centro storico di Galatina all’87° posto in Italia per bellezza.
Al rientro verso Piazza San Pietro ho potuto osservare la Torre dell’Orologio da una prospettiva che probabilmente non avevo mai visto prima, avendo percorso quella strada normalmente verso il Rione Italia e mai al contrario, salvo che per una vecchissima foto storica scattata proprio da quella posizione. In quella foto come in tutte le più belle foto storiche esistenti, l’elemento comune sono sempre state le insegne. Ecco l’idea: perché non tentare una riproduzione delle vecchie insegne così da far ammirare a tutti come era il nostro Centro antico e come potrebbe essere oggi? Un’idea ardua, ambiziosa ma tanto bella!
In poco tempo, con tanti dubbi e tanta fatica, abbiamo cominciato a dare corpo alla nostra idea, ricreare per alcune ore l’atmosfera degli anni 30/40/50 e provare a mettere a disposizione della Città alcune pagine di Storia mai scritte. O meglio, mai fotografate. Di molte insegne non esistono foto e quelle esistenti non sono per nulla chiare, ma con l’aiuto di alcune persone che hanno vissuto quegli anni è stato possibile riprodurre tutte ma proprio tutte le insegne che in quegli anni già proponevano una pubblicità, ma gradevole, sobria, talvolta semplicemente essenziale ma sempre dignitosa.
Quindi, se vi va, domenica mattina dalle 09:00 alle 23:30 venite a trovarci. Corso Vittorio Emanuele II, Corso Umberto I e Piazzetta Orsini saranno libri di storia. Insegne, vecchie locandine, bellissime auto, moto, musica e tanto altro.
La serata, intorno alle 21:00, sarà accompagnata dalle bravissime DOMISOUL SWING BAND, che da un’affascinante posizione, impreziosiranno con le loro incantevoli voci e dolci note la manifestazione, rendendola unica e piacevole!
Credete, sarà un’opportunità, una giornata diversa che vale la pena trascorrere! Non mancate!
L’evento gode del supporto dell’Assessorato al Centro Storico e del patrocinio del Comune di Galatina.
Il Consiglio di Quartiere Rione Italia
mag252023
Quest’anno la QUARTA edizione di una serie di incontri che si terranno presso l’istituto comprensivo PRIMO POLO plesso Pascoli di via Toma denominati “La scienza e la tecnica come non l’avete mai viste”. I ragazzi quest’anno incontreranno due imprenditori che racconteranno il mondo lavorativo, il mondo della ricerca scientifica, il presente e il futuro che si sta costruendo. Questa serie di incontri serve ai ragazzi per comprendere meglio il mondo al di fuori della scuola, il loro mondo futuro, le possibili loro passioni.
I docenti facenti parte del gruppo STEM della Pascoli sono: Anna Lagna, Maria Rosaria Rizzo, Giovanna Zizzari, Maria Luce De Matteis, Federica Lezzi, Angelo Nassisi e Andrea Coccioli.
Quest’anno i ragazzi dell’Istituto Comprensivo PRIMO POLO GALATINA godranno della presenza di due importanti realtà salentina che si distinguono in ambito internazionale. Due racconti di due azienda che producono tecnologia.con lo sguardo sempre rivolto alla scienza dei materiali.
Venerdì 26 maggio ore 10.00
Primo Polo Galatina. Plesso PASCOLI, Via Toma, Aula Magna
I MATERIALI
Dalla osservazione della natura al prodotto finito
Daniela DISO Responsabile qualità SALENTEC srl
SALENTEC nasce nel 2005 dall’iniziativa di un gruppo di ricercatori dell’Università del Salento ed è stata riconosciuta nel 2007 tra le prime società spin-off dell’ateneo leccese.
Sin dalla sua costituzione, la società è attiva nello sviluppo e trasferimento di innovazioni e nella erogazione di servizi tecnici e industriali nel campo dell’Ingegneria dei materiali.
SALENTEC inoltre produce e commercializza componenti ceramici tecnici per l’industria aerospaziale (filiera dei motori aeronautici) e packaging primario in materiale polimerico per il settore biomedicale, in conformità agli elevati standard di settore e sotto i rigorosi sistemi di gestione della qualità certificati ISO.
Daniela Diso, laureata in Fisica e con Dottorato di ricerca in Sistemi Energetici e Ambiente presso l’Università del Salento, è stata tra i cofondatori di SALENTEC ed ora svolge al suo interno il ruolo di responsabile qualità.
Martedì 30 maggio ore 13:00
Primo Polo Galatina. Plesso PASCOLI, Via Toma, Aula Magna
UNA FRECCIA NEL CIELO
Il volo e la costruzione degli aereoplani
MAURO DONNO
Responsabile produzione PROMECC AEREOSPACE SRL
Pegaso, Freccia e Sparviero sono gli ultraleggeri di punta che l’azienda PROMECC costruisce negli stabilimenti di Corigliano in provincia di Lecce.
PROMECC Aerospace Srl è una giovane e vitale società nata nel 2003 dalle esperienze decennali dei sui fondatori, svolte nella progettazione e nella produzione al servizio di aziende meccaniche prestigiose, operanti nei settori dell’aerospaziale, industria varia e macchine movimento terra
Lo spirito e l’entusiamo del TEAM ha permesso in un brevissimo lasso di tempo di arrivare a raggiungere obiettivi e traguardi unici.
Mauro Donno è il fondatore e responsabile produzione dell’azienda.
Andrea COCCIOLI
mag072019
Vi ricordate quanto fece discutere qualche anno fa l'iniziativa del nostro amato concittadino vescovo di Oria Mons. Vincenzo Pisanello per aver donato un gran numero di tablet alle sue parrocchie ?
Credo invece che il vescovo Pisanello sia una persona illuminata e lungimirante, che intenda realmente operare per il bene della comunità e sopperire ad un enorme vuoto istituzionale.
Ha capito come pochi che il crimine, la violenza, i reati, corrono veloci; si consumano, si diffondono, si emulano con gli strumenti e le tecniche dell'era digitale.
Ha capito anche che le istituzioni invece sono inefficienti, inefficaci perché operano con modalità di risposta lente, antiquate, imbrigliate nella burocrazia.
Un esempio per tutti gli agghiaccianti video del caso Manduria.
Da una parte il branco tutti connessi in un rituale di esaltazione mostruoso dall'altra le grida disperate e inascoltate: Polizia, Carabinieri ! Polizia Carabinieri !
Questo episodio mi ha riportato alla mente una scena terrificante alla quale ho assistito qualche tempo fa.
Nella bucolica campagna salentina giocavano giulive un branco di oche.
Ad un certo punto hanno cominciato a litigare e quando una di loro a caso ha iniziato a sanguinare, come fosse giunto un segnale ancestrale, è stata immediatamente massacrata e uccisa da tutte le altre messe insieme,nessuna esclusa.
E’ l'istinto primordiale mi si dirà.
Sì è vero, ma l'uomo si è plasmato in millenni di civiltà in una cultura indirizzata all’amore e alla tolleranza ed ha raggiunto il suo punto più alto proprio nella difesa dei più deboli.
Certo che ci sono la polizia e i carabinieri, ma sono lenti non sono connessi.
Certo che ci sono i servizi sociali, magari anche aggiornati e sensibili ma sono lenti.
Certo che ci sono le istituzioni e le brave persone ma non sono connesse ed arrivano sempre a tempo scaduto.
Che mondo strano!
Sindaco Lei è il massimo rappresentante delle istituzioni locali e la ritengo persona intelligente e sensibile, circondata tra l’altro da ragazzi svegli, esperti in uso simultaneo di diversi dispositivi (multitasking) e sempre interconnessi.
Si faccia promotore di una rivoluzione culturale che adegui e aggiorni i tempi di risposta delle istituzioni alle minacce dei nostri giorni.
Non ci vuole uno stratega militare per comprendere che ad una veloce azione ostile si risponde efficacemente solo con una altrettanto rapida azione di contrasto.
Ammoderni in primis il corpo della polizia locale valorizzandolo e istruendolo all’uso appropriato delle nuove tecnologie.
Il problema di chi non sapeva o non voleva neanche accendere un computer è superato perché lo smartphone lo usano tutti.
Chieda collaborazione alle migliaia e migliaia di cittadini onesti portatori sani di orecchie ed occhi digitali.
Non occorrono risorse finanziarie ma solo tanta buona volontà.
Con una semplice applicazione potreste disporre di un potentissimo mezzo di vigilanza e controllo a beneficio della sicurezza dei cittadini e della salvaguardia e tutela dei beni pubblici.
Coinvolga le opposizioni e l’intera comunità.
Non voltiamoci dall'altra parte, non organizziamo manifestazione postume, ricordiamoci per tempo che ognuno di noi potrebbe trovarsi nella condizione dell'oca sanguinante.
Dante De Ronzi
feb152022
Nella mattinata di martedì 15 febbraio, presso il Polo Oncologico “Giovanni Paolo II” di Lecce, il col. Filippo Nannelli, comandante del 61° Stormo, il ten. col. Luca Corsi, vicedirettore del 10° Reparto Manutenzione Velivoli in rappresentanza del direttore col. Fabio Cerase, e don Gianni Mattia, presidente dell’associazione “Cuore e Mani Aperte OdV”, hanno donato all’Unità Operativa di “oncoematologia pediatrica” del nosocomio leccese, una “ludobarella”, un dispositivo sanitario destinato al trasporto dei piccoli pazienti. La donazione si è svolta nel rigoroso rispetto delle misure precauzionali imposte dall’emergenza sanitaria e ha visto la partecipazione del dott. Rodolfo Rollo, direttore generale della A.S.L. di Lecce, della dott.ssa Assunta Tornesello, direttore responsabile dell’Unità Operativa, e della dott.ssa Carmen Attanasi della Direzione Medica di Presidio.
La lettiga donata riprende forma e colori del velivolo MB339 “Special Color” progettato per festeggiare, lo scorso settembre, il 75° anniversario della scuola di volo; la grafica è stata però reimpostata in chiave fumettistica per cercare di rendere meno angusto uno spazio destinato, per sua stessa natura, ad accogliere bambini che vivono situazioni di disagio.
"Ti rialzerò, ti solleverò - Su ali d'aquila ti reggerò - Sulla brezza dell'alba ti farò brillar - Come il sole, così nelle mie mani vivrai." Recita il testo di una canto ecclesiastico citato da Don Gianni, presidente dell’associazione: “L'Aeronautica Militare ancora una volta si è resa partecipe di una carezza sul cuore ed è nata una nuova ‘ludobarella’, che sa risvegliare quel messaggio di speranza.
Uomini che sanno attraversare le nuvole con le loro ali d'aquila. Uomini che sanno farsi portatori d'amore con la solidarietà e la preghiera. La cura passa dal cuore, dal suo saper amare, dal suo vivere nelle Sue mani”. L’evento rientra in un progetto, perseguito ormai da tempo dall’associazione, di umanizzazione delle cure e degli ambienti ospedalieri.
“Ancora una volta, e lo sottolineo con un pizzico di orgoglio, il nostro personale ha dimostrato grande generosità e altruismo - ha affermato nell’occasione il colonnello Nannelli – Oltre a svolgere i compiti che ci impone la nostra missione, ossia insegnare a giovani allievi a diventare bravi piloti e uomini responsabili, ci diamo da fare per organizzare varie iniziative finalizzate a raccogliere risorse da destinare ai settori del territorio istituzionalmente impegnati ad aiutare chi soffre. Nel perseguimento di questo scopo, oramai da qualche anno, si è sviluppata una forte sinergia con l’associazione ‘Cuore e Mani Aperte’, che ci incoraggia a fare sempre di più, soprattutto quando a beneficiarne sono i bambini”. Riferendosi poi alla grafica realizzata sulla ludobarella, il comandante Nannelli ha proseguito: “Un aereo colorato all’interno delle corsie ospedaliere, che richiama i velivoli che ogni giorno solcano i cieli del Salento, oltre a testimoniare il senso di vicinanza dell’Aeronautica Militare alla comunità locale, spero possa anche regalare un attimo di spensieratezza ai piccoli pazienti e ai loro familiari”.
Il tenente colonnello Corsi, vicedirettore del 10° R.M.V., ha commentato l’evento affermando “La base salentina è un esempio di come la sinergia, la collaborazione e l’unione d’intenti siano un moltiplicatore di forze che consente non solo di raggiungere risultati di eccellenza nelle attività d’istituto, che per il nostro reparto consistono nel mantenere pronti ed efficienti i velivoli necessari alla scuola di volo e non solo, ma anche di confermare, ancora una volta, che l’altruismo e la generosità delle nostre donne e dei nostri uomini è capace di portare contributi tangibili a supporto di chi è meno fortunato. Ringrazio sentitamente l’associazione ‘Cuore e Mani Aperte’ che, continuando nel solco di una tradizione ormai consolidata, ci dà questa occasione di poter alleviare le pene dei più piccoli.”
Sull’aeroporto militare di Galatina operano due importanti reparti dell’Aeronautica Militare italiana, il 61° Stormo e il 10° Reparto Manutenzione Velivoli.
Il 61° Stormo, dipendente dal Comando Scuole dell’Aeronautica Militare/3^ Regione Aerea di Bari, è una scuola di volo, di lunghe tradizioni, che provvede alla formazione e all’addestramento su aviogetti degli allievi piloti. Oggi è di fatto una realtà internazionale che ospita piloti e istruttori provenienti da ogni parte del globo: un’eccellenza dunque al servizio del Paese, che offre un sistema integrato di addestramento, di produzione italiana, tra i più avanzati nel panorama mondiale.
Il 10° Reparto Manutenzione Velivoli è un ente manutentivo posto alla diretta dipendenza della 2^ Divisione del Comando Logistico dell’Aeronautica Militare la cui missione consiste nella gestione tecnica e logistica dei velivoli T-339, T-346 e T-345 in dotazione all'Aeronautica Militare italiana. Il 10° R.M.V. provvede inoltre ad assicurare l’operatività delle barriere d’arresto velivoli, a cavo e a rete, installate in tutti gli aeroporti gestiti dall’Aeronautica Militare, sia in Patria sia all’estero.
L’associazione Cuore e Mani Aperte OdV è una organizzazione no-profit sorta nel 2001 a sostegno di tutti coloro che ne hanno bisogno, poveri e malati, interni ed esterni all’ospedale Vito Fazzi di Lecce. Pioniera, in territorio salentino, della forma di volontariato ospedaliero della animazione da corsia, meglio nota come clownterapia, negli anni ha manifestato una sempre maggiore attenzione verso l’umanizzazione delle cure e degli spazi ospedalieri. In tale ambito, dapprima ha acceso i motori della Bimbulanza, l’ambulanza pediatrica che gratuitamente trasporta minori dalle nostre zone verso i maggiori centri d’eccellenza d’Italia dove possono trovare cure più adeguate alle loro patologie; quindi si è occupata delle umanizzazioni pittoriche delle risonanza magnetica del Fazzi, di quella del polo oncologico leccese e della tac, allo scopo di favorire la distensione psicologica del minore durante l’esecuzione dell’esame. Parimenti ha colorato la sala prelievi del Fazzi, il Day Service pediatrico di Endocrinologia e Diabetologia di Casarano, e l’intero reparto di Pediatria del nosocomio di Gallipoli. Particolarmente note sono le sue ludobarelle, di cui orami sono provvisti tutti i reparti pediatrici del Salento e non solo. Infatti, la ludobarella ha raggiunto anche l’Unità Operativa di Neurochirurgia infantile del Policlinico universitario Agostino Gemelli di Roma.
Per info consultare:
Franco Russo
vicepresidente Ass.ne Cuore e mani aperte
mag152019
Dopo il successo di alcuni mesi fa, torna a Galatina Gianni Oliva, giornalista pubblicista e storico. Preside di liceo e docente universitario, è stato assessore alla Cultura della Regione Piemonte.
Ci presenta ANNI DI PIOMBO E DI TRITOLO, un libro sul terrorismo nero e rosso, da piazza Fontana alla strage di Bologna.
L’evento si svolgerà presso il Circolo Arci Levera Noha, sito in Via Bellini 24 sabato 18 maggio alle ore 18.
“E’ un onore avere ancora tra noi il professore Gianni Oliva” dichiara Pierantonio De Matteis, consigliere comunale di Andare Oltre. “Già in occasione del convegno sulle foibe, organizzato anche in collaborazione con la Consulta dei Giovani, che abbiamo svolto al Palazzo della Cultura, è stato un piacere ascoltare la sua lezione di storia e di ricostruzione dettagliata del nostro passato. Sono momenti come questi che ci arricchiscono e ci proiettano verso la conoscenza e la consapevolezza di ciò che è stato. Ringraziamo ancora una volta il professore per la sua presenza e la sua sensibilità e invitiamo chiunque fosse interessato a non mancare a questo appuntamento che si svolgerà in uno dei luoghi simbolo della rinascita culturale di Galatina” ha concluso De Matteis.
Di seguito la scheda del libro di cui si parlerà:
Dal 12 dicembre 1969, quando esplode la filiale della Banca Nazionale dell'Agricoltura di piazza Fontana a Milano, fino all'assassinio di Roberto Ruffilli da parte delle Brigate Rosse il 16 aprile 1988, in Italia sono state ammazzate quasi quattrocento persone, e oltre mille ferite e rese invalide. Sono gli anni di «piombo e di tritolo», la stagione degli attentati a mano armata del terrorismo «rosso» - che uccide magistrati come Emilio Alessandrini, operai come Guido Rossa, giornalisti come Carlo Casalegno e Walter Tobagi, che sequestra e condanna a morte il presidente della Dc Aldo Moro - e delle stragi «nere», con gli ordigni esplosivi di piazza della Loggia, del treno Italicus e della stazione di Bologna. Quale intreccio si stabilisce tra questi due fenomeni di segno ideologico opposto? Come si inseriscono le violenze nella storia dell'Italia sospesa tra modernizzazione e democrazia bloccata? In un racconto articolato e drammatico, Gianni Oliva ripercorre i fatti di quegli anni. E ricostruisce l'Italia dei due decenni precedenti, un paese a due velocità, stretto tra le aperture della Costituzione e le rigidità del Codice Rocco: da un lato conservatrice e retrograda (nel 1954 condanna al carcere la «Dama Bianca» di Fausto Coppi per adulterio), dall'altro Paese del miracolo economico, che si sposta con la Vespa o la Seicento, compra il frigorifero e il televisore e rimescola le sue culture con milioni di lavoratori trasferiti dal Meridione al Nord. Un convulso processo di modernizzazione che avrebbe avuto bisogno di essere governato dalla politica attraverso riforme profonde, capaci di disegnare un nuovo patto sociale. Ma è proprio ciò che in Italia non c'è stato, con il risultato di divaricazioni sempre più nette: il terremoto dei movimenti di piazza ha alimentato nella destra radicale i timori di una deriva comunista, e nella sinistra extraparlamentare l'illusione di una rivoluzione imminente. Lo Stato alla fine ha vinto la guerra, ma solo dopo aver perso (per colpa) troppe battaglie. Un libro per ricordare ciò che è stato ai tanti che l'hanno dimenticato, e farlo conoscere a quelli nati dopo e cresciuti in una scuola dove la storia antica è molto più in onore di quella contemporanea: un contributo a fare i conti con il passato, in un paese dove è troppo facile rimuovere.
Ufficio Stampa Amante
dic182022
Non chiedere quello che il tuo Paese può fare per te, chiediti cosa tu puoi fare per il tuo Paese (J.F.K.).
Questa è la famosa quanto ambiziosa frase che ha ispirato da sempre il nostro operato… Ci induce infatti a riflettere sui rapporti che ci sono e a quelli che ci potrebbero essere tra cittadini e suoi amministratori, ma soprattutto tra cittadini e la città stessa, tra cittadini e Associazioni, tra Cittadini e attività produttive, ecc…
Questa frase non solo non perde un centesimo della sua bellezza e della sua verità, ma addirittura assume ancora più importanza in un momento storico particolare in cui le Amministrazioni comunali devono fare i conti con le casse sempre più esangui e con i vincoli contabili e amministrativi sempre più stringenti…
L’evento “I Love ’80 & ’90 party” del 17 agosto 2022 è stato considerato unanimemente, soprattutto dagli “addetti ai lavori”, il più importante dell’estate salentina 2022 sia in termini di presenze, che di qualità dello spettacolo e di ricaduta economica; abbiamo regalato una bellissima serata gratuita e una “boccata di ossigeno” per le tante attività commerciali galatinesi…
Ma c’è un altro motivo, non meno importante, che ci ha resi particolarmente orgogliosi: grazie al ricavato della vendita dei cappellini e delle t-shirts, ricordo della serata, possiamo finanziare piccoli lavori di rimozione barriere architettoniche e/o di ostacoli che non permettono la completa mobilità di chiunque ed in particolare di coloro che, per qualsiasi causa, hanno una capacità motoria ridotta o impedita, tipo marciapiedi senza rampe.
Di comune intesa con l’Amministrazione comunale, l’Assessorato ai Lavori Pubblici, la Direzione Programmazione strategica e lavori pubblici e il Servizio Demanio e urbanizzazioni, mobilità urbana e trasporti, nella persona del Geometra Saverio Toma, abbiamo individuato alcuni punti che necessitano di questo tipo di interventi.
Qui siamo in via Grotti per eseguire il primo degli interventi programmati.
Siamo coscienti che il nostro intervento non potrà mai essere risolutivo, ma, come diceva Madre Teresa di Calcutta, quello che noi facciamo è solo una goccia nell'oceano, ma se non lo facessimo l'oceano avrebbe una goccia in meno…
In questo modo speriamo di sviluppare la cittadinanza attiva e le competenze civiche e svolgere quindi un ruolo di “catalizzatore” delle energie presenti nella comunità, incoraggiandone l’emersione per la cura dei beni comuni.
Se avete voglia di contribuire in questa splendida ed emozionante maratona di solidarietà non vi resta che contattarci…
Grazie di
Ass.ne “Quelli di piazza San Pietro 2.0”
Natale 2022
lug242019
Secondo appuntamento della rassegna letteraria “Storie d’autore. Cutrofiano incontra”, tra gli appuntamenti più importanti dell’estate cutrofianese. La rassegna, il cui direttore artistico è lo scrittore Marcello Introna è stata organizzata da Fernando Alemanni e Marcella Rizzo dell’associazione culturale Fermamente con il patrocinio del Comune di Cutrofiano . Il 25 luglio è la volta di Franco Arminio, il poeta paesologo una delle voci più rappresentative del panorama culturale italiano. Poeta, scrittore e documentarista, Franco Arminio è nato a Bisaccia in Basilicata in quel Sud di cui ricerca spazi comunitari di civiltà e bellezza. Vincitore nel 2009 del Premio Napoli con Vento forte tra Lacedonia e Candela, nel 2011 vince il Premio Stephen Dedalus con Cartoline dai morti. Nel 2012 vince il Premio Volponi e nel 2013 il Premio Carlo Levi con Terracarne. Tra le sue opere: Viaggio nel cratere (Sironi 2003), Nevica e ho le prove,Cronache dal paese della cicuta (Laterza, 2009), Geografia commossa dell’Italia interna (Bruno Mondadori 2013), Cedi la strada agli alberi. Poesie d'amore e di terra (2017, premio Brancati 2018) e Resteranno i canti (2018). Roberto Saviano ha definito Franco Arminio «uno dei poeti più importanti di questo paese, il migliore che abbia mai raccontato il terremoto e ciò che ha generato».
I versi tratti dall’ultima raccolta “ Resteranno i canti” recitati da Franco Arminio saranno accompagnati dalle canzoni del cantautore salentino Mino de Santis, originario di Tuglie, il cantautore di "Pezzenti", "Radical chic", "Lu fiju a Milanu", "La zoccola", "Spiaggia proletaria" e tantissimi altri successi. Costante la sua presenza nelle piazze del Salento dove tra i primi fan, in estate, ci sono i turisti che attraverso lui hanno conosciuto il dialetto salentino. E' anche noto come il "De Andrè" salentino. De Santis è stato anche ospite della notte della Taranta di Melpignano edizione 2018. La serata si svolgerà in piazza Municipio a Cutrofiano alle ore 20.30 e sarà presentata da Fernando Alemanni mentre Marcella Rizzo e Marcello Introna dialogheranno con Arminio.
Marco Forte
lug022018
La decisione presa in questi giorni dalla Giunta regionale riguardante il mantenimento del punto nascite dell’ospedale di Galatina, sembrerebbe suonare come una buona notizia, anche se per capirne la reale portata bisogna analizzare alcuni aspetti meno evidenti.
Innanzi tutto bisogna sottolineare che, non essendo stato revocato il vecchio piano di riordino della sanità regionale, ad oggi il nosocomio galatinese è configurato ancora come ospedale di base che alla luce del Decreto Ministeriale n. 70 si caratterizza per la presenza di un numero limitato di specialità ad ampia diffusione territoriale come Medicina interna, Chirurgia generale, Ortopedia e Anestesia.
Alla luce del riordino di posti letto e della nuova ripartizione di reparti tra l’ospedale di Galatina e quello di Copertino, il saldo per Galatina è assolutamente negativo perché a fronte di un punto nascita salvo e di una specializzazione nel settore materno – infantile, il nostro nosocomio perde a vantaggio di Copertino ortopedia, cardiologia, geriatria e quasi tutti i posti letto di chirurgia.
Un autentico salasso per la nostra comunità che per ora sembra soddisfatta quanto meno per aver visto salvo il punto nascita, per la cui permanenza si è prodigato più il Partito Democratico che, nel tentativo di riparare ai numerosi danni arrecati al nostro ospedale con il suo silenzio e con la sua passività, ha cercato di salvare il salvabile, piuttosto che il Sindaco Amante che oggi si prende meriti che non gli spettano.
In questi mesi attraverso vari canali, consiglio comunale compreso, abbiamo sollecitato il Sindaco ad adoperarsi per evitare lo sfascio del Santa Caterina Novella al fine di salvare quanti più reparti possibile garantendo così un effettivo diritto alla salute per la nostra comunità. Mentre i Sindaci di altre città come Scorrano, Casarano, Gallipoli e Copertino scendevano in piazza ed alzavano la voce per difendere il proprio ospedale, segnalavamo invece la passività ed il disinteresse del Sindaco Amante che però oggi strumentalmente afferma di aver interloquito frequentemente con la Direzione Generale Asl e con il Direttore del Dipartimento Promozione della Salute Dott. Ruscitti, quasi a voler infondere tra la gente il messaggio secondo cui il merito di questa decisione è anche suo. Dato che in molte conferenze dei Sindaci è risultato assente, Amante spieghi allora alla città in quali occasioni ha incontrato i vertici ASL, di cosa si è discusso e quali garanzie e interventi sono stati assicurati al nostro ospedale.
Forse il Sindaco ignora che se il punto nascite di Galatina non manterrà lo standard di almeno 1.000 parti l’anno, chiuderà entro il 2022 e con esso l’intero nosocomio, spogliato ormai di tutti i restanti reparti. Cosa tra l’altro abbastanza probabile se consideriamo che molte partorienti seguiranno il proprio medico e non l’ospedale e se pensiamo che le future mamme di Copertino troveranno più pratico e veloce recarsi al Vito Fazzi di Lecce piuttosto che al Santa Caterina Novella di Galatina.
A questo punto le possibilità sono due: o il Sindaco Amante si fa promotore di una politica a sostegno di un incremento delle nascite nel nostro territorio oppure tra qualche anno, nel silenzio generale, il piano di smembramento del nostro ospedale sarà completo e la chiusura, a dispetto dei proclami di facciata di oggi che sembrano scongiurarla, diventerà inevitabile.
Il Segretario
Pierluigi Mandorino
set142022
Dopo il sold out registrato con Tosca e il suo Morabeza d’Estate, il travolgente viaggio nella musica romanì dell’Alexian Group e le morbide e suggestive sonorità jazz di Rita Marcotulli, arriva un duo d’eccezione per il quarto appuntamento della XXII edizione del Festival I Concerti del Chiostro: il flautista Pietro Doronzo e il pianista Francesco Monopoli. I due musicisti pugliesi, con un live “Dall’Opera alla Danza”, ci condurranno in un viaggio musicale tra Ottocento e Novecento, passando dall’Opera al Jazz, al Tango, con elementi dell’impressionismo e del neoclassicismo. Il pubblico verrà accompagnato in diverse parti del mondo, toccherà con mano la storia e le tradizioni locali, dall’Italia alla Francia, ai Balcani per approdare nel grande continente americano culla del Jazz e del Tango.
“Se essere riconosciuti come Festival dal Ministero della Cultura ci inorgoglisce, dichiara il direttore artistico Luigi Fracasso - aver avuto l’appoggio “senza se e senza ma” da parte dell’Amministrazione Vergine sin dal suo primo insediamento, ci spinge ancora più prepotentemente ad essere quel motore di crescita e di Bellezza che la nostra città e il Salento merita!”
Pietro Doronzo svolge una significativa attività concertistica, collabora con varie orchestre e nel 2019 ha partecipato ad una tourneè in Cina con l’Italian Philarmonic Orchestra, esibendosi in importanti Teatri e Concert Hall di Beijing, Lanzhou, Thiansui, Dongying, Yancheng, Chengdu, Lezhi, Deyang, Shenzhen, Nanhai, Shanshui, Yiwu, Qingtian, Shanghai, Hefei, Yulin, sotto la direzione del M° O. Balan e del M° N. Giuliani.
Francesco Monopoli si è diplomato in pianoforte col massimo dei voti e la lode sotto la guida del pianista H. Pell presso il Conservatorio di Bari, dove attualmente è titolare di una cattedra di Pianoforte. Ha tenuto oltre 500 concerti in Italia, Francia, Giappone, Germania, Spagna, Taiwan, Russia, Albania, Romania, Polonia, Repubblica Ceca e Inghilterra.
L’appuntamento è il 15 settembre alle ore 21 presso l’Ex Convento di Santa Chiara, Galatina.
Il costo del biglietto è di euro 8,00. La prevendita è attiva su www.diyticket.it – posto unico.
Il botteghino sarà aperto il 15 settembre dalle ore 19.30 presso l’Ex Convento di Santa Chiara.
Info: 331 4591008
Ufficio Stampa I Concerti del Chiostro
gen092019
“Attraversamenti” è la parola-chiave intorno a cui si articola il progetto d’istituto del Polo 2 di Galatina e Noha e il progetto tematico di Giona, la sua biblioteca, che dal 2006 appartiene alla grande rete dei Presìdi del Libro. Giona e la sua scuola si arricchiscono a vicenda e, sul piacere della lettura e della scoperta come sulla scelta di accogliere il vissuto di ogni bambino e del mondo che gli sta attorno con rispetto e amore, fondano il proprio progetto formativo.
Attraversamenti, dunque, per superare i muri della scuola, i pregiudizi che si annidano anche nelle menti giovani, le difficoltà e le paure e riconoscerci tutti in ciò che abbiamo in comune al di là delle differenze.
E, attraversando “Piccolo uovo” di Pardi, “L’abbraccio” di Grossman e “Rima dei figli del mondo” di Tognolini, abbiamo esplorato, in questa primo trimestre di scuola, il mondo delle famiglie, una diversa dall’altra (compresa quella di nostro Signore), ma tutte accomunate dalla condivisione di progetti e sogni, di gioie e dolori, di momenti difficili e felici e, soprattutto, dal bisogno di amare ed essere amati. Ogni famiglia vive di una sua speciale alchimia e genera i vissuti dei bambini, costruendone l’identità e rendendoli capaci di crescere e spiccare il volo.
Questo il filo rosso degli incontri in biblioteca dedicati agli alunni delle classi terze e quarte della scuola primaria. In ognuno di essi, i bambini hanno ascoltato e fatto proprie, anche con i linguaggi del corpo, storie d’amore e di famiglie, riappropriandosi così del significato di queste parole, spesso banalizzate dal pregiudizio e dall’uso stereotipato dei mezzi di comunicazione. Tra abbracci dunque, e profumo di carta, colori e spezie, i bambini hanno dato vita ad uno strano presepio, posto al centro del nostro mondo e percorso da ognuno di loro fino a raggiungere la famiglia di Gesù, per portare un dono e un augurio. Accanto ai pastori e ai magi, ha così trovato posto Lorenzo in moto con il suo amico Gioele, Carlotta con sua nonna a letto, Matilde dai lunghi capelli, Matthew, comodamente seduto sulla sua sedia preferita in compagnia di un libro, ma anche Bebe Vio e Alex Zanardi, Davide con il cappuccio tirato su (proprio come Banksy che tanto lo ha incuriosito), Chiara con il suo cane, Adriana e Francesca sempre molto eleganti, Linda con Gioia, sua inseparabile amica… In moto, in aereo, in barca, a piedi, ognuno ha fatto il suo viaggio, ognuno ha contribuito alla realizzazione di un mondo che Dio, ancora una volta, sceglie di abitare e che la storia umana nelle sue innumerevoli pieghe, sceglie di accogliere, come ha commentato don Francesco Coluccia, parroco di Noha; un mondo in cui tutte le vite e le storie sono ugualmente sacre, aggiunge Giona.
Buon anno a tutti!
La Dirigente Scolastica Polo 2 Galatina- Noha
Dott.ssa Eleonora Longo
feb182021
Prosegue la raccolta di firme sulla Proposta di Legge di iniziativa popolare contro la propaganda fascista e nazista, attraverso la stampa e la rete, promossa da Maurizio Verona, sindaco di Stazzema, comune in provincia di Lucca, dove, nell’agosto del 1944, una divisione di soldati nazisti trucidò 560 persone.
La proposta è stata fatta propria dal Comitato Promotore, che ha inviato in tutti i comuni italiani, anche a quello di Galatina, i moduli per la sottoscrizione locale.
Il Circolo del PD di Galatina, sta sostenendo la campagna di raccolta delle firme, ha chiesto al Comitato i moduli autenticati per iniziative autonome. Il Sindaco Marcello Amante, come da noi richiesto, e come fatto per altre proposte di legge, ha emesso un avviso pubblico, con cui indica i tempi, le strutture comunali e le modalità, atte a facilitare la sottoscrizione.
Si può, pertanto, firmare la Proposta di Legge, presso la Segreteria Generale del Comune di Galatina (Via Umberto I, n. 40), nel rispetto delle seguenti modalità:
PARTITO DEMOCRATICO
CIRCOLO DI GALATINA
feb142020
Domenica 16 Febbraio h.20.30 per la rassegna "L'indisciplina. Teatro Resistente Levèra ospita ARMAMAXA TEATRO in "ORLANDO furiosamente solo rotolando" messo in scena e raccontato da Enrico Messina collaborazione alla messinscena di Micaela Sapienza tratto da "HRUODLANDUS Libera rotolata Medioevale"
di Enrico Messina e Alberto Nicolino.
Camicia bianca, una tromba e uno sgabello: è tutto quel che serve per raccontare le vicende dei paladini di Carlo Magno e dei terribili saraceni. All’essenzialit̀à della scena si contrappongono la ricchezza ed i colori delle immagini evocate: accampamenti, cavalieri, dame, duelli, incantagioni, palazzi, armature, destrieri... Un vortice di battaglie ed inseguimenti il cui motore è sempre la passione, vera o presunta, per una donna, un cavaliere, un ideale. Reale trasporto o illusorio incantesimo? Sono solo storie. Storie senza tempo di uomini d’ogni tempo, in cui tutto è paradosso, iperbole, esasperazione.
Riscoprire il piacere della fabulazione e della fascinazione della parola, il senso di ascoltare delle storie e di ascoltarle assieme ad altri. Arte un tempo assai familiare alla nostra cultura, ormai trascurata se non del tutto dimenticata. Ecco perch̀é l'Orlando Furioso di Ariosto, che proprio dall’arte dei cantastorie prese linfa per diventare alta letteratura; ed ecco perch̀é il travolgente racconto che ne ha fatto Italo Calvino insieme a stralci di immagini “rubate” ad altri suoi libri come “Il Cavaliere Inesistente”. Così le parole dei canti e delle ottave di Ariosto prendono nuova vita, un po’ tradite un po’ ri-suonate, e la narrazione avanza tra guizzi di folgorante umorismo e momenti di grande intensità, mescolando origini, tradizioni e dialetti. Nell'appassionante lavoro di scrittura alcuni episodi sono stati ripresi, altri rielaborati, altri completamente inventati com'è nell'essenza stessa dell'arte di raccontare.
Flavia Luna De Matteis
Presidente Arci Levèra
via Bellini 24 - Noha (Galatina - LE)
ago022016
Continua la rassegna Note a Margine 2016 anche in questo soleggiato mese di agosto. Il terzo appuntamento della minirassegna galatinese vedrà protagonista il giornalista Ennio Ciotta, con la presentazione del suo ultimo romanzo “Di contrabbando” edito da Bepress, alle ore 21 presso il pub “Al posticino” situato a Galatina di fronte Chiesetta San Paolo.
Dopo l'introduzione di Andrea Coccioli, presidente dell' Associazione Culturale CityTelling l'incontro verrà moderato da Francesca Malerba l'autrice galatinese di “Salento Rock-andati via senza salutare”.
Una serata all'insegna dei racconti di una “periferia dell'umano” brindisina, non troppo distanti da quelli appartenuti anche alla nostra cittadina salentina diversi anni orsono.
“Di contrabbando” è il romanzo della vita vera. Una vita segnata dalle contraddizioni di chi non capisce o non vuol capire il valore del compromesso. L’epica della realtà che sfida la legge con ogni mezzo necessario in nome di una libertà dai confini incerti.
Di contrabbando come le casse di sigarette che corrono veloci stipate negli scafi che solcano il mare in tempesta, nei cofani delle auto blindate in colonna verso un traguardo invisibile agli occhi, per poi essere vendute agli angoli delle strade nella fitta rete del lavoro clandestino che sfama centinaia di famiglie. Casse, stecche, pacchetti, vecchie Alfa Romeo elaborate, onde del mare più alte della paura di morire e poi il coraggio di resistere nonostante il fiato sul collo diventi sempre più pesante. Di quale monopolio stiamo parlando? Di quale Stato? Di quale reato? Qui nessuno ha visto niente. All’ombra dei giganteschi palazzi della periferia le vite si intrecciano in mille trame differenti. L’amore è rumoroso e intrattabile come il motore elaborato di un auto pronta per una nuova notte di sbarchi, l’amicizia segue rotte polverose e d’improvviso si fa pericolosa in nome di un potere che acceca come un faro di vedetta puntato dritto negli occhi. C’è chi abbandona il campo convinto di meritare giorni migliori e chi rimane a combattere il dolore a denti stretti sperando che l’inverno passi una volta per tutte e che la primavera sia per sempre. L’anima è in bilico su un filo teso nel vuoto. Nessun confine fra legalità ed illegalità. Niente da rinnegare. Si va avanti a muso duro. La famiglia è il primo motore immobile. Tutto ruota intorno all’attenzione di ogni singola mamma per il destino di figli che la strada ruba troppo presto dalla protezione del loro grembo. Il tempo passa ma nulla cambia e la ragione, ammesso che ne esista una, diventa solo una questione di punti di vista.
A seguire live acustico.
Associazione Culturale CityTelling
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apr092018
La scuola statale Istituto comprensivo Polo 3 di Galatina, continua a mettersi in gioco dopo aver aderito al progetto nazionale “S3 - All together we can spike”, proposto dalla Federazione Italiana Pallavolo, riconosciuto dal MIUR e destinato agli alunni di Istituti Scolastici di ogni ordine e grado.
Il carattere innovativo del progetto che ha inteso “rivoluzionare” il gioco della pallavolo è già sintetizzato nella denominazione del progetto ,finalizzato alla realizzazione del gesto tecnico della schiacciata: “S” come Spike, schiacciata, il gesto tecnico che assume un ruolo centrale all’interno della pratica pallavolistica; S3,le iniziali di 3 parole chiave: sport, squadra, salute.
Questo il pensiero della Dirigente scolastica professoressa Rosanna Lagna:
“Il coinvolgimento del nostro Istituto scolastico al progetto della Federazione Italiana Pallavolo per il tramite della società S.B.V. OLIMPIA GALATINA è stato di ampio respiro e fortemente condiviso dalla docente di educazione motoria professoressa De Bonis . L’obiettivo finale di promuovere la pallavolo, e lo sport in generale, è stato certamente raggiunto grazie anche all’azione del tutor federale Laura Pendenza, in simbiosi con la nostra docente, che anche negli anni passati ha collaborato con il Polo 3 nel progetto Giovani “ VOLLEY e SCHOOL” . Sono soddisfatta di questa iniziativa e sempre pronta a sostenere progetti dedicati alla promozione dell’attività sportiva, accogliendo innovazioni ,capaci di entusiasmare e stimolare la curiosità degli studenti.”
Nei giorni scorsi è stato consegnato dai dirigenti della società SBV OLIMPIA , Zaira Gemma e Piero de lorentis, addetti ai rapporti con le scuole, il kit Volley S3 comprendente una struttura modulare (tre reti di varie lunghezze) per allestire più impianti di volley multifunzionali che possono tenere impegnati un numero sostanzioso di ragazzi, sei palloni Mikasa di tre diverse grammature, una sacca porta palloni, materiale promozionale e guide tecniche.
Il ringraziamento del Presidente della SBV Olimpia Galatina , Corrado Panico, alla dirigente responsabile del Polo 3, si traduce in un augurio di fattiva e reciproca collaborazione anche per il prossimo anno, con attività progettuali a supporto dell’apprendimento del volley nella scuola primaria e secondaria di I grado del Polo 3.
Piero de lorentis
AREA COMUNICAZIONE
S.B.V. OLIMPIA GALATINA
mar172015
Mi hanno seminato il primo settembre ed era il primo quarto di luna. Sentivo ribollire in me la vita e avendo bisogno di energie arraffavo con disperazione tutto intorno.
Ahimè, quel che c'era fra le zolle di terra spremuta erano solo sali chimici. Dovetti ripiegare sui liquidi. L'acqua non mancava, ma aveva un sapore strano, niente a che fare con i ricordi genetici dei miei avi.
Mi sentivo strano ogni giorno di più e tutto quello che mangiavo e bevevo senza tregua mi faceva rigonfiare a vista d'occhio. In un batter d'occhio venni fuori dalla terra e ad appena 30 gg di vita, mi tagliarono le radici.
Eravamo tutti uguali: obesi e lacerati. Tutti in linea impacchettati come sardine. All'alba fummo caricati su un camion, e tutti dissero che noi “spediti fuori zona” avremmo avuto più fortuna. Tra viaggi, trasbordi e stazionamenti, vidi ancora tre albe.
Il posto sembrava l'ingresso dell'inferno: un caos indescrivibile di urla e motori rombanti, l'aria era un concentrato di CO2 e non si vedeva altro che asfalto e cubi di cemento.
Fummo sbattuti e impigliati uno sull'altro come legna da bruciare, una spinta un marchio con scadenza e provenienza e via. Dopo il buio.
E un freddo, un freddo che mi congelava quasi tutto. Ogni tanto, non so se un'ora, un giorno o un mese, qualcuno di noi spariva. Mi tagliarono i ciuffi rimasti e dopo tanto tempo, forse un mese, mi tolsero le prime guance ingiallite. Dopo una settimana mi tagliarono ancora l'ultimo pezzo di radice. Ero smunto, quasi secco, come dire? Incartapecorito.
Mi hai comprato in un supermercato qualunque di una città qualunque.
Ho all’incirca tre mesi di vita, paragonabili ai tuoi 90 anni.
Mi hai pagato otto volte di più di quanto hanno dato al mio seminatore e mi stai consumando ingerendo gli ultimi granelli di diossina secca che mi é rimasta tra le fibre.
Marcello D’Acquarica
gen202015
Discorso di Papa Francesco di lunedì 22 dicembre 2014 davanti alla curia nella Sala Clementina
Cari fratelli,
Al termine dell’Avvento ci incontriamo per i tradizionali saluti. Tra qualche giorno avremo la gioia di celebrare il Natale del Signore; l’evento di Dio che si fa uomo per salvare gli uomini; la manifestazione dell’amore di Dio che non si limita a darci qualcosa o a inviarci qualche messaggio o taluni messaggeri ma dona a noi sé stesso; il mistero di Dio che prende su di sé la nostra condizione umana e i nostri peccati per rivelarci la sua Vita divina, la sua grazia immensa e il suo perdono gratuito. E’ l’appuntamento con Dio che nasce nella povertà della grotta di Betlemme per insegnarci la potenza dell’umiltà. Infatti, il Natale è anche la festa della luce che non viene accolta dalla gente “eletta” ma dalla gente povera e semplice che aspettava la salvezza del Signore.
Innanzitutto, vorrei augurare a tutti voi - collaboratori, fratelli e sorelle, Rappresentanti pontifici sparsi per il mondo - e a tutti i vostri cari un santo Natale e un felice Anno Nuovo. Desidero ringraziarvi cordialmente, per il vostro impegno quotidiano al servizio della Santa Sede, della Chiesa Cattolica, delle Chiese particolari e del Successore di Pietro.
Essendo noi persone e non numeri o soltanto denominazioni, ricordo in maniera particolare coloro che, durante questo anno, hanno terminato il loro servizio per raggiunti limiti di età o per aver assunto altri ruoli oppure perché sono stati chiamati alla Casa del Padre. Anche a tutti loro e ai loro famigliari va il mio pensiero e gratitudine.
Desidero insieme a voi elevare al Signore un vivo e sentito ringraziamento per l’anno che ci sta lasciando, per gli eventi vissuti e per tutto il bene che Egli ha voluto generosamente compiere attraverso il servizio della Santa Sede, chiedendogli umilmente perdono per le mancanze commesse “in pensieri, parole, opere e omissioni”.
E partendo proprio da questa richiesta di perdono, vorrei che questo nostro incontro e le riflessioni che condividerò con voi diventassero, per tutti noi, un sostegno e uno stimolo a un vero esame di coscienza per preparare il nostro cuore al Santo Natale.
Pensando a questo nostro incontro mi è venuta in mente l’immagine della Chiesa come il Corpo mistico di Gesù Cristo. È un’espressione che, come ebbe a spiegare il Papa Pio XII, «scaturisce e quasi germoglia da ciò che viene frequentemente esposto nella Sacra Scrittura e nei Santi Padri». Al riguardo san Paolo scrisse: «Come infatti il corpo, pur essendo uno, ha molte membra e tutte le membra, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche Cristo» (1 Cor 12,12).
In questo senso il Concilio Vaticano II ci ricorda che «nella struttura del corpo mistico di Cristo vige una diversità di membri e di uffici. Uno è lo Spirito, il quale per l'utilità della Chiesa distribuisce la varietà dei suoi doni con magnificenza proporzionata alla sua ricchezza e alle necessità dei ministeri (cfr. 1 Cor 12,1-11)». Perciò «Cristo e la Chiesa formano il “Cristo totale” - Christus totus -. La Chiesa è una con Cristo».
E’ bello pensare alla Curia Romana come a un piccolo modello della Chiesa, cioè come a un “corpo” che cerca seriamente e quotidianamente di essere più vivo, più sano, più armonioso e più unito in sé stesso e con Cristo.
In realtà, la Curia Romana è un corpo complesso, composto da tanti Dicasteri, Consigli, Uffici, Tribunali, Commissioni e da numerosi elementi che non hanno tutti il medesimo compito, ma sono coordinati per un funzionamento efficace, edificante, disciplinato ed esemplare, nonostante le diversità culturali, linguistiche e nazionali dei suoi membri.
Comunque, essendo la Curia un corpo dinamico, essa non può vivere senza nutrirsi e senza curarsi. Difatti, la Curia - come la Chiesa - non può vivere senza avere un rapporto vitale, personale, autentico e saldo con Cristo. Un membro della Curia che non si alimenta quotidianamente con quel Cibo diventerà un burocrate (un formalista, un funzionalista, un mero impiegato): un tralcio che si secca e pian piano muore e viene gettato lontano. La preghiera quotidiana, la partecipazione assidua ai Sacramenti, in modo particolare all’Eucaristia e alla riconciliazione, il contatto quotidiano con la parola di Dio e la spiritualità tradotta in carità vissuta sono l’alimento vitale per ciascuno di noi. Che sia chiaro a tutti noi che senza di Lui non potremo fare nulla (cfr Gv 15, 8).
Di conseguenza, il rapporto vivo con Dio alimenta e rafforza anche la comunione con gli altri, cioè tanto più siamo intimamente congiunti a Dio tanto più siamo uniti tra di noi perché lo Spirito di Dio unisce e lo spirito del maligno divide.
La Curia è chiamata a migliorarsi, a migliorarsi sempre e a crescere in comunione, santità e sapienza per realizzare pienamente la sua missione. Eppure essa, come ogni corpo, come ogni corpo umano, è esposta anche alle malattie, al malfunzionamento, all’infermità. E qui vorrei menzionare alcune di queste probabili malattie, malattie curiali. Sono malattie più abituali nella nostra vita di Curia. Sono malattie e tentazioni che indeboliscono il nostro servizio al Signore. Credo che ci aiuterà il “catalogo” delle malattie - sulla strada dei Padri del deserto, che facevano quei cataloghi - di cui parliamo oggi: ci aiuterà a prepararci al Sacramento della Riconciliazione, che sarà un bel passo di tutti noi per prepararci al Natale.
1. La malattia del sentirsi “immortale”, “immune” o addirittura “indispensabile” trascurando i necessari e abituali controlli. Una Curia che non si autocritica, che non si aggiorna, che non cerca di migliorarsi è un corpo infermo. Un’ordinaria visita ai cimiteri ci potrebbe aiutare a vedere i nomi di tante persone, delle quale alcuni forse pensavano di essere immortali, immuni e indispensabili! È la malattia del ricco stolto del Vangelo che pensava di vivere eternamente (cfr Lc 12, 13-21) e anche di coloro che si trasformano in padroni e si sentono superiori a tutti e non al servizio di tutti. Essa deriva spesso dalla patologia del potere, dal “complesso degli Eletti”, dal narcisismo che guarda appassionatamente la propria immagine e non vede l’immagine di Dio impressa sul volto degli altri, specialmente dei più deboli e bisognosi. L’antidoto a questa epidemia è la grazia di sentirci peccatori e di dire con tutto il cuore: «Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare» (Lc 17, 10).
2. Un’altra: La malattia del “martalismo” (che viene da Marta), dell’eccessiva operosità: ossia di coloro che si immergono nel lavoro, trascurando, inevitabilmente, “la parte migliore”: il sedersi sotto i piedi di Gesù (cfr Lc 10,38-42). Per questo Gesù ha chiamato i suoi discepoli a “riposarsi un po’” (cfr Mc 6,31) perché trascurare il necessario riposo porta allo stress e all’agitazione. Il tempo del riposo, per chi ha portato a termine la propria missione, è necessario, doveroso e va vissuto seriamente: nel trascorrere un po’ di tempo con i famigliari e nel rispettare le ferie come momenti di ricarica spirituale e fisica; occorre imparare ciò che insegna il Qoèlet che «c’è un tempo per ogni cosa» (3,1-15).
3. C’è anche la malattia dell’“impietrimento” mentale e spirituale: ossia di coloro che posseggono un cuore di pietra e un “duro collo” (At 7,51-60); di coloro che, strada facendo, perdono la serenità interiore, la vivacità e l’audacia e si nascondono sotto le carte diventando “macchine di pratiche” e non “uomini di Dio” (cfr Eb 3,12). È pericoloso perdere la sensibilità umana necessaria per farci piangere con coloro che piangono e gioire con coloro che gioiscono! È la malattia di coloro che perdono “i sentimenti di Gesù” (cfr Fil 2,5-11) perché il loro cuore, con il passare del tempo, si indurisce e diventa incapace di amare incondizionatamente il Padre e il prossimo (cfr Mt 22,34-40). Essere cristiano, infatti, significa «avere gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù» (Fil 2,5), sentimenti di umiltà e di donazione, di distacco e di generosità[9].
4. La malattia dell’eccessiva pianificazione e del funzionalismo. Quando l'apostolo pianifica tutto minuziosamente e crede che facendo una perfetta pianificazione le cose effettivamente progrediscano, diventando così un contabile o un commercialista. Preparare tutto bene è necessario, ma senza mai cadere nella tentazione di voler rinchiudere e pilotare la libertà dello Spirito Santo, che rimane sempre più grande, più generosa di ogni umana pianificazione (cfr Gv 3,8). Si cade in questa malattia perché «è sempre più facile e comodo adagiarsi nelle proprie posizioni statiche e immutate. In realtà, la Chiesa si mostra fedele allo Spirito Santo nella misura in cui non ha la pretesa di regolarlo e di addomesticarlo… - addomesticare lo Spirito Santo! - … Egli è freschezza, fantasia, novità».
5. La malattia del cattivo coordinamento. Quando i membri perdono la comunione tra di loro e il corpo smarrisce la sua armoniosa funzionalità e la sua temperanza, diventando un’orchestra che produce chiasso, perché le sue membra non collaborano e non vivono lo spirito di comunione e di squadra. Quando il piede dice al braccio: “non ho bisogno di te”, o la mano alla testa: “comando io”, causando così disagio e scandalo.
6. C’è anche la malattia dell’“alzheimer spirituale”: ossia la dimenticanza della “storia della salvezza”, della storia personale con il Signore, del «primo amore» (Ap 2,4). Si tratta di un declino progressivo delle facoltà spirituali che in un più o meno lungo intervallo di tempo causa gravi handicap alla persona facendola diventare incapace di svolgere alcuna attività autonoma, vivendo uno stato di assoluta dipendenza dalle sue vedute spesso immaginarie. Lo vediamo in coloro che hanno perso la memoria del loro incontro con il Signore; in coloro che non fanno il senso deuteronomico della vita; in coloro che dipendono completamente dal loro presente, dalle loro passioni, capricci e manie; in coloro che costruiscono intorno a sé dei muri e delle abitudini diventando, sempre di più, schiavi degli idoli che hanno scolpito con le loro stesse mani.
7. La malattia della rivalità e della vanagloria. Quando l’apparenza, i colori delle vesti e le insegne di onorificenza diventano l’obiettivo primario della vita, dimenticando le parole di San Paolo: «Non fate nulla per rivalità o vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso. Ciascuno non cerchi l’interesse proprio, ma anche quello degli altri» (Fil 2,1-4). È la malattia che ci porta a essere uomini e donne falsi e a vivere un falso “misticismo” e un falso “quietismo”. Lo stesso San Paolo li definisce «nemici della Croce di Cristo» perché «si vantano di ciò di cui dovrebbero vergognarsi e non pensano che alle cose della terra» (Fil 3,19).
8. La malattia della schizofrenia esistenziale. E’ la malattia di coloro che vivono una doppia vita, frutto dell’ipocrisia tipica del mediocre e del progressivo vuoto spirituale che lauree o titoli accademici non possono colmare. Una malattia che colpisce spesso coloro che, abbandonando il sevizio pastorale, si limitano alle faccende burocratiche, perdendo così il contatto con la realtà, con le persone concrete. Creano così un loro mondo parallelo, dove mettono da parte tutto ciò che insegnano severamente agli altri e iniziano a vivere una vita nascosta e sovente dissoluta. La conversione è alquanto urgente e indispensabile per questa gravissima malattia (cfr Lc 15,11-32).
9. La malattia delle chiacchiere, delle mormorazioni e dei pettegolezzi. Di questa malattia ho già parlato tante volte ma mai abbastanza. E’ una malattia grave, che inizia semplicemente, magari solo per fare due chiacchiere e si impadronisce della persona facendola diventare “seminatrice di zizzania” (come satana), e in tanti casi “omicida a sangue freddo” della fama dei propri colleghi e confratelli. È la malattia delle persone vigliacche che non avendo il coraggio di parlare direttamente parlano dietro le spalle. San Paolo ci ammonisce: «Fate tutto senza mormorare e senza esitare, per essere irreprensibili e puri» (Fil 2,14-18). Fratelli, guardiamoci dal terrorismo delle chiacchiere!
10. La malattia di divinizzare i capi: è la malattia di coloro che corteggiano i Superiori, sperando di ottenere la loro benevolenza. Sono vittime del carrierismo e dell’opportunismo, onorano le persone e non Dio (cfr Mt 23,8-12). Sono persone che vivono il servizio pensando unicamente a ciò che devono ottenere e non a quello che devono dare. Persone meschine, infelici e ispirate solo dal proprio fatale egoismo (cfr Gal 5,16-25). Questa malattia potrebbe colpire anche i Superiori quando corteggiano alcuni loro collaboratori per ottenere la loro sottomissione, lealtà e dipendenza psicologica, ma il risultato finale è una vera complicità.
11. La malattia dell’indifferenza verso gli altri. Quando ognuno pensa solo a sé stesso e perde la sincerità e il calore dei rapporti umani. Quando il più esperto non mette la sua conoscenza al servizio dei colleghi meno esperti. Quando si viene a conoscenza di qualcosa e la si tiene per sé invece di condividerla positivamente con gli altri. Quando, per gelosia o per scaltrezza, si prova gioia nel vedere l’altro cadere invece di rialzarlo e incoraggiarlo.
12. La malattia della faccia funerea. Ossia delle persone burbere e arcigne, le quali ritengono che per essere seri occorra dipingere il volto di malinconia, di severità e trattare gli altri – soprattutto quelli ritenuti inferiori – con rigidità, durezza e arroganza. In realtà, la severità teatrale e il pessimismo sterile sono spesso sintomi di paura e di insicurezza di sé. L’apostolo deve sforzarsi di essere una persona cortese, serena, entusiasta e allegra che trasmette gioia ovunque si trova. Un cuore pieno di Dio è un cuore felice che irradia e contagia con la gioia tutti coloro che sono intorno a sé: lo si vede subito! Non perdiamo dunque quello spirito gioioso, pieno di humor, e persino autoironico, che ci rende persone amabili, anche nelle situazioni difficili. Quanto bene ci fa una buona dose di sano umorismo! Ci farà molto bene recitare spesso la preghiera di san Thomas More: io la prego tutti i giorni, mi fa bene.
13. La malattia dell’accumulare: quando l’apostolo cerca di colmare un vuoto esistenziale nel suo cuore accumulando beni materiali, non per necessità, ma solo per sentirsi al sicuro. In realtà, nulla di materiale potremo portare con noi perché “il sudario non ha tasche” e tutti i nostri tesori terreni - anche se sono regali - non potranno mai riempire quel vuoto, anzi lo renderanno sempre più esigente e più profondo. A queste persone il Signore ripete: «Tu dici: sono ricco, mi sono arricchito, non ho bisogno di nulla. Ma non sai di essere un infelice, un miserabile, un povero, cieco e nudo ... Sii dunque zelante e convertiti» (Ap 3,17-19). L’accumulo appesantisce solamente e rallenta il cammino inesorabilmente! E penso a un aneddoto: un tempo, i gesuiti spagnoli descrivevano la Compagnia di Gesù come la “cavalleria leggera della Chiesa”. Ricordo il trasloco di un giovane gesuita che, mentre caricava su di un camion i suoi tanti averi: bagagli, libri, oggetti e regali, si sentì dire, con un saggio sorriso, da un vecchio gesuita che lo stava ad osservare: questa sarebbe la “cavalleria leggera della Chiesa?”. I nostri traslochi sono un segno di questa malattia.
14. La malattia dei circoli chiusi, dove l’appartenenza al gruppetto diventa più forte di quella al Corpo e, in alcune situazioni, a Cristo stesso. Anche questa malattia inizia sempre da buone intenzioni ma con il passare del tempo schiavizza i membri diventando un cancro che minaccia l’armonia del Corpo e causa tanto male – scandali – specialmente ai nostri fratelli più piccoli. L’autodistruzione o il “fuoco amico” dei commilitoni è il pericolo più subdolo. È il male che colpisce dal di dentro; e, come dice Cristo, «ogni regno diviso in se stesso va in rovina» (Lc 11,17).
15. E l’ultima: la malattia del profitto mondano, degli esibizionismi, quando l’apostolo trasforma il suo servizio in potere, e il suo potere in merce per ottenere profitti mondani o più poteri. È la malattia delle persone che cercano insaziabilmente di moltiplicare poteri e per tale scopo sono capaci di calunniare, di diffamare e di screditare gli altri, perfino sui giornali e sulle riviste. Naturalmente per esibirsi e dimostrarsi più capaci degli altri. Anche questa malattia fa molto male al Corpo perché porta le persone a giustificare l’uso di qualsiasi mezzo pur di raggiungere tale scopo, spesso in nome della giustizia e della trasparenza! E qui mi viene in mente il ricordo di un sacerdote che chiamava i giornalisti per raccontare loro - e inventare - delle cose private e riservate dei suoi confratelli e parrocchiani. Per lui contava solo vedersi sulle prime pagine, perché così si sentiva “potente e avvincente”, causando tanto male agli altri e alla Chiesa. Poverino!
Fratelli, tali malattie e tali tentazioni sono naturalmente un pericolo per ogni cristiano e per ogni curia, comunità, congregazione, parrocchia, movimento ecclesiale, e possono colpire sia a livello individuale sia comunitario.
Occorre chiarire che è solo lo Spirito Santo - l’anima del Corpo Mistico di Cristo, come afferma il Credo Niceno-Costantinopolitano: «Credo... nello Spirito Santo, Signore e vivificatore» - a guarire ogni infermità. È lo Spirito Santo che sostiene ogni sincero sforzo di purificazione e ogni buona volontà di conversione. È Lui a farci capire che ogni membro partecipa alla santificazione del corpo e al suo indebolimento. È Lui il promotore dell’armonia[18]: “Ipse harmonia est”, dice san Basilio. Sant’Agostino ci dice: «Finché una parte aderisce al corpo, la sua guarigione non è disperata; ciò che invece fu reciso, non può né curarsi né guarirsi».
La guarigione è anche frutto della consapevolezza della malattia e della decisione personale e comunitaria di curarsi sopportando pazientemente e con perseveranza la cura.
Dunque, siamo chiamati - in questo tempo di Natale e per tutto il tempo del nostro servizio e della nostra esistenza - a vivere «secondo la verità nella carità, cerchiamo di crescere in ogni cosa verso di lui, che è il capo, Cristo, dal quale tutto il corpo, ben compaginato e connesso, mediante la collaborazione di ogni giuntura, secondo l'energia propria di ogni membro, riceve forza per crescere in modo da edificare se stesso nella carità» (Ef 4,15-16).
Cari fratelli!
Una volta ho letto che i sacerdoti sono come gli aerei: fanno notizia solo quando cadono, ma ce ne sono tanti che volano. Molti criticano e pochi pregano per loro. È una frase molto simpatica ma anche molto vera, perché delinea l’importanza e la delicatezza del nostro servizio sacerdotale e quanto male potrebbe causare un solo sacerdote che “cade” a tutto il corpo della Chiesa.
Dunque, per non cadere in questi giorni in cui ci prepariamo alla Confessione, chiediamo alla Vergine Maria, Madre di Dio e Madre della Chiesa, di sanare le ferite del peccato che ognuno di noi porta nel suo cuore e di sostenere la Chiesa e la Curia affinché siano sane e risanatrici; sante e santificatrici, a gloria del suo Figlio e per la salvezza nostra e del mondo intero. Chiediamo a Lei di farci amare la Chiesa come l’ha amata Cristo, suo figlio e nostro Signore, e di avere il coraggio di riconoscerci peccatori e bisognosi della sua Misericordia e di non aver paura di abbandonare la nostra mano tra le sue mani materne.
Tanti auguri di un santo Natale a tutti voi, alle vostre famiglie e ai vostri collaboratori. E, per favore, non dimenticate di pregare per me! Grazie di cuore!
+ Francesco
set262019
Manifestazione di grande interesse sportivo al PalaPanico nei giorni 28 e 29 settembre prossimi, per quello che è l’omaggio che Galatina pallavolistica intende dedicare al grande tecnico Fernando Panico scomparso sedici anni fa.
Ricordi e rimpianti di quanto lo hanno conosciuto si fonderanno nella due giorni di volley, in uno spettacolo di sport che Fernando ha sempre identificato come fertile terreno formativo ed educativo per i giovani atleti.
A far proprio questo principio, acconsentendo all’invito del comitato promotore di Salento Best Volley, è la presenza di quattro società salentine che nel panorama pallavolistico nazionale danno lustro alla Puglia e al Salento.
AZZURRA ALESSANO e VOLLEY LEVERANO di serie A3, FULGOR TRICASE ed OLIMPIA SBV GALATINA di serie B, offriranno una ghiotta anteprima ai loro sostenitori misurandosi in un test che, a venti giorni dall’inizio dei rispettivi campionati, sarà sicuramente indicativo per quelli che sono gli obiettivi programmati.
L’esordio nella manifestazione è per BCC Leverano e Libellula Tricase, alle ore 17.30 di sabato: a seguire scenderanno in campo Aurispa Alessano ed Efficienza Energia Galatina.
I due sestetti vittoriosi si assicureranno la finale per il primo e secondo posto domenica 29, preceduta (ore 17.30) dalla finalina tra le due squadre risultate perdenti.
Tutti gli incontri si svolgeranno al meglio di 3 set su 5 con il sistema del Rally Point System, arbitrati da giudici federali. Sarà infatti la coppia Ingrosso-Tolomeo ad essere impegnata nella prima giornata, mentre il duo Resta-Pellè si alternerà nella direzione delle due gare domenicali.
Il Leverano allenato da mister Zecca si avvicina alla nuova serie A3 con un roster rinnovato per otto-tredicesimi: ai confermati Galasso, Balestra, Orefice, Gabriele Cagnazzo e Serra si aggiungono i due liberi Torchia e Sciurti, i centrali Schipilliti e Occhiogrosso, il laterale Negro, il secondo opposto Simone Cagnazzo, il palleggiatore Leone e il martello slovacco Hukel.
Il sestetto in campo dovrebbe vedere la diagonale Leone-Orefice, le bande Galasso e Hukel, i centrali Serra e Schipilliti e il libero Torchia.
La Libellula Tricase sotto la guida del riconfermato tecnico Marano ha irrobustito il suo organico con innesti di grosso calibro: diagonale nuova di zecca con Latorre- Dalmonte, in posto quattro Zanette, Marzo e Romano, al centro i riconfermati Muccio e Tridici ,in regia difensiva Bisanti e pronti a dar man forte il palleggiatore D’alba, il centrale Crisostomo, i laterali Cassiano e Chiarello ,il libero Bisci e l’opposto Sodero.
La seconda gara in programma vedrà i padroni di casa di Efficienza Energia affrontare L’Aurispa Alessano anch’essa rivoluzionata nell’organico e nella guida tecnica dal direttore sportivo Mirko Corsano.
Al duo Lorizio-Tofoli della passata stagione subentra mister Livio Bramato, mentre del gruppo retrocesso dalla serie A2 rimangono i soli due libero Morciano e Russo e il centrale Scardia. Poi tutto il resto è nuovo di zecca: diagonale formata da Campana e dall’olandese BoswinkeL, martelli ricettori Lalloni , Russo e il brasiliano naturalizzato italiano Dall’agnol ,centrali Aprile e Catena, con i giovani Ciardo, Melissano e Lisi pronti al bisogno.
Efficienza Energia alza l’asticella dei suoi obiettivi ed apporta un notevole cambiamento all’interno del suo gruppo. Al riconfermato tecnico Giovanni Stomeo ed al suo secondo Antonio Bray vengono affidati i nuovi innesti: Gabriele Parisi ed Asclepio Nicolazzo in cabina di regia, Domenico Maiorana e Ferdinando Lentini in posto quattro, Mirko Torsello, Mattia Lezzi e Francesco Tundo al centro e Riccardo De Lorentis in posto due, che vanno ad integrarsi con i riconfermati Marco Lotito, Giuseppe Apollonio, Francesco Pierri, Santo Buracci e Donato Musardo.
Un gruppo tecnicamente molto valido, anche nelle seconde linee, che alimenta così le speranze di una tifoseria pronta a traguardi importanti.
Fine settimana quindi di grande volley in nome di un allenatore speciale, fuori dell’ordinario per passione e capacità didattiche , a cui sarà reso omaggio non solo dagli attori sul parquet ,ma anche da cariche istituzionali sportive e politiche che hanno assicurato la loro presenza .
AREA COMUNICAZIONE
SBV OLIMPIA GALATINA
feb122013
“Dichiaro di rinunciare al ministero di Vescovo di Roma, successore di San Pietro, in modo che dal 28 febbraio 2013, alle ore 20, la sede di Roma, la sede di San Pietro sarà vacante”. Ecco alcune delle poche parole con cui il Santo Padre sconvolge il mondo. Ne abbiamo sentite di tutti i colori di questi tempi ma ancora c’è qualcuno che è capace di meravigliarci. Ed ecco che saltano subito fuori complottisti, profezie di ogni genere, semplicisti, scettici convinti e pronostici sul successore. Ieri, come tutti quanti voi, sono rimasto allibito dalla notizia, come se una sorte di disorientamento mi abbia colto alla sprovvista, come se l’ultima trave danneggiata ma ancora in piedi della Storia più antica, mi fosse crollata addosso. Da ora sappiamo che anche un Papa si può dimettere. Certo, è previsto dal diritto canonico che questo avvenga, ma nessuno se lo sarebbe mai aspettato. Poi ho dormito sopra poiché so che la notte porta consiglio e “sbrina” i dubbi del giorno prima. Ho aspettato la mattina successiva per riflettere ed ho capito che il Papa ha letto alla perfezione i segni dei tempi. L’età è matura. Non solo la sua di età ma quella della civiltà intera è matura. E una profonda compassione mi ha pervaso l’animo. Sembra che questo uomo viva perennemente meditando senza mai distogliere lo sguardo dalla meta, neanche per leggera distrazione. E nei suoi occhi io leggo la difficoltà che c’è in un uomo di fede di parlare a chi non ha fede. Sento la complessità di trasmettere l’insegnamento cristiano a questa civiltà che annebbia tutto ciò che non è relativismo. Per questo il dilemma si fa ancora più gravoso: si può ancora parlare di Dio in una realtà dove Dio non è tenuto in considerazione? È la sfida che deve affrontare la Chiesa, proclamare la stessa Verità in lingue nuove. E che sia stato uno come Ratzinger a fare questa scelta crea ancora più sconcerto. La sentinella della tradizione, Lui che è stato a capo di quello che una volta si chiamava Sant’Uffizio, fa una scelta contro la tradizione, un gesto rivoluzionario che finalmente riporta l’attenzione sul vero Pastore della Chiesa, Gesù Cristo, il più rivoluzionario di tutti. Dov’è la sorpresa allora se chi rappresenta Cristo in terra una volta tanto fa un gesto proprio di Cristo? Il suo è e rimane forse l’insegnamento più cristiano predicato dalla Chiesa negli ultimi secoli. La rinuncia è una prerogativa cristiana come la perseveranza. E se Giovanni Paolo II fu imbattibile per perseveranza, Benedetto XVI spicca su tutti per umiltà e mitezza. E di cosa ha bisogno la Chiesa di oggi se non di umiltà e mitezza? Avranno capito qualcosa cristiani, preti, vescovi e cardinali? Ho qualche dubbio visto che già si parla per il prossimo concistoro di partiti e poteri in Vaticano, mettendo da parte quello che dovrebbe essere l’unico motore dell’elezione alla cattedra di Pietro e cioè lo Spirito Santo. È questa scelta sa proprio di provocazione come se il Santo Padre volesse dire al mondo intero che Lui non ci sta a giochi di potere, a intrighi vaticanisti e fumi anticlericali. Non lascia da vinto poiché se ne va nel modo più sereno possibile, come aveva detto in una sua intervista più di due anni fa. Un papa può, anzi deve dimettersi dal suo ministero petrino se non è in grado di svolgerlo bene come si addice ad un incarico così importante. È questo più o meno quello che aveva lasciato intendere. E Lui quel “deve” lo rispetta da uomo di fede, anche se per molti di noi rimane un gesto incompreso. Se uno è papa non è che può aspirare ad altro oltre quello che già è. Eppure alla coscienza di questa nostra epoca il gesto rimane folle: come fa uno che possiede un potere di quella portata a rinunciare e ritirarsi solitario in preghiera? La risposta è che lo fa perché è cristiano non solo all’apparenza ma soprattutto nello spirito. E spiazza tutti, anche quegli stessi cardinali che lo circondano sollazzati dai piaceri della ricchezza e lustrati dalla cera della politica. Ecco l’insegnamento di Benedetto XVI, urgenza di ritornare all’essenza. Egli riconosce la sua umanità, individua il limite oltre il quale non bisogna spingersi, non nasconde, come fa questo nostro mondo, la fragilità e la vecchiaia, grida che “sono beati i miti” e che vadano al diavolo potere e ricchezza. Evviva lo spirito di carità se è per il bene della Chiesa che compie questo gesto. Ci voleva un papa per dire che i gesti contano più di tante parole e lo dice ai politici che vivono riempiendosi la bocca di parole inutili; l’umiltà vince sulla presunzione e l’apparenza, e il principio rimprovera tutti quei porporati che hanno fatto delle loro vesti un simbolo di casta; è stato detto al mondo che non sono i papi a regnare ma la regalità di Cristo, Pastore buono. Finalmente Cristo è tornato a predicare. Pace a Lei Santo Padre e che la sua scelta sia per gli occhi di tutti gli uomini l’annuncio che il mondo è maturo e che si può iniziare a cambiare, e cambiare non vuol dire far sposare i preti, ordinare sacerdoti le donne, consentire l’aborto e favorire le nozze tra persone delle stesso sesso: cambiare è far si che questo nostro mondo sia abitato non da milioni di uomini ma da miliardi di cristi.
Fabrizio Vincenti
mag102019
Srotola i titoli di coda l’avventura targata Efficienza Energia di Olimpia SBV Galatina nel campionato nazionale di serie B 2018-2019, ed offre il rituale scambio di saluti nell’interno dell’accogliente locale il Covo della Taranta, in pieno centro storico a Galatina.
Squadra al completo e in rigorosa tenuta sportiva di rappresentanza, quasi a voler rafforzare un legame che va al di là dei singoli contenuti contrattuali, ciarliera a tavola e priva di tensioni psicofisiche, si abbandona al tranquillo assioma: obiettivo raggiunto, campionato finito.
Il rapporto interpersonale nella triangolazione atleti-tecnici-società non ha mai subito incrinature, nemmeno nei momenti sportivamente meno godibili; sì con una diversità di letture da prospettive diverse, ma mai sfociate in isteriche reazioni o in aut-aut societari .
E questo è stato il pregio di un gruppo dirigente che pur non vantando esperienze pluriennali ha saputo costruire un ordito fatto di dialogo, di confronti senza ipocrisie con tecnici ed atleti ed ha saputo attendere.
Al termine della cena il presidente Santoro ha espresso il suo ringraziamento a tutti gli attori di questa avventura, allo staff medico-sanitario, ai suoi collaboratori e ai tifosi che hanno tenuto duro in alcune situazioni avverse.
“Questo sesto posto in classifica che, tranquillamente, poteva essere migliorato, dichiara Luigi Santoro, lascia qualche rimpianto su alcune prestazioni offerte sottotono, ma non rivede concettualmente il rapporto che io e i miei collaboratori abbiamo tenuto sempre con tutta la squadra, improntato al rispetto e alla validità dell’impegno che voi avete espresso. Ora una breve pausa: il tempo di resettare, poi rimetteremo in moto tutti i meccanismi per preparare una nuova stagione, valutando disponibilità finanziarie, volontà di collaborazioni esterne e consequenziali obiettivi. Grazie di tutto”.
Piero de lorentis
AREA COMUNICAZIONE
EFFICIENZA ENERGIA
GALATINA
lug252020
Spesso son così titubante che al confronto il principe Amleto era un decisionista. Questa volta, scatola cranica in mano (in mancanza sopperisce il frutto di stagione delle cucurbitacee), the question is: votare o vomitare.
Ebbene, nel prossimo mese di settembre anche la Puglia “rinnoverà” il suo consiglio d’amministrazione. A dirla tutta nel fritto misto hanno stemperato anche il referendum costituzionale sul taglio dei parlamentari. Ma di quest’ultimo tentativo di evirazione democratica, e del doveroso NO all’ennesima presa per i fondelli, parlerò in altra sede.
Ora soffermiamoci sulla campagna elettorale diciamo politica, la quale, a meno delle fiumane di terroni in visibilio per il leghista, di fatto non si tiene nelle pubbliche piazze (la pandemia è un ottimo alibi), men che meno nelle sezioni dei partiti (divenute ormai, forse per vocazione, case chiuse), ma come al solito sottobanco, con accordi trasversali, tramite contatti con i cosiddetti grandi elettori, a cena dal notabile locale, telefonando al grosso imprenditore che sa come far “decidere” i propri collaboratori, bussando coi piedi alla porta delle associazioni di categoria (quelle con il prefisso Conf), o alla redazione del solito giornale pronto a dare dritte e storte ai suoi superstiti lettori, e infine ma non ultimo ai conciliaboli fra clan. Poi uno si chiede come mai il pensiero dominante finisca con il coincidere quasi sempre con il pensiero della classe dominante: e dunque gli oppressi simpatizzino per gli oppressori, gli assediati per gli assedianti, il gregge per il lupo.
Sta di fatto che il fil rouge, o meglio rosè, che lega destra e centro-destra (ché la sinistra pare scomparsa dalla circolazione), sembra fatto da investimenti per lo sviluppo (il solito volàno per), aiuti all’agricoltura (per trasformarla da settore primario in secondario), un mega programma di sostenibilità ambientale (onde la nostra regione sarà una novella Arcadia cantata dal Metastasio: la famosa Puglia metastatica), e quindi infrastrutture a gogo (ma tutte rigorosamente eco, bio, green, nature), tanta semplificazione (ma sì, via la soprintendenza, via il principio di precauzione, via ogni tutela del lavoro, via le regole, e via quella rompiscatole della Via, cioè la valutazione di impatto ambientale), turismo tutto l’anno of course (e ci mancherebbe pure che smettessimo di battere marciapiedi e centri storici con quel che rendono), valorizzazione della sanità (qualunque cosa voglia dire), e cultura, signora mia, che non ti dico. Cogliere le differenze tra i programmi chiamiamoli alternativi sarà come vedere il coronavirus a occhio nudo.
Ebbene, oltre alla corona dei sei viceré candidati aspettiamoci anche un ben nutrito sottobosco di caporali e riempilista, composto molto spesso da personaggi sinceri quanto la loro dichiarazione dei redditi, rivoltatori di frittate, tromboni e già trombati, asintomatici in fatto di grammatica, Cetti e Cette Laqualunque, fotografi di caricature definite selfie, urlatori di anacoluti, promotori dell’ennesima legge di Murphy, dispensatori di olio extravergine di ricino spacciato per amuchina, populisti che danno del populista agli altri, moVimentisti a 5 mandati, e, the last and the least, forza-italioti redivivi.
E il bello è - tanto per sgombrare il campo dai dubbi amletici - che i socialisti (Eia! Eia! Alalà!) sostengono il candidato destronzo; i fascisti il sinistrato (chissà se PD saranno l’iniziale e la finale di Pound, nel senso di Casa); il candidato renzizzato di ‘Italia chi t’ha Viva’ lavora per il trionfo dell’enfant prodige, già governatore di questa, sicuramente anche per questo, martoriata Puglia; la candidata a cinque stampelle ha coniato un nuovo slogan per vincere facile: Onestap, Onestap. Si blatera circa l’esistenza di altri tre concorrenti al massimo scranno regionale: uno addirittura del MSI, Fiamma Tricolore (per la gioia della XII disposizione transitoria e finale della Costituzione: candidatura comunque pletorica vista la pasta degli altri), un altro che vorrebbe inverare sulla sua pelle il principio “uno vale effettivamente uno”, e un terzo che francamente sfugge al radar della mia postazione di osservatore nohano.
Il responso all’indecisione di partenza è epigrafico: assunzione di un antiemetico e poi voto rigorosamente utile. Occhio che il mio concetto di utilità in fatto di voto è affatto diverso da quello che la classe dominante vorrebbe in qualche modo, ehm, inculcarvi.
Antonio Mellone
ott212021
feb282021
Proseguono per qualche giorno ancora le iscrizioni per chi ha scelto di approfittare anche delle agevolazioni di Pass Imprese.
Per Galatina è stato creato un canale preferenziale, per dare informazione e fornire supporto.
PER INFO: 329 544 3270 e info@tuttinsiemexgalatina.it
Ecco i corsi scelti sinora:
Eccellere nella Comunicazione e nelle Relazioni
Formarsi per essere a proprio agio, spontaneamente, in ogni situazione professionale e personale. Come armonizzare emozioni, comportamento e relazioni.
Social Media Marketing
Progettare, gestire e monitorare campagne di comunicazione sui principali motori di ricerca e Social Media, utilizzando le piattaforme più innovative del web marketing.
Agevolazioni per le Imprese – Manifatturiero, Commercio e Servizi
Il percorso formativo è volto a fornire le conoscenze necessarie per orientarsi nel vasto panorama delle agevolazioni rivolte ai vari settori produttivi del manifatturiero, del commercio e dei servizi.
Antonio Torretti
mar272007
apr142020
All’inizio fu il prete Pantaleone (XII secolo) a comporre tessera dopo tessera il mosaico di Otranto. Nove secoli dopo è Paolo Ricciardi, monsignore, a continuare in un certo qual modo l’opus tessellatum che rese ancor più celebre la città martire. Con la differenza che il materiale del primo mosaicista era costituito da lacerti lapidei policromi, marmo, ceramica, e altri frammenti duri; quello del secondo da tarsie coriacee, non meno resistenti, ergo niente affatto arrendevoli: i libri. Non so più quanti ne abbia scritti, don Paolo. Ho perso il conto.
Quest’ultimo volume, ancora caldo di pressa dell’Editrice Salentina (Galatina, gennaio 2020), ha per titolo “Dieci battaglie leali” e, stante il blocco delle visite di cortesia a causa dell’epidemia, mi è pervenuto per posta ordinaria. Ora, quando mi giunge un libro di don Paolo mi viene automatico sospendere la lettura di tutto il resto per immergermi immediatamente in quella degli scritti ricciardiani, tanto so che dura poco per via della scorrevolezza del testo, ecco appunto, lapidario e granitico. Il “rito”, quindi, si è ripetuto anche questa volta.
Insomma, fin dalla prima facciata l’autore parla di “battaglie”, vale a dire di lotte non più rinviabili per il futuro della sua bella Hydruntum, purtroppo spesso devastata, nella sua storia e nella sua geografia, da un capitalismo famelico e senza scrupoli al cui confronto l’invasione dei turchi del 1480 fu una passeggiata (monsignore mi assolva).
Non so perché, o forse sì, le parole di don Paolo a tratti mi ricordano il flagello fatto di funicelle sparse di nodi con le quali il Maestro sferzò i mercanti del tempio, rovesciando le loro bancarelle, e provando una buona volta a bandirli. Ed ecco dunque il battagliero arcidiacono del capitolo cattedrale che non le manda a dire: denuncia la gentrification del centro storico idruntino, trasformato ormai in “Centro Commerciale”, con la conseguente decimazione delle famiglie locali, le sole a tener veramente vive quelle antiche strade; querela il turismo, ormai iper-turismo o ouvertourism, che sembra aver disneyficato una città d’arte così singolare e delicata come la sua e nostra Otranto; accusa la quantità che ammazza la qualità, e dunque non potrà avere respiro lungo (gli economisti seri queste cose le sanno e le dicono); addita le antenne, gli alberi e le vele delle imbarcazioni dei diportisti, “gente facoltosa”, che disturbano invadenti la Torre Matta e il Bastione dei Pelasgi; dice senza mezzi termini, in controcorrente rispetto alla vulgata, che i pontili del porto non possono superare i limiti “consentiti dalle leggi naturali e positive”, anzi di più: dice che la collocazione dei relativi sostegni e impalcature, con l’aggravante dei macigni impiantati nei pressi di Pietra Grande, hanno rimpicciolito oltremodo quello specchio di mare che “incantava per la trasparenza delle acque”, rendendolo lacustre (sicché bene han fatto sovrintendenza e magistratura a ordinarne a suo tempo la rimozione); rimpiange i tempi in cui il porto era appannaggio dei piccoli pescatori, le cui rade barche erano manovrate dai remi, non da “motori a nafta, inquinanti”; mette nero su bianco quanto sia “amorale” il “sistema degli affari, del guadagno, del denaro, con le conseguenze di assalto al territorio sfruttato e deturpato”; si lamenta di talune autorità nazionali e locali, uomini di palazzo e singoli cittadini, credenti e non credenti, refrattari ai “dettami delle Leggi della Natura, che è nostra madre e alle prescrizioni delle Leggi divine”, e “che si ritengono padreterni e padroni assoluti del mondo”; si rammarica, infine, della carenza di “voci sane, libere, anticonformiste, forti, di profeti che dovrebbero aprire uno spiraglio di luce e di speranza”.
“Vox clamantis in deserto”, questa di don Paolo, che fa eco alla Laudato si’ del 2015 di papa Francesco: ma utile, utilissima all’amplificazione per contagio della “buona battaglia” (2 Tm 4,7), e tessera importante per la riscoperta della sacralità della creazione e dell’archetipo del Cristo Cosmico dei teologi.
In fin dei conti, per il bene di Otranto e del mondo intero, meglio riappropriarsi della tradizionale locuzione “Cristo regni” che rincitrullirsi nei lidi briatoregni.
Antonio Mellone
[Articolo apparso su: il Galatino, Anno LIII, n. 7, 10 aprile 2020 – numero in edicola]
mag132017
A volte ritornano.
Uno pensava che gli impegni professionali [fu questo il “motivo ufficiale” per cui a suo tempo si dimise dalla carica di assessore ai lavori pubici per ritirarsi finalmente a vita privata, ndr.], l’avrebbero tenuto lontano per un bel po’ dalle faccende di Stato (in luogo), per la precisione quelle di Palazzo Orsini.
Invece, dopo appena un anno da quel fatidico gran rifiuto, mister Andrea Coccioli s’è riorganizzato per tornare in campo più cazzuto che pria, candidandosi alle comunali con la nota sfollagente Paola Carrozzini.
Manco Amintore Fanfani, “il rieccolo” per antonomasia, era capace di tante risurrezioni.
Non l’ho scoperto mica andando a compulsare l’elenco dei quasi quattrocento candidati suddivisi tra le decine e decine di liste a sostegno dei sei concorrenti alla poltrona di sindaco di Galatina (figurarsi se ho tutto questo tempo da perdere io), è che ogni volta che apro la mia pagina face-book m’appare il suo simpatico faccione, con quella barba un po’ così che fa tanto sinistra(to), e con un sorriso (o forse un ghigno) che è tutto un programma; per non parlare dei suoi slogan e delle sue genialate.
Ora dovete sapere che io – pare che sia in buona compagnia - non sono immune dalla mania di controllare più volte al giorno il mio profilo fb (lo confesso: è la pagina che più in assoluto consulto) probabilmente per quell’ansia di apparire, di farmi osservare e ammirare che manco un concorrente di Uomini & Donne. Una mini-fiction individuale, la mia, una specie di droga leggera, una forma di esibizionismo personale che mi spinge a verificare più volte al dì i like che i miei post riescono a riscuotere dalla rete [pochissimi, invero: primo, perché i miei messaggi sono sovente un po’ prolissi - e sui social un pensiero più lungo di cinque righe manda in crisi da ipossia il malcapitato internauta; secondo, perché se sei antipatico ai più, come cavolo puoi pretendere che gli altri ti mettano pure i loro “mi piace”? Mistero della fede in se stessi, ndr.].
Dunque, ogni volta che si apre questa benedetta pagina, oltre al mio profilo con papillon, m’appare immancabilmente sulla destra anche quello dell’ingegner Andrea Coccioli con tanto di slogan: “Impegno, condivisione, innovazione”. Io ci avrei aggiunto pure “Energia”, visto il culo che s’è dovuto fare per il centro polivalente di Noha, quello per il quale non ci ha mai fatto sapere chi aveva scordato di costruire la cabina per l’allaccio alla rete elettrica nazionale dopo aver speso 1.300.000 euro di restauri.
Ebbene, per la cronaca, questa benedetta cabina elettrica – dopo soli 4 anni, 5 mesi e 13 giorni, è stata finalmente costruita: vabbè, hanno dovuto spendere un altro po’ di soldi pubblici; vabbè, hanno dovuto sventrare il giardino del centro polivalente; vabbè, non è ancora entrata in funzione; vabbè, tutti gli impianti sono ancora fermi e chissà se con questi chiari di luna si metteranno mai in moto (tanto è sufficiente un po' di pragmatismo). Ma possiamo dire che in qualche modo s’è corso ai ripari nella forma. Nella sostanza un po’ meno. Vabbè, ma che vuoi che sia.
Ma non era della cabina elettrica che vi volevo parlare, bensì sempre della pagina fb del signor Coccioli che risulta essere addirittura “sponsorizzata”. Cioè, il candidato paga face-book – come per intenderci fa anche Renzi o i suoi colleghi venditori di batterie di pentole - perché i suoi post appaiano sulle nostre bacheche (contando sul fatto che alla fine prima o poi uno lo prendi per sfinimento).
Orbene, nei giorni scorsi, tra i messaggi del nostro genio della lampada senza luce s’annovera uno nel quale si propone la sostituzione di tutte le torce comunali con luci a Led. Una trovata acutissima alla quale, invero, sarebbe potuto arrivare persino quel trust di cervelli ormai in comunione dei beni composto da Gianpiero De Pascalis e da Sindaco Daniela Sindaco, se non fossero rispettivamente incasinati, uno con i dieci cantieri del programma ancora tutto da redigere, e l’altra con il PD che l’ha cacciata così su due piedi dall’anagrafe dei suoi iscritti (poveri renziani di Noha, ora non sanno più a che santo votarsi. Anzi votare).
L’ultimissima cocciolata è ovviamente sul mega-porco (l’ex-assessore continua ad appellarlo “parco”, bontà sua), che sarebbe ottimo, irrinunciabile, impellente (come quando devi correre in bagno, per dire) per via delle solite “ricadute occupazionali” (ricade sempre su questa balla quotidiana chi ha il cemento in testa, non c’è niente da fare); secondo, per i tributi che entreranno nelle casse del comune di Galatina (sì, come no, azzereranno il debito in quattro e quattro otto e avanzeranno pure); e terzo perché se non lo colassero a Galatina, il mega-porco commerciale si farebbe più in là (come le sorelle Bandiera).
Pensavo tra me e me: “Il rieccolo” de noantri sembra pintu e scuddhratu al segretario del suo partito (il quale affermò deciso: “se perdo il referendum lascio la politica”). Pare che in quella consorteria funzioni così: qualcuno si dimette, ma in dosi omeopatiche, diciamo, senza esagerare.
Però devo riconoscere che questa candidatura almeno un risultato positivo l’ha già ottenuto: grazie agli agguati feisbucchini sponsorizzati dal Coccioli per lanterne, il sottoscritto ha ormai una sorta di repulsione nel compulsare il suo profilo più di una volta al giorno, per paura dell’apparizione di quest’altra primadonna della pOLITICA nostrana e soprattutto delle sue frasi fatte e dei suoi slogan per bimbi-minchia.
Vedete, a volte basta poco per guarire in un’unica botta da narcisismo compulsivo, vanità personale, bassa autostima, e nostalgia della politica del tempo che fu.
Antonio Mellone
gen022024
Ritorna dopo un’assenza di tre anni, legata a situazioni contingenti che ne avevano strozzato la continuità, la manifestazione pallavolistica in onore di un tecnico, Fernando Panico, emblema di una disciplina sportiva offerta ai suoi allievi nelle sfaccettature più profonde.
I Memorials a lui dedicati sono un condensato di tecnica, buoni consigli e didattica comportamentale, in cui i valori dello sport corrono sempre di pari passo con quelli della vita.
Nel ventennale della sua scomparsa (22.6.2003) il gruppo storico” I ragazzi di Fernando,” seppur sparso per la penisola, ha inteso ricordare la sua figura affiancando la Salento Best Volley ed il promotore Corrado Panico nell’iniziativa del triangolare agonistico.
Hanno dato la loro adesione le tre società salentine VOLLEY LEVERANO, GREEN VOLLEY GALATONE e MB VOLLEY RUFFANO partecipanti al campionato nazionale di serie B, girone H, che si affronteranno venerdì 05 gennaio 2024 nel Palazzetto dello Sport di Via Chieti.
Il programma agonistico ricalca lo schema degli incontri all’italiana, secondo la seguente scaletta, fissando lo svolgimento di ogni gara al meglio di 2 set su 3 con il sistema del Rally Point System e in caso di parità 1-1, il 3° set sarà giocato fino a 15 punti.
ore 16:00 Breve cerimonia di apertura
ore 16:30
Gara 1 - BCC LEVERANO - GREEN VOLLEY GALATONE
a seguire
Gara 2 - BCC LEVERANO -M.B. VOLLEY RUFFANO
a seguire
Gara 3 - GREEN VOLLEY GALATONE – M.B. VOLLEY RUFFANO -
La cerimonia di chiusura della manifestazione vedrà le premiazioni delle squadre alla presenza delle Autorità Cittadine.
Piero de Lorentis
Area Comunicazione S.B.V. Galatina
nov182023
Alla presenza del Presidente del Circolo Sig. Antonello De Pascalis e del nostro Dirigente Scolastico Prof. Andrea Valerini, siglato oggi 16 novembre importante accordo che formalizza la già consolidata collaborazione tra I.I.S.S. “Laporta/Falcone-Borsellino” e A.S.D. CIRCOLO TENNIS GALATINA.
La rete sociale che nasce dalla Convenzione consentirà agli studenti frequentanti le classi 1^ - 2^ - 3^ dell’Indirizzo Professionale “Servizi Commerciali con curvatura Sportiva” di effettuare 2 ore al mese di Scienze motorie, tra quelle previste nel proprio quadro orario curriculare, presso il Circolo Tennis di Galatina, usufruendo degli impianti sportivi e della professionalità di un istruttore qualificato di tennis.
L’iniziativa ha suscitato grande entusiasmo da parte degli alunni coinvolti, che potranno così diversificare la pratica sportiva presso una struttura ben attrezzata e vicina agli obiettivi formativi del percorso scolastico frequentato, l’unico attivo a Galatina con potenziamento delle Scienze motorie (4 ore settimanali).
Coltivare la passione per il tennis a scuola….. si può?
Sì, al “Laporta/Falcone-Borsellino”!
Un ringraziamento particolare va al Presidente del Circolo sig. Antonello De Pascalis per la fiducia e pronta disponibilità alla collaborazione, espressione di profondo senso civico ed amore per i giovani.
I.I.S.S. "Laporta/Falcone-Borsellino" - Galatina
mag302017
Domani, mercoledì 31 maggio, nella villetta “San Francesco” di piazza Cesari, gli alunni della Scuola Primaria dell'Istituto Comprensivo Polo 1 di Galatina si cimenteranno nei “Giochi di Primavera”. La manifestazione ludico/sportiva è il momento finale delle attività di motoria condotte per l'intero anno scolastico dalla prof.ssa Carlotta Stasi, docente laureato ISEF che ha fornito validi spunti anche alle docenti di motoria della scuola. La presenza di personale esperto si è resa possibile grazie al progetto “Sport di Classe” promosso dal CONI e patrocinato dal MIUR a cui l'istituto ha aderito. Durante la manifestazione, che impegnerà gli alunni per l'intera mattinata, presteranno la loro preziosa collaborazione anche i volontari del Servizio Civile Nazionale del progetto “Agones 2015”.
Oltre agli esercizi di atletica gli alunni dimostreranno la propria bravura in percorsi cinotecnici per socializzare quanto hanno appreso nel corso dell'anno grazie al progetto di zooantropologia condotto dall'esperta Dott.ssa Elena Finocchietti.
Il Dirigente Scolastico, dott.ssa Anna Antonica, invita i genitori e chiunque abbia la possibilità ad assistere ai giochi per incoraggiare la pratica sportiva ed incentivare sani e corretti stili di vita. “L'Istituto Polo 1 è da sempre molto attento alle esigenze degli alunni e si impegna per dare le giuste risposte alla loro naturale ed innata voglia di movimento – dichiara il dirigente Antonica – per questo si è attivato anche il progetto “Pallavolo” grazie alla collaborazione della Showy Boys di Galatina e la disponibilità del mister Orazio Codazzo che ha entusiasmato un cospicuo gruppo di nostri alunni. Sono certa che tutte le buone pratiche proposte quest'anno avranno un prosieguo in futuro, per il momento cominciamo a pensare ad un sereno momento di relax…e giochi all’aperto con i nostri bambini”.
Il Polo 1, insieme a tutti gli istituti scolastici del territorio galatinese, ha preso parte anche alle iniziative del progetto “Monitor 4015” del Servizio Civile Nazionale che riguardano il piedibus e i laboratori di monitoraggio dell’aria.
Per premiare i bambini che hanno aderito al progetto, i volontari hanno consegnato simbolici attestati di partecipazione e hanno distribuito alle famiglie i questionari per rilevare il gradimento finale sull’iniziativa appena conclusa.
Ai laboratori di monitoraggio dell’aria, che proseguiranno a settembre con l’avvio del nuovo anno scolastico, hanno partecipato anche le classi terze e quarte del Polo II di Galatina. Attraverso incontri di sei ore per classe è stato spiegato ai bambini il problema dell’inquinamento atmosferico e ogni alunno ha realizzato con la vasellina la propria centralina di bio-monitoraggio dell’aria con la quale andrà a monitorare la qualità di ciò che si respira nei pressi della propria abitazione.
nov172016
L'Associazione CityTelling organizza per domenica 20 novembre alle ore 17,30 nella Sala Contaldo del Palazzo della Cultura di Galatina, un incontro che ha per tema il referendum istituzionale 2016 focalizzando l'attenzione sulle ragioni del no e quelle del si.
A dibattere saranno Michele Carducci, professore ordinario di Diritto Costituzionale all'Università del Salento, e Carlo Salvemini, promotore di Lecce Città Pubblica. Modererà l'incontro Ubaldo Villani Lubelli, ricercatore di Storia del pensiero politico in Unisalento.
Come Associazione riteniamo opportuno conoscere in modo sufficientemente preciso i contenuti della riforma, come anche i suoi punti di forza e di debolezza: sia in considerazione della scelta che ciascun elettore sarà chiamato ad esprimere, sia per comprendere come potrebbero funzionare, in un futuro non troppo lontano, le istituzioni della Repubblica.
Lo scopo di questo incontro sta tutto qui. Esso non è né pro né contro la riforma, ma cerca di spiegare, con la massima obiettività di cui i nostri ospiti sono capaci, quello che verrebbe scritto nel testo costituzionale, facendo tesoro della loro professionalità e conoscenza sull'argomento.
Siamo convinti che per giudicare sia opportuno conoscere: l'incontro vuole offrire un piccolo contributo in questa direzione.
Galatina, 17/11/2016
Associazione Culturale CityTelling
associazionecitytelling@gmail.com
Il Presidente
Andrea Coccioli
gen262009
ago252013
mag052018
A quasi un anno di distanza si ripropone il problema della chiusura del centro storico di Galatina e l’immagine desolata del cuore della città deserto. Ancora una volta si tratta dell’iniziativa di una maggioranza che ha poche idee e per giunta confuse. Come è loro abitudine scelgono la strada più semplice per illudersi di agire, ma i rimedi che adottano sono peggiori del male.
Questa mattina gli operatori delle attività produttive del centro storico hanno chiesto il mio supporto dopo che si sono visti calare dall’alto, quindi senza alcuna concertazione, un provvedimento di chiusura ancora più restrittivo rispetto a quello messo in atto lo scorso anno. La chiusura è anticipata alle 19 nei giorni feriali (lo scorso anno era a partire dalle 22.30) e per tutto il weekend a partire dalle 19 del venerdì (lo scorso anno era limitata al sabato sera e alla domenica). Ho ben viva nella memoria la fortissima tensione sociale che si generò con i provvedimenti del commissario straordinario che portarono i commercianti alla serrata, ma non mi sarei aspettato che il sindaco Amante agisse d’imperio dopo aver sbandierato in campagna elettorale che loro erano il nuovo e che le scelte sarebbero state partecipate e condivise.
È bello camminare nel centro storico senza auto, ma serve una progettualità per farlo vivere e, soprattutto, servono idee valide e investimenti. Lecce ha fatto scuola con il suo recupero e rivitalizzazione del centro storico. Era un’altra epoca, con maggiori possibilità economiche, ma il metodo rimane più che valido. Chiudere è la coda del progetto, l’atto finale dopo che si sono messe in moto politiche di promozione del territorio. Per rendere vivo il centro storico non basta un cartellone di eventi, che sarebbe un aiuto e a Galatina neppure c’è, ma serve un progetto di medio-lungo periodo.
Il nostro centro storico si trova in uno stato di grave degrado perché sinora c’è stata attenzione per piazza San Pietro e per una parte della zona su cui affaccia la Basilica, il resto è sconfortante. Il cuore della città non appartiene a chi ci abita o a chi ci lavora, ma è patrimonio di tutti i cittadini – compresi quelli delle frazioni – e scelte importanti come la fruizione del centro storico vanno condivise per arrivare a soluzioni di equilibrio dei diversi legittimi interessi.
Non si può pensare di chiudere senza un piano traffico, senza pensare a un’integrazione con piazza Alighieri e corso Principe di Piemonte. È giusto mantenere chiusa la strada che passa davanti alla Basilica per preservare questo gioiello dai danni che il traffico può causarle, ma - allo stato attuale - la chiusura del centro storico nel suo complesso può essere riconfermata con le stesse modalità dello scorso anno partendo da metà giugno sino a metà settembre e non dall’1 maggio come ha pensato di fare il sindaco.
Questa amministrazione, invece di fare atti sterilmente autoritari, si preoccupi di studiare misure utili a incentivare la ristrutturazione delle abitazioni, a stimolare l’apertura e il rilancio delle attività produttive, a fare di piazza San Pietro un contenitore capace di attrarre spettacoli di qualità, a ridare la luce alla Pupa, a rendere fruibili i tesori architettonici della città concordando e sostenendo l’apertura della Basilica. Nello stato in cui si trova il centro storico, l’inasprimento dell’orario di chiusura è inutile: il sindaco ascolti le ragioni di chi lavora e dà lavoro, ci ripensi.
Il consigliere di opposizione della Lista De Pascalis
Giampiero De Pascalis
mag152023
Per la Giornata contro l’omofobia e la transfobia, i nostri figli riflettono su casi difficili
L’IISS Laporta Falcone Borsellino di Galatina (Lecce) quest’anno ha deciso di ricordare la Giornata Internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia indetta per il 17 maggio di ogni anno con la risoluzione del Parlamento Europeo del 26 aprile 2007, in un modo davvero singolare: questo 17 maggio, gli studenti incontrano e dibattono con Marco Termenana (pseudonimo), cioè l’autore di "Mio figlio. L'amore che non ho fatto in tempo a dirgli", sui contenuti del suo libro.
Introduce il Dirigente Scolastico Professor Andrea Valerini. Interviene la Dottoressa Francesca Corchia, psicologa e psicoterapeuta e modera la Professoressa Maria Assunta Specchiarello, cioè la referente per l’inclusione scolastica, capo progetto e vero motore instancabile dell’iniziativa. Sono previste due sessioni, una per ogni sede, Viale Don Bosco e Viale Don Tonino, con gli studenti in presenza mentre l’autore sarà collegato in videoconferenza da Milano, città in cui vive.
Ma chi è Marco Termenana?
Con lo pseudonimo di El Grinta, sullo stesso argomento, ha già pubblicato "Giuseppe". I romanzi sono ispirati al suicidio di Giuseppe, il primo dei tre figli, quando in una notte di marzo 2014 apre la finestra della sua camera, all'ottavo piano di un palazzo a Milano, e si lancia nel vuoto.
Con lucidità impressionante e senza mai cadere nella retorica, la storia racconta il (mal) vivere di chi si è sentito sin dall'adolescenza intrappolato nel proprio corpo: la storia di Giuseppe è infatti anche la storia di Noemi, alter ego femminile, che assume contorni definiti nella vita dei genitori solo nel momento in cui si toglie la vita.
Tragedia non solo di mancata transessualità ma anche di mortale isolamento, al secolo hikikomori.
Ricordiamo che hikikomori è un termine giapponese e letteralmente significa “stare in disparte”: in sostanza, si tratta di una malattia mentale consistente nella scelta di rifuggire dalla vita sociale e familiare e colpisce soprattutto i ragazzi giovani.
Ma perché questa iniziativa?
Il Dirigente Scolastico Professor Andrea Valerini ha dichiarato:
“Ricordare le tragedie come quella di Giuseppe può servire ad aiutare chi vive situazioni simili nel più totale isolamento: la scuola cerca di fare rete perché nessuno resti solo.”
“Mi sono convinta attraversando le pagine di questo libro – dice la Professoressa Specchiarello – che sensazioni ed emozioni sempre più profonde prendono forma e senso, in un dialogo che diviene naturale e immediato. Intimo. La decisione di Giuseppe è la sconfitta di questa società. Abitiamo, è vero, un mondo complesso ma la nostra grande sfida è arrivare alla semplicità. In questo lungo e paziente lavoro nessuno osi giudicare. E nessuno si giudichi… Meriteremmo, però, una “pagella nera” se paura e vergogna prevarranno ancora davanti ad una porta chiusa. La scuola, terra permeabile e fertile, può e deve essere di aiuto affinché, in piena libertà, ognuno possa scrivere la storia che desidera per sé. Non accanto ma insieme all’altro!”
Questo invece il pensiero di Marco Termenana:
“E’ con grande piacere che incontro gli studenti di Galatina. Nel mio girovagare per l’Italia sono stato in diverse scuole ed ho potuto constatare che i ragazzi sono sempre molto interessati a Giuseppe. Ciò mi fa stare bene perché, oltre a darmi la possibilità di commemorare mio figlio, mi consente di portare del valore aggiunto ad altri. Intendiamoci, non ho la pretesa di salvare nessuno, non fosse altro che se potevo salvare qualcuno, salvavo Giuseppe, ma, se con la mia semplice testimonianza posso migliorare anche solo di poco la vita di qualcuno, studente, genitore o docente che sia, sono contento ed avrò dato un senso alla stupida ed inutile morte di mio figlio.”
I.I.S.S. "Laporta/Falcone-Borsellino" - Galatina
ago262010
Ricco il programma per la due giorni, 28 e 29 agosto, del moto raduno di Noha giunto ormai alla terza edizione, organizzato dal moto Club MIG di Galatina. Sabato 28 agosto Ore 9.30 Inizio iscrizioni e consegna gadget Ore 10.30 Tour per la costa Jonica direzione Nardò le Cenate, Santa Caterina, Santa Maria al Bagno, Lido Conchiglie, Gallipoli, ritorno passando per il piccolo borgo di Santa Barbara dove la cantina Vergaro offrirà una degustazione dei propri vini. Ore 16.00 Sfilata per le vie cittadine e partenza per raggiungere la Città di Lecce dove accompagnati da una guida visiteremo il centro storico con il suo stupendo barocco Ore 18.00 Partenza per raggiungere la frazione di Collemeto dove sarà offerto un ricco rinfresco. Ore 19.00 Rientro a Noha Ore 20.30 Ritrovo in p.zza S.Michele a Noha dove sarà offerta la cena a tutti gli iscritti il menu' prevede frisellata, pezzetti di carne al sugo, prodotti tipici e vino, concerto di musica e ballo della PIZZICA
Domenica 30 agosto Ore 9.30 Riapertura iscrizioni e consegna gadget Ore 10.30 Visita alla Città di Galatina. Ore 12.00 Sfilata per le vie cittadine e trasferimento presso il CONVENTO LA GRAZIA a Galatone, sarà officiata la benedizione dei caschi e seguirà nei giardini un ricco aperitivo con degustazione dei vini prodotti, Ore 13.30 Consegna di alcune confezioni di vino sorteggiandole con le cartoline di iscrizione, Premiazioni, foto di gruppo e saluti con l'augurio di vederci l'anno prossimo.
L'associazione Turistica del vino di Galatina curera' con i suoi esperti, degustazioni di vini e abbinamenti ai prodotti tipici locali.
Per tutto il periodo dello svolgimento della manifestazione a richiesta sono previste visite guidate per il centro storico di Galatina, la splendida Basilica di S. Caterina, il museo del Tarantismo |
giu022012
È difficile restare insensibili di fronte a ciò che è accaduto in Emilia. Si aggrava sempre più il bilancio del terremoto. 17 sono i corpi senza vita recuperati sotto le macerie, oltre 350 feriti, mentre gli sfollati sono 15mila. Continua intanto lo sciame sismico facendo vivere alle popolazioni emiliane ancora momenti di terrore.
In queste ore nelle quali sta crescendo l'appoggio nei confronti dei terremotati in Emilia, diversi enti sia pubblici che privati stanno raccogliendo somme in denaro per fondi di solidarietà. L'Associazione Galatina2000 ha deciso di realizzare una serie d'iniziative con l'intenzione di raccogliere fondi per dare un contributo alle zone che sono state colpite dal sisma. Un primo momento sarà il salottino mobile allestito martedì 5 giugno presso le Gallerie Teatro Tartaro che vedrà la presenza di diversi artisti del mondo della musica e dello spettacolo durante la quale potranno prenderanno parte anche le tante associazioni che hanno aderito. L'intero evento verrà inoltre trasmesso in diretta web su www.galatina2000.it e su alcune webtv affiliate nel territorio nazionale.
Durante la serata saranno raccolti fondi anche attraverso un'asta di beneficienza con alcune opere donate da artisti locali. Inoltre sul nostro sito web (www.galatina2000.it) è già possibile fare un versamento di solidarietà anche tramite il circuito PayPal. Tutto il ricavato sarà devoluto ad un Comune coinvolto nel disastro attraverso una sinergia con www.laweb.tv di Ferrara con il quale è stato stretto un gemellaggio.
In queste ore, l'associazione Galatina2000 sta lavorando per mettere a punto il palinsesto delle attività con il coinvolgimento di artisti, autori, associazioni, per una diretta no stop che mirerà a sensibilizzare la raccolta di fondi nella nostra città. Siamo convinti che Galatina saprà rispondere positivamente.
Per contatti ed adesioni basta inviare una e-mail a azionidisolidarieta@galatina20
Il Presidente
Piero De Matteis
La sera dello spettacolo teatrale l’Aulularia la piazza era piena non solo di fans della Gegia, di galatinesi e salentini provenienti dai paesi limitrofi, ma anche e soprattutto da turisti. E il fatto che siano state messe a disposizione così poche sedie è sintomo di un male incurabile che affligge non solo il governo della città di Galatina, ma anche quello della nazione Italia: la sciatteria. Ho come l’impressione che le cose si facciano semplicemente per non perdere consenso o perché si è costretti a farle, e che quindi manchino di quell’entusiasmo motore e garante della buona riuscita di ogni evento. La politica sembra essere divenuta un ambito limbo situato tra cielo e terra; oggigiorno governare una città comporta una lievitazione sopra la società: si sale un gradino più su e si perde il contatto con i problemi dell’uomo nella società.
E discutendone la sera stessa dell’Aulularia, mi è venuto il dubbio che entrare in politica sia anche fortemente dannoso per le capacità intellettive dell’uomo. Problemi banali (quello delle sedie può essere un valido esempio) che un cittadino qualunque riuscirebbe a risolvere senza troppi sforzi, per il politico privato del dono della praticità divengono vere sfide politiche (tant’è che tronfio è solito rispondere al povero cittadino esigente di rassicurazione: “Mo’ vidimu ce se pote fare”). Il politico modello si contorce, il più delle volte fa finta, nella risoluzione del problema, per poi sfoggiare i soliti cavilli di natura pecuniaria o procedurale.
Secondo voi perché c’erano solo 200 sedie in piazza? Perché il budget non consentiva di affittare altre sedie, mi sento rispondere, mica per problemi di sicurezza. Allora se le cose stanno in questi termini, vi pongo un quesito: quanto è stupido, da uno a dieci, un cittadino che non ha soldi, è tormentato dai debiti, ha 10 sedie in casa, vuole sedersi fuori in giardino e va ad affittarsi la sedia? Bisogna entrare in politica per rendersi capaci di tali imprese, perché al cittadino non malato di sciatteria sarebbe parso elementare prendere le sedie da casa propria (es. palazzo della cultura) oppure farsene prestare qualcuna dal vicino di casa (es. oratorio). Vai a capire te come funziona la politica, semmai funzionasse!
Michele Stursi
ago232022
Giovedì 25 agosto
Ore 20.00 Benvenuti nella corte Arco Costantini; serata di apertura del motoraduno e accoglienza ai partecipanti già arrivati da fuori. Nel centro storico di Galatina gusteremo i prodotti tipici del Salento con lo "chef" Johnny Lotta e la birra artigianale prodotta dal "mastro birraio Fabrizio" appositamente per la serata di apertura del motoraduno.
Venerdì 26 agosto
Ore 16.30. Partenza per raggiungere Sanarica un piccolo grande paese ricco di spunti. Visiteremo la Chiesa Matrice, l'esterno del Palazzo Ducale, la cripta con meravigliosi affreschi bizantini, la Chiesa Confratemale dell'Annunziata, il Santuario Mariano che cura la sciatalgia, infine le meraviglie della Chiesa di Don Salvatore con dipinti di diversi secoli ed altro, come il vecchio cimitero. A chiudere una pagina di archeologia industriale con il vecchio sansificio Sticchi.
Alle ore 19.30 Saremo in Villa M1G. Ci aspetta Valeria Gemma la nostra maestra di pizzica che ci insegnerà il ballo della pizzica. Serata dedicata alla paella che ci preparerà con il suo pentolone il Cuoco Rocco Quaranta, accompagnata dal primitivo di Manduria e poi di nuovo musica.
Sabato 27 agosto
Ore 9.30 Partenza per visitare la Fabbrica di Ceramiche Coli a Cutrofiano una fra le più antiche del Salento potremmo vedere la produzione dei loro prodotti. Alle ore 13.00 ci sposteremo ad Aradeo un buffet ci aspetta in uno dei palazzi più belli del paese contemporaneamente il sommelier Marco Nocella darà una lezione sulla degustazione dei vini. Alle 18.00 rientro a Noha. Ore 20.30 Ritrovo in piazza S. Michele a Noha per la cena, il menù prevede pezzetti di carne al sugo, frisellata e prodotti tipici salentini. La pizzica dei Tammurria accompagnerà la serata.
Domenica 28 agosto
Ore 09.30 Ritrovo a Noha in piazza S. Michele trasferimento a Galatina diventata Città del Pasticcioto passeggiando per i più bei palazzi di Galatina degusteremo i pasticciotti fatti dalle migliori pasticcerie di Galatina, sottolineando la differenza fra il pasticciotto di Galatina e quello prodotto in altre pasticcerie del salento. Ore 11.30 Rientro a Noha per la benedizione dei Caschi e il saluto delle autorità poi il `trasferimento in villa MIG per il buffet di saluto.
motoclub MIG
set112008
Eccovi, pescato, da YouTube, ma messo online dal nostro compaesano ed amico Davide gestore di Sanmichelenoha.it, il video del primo motoraduno moto GUZZI che ha avuto luogo a Noha il 7 settembre 2008. Anche se a dire tutto il vero noi preferiamo i cavalli in carne ed ossa (la cui festa sarà celebrata domenica 14 settembre 2008) a quelli dei cilindri delle motociclette.
A breve, nella gallery, anche le foto dell'evento.
gen162021
Dall’idea di alcuni professionisti di Galatina, grazie alla collaborazione tra il circuito Cashback World Italia e l’ente di formazione Kairos Italia, si concretizza un progetto che ha come obiettivo quello di costruire qualcosa di tangibile per la Città.
TUTTI INSIEME X GALATINA è un progetto molto attuale, che tiene conto del valore degli acquisti della comunità cittadina, incentivare le aziende del territorio, investire nella formazione specialistica e costruire iniziative a sostegno della propria città.
In che modo? Più semplice a farsi che non a dirsi: l’obiettivo è proprio quello di costruire un modello virtuoso che abbia ricadute sulla città stessa.
Non si tratta solo dello strumento economico del Cashback, ma anche l’integrazione con il portale piattaforma sociale di Galatina e l’ente di formazione Kairos Italia, che sostiene alcuni percorsi di formazione interessanti per gli imprenditori cittadini.
Ecco alcuni dei vantaggi che gli imprenditori galatinesi avranno dal progetto:
1) Formazione specialistica, erogata con forti agevolazioni, utilizzando anche misure pubbliche nazionali e regionali (come ad esempio il bando Pass Imprese della regione Puglia), rivolta a gruppi specifici di operatori economici: Strutture Ricettive, Ristorazione, Commercio, Professionisti.
2) Creazione del sistema Galatina, che possa essere presentato con tutte le sue eccellenze ad un circuito internazionale di 52 paesi e che consente la vendita dei prodotti/servizi a milioni di consumatori.
3) Ritorno economico per tutti i consumatori in percentuale sugli acquisti fatti nelle attività convenzionate nel circuito Cashback My World. Tale ritorno è composto da denaro che sarà accreditato sul conto corrente del consumatore, senza condizioni né limiti (ed anche in aggiunta al cashback di stato).
4) Card di fidelizzazione brandizzata con il logo TUTTI INSIEME X GALATINA, valida sia nelle attività cittadine, che in quelle salentine, oltre che nel resto d’Italia e negli altri Paesi del mondo dove è presente.
5) Progetti di pubblica utilità, di solidarietà e incubatori di imprese, realizzati esclusivamente attraverso un bonus generato dagli acquisti effettuati negli esercizi convenzionati. Tale bonus sarà riconosciuto automaticamente ad ogni acquisto effettuato in ognuna delle attività del circuito, non solo quelle galatinesi.
Ecco alcuni dei corsi che saranno fruibili dal mese di marzo, in modalità FAD sincrona o asincrona: Local Marketing: Accogliere ed Emozionare il Cliente; Scienza e Cultura del Cibo: Promuovere il Territorio e le sue Eccellenze; Turismo enogastronomico: analisi, pianificazione e management; Agevolazioni per le imprese – Manifatturiero, Commercio e Servizi; Agevolazioni per le imprese turistiche. Il complesso periodo storico che stiamo vivendo può essere anche visto come un’opportunità per formarsi, in vista di una ripresa della normalità così tanto auspicata, soprattutto perché vi si potrà accedere con importanti misure di sostegno.
È la prima volta che una comunità lavora assieme per creare un circolo virtuoso tra cittadini e operatori economici. TUTTI INSIEME X GALATINA è il primo caso in Italia di un progetto di fidelizzazione commerciale locale messo a punto con la collaborazione di tutte le componenti sociali: professionisti cittadini, mondo politico, rappresentanze istituzionali, e con l’ausilio dei due partner progettuali, l’ente formativo Kairos Italia e l’azienda My World Italia. Sicuramente avremo altre componenti che vorranno dare il proprio contributo che è sempre ben accetto. Intendiamo relazionarci anche con l’amministrazione comunale e valutare una sinergia con il DUC. Seguirà a breve un ciclo di incontri settimanali con gli imprenditori locali.
TUTTI INSIEME X GALATINA non è solo un insieme di esercizi commerciali, attività ristorative ed operatori commerciali che condividono una politica comune di sviluppo per la promozione del territorio, ma rappresenta un’opportunità per valorizzare e salvaguardare le potenzialità commerciali e culturali della Città di Galatina offrendo anche qualcosa di tangibile alla comunità, che possa esser sfruttata dalla comunità stessa.
Lo start-up ufficiale del progetto ci sarà al termine di tutte le riunioni di presentazione, dopo l’adesione degli imprenditori locali. Si invitano tutti i soggetti interessati a voler richiedere informazioni oppure far parte del gruppo promotore.
Per informazioni si possono visitare le pagine social del progetto oppure inviare una email a info@tuttinsiemexgalatina.it Galatina, lì 16 gennaio 2021
Firmatari Antonio Torretti
Paola Carrozzini
Francesco Colaci
dic272020
Una buona fetta di galatinesi è a stento consapevole di quel che capita sul marciapiede di casa sua, salvo poi essere perfettamente al corrente su molti altri fatti (tipo cosa hanno mangiato a Natale e con chi gli “amici” di fb).
Un’altra porzione degli stessi è venuta a conoscenza solo per puro caso del fatto che ‘scappano’ i pini di viale don Bosco - nel senso che gli alberi se la squagliano proprio da questa città che evidentemente non li vuole e forse non li merita - ma la curva dell’elettroencefalogramma di codesti concittadini continua a rimanere appiccicata con il Super Attack all’asse delle ascisse, onde non storcono muso né muovono polpastrello sullo schermo tattile del personale smartphone né per dissentire (certuni credono che il verbo dissentire abbia endemicamente a che fare con il sostantivo dissenteria), né per appoggiare questa politica della sega (che a quanto pare sembra provocare l’acme del piacere). Sta di fatto che, come cantava quello, Là dove c’era l’erba ora c’è una citta (Citta, senza accento, mi raccomando, se no la traduzione dal vernacolo sarebbe diversa da Zitta, Muta, Remissiva, o Consenziente).
Abbiamo poi un’altra parte, “informatissima”, crediamo la stragrande maggioranza, che lungi dal prendersela con i propri pubblici amministratori (e perché dovrebbe visto che la rappresentano alla perfezione) per questa cosa che altrove chiamerebbero devastazione, scempio, sterminio, rovina del paesaggio o coglionaggine, è convinta sia cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza togliere di mezzo questi benedetti alberi di alto fusto, oltretutto in ottima salute, “visto che disturbano il traffico” (non viceversa), “possono essere pericolosi” (gli alberi sono pericolosi eh, mica i mattoni, il cemento, i muri, gli autotreni, le auto e le moto che sfrecciano a tutta birra su quel viale del tramonto), e poi “vuoi mettere i rischi con questo clima che sta cambiando repentinamente?” (qui evito commenti da querela), e infine, signora mia, “rovinano tutto quanto l’asfalto” (giuro, lo dicono ma soprattutto lo pensano veramente).
E già che ci sono, facendo tesoro del consiglio di Virgilio a Dante - quello del canto III dell’Inferno a proposito degli ignavi - evito di ragionar di loro, dico dei partiti di opposizione in consiglio comunale, alcuni in crioconservazione da anni, altri molto presi a organizzare la giornata della “Festa dell’albero” (quando si dice: gli hanno fatto la festa); glisso pure sull’intellighenzia del pasticciotto in tutt’altre faccende affaccendata, e sorvolo ovviamente sulla stampa (altrimenti detta stampella), la quale, sul tema, al più se la prende con assessore, sindaco o giunta, ma non per gli effetti nefasti della decisione politica, bensì per il ritardo “di tre mesi” [sic] con cui si è mossa la macchina amministrativa. A volte nutro seri dubbi su chi possa occuparsi alternativamente di certe categorie, se la paleontologia o l’entomologia. Ma tant’è.
C’è infine uno sparuto numero di persone (tra i quali annovererei pure il sottoscritto) che di fronte alla riduzione in asche e truciolato dei maestosi pini domestici di quel Boulevard, cioè della cosa più bella di quell’area per altri versi orrenda, non ce la fa a rimanere immobilizzato come per un politrauma di fronte al monologo di massa, non riesce assolutamente a mandar giù lo zuccherino anzi la leccornia della ripiantumazione di alberelli bonsai (leccornie loro!) e di altre “essenze arboree” (forse volevano dire assenze), e prova a spiegare ai suddetti gruppi, con la speranza che non ci sia il bisogno di un video su Youtube, quanto siano importanti i grandi alberi urbani, non fosse altro che, per esempio, per la mitigazione del microclima cittadino e per qualche grammo di ossigeno in più, e che forse per evitare quest’ennesimo deserto dei Tartari, anzi degli Unni (di cui Attila fu egregio esponente), si sarebbero potute semplicemente restringere le corsie di viale don Bosco (bosco, altra ironia dell’odonomastica), visto che tutto serve in città men che una novella autostrada.
Mi sa che, ormai, a Galatina e dintorni l’unico verde pubblico che possiamo permetterci è quello delle casse comunali.
Antonio Mellone
mag182024
Domenica 19 maggio 2024 ritorna il Distinguished Gentlemans Ride, quest'anno l'evento si svolgera nella frazione di Noha 𝗶𝗻 𝗩𝗶𝗮 𝗖𝗮𝘀𝘁𝗲𝗹𝗹𝗼 𝗲 𝗣𝗶𝗮𝘇𝘇𝗮 𝗦𝗮𝗻 𝗠𝗶𝗰𝗵𝗲𝗹𝗲 𝗮 𝗽𝗮𝗿𝘁𝗶𝗿𝗲 𝗱𝗮𝗹𝗹𝗲 𝗼𝗿𝗲 𝟬𝟵.𝟯𝟬 𝗲 𝗳𝗶𝗻𝗼 𝗮𝗹𝗹𝗲 𝗼𝗿𝗲 𝟭𝟰.𝟬𝟬, dove ci farà da cornice lo splendido Nohasi Palace.
Alle ore 11:30 partirà il motogiro per vie cittadine e subito dopo ci sarà il rientro a Noha.
motoclub MIG motociclisti italian gentleman organizza da anni questo motoraduno gratuito con lo scopo di raccogliere fondi per la ricerca sul cancro alla prostata, sulla salute mentale e sui programmi di prevenzione del suicidio gestiti dalla November Foundation.
Unica regola, vestire elegantemente per sfatare il mito del motociclista trasandato e poco affidabile, una moto classica, cafè racer, custom è quello che serve per passare una giornata tutti insieme e contribuire a raccogliere i fondi.
motoclub MIG
mag182014
Come al solito ha ragione la mia amica Maria Rosaria. Nel chiosare icasticamente il mio trafiletto sui “Misteri al cimitero di Noha”, M.R. ha sinteticamente espresso quello che ho subito pensato anch’io nell’osservare l’impazzimento del contatore dei lettori di quel pezzo on-line: non se n’erano mai visti tanti ed in un così breve lasso di tempo. Convengo dunque con la mia amica sul fatto che probabilmente a scatenare la curiosità degli internauti avranno concorso due ordini di fattori: uno connesso al titolo e l’altro al contenuto (che, stavolta, a dirla tutta, è tutt’altro che una questione di vita o di morte).
Confesso sin da subito che quel brano è uno dei miei peggiori mai pubblicati: poco curato nella forma, scritto di getto in meno di un quarto d’ora (e si vede), pieno di espressioni viscerali che forse avrei anche potuto smussare, ovviamente senza rinunciare al mio caustico frasario (di cui alcuni mi accusano, mentre altri apprezzano), e preservando l’efficacia dell’elaborato. Ma tant’è.
Ho scritto invero decine e decine di articoli su temi veramente scottanti, direi di vitale importanza, impiegando a volte intere settimane per curarne la morfologia sintattica ma soprattutto la sostanza, approfondendo gli argomenti, documentandomi su decine di libri (oggetti, questi, che molti internauti non aprono probabilmente dalle elementari), compulsando riviste, siti internet, dossier, visure delle Camera di Commercio e certificati ipo-catastali, compiendo sopralluoghi, raccogliendo denunce, realizzando riprese, incrociando dati, intervistando persone e personaggi, preparando inchieste, catturando immagini, partecipando a convegni e comitati e marce e fiaccolate e sit-in, e via di seguito.
Risultato di tutto questo bel lavoro? Pochi lettori, che potremmo anche definire vigili urbani, ed al contempo un incommensurabile numero di sbadati urbani e di altrettanti belli addormentati nel losco.
Dunque credo che il vero mistero sia tutto qua.
Mi vien da pensare che davvero a volte ci preoccupiamo di più di un loculo, e non del fatto che in quel cimitero ci stiamo andando a finire tutti e di corsa per via delle esalazioni, della diossina sprigionata anche dai camini industriali che incombono imperterriti sulle nostre teste, della cementificazione selvaggia delle nostre campagne (per esempio per costruire mega-porci commerciali, oltre ai troppi già esistenti), delle discariche abusive di rifiuti pericolosi, dell’abbattimento degli alberi, degli scarichi in falda di ogni schifezza, dei pesticidi senza limiti, e dei cosiddetti progetti che accelereranno il passo verso la fossa comune (come il mega-impianto di compostaggio anaerobico di 30.000 tonnellate annue di spazzatura umida, cioè 80 tonnellate quotidiane, da installare chissà dove ma certamente ad un fischio dalle nostre case), del nostro stile di vita.
Sembra come se davvero il numero dei “lettori” fosse direttamente proporzionale al gossip ed inversamente proporzionale al quadrato dell’importanza dell’argomento trattato, tanto per imitare la nota legge di Newton.
Non si spiegherebbe altrimenti il successo di certi quotidiani locali.
Eppure mi pare di scrivere su Noha.it e non su Nove(lla)2000.it.
Ma tutto questo m’è servito da lezione.
Sicché la prossima volta, per attirare l’attenzione o la morbosità dei naviganti, sperando di eccitare il moto dei loro neuroni superstiti, sarò costretto ad ingegnarmi nell’escogitare per i miei pezzi dei titoli più accattivanti.
Eccone alcuni esempi: “Violentata davanti a tutti” (per parlare della nostra terra); “Occultamento di cadavere” (per discettare del nostro frantoio ipogeo); “Casa a luci rosse a Noha” (per disquisire del nostro particolare bene culturale noto come la “casa rossa”); “La tigre di Colacem” (per la diossina che fuoriesce dai camini che incombono nello skyline dei nostri orizzonti); “L’alba dei morti dementi” (per le cappelle e le cappellate che avvengono nel cimitero di Noha, ma non scherzano nemmeno i cimiteri dei paesi vicini); “Uno zombie a palazzo Orsini” (per parlare di qualche spettro che s’aggira nella stanza dei bottoni del nostro mal comune); “I misteri della SCU” (per parlare dei problemi della vecchia Scuola Elementare di Noha, dove al posto di una cabina elettrica hanno costruito una cabina elettorale); “Un lupo mannaro americano a Noha” (per trattare magari del randagismo); “Il diavolo veste biada” (a proposito di cavalli con le criniere intrecciate dallu Sciacuddhri); “La torre della paura” (per lanciare un grido d’allarme sulla torre medievale di Noha, che sta per crollare sotto il peso dei secoli ma ancor di più della nostra insipienza)…
Voglio proprio vedere se con titoli di questo tenore aumenterà il numero di chi si interesserà di più delle cose fondamentali che ci riguardano e possibilmente di meno delle cavolate, del chiacchiericcio e del pettegolezzo da allegre comari.
Nei miei ultradecennali interventi ho più di una volta espresso critiche nei confronti dell’operato di qualche consigliere comunale o assessore o sindaco (con la s minuscola e con la s maiuscola), me la son presa con la maggioranza e/o con l’opposizione (a volte con entrambe, visto che sovente vanno a braccetto), non ho trascurato qualche cosiddetto “giornalista” o “imprenditore” (notare le virgolette ai due lemmi), e quando è capitato finanche con qualche singolo cittadino. Sempre virtualmente e dialetticamente, s’intende.
C’è un’ultima categoria con la quale non me l’ero ancora presa.
Quella dei miei lettori. Ecco, l’ho appena fatto.
ott042006
Parliamo di libri questo pomeriggio di fine estate, in questo cortile, luogo del cuore, purtroppo semidiruto, graffiato dall’ira del tempo e dall’abbandono degli uomini. E lo facciamo quasi sottovoce (anche se con il microfono), con delicatezza, come si conviene, per non svegliare i fantasmi del passato, aggrappati alle volte dei secoli.
In questo luogo, appena cinque secoli fa, si sentiva ancora rumore di armi e di guerrieri, di cavalli e cavalieri, di vincitori e vinti.
Al di là di questo muro, tra alberi di aranci, una torre si regge ancora, da settecento e passa anni, come per quotidiano miracolo: è la torre medioevale di Noha, XIV secolo, 1300. Quelle pietre antiche e belle urlano ancora, ci implorano, richiedono il nostro intervento, un “restauro”, il quale sempre dovrebbe rispettare e storia e arte.
Da quella torre, addossata al castello, riecheggiano ancora le voci lontane di famiglie illustri nella vita politica del mezzogiorno d’Italia. Qui abitarono i De Noha, famiglia nobile e illustre che certamente ha avuto commercio con i Castriota Scanderbeg e gli Orsini del Balzo, signori di San Pietro in Galatina (città fortificata chiusa dentro le sue possenti mura), ma anche con Roberto il Guiscardo e forse con il grande Federico II, l’imperatore Puer Apuliae, che nel Salento era di casa.
Da Noha passava una strada importante, un’arteria che da Lecce portava ad Ugento, un’autostrada, diremmo oggi, che s’incrociava con le altre che conducevano ad Otranto sull’Adriatico o a Gallipoli, sullo Ionio.
Da qui passarono pellegrini diretti a Santa Maria di Leuca e truppe di crociati pronti ad imbarcarsi per la terra santa, alla conquista del Santo Sepolcro…
*
Ma la storia noi stiamo continuando a scriverla; voi potete continuare a scriverla, e non solo nelle pagine di un libro. Solo se diamo corso (come stiamo credendo di fare) ad un nuovo Rinascimento ed ad un nuovo Umanesimo di Noha, daremo una svolta alla nostra vita e alla nostra storia. E alla nostra civiltà.
* * *
Noi ci troviamo dunque in un “praesidium”, un presidio. E Noha era un presidio.
E sapete anche che Noha è, da non molto tempo, invero, “Presidio del libro”.
Ma cosa è un presidio?
Sfogliando un dizionario d’italiano (che dovremmo sempre avere a portata di mano, pronto per la consultazione) al lemma o parola “presidio” troviamo questi significati: 1) presidio = complesso di truppe poste a guardia o a difesa di una località, di un’opera fortificata, di un caposaldo; luogo dove queste truppe risiedono (per esempio si dice “truppe del presidio”);
2) presidio = occupazione di un luogo pubblico a fini di controllo e sorveglianza o anche solo di propaganda (per esempio “presidio sindacale nella piazza”);
3) presidio = circoscrizione territoriale sottoposta a un’unica autorità militare;
4) presidio = complesso delle strutture tecnico-terapeutiche preposte in un dato territorio all’espletamento del servizio sanitario nazionale (presidi ospedalieri);
5) presidio = difesa, protezione, tutela (essere il presidio delle istituzioni democratiche);
6) presidio = sostanze medicamentose (presidi terapeutici) oppure presidi medici e chirurgici….
Vedete quanti significati può avere la parola “presidio”!
Penso che per il concetto di “Presidio del libro”, tutte queste definizioni, più o meno, calzino bene.
E’ un luogo. E la biblioteca Giona è il cuore di questo presidio.
Ci sono le truppe.
Ma le truppe siamo noi e le armi sono i libri; i carri armati sono gli scaffali che li contengono.
Le altre armi, invece, quelle da fuoco, le lasciamo agli illetterati, ai vandali, ai mafiosi, a chi non è trasparente, a chi non ha idee, a chi non ama il bello.
Presidio del libro è anche sostanza medicamentosa, terapeutica, contro i mali della società.
Il presidio del libro riuscirà a sovvertire, a sconfiggere quell’altro presidio: il “presidio della mafia”?
Forse si: se questi libri li apriamo, li sfogliamo. Li annusiamo, anche, e li leggiamo, li prendiamo in prestito, li consigliamo agli altri, li doniamo. Ne incontriamo gli autori, ne parliamo a scuola, in piazza, dal parrucchiere, dall’estetista, al supermercato, al bar, al circolo, fra amici.
Tutti i luoghi sono opportuni per parlare di libri: a volte basta solo un cenno, non c’è bisogno di una conferenza in una sala convegni per parlare di letteratura, di poesia, di storia, di leggenda, di arte...
Ecco allora che “Presidio del libro” diventa “difesa”, “protezione”, “tutela”, “crescita”, rispetto della persona, dei luoghi, dei beni culturali, di Noha tutta. Solo chi legge difende i monumenti, la piazza, la torre, questo castello, la masseria, la casa rossa, la trozza, la vora, il frantoio ipogeo, le casette dei nani… Ma anche i giardini, le terrazze, la campagna, i colori delle case di Noha (che stanno sempre più perdendo il loro colore bianco brillante, quello della calce, per diventare d’arlecchino multicolore, a volte troppo appariscente…). Chi legge difende la civiltà, la democrazia, l’etica, la libertà del pensiero e del giudizio e finanche della critica (costruttiva), e tutela il bello che è integrità, luminosità e proporzione.
Guardate che la biblioteca o la libreria (che non dovrebbe mai mancare in ogni casa: meglio se questa libreria è ricca, e piena di libri e non contenga solo un’enciclopedia a fascicoli che ti danno in regalo con l’acquisto dei detersivi o con la raccolta dei punti al distributore di benzina); dicevo, la libreria non è solo un deposito o una raccolta di libri. Ma uno strumento di conoscenza ed in certi casi di lavoro.
*
E’ vero: esistono così tanti libri, che spesso non si sa da dove incominciare.
Se soltanto volessimo leggere i “classici”, cioè i libri, diciamo, fondamentali per l’uomo di buona cultura, volendone leggere, ad esempio, uno ogni settimana (che è una ragionevole media), non ci basterebbero 250 anni. Dovremmo vivere almeno 250 anni, per leggere ininterrottamente i libri diciamo più importanti o indispensabili.
Se a questi volessimo aggiungere le collane della Harmony, o i libri di Harry Potter, o quelli degli scrittori minori o locali (come siamo noi), o gli altri che leggiamo per diletto o divertimento, (tutti ottimi! Ma non classici) necessiteremmo almeno del doppio di questi anni, vista permettendo!
Dunque: nessuno può aver letto o leggere tutto (neanche le opere più importanti).
E questo però ci consola.
Intanto perché possiamo partire a piacere da dove vogliamo.
Ed un altro fatto che ci rassicura è che spesso i libri parlano di altri libri: cioè con la lettura di un libro a volte riusciamo a entrare in altri libri (anche senza aver mai visto questi altri libri): i libri infatti sovente, tra un riferimento e l’altro, si parlano tra loro.
I libri sono come i nostri amici che ci riferiscono come stanno gli altri nostri amici, che magari non vediamo da tempo.
*
Sentite.
Spesso si parla del dovere di leggere.
No!
Leggere non è un dovere: è un diritto!
Inoltre il lettore ha altri diritti (come dice Daniel Pennac, nel suo libro intitolato Come un romanzo, Feltrinelli, 6 Euro): e questi diritti sono i seguenti: primo il diritto di non leggere (ciò che ci impongono); poi, il diritto di saltare le pagine; poi abbiamo il diritto di non finire un libro; il diritto di rileggere (non preoccupatevi: si può essere colti sia avendo letto quindici libri che quindici volte lo stesso libro. Si deve preoccupare invece chi i libri non li legge mai!); il diritto di leggere qualsiasi cosa; c’è poi il diritto di leggere ovunque (non solo a casa, ma al mare, sull’autobus, in villetta, ovunque); il diritto di spizzicare (si da uno sguardo, si legge la bandella della copertina, si apre a caso una pagina, si legge come comincia o come finisce: insomma pian piano un libro si può assorbire anche a “spizzichi e mozzichi”. Chi ce lo impedisce?); ancora il diritto di leggere a voce alta; infine il diritto di tacere: cioè nessuno è autorizzato a chiederci conto di questa lettura, che è e rimane una cosa intima, esclusivamente nostra.
*
Leggendo, ragazzi, vedrete, poi, che riuscirete a descrivere qualcuno o qualcosa, utilizzando quelle stesse parole del libro: vi viene quasi automatico. Vi accorgerete di essere stati chiari e non banali; non avrete più il problema di cadere nei silenzi tra una parola e l’altra. Quei silenzi orrendi e imbarazzanti. Come il silenzio nel corso di certe interrogazioni.
E non abuserete dei “cioè”; vi sentirete soddisfatti di questo, ma soprattutto imparerete a sognare, a volare alto, e difficilmente sarete malinconici.
*
Il nostro scritto prima ancora di iniziare a vivere nel libro, o su un giornale o su una rivista, si può già assaporare nelle parole della gente, con i suoi racconti, le sue esperienze: sentimenti, che lo scrittore ha raccolto e animato.
Ecco lo scrittore cerca di colorare il mondo. Noi abbiamo cercato di dare calore e colore alla nostra storia, alla nostra arte, alle nostre leggende.
P. Francesco D’Acquarica, che ha scritto con me le pagine di questo tomo (è come se avessimo eseguito una suonata a quattro mani e quattro piedi ad un organo a canne) ha compiuto un lavoro lungo decenni, s’è consumato gli occhi, per leggere, interpretare e ritrascrivere i documenti dell’archivio parrocchiale di Noha o quello vescovile di Nardò e numerosi altri documenti. E ha fatto rivivere la storia della gente ed i suoi pensieri (se leggiamo i proverbi che abbiamo posto in appendice, ad esempio, capiremo subito).
Ha risvegliato, ha ridato voce e fiato e vita e colorito ai nostri avi, ai nostri bisnonni, gli antenati. Per questo non finiremo mai di ringraziarlo.
Però il miglior modo di ringraziare uno scrittore è leggerlo.
E’ sfogliare il nostro libro, che abbiamo scritto con tanta passione. Leggerlo, consultarlo, criticarlo (anche), ma prima di tutto studiarlo.
*
Vedete: Noha dopo il nostro libro: “Noha. Storia, arte, leggenda” non è più quella di prima. Anzi quanta più gente legge il nostro libro, tanto di più migliorerà la nostra Noha. Potremmo anche dire che oggi Noha è un po’ migliore, rispetto a ieri. Non dobbiamo aver paura di pensarlo e dirlo.
E sarebbe proprio la città ideale se tutti leggessimo quel libro, fossimo curiosi, ci conoscessimo di più.
Saremmo più gentili. Meno sospettosi. E anche più accoglienti.
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Abbiamo bisogno a Noha di scrittori, di gente che può cambiare il mondo. Ma prima di tutto abbiamo bisogno di lettori. I lettori sono i primi che possono cambiare il mondo. Se con la lettura si riesce a svagarsi, divertirsi, sognare, imparare a riflettere, allora si capisce meglio il mondo, e non si da retta alle futili mode o tecnologie o alle corbellerie. Ma è così che si cambia il mondo!
Con la lettura miglioriamo il nostro stile di vita, il nostro equilibrio morale ed anche economico. Non a caso chi legge è anche più ricco, e gode di un più alto tenore di vita.
E, il più delle volte, è anche un po’ più affascinante (o almeno così qualcuna mi dice, lusingandomi)…
*
Democrazia e libri sono sempre andati storicamente a braccetto.
Le librerie e le biblioteche nei paesi liberi sono veri e propri presìdi di democrazia e civiltà. La libreria o la biblioteca è uno spazio amico. Giona è dunque una nostra amica. E certe amicizie vanno frequentate.
In libreria o in biblioteca c’è la sostanza più potente di tutte: la parola scritta. Tutte le altre sono chiacchiere, parole al vento.
Nella vita di ogni uomo c’è un pugno di libri che lo trasformano radicalmente. Entra in un libro una persona e ne esce un’altra, che vede se stessa ed il mondo in maniera completamente diversa e farà cose diverse.
Un maglione, un’auto, una moto possono rappresentare un uomo ma mai cambiarlo come invece può fare un buon libro.
*
Il libro è un regalo. Un regalo che potete fare innanzitutto a voi stessi ma anche agli altri. E’ un regalo che si può “scartare”, aprire diverse volte e non soltanto una volta sola. E ogni volta la pagina di un libro può riservarci una gradita sorpresa.
Il libro è un capitale, un investimento che produce interessi incalcolabili.
E non c’è libro che costi troppo!
*
Qualcuno mi dirà alla fine di tutta questa pappardella: e il tempo per leggere? Dove lo trovo?
Certamente non abbiamo mai tempo! Presi come siamo dalla diuturna frenesia.
Ma su questo tema del tempo chiudo prendendo in prestito, guarda un po’, le parole di un libro.
E’ quello già citato di Daniel Pennac, il quale a pag. 99, di Come un romanzo, (Feltrinelli, ed. 2005), così si esprime:
<<…Si, ma a quale dei miei impegni rubare quest’ora di lettura quotidiana? Agli amici? Alla Tivù? Agli spostamenti? Alle serate in famiglia? Ai compiti?
Dove trovare il tempo per leggere?
Grave problema.
Che non esiste.
Nel momento in cui mi pongo il problema del tempo per leggere, vuol dire che quel che manca è la voglia. Poiché, a ben vedere, nessuno ha mai tempo per leggere. Né i piccoli, né gli adolescenti, né i grandi. La vita è un perenne ostacolo alla lettura.
“Leggere? Vorrei tanto, ma il lavoro, i bambini, la casa, non ho più tempo…”
“Come la invidio, lei, che ha tempo per leggere!”
E perché questa donna, che lavora, fa la spesa, si occupa dei bambini, guida la macchina, ama tre uomini, frequenta il dentista, trasloca la settimana prossima, trova tempo per leggere e quel casto scapolo che vive di rendita, no?
Il tempo per leggere è sempre tempo rubato. (Come il tempo per scrivere, d’altronde, o il tempo per amare.)
Rubato a cosa?
Diciamo al dovere di vivere.
……..
Il tempo per leggere, come il tempo per amare, dilata il tempo per vivere.
Se dovessimo considerare l’amore tenendo conto dei nostri impegni, chi si arrischierebbe? Chi ha tempo di essere innamorato? Eppure, si è mai visto un innamorato non avere tempo per amare?
Non ho mai avuto tempo di leggere, eppure nulla, mai, ha potuto impedirmi di finire un romanzo che mi piaceva.
La lettura non ha niente a che fare con l’organizzazione del tempo sociale. La lettura è, come l’amore, un modo di essere.
La questione non è di sapere se ho o non ho tempo per leggere (tempo che nessuno, d’altronde, mi darà), ma se mi concedo o no la gioia di essere lettore>>.
Grazie.
ago262012
mar082020
E’ assolutamente condivisibile la solidarietà espressa nei confronti di tutti i cittadini in difficoltà per le restrizioni a cui bisogna sottostare nella speranza di uscire indenni da una sciagura non prevista e non preventivabile.
Ed è giustissimo ricordare a tutti le regole ed i consigli che gli esperti e i medici (a cui va la nostra stima e ringraziamento) suggeriscono di tener presenti nel nostro agire quotidiano: lo dobbiamo fare per noi, per tutte le persone che ci circondano, nel nostro interesse e nell’interesse della comunità.
“Siamo, oggi più che mai, una comunità che cammina nella stessa direzione, senza distinzioni di colore politico. Lo scopo è uguale per tutti: stare bene, nel corpo e nello spirito. Tutte e tutti, insieme.”
Ma stare bene nel corpo e nello spirito non è un processo automatico: è necessario agire.
Il PD di Galatina chiede al Sindaco Amante di attivarsi e rendersi promotore di iniziative che possano in qualche modo mitigare i disagi economici che a brevissimo si abbatteranno sulle aziende e sulle famiglie della nostra città.
Proponiamo: la moratoria e la rateizzazione di TUTTI i tributi locali spostando tutte le scadenze a fine settembre 2020; riduzione delle rette scolastiche in misura proporzionale al mancato utilizzo dei servizi.
Riteniamo che queste iniziative a livello locale, unitamente a quelle a livello nazionale che il governo si accinge a varare (probabilmente, tra le altre, sospensione pagamento delle rate dei mutui per famiglie e aziende), potranno contribuire in maniera significativa a ridurre il disagio economico di molti cittadini in difficoltà.
PARTITO DEMOCRATICO
CIRCOLO DI GALATINA
nov142020
Un crescente numero di galatinesi è in lutto. Altri – presi, per esempio, dalle partite su Sky, dalle uscite al centro commerciale (specie la domenica, quando potevano), e dalle gozzoviglie con gli amici da postare su face-book - non lo saranno punto, in quanto “ogni danno, ogni stento, ogni estremo timor subito scordano”, ché “la miseria loro, credo, non sanno” (grazie, Giacomino Leopardi mio). I primi, invece, compulsando il sito della provincia di Lecce, hanno scoperto di recente che le superstiti campagne intorno alla loro Città d’Arte stanno per essere ricoperte ancora una volta da decine e decine di ettari di pannelli fotovoltaici.
Evidentemente non sarà bastata la prima ondata pandemica di una dozzina di anni fa che vide soccombere sotto lastre di vetro, ferro e silicio centinaia di fertilissimi campi salentini in nome dell’“energia pulita” - del resto un’epidemia che si rispetti ne annovera almeno una seconda, di ondata: come quella in corso.
A proposito di storia, chi non ricorda le imbarazzanti figuracce di certi nostri amministratori pubblici dell’epoca nel discettare (o scettare), con la solita morfosintassi sconquassata, di codesti mega-impianti. Oltretutto, al tempo, cogliere qualche differenza di posizione “politica” tra la componente diciamo moderata e quella diciamo progressista degli schieramenti era come trovare un ago nel pagliaio. Anzi nel pagliaccio. Non che i rappresentanti in carica – a meno di generiche ancorché “commosse” adesioni alle giornate mondiali per questo o quel creato - brillino per prese di posizione, dichiarazioni d’intenti, o delibere definitive contro il consumo di suolo: ma ripensare a taluni ex symbol della politica nostrana a ogni livello è come ritrovarsi d’amblée sul set di un film con Antonio Albanese nei panni di Cetto.
Ma lasciamo che i morti seppelliscano i morti e torniamo ai giorni nostri.
Insomma, oltre ai 22 ettari di terreno agricolo da trafiggere nelle immediate adiacenze della Masseria del Duca (come da richiesta inoltrata da una srl padana nel corso del primo lockdown), proprio nei primi giorni di novembre (ottavario dei morti), in questa bella regione arancione tendente al rosso, altre due imprese, una di Milano e un’altra di Trento, hanno presentato domanda di autorizzazione per altrettanti grossi apparati industriali di produzione di energia elettrica, rispettivamente di 18 ettari in contrada Spagheto e di 12 in area Torre Pinta, per un totale di ulteriori 30 ettari tondi tondi di terreno vergine nel solo comune di Galatina. Se a questi aggiungiamo i “parchi” previsti negli agri di Galatone, e poi ancora in quelli di Cavallino, Soleto, Campi e Surbo, e in quel che resta di Lecce siamo ormai di fronte a circa 300 ettari di un novello tsunami di ferraglia e cavidotti in arrivo. A questo punto sembra quasi che gli amministratori delegati di siffatte imprese neocoloniali (a proposito, quella interessata al nostro capoluogo si chiama Lecce srl e la sede legale è addirittura in quel di Bolzano: non si può certo dire che non abbiano senso dell’umorismo certi investitori), vengano a dirci: “Cucù, ci avete svenduto o affittato per un piatto di lenticchie un altro po’ di terreni che i saggi avrebbero, con un pizzico di lungimiranza, risparmiato per l’agricoltura. Ma siete proprio dei pirla neh. Ma davvero i vostri due neuroni attivi non riescono a cogliere il fatto che questo territorio che era l’El Dorado sta per diventare l’El Degrado? Eh sì, è proprio un brutto scherzo del Padreterno dare i biscotti a chi non ha la dentiera”.
Ecco perché un bel po’ di galatinesi sono in lutto: perché hanno iniziato a nutrire qualche dubbio su “ricadute occupazionali”, “volani per la crescita”, “attrattività per gli investimenti” e altre simili pigliate per fessi, e più di una certezza sul fatto che gli impianti che a breve si troveranno sotto il culo sono dei bancomat per i promotori, e sudditanza monetaria, ambientale e perfino energetica per tutti gli altri.
Ebbene sì, come dicevo all’inizio, alcuni galatinesi sono in lutto. Molti altri ancora al (libero) rutto.
Antonio Mellone
giu262014
La mia amica Maria Rosaria sa come provocarmi. Stavolta, non bazzicando io su face-book (vengo male di profilo), mi manda un sms in cui mi riferisce che la festa dei Santi Pietro e Paolo di Galatina è stata sponsorizzata nientepopodimenoche dal TAP (Trans Adriatic Pipeline).
*
Ho capito subito che non si trattava di un macabro scherzo ma della pura verità. Anche perché, lungi dal credere che i signori del TAP fossero consacrati ai due nostri santi apostoli, sapevo da tempo che esistono dei personaggi negli staff di codeste organizzazioni che hanno il compito di convincere popolazioni, associazioni, confraternite, confesercenti, comitati-feste, congreghe, pescatori e via di seguito circa la bontà delle loro “grandi opere”. Ne sono un esempio lampante, tanto per fare dei nomi, il MOSE, l’EXPO 2015, il MUOS, LE-DISTESE-DI-PANNELLI-FOTOVOLTAICI-IN-MEZZO-AI-CAMPI, il MEGA-IMPIANTO DI COMPOSTAGGIO (targato Roberta), il MEGAPORCO PANTACOM, il TAV, la SS 275 (la strada statale a quattro follie verso S. Maria di Leuca).
Ma, come noto, agiscono così anche altri gigli di campo come l’ILVA di Taranto (la famosa fabbrica di tubi in acciaio e cancro), e, tanto per non andare troppo lontano, la COLACEM.
Sì, nella stragrande maggioranza dei casi per edulcorare la pillola o indorare la supposta si cerca di trasmettere un rassicurante senso di compatibilità e armonia ambientale (è più o meno come pubblicizzare le sigarette che fanno bene alla salute dei polmoni); si blatera di “ricadute occupazionali” e di “volano per lo sviluppo” (tanto per arricchire il lessico); si promette il solito risparmio sulla bolletta energetica (gli allocchi che credono agli asini che volano sono ancora un’infinità); e, ciliegina sulla cacca, si certa di realizzare, come dire, una sorta di captatio benevolentiae attraverso la sponsorizzazione di eventi sportivi, associazioni culturali, concorsi a premi, borse di studio, tornei, motoraduni, sfilate, restauro di altari e, novità dell’ultim’ora, feste patronali.
*
Per gli atei-devoti che frequentano le pie novene e che non lo sapessero ancora, diciamo che il TAP è un gasdotto, anzi una joint venture internazionale che ha intenzione di perforare il suolo in profondità, di tagliarlo per mare e per terra per centinaia di chilometri solo “perché ce lo chiede l’Europa”.
Questo gasdotto (opera privata definita con un certo sense of humour di pubblica utilità) dopo aver attraversato l’Adriatico, dovrebbe sbarcare nel Salento, più o meno nei pressi delle belle spiagge di Melendugno (sennò che gusto ci sarebbe nel trasformare la Puglia in una servitù di passaggio e in una terra di inutile accumulazione di fonti energetiche senza il colpo di grazia agli ultimi baluardi della grande bellezza).
Ma non è solo questo. TAP, infatti, è per forza anche sinonimo di inquinamento, compreso quello dei mezzi che lavoreranno per anni per la realizzazione dell’opera, nonché quello connesso alle inevitabili perdite di gas, nei mari, nel sottosuolo e nell’aria.
Nel mare, per dire, si prospetta un cantiere caratterizzato dalla presenza di navi di supporto e di svariate escavatrici meccaniche, che come dei lombrichi scaveranno davanti per espellere detriti dal didietro. Ovviamente la roccia impermeabile dei fondali non è della consistenza della margarina. Ergo queste trivelle orizzontali necessiteranno tra gli altri anche di lubrificanti costituiti da olii emulsionati e altre schifezze la cui composizione spesso è coperta da segreto industriale. Tutto materiale che ovviamente andrà a finire nei fondali marini, nei pesci, in noi.
Per non parlare del fatto che, una volta approdato nel Salento, il TAP avrà bisogno di una centrale di pressurizzazione che, oltre ad occupare un’altra area, parrebbe di 12 ettari (e te pareva), rilascerà non olezzo di profumo Chanel n. 5 o altra acqua di colonia ma esalazioni ed altre emissioni appestanti dappertutto, e con tanto di colonna sonora (altrimenti detta inquinamento acustico); senza citare il resto dei danni alla flora, alla fauna e a ciò che rimane della povera catena bio-alimentare.
Dulcis in fundo? Sembra che anche i TAP-dirigenti candidamente ammettano che una struttura del genere abbia una durata media di 50 anni, al termine dei quali verrebbe chiuso il rubinetto e abbandonato tutto in loco, e buonanotte ai suonatori (della pizzica di San Paolo).
*
Ma a quanto pare l’inquinamento del TAP non sembra essere solo ambientale, evidentemente è anche sociale, culturale, intellettuale, mentale. Basta leggere le risposte date al telefono a Raimondo Rodia da parte di un esponente del comitato festa patronale di Galatina - secondo cui non sarebbe importante la provenienza dei 30 denari ma il loro utilizzo - per averne la prova inconfutabile. Come si fa a proferire una scemenza del genere e soprattutto in nome di quale etica rimane il più classico dei misteri dolorosi.
*
Ma poi mi chiedo ancora se non sarebbe più “cristiano” che a finanziare la festa di un santo patrono fosse la comunità tutta, autotassandosi come fanno altrove senza il bisogno di presentarsi al cospetto dei marpioni di turno con il cappello in mano.
E’ davvero così difficile che i 30.000 galatinesi si mettano una mano sulla coscienza e l’altra in tasca per tirar fuori due euro (dico 2 euro) pro-capite per racimolare una cifra più che sufficiente per dar vita a dei festeggiamenti decorosissimi e soprattutto “partecipati” (in tutti i sensi)?
Se davvero così fosse (o non fosse) significherebbe che il popolo di Galatina ha ceduto se stesso, la sua vita, il suo territorio a chi crede che tutto possa essere comprato, dandosi così alla più abietta forma di prostituzione. E allora meglio sarebbe, per uno scatto di dignità, boicottare questa benedetta festa patronale.
Mi sarei aspettato che il mio sindaco, sul tema, avesse proferito più o meno queste parole: “Cari concittadini, per sentirci comunità non abbiamo bisogno di imbonitori, ma di determinazione e fantasia al fine di preservare la nostra storia, la nostra terra, la nostra serietà. Diciamo una buona volta un secco no a chi ci vuole come un popolo ubbidiente e cieco, rassegnato, fatalista e prezzolato che non s’accorge – o non gliene importa niente – se gli sottrarranno terra e democrazia. Riscattiamoci dal morso di questa nuova tarantola, rappresentata da un capitalismo di rapina che privatizza gli utili e socializza le perdite, credendo poi di darci il contentino sotto forma di sponsorizzazione”.
Ma per sentire un discorso di questo tenore da parte di Mimino nostro ci vorrebbero due miracoli: uno di San Pietro ed un altro di San Paolo. In contemporanea.
Antonio Mellone
ago262018
Detta i tempi del raduno per l’inizio della stagione 2018-2019 il preparatore atletico di Efficienza Energia, dottor Alessio Pica, fissando per lunedì 27 agosto l’inizio della preparazione precampionato.
Individuato quale figura professionale preposta a curare e gestire la preparazione motoria degli atleti, la sua presenza completa le ramificazioni della struttura tecnico-medica capace di pianificare le giuste strategie di allenamento ed un’azione coordinata di pronto intervento sanitario.
Lo staff medico, guidato anche quest’anno dal dott. Fernando Vernaleone , sarà supportato dall’osteopata dott. Marco De Matteis, dal fisioterapista dott. Mauro Vernaleone e dall’assistenza del maestro Graziano Russo, titolare della palestra TRAINING CENTER di Galatina, per il rispetto dei protocolli di esecuzione dei vari test.
“L’incarico ricevuto dal presidente Santoro, afferma Alessio Pica, è di grande responsabilità in quanto il mio lavoro dovrà garantire la miglior condizione fisica degli atleti nei vari periodi della stagione sportiva. Mi sono confrontato con gli allenatori Stomeo e Bray, esponendogli la programmazione dei test diversificata per la fase precampionato e per quella agonistica, convenendo di modificare in itinere alcune situazioni derivanti da eventuali infortuni o da necessarie azioni emergenti dalla comparazione dei dati antropometrici.“
L’appuntamento per i tifosi, quindi, è per le ore 18.30 di lunedì 27 al PalaPanico : verrà presentato l’organigramma societario di EFFICIENZA ENERGIA, i dirigenti assegnatari delle deleghe operative, la guida tecnica, lo staff sanitario ed infine gli atleti che comporranno il roster.
Piero de lorentis
AREA COMUNICAZIONE
OLIMPIA S.B.V. GALATINA
gen142011
Una petizione contro i megaimpianti fotovoltaici industriali e sperimentali sul territorio agricolo del comune di Cutrofiano, dove si sta realizzando, con il parere favorevole di Legambiente nazionale, l’impianto di Exalto s.r.l. su 26 ettari. Partiti, movimenti, liste e gruppi politici locali, associazioni, comitati e tutti gli altri organismi sociali presenti e operanti sul territorio comunale, rivolgono al sindaco ed al consiglio comunale di Cutrofiano una petizione promossa dal comitato “Forum Amici del Territorio”, in cui si dichiara la netta contrarietà agli impianti che s’intendono porre in essere.
Considerando che con le diffuse attività estrattive attraverso la coltivazione di cave a cielo aperto ed ipogee, il comune di Cutrofiano è già stato irrimediabilmente deturpato, i sottoscrittori della petizione denunciano l’abnorme proliferazione su tutto il territorio comunale di progetti riguardanti insediamenti produttivi di energia elettrica aventi carattere industriale altamente invasivi, quali impianti di centrali elettriche fotovoltaiche di media e grande estensione.
La realizzazione indiscriminata di tali impianti porterebbe, secondo il fronte del no, allo stravolgimento del territorio agricolo, alla devastazione del paesaggio tipico salentino, alla svalutazione economica di immobili limitrofi agli impianti, allo scoraggiamento di investimenti per attività agro-turistiche nuove ed esistenti, “vero motore economico nel futuro della comunità cutrofianese”: “La smisurata incentivazione del Conto Energia italiano, la più alta al mondo – si legge nel testo -, su sistemi industriali di energie rinnovabili tecnologicamente poco efficienti, con produzioni discontinue e costosi per l’utenza finale, sommata a scelte energetiche errate, coronate dal Piano energetico ambientale regionale pugliese (Pear), hanno prima favorito e successivamente avallato, con un tardivo ed ambiguo intervento di parziale limitazione, una logica basata sull’insediamento selvaggio di impianti energetici da fonti rinnovabili di media e grande potenza, autorizzati spesso solo con la denuncia di inizio attività o con un’autorizzazione regionale che comunque offende la partecipazione e la decisionalità democratiche e la corretta pianificazione territoriale”.
Le recenti linee guida della Regione Puglia del 30 dicembre 2010, in vigore dall’inizio dell’anno 2011, “non apportano efficaci strumenti di tutela del territorio agricolo, ma sottolineano la sempre più discussa discrezionalità degli organismi preposti all’autorizzazioni degli impianti”. Per questo, i sottoscritti evidenziano che la “solidarietà energetica” con altre regioni non possa diventare “il pretesto per avallare una incontrollata proliferazione di progetti energetici sul territorio comunale e pugliese, per produrre energia notevolmente sovradimensionata rispetto ai consumi che, peraltro, determina gravi sprechi nelle linee di trasmissione”.
“Si rileva altresì – si legge ancora - come grandi holding straniere, del nord e centro Italia, hanno intrapreso un’azione di ‘colonizzazione energetica’ ai nostri danni, utilizzando mediatori locali, associazioni ambientaliste compiacenti e appoggi politici trasversali”. Per quanto esposto, i sottoscriventi chiedono che il consiglio comunale di Cutrofiano, in linea con gli orientamenti già espressi, “deliberi una posizione di contrarietà a qualsiasi impianto fotovoltaico di tipo industriale e/o sperimentale, sia tradizionale e/o a concentrazione sui terreni agricoli nel Comune di Cutrofiano, favorendo gli impianti di autoconsumo privati e pubblici e indicando una limitata e selettiva scelta di pochi siti in aree industriali ed artigianali per i primi”.
Inoltre che il Consiglio comunale di Cutrofiano, la Commissione urbanistica e l’Ufficio tecnico predispongano ed approvino “un regolamento sulle energie a fonti rinnovabili per la salvaguardia e tutela del territorio comunale, integrando quanto previsto dal precedente punto al fine d’impedire la sfrenata ed incentivata corsa alla speculazione nella produzione elettrica, a discapito della salute e dell’ambiente”; che l’assise “faccia proprie tutte le direttive e le indicazioni previste” dagli appositi documenti regionali e provinciali, “individuando esattamente le zone di interesse ambientale come il ‘Parco dei Paduli’”.
“E’ opportuno ricordare inoltre – spiegano - quanto sancito dalla Costituzione Italiana, ossia che ‘La Repubblica … tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione’ (art. 9), e quanto contenuto nell’articolo 2 dello Statuto della Regione Puglia, dove si chiarisce che ‘il territorio della Regione Puglia è un bene da proteggere e valorizzare in ciascuna delle sue componenti ambientale, paesaggistica, architettonica, storico-culturale e naturale’”. In virtù di questi principi i sottoscriventi ribadiscono come il “territorio non possa diventare la ‘colonia energetica’ figlia di una bolla speculativa dell’economia italiana ed europea”. La petizione ha già avuto due sottoscrizioni politiche dai circoli locali di Italia dei Valori e del Movimento “Io Sud”.
“La petizione – spiega il Geom. Gianfranco Pellegrino - mira a dare chiarezza sulle posizioni fino adesso ambigue dei vari gruppi politici locali; inoltre con la stessa il Forum preme sul Consiglio comunale al che lo stesso faccia quanto necessario a contrastare tali progetti. Il Consiglio Comunale di Cutrofiano può ancora fare molto, se attuasse le richieste indicate nella petizione renderebbe l'autorizzazione degli impianti molto complicata”.
fonte:www.comunedicutrofiano.com
dic212019
L’Ente del Terzo Settore “Cuore e mani aperte” OdV e l’Associazione Virtus Basket di Galatina si stringono in un sodalizio di solidarietà, donando un’Area Giochi inclusiva.
A partire dalle ore 10:30 di domenica 22 dicembre, presso l’Area verde “Prof. V. Carrozzini” in Via Calatafimi a Galatina si svolgerà il rito di consegna dell’Area Giochi Inclusiva dedicata al Funzionario dell’AISE (Agenzia Informazioni e Sicurezza Esterna) Dr. Pietro Antonio Colazzo, insignito della “Croce d’onore alla memoria”, per essere caduto a Kabul il 26 febbraio del 2010, a soli 47 anni, durante un attentato terroristico in cui ha contribuito a salvare la vita di altri connazionali.
L’Area viene donata dall’E.T.S. “Cuore e mani aperte” O.d.V. e dall’Associazione “Virtus Basket Galatina”, promotore dell’iniziativa “TappiAMO Galatina” e con il sostegno importante di alcuni sponsor privati. L’iniziativa “TappiAMO Galatina” ha visto la concreta partecipazione di numerosi cittadini che si sono prodigati nella raccolta di milioni di tappi di plastica che, monetizzati, si sono trasformati nei giochi dell’Area in questione, quale desiderio di tantissimi bambini.
Una coesa sinergia tra pubblico, privato e associazionismo rappresenta concretamente un modo diverso di concepire e realizzare progetti per tutta la Comunità. L’area giochi in memoria del Dr. Pietro Antonio Colazzo vuole essere un’eccellenza e una nuova realtà di solidarietà per Galatina, un reale luogo di scambio reciproco, un’idea concreta di uguaglianza e uno spazio di socializzazione per tutte le età e necessità speciali.
Si tratta, infatti, di un parco giochi inclusivo ovvero un’area gioco fruibile da bambini aventi ogni tipo di abilità indipendentemente dalle loro capacità fisiche e mentali, attrezzato con giostrine adatte anche a bambini con disabilità.
Contestualmente all’inaugurazione verrà messo a dimora un albero che fornirà linfa vitale alla memoria delle eroiche azioni di Pietro Antonio Colazzo che antepose la vita degli altri e il suo dovere alla salvaguardia della propria vita.
Legare idealmente il suo nome ai bambini trae spunto dal significato che lui stesso riconosceva al suo lavoro di dialogo con le diverse culture e al suo impegno personale per la realizzazione di un mondo migliore da destinare agli uomini di domani con nobili sentimenti di umana convivenza multietnica e di pace.
“Sono molto commosso per questa donazione, perché in 20 anni di missione da Cappellano ho cercato sempre di essere vicino ai meno fortunati, agli ammalati, a quanti sono costretti a vivere un percorso di vita difficile a causa delle loro condizioni psico-fisiche. Con questa donazione, per la seconda volta, dopo il Parco Giochi inclusivo donato alla Villa Comunale di Lecce nel dicembre del 2017, superiamo le porte degli ospedali e andiamo dritti nel cuore della Comunità. Ma i destinatari finali delle nostre opere sono sempre gli stessi: i bambini meno fortunati. Dalla Bimbulanza alla clownterapia, dal Sorrisinbus alla colorazione della risonanza magnetica, i piccoli salentini occupano da sempre un posto di primo piano nel nostro cuore. Stavolta vogliamo consentire a tutti, ma proprio tutti i bambini, di poter esercitare il loro diritto al gioco. L’esperienza ludica è anche esperienza formativa e di socializzazione. Non si può ammettere che a qualcuno venga preclusa. Questi giochi consentiranno ai bambini con disabilità di giocare assieme agli altri. È così che si realizza la vera integrazione. La mia commozione è dovuta anche alla collaborazione con l’Associazione Virtus Basket di Galatina, credo infatti che quando gli Enti del Terzo Settore stringono le maglie di una rete non può che generarsi un circuito in grado di promuovere vero benessere per chi vive condizioni di svantaggio. Concludo esprimendo tutto il mio apprezzamento per l’idea di intitolare l’Area Giochi a Pietro Antonio Colazzo, emblema per eccellenza di altruismo e amore per il prossimo, prima ancora che verso se stessi ” - sono le parole con cui Don Gianni Mattia, presidente e fondatore dell’Associazione Cuore e mani aperte presenta l’iniziativa.
«L’anno scorso – sottolineano Sandro Argentieri e Piero Luigi Russo, responsabili del progetto “TappiAMO Galatina” promosso dall’Associazione “Virtus Basket Galatina” – abbiamo contribuito, grazie alla monetizzazione di circa un milione e mezzo di tappi, ad attrezzare di giochi piazzetta "G. Fedele" a Galatina e i giardini "Madonna delle Grazie" a Noha. Nel 2019 abbiamo pensato di “volare alto” e innescando la collaborazione tra pubblico, privato e associazionismo abbiamo dato vita a un vero e proprio circolo virtuoso e ne siamo orgogliosi perché non c’è niente di più bello che ricevere un sorriso dai bambini.
Se questo sorriso serve anche e soprattutto a dare valore e significato al sacrificio di Pietro Antonio Colazzo allora siamo molto fieri di essere riusciti a realizzare un progetto che ci è sembrato essere un grande segno di civiltà».
Il programma dell’inaugurazione prevede una esibizione degli alunni della Scuola Primaria dell’Istituto Comprensivo Polo 3 di Galatina che intoneranno l’Inno di Mameli, impreziosendo di fatto con la loro presenza la manifestazione, e successivamente si procederà al tradizionale taglio del nastro alla presenza delle Autorità Militari, civili e religiose.
L’Associazione Cuore e mani aperte OdV è stata fondata nel 2001 e da allora opera con spirito di carità cristiana in tutte le situazioni di bisogno, con particolare riferimento alle esigenze di natura socio-sanitaria. Negli ultimi anni ha sviluppato una significativa attenzione verso l’umanizzazione delle cure e degli spazi ospedalieri. In questo ambito si inseriscono numerose iniziative: dalla Bimbulanza allo Spazio Benessere, da una Casa di Accoglienza per i parenti dei degenti alla colorazione della Risonanza Magnetica del Fazzi.
L’Associazione Virtus Basket di Galatina è nata nel 2015, nel nome della Virtus, storica squadra di serie A per anni del mondo cestistico italiano. Iscritta alla Federazione Italiana Pallacanestro partecipa da anni a numerosi tornei federali sia con il settore giovanile che con il nutrito gruppo minibasket.
Per info consultare:
Riferimenti:
Franco Russo, vicepresidente Ass.ne Cuore e mani aperte OdV: 392 15 19 668
Sandro Argentieri, responsabile TappiAmo Galatina/Virtus Basket Galatina: 333 4368532
Piero Luigi Russo, responsabile TappiAmo Galatina/Virtus Basket Galatina: 349 84 71 729
info@cuoreemaniaperte.it
nov302014
Giorni fa è apparso su questo sito un laconico comunicato-stampa da parte del nostro amatissimo assessore con delega ai contorsionismi, ing. Andrea Coccioli, già noto ai nohani come il promotore finanziario delle loro sepolture.
Nella prima parte del pezzo l’assessore - che a quanto pare ha preso a cuore la storia della vecchia-e-a-tratti-ristrutturata scuola elementare di Noha (ma così a cuore che gli dispiace evidentemente di liberarsene risolvendo una buona volta i problemi creati da chi sa chi) - ha ribadito che quel centro polivalente è collaudato ed agibile (chi mai avrebbe osato dire che non lo fosse rimane un mistero) e che è affidato al Cesfet (cioè a quei ragazzi-eroi che, nonostante tutto, cercano di far funzionare al meglio quella struttura).
Se il suddetto assessore ai lavori cubici si fosse limitato a puntualizzare l’ovvio ed il già noto di cui sopra noi non avremmo osato batter ciglio, né storcere il muso. E’ che purtroppo per lui, ma soprattutto per noi, si è dilungato sciorinando in politichese stretto delle ossimoriche incommensurabili corbellerie, tipo che “la struttura assegnata al consorzio C.E.S.F.eT. è perfettamente funzionante con l’allaccio elettrico provvisorio sufficiente per un suo efficace utilizzo”, e che “E’ tuttavia necessario ampliare la potenza elettrica come previsto”.
Di grazia, se la struttura è “perfettamente funzionante” perché mai “è necessario ampliare la potenza elettrica come previsto”? E in quel “perfettamente funzionante” - chiediamo - sono per caso inclusi anche l’impianto di riscaldamento, l’ascensore e il fotovoltaico installato in terrazza? In caso contrario, cosa intende il nostro arrampicatore sugli specchi pubblici per “perfettamente funzionante”?
Pensando ancora di prenderci per il loculo, l’assessore continua imperterrito nelle sue iperboliche castronerie affermando che “non è stato possibile dar corso al completamento in quanto non erano disponibili le somme necessarie alla costruzione della cabina elettrica propedeutica ad un aumento di potenza”. Al poveretto sfugge forse che per la ristrutturazione della vecchia scuola elementare di Noha furono stanziati e spesi all’incirca 1.300.000 euro di soldi nostri; che quella cifra non proprio modestissima comprendeva la consegna della struttura “chiavi in mano”, cioè funzionante di tutto (non tutto tranne qualcosa come attualmente purtroppo ancora è); e che il lemma “propedeuticità” connesso alla cabina elettrica avrebbe dovuto assumere un significato letterale e non letterario, vale a dire che qualcuno avrebbe dovuto pensare ad una cabina elettrica un po’ prima di inaugurare quel centro polivalente, e non invece accorgersi, a scoppio ritardato, che qualcosa non andava per il verso giusto.
Poi finalmente il nostro assessore del fare (giri di parole) chiude il suo tractatus con il più classico dei giuramenti politici (altro ossimoro), da proferire solennemente con la mano sul cuore: “L’attenzione sul tema non è mai calata [chissà se grazie anche alla trentina di nostri articoli sul tema, ndr] tanto che ora sono state individuate le risorse economiche [ah sì? Bene, bene. E a quanto ammonterebbero queste “individuate risorse economiche”? Si potrebbe venire a saperlo o questi numeri rientrano nel quinto mistero di Fatima, anzi di Galatina? Ndr] e quindi l’ufficio lavori pubblici provvederà [si ha per caso un’idea dei tempi? Diciamo tra giugno e settembre 2015? Ndr] di concerto con Enel [i famosi concerti del mostro, ndr] ad effettuare i lavori [stavolta, speriamo non pubici, ndr].
Qui è come se un collaudatore di biciclette (posto che questi, nonostante i convegni sul tema, sappiano cosa sia una bicicletta) avesse voluto rifilarcene una senza sella per la modica cifra di 1.300.000 euro, cercando di vendercela come “collaudata ed agibile” ovvero “perfettamente funzionante”, e con la pretesa di vederci addirittura contenti e soddisfatti, come tanti lecculi.
Antonio Mellone
mag122019
Certo cosa può essere di più formativo che riunire i ragazzi nella scuola,nella storica palestra della Pascoli per trepidare, soffrire ed infine gioire per una squadra che aspira ad entrare, anzi rientrare in A.
L'idea è del prof.Coccioli e del sindaco del Consiglio Comunale dei ragazzi, Edoardo De Pascalis, la richiesta alla Dirigente Anna Antonica è d'obbligo e in poche ore la macchina scuola si mette in moto per consentire la realizzazione di questo momento di" formazione inusuale".
Rispettate tutte le norme di sicurezza,come aveva dovuto pretendere la Dirigente,si è predisposto il setting per la visione sentita e partecipata della diretta televisiva.
LA REDAZIONE DEL PRIMO POLO
Istituto Comprensivo Galatina
lug012015
Chi era Carmelo Convertino. Un pezzo di cielo azzurro piombato all’improvviso nel mio ferreo realismo di poca speranza.
Carmelo nasce in una famiglia di salentini come me. Loro però sono di Brindisi e, negli anni ’60, si trasferiscono a Torino per lavoro. A tre anni lo colpisce la malattia. Non entro nel merito di questo argomento, non è quello che voglio dire e mi mancano le informazioni. So solo che Carmelo lo vedo com’è e tanto mi basta. Ha la colonna vertebrale sostenuta da un busto, molto rigido, tipo quelli che si fanno indossare agli adolescenti per curarne la scoliosi. Se non fosse per il corsetto si ammucchierebbe a terra come un pacco di argilla molle. Parla molto bene e ha una voce da baritono, non canta ma adora la musica. Ha attrezzato la sua casa con un impianto hi-fi all’ultimogrido. Naturalmente non cammina, ma scorrazza ovunque con la sua super carrozzella elettrica. Quando ha le batterie scariche sgancia i motori e, sorridendo, ti chiede di dargli una spinta. Quando lo prendo in braccio per trasferirlo dalla carrozzina al sedile dell’auto, scherzando mi chiede scusa per la barba ispida. Muove a malapena il braccio destro, con il quale gestisce i comandi della sua poltrona spider. Quel poco che riesce a fare quindi, lo fa con la destra, la sinistra è quasi immobile. Me lo vedo piombare addosso felice come una pasqua in un giorno di primavera, ha saputo della mia provenienza salentina ed è felice di farmi ascoltare le sue musicassette con le canzoni nel nostro dialetto. Diventiamo presto amici, per affinità di onestà intellettuale. Ci rispettiamo a vicenda e per me è un fulmine a ciel sereno. Mi riferisco alla sua incredibile positività e al suo eccezionale entusiasmo. L’amicizia è un dono inestimabile, difficile da trovare e Carmelo è sempre sorridente e non perde mai l’ottimismo. Per me resta un mistero. Una di quelle cose che forse vengono classificate tra i miracoli, fra le cose incomprensibili. Come si spiega altrimenti il suo buonumore costante nonostante la sua evidente sfortuna. Ogni tanto, a causa della sua postura, gli si gonfiano i gomiti e deve farsi estrarre i liquidi. Si è fatto imbottire i braccioli ma evidentemente non basta. Non si lamenta mai di niente. Dice solo che se dovesse nascere un’altra volta vuole essere un cavallo, per correre in tutti i prati del mondo. Poi scherzando piroetta rapidamente sfiorando con la mano sinistra (sorprendentemente aperta alla presa) il fondo schiena di Beatrice, una delle nostre colleghe.
Anche loro, le ragazze, gli vogliono un bene dell’anima e lo lasciano fare ostentando un finto disappunto per le sue carezze involontarie. Non ho mai voluto indagare oltremodo sulle sue potenzialità sessuali, ci siamo sempre mantenuti liberi nel gioco degli eventi, con le dovute attenzioni e soddisfazioni reciproche, senza mai neppure un piccolo screzio. Mai. Abbiamo passato insieme delle bellissime giornate, uniti nella difesa dei nostri diritti da lavoratori, quale lui stesso era diventato. Un collega amico.
In azienda gli avevano costruito un tecnigrafo su misura con il quale Carmelo riusciva a tracciare schemi elettrici con la stessa precisione di un sistema Cad. E per lui era quella una grande soddisfazione. Vincere le barriere che la natura gli aveva procurato era una sfida quotidiana, e riusciva sempre in ogni suo obiettivo. Con la sua donna, una ragazza poco più vecchia di lui, ma con meno problemi di deambulazione, avevano messo su casa in un appartamento al primo piano in c.so Lombardia. Tutto era attrezzato per la sua libertà d’azione, ogni cassetto, maniglia, comandi per la doccia, ingressi e uscite erano alla sua portata. Aveva studiato soluzioni impensabili che mostrava con orgoglio. Era il mese di giugno del 1989 e facemmo appena in tempo a invitarlo nella nostra nuova casa di Rivoli, e con i primi caldi Carmelo ci lasciò. Ancora oggi, dopo 26 anni, mi chiedo come sia possibile stare una vita accanto a persone che appena svoltato l’angolo le scordi, e invece c’è chi, pur avendolo frequentato poco, ti resta impresso nella mente per sempre. Carmelo: un amico che rivedrò volentieri.
Marcello D’Acquarica
set132020
Siamo giunti ormai agli ultimi minuti di una “partita” tutt’altro che amichevole che si è giocata in un clima surreale e che ha visto contrapposti da un lato un maledetto virus che aveva deciso di cancellare le nostre strette di mano, i nostri abbracci, le nostre passeggiate, le nostre feste di compleanno, i nostri anniversari, gli ultimi saluti ai nostri cari defunti e dall’altro un gruppo di uomini e di donne che ha letteralmente lanciato il cuore oltre l’ostacolo, oltre le difficoltà, e si è messo in moto e in men ce non si dica ha raggiunto livelli incredibili di solidarietà mettendo in campo le più volenterose Associazioni del territorio.
La rete di solidarietà messa in piedi in pochissimi giorni si è mossa praticamente alla stessa velocità dell’emergenza. Si è diffusa a macchia d’olio, come il rosso di cui, nei decreti del governo e nostro malgrado, sì è rapidamente tinta la nostra amata Italia. Ha inseguito ogni richiesta degli Operatori Sanitari del Santa Caterina Novella di Galatina.
Alla fine il risultato è stato di 26.178,83 a zero.
Ad oltre 26.000,00euro ammontano infatti le donazioni raccolte grazie alla campagna di solidarietà #doniamoaiutiamovinciamo.
Abbiamo acquistato:
Totale spese per oneri e commissioni, imposte di bollo 190,00euro.
Numerose sono state le dimostrazioni di affetto e tantissime sono state le donazioni che ci hanno consentito di raggiungere traguardi insperati solo un paio di mesi fa, ma una cosa in modo particolare ci ha colpito: il rispetto e la sensibilità, sicuramente instillata dai genitori e dagli educatori, di un gruppo di “Bambini” (V sez. A - Scuola Primaria – 1° Polo Galatina) che ha voluto partecipare a questa maratona benefica, tramite la nostra raccolta fondi.
Doveroso a questo punto ringraziare tutti privati e tutte le Associazioni che hanno contribuito a questa maratona di solidarietà di seguito elencate. In particolare ringraziamo di cuore tutti i dipendenti interni e le maestranze delle ditte esterne dello stabilimento di Galatina della Colacem che, grazie a Massimo Panico, Enzo Del Coco, al Direttore ed alla RSU di stabilimento, hanno effettuato una donazione consistente.
Amici della Madonnina – Galatina;
Ass. Volontari Ospedalieri Onlus Galatina;
Ass. Arma Aeronautica "F. Cesari" Galatina;
Ass. Arma Aeronautica "R. Russo" – Cutrofiano;
Ass. Culturale Espressioni;
Ass. Francesco Marco Attanasi onlus;
Ass. Turistica Pro Loco Galatina;
Cinquanta anni dal diploma terza C;
Città Nostra;
Commercianti Corso Porta Luce – Galatina;
Demos Palestra Soleto;
Ditutto.it;
Dipendenti interni e maestranze ditte esterne stabilimento di Galatina della Colacem;
Efficienza Energia Gas & Power;
Fantacalcio: Mariano Alessandro, Tempesta Simone, Stifani Gianmarco, Resta Alberto, Balena Simone, Marchese Roberto, Pellegrino Nicolas, Cardinale Giorgio, Zavatti Andrea, Apollonio Luca che hanno devoluto l’importo del montepremi del fantacalcio per la nostra raccolta fondi;
Farmacia Bucci;
Farmacia Licignano;
Inondazioni APS;
Legambiente Galatina;
Marco Fulgido Macelleria;
Miriàm: donne per il sociale odv;
Mood;
Noha.it;
Nuova Colì;
Olimpia SBV Efficienza Energia;
Quelli di piazza San Pietro 2.0;
R.G. service;
Showy Boys ASD Galatina;
SOS Galatina;
Università Popolare "Aldo Vallone" - Galatina;
Virtus Basket Galatina - TappiAmo Galatina - raccolta eco-solidale tappi di plastica.
Attraverso questo link potrete visionare la lista movimenti in uscita:
Attraverso questo link potrete visionare la lista movimenti in entrata:
I responsabili della campagna di solidarietà confidano, oggi più che mai, che a questo generoso slancio della cittadinanza segua un doveroso rilancio del Santa Caterina Novella.
12 Settembre 2020
#doniamoaiutiamovinciamo
feb172018
Ha preso il via per l’anno scolastico 2017/18 il progetto di “Avviamento allo sport” organizzato dalla Showy Boys in collaborazione con l’Istituto Comprensivo “Polo 3” di Galatina. La società bianco-verde ha stabilito una partnership con la scuola primaria basato su iniziative che contribuiscono alla diffusione della disciplina sportiva quale strumento in grado di conseguire importanti traguardi formativi.
Il progetto voluto dalla Showy Boys, riconosciuta dalla Fipav Scuola Regionale di Pallavolo e insignita del Marchio d'Argento quale certificazione di qualità per l'attività giovanile, prevede un’attività motoria e sportiva e di avvio alla pratica del minivolley tra gli studenti della Città.
“L’obiettivo è la diffusione del gioco della pallavolo come momento ludico e di aggregazione – spiega il tecnico federale Orazio Codazzo, responsabile del progetto e del settore minivolley della Showy Boys - i ragazzi possono imparare alcune nozioni tecniche ma soprattutto sviluppare quelle capacità coordinative di base che oggi sono l’elemento essenziale di ogni pratica sportiva”.
L’attività prevista dallo staff di allenatori consiste nello svolgimento di un programma sviluppato ad hoc per le classi della scuola primaria e che vede gli alunni impegnati sino alla fine dell’anno scolastico.
Soddisfazione per la collaborazione con la società sportiva galatinese è stata espressa dal dirigente scolastico prof.ssa Rosanna Lagna soprattutto in virtù dell’importanza di un progetto che si propone di promuovere l’educazione motoria e ludico-sportiva finalizzata alla crescita culturale, civile e sociale dei più giovani.
www.showyboys.com
mag252011
(articolo mio pubblicato su Repubblica/Edizione Ligure venerdì 20 maggio 2011)
Un terremoto annunciato si è abbattuto su Genova ad opera dello Spirito Santo che in questa occasione si è domiciliato in una parrocchia di Sestri Ponente, diocesi di Genova. Dopo gli Usa, l’Irlanda, l’Austria e il Belgio, è ora il turno della chiesa italiana, a cominciare, in ordine gerarchico da Genova, diocesi del presidente della Cei, card. Angelo Bagnasco. Con una aggravante: alla pedofilia, già di suo crimine orrendo, si aggiunge l’uso abituale e lo spaccio di cocaina. Alla luce di quanto sta emergendo in questi giorni e in queste ore, negli anfratti, nei locali e forse addirittura nella stessa chiesa della parrocchia dello Spirito Santo di Sestri, si è sviluppata una tragedia che si fa fatica a capire e digerire. Il cardinale Bagnasco, in prima battuta, contrariamente allo stile clericale del «sopire, troncare, padre molto reverendo; troncare, sopire» di manzoniana memoria, si è mosso subito e bene e gliene va dato atto, ma a mio parere è arrivato fuori tempo massimo e anche stordito dalla violenza del turbine che ancora lo condiziona. Ieri, al santuario della Guardia, durante l’annuale raduno dei preti ha espresso il suo dolore e sconcerto, aggiungendo che “nulla faceva prevedere quanto successo”. Mi dispiace dovere ancora una volta dissentire da codesto modo di sminuire la gravità e anche le responsabilità del sistema clericale che recluta preti a costi di saldi, purché garantiscano obbedienza esteriore, rinuncia a pensare con la testa e uomini funzionali alla struttura, anche se immaturi, inadatti e potenziali bombe ad orologeria perché affettivamente incompleti e infantili.
Parrocchia S. Torpete - Genova
ago042011
Torna anche quest'anno a Noha per la quarta volta il motoraduno “moto Guzzi, miero e pizzica”, insieme al ritmo della pizzica Salentina.
Di seguito il programma dell'evento
Venerdì 26 agosto
Ore 19.00
Sabato 27 agosto
Ore 9.30
Ore 10.30
Ore 16.00
Ore 18.00
Ore 19.00
Ore 20.30
Domenica 28 agosto
Ore 9.30
Ore 10.30
Ore 12.00
Ore 13.30
feb252011
Da quanti punti di vista è possibile ammirare le bellezze della nostra terra? Qual è l’altezza giusta o l’altra città da raggiungere per rendersi conto che quello che sino all’altro giorno ci circondava era unico? Qual è l’angolo giusto, il cono di luce appropriato, la giusta misura di apertura dell’obiettivo, il ritmo corretto di vibrazione delle ciglia, per riuscire a scorgerne anche gli aspetti negativi? Tanti e a tal punto sofisticati sono gli accorgimenti da adottare per un’osservazione attenta e critica di quella terra divenuta luogo della nostra esistenza.
È proprio dall’osservazione, a mio parere, che occorre ripartire per costruire un futuro diverso attorno a noi. E l’arte ci può essere d’aiuto. Vi proponiamo quindi un video in cui gli scatti dell’artista salentino Gianfranco Budano vengono sontuosamente abbinati alle note di una composizione del musicista francese René Aubry dal titolo Salento (Plaisirs d’amour, 1998). Ovviamente non poteva mancare l’estratto letterario da un’opera che racconta il Salento, questa volta attraverso la voce di chi sente il bisogno fisico del ritorno alla propria terra: parliamo di “Lecce-Ravenna Andata e ritorno” del conterraneo Maurizio Monte (pagg. 78-80, Edizioni Clandestine, 2006).
Sono cresciuto con un Dio che non era solo quello circoscritto da una religione preposta a farmelo sostenere come fosse una squadra di calcio.
Ora lo respingevo, ma in cuor mio sapevo che prima o poi sarebbero riemersi gli originari sentimenti.
Si fa fatica a non credere a qualche forma di provvidenza divina quando sei cresciuto all’ombra degli ulivi più generosi del pianeta, quando hai visto fiorire i mandorli a Gennaio, quando ti sei inebriato dell’odore di un vigneto ricchissimo, specchiandoti negli occhi di una ragazza sincera.
Ti si è rivelato tutto e delle certezze scientifiche non sai che farne…
Tuttavia, crisi mistica e frisellate a parte, di quella estate sponda sud-est ho pochi aneddoti da raccontare, trascorsa come fu fra incoscienti corse in moto su una litoranea arroventata dal vento d’Africa, gioia dei rettili che popolano i suoi muretti a secco, romantici confini di paradisiache combinazioni floreali.
Contemplando quel panorama straordinario, mescolavo il mio infinito amore per quella terra alla critica più feroce verso quanti non riuscivano ad amarla alla stessa maniera.
A ora di pranzo salutavo la campagna e rincasavo sempre, i piatti della mamma avevano priorità su tutto, per chi vive fuori sono veri e propri momenti di culto.
Parcheggiavo sul pianerottolo di casa una moto che sembrava un pit bull incazzato e il ticchettio che emetteva il metallo dilatato si protraeva per ore tra il rimuginare di mio zio, l’incredibile Ucciu, e una temperatura che di certo non favoriva il raffreddamento.
Lo zio alludeva malandrino alle mie bravate, scuotendo il capo col sorriso marpione di chi si è arroventato sotto il sole della campagna, ma ha scandito le ore della giornata tracannando il vino rosso della propria vigna.
Impersonificava perfettamente il contadino del Salento: copricapo di paglia, canotta celestina bucata qua e là e jeans tagliati ad altezza di cosce lucide e sì scolpite da richiamare quelle marmoree del David.
Agile e forte, conosceva bene quel caldo solido che mi costringeva spesso a rallentare e mandare giù a pieni polmoni, pollini miracolosi alla mia causa.
Coltivava la terra con attrezzi primordiali, reticente verso i mezzi moderni, era convinto che bastava andare a letto presto per non averne bisogno.
Mangiava le sue verdure, i suoi ortaggi e la sera passeggiava vicino casa immerso nei suoi pensieri a mo’ di digestivo, con le mani rigorosamente dietro la schiena in un tipico atteggiamento meridionale ereditato dai filosofi greci.
Non credo che l’incredibile Ucciu fosse meno felice di Rupert Murdoch o Bill Gates…
Non conosceva una parola di inglese, per lui era un’impresa anche comunicare in italiano ma non gliene importava minimamente perché sapeva che non era conoscendo il significato della parola “software” che si vive meglio.
A lui bastava il dialetto per comunicare con chiunque, se proprio era necessario farlo.
Spero che il mondo capisca presto che “allargare i propri orizzonti” non significa prendere tre lauree e conoscere sette lingue aspirando alla vita newyorkese.
Lo zio era un re: respirava la sua aria, quel mischione di pollini marini e rurali, l’odore di quel putridume di vita passata, comunemente detto terra.
Ognuna sprigiona il proprio respiro e per capirne l’importanza dell’essenza, devi allontanartene.
Quando ci ritornerai, riconoscerlo sarà il più naturale degli esercizi, nonché un piacere indicibile.
Michele Stursi
mag272017
Il 3 e 4 Giugno prossimi non sarà solo il rombo di motori e le carrozzerie scintillanti ad invadere le strade e le piazze di Galatina, ma anche spazi dedicati all’educazione stradale per i più piccoli, alla musica di band emergenti del territorio, momenti di convivialità e di vera e propria “scoperta” delle due ruote.
Si, perché, per gli organizzatori del motoraduno “moto in Festa” la passione per le due ruote non è fatta solo del piacere del vento tra i capelli, ma è un insieme di valori e sentimenti condivisi che si devono imparare sin da piccoli. Per questo saranno proprio i bambini, in sella alle proprie biciclette, i principali protagonisti della manifestazione promossa dall’autoscuola "Tundo" in collaborazione con le associazioni Salento Bikers, Agesci, Giovani Galatinesi, Spazio Bicivetta, Vedereoltre.it e Inondazioni.it.
In Piazza San Pietro, infatti, sia nel pomeriggio di sabato 3 Giugno che nella mattinata di domenica 4 Giugno, tutti i bambini potranno sperimentare con le proprie mani la “scoperta” delle due ruote e delle sue regole, colorare i disegni dell’artista galatinese Leonardo Marco Sedile prima di partire per il BICIGIRO” per le stradine e le piazzette del centro storico.
E proprio nelle principali piazzette del centro dalle ore 18.00 del sabato oltre all’esposizione di moto d’epoca, alcune band locali, tra cui gli Vyrrtuosound quartet live e i Tembo Rock, allieteranno i presenti con la loro musica.
Ci sarà ovviamente anche spazio alle moto “dei grandi” con due moto-giri in programma nelle due giornate che prevedono, in particolare, una visita guidata al Castello di Copertino e la cena conviviale del sabato sera presso i Giardini del Palazzo Baronale di Noha. Per la serata, inoltre, è stata già prevista la possibilità di seguire la finale della Champions League tra Juventus e Real Madrid da un maxischermo.
Altra “chicca” della manifestazione sarà la presenza delle Goldwin, le caratteristiche moto molto grandi e dotate di ogni comfort, che dal loro raduno nazionale a Lecce arriveranno anche a Galatina.
A tutti i bambini che prenderanno parte attiva alla manifestazione verrà lasciato un simpatico ricordino.
Per info e iscrizioni: 368/3238431, 333/8584221, 334/6003100.
ago072014
Vuoi vivere una notte di San Lorenzo davvero speciale??!!! Che aspetti??!! Vieni a trascorrerla con noi!!!! Una serata ricca di gioia, in un luogo magico appartato delle Serre Salentine, in contrada Crumisi tra Tuglie e Sannicola. Lo sguardo in su al cielo, con lo spettacolo meraviglioso delle Perseidi, popolarmente note come ” Lacrime di San Lorenzo “, uno sciame meteorico che la Terra si trova ad attraversare durante il periodo estivo nel percorrere la sua orbita intorno al Sole. La pioggia meteorica, si manifesta dalla fine di luglio fino oltre il 20 agosto e il picco di visibilità è concentrato attorno al 10-12 agosto di ogni anno, con una media di circa un centinaio di scie luminose osservabili ad occhio nudo ogni ora. Ciò rende questo sciame tra i più rilevanti in termini di osservabilità tra tutti quelli incrociati dal nostro pianeta nel corso della sua rivoluzione intorno al Sole. Il primo appuntamento della serata sarà con Paolo Centonze, che ci farà conoscere personaggi come Eugenio Vetromile, nato a Gallipoli da Pietro dei Baroni di Palmireto e da Marcantonia Margiotta. Eugenio frequenta gli studi presso il locale seminario vestendo, il 22 giugno 1833, l’abito clericale. Padre Ruder, Provinciale generale del Maryland, decide di portarlo con sé in America imbarcandolo a Livorno, l’8 agosto del 1845, sul vapore Coosa, con destinazione Filadelfia. Al Georgetown di Washington perfeziona per 3 anni la sua conoscenza dell’inglese. All’età di 29 anni, il 23 luglio del 1848, viene ordinato sacerdote. Quello stesso anno, viene mandato nella regione del Maine in Canada, presso la tribù indiana degli Abenaki dove, in 16 anni di intenso apostolato, si dice abbia convertito alla religione cattolica oltre 30.000 indigeni indiani del Nord-America. Eugenio Vetromile, fu uno studioso del linguaggio usato da quelle popolazioni, avendo dato alle stampe, nel 1856, un libro di preghiere in dialetto Abenaki e, nel 1860, un voluminoso compendio della Sacra Scrittura, nonostante la lingua indiana fosse priva di grammatica e di dizionario. Era dal 1722 che non si tentava l’impresa di scrivere l’alfabeto indiano, da quando, cioè, Padre Rale, aveva cercato di approntare un incompleto dizionario ed un’altrettanto imperfetta grammatica. Le sue opere gli valsero l’ingresso nelle più importanti accademie scientifiche d’America e d’Europa. Fu inviato particolare del Governo americano in numerosi convegni scientifici geografici. La sua fama di poliglotta sopravvive alla sua morte, essendosi scritto di lui che aveva conosciuto 14 lingue e 32 dialetti delle varie tribù di indiani pellerossa. Le sue spoglie mortali riposano nella cappella di famiglia al cimitero di Gallipoli. Poi in un sortilegio magico, tra il fuoco ed il fumo del barbecue, conosceremo i ” Cunti intorno al fuoco ” come l’elfo dispettoso dai mille nomi : Lauro, Monacizzo, scazzamurieddhu, sciaccuddhi, carcalurù. Ecco ” Lu sciakùddhi ” descritto come un essere molto basso, ancora più piccolo di un nano, con un cappello rosso a sonagli in testa e ben vestito. Ma parleremo anche di orchi, fate, vecchie megère, ed anche ” lu Mamau ” vale a dire l’uomo Nero di queste nostre latitudini ed ancora fattucchiere, acchiature, cioè i mitici tesori nascosti dei nostri avi, modi e tempi per trovarli e conquistarli. Insomma un vero è proprio ritorno al passato nei racconti di Raimondo Rodia. Poi sarà la volta di Gianfranco Ascalone un vero terremoto, un one man show che scrive, interpreta e realizza i suoi spettacoli di cabaret. Il nostro attore, in un monologo scritto per l’occasione con la propria ironia e simpatia, ci condurrà nel suo esilarante show, attingendo a piene mani dalla sua quotidianità ( e dalla vostra ). Ironizza su vizi e virtù italiche, sulla dura vita moderna, di sè stesso e degli altri e come un pò tutti noi, si preoccupa di arrivare a fine mese, giungendovi, nonostante l’impegno, sempre e comunque in ritardo! Godetevi i pochi minuti di video in fondo all’articolo, come assaggio delle sua arte, tratti da un recente spettacolo di Gianfranco Ascalone.
PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA
CONSUMAZIONE INCLUSA
ORE 20.00: Paolo Centonze (uno dei massimi esperti italiani di Indiani d’America) alle prese con l’accensione del fuoco, la costruzione di una tenda degli Indiani d’America, e il tiro con l’arco in un’ipotetica caccia… i parallelismi tra Nord America e Salento. Mostra di pezzi di artigianato Indiano d’America in visione esclusiva.
ORE 21.00: BARBECUE racconti e storie salentine a cura di Raimondo Rodia…i racconti del mamau, degli sciaccuddhi e gli altri cunti e culacchi intorno al fuoco…
Convivialità e cabaret con Gianfranco Ascalone e infine UNA SORPRESA DA NOTTE DI LUNA PIENA… un vero Lupo Mannaro fra noi, da non perdere assolutamente. Iniziativa nell’ambito di ” Un’estate che…” – Rassegna di incontri, voci ed emozioni…d’estate! a cura degli Amici della Biblioteca di Tuglie.
ago282012
Gran successo per il 5° motoraduno "Mieru e Pizzica" organizzato dal moto Club M.I.G., che si è svolto in piazza San Michele a Noha il 25-26 Agosto 2012
mag252010
ago232018
Programma motoraduno moto Guzzi, mieru e pizzica Salento 24-25-26 agosto 2018
Giovedì 23 agosto
Ore 20.00 Street Food nella corte Arco Costantini, cena nel centro storico di Galatina con prodotti tipici del Salento e birra artigianale prodotta dal “mastro birraio Fabrizio” appositamente per la serata di apertura del motoraduno.
Venerdì 24 agosto
Ore 16.30 Appuntamento in Piazza S. Michele a Noha, trasferimento a Leverano dove visiteremo il birrificio “BIRRA SALENTO” nato dalla passione del titolare Maurizio Zecca che in pochi anni ha creato uno stabilimento di birra artigianale fra i migliori d’Italia creando un prodotto d’eccellenza variegato in tanti tipi di birra, ma sentiremo direttamente dai titolari l’interessante storia della nascita di questo stabilimento.
Alle ore 19.30 saremo in località vicino a Galatone per la serata dedicata alla musica anni 80 e 90 a cura del DJ Piero Marciano,’ cena a buffet di prodotti tipici e braceria di carne.
Sabato 25 agosto
Ore 9.30 Visita alla città di Nardò, Raimondo Rodia, la nostra guida, ci accompagnerà nella visita del centro storico di una delle più belle città del Salento dove visiteremo il Castello, i giardini le chiese, ed i palazzi, la cattedrale la splendida piazza Salandra con la guglia dell’Immacolata e l’Osanna in pietra. Alle ore 13.00 ci sposteremo a Copertino nella Cantina Copertinum una fra le più antiche del Salento, all’interno potremmo gustare un ricco buffet di sfizierie salentine con l’ottimo vino prodotto in loco, a seguire scuola di pizzica con la Maestra Valeria Gemma che insegnerà i passi di questo ballo al suono della ritmante musica in contemporanea racconteremo la storia delle Tarantate e della pizzica. Alle 17.00 rientro a Noha dove ci aspetterà un buffet di frutta.
Ore 20.30 Ritrovo in piazza S.Michele a Noha per la cena, il menù prevede pezzetti di carne al sugo, frisellata e prodotti tipici salentini. La pizzica dei Tammurria accompagnerà la serata.
Domenica 26 agosto
Ore 9.30 Partenza da Noha per Galatina per raggiungere il Museo Civico intitolato a Pietro Cavoti, nell'atrio del palazzo ci aspetterà una degustazione dei tanti tipi di dolci delle pasticcerie di Galatina, contemporaneamente a piccoli gruppi potremmo visitare il Museo insieme alla nostra guida Raimondo Rodia.
Ore 11.30 Rientro a Noha per la benedizione dei Caschi e il saluto delle autorità seguirà il buffet di saluto nel giardino delle ex distillerie Galluccio.
Iscrizione alla manifestazione euro 25,00 singolo e 40,00 a coppia e comprende
colazione, gadget, degustazioni , cena del sabato sera e buffet della domenica.
Cena a buffet del venerdì euro 20,00 a persona. Buffet di sfizierie del sabato
a pranzo euro10.00
INFO B&B
Free Camping e B&B Fabrizio 338 2091091
Info: Lorenzo 3337515721, Alberto 3288104681
Il programma può essere soggetto a variazioni.
Per tutto il periodo dello svolgimento della manifestazione a richiesta sono previste visite guidate
per il centro storico di Galatina, la splendida Basilica di S. Caterina.
CLASSIFICHE E PREMI
A . per squadre di regione – dal 1° al 3°
B . per squadre extra regione – dal 1° al 3°
C . per conduttori isolati – dal 1° al 3°
Premio alla moto Guzzi special più bella
Premio alla guzzista con il maggior numero di km percorsi
(solo se intestataria della carta di circolazione)
Soccorso stradale convenzionato
Temauto tel. 3298655296
L’organizzazione declina ogni responsabilità per quanto riguarda eventuali danni riportati dai partecipanti o da questi a terzi o a cose di terzi, nel corso della manifestazione o durante lo svolgimento dei giri turistici programmati.
Tutti i mezzi devono essere in regola con il codice della strada
motoclub MIG
apr102015
gen082022
Come diceva un vecchio statista, ora scomparso: “ A pensarci male quasi sempre s’indovina”. Una massima sempre attuale alla quale non sfuggono in tanti.
La fine dell’anno appena trascorso è stato animato dal febbrile lavoro, che ha bloccato nella giornate prefestive il traffico cittadino e suscitato le sacrosante proteste di tanti cittadini, per “toppezzare” o rifare parte del manto stradale di alcune strade di Galatina, Collemeto e Noha.
Alcune mesi fa, quando venne pubblicata la delibera dei futuri lavori, non pochi furono coloro che avrebbero voluto conoscere i motivi della scelta delle strade da rigenerare. In tanti si chiedevano se l’individuazione fosse libera da condizionamenti o favoritismi, da personalismi, od altro. Qualcuno si spinse a ricordare fatti accaduti nel passato remoto, allorquando ad essere favoriti erano amici degli amici, compagni di banco o di gioventù, amanti segrete, anzi segretissime. Altre strade, infatti, avevano bisogno di interventi urgenti: nella foto Via Giovanni XIII, nei pressi della Parrocchia San Sebastiano.
Per rinfrescarsi la memoria è bene ripassare l’elenco delle strade: Via Monte Rosa, Via Papadia, Via Novara, Via Petrarca, Via Spoleto, Via Macerata, Via Lucca, Via Metauro, Via Martiri d’Otranto, Via De Ferraris, Via Montebianco, Via Vernaleone, Arco Nachi, Via Emilia, Via Giulia, Via Monte Cassino, Via Cafaro, Via Galluccio, Via Guidano (Galatina), Via Rimini, Piazza Italia, Via Padova, Via Fiume, Via Rovigo (Collemeto), Via Benedetto Croce, Via Agrigento, Via P.pe Umberto, Via Maddalena, Via Aradeo, Via Tiziano (Noha). Facendo mente locale si possono trarre gradevoli sorprese.
Un’ultima osservazione: la professionalità della ditta che ha eseguito i lavori, come si dice, a regola d’arte, ci ha risparmiato, al contrario di quanto accaduto di recente, la bruttura della copertura con bitume dei cordoli di scolo delle acque, ma occorre rilevare che alcune strade, Via Guidano in particolare, presentano pericolosi dislivelli dove insistono i tombini, che, al fine di non danneggiare il mezzo, costringono a virtuose gincane, e che saranno, c’è da scommetterci, la causa di nuovi contenziosi con il Comune.
Ninì De Prezzo
dic282007
Vi proponiamo di seguito l’articolo a firma di Antonio Mellone apparso su “il Galatino”, anno XL, n. 20, del 7 dicembre 2007.
Cosa centra Infoprinting con Noha?
Semplice.
Intanto Infoprinting srl è stata creata ed è diretta da un manager nohano (anche se dimorante a Milano): il dott. Michele Tarantino.
Inoltre, Infoprinting è la “stampante” da cui fresco di tornio ogni mese (almeno finora) ha visto e vede la luce il nostro “L’Osservatore Nohano”. Infoprinting ha anche stampato a colori “la cartina del viaggiatore di Noha” architettata dal grande Marcello D’Acquarica. E’ inutile dire che da questa innovativa “business idea” ci aspettiamo molto altro ancora. Quindi:
AD MAIORA INFOPRINTING!
Infoprinting, nuova realtà economica a Galatina
La parola “innovazione” può essere utilizzata per denotare qualcosa (o qualcuno) che cerca d’adeguarsi ai tempi nuovi ed alle nuove forme di cultura e di vita. L’innovazione non necessariamente è rappresentata da una rivoluzione copernicana o dalla scoperta dell’America: innovazione può anche essere una combinazione inedita di elementi già noti.
Nel campo dell’economia l’innovazione può (in estrema sintesi) riguardare un po’ il prodotto, un po’ il mercato ed un po’ la tecnologia.
Ed è questo tipo di innovazione che ha cercato di introdurre Infoprinting srl, un’azienda che non ha ancora compiuto un anno di vita, ubicata in un capannone industriale sulla strada provinciale Galatina-Lecce, subito dopo il SuperMac andando verso Lecce.
Ma la sua collocazione non sarebbe tanto rilevante. Infoprinting infatti è una specie di stampante virtuale (ma la stampante è vera) specializzata nella stampa su carta e nella spedizione della corrispondenza di ogni genere. Il servizio si attiva in Internet tramite il sito www.postapronta.eu, sicché da casa o dall’ufficio con il semplice click di un tasto o di un mouse di un computer è possibile spedire in Italia e all’estero ogni tipo di carteggio, anche la posta raccomandata, saltando così gli onerosi passaggi della stampa della lettera (o di qualsiasi altro documento come le fatture, i depliant o le dichiarazioni dei redditi, ecc.), dell’imbustamento, della compilazione dell’indirizzo, dell’affrancatura e della spedizione. Provare per credere: il primo plico è gratuito.
La novità sta nel fatto che questo servizio, che va a colmare un bisogno, quello della ricerca delle economie di tempo (time-saving), forse ancora latente, ma che nel futuro non tanto remoto diventerà di primaria importanza, è offerto da un’azienda, unica in tutta l’Italia del Sud, che si trova ad un fischio dal cuore di Galatina.
Ci risulta che in maniera diuturna giungano ad Infoprinting commesse da privati e da numerose aziende pubbliche o private soprattutto del Centro-Nord. Nel Mezzogiorno c’è ancora bisogno del superamento di un certo gap conoscitivo di questo prodotto-processo inedito, anche se “il tempo è denaro” anche qui da noi.
Un’ultima annotazione. Ci teniamo a dire che chi ha voluto scommettere puntando sulla nostra terra è un pioniere nohano, Michele Tarantino, già noto “manager salentino” in alcune imprese milanesi e torinesi nel settore dell’editoria e della carta stampata. Tarantino, a dispetto di ogni avversa previsione, ha voluto a muso duro e con entusiasmo investire nel Sud ed in particolare nella nostra città, certo che l’economicità e soprattutto la qualità faranno di questa azienda un’azienda di successo. Successo che toccherà non solo l’imprenditore, ma anche Galatina tutta sempre più proiettata in Europa, anche grazie a questa ulteriore forma di innovazione.
Antonio Mellone
apr262010
ago102013
C’è una parola sconosciuta ai più, ma soprattutto ai politici. Questa parola è parresìa. La parresìa è il coraggio della verità di colui il quale parla assumendosi il rischio anche di un’eventuale reazione negativa da parte dell’interlocutore.
Purtroppo sembra che la verità debba essere tenuta ben nascosta ai cittadini. Non bisogna raccontarla, neanche per sbaglio. Così continuano a prenderci in giro, ad ingannarci come se il futuro possa costruirsi sull’inganno. Manca il coraggio della verità, sia al vertice e sia alla base della nostra comunità. E questo è ormai assodato.
Io, però, non me ne capacito ancora. Non riesco proprio a capire come sia stato possibile che consigliera, sindaco ed ineffabile assessora, nel corso del convegno di presentazione del “Nuovo Centro Aperto Polivalente per Minori”, siano riusciti a dire tante cose senza dir nulla (e senza sganasciarsi dalle risate), e soprattutto ad essere applauditi dalla platea.
Mi chiedo davvero come si possa avere la faccia tosta di dire sempre (ed anche in maniera prolissa: cfr. i video su questo sito) che tutto va ben madamalamarchesa.
Ma cosa costa ai suddetti sindaco, consigliera delegata, e assessora presenzialista proferire per una sola volta, dico una, la verità così com’è, nuda e cruda, senza la pantomima del trionfalismo cui non crede (o non dovrebbe credere) più nessuno?
Quanto sarebbe stato meglio se, provando a guardare in faccia alla realtà, i nostri rappresentanti comunali avessero detto papale papale quanto segue:
“Cari concittadini di Noha, stiamo inaugurando una bellissima struttura per la quale è stata fatta una grandissima cazzata. E’ inutile che vi diciamo (perché certamente lo sapete già, se avete avuto modo di consultare Noha.it) che l’allaccio elettrico che ci permette in questo momento per esempio di usare questi microfoni non è quello definitivo, ma quello provvisorio. Purtroppo si tratta di una provvisorietà che durerà un bel po’, eh, eh, eh [risata con ammiccamento, ndr].
Non sappiamo a chi imputare la colpa di tutto questo. Anzi, a dirla tutta, lo sappiamo benissimo, ma dobbiamo far finta di non sapere. Dobbiamo far finta che tutto fili a gonfie vele, e a noi [soprattutto dal punto di vista politico – con la p minuscola ovviamente, ndr] conviene continuare nell’arte nella quale siamo dei maestri insuperabili: lo scaricabarili.
Cari Nohani, mettetevi l’anima in pace: questo problema dei 50 kwh non si risolverà né oggi né mai. Dobbiamo, anzi dovete arrangiarvi, nonostante 1.300.000 euro di soldi pubblici spesi senza troppi problemi (infatti mica erano i nostri).
Detto questo vorremmo aggiungere una preghiera: per favore, ora non venite a romperci con questa storia della cabina elettrica. Nelle casse comunali non c’è il becco di un quattrino. Quindi, amici di Noha e dintorni, non veniteci a fracassare timpani e scatole, ché noi non sapremmo manco da dove iniziare. Tenetevi dunque ‘sta benedetta scuola così com’è, senza ascensore, senza impianto fotovoltaico funzionante, senza aria condizionata (che come ben sapete fa male alla cervicale). Vi basti per ora la nostra aria fritta: tanto ci siete abituati. Soffrite in silenzio, come avete saputo fare fino ad oggi e come, di questo passo, continuerete a fare nei futuri secoli dei secoli, amen.
Ci dispiace per questi poveri ragazzi della cooperativa aggiudicataria [ai quali va tutta la nostra solidarietà, ndr] che dovranno arrabattarsi tra mille difficoltà: noi abbiamo fatto quel che potevamo, cioè vendergli questa struttura come se fosse l’oro del mondo. Poveretti, ci sono cascati e se la sono bevuta. Ed ora saranno cavoli loro, mica nostri.
Farà caldo negli ambienti? Farà freddo nelle aule? Non funzionerà l’ascensore in questa scuola? Pazienza, fatevene una ragione tutti quanti, cittadini, utenti, e soprattutto gestori di questa bellissima “Ferrari” - come l’ha definita qualcuno - ma senza possibilità di far funzionare il motore in quanto hanno scordato di fare al serbatoio il buco in cui introdurre la pompa della benzina.
Suvvia, non fate quella faccia e cogliete il lato positivo della cosa. Qui i ragazzi potranno sviluppare una mentalità nuova per affrontare le emergenze o gli imprevisti, qui impareranno il coordinamento motorio e soprattutto tecniche e capacità di adattamento: insomma questa sarà una vera e propria scuola di sopravvivenza. Che altro volete da noi? Una puccia con le olive?
Grazie per l’attenzione”.
Ecco, se ci fosse stato un discorso sulla falsariga di questo, probabilmente i cittadini di Noha avrebbero pure ingoiato il rospo (non è il primo e non sarà nemmeno l’ultimo), ma di fronte alla sfacciataggine di questi personaggi e all’ostentazione di un ottimismo fuori luogo e fuori tempo massimo, ti vien proprio voglia di far aprire un bel fascicolo di indagini al Giudice preposto (abbiamo ormai materiale a sufficienza da inviare al magistrato) in modo tale che si accerti una volta per tutte la verità, e soprattutto si individui il responsabile di questo scandalo, chiedendogliene in qualche modo conto.
Ecco perché quel contatore continuerà a campeggiare sulla home page di questo sito misurando il tempo, in mesi, anni, e forse anche in ere geologiche.
Se noi non interveniamo in qualche modo quel contatore non la smetterà mai di segnare il tempo.
Non so se tra qualche secolo qualche scienziato studierà l’epoca attuale, la nostra civiltà, il nostro modo di pensare e di agire come cittadini. In caso positivo gli studiosi che potrebbero occuparsene sarebbero pur sempre gli archeologi. Ma con l’imprescindibile ausilio degli psichiatri.
P.S.
Purtroppo tutto questo è il risultato, oltre a tutto il resto, anche del pragmatismo di maniera del Pd (pragmatico devoto) di turno.
E a proposito di pragmatismo proprio in questi giorni vado a leggere da qualche parte, tra le altre, anche questa frase: “… anche i sacerdoti hanno bisogno di andare contro la corrente dell’efficientismo e del pragmatismo”.
Uno pensa che queste parole siano state scritte plagiando quello scomunicato del sottoscritto. Invece sono state proferite, e con enfasi, guarda un po’, proprio da papa Francesco in persona, nel corso della GMG che ha avuto luogo giorni fa in Brasile.
Vuoi vedere che prima di essere un osservatore nohano e dunque un osservato speciale lo scrivente è (sempre stato) un cattolico osservante?
Roba da Pd (pragmatiche delusioni).
Antonio Mellone
gen212017
ELENCO E RIEPILOGO DATI ATTIVITÀ ANNO 2016
Segreteria Comando
Servizio Informazioni, Accertamenti e Notifiche
Polizia Edilizia, ecologica ed ambientale
Randagismo
Polizia Stradale ed infortunistica:
(omessa ottemperanza ad Ordinanze Dirigenziali);
Polizia Amministrativa e Commerciale
- n. 135 pareri espressi relativi ad occupazioni di suolo pubblico temporanee;
- n. 104 ispezioni in esercizi commerciali;
- n. 30 controlli aperture esercizi commerciali
- n. 37 controlli per cessazione attività commerciali;
- n. 8 controlli per trasferimenti attività commerciali;
- n. 5 accertamenti di attività professionali e creative;
- n. 35 controlli e verifiche sorvegliabilità in esercizi pubblici;
- n. 25 controlli e accertamenti attività artigianali;
- n. 45 ordinanze dirigenziali per manifestazioni e occupazioni suolo pubblico;
- n. 2 verbali per infrazioni relative ad affissioni pubblicitarie abusive;
- n. 22 verbali per infrazioni relative ad occupazioni di suolo pubblico abusive;
- n. 6 verbali amministrativi per infrazioni a Leggi, regolamenti, Ordinanze;
- n. 15 controlli su B&B;
- n. 526 assegnazioni posteggi area mercato su Galatina e frazioni;
- n. 28 accertamenti per occupazione suolo pubblico con pedane e de hors;
- n. 22 sopralluoghi con parere per installazioni impianti pubblicitari;
- n. 6 ricorsi trattati;
- n. 2 ordinanze di ingiunzione al pagamento;
- n. 8 verifiche esposti per attività rumorose da parte di operatori commerciali ed artigianali
- n. 17 Scia diverse: sub ingressi somministrazione trasferimento sedi – commercio elettronico – agenzie di affari – sale giochi – apparecchi automatici
- n. 28 controlli osservanza ordinanze – revoche commercio mercato settimanale.
Garantita l’attività di controllo e presidio delle principali Fiere in occasione di festività: S. Biagio – Madonna della Luce – Madonna di Costantinopoli (Noha-Collemeto) – SS. Pietro e Paolo – S. Antonio – Cuore Immacolato di Maria – S. Michele (Noha).
Costante presenza in occasione di manifestazioni ed eventi nel corso dell’anno organizzati sia dall’Amministrazione sia dai privati con controlli sulle relative autorizzazioni amministrative.
Il personale del Corpo è stato spesso impegnato nello svolgere attività di accertamento e raccolta di informazioni per conto di uffici comunali (SUAP-Tributi) ed altri enti terzi (Camera di Commercio – Provincia- Regione - altri Comuni).
IL DIRIGENTE
Dott. Antonio OREFICE
gen032012
nov112024
Lunedì 11 novembre alle ore 18:00, nella Sala conferenze dell’ex Palazzo De Maria, in Corte Taddeo, è previsto un primo incontro del Ciclo “Orizzonti: Sud/Nord dai Borbone ai Savoia” con una conferenza del prof. Giancarlo Vallone dal titolo: “Le due storiografie sul Risorgimento meridionale”.
Gli altri appuntamenti del corso sono previsti il 25 novembre “Il protagonismo risorgimentale del Mezzogiorno d’Italia” con la prof.ssa Marcella Rizzo, il 4 dicembre “Il moto galatinese del 1862” con il prof. Francesco Luceri e il 6 dicembre “Gli orientamenti liberali del vescovo Michele Maria Caputi da Nardò” a cura della prof.ssa Maria Luisa Tacelli.
Nell’incontro odierno il prof. Giancarlo Vallone, nostro socio onorario, insigne autorità in campo storico-giuridico, presenterà il contributo in ambito storiografico proposto nei primi decenni unitari, dal 1860 al 1890, da due linee di pensiero, quella di matrice borbonica e quella unitaria della Destra storica, linee fondanti per la storiografia successiva.
Storiografia che si aprirà ad una lunga tradizione di pensiero risorgimentale tale da accompagnare la storia nazionale sino ai nostri giorni, percorrendola quasi parallelamente o intrecciando personaggi ed eventi, sino ad emergere periodicamente in nuove interpretazioni a volte totalmente infondate. E ciò avverrà soprattutto laddove si tenterà, ora da sud ora da nord, di contestare il processo di unificazione nazionale anche negando l’incontestabile verità che esso fosse l’unica possibilità nell’Italia del 1861 e la realtà che, tra difetti e carenze, lo Stato italiano abbia assicurato alla società un progresso ininterrotto in tutti i campi e a tutti i livelli, promuovendo un coinvolgimento sempre più ampio della popolazione nella vita politica del Paese.
Nella locandina sono stati messi in evidenza due testi esemplificativi che appartengono alle due interpretazioni storiografiche già citate: il libro di Giacinto De Sivo “Storia delle due Sicilie, dal 1847 al 1860” e quello di Raffaele De Cesare, “La fine di un Regno”.
Mario Graziuso
lug232008
Sul Galatino del 16 Maggio c.a., è stato pubblicato un articolo di Marcello D’Acquarica che riguarda Noha.
L’Amministrazione del Comune, che tanto vanta l’appellativo di Città d’Arte, mal sopporta il confronto con i fasti d’Arte dei tempi che furono, ma tra le tante altre, una cosa la sa fare molto bene: asfaltare nuove strade.
Speriamo che tra una colata e l’altra di bitume apporti dell’utile alle persone che vivono a Noha.
PIOGGIA DI EURO. VIA ARADEO A SECCO.
In quella via, al numero 11, è nato mio nonno (1851) e suo padre era lì nel 1821. In quella via ho visto la luce per la prima volta (1955). Ho camminato scalzo sul battuto della strada, ho giocato e rincorso barchette di carta lungo il marciapiede e nelle pozzanghere dopoi temporali.
Nelle crepe del muro della mia casa ci sono ancora, nascosti dal nuovo intonaco, i nostri denti da latte, messi lì per non farglieli prendere al topo.
In via Aradeo ho vissuto gli inverni piùcorti della mia vita, alla fievole luce di una lampadina ed a volte di una lucerna a petrolio, quando saltava la corrente, studiando seduto vicino ad un braciere di carboni ardenti.
Sono uscito e ritornato centinaia di volte, per andare all'asilo, da mescia Lisa, alle Cose di Dio, a scuola. In via Aradeo ho visto passare thraini stracolmi ditarantate e diretti a SS. Pietro e Paolo urlando e sbraitando, alla ricerca di un miracolo.Quando non avevamo nemmeno l’acquedotto (ed era solo il 1966), ho trasportato acqua pulita dalla fontana in casa e poi, quella sporca,da casa nei campi fuori dal paese (erano subito dopo la grotta della Madonna di Lourdes).Da dietro il vetro della porta ho visto decine e decine di cortei per i funerali, peri Santi, pergli sposi, per le Feste e per gli innamorati. Nelle sere d’estate diventava la via del passeggio per tutti,giovani, meno giovani eperfino le ragazze. Di sera lo spazio adiacentead ogni uscio si popolava di gente che si raccontava e viveva la vita. Da quella via sono partito tante volte con la rabbia dentro per dovermene andare e altrettante volte sono tornato per la gioia di un saluto, per il conforto di un abbraccio, dopo mesi e mesi di fredda e amara solitudine in questo benedetto nord.
Oggi nessuno più passeggia, nessuno più si incontra. Via Aradeo è la tangenziale di chi, arrivando da Aradeo o da Galatina, prosegue per ogni luogo: auto sfreccianti, moto e veicoli di ogni portata. Negli ultimi tempi i camion facevano vibrare non solo vetri ma anche le mura.
ForseNoha non meritauna circonvallazione? ForseNoha, dove vivono più di 3.800 persone, non merita una piazza dispensata dal correre veloce del traffico di ogni tipo di mezzi senza limiti di dimensione e portata? Forse Noha non merita un centro dove la gente, uscendo di casa, possa portare i propri bambini a giocare,mentrele mamme, con la scusa diuna passeggiata tranquilla possano rimirarvetrine e negozi per la propria cura e bellezza?
A questo punto mi viene da pensare che magari in questo momento di grandi lavori per la circonvallazione di Galatina, per i marciapiedi di alcune vie e peri parcheggi dei cimiteri, con un pochino di impegno, non ci salti fuori una pista pedonale che unisca finalmente marciapiedi, piazza e camposanto! Magari con lo spazio sufficiente anche per chi al cimitero vorrebberecarsi in bici,senza essere travolto dalle auto in corsa (e al cimitero restarci per sempre). Magari anche con l'aggiunta di qualche albero che faccia ombra nelle giornate assolate.
E poi, chissà, sempre con un minimo di buona volontà, si potrebbe finalmente rivedere la sistemazione del tragitto veicolare (via Aradeo) che spacca in due Noha e che per intanto fa esso stesso da tangenziale.
Pensandoci bene, lo spazio per deviare il traffico e salvaguardare così la piazza(che dovrebbe essere il salotto di Noha) forse c’è già.Se il centro del paese non diventa un' isola pedonale, magari anche solo parziale, a che serve aver asfaltato chilometri e chilometri di strade deserte che non percorre quasi nessuno? Non copriamo i prati di ulteriore catrame senza ricavarci uno spazio utile alla comunità, senza uno spazio che serva da punto di incontro per tutti,dove le ruote di un'auto non ci passino sui piedi o travolgano i nostri bambini.
Per essere certi che quelloche diciamo sia vero, proviamo a percorrere a piedi, magari spingendo un passeggino e, con un'altra mano, accompagnando un bimbo, e magari facciamo lo stessopercorso in bici, chissà che i dubbi non ci passino, e magari riusciamo a far fare un piccolo sforzo alla pioggia di milioni di euro che si riversano su Galatina, in modo tale che bagnino in parte anche via Aradeo e relativa piazza.
E pensare che se ci fosse una pista ciclo-pedonale tra Noha ed il cimitero, qui basterebbe un soloparcheggio per le auto.
Marcello D’Acquarica
ott292007
Presentazione del libro “Scritti in Onore di Antonaci”
Galatina, 20 ottobre 2007
PALAZZO DELLA CULTURA “ZEFFIRINO RIZZELLI”
Sala “Celestino Contaldo”
* * *
“Scritti in Onore”. Da dove è partita tutta questa storia?
L’anno accademico 1990/1991, quello nel quale mi laureai a novembre in Economia Aziendale presso l’Università Bocconi, fu l’anno in cui insieme ad altri studenti, con il superamento di un concorso per titoli ed esami, fui nominato “Tutor”.
Il Tutor è uno studente “senior”, anziano, che indirizza, segue, consiglia le giovani matricole…
Il direttore dell’ISU Bocconi (si chiamava Salvatore Grillo, il dottor Grillo) subito dopo il concorso, chiamò tutti quanti noi tutor, eravamo in tutto una decina, per farci un dono. Regalò ad ognuno di noi un pacco di non meno di quattro chili di peso, contenente due tomi – “sono due libri di grande valore” ci disse.
Questi libri di circa 900 pagine l’uno erano intitolati, sentite un po’, “Scritti in Onore di Luigi Guatri”.
Luigi Guatri era il nostro Rettore, nonché professore di Marketing e di Valutazione delle aziende, e di non so quali altre materie.
Mi rimase impresso quel titolo. Mi sembrava strano.
Sfogliando le pagine di quei poderosi volumi vidi che solo le prime trenta/quaranta pagine (su 1800!) parlavano della persona e dell’opera del Prof. Luigi Guatri. Tutte le altre erano pagine nelle quali diversi professori dell’università o dottori di ricerca o assistenti universitari avevano scritto sugli argomenti più disparati, focalizzandosi soprattutto sul marketing, materia preferita dal Guatri, ma non solo.
Mi accorsi con il tempo che si trattava di saggi (interessantissimi per carità) che poi bene o male si ritrovavano riciclati in altri libri, o in dispense o in riviste dello stesso genere.
Girovagando in biblioteca mi trovai di fronte ad altre raccolte corpose, massicce, come per esempio: “Scritti in Onore di Ugo Caprara”; “Scritti in Onore di Carlo Masini”, “Scritti in Onore di Gualtiero Brugger”, “Scritti in Onore di Giordano dell’Amore”, “Scritti in Onore di Umberto Cerroni”, “Scritti in Onore di Isa Marchini”… E via di seguito.
Oppure “Studi in Onore”, che è la stessa cosa. Oppure “Liber amicorum”…
Provate a cercare nelle biblioteche, specialmente nelle biblioteche universitarie, troverete una certa quantità di questi volumi di “Scritti in Onore”, un vero e proprio genere letterario. Se cercate su internet con qualsiasi motore di ricerca troverete un’infinità di titoli di “Scritti in Onore”… Si tratta sempre, provate per credere, di libri poderosi, voluminosissimi. Dei veri e propri mattoni.
Cercai di chiedere, di approfondire di che genere di libri si trattasse. Capii che si era in presenza, nella maggior parte dei casi, di “scritti di circostanza”.
Scritti offerti al professore che aveva compiuto un tot. di anni, in genere una settantina; o in determinate occasioni, come per esempio la messa a riposo del professore, proprio quando il professore stava per diventare, come si dice nel linguaggio accademico, “emerito”.
Gli “scritti in onore” sono del genere AA.VV, cioè Autori Vari.
Capita sovente agli altri professori, o ai ricercatori, che venga richiesto il loro contributo per gli “scritti in onore”. Sappiate che questi professori o questi dottori in ricerca sovente hanno già pronto in un cassetto o nella memoria di un file di computer il loro contributo scritto. Pronto per l’uso.
Per dirla tutta vi dico qua per inciso che anche il prof. Antonaci ha partecipato ad una di queste opere collettive. Il titolo: “Studi in Onore di Antonio Corsano”. Un libro di 870 pagine, un libro alto così.
Ma, anche in questo caso, leggendo l’indice si capisce subito che del professore Antonio Corsano, l’onorato, s’è scritto solo di striscio. Di Antonio Corsano, oltre alla fotografia, poco o niente.
Arriviamo ai nostri giorni.
Alla luce di tutto questo che vi ho appena raccontato, volevo trovare un modo per stravolgere il concetto di “Scritti in Onore” come se fossero “scritti di circostanza”. Volevo innovare questo genere letterario. Anche il libro più ignobile – si sa - è pur sempre una novità.
E l’ho fatto con il libro del quale questa sera celebriamo il battesimo. Non m’interessava il numero delle pagine (l’importanza di un libro non si misura dal suo peso o dallo spazio che occupa). Ed ho cercato di fare uno “Scritti in onore”, diciamo, in senso stretto. Con questo libro ho voluto dunque stravolgere il concetto di “scritti in onore” e fare in modo che questi scritti non fossero scritti d’occasione, ma un saggio appassionato che avesse come oggetto le opere di un professore, come soggetto il professore Antonio Antonaci.ù
Ma chi è, in breve, il professore Antonio Antonaci?
Onde evitare di tediarvi troppo con la mia voce, per questi brani chiederò l’aiuto a Paola Congedo, che all’inizio di questa serata ha già letto il brano di Zeffirino Rizzelli ed i due inizi dei capolavori, il “Fra’ Cornelio Sebastiano Cuccarollo” e il “Cuccarollo”. Subito dopo, l’omaggio musicale della brava flautista gallipolina Gabriela Greco. Io per qualche minuto farò il mio turno di riposo.
Prego Paola.
CHI E’ IN BREVE IL PROF. MONS. ANTONIO ANTONACI
Antonio Antonaci, galatinese purosangue, è nato il 9 giugno del 1920 da una famiglia di agricoltori. E’ stato ordinato sacerdote dal santo vescovo idruntino Fra’ Cornelio Sebastiano Cuccarollo, il 29 giugno del 1943.
Laureato in Teologia, Filosofia, Lettere Classiche, specializzato in scienze storico-morali, ha operato nell’ambito del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), prima presso l’Istituto di Scienze Politiche dell’Università di Torino e poi presso l’Istituto di Storia della Filosofia dell’Università Statale di Milano.
E’ stato titolare della cattedra di Storia della Filosofia (nel corso di laurea in Pedagogia) nella Facoltà di Magistero dell’Università di Bari, dove ha pure tenuto per alcuni anni la cattedra di Storia della Filosofia Medievale. Ha diretto l’Istituto di Scienze Religiose “Giovanni Paolo II” di Otranto, dove ha anche insegnato Storia della Chiesa.
A partire dal 1953 e per molti anni è stato Prefetto degli Studi del Seminario Arcivescovile Idruntino; dal 1970 è Prelato d’Onore di Sua Santità e dal 1987 è Arcidiacono del Capitolo dell’antica e gloriosa Cattedrale della Chiesa metropolitana di Otranto, con il titolo dell’Annunziata.
Con decreto del Presidente della Repubblica del 2 giugno 1973 gli è stata conferita la Medaglia d’Oro di Benemerito della Scuola, della Cultura e dell’Arte.
Per molti anni è stato Ispettore Onorario ai Monumenti del Salento.
E’ Cittadino Onorario di Otranto e di Muro Leccese.
Nel 1968 vinse il Premio Nazionale “Salento” per la saggistica per il lavoro su Francesco Storella filosofo salentino del Cinquecento (Bari, 1966).
Nel 1998 gli è stato attribuito il premio “Città di Galatina – Beniamino De Maria” ricevuto dalle mani dell’allora Presidente della Repubblica, On. Oscar Luigi Scalfaro, giunto a Galatina per l’occasione.
Incommensurabile è la produzione letteraria di Antonio Antonaci, composta oltre che da numerosi volumi anche da una sterminata numerosità di lezioni, interventi, articoli ed editoriali su riviste e periodici locali e nazionali.
Citiamo a proposito, tra le riviste, “L’Eco Idruntina”, il bollettino diocesano che di fatto nel corso di oltre un quarto di secolo vide impegnato Mons. Antonaci nella redazione degli editoriali e di numerosi altri interventi di formazione pastorale, catechistica, liturgica, oltre che d’informazione della vita diocesana e della Chiesa Universale; e “il Galatino”, il quindicinale di informazione salentino del quale Antonaci fu socio fondatore nel 1968 (come pure del numero annuale “il Titano”, nato anni prima, edito per la Fiera Campionaria di Galatina in occasione della festa patronale galatinese).
De “il Galatino” Antonaci fu direttore editoriale per lunghi decenni. E ancor oggi, il Professore non manca d’inviare al “suo” giornale (dattiloscritti con la sua inseparabile “Olivetti”) interventi, recensioni di libri, articoli e lettere al direttore, che si contraddistinguono per l’ariosità dello stile, la lucidità e la sagacia di sempre.
* * *
Ma torniamo a noi. Continuiamo.
Che cosa ho voluto riportare? Di che cosa parla questo libro che questa sera è piovuto in questa bellissima sala? Del resto la rassegna di questo mese d’ottobre patrocinata dal Ministero per i beni e le attività culturali e nel cui cartellone rientra questa serata è proprio intitolata “Ottobre piovono libri: i luoghi della lettura”…
E’ un libello che non vi pioverà in testa come un mattone. State tranquilli. Potrei dirvi soltanto: compratevelo, non ve ne pentirete. Ma qualcosa ve la voglio anticipare.
In questo libro, intanto dico subito che non c’è tutto Mons. Antonio Antonaci. Ci mancherebbe altro! In questo libro c’è un aspetto di Mons. Antonaci. Anzi a guardar meglio, più d’uno. Ma sicuramente non tutti.
C’è un po’ il succo delle conversazioni tra il sottoscritto e Monsignore, ma soprattutto i libri di Monsignore. Quelli che avete visto scorrere nel video preparato da Daniele Pignatelli, che ringrazio ancora una volta per la disponibilità. Anzi, per essere ancor più precisi, alcuni libri di Monsignor Antonaci.
E questo libro parla di libri. Perché come ben sapete i libri si parlano tra di loro. Dall’interno di un libro è possibile entrare in un altro.
Dicevo che il mio libro parla di alcuni dei libri di Monsignore.
Infatti, proprio in questi giorni ne ho scoperto un altro (i libri di Antonaci sembrano spuntare come i funghi cardoncelli in questo periodo); un libro di cui non conoscevo l’esistenza. E non è che si trattasse di un libercolo di quattro pagine, o di secondaria importanza, ma un libro di ben 300 pagine, edito dalla Editrice Salentina, ed intitolato semplicemente “Editoriali” (è una raccolta di 52 articoli pubblicati sull’Eco Idruntina - la rivista diocesana - dal 1961 al 1967). Questo per dirvi che davvero non si finisce mai di scoprire, davvero “fino alla bara sempre s’impara”. E si scopre.
* * *
Scritti in Onore.
Onore e memoria.
E’ fin troppo facile onorare la memoria: chi non lo fa?
E’ lungimiranza, è accortezza invece onorare chi è presente, chi ti sta di fronte ancora; è un valore provare gratitudine per la stanchezza di chi non si è risparmiato, curvo una vita intera sui libri e sulle sudate carte per insegnare e cambiare il mondo, (in meglio s’intende). E dare anche dignità alla nostra terra.
Guardare con riconoscenza a chi ha ancora tanto da insegnare, è gratitudine.
Onore e memoria.
L’onore è per chi è presente, per chi ti può ascoltare e leggere, è per chi ti sta di fronte. “Onore”, può essere anche un bell’appellativo: lo si può usare perfino tra fidanzati, se non si vuole utilizzare diminutivi banali o vezzeggiativi melensi comuni, inflazionati, e non troppo lirici.
Memoria è invece una anamnesi, un rincorrere chi non c’è più, un fargli sapere che forse valeva la pena di parlare con lui, leggere i suoi libri, i suoi articoli, condividere il pensiero, un obiettivo, o un tratto di strada.
Ma perché non dirlo prima?
Perché mangiarsi le mani perché si è arrivati in ritardo: cioè si è arrivati al tempo della “memoria” e non al tempo dell’“onore”?
La memoria è importante, ma vale molto di più l’onore. Una città può ricordare con un monumento, l’intestazione di una strada, dopo dieci anni dalla morte. Ma perché non ringraziare finché si è in tempo? Perché non premiare e dire grazie a chi è ancora nostro prossimo?
Prossimo non è chi è lontano, lontano nel tempo e nello spazio; il prossimo è chi ci sta accanto; chi ci tocca; chi ci parla e ci ascolta. Il prossimo sovente finisce per allontanarsi da noi, perché non sappiamo apprezzare la sua presenza; non sappiamo essere grati per nostra incapacità, quella che poi si manifesta quando una persona la perdiamo o si allontana da noi.
* * *
Mi riferisco in questo momento ora alla memoria del prof. Zeffirino Rizzelli, al quale va la nostra riconoscenza, non solo per il bel saggio che ha voluto scrivere per il mio libro (questa volta è stato lui ad onorarmi, impreziosendo la mia opera: e basterebbe il solo saggio di Rizzelli per giustificare l’acquisto del mio libro) ma, dicevo, perché proprio lui meritava, in vita, forse qualcosa in più. Ha fatto bene ancora una volta l’Amministrazione Comunale di Galatina ad intestare questo stupendo “Palazzo della Cultura” alla memoria di Zeffirino Rizzelli. In questo ambiente tutto sembra parlare di Lui: il distretto scolastico, l’università popolare, la biblioteca, il museo.
Questi muri che adesso ci stanno ascoltando, hanno per più anni ascoltato le lezioni (di vita) di Zeffirino Rizzelli, si sono impregnati della sua sapienza, del suo modo di essere giusto, democratico, saggio. Rizzelli non è mai andato alla ricerca di medaglie al valore, di lusinghe, di successi. Eppure al di là di questo Rizzelli meriterebbe di più. Per esempio - è una proposta che faccio questa sera alla presenza dei rappresentanti delle istituzioni - tra gli altri anche il “Premio - Città di Galatina – Beniamino De Maria”. Proprio il 2008 scadrà il biennio per l’assegnazione di questo premio. Per cosa? Per la sua attività di intellettuale, studioso, scrittore (di libri, articoli e studi su riviste specializzate di matematica, logica ed epistemologia) ed infine di politico e sindaco di Galatina. Il nome di Zeffirino Rizzelli entra di diritto nel novero dei “grandi” che hanno reso “grande” Galatina.
Ma al di là dei premi e delle intitolazioni deve essere chiaro a noi che per Rizzelli ogni attestato di benemerenza ed ogni medaglia al valore sarebbero una ricompensa da tre soldi. Sono certo che per Rizzelli la più bella ricompensa sarebbe la rilettura delle centinaia di suoi scritti. Belli, attuali sempre, formativi. Sono custoditi, raccolti nella biblioteca di Galatina, un paio di porte più in là di questa.
* * *
Ora la nostra lettrice leggerà l’ultima paginetta del mio libro, mentre io faccio un’altra pausa. In questo momento credo calzi molto bene il significato di quanto in essa contenuto. Alla parola Antonaci si potrebbe tranquillamente sostituire la parola Rizzelli.
“L’Antonaci con i suoi libri ha scritto in fondo di sé, anche se a prima vista questo potrebbe non apparire: egli sembra aver tramutato la sua vita in scrittura ed è così che ha raggiunto, conquistato, potremmo dire, un pezzo di eternità. Per uno scrittore, scrivere è l’aldilà a portata di mano, l’altra vita a cui sacrificare questa!
A questo aggiungiamo, tuttavia, che per Antonaci, la gloria di questo mondo altro non sarà che “silenzio e tenebre”: la transeunte vita terrestre altro non sarà che pulviscolo informe, naufrago nell’eterno.
“Quando saremo davanti a nostro Signore, altro non potremo che dirGli: fanne cce bboi: aggiu fattu tantu, ma nunn’aggiu fattu propriu nienti!” (cioè: “ho fatto tanto, ma di fatto sono stato “un servo inutile”: questo sono io con i miei difetti e, forse, con qualche raro pregio…”) ci diceva in uno dei nostri più recenti colloqui, allorché si toccava, nell’argomentare, il concetto della consolazione dalle umane fatiche, in vista della morte. Il richiamo al Vangelo in questi pensieri è evidente.
E, a proposito della “gloria” derivante dalla scrittura dei libri, Antonaci (che ha impostato la sua vita in cerca di ben altra gloria: quella celeste!) sembra far proprio il concetto molto ben espresso da Marcello Veneziani nel suo “La sposa invisibile” (Fazi Editore, Roma, 2006): che riportiamo a mo’ di explicit di questo nostro percorso: “Lo scrittore è un portatore di secchi dall’oceano al deserto. Crede di viaggiare dal nulla all’essere, creando; invece compie il tragitto inverso.
Proviene dall’essere e porta al nulla il suo catino d’acqua.
Quando lo versa è per metà evaporato nel percorso e per metà scompare nella sabbia dopo aver accennato ad un’ombra di umidità.
In quell’alone provvisorio sta tutta la gloria dello scrittore”.
E – con questo chiudiamo - se è vero il detto oraziano: “Non omnis moriar”, è però anche vero che, purtroppo (o per fortuna!), gloria caduca ed effimera, sarà, in ogni modo, quella dello scrittore. Di tutti gli scrittori.
Vanitas vanitatum et omnia vanitas. (Ecclesiaste, 1, 2).
* * *
Torniamo un attimo ad Antonaci ed ai suoi libri.
I libri di Antonaci si conficcano come ami nella carne. Del resto se i libri non hanno questa presa di trascinamento, se è il lettore a doverseli trascinare dietro, allora sono carta pesante.
Siamo noi a portare i libri o sono i libri a portare noi? E’ questo un dilemma che decide l’intesa o il rigetto tra un lettore ed un libro.
Se è lui che porta me, compresi il mio tempo, la mia voglia o anche la mia stanchezza, allora è libro. Se invece oltre al mio carico giornaliero, o alla mia stanchezza, devo aggiungere anche il peso del libro e devo portarlo io, allora non è libro, è peso, è zavorra. E ad Ottobre non pioverebbero libri ma, peggio, sassi o mattoni.
Se vinco io allora è libro, se vince lui è soma, pondo, peso. E’ carta e lettere d’inchiostro insieme. Alcuni libri, devo dire in verità, hanno vinto su di me; io, dal mio canto, ho vinto tanti libri e tuttavia non ne ho mai (o ancora) vinti abbastanza.
Sarebbe impossibile, anche a voler leggere soltanto i più importanti. Non basterebbe una vita di duecentocinquanta anni impiegata a tempo pieno a leggere soltanto i classici più importanti, cioè i libri imprescindibili, quelli di cui non si possa proprio fare a meno. Non è possibile fare un bilancio del letto e del non letto: la partita doppia non può essere applicata alla lettura.
I libri letti sono sempre numerabili; i libri non letti sempre incommensurabili.
Con i libri bisogna avere una certa confidenza fisica. I libri si toccano, si annusano, si scartabellano a piacere. In casa mia anche a Putignano, città dove abito e lavoro cinque giorni su sette, non trovereste troppi arredamenti, ma libri. Sono l’arredo, la tappezzeria di casa.
Sono belle le case stivate di volumi dal pavimento al soffitto. Nella casa di monsignor Antonaci per esempio i libri si trovano anche sulle scale; anche sulle scale che portano al terrazzo! Si assorbe quasi il loro isolamento sonoro; d’inverno si gode del loro tepore; d’estate si respira quel loro sudar polvere di carta. Queste sensazioni provavo e provo quando vado a trovare il professore monsignore. E vorrei provarle anche a casa mia. Mi sto attrezzando per questo.
Quando si sfoglia un libro è come sentire il rumore delle onde del mare. Sfogliare i libri di Antonaci è come sentire il rumore dello Ionio e dell’Adriatico, i nostri mari di smeraldi, quando sono un po’ mossi dallo scirocco o dalla tramontana. Ché questo è il Salento: un biscotto intinto nei due mari di colori. Così ce lo ha presentato Antonaci oltre cinquanta anni fa. Prima di tutti gli spot di oggi!
Allora è il libro che ti porta, non porti tu il libro di Antonaci: ti porta un “Galatina, storia ed arte”, un “Otranto”, un “Muro Leccese”, o un “Pollio”, un “Cuccarollo”, un “Accogli”, ecc. Libri, questi, voluminosissimi eppure leggeri come una piuma: non li potrai leggere magari a letto, o al mare, sono troppo grossi; ma sotto un pergolato, con la colonna sonora delle cicale. Sono grandi libri eppure non pesano, ti trasportano, e ti fanno volare.
* * *
I libri di Antonaci sono soggetti che compiono l’azione e non complementi oggetto; sono causa efficiente, o meglio complemento d’agente. Sono libri che parlano, libri che si possono vedere mentre si leggono, libri che profumano di terra e di altri libri.
Ognuno reagisce ad un libro in maniera diversa. Un libro è semplicemente la metà dell’opera. Chi scrive un libro fa la metà del lavoro. L’altra metà la fa chi prende in mano quel libro e lo legge, lo consuma, lo sottolinea, gli fa le orecchie, ci litiga pure, ci si addormenta con il libro e qualche volta lo butta anche.
Il lettore dunque conclude l’opera iniziata dallo scrittore, finisce quel semilavorato acquistato in libreria. L’incontro o lo scontro con il lettore fa di un libro un’opera finalmente compiuta. Dunque il libro, comunque vada a finire, è un incontro. Se non è un incontro, è solo parallelepipedo di carta, una confezione, una tecnologia.
Mi piacerebbe che il mio libro non rimanesse un semilavorato.
* * *
A me è capitato di entrare nei libri di Antonaci e di uscirne migliore, più ricco. Oserei anche dire che ho iniziato a scrivere quei due o tre libri di cui sono autore grazie proprio alla lettura dei libri di don Antonio.
I libri di Antonaci per me sono stati palestra: leggendoli e rileggendoli si impara ad utilizzare una certa espressione, si riesce a descrivere qualcuno o qualcosa, utilizzando magari quelle stesse parole. Viene quasi automatico. Non è plagio, non sono inconfessate citazioni quando utilizzo certe espressioni: ma assimilazione, apprendimento.
Come quando si va in palestra, ci si esercita con certi pesi e poi ci si accorge nel sollevare un peso che non si fa (più) lo sforzo che si faceva prima, o quello che si sarebbe fatto senza allenamento.
Dicevo: nei libri antonaciani trovi cose scritte così bene che ti par di divorare e non di leggere. Certo, l’anoressico della lettura non viene smosso da questo o quello scrittore; ma chi solo ha un po’ d’appetito, avrà veri e propri attacchi di bulimia.
Di fronte alla perspicuità di certi argomenti e alla bellezza della loro formulazione non puoi non sottolineare le frasi, non appuntartele sulla tua agenda e riscodellarle agli altri quando a tua volta scrivi. Sicchè son diventato una sorta di “manierista” della scrittura, di fronte a quel Michelangelo dello stile che è Antonaci (che in un libro si definisce “scalpellino”, mentre di fatto egli è architetto e scultore incomparabile).
* * *
Ed ecco che con questo “Scritti in Onore” ho voluto pagare il mio debito: a rate. Essendo un bancario non potevo non fare questa metafora! E le rate sono le pagine di questo mio libello, pagine-rate come quelle di un prestito. Ma a tasso zero.
Non c’è interesse, non c’è guadagno in questo libro, ci mancherebbe altro: soltanto riconoscenza per quanto ho ricevuto. Ed è bello che la Galatina migliore, ma anche Noha, ma anche tanti altri salentini, siano qui presenti per onorare Antonaci. Non il mio libercolo: ma quello che il mio libro ha voluto cantare.
Mi avvio alla conclusione.
Zeffirino Rizzelli e Antonio Antonaci sono due astri che hanno irradiato, irradiano luce su Galatina. Ci hanno insegnato tanto. Si insegna a volte anche con il silenzio e l’umiltà, una volta che si è scritto migliaia di pagine e si è parlato altrettante volte. E sono tante le cattedre da cui si può impartire una lezione: e la scuola può essere anche quella della sofferenza; a volte anche quella dell’irriconoscenza; o quella dell’indifferenza; o quella della critica spicciola e negativa ricevuta senza approfondimento e senza motivo.
Se si legge con trasporto ci si arricchisce; con la lettura troviamo altri padri ed altre madri, oltre a quelli nostri naturali. Si creano dei legami, degli affetti, delle parentele:
si finisce per essere costola di libri e delle pagine scritte e non solo dei nostri padri naturali. Antonaci e di Rizzelli sono così diventati anche nostri padri.
Il nostro non è un paese che compra libri. Ma un paese migliore, una città migliore passano attraverso i libri: non da altro. Non c’è alternativa. E permettetemi questo piccolo atto d’orgoglio: forse passa anche attraverso il mio libro.
Il mio libello allora vuole essere una specie di risarcimento, o meglio di trattenimento di quello che si sta, per un motivo o per un altro, dimenticando, disperdendo nel passaggio delle generazioni. Ci sono generazioni che cominciano a dimenticare, allora ho sentito la necessità di trattenere, di ricordare, di mettere per iscritto.
* * *
Prima di terminare questa conversazione, permettetemi di ringraziare quanti hanno lavorato per questo libro. Prima di tutto Michele Tarantino di Infolito Group che ancora una volta ha creduto nel mio lavoro di ricerca. Per la stampa in digitale, Fabio Tarantino e la nuovissima Infoprinting (che è sempre di Michele Tarantino), azienda che non ha compiuto ancora un anno, ubicata in un capannone sulla via di Lecce, subito dopo il SuperMac per intenderci. Tra l’altro Infoprinting è specializzata nella stampa e nella spedizione di lettere di ogni genere. E’ una specie di stampante virtuale da attivare tramite Internet tramite il sito www.postapronte.eu.
Ringrazio Lorenzo Tundo dello Studio Ermes di Galatina e Silvia Stanca, che non si è “stancata” della mia pignoleria nella redazione delle pagine di questo libro. Ringrazio il dott. Antonio Linciano, direttore della gloriosa biblioteca “P. Siciliani” di Galatina e Paola Congedo, direttrice della altrettanto gloriosa biblioteca “Giona” di Noha, per l’organizzazione di questa serata. Ringrazio la bravissima musicista Gabriela Greco che ci ha fatto capire quanto vadano a braccetto libri e musica.
Ringrazio il Professore Antonio Antonaci per la sorpresa che ci ha voluto fare questa sera. Il più bel regalo, professore, è la sua presenza! Ormai m’ero rassegnato all’idea che Ella non sarebbe stata presente. Ancora una volta (per fortuna!) mi son dovuto ricredere. Ringrazio la gentilezza di Dino Valente ed il suo sito www.galatina.it e quella di Albino Campa ed il suo sito www.noha.it. Ringrazio anche Radio Sole e… anche tutti quelli che ho dimenticato.
* * *
Il mio libro vuole essere allora un manifesto, uno spot, un’insegna, un abbraccio di parole per Antonio Antonaci. Vuole essere un segnale stradale che indichi dove andare, un messaggio nella bottiglia, perché in qualche modo quello in cui io ho creduto, o che m’è parso bello, possa essere creduto ed appaia bello a coloro che leggeranno, o a coloro che verranno. Un libro, anche il più brutto, sopravvive sempre al suo scrittore. Anche se questo scrittore (o meglio scriba o scrivente) è minuscolo e si chiama Antonio Mellone. Il quale vi ringrazia per la benevolenza e soprattutto la pazienza con la quale avete voluto ascoltarlo.
Antonio Mellone
giu122024
Trascorsi due giorni dall’ultima tornata elettorale che ci ha visti protagonisti attivi per l’elezione dei nuovi membri del Parlamento Europeo, è tempo per il nostro Circolo di tirare le somme e ciò che emerge è l’allarmante dato di affluenza alle urne, sceso nella nostra frazione ai minimi storici con soltanto il 34% degli aventi diritto. Tutto questo è molto preoccupante perché dimostra che il disinteresse e la sfiducia della cittadinanza nei confronti di tutta la politica assumono dimensioni tali da configurare un vero e proprio allarme democratico per cui il sistema politico deve imporsi una profonda riflessione. Malgrado tutto abbiamo ottenuto un risultato straordinario: a Noha il Partito Democratico ritorna ad essere il più suffragato ponendosi al 34,95%. Questo risultato è il frutto di un lavoro sinergico tra fazioni partitiche e civiche che insieme hanno lavorato, impegnandosi in una campagna elettorale casa per casa, accorciando la distanza tra i candidati e i cittadini e dando un segnale forte di alternativa al governo cittadino e agli esponenti dello stesso che vigliaccamente (e agendo nell’ombra) hanno appoggiato e sostenuto la Lega di Marti e Vannacci costituendosi al 14% su scala comunale. È indiscusso che da qui occorre porre le basi per un progetto politico comune che abbia l’obiettivo di promuovere un’azione politica con al centro tutti i cittadini e non soltanto i propri amici, che garantisca servizi e non favoritismi di nessun tipo e che sia attenta ai bisogni del proprio territorio e non agli interessi personali. Adesso abbiamo il compito di unire il centrosinistra in questa sfida che ci chiama ad avere una linea chiara, allargando i confini e sostenendo nuove forme di partecipazione mediante un attivismo civico, d’opinione, democratico di cui il nostro Partito deve farsi promotore, quanto mai necessario per smuovere coscienze e organizzare legittimi interessi collettivi.
Per questo il primo ringraziamento che mi sento di fare va alle 360 cittadine e cittadini che nelle quattro sezioni di Noha hanno scelto il PD di Antonio Decaro, Pina Picierno, Georgia Tramacere e di tutti i nostri candidati. Non sento di accontentarmi, però, del nostro 35% nonostante mi gratifichi, ma le partite non mi hanno mai appassionato. Piuttosto dovremo comprendere come interloquire in modo più continuativo e strutturato con le altre forze politiche che vogliono costruire un’alternativa. Un grande ringraziamento alle iscritte, agli iscritti e simpatizzanti del Circolo di Noha, ai militanti e ai volontari per il lavoro svolto con generosità gratuita e coerenza. Grazie infine alle forze civiche, primo tra tutti il Movimento “Con” e la sua rappresentante Loredana Tundo, che ci hanno aiutato, scommettendo sui nostri candidati. Questo voto è un segnale incoraggiante, che ci conferma principale forza alternativa alle destre. Sentiamo forte questo risultato e cercheremo di meritarlo ogni giorno con l’impegno quotidiano sul campo. Vi aspettiamo al Circolo per fare insieme democrazia!
Per il Circolo di Noha
Michele Scalese,
Segretario
lug252024
Da qualche settimana è oramai nota la nascita del Comitato aperto contro la Legge sull’Autonomia Differenziata nel territorio di Galatina e frazioni, voluto dagli esponenti del centrosinistra galatinese e che opera sulle orme del comitato nazionale e regionale, abbracciando in sé partiti, movimenti, associazioni, sindacati e liberi cittadini allo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica circa la scelleratezza di questa Legge proposta dal ministro Calderoli della Lega e di conseguenza farsi promotore della campagna di raccolta firme per proporre un referendum abrogativo che dia ai cittadini italiani la possibilità di scegliere per una Italia unita e coesa.
Ci sorprende - ma non più di tanto - constatare ancora una volta il silenzio totale del Sindaco e della sua amministrazione (fatta eccezione per pochi e stimabili esponenti della medesima che assieme a noi stanno compiendo questa battaglia di giustizia sociale). Siamo consapevoli che il tessuto politico dell’Amministrazione Vergine sia di destra, basti pensare all’apporto dato dalla Lega durante le amministrative del 2022 e l’appoggio al sen. Marti (della Lega anch’egli) che il Sindaco e i suoi riservava a allo stesso candidato durante l’ultima tornata elettorale, ma speravamo in un suo ravvedimento alla luce dell’approvazione di questa legge spacca Italia. Così non è stato, si assiste ancora al silenzio sempre più assordante della maggioranza galatinese a difesa di logiche e bandiere di partito, a discapito dei propri concittadini residenti in una porzione di territorio del Sud, tradito ancora una volta dal governo Meloni e dagli amministratori locali.
Questo silenzio però non solo porta ad una vigliacca forma di nascondimento da parte degli amministratori locali, ma privano i cittadini del diritto di essere informati circa la possibilità di esprimere democraticamente il lor pensiero apponendo la firma in uno dei tanti moduli a disposizione della cittadinanza. È vero che il nostro comitato è il promotore della raccolta firme ma è utile evidenziare la possibilità di firmare anche e soprattutto presso il Comune di residenza.
Nulla di tutto questo è stato pubblicizzato nonostante la campagna sia partita ufficialmente Giovedì 18 Luglio.
[A distanza di una settimana nessun comunicato è apparso sulla bacheca del Sig. Sindaco, nonostante la sua abile attività social; nessun avviso è stato affisso sulle plance comunali, né sull’albo pretorio del Comune di Galatina. Silenzio, solo silenzio.
Eppure ricordiamo bene i tempi che furono in cui manifestava la disponibilità ad essere il Sindaco di tutti. Ennesimo tentativo di ribadire l’essere a favore di questa Legge? Perché anche il silenzio è una forma di comunicazione.
Michele Scalese
Segretario PD – Noha
Loredana Tundo
Consigliere Comunale CON
lug272024
Sono partiti e continueranno per circa un mese i lavori di efficientamento energetico di tutta l’area della zona industriale di Galatina per circa 340 Ha.
L’intervento è all’interno di un progetto ASI 2 milioni di euro finanziato con fondi della ZES.
L’impianto della pubblica illuminazione della zona industriale è composto da n. 9 quadri elettrici e n. 599 punti luce per una potenza nominale pari 55,36 kW.
L’intervento prevede la messa a norma e il ripristino di tutte le strade con upgrade e con 579 sorgenti a tecnologia LED di ultima generazione.
Verranno sostituiti e messi a norma moltissimi pali, installato un sistema di telecontrollo e telegestione da remoto, realizzata la pulizia dalle erbacce intorno a pali e quadri con verifica e sigillatura degli impianti.
Sono previsti:
“Si tratta di un intervento poderoso che permetterà finalmente la risoluzione di un problema che conosciamo dall’inizio della nostra consiliatura – dice il consigliere Gatto, consigliere con delega al ramo – ed oggi crediamo di aver posto rimedio.”
Andrea Gatto
nov202010
Il Mangialibri è un libro che divora libri, storie, vite, racconti. Prima pagina, leggo: "A chi non si stanca di cercare"; questo sono io. "A chi ha paura di trovare"; anche questo sono io. "A chi non si ferma mai"; e sono sempre io. Poi "A chi non ha ancora capito che prima o poi, cercando si trova"; sono ancora io. Così sin da subito acquisti la consapevolezza che questo romanzo è dedicato a te, chiunque tu sia; l'importante è che ami la ricerca, che guardi in alto se non hai trovato per terra, se ti emozioni più per una parola che per un fatto.
Il Mangialibri infatti ama le parole, come lo stesso Michele Stursi che ne è l'autore. Le prime due voci che aprono questo romanzo, quasi oserei dire straordinariamente rurale, sono "arrivo" e "abbandono". Si arriva non prima di aver abbandonato qualcosa. Ogni tappa presuppone l'essersi allontanato dalla precedente. Michele Stursi conosce la sofferenza del lasciare e l'emozione del ritrovare, e ce lo racconta con parole che a volte sfiorano la poesia, tramutandosi in versi. A pagina 14 leggi "Seduto nelle ultime file un solo spettatore pagante: il silenzio". Se non è poesia questa, allora si sono stravolti i canoni del buon gusto letterario. Stursi racconta la sua vita, nei panni del protagonista, passata a leggere, a meditare, per poi rendersi conto dell'inutilità del lavoro meccanico della mente che non ha il coraggio di confrontarsi con gli altri. Il Mangialibri coglie in pieno i difetti di questa società: effimera comunicazione. Solo i sentimenti rimangono quelli originali di sempre: amor del vero, nostalgia di casa, amicizia, amore. Il romanzo racconta di Noha, ma leggendo ti accorgi che Noha non è un paese soltanto di case, ma di persone. Noha è le grida di un fruttivendolo, una moglie che chiede al marito la verdura fresca di campagna, un vecchio di fronte casa che cerca di mettere in moto il suo Ape. Noha è le comari che escono dalla porta della Chiesa, il contadino che raccatta gli attrezzi del mestiere, la zitella Carmela che spazza davanti casa.
La descrizione dei luoghi e della natura è accattivante; l'ulivo vive come vivono gli esseri umani. Anche esso è uno dei protagonisti. Vive accanto ad ogni altro personaggio di questo racconto, respira con lui, soffre, suda. Stursi scrive che "l'ulivo per la gente di questi luoghi non è un albero, ma un simbolo". Concordo pienamente con l'autore. Noha vive anche delle sue tradizioni, di suoi simboli, di suoi detti popolari. Noha è autonoma e sovrana per la sua cultura, per la sua tradizione e per le sue storie. I protagonisti del romanzo si guardano intorno e si accorgono di essere circondati dalla natura, immersi in un verde dominante, minacciato spesso dalla solitudine degli animi, dall'oscurità dei pensieri.
Ma Il Mangialibri è anche una storia d'amore difficile non per i protagonisti che la vivono ma per le dinamiche che la supportano. La parola amore, o per lo meno il suo senso e i suoi effetti, sono presenti dovunque. Pasquale, il protagonista, ama Eleonora, una pittrice di ulivi. Le emozioni dei personaggi ti coinvolgono, i loro pensieri ti assillano, le loro speranze ti troncano il fiato. E quando non ti accontenti più del flusso di ciò che è scritto e vorresti sapere ancora e ancora, Michele Stursi ti rimprovera per la tua poco educata curiosità: "Ebbene, che termini qui il racconto di questa indimenticabile notte", leggi a pag. 172.
Sapere è bene ma la fantasia è un'arma a doppio taglio, e non sai mai se il manico del coltello ce l'ha l'autore o il lettore. Se Stursi ti lascia maneggiare la sua fantasia, in un attimo se la può riprendere, catapultandoti nella realtà.
Il romanzo si chiude con una riflessione sulla scrittura, sul suo essere al servizio, sul suo essere dotata di vita propria. "Scrivere è il gesto più umile e innocuo che un uomo possa concepire", leggi a pag 196. Ma Michele Stursi sa bene che la scrittura è una delle conquiste più ardue e coraggiose che l'uomo abbia mai fatto. Ed è per la scrittura che alcuni uomini oggi vivono, come suppongo lo sia anche per questo ragazzo improvvisatosi scrittore. L'esperimento è riuscito: "E' giunto il momento di uscire fuori da qui. Mi sa che devo delle spiegazioni alla mia Noha". Ognuno esca allo scoperto, chiarisca il suo ruolo e spieghi che cosa ha fatto finora per il proprio paese, la propria città, la propria nazione.
Tutto questo e molto altro è "Il Mangialibri" di Michele Stursi.
Fabrizio Vincenti
fonte: www.galatina.it
ago202013
"Pubblichiamo un interessantissimo stralcio di una ricerca sugli orologi pubblici diventata libro, scritto da Rosanna Verter. Tra gli altri, c'è anche l'orologio pubblico di Noha, che, fermo ormai da troppi anni, si limita a segnalare l'ora esatta soltanto due volte al giorno"
Gli orologi da torre di Galatina e Noha di Rosanna Veter
Ieri
La sera del 21 febbraio 1848 il decurionato galatinese, sotto la presidenza di Domenico Galluccio, deliberò le feste costituzionali nominando una commissione guidata da Orazio Congedo che, unitamente al comitato composto da Innocenzo Calofilippi, Giacomo e Francesco Galluccio, Arciprete Siciliani, Antonio Viva, Bernardino Papadia, Luigi Mezio, Pasquale Angelini, Onofrio Vonghia, Ferdinando Capani, Antonio Dolce, organizzò la festa per la Costituzione promulgata da Re Ferdinando II il 10 febbraio 1848.
I festeggiamenti iniziarono di buon mattino, il 9 marzo 1848, con i fuochi d’artificio che durarono per l’intera giornata; le due bande musicali di Galatone e Neviano allietavano i cittadini; Piazza S. Pietro venne addobbata con ramoscelli di mirto, coccarde e bandiere. Nei pressi dell’ingresso della chiesa Madre, fra due bandiere, fu messa una grande iscrizione inneggiante al re e al papa eseguita a penna dall’architetto Fedele Sambati e dettata da Pietro Cavoti. Oltre a tutto ciò allietarono la vista dello scenario festoso varie luminarie e la processione con il busto argenteo di San Pietro che ebbe inizio dalla casa delle signorine Andriani, dove era custodito il busto del Santo, e percorse con a capo il capitolo «la via che mena alle Monache crandi», altrimenti dette Clarisse (oggi è quel tratto di strada tra Via Zimara e Piazzetta Gal-luccio, tra la chiesa dei Battenti e quella di S. Chiara o di S. Luigi), «S. Caterina, Corpo di Guardia e Piazza S. Pietro».
Da ciò possiamo dedurre, quindi, che nel 1848 la Torre dell’Orologio esisteva già nella sua semplice mole e che i locali erano sede del Corpo di Guardia. Proprio in quelle salette si svolsero le elezioni del plebiscito del 21 ottobre 1860 per l’Unità d’Italia ed eleggere Vittorio Emanuele II, Re costituzionale.
Il primo anno di libertà nacque con la fame che imperava tra la povera gente in tutta la provincia e i tumulti erano all’ordine del giorno. Il sindaco Antonio Dolce convocava immediatamente il Consiglio Comunale per disporre il prelevamento dal bilancio di 1815 ducati e 53 grana per poter acquistare legumi, orzo e grano per i poveri. Nel frattempo, il Ministero dell’Interno aveva ordinato alle Prefetture di segnalare eventuali monumenti da dedicare a Sua Maestà Vittorio Emanuele II. L’amministrazione comunale scelse la torre civica che fu adornata di due stemmi sabaudi posti ai lati dell’iscrizione; sul lato ovest, invece, si nota un’aquila capovolta ad ali aperte con la testa tra il tamburo e il cannone, mentre tra mine e palle di cannone anche una scure. Forse questa decorazione è stata inserita dopo la caduta del fascismo o forse c’era già visto che l’aquila è anche nell’arme sabauda. Sull’arco a tutto sesto del portone d’ingresso, Francesco Sammartino incise su marmo la seguente lapidaria iscrizione:
ALL’ELETTO DEL POPOLO VITTORIO EMANUELE II RE D’ITALIA IN MEMORIA DELLA RICUPERATA UNITÀ CHE LA PATRIA OGGI SOLENNEMENTE CONSACRA GALATINA PONEVA ADI 2 GIUGNO 1861
Ruggero Rizzelli nelle sue Memorie, edite nel 1912, sostiene che l’iscrizione è «sgrammaticata e fa poco onore alla torre del Caccialupi; falsando la storia offende le tradizioni della colta cittadinanza»; fu dettata da un insegnante del locale liceo Colonna, padre Sebastiano Serrao, dell’ordine degli Scolopi, congregazione religiosa fondata da Giuseppe Colasanzio nel 1617.
Per tale lavoro il Sammartino venne compensato con ducati 13 e grana 53.
I locali dell’Orologio avevano ospitato per qualche anno la Guardia Nazionale; dal 1850 oltre 250 militi della Guardia Urbana. In quell’occasione, per renderli più ospitali, i nudi locali furono arredati con candelieri, bracieri, sedie e qualche panca. Il tutto per la cifra di 65 ducati e 80 grana.
I primi restauri al Corpo di Guardia furono deliberati il 27 novembre alle ore 21 dell’anno del Signore 1861 da un Consiglio Comunale presieduto dal sindaco Antonio Dolce e composto dai consiglieri comunali Giuseppe Maggio, Carlo Lezzi, Michele Astarita, Carmine Zappatore, Pietro Colella, Arcangelo Trivisanno, Francesco Greco, Vincenzo De Matteis, Giuseppe Siciliano, Giovanni Congedo, Diego Papadia, Pasquale Angelieri, Domenico Bardi, Gaetano Colaci, Giuseppe Vozza, Paolo Baldari, e dal segretario comunale Luigi Santoro. Per i lavori fu costituita una commissione con Giuseppe Galluccio, Pietro Congedo e Michele Astarita i quali raccolsero ducati
160.66 per sottoscrizione e la somma venne aggiunta ai ducati 437 già stanziati dal consiglio. Oltre al proseguimento delle opere murarie, furono sostituite le porte ai camerini, le invetriate e il portone. Alla deputazione furono restituiti 79.05 ducati che risultarono in più.
Il 21 giugno 1877 nella segreteria comunale fu convocato dal sindaco Giacomo Viva, in seduta straordinaria, il Consiglio Comunale per deliberare circa «l’acquisto di una nuova macchina di orologio pel servizio del pubblico essendo l’attuale ridotta in uno stato da non essere soddisfacente ai bisogni del pubblico». Per l’acquisto della nuova macchina il sindaco esibì la corrispondenza tenuta col capo fabbrica, signor Alfonso Curci da Napoli, e coi F.lli Peperis da Udine dalla quale risultava che per avere «una macchina costruita secondo gli ultimi sistemi» si doveva spendere circa £ 2000, somma da prelevare da un articolo del bilancio del 1877.
Si poteva certamente spendere di meno, ma come giustamente osservò il consigliere Giuseppe Capani «una volta che il Consiglio deve venire nella determinazione di acquistare una nuova macchina di orologio è necessario che fosse di quelle costruite colla massima precisione». Alla sua proposta si uniformò tutto il Consiglio.
Il 3 luglio la Prefettura rilevava in una sua nota che trattandosi di «una spesa non lieve, non prevista nel bilancio e che poteva dissestare l’andamento finanziario del comune», suggeriva «di sperimentare l’asta pubblica e visto l’ammontare della spesa» si doveva «richiedere a un competente artefice un atto che equivalesse alla perizia» e che poteva a un tempo «essere anche l’offerta del fornitore stesso. Tale atto dovrà assoggettarsi all’approvazione del Consiglio Comunale che sarà chiamato a precisare i mezzi per la spesa e domandare la dispensa dei pubblici incanti coll’autorizzazione di far luogo a norma del caso alla privata licitazione tra persone del mestiere oppure alla trattativa privata».
Fallite le trattative con il Curci e i Peperis, l’amministrazione diede incarico ad Epimaco Olivieri Caccialupi, successore di Augusto Bernard, di fornire la macchina dell’orologio.
La ditta Caccialupi, presente con i suoi orologi da torre in molti comuni della provincia, aveva la sua sede in Napoli alla strada Egiziaca n. 44 a Pizzofalcone, oggi sede del distretto militare.
L’8 aprile 1879 il sindaco facente funzioni, Pietro Santoro, comunicava al Consiglio Comunale che il signor Giuseppe Greco aveva presentato «una di-manda» con la quale proponeva di effettuare a proprie spese le opere in muratura «occorrenti per l’impianto del nuovo orologio, a seconda del disegno proposto dall’architetto Fedele Sambati l’8 maggio 1861 su una perizia di Giuseppe Mandorino». Come compenso il Greco chiedeva di ricevere a titolo di cessione l’aia su cui sorgeva la Torre dell’Orologio. Naturalmente il Consiglio respinse la proposta considerato che non vi era molto squilibrio per le finanze locali e pertanto i lavori potevano essere sostenuti a spese del Comune anche perché cedendo l’area al Greco si restringeva un camerino che poteva essere utile per edificare una sala. Qualche mese dopo la giunta deliberava di licenziare i regolatori dei pubblici orologi di Galatina, Salvatore Zuccalà, nonché quello della frazione di Noha, Fedele Bonuso. Ma il 30 maggio 1882 il Consiglio Comunale, presieduto dal sindaco Giacomo Viva e composto dai consiglieri Luigi Papadia, Alessandro Verdosci, Gaetano Cola-ci, Giustiniano Gorgoni, Luigi Vallone, Liberato Congedo, Vitantonio Colaci, Salvatore Tondi, Raffaele Baldari, Giuseppe Vonghia, determinò di abbattere la Torre del vecchio Orologio perché «inutile ed indecorosa» e diede mandato ai consiglieri Liberato Congedo e Vitantonio Colaci di «trattare con qualche muratore di fiducia».
I consiglieri scelsero Pasquale Alessandrelli per l’appianamento della Torre «contro il pagamento di £ 50 ed il materiale ricavabile pro-beneficio».
Fu costruita così una nuova torre con timpano e furono messe a vista le campane.
Qualche anno dopo, precisamente il 24 aprile 1885, Francesco Bardoscia, assessore delegato dal sindaco, convocò il Consiglio Comunale per deliberare con urgenza l’illuminazione dell’orologio per tutta la notte e per l’intero anno, a differenza di una precedente convenzione con Vincenzo Giurgola regolatore del pubblico orologio, e di tenerlo acceso per sei mesi fino alle 9.00 p.m. e per sei mesi per tutta la notte.
Per tale lavoro al Giurgola vennero corrisposte £ 360 annue, sia per la manutenzione che per l’illuminazione del pubblico orologio, invece di £ 300. L’anno dopo, tale incarico fu affidato a Pietro Ascalone, orologiaio, con la riduzione del salario a £ 300.
Nel 1913, a cura della “Società Galatinese per le imprese elettriche”, con una spesa di £ 140,03 venne effettuato «l’impianto elettrico negli uffici della Polizia Urbana e al pubblico orologio sovrastante detti uffici».
L’8 ottobre 1932 il segretario cittadino del Partito Nazionale Fascista scriveva al Podestà per sapere come mai l’orologio non suonava da 15 giorni e poiché il servizio era affidato a persone responsabili, egli non riusciva a spiegarsi come mai non fosse stato ancora riparato. Il Podestà, in una missiva di qualche giorno dopo, gli comunicava che si era provveduto all’acquisto di una corda metallica necessaria per il funzionamento della suoneria. Nella comunicazione di risposta, il Podestà si chiedeva anche se era il caso di spendere elevate somme per la riparazione oppure di esaminare l’ipotesi dell’acquisto di un nuovo macchinario la cui spesa sarebbe ammontata a £ 3.500.
Oggi
Al termine della centralissima Via Vittorio Emanuele II, strada ricca di palazzi settecenteschi e zona viaria più antica della città, la Torre del Caccialupi, più comunemente nota come l’Orologio o Corpo di Guardia, si innalza nella sua sobria e superba semplicità, espressione dell’entusiasmo post-unitario. La torre è fra le più belle del Salento, è una costruzione di chiaro stampo neoclassico che, all’indomani dell’Unità d’Italia, fu dedicata a Sua Maestà il Re Vittorio Emanuele II.
I locali della torre, che anticamente erano adibiti a cappella privata della famiglia Greco-Bardoscia, vennero donati successivamente all’amministrazione comunale che li destinò a sede delle guardie urbane. Per quanto riguarda l’anno di costruzione della torre, possiamo supporre che se l’attiguo palazzo Bardoscia è datato fine 1789 è molto probabile che anche la torre sia della stessa epoca.
La torre ha base quadrata, è posta ad angolo tra Via Vittorio Emanuele II e Via Umberto I. Il vasto salone e le due salette che si aprono a sinistra hanno le volte a botte e, per gli amanti dei dati statistici e architettonici, si presenta con questi dati: l’altezza è di metri 18,37 mentre la larghezza è di metri 8,16; il quadrante, vero e proprio indicatore del tempo, incastonato in una cornice in pietra leccese, ha un diametro di centimetri 120; la lancetta delle ore ha una lunghezza di centimetri 40, quella dei minuti è lunga invece centimetri 50.
I numeri indicanti le ore sono in caratteri romani e il numero che indica le ore “quattro” è graficamente rappresentato con il segno IIII e non IV come detta la grafia romana. Questo fatto è dovuto, forse, per simmetria grafica all’interno del quadrante. Molti, comunque, sostengono che invece è una caratteristica degli orologi da torre.
Osservando la torre si evidenziano due cornicioni marcapiano che la segmentano in quattro ordini: il primo è sostanzialmente molto semplice; il secondo ordine invece è stato abbellito con gli stemmi sabaudi e con l’iscrizione dedicatoria; il terzo è riservato esclusivamente al quadrante dell’orologio; il quarto ordine chiude con il timpano dove, all’interno di una monofora aperta (arco), sono ospitate due campane in bronzo, oggi in pessimo stato.
Per accedere alla stanza dell’orologio bisogna arrampicarsi su 21 scalini di una poco agevole scala a chiocciola, molto stretta, consunta dagli anni, che conduce sul terrazzo e da qui, attraverso un’altra ripida scala di 15 scalini, si entra nella magica stanzetta dove la meccanica della sveglia cittadina ci appare in tutta la sua bellezza.
La cittadina macchina del tempo è di grandi dimensioni ed è ancora oggi meccanica, azionata da ruote dentate in cui sono state praticate delle tacche regolari con larghezza proporzionale al numero dei rintocchi che devono suonare. La velocità è regolata da una ruota a paletta frenata dall’attrito dell’aria; invece la forza motrice è fornita da tre enormi massi in pietra leccese, legati con cavi di acciaio molto flessibili. Il peso delle pietre varia in base alla grandezza della campana su cui battono le ore. Questi cavi si avvolgono ad un cilindro quando vengono manovrati, ogni ventiquattro ore, dal-l’addetto alla carica con una manovella. La velocità di rotazione è controllata da un pendolo, che consente ai pesi di scendere lentamente sino a piano terra. Il pendolo serve a rallentare o ad accelerare la marcia alle ruote che compongono il meccanismo dell’orologio; l’ora invece è regolata da un disco girevole. Tutti questi ingranaggi sono legati da un sistema di scappamento ad ancora.
La macchina poggia su travi in legno sostenute nel muro per contrasto ai pesi. La molla, dopo essere stata avvolta, inizia a svolgersi facendo girare gli ingranaggi che muovono le lancette delle ore e dei minuti a velocità diversa attorno al quadrante. La carica al nostro segnatempo è a cura di Gianni Venturiero che continua imperterrito a salire e scendere le ripide scale. Egli è l’erede di quella passione e volontà di tutti quei cittadini che per anni sono saliti in cima alla torre, con la pioggia battente, con il caldo e con il freddo.
Grazie alla loro costanza le lancette non si sono fermate e hanno continuato a tenere attiva la sveglia cittadina. Nel lontano 1991 l’ingranaggio della storica torre civica si fermò alle 12,10 o alle 00,10?
Le campane
Le campane, messaggere civiche, sono un esempio di architettura laica legata all’Universitas e un bene artistico che come tale va protetto. Hanno molte funzioni: segnalano allarmi o adunanze o funzioni religiose o di orologio che scandisce il tempo.
La voce campana, che molti credono di origine gotica, fu introdotta intorno alla fine del VII secolo e venne usata per la prima volta da S. Beda (672735), monaco e storico vissuto in un monastero benedettino in Inghilterra, considerato il più grande erudito dell’Alto Medioevo.
L’Accademia della Crusca, nella lessicografia, cita campana con aes campanum, nome con cui era noto il bronzo, lega metallica composta dall’80% di rame e dal 20% di stagno, metalli teneri, la cui unione nella lega permette di ottenere un materiale di grande durezza, a grani fini, dotato di caratteristiche di grande sonorità. Oppure il nome potrebbe derivare dalla forma di un vaso arrovesciato e sboccato, e fu adoperato per la prima volta da S. Paoli-no, vescovo di Nola, dalla omonima città in provincia di Napoli, dove vi era una miniera di rame. Alcuni umanisti chiamano la campana, in latino nola, dal nome della città dove furono ritrovate molte campane; altri invece sostengono che le prime campane siano state fuse in Campania, e da qui campana che sembra la più accreditata. Ancora oggi si brancola nel buio, nell’incertezza.
Le campane della torre cittadina hanno misure ben calibrate e adatte per la nota “la” e per il “re”; sono sprovviste di ceppo, cioè sono fisse, non oscillano e suonavano tramite il martello esterno e non con il battaglio. Sono entrambe ornate di ricami, di iscrizioni e di altorilievi a prova dell’eccellenza a cui era giunta l’arte di fondere il bronzo già nel 1700.
La campana piccola, quella posta in alto, batteva i quarti d’ora, molti anni orsono. Ha un’altezza di centimetri 55 e un diametro di centimetri 63; dalla dimensione possiamo ipotizzare un peso di 150 chili. Tra due bellissime cornici di motivi floreali reca un’iscrizione:
ANGELI MONGIÒ SINDICATUM A. D. 1762
Presenta una varietà di decorazioni: sul lato nord, in posizione centrale, vi è lo stemma civico, mentre sul lato sud si evidenzia un’immagine in rilievo, sulla superficie esterna del bronzo e costituente corpo unico con la campana stessa, che potrebbe essere un santo, forse S. Pietro.
La campana maggiore, quella che batteva le ore e oggi un cupo don allo scoccare dell’ora, ha un’altezza pari a centimetri 70 e un diametro di centimetri 85, con un peso presumibile di circa 200 chili; anche qui al centro, lato nord, lo stemma della città. Tra le due cornici si legge:
NOLA, HÆC, HORIS DENVNTIANDIS REFICITVR A.D. 1762 HORARIO RESTITUTO ANNO VULGARÆ
Questa campana per annunciare le ore fu rifatta nell’anno del Signore 1762 dell’era volgare dopo che fu ricostruito l’orologio.
Alcuni studiosi hanno letto, erroneamente, in quel “Nola” la contrazione di Vignola, oggi Pignola, piccolo centro della provincia di Potenza, famosa patria dei fonditori Olita e Bruno. È giusto chiedersi: «Da chi sono state fuse le campane dell’Orologio?». Stupisce, infatti, che le campane non sono “firmate” dal mastro campanaro.
Occorre ricordare che il 20 febbraio del 1743 un terremoto del nono grado della scala Mercalli, magnitudo 6.9, colpì tutta la penisola salentina, le isole Ionie e la Grecia, con epicentro nel canale d’Otranto. Le scosse durarono circa un’ora e l’intensità maggiore fu registrata nella vicina Nardò. Forse il rifacimento della campana e la ricostruzione della torre si devono ai danni che quel terremoto provocò anche nella città di Galatina.
La lapide
Al carabiniere Domenico Secondo Della Giorgia è dedicata la lapide posta sul lato ovest della torre. Insignito della medaglia d’argento, era nato a San Cesario di Lecce il 1° luglio del 1888 da Antonio e Matilde Rollo. L’anno seguente la famiglia Della Giorgia si trasferì nella non lontana Galatina, dove il padre assunse l’incarico prima di Guardia Municipale e poi di Comandante e dove nacquero gli altri cinque fratelli.
Da giovane lavorava come maniscalco e il 15 ottobre 1908 fu chiamato alle armi, arruolandosi nel novembre nel 5° Genio Minatori.
Lo troviamo a Messina e Reggio Calabria a prestare soccorso durante il terremoto del dicembre 1908 e per tale opera meritoria ricevere la Medaglia Commemorativa. Per la sua corporatura e per la sua altezza, raggiungeva il metro e ottanta, chiese di essere arruolato nei Carabinieri e il 26 maggio 1909 fu assegnato come Allievo Carabiniere a Piedi.
Promosso effettivo, è trasferito nella Legione di Napoli. In Libia prese parte alla guerra italo-turca e ricevette la seconda Medaglia Commemorativa. Ritornato in Italia, fu assegnato alla Legione Territoriale di Bari. Quando nel maggio del 1915 l’Italia entra in guerra contro gli Austro-Ungarici il nostro eroe viene aggregato al Reggimento Carabinieri Reali, 8a Compagnia Mobilitata, e raggiunge il territorio di guerra con la bandiera e la banda d’ordinanza: siamo alla seconda battaglia dell’Isonzo. Il 6 luglio 1915, sull’altura del Podgora, dove vi erano le trincee nemiche, vengono stanziati 30 ufficiali e 1.399 Carabinieri. In una rassegna dell’Arma dei Carabinieri leggiamo la drammatica giornata di guerra vissuta dai Carabinieri e da Domenico:
... la mattina del 19 luglio, dopo la consueta preparazione con tiri di artiglieria, il terzo battaglione, verso le ore 11, scattò dalla trincea verso le linee nemiche. Balza fuori per prima, l’ottava compagnia [alla quale apparteneva Della Giorgia, N.d.A.] seguita dal comando del battaglione, tenuto dal tenente colonnello Teodoro Pranzetti, poi la settima e la nona. Tempesta di fuoco del-l’avversario sulla zona di attacco. L’ottava compagnia, pur falcidiata, avanza lentamente con le due ali, e si frammischia con gli elementi sopravvenienti della settima, le tre compagnie giungono fin sotto i reticolati; molti morti per via. Tutti i superstiti resistono, attaccati a quei reticolati, pur sentendo l’inutilità del loro sacrificio. Quindi sopraggiunge l’ordine di ripiegamento.
L’attacco durò molte ore con lo stile dei combattimenti rapidi e ad orario che, per circa un anno, fino alla conquista di Gorizia, fu praticato nelle battaglie dell’Isonzo. Al reparto costò 53 morti, 143 feriti e 10 dispersi.
Il tenente Moscatelli, comandante del plotone, raccontava che nell’assalto il nostro concittadino venne ferito una prima volta da una raffica di mitragliatrice che lo colpì al braccio sinistro. Il tenente gli ordinava di ritirarsi, ma Domenico gli rispondeva: «Non mi mandi indietro, signor tenente, ho il braccio destro che funziona ancora, posso impugnare la baionetta per quei briganti». Continuava a dare nell’azione l’esempio ai compagni: giunto nelle vicinanze del reticolato, venne colpito alla testa e morì con il viso al sole e al nemico. Erano le 12,30 circa del 19 luglio 1915 e aveva appena ventisette anni. Nel suo portafogli fu rinvenuta una lettera, forse del giorno prima, dove era scritto: «Cara madre, domani andremo all’attacco della fortezza di Gorizia. Se dovessi cadere non piangete. Mandate gli altri fratelli quassù che ne è bisogno per la grandezza della patria».
Per questo suo atto di grande eroismo e abnegazione gli fu decretata la Medaglia d’Argento al valor militare alla memoria con la motivazione che oggi è leggibile sulla lapide tra Via Vittorio Emanuele II e Via Umberto I.
Il 25 luglio 1943, con la caduta del fascismo, dalla lapide venne eliminato il fascio littorio, ma non l’anno fascista (XIII E.F.).
L’Arma dei Carabinieri in pensione di Galatina ha dedicato a Domenico l’elegante sede di Piazza Alighieri. A lui è intitolata la caserma della Compagnia dei Carabinieri di Maglie ed è ricordato, dal 2001, nella toponomastica di San Cesario di Lecce, sua città natale. La sua eroica morte è stata illustrata su cartolina da Vittorio Pisani.
L’orologio di Noha
«... una piazzetta commoda ed un orologio che misura il tempo...», così leggiamo in una pagina dedicata a Noha dal giudice Tommaso Vanna.
La torre, sulla quale è allocato l’orologio pubblico, è in stile classico e termina con un chiostro di archetti dai quali sono visibili le campane. È stata costruita, probabilmente, intorno al 1861, come indica la lapide posta a circa quattro metri dal piano di calpestio. Giacomo Arditi nella sua Corografia fisica e storica della provincia di Terra d’Otranto scrive: «...un orologio pubblico eretto in piazza con denaro dello stesso benemerito». La torre, in stile classico, fu donata alla cittadina dalla generosità dei fratelli Orazio e Gaetano Congedo. Sul muro della torre è scolpito in uno scudo il loro stemma gentilizio: un albero di pino al naturale accostato a sinistra da tre stelle disposte: 1, 2; il centro del tronco di pino è attraversato dalla figura di un toro furioso.
Al di sotto dello stemma l’epigrafe:
NOHA FRAZIONE DEL COMUNE DI GALATINA CIRCONDARIO DI GALATINA COLLEGIO ELETTORALE DI MAGLIE DISTRETTO DI LECCE PROVINCIA DI TERRA D’OTRANTO 1861
Il quadrante dell’orologio è inserito nel corpo di un’aquila, simbolo di forza e coraggio: fu insegna delle legioni romane e negli stemmi esprime fedeltà all’Impero. Secondo alcune testimonianze, sia la testa che il fascio su cui si aggrappavano gli artigli furono rimossi subito dopo la caduta del fascismo nel 1943. Le lancette sono ferme, ormai da data immemorabile, alle ore 09,40 o alle 21,40. Marcello D’Acquarica nel suo catalogo I beni culturali di Noha scrive:
La prima versione della meccanica dell’orologio risalente al 1861 non è più esistente. Apparteneva ad una tecnologia più semplice e meno raffinata, costruita totalmente in modo artigianale, dai denti degli ingranaggi ai chiodi che ne bloccano la struttura. La seconda versione risale al 1911, anno della sua costruzione e installazione sulla torre dell’orologio in Piazza S. Michele. Costruita dalla Premiata Fabbrica Orologiai di Fontana Cesare di Milano, è la seconda generazione di orologi meccanici dell’inizio del ’900.
La macchina, completamente restaurata e inaugurata il 23 dicembre 2008, oggi fa bella mostra di sé nell’atrio della Scuola Media “G. Pascoli”, sezione distaccata di Noha, con funzione di studio e didattica.
Tra le carte d’archivio vi solo alcune delibere in cui la Giunta Comunale approvava, viste le spese sostenute, il pagamento a Giovanni Nocco e a Pasquale Monastero per la riparazione dell’orologio negli anni 1908-1909.
Nel 1913 abbiamo un nuovo impianto di orologio. La carica viene data da Pantaleo Rocca e la spesa per il petrolio viene desunta dall’art. 25 del bilancio prelevando £ 74,00 dal fondo riserva. Nel 1912 viene retribuito Giuseppe Potenza con £ 20,00 per la sistemazione dell’orologio.
BIBLIOGRAFIA
ARCHIVIO STORICO COMUNE DI GALATINA: Delibera del 27.11.1861 Delibera del 5.06.1862 Delibera n. 22 del 21.6.1877 Delibera n. 10 dell’8.5.1882 Delibera n. 38 del 30.5.1882 Delibera n. 77 del 24.4.1885 Delibera CC dell’8.04.1889 AA.VV., Guida di Galatina, Congedo Editore, Galatina 1994. ANTONACI ANTONIO, Storia di Galatina, Panico editore, Galatina 1999. ARDITI GIACOMO, Corografia fisica e storica della provincia di Terra d’Otranto, Stab. tip. “Scipione
Ammirato”, Lecce 1879, Ristampa anastatica, 1994.
D’ACQUARICA FRANCESCO,MELLONE ANTONIO, Noha, storia, arte, leggenda, Infolito Group Edito
re, Milano 2006.
D’ACQUARICA MARCELLO, I beni culturali di Noha, Edizioni Panico, Galatina 2009.
GUADAGNI CARLO, Nola sagra: 1688, Il Sorriso di Erasmo, Massa Lubrense 1991.
MINIERI ANTONIO, Compendio della terra di Nola, Palo, Nola 1973.
RIZZELLI RUGGERO, Pagine di storia galatinese: memorie, Tip. economica, Galatina 1912.
SIMONI ANTONIO, Orologi italiani dal Cinquecento all’Ottocento, A. Vallardi Editore, 1967.
VANNA TOMMASO, Urbs Galatina, Editrice Salentina, Galatina 1992.
feb202018
Si rinnova la collaborazione tra la Showy Boys e l’Istituto Comprensivo "Polo 1" di Galatina. Anche per l’anno scolastico 2017/18, gli alunni della scuola primaria potranno partecipare al progetto di “Avviamento allo Sport” organizzato dal club bianco-verde.
Così come accaduto negli anni precedenti, allo scopo di avvicinare i bambini allo sport e alla pallavolo, le classi del Polo 1 saranno impegnate in un ciclo di lezioni con una ricca e mirata proposta di giochi ed esercizi. Agli alunni sarà offerto un programma di lavoro con le tecniche base attraverso una attenta progressione didattica, primi accenni di costruzione di gioco di squadra, collaborazione e interazione tra i partecipanti.
Come spiega il tecnico federale Orazio Codazzo, che in seno alla Showy Boys riveste il ruolo di responsabile del settore minivolley e dei progetti scolastici, “promuovere nella scuola primaria la pallavolo, sport di alta efficienza psico-fisica, di forte impatto relazionale e pedagogico, ha il merito di fare nascere nel più giovane l’interesse per lo sviluppo motorio e di apprezzare uno sport che esalta la coralità del gruppo e le individualità, stimolare il sano agonismo e il rispetto delle regole”.
E’ positiva la collaborazione tra la l’Istituto Comprensivo "Polo 1" e la Showy Boys, che oltre ad essere Scuola Regionale di Pallavolo da quest'anno ha ricevuto dalla Fipav la certificazione di qualità per l'attività giovanile con un Marchio d'Argento. Come sottolineato dal dirigente scolastico prof. Anna Antonica, è un’esperienza stimolante e di crescita a livello personale per gli alunni della scuola primaria e, visto il programma del progetto, di un completo coinvolgimento delle classi partecipanti.
www.showyboys.com
apr262019
Sabato 27 aprile 2019, a partire dalle ore 09:30, presso la sede dell’Istituto Professionale di Viale Don Bosco, avrà luogo il Convegno “Officina d’epoca”, che intende promuovere la conoscenza della motoristica d’epoca, con un’attenzione particolare al tema della sicurezza stradale.
Il Convegno “Officina d’epoca: I segreti delle mitiche… tra passione e sicurezza” è inserito nel Progetto “Sicurezza stradale”, realizzato dalla nostra scuola nel corso dell’A.S. 2018-2019.
L’iniziativa si svolgerà in collaborazione con Club Scuderia “Il Tacco”, 1^ Scuderia Femminile di auto d’epoca, A.S.I. Lecce (Automotoclub Storico Italiano), Università Popolare “A. Vallone” di Galatina e “U.T.E. Salento” (Università della terza età), e con il patrocinio di Comune di Galatina e Provincia di Lecce.
Dopo i saluti istituzionali e l’intervento dei partners dell’iniziativa, è prevista la relazione dell’Ing. Pietro Carella sul tema “Sicurezza attiva e passiva sulle macchine di ieri e di oggi”.
Di particolare interesse per gli studenti, sarà inoltre l’esposizione di auto d’epoca nel cortile interno del nostro Istituto.
L’invito a partecipare è esteso anche alle famiglie e agli alunni degli Istituti Comprensivi del territorio.
Laporta/Falcone-Borsellino Galatina
set262020
In questa frase mi piace riassumere lo spirito di questa iniziativa che ripropone, domenica 27 settembre, nel centro antico di Galatina, circa 140 insegne storiche delle attività commerciali che sono state l’anima ed il motore della vita sociale ed economica negli anni 30, 40 e 50 del secolo trascorso.
Un percorso creato per incuriosire, per sollecitare la memoria degli adulti, ma anche un modo per raccontare ai giovani la storia della loro Città.
Per tutti, penso sia un momento di Educazione Civica, intesa come recupero del senso della storia, del rispetto dei luoghi e di coloro che ne hanno dato significato.
Siamo al secondo anno di una proposta che già sembra essere “tradizione”, nata da una intuizione di Massimo Bello e sposata da subito dall’Amministrazione Comunale, che l’ha prima incoraggiata e quest’anno supportata.
Anche il contributo di molte aziende ed attività commerciali del territorio non è mancato.
Come eravamo e come siamo, perché l’idea di Massimo non è rimasta sulla carta, ma ha preso corpo nell’entusiasmo, nella partecipazione di un gruppo di persone che ne sono rimaste affascinate ed hanno voluto contribuire fattivamente alla realizzazione. Come siamo, perché quando in questa città si crede in qualcosa e si condividono gli obiettivi, i risultati sono sempre esemplari ed incontestabili.
E cosi, nella veste dell’Associazione Consiglio di Quartiere Rione Italia, si sono ritrovati oltre a Massimo Bello anche Massimo Tundo (con la sua unica straordinaria conoscenza delle auto d’epoca), ma anche Pasquale Levanto, Rita Marra e Vitina Rossetti. E con loro, altri cittadini che spontaneamente hanno dedicato del tempo, hanno voluto dare il loro contributo di conoscenza storica, anche attraverso documentazione fotografica inedita, per ritrovare l’originalità delle insegne.
Il percorso, che si snoda tra Piazzetta Orsini, Via Umberto I, Via vittorio Emanuele II, Piazza San Pietro, via Cavoti e Via Garibaldi, sarà arricchito anche dalla presenza di auto e moto risalenti allo stesso periodo delle insegne, contribuendo ad accrescerne l’interesse.
Passeggiare per quelle strade sarà un modo per trascorrere una piacevole serata in cui il tempo si prende, realmente, tutto il suo valore.
Nico Mauro
Assessore al Centro Storico
dic302020
Mi compiaccio della sua leggerezza, nasce così un primo nesso di simpatia con “Luoghi da Favola”, volume edito da Espera nel corso di quest’anno di Grazia 2020.
E’ il primo fattore di valutazione che adopero per un libro nuovo, la leggerezza. Poi ci sono le parole.
Subito cerco di carpirne i segreti, il più in fretta possibile, quindi lo sfoglio velocemente. Lo so che in questo modo è impossibile leggerlo, ma è una impulsività che fatico a dominare. Quindi passo ad esaminare l’indice. Resto colpito dalla parola “Noha”. Chissà cosa avranno da dire in un libro di favole sulla mia Noha? Cerco le immagini. Sono disegni mai visti finora, sembrano appunto, per favole.
Non faccio in tempo a leggere la prima storia, una presa a caso, che resto come inghiottito da un vortice.
E’ una lettura così coinvolgente che appena dopo poche pagine mi rendo conto della geniale organizzazione con cui il libro è strutturato, diviso in capitoli che separano racconti di battaglie, di principesse e amori infelici, di tesori e infine vicende di diavoli e santi. Le favole si snodano piacevolmente una dietro l’altra, e per ognuna di esse la storia, con luoghi e personaggi reali.
Immergendomi così nelle pagine mi sento come coccolato da una vera guida per viaggiatori, ed essendo luoghi a me più o meno noti, mi lascio trasportare dall’immaginazione che trova una facile sceneggiatura per ogni avventura narrata. Ad ogni paese una preziosità. E così si svelano segreti inimmaginabili, come per esempio Torre Suda, che deve il suo nome per essere stata utilizzata come cisterna, quindi trasudando acqua dalle pareti, come la torre del castello di Noha, che conserva in pancia antiche tracce del livello lasciato dall’acqua; Racale che forse deve il suo nome al mitico Ercole; la torre del Serpe, che lo deve ad una fantomatica serpe che succhiava l’olio dalla lanterna del faro; il laghetto Cocito di Castro e Felline con il suo castello normanno; dell’antica specchia di Martano, la torre di Babele salentina; la fantastica Serra di Sant’Elia fra Trepuzzi e Campi Salentina; delle antiche pietre messapiche di Muro leccese, dove trovo in molti massi messapici la somiglianza con il Menhir di Noha scoperto anni addietro nel fondo “Santu Totaru” e poi ancora a cercare sulla costa adriatica i resti dell’antica abbazia di Casole.
E ancora la sirena Leucrazia con la leggenda delle punte Ristola e Meliso; il fiume Idume di Lecce e Torre Chianca; e la grotta dei pittori neolitici di Porto Badisco; e quell’altra storia sul morso della tarantola che fa ammalare le persone di “melanconia” e si curava con l’acqua della fonte di Manduria: pare che ne abbia scritto perfino Plinio il vecchio; e le vore di Barbarano che sono comunicanti fra loro; e di colline alte ben 196 metri, come la Serra di Martignano e di scogli che diventano diavoli, e diavoli che interrompono le finiture della Chiesa di San Matteo di via dei Perroni a Lecce, per cui delle due colonne della facciata solo una è finita con intagli a spirale e l’altra invece è ancora liscia; così come alcune date memorabili, tipo quella del terremoto che colpì il Salento nel 1743; e ancora di masciare e di Santa Inquisizione, di costruttori di organi come il nostro Kircher che sovrastava il coro della nostra Chiesa Matrice fino agli anni ’70 del secolo scorso, e di poeti e saraceni.
E per finire - o per cominciare ad apprezzarne veramente l’importanza - le nostre Casiceddhre, che oramai sono in giro per il mondo grazie anche alle parole degli scrittori, come quelli di “quiSalento”.
Ma il mondo forse non sa ancora che presto le Casiceddhre di Noha diventeranno un ammasso di pietre antiche e belle, disfatte, come saranno, dalle intemperie ma viepiù dalla noncuranza degli uomini di questo “secol superbo e sciocco”.
Marcello D’Acquarica
nov272024
Donne all’Opera è il titolo della manifestazione che l’Istituto Comprensivo Polo 1 di Galatina e Collemeto ha organizzato questa mattina nel teatro Cavallino Bianco per ricordare il significato del 25 novembre e far riflettere sull’importanza di contrastare ogni forma di violenza.
“La nostra scuola - ricorda Luisa Cascione, dirigente scolastica del Polo 1 - ha voluto fortemente rinnovare l’impegno per dire NO a ogni forma di violenza contro le donne, testimoniare in modo diverso il contrasto anche alla violenza di genere, perché parlare di queste tematiche non è mai abbastanza. Quest’anno ha deciso di farlo in modo diverso rispetto all’anno scorso, attraverso la bellezza di un linguaggio universale come quello della musica, mediante le donne opere che hanno raccontato, e continuano a raccontare, la forza di donne straordinarie, protagoniste di opere conosciute in tutto il mondo, donne che con la loro passione hanno ispirato quanti hanno avuto la possibilità di ascoltare e trarre ispirazione dalle opere stesse”.
Dopo i saluti istituzionali della dirigente Luisa Cascione, dell’assessora all’istruzione Camilla Palombini, dell’assessora alle Pari opportunità Annamaria Congedo e della presidente della Commissione Pari Opportunità Elvira Licchetta, con la cui collaborazione è stato realizzato l’evento, la musica è stata la protagonista assoluta.
Il racconto delle donne attraverso alcune delle più grandi opere conosciute in tutto il mondo e magistralmente eseguite da SalentOpera - Orchestra sinfonica giovanile diretta dal maestro Tommaso Reho, con le interpretazioni di Ludovica Casilli (soprano), Greta Carlino (mezzosoprano), e la voce narrante di Liliana Putino.
Successivamente tutti i ragazzi hanno potuto ascoltare le storie di donne forti, professioniste caparbie e tanaci, che sono riuscite con la loro preparazione a ritagliarsi un ruolo nella società.
Racconti intensi quelli di Cristina Mangia Fisica e Scienziata CNR, Maria Cristina Rizzo Sostituta Procuratrice Generale della Repubblica presso la Corte di Appello di Lecce, Alessia Mariano Calciatrice e Studentessa III^ liceo linguistico A. Vallone Galatina, Sara Zollino Paratleta, Roberta Carrozzo Imprenditrice e componente Cpo Galatina, Roberta Grassi Giornalista de Il Nuovo Quotidiano di Puglia, Erica Fiore Caporedattrice di Telerama, Biagina Carignani Psichiatra e Componente Cpo Galatina, Paola Gabrieli Coordinatrice Centro Antiviolenza "Malala” ATS Galatina che ha descritto l’attività del CAV e illustrato il progetto EpiWe ISS, mediante un’intervista da remoto alla sua responsabile scientifica Simona Gaudi.
Studentesse e studenti hanno avuto l’opportunità di riflettere con altre donne che sono riuscite a raggiungere traguardi importanti nella professione, nello sport e nella vita.
Bellezza, forza, determinazione e passione che quotidianamente caratterizzano la vita di persone comuni ma altrettanto straordinarie e che possono soltanto offrire un esempio a ogni forma di violenza perché la violenza di genere è una delle preoccupazioni della società contemporanea.
In questa battaglia, le donne dimostrano ogni giorno una forza straordinaria, una passione incrollabile per la propria libertà e una determinazione feroce nel rivendicare i propri diritti. È una lotta che non riguarda solo chi è vittima, ma l’intera umanità, poiché rappresenta un passo essenziale verso una società più giusta e paritaria.
Forza: il coraggio di reagire.
Le donne che subiscono violenza fisica, psicologica o verbale dimostrano una forza immensa nel trovare il coraggio di denunciare e cercare aiuto, spesso in contesti in cui prevalgono il silenzio e il giudizio. Questa forza diventa una scintilla di cambiamento, un esempio per altre donne, mostrando che è possibile rompere il ciclo della violenza e ricostruire la propria vita.
Passione: la spinta verso il cambiamento.
La passione è l’energia che anima le donne nella difesa della loro dignità e libertà.
Ogni manifestazione, ogni movimento, ogni parola pronunciata contro la violenza di genere nasce dal desiderio di un mondo migliore. La passione si esprime anche nel supporto reciproco fra donne, nell’impegno delle associazioni, del costruire reti e nelle iniziative che sensibilizzano le nuove generazioni sull’importanza del rispetto e della parità.
Determinazione: un cammino verso la parità.
La determinazione delle donne è ciò che permette di non arrendersi di fronte agli ostacoli. È evidente nei passi concreti compiuti per ottenere giustizia e prevenire la violenza, attraverso l’educazione, la sensibilizzazione e il cambiamento delle leggi.
La determinazione si manifesta anche nell’affrontare le barriere culturali che spesso alimentano la discriminazione e il patriarcato, portando avanti con tenacia la lotta per una società più inclusiva.
“Contrastare la violenza di genere - conclude Luisa Cascione - non è una sfida che le donne possono affrontare da sole. Richiede un impegno collettivo, che coinvolga uomini, istituzioni e l’intera società. È fondamentale educare al rispetto sin dall’infanzia, promuovere politiche che proteggano le vittime e puniscano i colpevoli, e combattere ogni forma di discriminazione che alimenta questa piaga. Le donne, con la loro forza, passione e determinazione, sono al centro della lotta contro la violenza di genere. Ogni passo avanti è un tributo al coraggio di chi non si arrende e un invito a tutti a partecipare a questa battaglia per la dignità e la libertà. Solo insieme possiamo costruire un futuro in cui ogni donna possa vivere libera dalla paura e pienamente rispettata nella sua essenza. Oggi, 25 novembre, l’istituto comprensivo Polo 1 di Galatina e Collemeto è ancora una volta comunità viva e impegnata nel contrasto alla violenza”.
Fiorella Mastria
apr202018
In occasione della Giornata Mondiale della Terra, il Comune di Galatina organizza la "Giornata della sostenibilità", un evento di sensibilizzazione per la salvaguardia dell’ambiente e delle condizioni climatiche della Terra.
L’evento consiste nella chiusura al traffico, domenica 22 aprile 2018, dalle ore 10 alle ore 13 di C.so Porta Luce e P.zza Alighieri a Galatina. Con l’occasione si invita tutta la cittadinanza, bambini, adulti e anziani a passeggiare o pedalare lasciando a casa la propria automobile o ciclomotore che sia.
"L’inquinamento dell’aria resta uno dei principali problemi per la salute delle persone e per la salvaguardia dell’ambiente. Certo è - continua l'Assessore alle politiche ambientali Cristina Dettù - che non bastano gli specifici monitoraggi di zone e/o strutture a rischio o controlli ulteriori eseguiti in via precauzionale e preventiva. Oltre a questo, serve una sensibilizzazione forte che parta dal basso, dai gesti quotidiani e personali che ogni cittadino può mettere in atto per aiutare e salvaguardare la Terra. L'adesione alla "Giornata Mondiale della Terra" è in linea con le finalità cui tende questa Amministrazione, ossia di sensibilizzazione ed educazione della comunità e cittadinanza in merito alla rilevanza dei temi ambientali, alla sostenibilità ed alla consapevolezza civica, in una logica di sviluppo fondata sul buon governo del territorio."
L'evento, pubblicato tra l’altro sul sito di Earth Day Italia, è organizzato in stretta collaborazione con la società Monteco che, nella stessa giornata, svolge attività di sensibilizzazione in materia di rifiuti. Nello specifico le iniziative messe in atto sono: Galatina #senzafiltri, La biblioteca dei libri rifiutati, Festa del baratto. E’ un modo alternativo di occuparsi di un tema importante attraverso attività ludico – educative.
In occasione della medesima giornata, i ragazzi del Servizio Civile Nazionale – Progetto MONITOR 5016 – nei giorni 21 e 24 Aprile coinvolgeranno rispettivamente i bambini dell’istituto comprensivo Polo 2 e Polo 3 della città e in queste due giornate svolgeranno attività atte a sensibilizzare i piccoli (e non solo!) al rispetto per l’ambiente. Queste attività prevedono infatti la collaborazione tra i bambini e le loro famiglie e consistono nella pulizia degli spazi verdi scolastici e nel loro abbellimento, momenti che si alterneranno a brevi video e divertenti giochi, ovviamente a tema ed istruttivi.
Un lavoro congiunto che si pone un unico obiettivo: proteggere, anche e soprattutto nel nostro piccolo, la madre Terra.
Ufficio Stampa Comune di Galatina
mar132018
Altro capitolo dell’appassionante ricerca di P. Francesco. In questa nona puntata si succedono più papi che arcipreti di Noha.
La redazione
FABIO FORNARI (? – 1596)
Vescovo di Nardò dal 1583 al 1596
Dal 1583 al 1596 i Pontefici furono:
Gregorio XIII (1502-1585) Papa dal 1572 al 1585
Sisto V (1521-1590) Papa dal 1585 al 1590
Urbano VII (1521-1590) Papa nel 1590
Gregorio XIV (1535-1591) Papa dal 1590 al 1591
Innocenzo IX (1519-1591) Papa nel 1591
Clemente VIII (1563-1605) Papa dal 1592 al 1605
Gli arcipreti che si susseguono a Noha sono:
Don Salvatore Colafilippi (1550-1600), parroco dal 1570 al 1600
Don Stefano Sergio (1570-1612), parroco dal 1600 al 1612
Fabio Fornari di Brindisi, laureato in diritto civile ed ecclesiastico, era nipote, per parte della madre, del suo predecessore Cesare Bovio. Era già stato arcidiacono di Brindisi e vicario generale di quella diocesi, prima, e successivamente di Nardò. Esperto, quindi, nel governo della chiesa, fu eletto Vescovo di Nardò subito dopo la morte dello zio, il 23 febbraio 1583 dal Papa Gregorio XIII.
Il 19 marzo 1583 prese possesso canonico della diocesi.
Compì grandi ed importanti opere, specialmente nel Comune di Galatone dove rifece dalle fondamenta l’antica chiesa matrice di rito e culto greco. A lui si deve la costruzione della chiesa dedicata alla Madonna delle Grazie sulla Lecce-Gallipoli.
Il Fornari fu caro a tutti i cittadini della diocesi, ma specialmente al clero. Aumentò il reddito dei canonici e vi aggiunse altri benefici.
Nel 1585 compì la visita pastorale della quale ci ha tramandato poche notizie e di scarsa importanza. Il 30 agosto 1592 tenne un sinodo diocesano, i cui atti sono pervenuti sino a noi, in un manoscritto comprendente la breve relazione della visita pastorale. Fece costruire nella cattedrale gli stalli del coro in legno di noce, con al centro quello riservato al vescovo e sormontato dal suo stemma, con galero e nappe.
Nel ministero pastorale fu coadiuvato da quattro vicari generali:
* l’arcidiacono Giovanni Francesco Nestore di Nardò, dottore nelle due leggi e già vicario capitolare, i cui decreti e bolle datano dal 27 febbraio 1583 al 1° agosto 1587;
* il can. abate Leonardo Trono di Nardò, i cui atti vanno dal 1589 al 1590;
* l’arcidiacono Scipione Nestore, succeduto a Giovanni Francesco Nestore quando questi morì. Scipione Nestore di Nardò era laureato in teologia e in diritto;
* e il preposito Donato Maria Vernaleone, patrizio neritino, dottissimo in sacra teologia e nelle lettere greche, strenuo difensore dei diritti della chiesa.
Fabio Fornari si spense in Galatone il 26 febbraio 1596 nel palazzo da lui costruito, accanto alla chiesa della B. V. delle Grazie, dove amava ritirarsi. Come egli stesso aveva disposto, fu sepolto nella chiesa della B. V. delle Grazie a Galatone. Sulla sua tomba fu posta la seguente epigrafe:
A FABIO FORNARI
Dottore nelle Leggi Vescovo di Nardò
Questo presule Fornari ardente di divina fiamma
insieme con la fiamma lucente in cielo
anche nel mondo splende
per cui con la sua luce così illumina
la fiamma galatea
da essere perenne luce di doppia fiamma
L’anno del Signore 1596.
Nel 1714, durante l’episcopato del grande Vescovo Antonio Sanfelice, le spoglie di Fabio Fornari furono traslate in un luogo più in vista, dov fu apposta quest’altra epigrafe:
FABIO FORNARI della Chiesa di Nardò
Prima vicario generale ben presto vescovo
apprezzatissimo per la esimia perizia nel diritto canonico
nel celebrare sinodi e nel riformare costumi
compì egregiamente il suo ufficio sacerdotale
Qui trasportò il di lui corpo
e il ricordo ormai dimenticato rinnovò
ANTONIO SANFELICE VESCOVO DI NARDÒ
l’anno del Signore 1714.
Relazione con la chiesa di Noha
Anche se non c’è nulla di particolare da sottolineare, con tutta sicurezza si può affermare che l’arciprete di Noha, don Salvatore Colafilippi, partecipò al Sinodo diocesano del 1582 e nella visita pastorale della diocesi del 1585 il presule visitò anche la chiesa di Noha.
E’ risaputo che Fabio Fornari fu uno dei massimi promotori della latinizzazione del culto in diocesi di Nardò. Nessun Vescovo neritino gli fu pari nell’opera di estirpazione del sostrato greco, ancora saldamente radicato nel costume religioso salentino. Era deciso ad eliminare ogni traccia di grecità, e penso che risalga a questo periodo il culto alla Madonna delle Grazie, molto sentito a Noha ancora oggi, in sostituzione del culto alla Madonna di Costantinopoli.
L’arciprete don Stefano Sergio, che fu parroco per 12 anni, successore del Colafilippi, è passato alla storia come colui che rifece completamente l’antica chiesa di S. Angelo. Per questo fece apporre una lapide (oggi non più esistente) fissata sul portale principale della chiesa con la seguente scritta: “Don Stefano Sergio eresse dalle fondamenta nell’anno del Signore 1602”.
La chiesa di S. Angelo già esisteva da molto tempo. Non sappiamo quale fosse la sua architettura, ma con ragionevole certezza possiamo dire che fosse quasi del tutto fatiscente, se è vero come è vero che il nostro Don Stefano decise di rifarla sin dalle fondamenta. Ormai oltre all’altare maggiore vi sono altri altari, uno dedicato a San Michele, uno alla Madonna Immacolata, un altro alla Madonna del Rosario. E’ sempre don Stefano Sergio che sulla soglia della porta che conduceva alle tombe ipogee della chiesa madre fece scolpire una lapide con una scritta in latino che traduciamo così:
“Finalmente riposo da ogni fatica. A.D. 1602”.
L’arcipretura di don Stefano Sergio durò 12 anni. Altre notizie non ci è dato di sapere.
[Continua]
P. Francesco D’Acquarica
set042018
È la proposta del Movimento 5 Stelle di Galatina, estesa anche ai territori limitrofi di Noha, Collemeto e Santa Barbara.
Un segnale di civiltà richiesto da cittadini e attivisti e rilanciato dal Portavoce in consiglio comunale Paolo Pulli che lo porterà ufficialmente all’attenzione degli amministratori per chiederne la discussione in tempi brevi in Commissione ed in Consiglio Comunale.
Non solo. Il gruppo locale di attivisti del MoVimento 5 Stelle, insieme ai portavoce nazionali e allo stesso Pulli, ha già dato la disponibilità a finanziare l’iniziativa, organizzando un apposito evento di raccolta fondi, confidando in donazioni spontanee e attingendo al proprio fondo cassa. Uno sforzo economico che il MoVimento sceglie di fare per coprire le spese per l'acquisto della segnaletica e di installazione delle stessa, fino alla realizzazione delle strisce.
Il Movimento 5 Stelle di Galatina offre inoltre la disponibilità immediata ad individuare insieme alle autorità competenti le zone di stallo più idonee. La proposta è di concentrare le aree di sosta agevolata in prossimità di uffici che erogano pubblici servizi e previa esposizione dell’apposito contrassegno temporaneo di sosta rilasciato dal Servizio Politiche Sociali del Comune.
Laddove la proposta fosse approvata, bisognerebbe inoltre prevedere sin da subito le opportune campagne di informazione rivolte alla cittadinanza sul corretto utilizzo delle strisce rosa. Il tutto per prevenirne usi impropri da parte dei non aventi diritto.
Sarà necessaria la previsione del provvedimento nei futuri bandi dei servizi di gestione dei
parcheggi e l’apposizione della corretta segnaletica orizzontale e verticale nelle zone nevralgiche del paese, quali il distretto Asl, il Palazzo Comunale, le scuole, le farmacie, gli uffici postali ed i laboratori di analisi cliniche.
Per tutti gli step, organizzativi e burocratici, il MoVimento c'è. Pronto a mettersi in moto sin da subito per realizzare un'idea nata da un'esigenza collettiva che merita il giusto riguardo.
Galatina, lì 3 settembre 2018
Consigliere Paolo PULLI
set212022
Nei giorni 8 e 9 Ottobre 2022 nell'area del CENTRO STORICO di GALATINA che comprende Piazzetta ORSINI - Via Umberto I° - Via Vittorio Emanuele II - Via Garibaldi - Via Cavoti - Castello Scanderbeg - Piazza San Pietro e Piazza Alighieri.
Si tratta anche quest’anno di giornate dedicate alla Storia della Città. Una manifestazione a fortissimo carattere turistico-culturale e di grandissimo interesse della Città di Galatina che nonostante abbia attraversato un difficile periodo di pandemia, lo ha fatto vincendone la sfida e registrando grandi apprezzamenti e tantissimi visitatori in tutte le edizioni. Essa gode dei patrocini di REGIONE PUGLIA, PROVINCIA DI LECCE, CITTA' DI GALATINA e Unione dei Comuni della Grecia Salentina.
Si svilupperà in un percorso che va da Piazzetta ORSINI a Via Umberto I, Via Vittorio Emanuele II, Via Garibaldi, Via Cavoti, il Castello SCANDERBEG, Piazza San Pietro e la parte di Piazza Alighieri adiacente a Palazzo Scanderbeg prospiciente alla LAMPADA SENZA LUCE, sul quale troveranno sistemazione bancarelle di prodotti tipici di artigianato locale affiancati da autoveicoli e motoveicoli storici intorno ai quali, si cercherà di ricreare, attraverso il posizionamento di riproduzioni fedeli delle vecchie insegne commerciali che allora riempivano di vita la Città e di tante comparse in abiti dell’epoca, la stessa atmosfera e le stesse scene della nostra Galatina e quanto possa contribuire a riportare indietro le lancette della Storia Cittadina. Inoltre ci sarà la possibilità di gustare presso le attività commerciali del Centro Storico e in alcune bancarelle diffuse nel percorso, cibi caratteristici della tradizione culinaria Cittadina.
Nelle intenzioni degli organizzatori, la volontà di ridare, per qualche ora vita, alla Storia di Galatina affinché tutti possano ammirare da una prospettiva moderna, il fascino della Città e del suo bellissimo Centro Storico anche attraverso rievocazioni recitate da attori e comparse, di giornate storiche pregne di tradizioni, usi ed abitudini della Città.
Lo scorso anno, con la consueta voglia di raccontare la nostra Città attraverso nuove visioni e prospettive, abbiamo provato ad illustrare un pezzo della sua Storia attraverso un mediometraggio denominato “AMORE ETERNO” e diretto dal regista GINO BROTTO, in cui si racconta uno spaccato di vita dei primissimi anni 50, nel quale sono stati inseriti tutti i gioielli più belli e i personaggi più comuni della Città, il quale ha riscosso davvero un buon successo in Italia e nel mondo, diffuso dalla emittente televisiva MEDITERRANEA TV sia in dt che in streaming.
Quest'anno “Galatina...come eravamo” vedrà la partecipazione dei Club federati ASI, la SCUDERIA IL TACCO di Leverano, la PRIMA SCUDERIA FEMMINILE di Leverano, il MESSAPIA CLUB di Ugento e il NUOVO CLUB FIAT 1100 di Collepasso e della PRO LOCO di Galatina, la quale organizzerà la FIERA DEL FISCHIETTO, una bella esposizione di fischietti artigianali giunta con successo alla sua X° Edizione, anch'essa in una dimensione storica che si terrà quindi in costumi d'epoca.
Nella serata di Domenica 9 saranno proiettati in Piazza San Pietro i filmati storici dei bellissimi “VEGLIONI DELLA STAMPA” al Cavallino Bianco e a seguire la proiezione del film “AMORE ETERNO”. Nella mattinata di Domenica, davanti la Cappella di San Paolo, ci sarà la rappresentazione dell'antico rito del Tarantismo, che la Città ha osservato fino a pochi anni fa. Inoltre, le serate saranno accompagnate dalla musica di MINO DE SANTIS, dalle DOMISOUL , dagli SCAZZACATARANTE e da ballerini in costume.
Un'occasione da non perdere quindi, per vivere una bellissima giornata di Storia, cultura, prodotti artigianali e musica.
Massimo BELLO
lug222022
Cari amici, siamo particolarmente orgogliosi di comunicarvi che, quest’anno, la VOSTRA festa avrà non solo una veste grafica e artistica diversa dalle precedenti edizioni, ma per la prima volta e di comune accordo con l’Amministrazione comunale, tutto il ricavato delle attività solidaristiche, collaterali all’evento, verrà utilizzato per le persone più deboli o meno fortunate che risiedono nel nostro comune.
Come già ben sapete la solidarietà è per l’Associazione “Quelli di Piazza San Pietro 2.0” l’irrinunciabile impegno di ogni anno; parte dei fondi provenienti da contributi pubblici e la totalità dei fondi provenienti dalla sensibilità volontaria dei privati vengono, infatti, puntualmente devoluti in beneficenza.
Acquistando la t-shirt “I Love 80 & 90 Party” 2022 oltre ad avere un iconico ricordo della serata contribuirete a ridurre le barriere architettoniche di Galatina e Frazioni.
Con il ricavato, infatti, verranno finanziati piccoli lavori di rimozione ostacoli che non permettono la completa mobilità di chiunque ed in particolare di coloro che, per qualsiasi causa, hanno una capacità motoria ridotta o impedita, temporaneamente o permanentemente, tipo marciapiedi senza rampe.
Siamo coscienti che il nostro intervento non potrà mai essere risolutivo, ma, come diceva Madre Teresa di Calcutta, quello che noi facciamo è solo una goccia nell'oceano, ma se non lo facessimo l'oceano avrebbe una goccia in meno…
Un doveroso ringraziamento alla Ditta V2 Sportswear in via Soleto (uscita Galatina).
Associazione “Quelli di piazza San Pietro 2.0”
ago062018
Riparte la Scuola Volley della Showy Boys Galatina. La società bianco-verde inizia la stagione sportiva 2018-19 con ancora più entusiasmo dopo aver ricevuto dalla Federazione Italiana Pallavolo il prestigioso Marchio d’Argento, certificazione di qualità dell’attività giovanile, che si aggiunge a quello di Scuola Regionale di Pallavolo. La novità sui corsi di minivolley e pallavolo riguarda l’avvio del Lab Showy, il laboratorio di sport e formazione tecnica che la società bianco-verde ha voluto per tutti i suoi giovani atleti e che partirà nel prossimo mese di settembre come nuova offerta formativa per gli iscritti della Scuola Volley. Si preannuncia, quindi, una stagione molto interessante e che conferma l'elevato standard qualitativo dei corsi offerti dalla storica società galatinese: “Avviamento allo sport (minivolley S3)” e “Pallavolo”. Il primo è aperto alle bambine e ai bambini dai 5 agli 11 anni ed è strutturato in modo tale da risultare un’attività motoria polivalente e multilaterale ispirata alle tecniche della pallavolo; il secondo, invece, è riservato a ragazze e ragazzi dagli 11 ai 14 anni e ha come obiettivo principale quello di avviare alla pratica della pallavolo e fare apprendere agli allievi le basi tecniche della disciplina e l’aspetto tattico del gioco. Alla guida del settore giovanile anche per la nuova stagione l’allenatore Gianluca Nuzzo, già pluripremiato giocatore della Nazionale Italiana e dei maggiori club della serie A, e con la direzione tecnica di Francesco Papadia. Un’offerta formativa a 360 gradi, un programma didattico completo e aggiornato ed uno staff tecnico qualificato. Una Scuola Volley che funge da percorso di vita sportiva e valido punto di riferimento anche per la fase di crescita umana dei più giovani.
La fase di raccolta delle adesioni da parte dei ragazzi e ragazze che intendono frequentare la Scuola Volley e il Laboratorio di sport e formazione tecnica è già iniziata per consentire la formazione dei gruppi di lavoro. Si possono effettuare le iscrizioni presso la sede della Showy Boys in piazza San Pietro n. 25 a Galatina o telefonando all'Ufficio di segreteria (tel. 347.3849653) per prenotare un appuntamento. Informazioni e maggiori dettagli sono reperibili sul sito www.showyboys.com
SHOWY BOYS A.S.D.
mag172018
Ma cosa s’erano messi in testa quei rompicoglioni di alberi di pino marittimo? Di continuare a rimaner colà per anni, come se nulla fosse, quasi per diritto acquisito, grazia divina o usucapione centenaria?
Pensavano di esser meglio dei loro cugini di campagna, vale a dire gli ulivi, destinati a scomparire dalla faccia del Salento per decreto ministeriale?
Nossignore. Qui a Galatina e frazioni siamo così solerti nell’applicare le disposizioni di fra’ Martina ministro, che sindaco e giunta sfornano ordinanze di abbattimento alberi (e, giacché all’opera, anche colate di comparti edilizi, circonvallazioni, aree mercatali e centri commerciali) manco fossero i pasticciotti dell’Ascalone la domenica mattina.
E niente, dice che dobbiamo farcene una ragione.
Pensavamo (sbagliando anche stavolta) che la sega comunale si fermasse al primo bellissimo pino punito con la pena capitale (il famoso Pino Insegno) nel mese di settembre 2017 per aver osato intralciare la corsa di un camion, o cosa diavolo fosse, andato a impigliarvisi con tutte le corna; invece è andata oltre programmando lo sterminio di tutto il viale alberato di via Castello perché d’intralcio a traffico, asfalto, cemento, mattoni, portoni d’ingresso, muri, cessi, case, autotreni, auto, moto e forse pure aerei di passaggio.
Insomma, qui tagliano alberi come fossero nastri inaugurali.
A proposito di democrazia partecipativa, la popolazione di Noha non ne sapeva niente o punto. Ma tanto, se pur l’avesse saputo, difficilmente avrebbe mosso il culo dal divano e più di un neurone alla volta per storcere il muso, alzare ciglio o proferir verbo contro un’altra decisione, l’ennesima, che sta trasformando la nostra terra nel Deserto del Sacara [sic].
Signora mia, in questo mondo di sottosopra potrebbero devastare la campagna con il fotovoltaico, impiantare un centro commerciale nei pressi di Collemeto, varare una centrale nucleare in piazza San Michele, fare la Tap a Melendugno e altre amenità del genere, con le mani in tasca e fischiettando. Tanto i diretti disinteressati ti risponderebbero con il solito onomatopeico “embè?”.
Non so voi, ma io, visto l’inquietante tasso di infiltrazione politica sto pensando seriamente di trasferirmi a Casal di Principe.
Antonio Mellone
dic042024
Mercoledì 4 dicembre alle ore 18:00, nella Sala conferenze dell’ex Palazzo De Maria, in Corte Taddeo, è previsto il secondo incontro del Ciclo “Orizzonti: Sud/Nord dai Borbone ai Savoia”, con una conferenza del prof. Francesco Luceri dal titolo: “Il moto galatinese del 1862”.
L’incontro è finalizzato alla riscoperta di una pagina di storia galatinese del tutto inedita che racconta i difficili anni del passaggio dal regime borbonico al nuovo Regno d’Italia visti da una prospettiva sociale e culturale. Muovendo dalla microstoria o storia locale, il nostro ospite evidenzierà crasi e conflitti che si comprendono solo ricorrendo ad un piano storiografico più generale.
Francesco Luceri, nostro concittadino, è docente di filosofia e storia presso il Liceo Capece di Maglie, ha lavorato alla riscoperta del pensiero e del profilo biografico di Pietro Siciliani (studio già avviato con la sua tesi di laurea dal titolo Pietro Siciliani: gli anni della formazione (1832-1861) che gli è valsa il Premio Moro nel 2013 ottenuto dalla nostra Città), pubblicando il Carteggio familiare (2013), con una premessa di Giovanni Invitto e una nota introduttiva di Giancarlo Vallone, e gli Atti del convegno nazionale svoltosi a Galatina nel settembre del 2014, Pietro Siciliani e Cesira Pozzolini, filosofia e letteratura, ed. 2014. È inoltre autore di diversi articoli pubblicati su collettanee e riviste scientifiche.
Nella locandina sono stati riportate due immagini che ritraggono due opere del nostro Gioacchino Toma, in cui la tematica patriottica, generalmente così impegnativa e seria, è stata trasferita nel mondo dei bambini e del gioco: la prima è I figli del popolo, datata 1862, lo stesso anno del moto galatinese, ma forse realizzata un anno prima, una bambocciata di due bambini che festeggiano le figure di Garibaldi e Vittorio Emanuele, la seconda sempre del 1862, Piccoli patrioti, un dipinto che raffigura dei bambini che giocano coi soldatini ispirati alle guerre risorgimentali e a Garibaldi.
Mario Graziuso
feb162018
Che cos’è il Service Learning?
Il Service Learning è un approccio pedagogico che coniuga sapientemente apprendimento e servizio alla comunità, consentendo non solo l’acquisizione di nuove conoscenze, ma soprattutto la maturazione di nuove competenze sull’esempio dell’I CARE di Don Lorenzo Milani
Le caratteristiche del Service si basano su: centralità del curricolo, del servizio e dello studente. Caratteristiche che rispecchiano appieno l’essere comunità di una scuola volta alla riaffermazione delle sue finalità formative ed educative più elevate quali: imparare a conoscere, a fare, a vivere insieme, ad essere SCUOLA DI VITA.
Nell’anno appena trascorso il Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione del MIUR ha organizzato la prima edizione delle Olimpiadi di Service Learning, al fine di promuovere la diffusione di un approccio pedagogico che coniughi servizio e apprendimento, potenzi situazioni didattiche che favoriscano la maturazione di competenze disciplinari, trasversali e di cittadinanza.
L’Istituto Comprensivo Polo 2 di Galatina si è dimostrato sempre particolarmente sensibile a tali tematiche. Tant’è vero che è stato l’unico Comprensivo della Provincia di Lecce a partecipare alle Olimpiadi con un progetto che ha visto la luce nel 2015 in seguito ad una brillante idea della Prof.ssa Elena Leo che ha messo in moto una macchina organizzativa notevole riuscendo a coinvolgere docenti, alunni, comunità nohana tutta e realizzando quello che oggi vedete nelle immagini. Il Service ha conosciuto, poi uno sbocco naturale nella realizzazione di un Giardino Botanico nel plesso dell’Istituto di via Corigliano. Qui un anonimo pezzo di terra abbandonato e alla mercé di sterpaglie, è diventato, sotto la guida esperta dei docenti un altro fiore all’occhiello del nostro Istituto. Le coordinatrici del Progetto Service Learning di Lecce che fan capo alla Dott.ssa Paola De Nola, hanno manifestato grande compiacimento per il lavoro svolto sia dalla ideatrice del Service la Prof.ssa Elena Leo, ora in quiescenza, che alla sua staffetta la Prof.ssa Rita Maria Colazzo e alla Dirigente scolastica Dott.ssa Eleonora Longo sempre attenta allo sviluppo e rafforzamento del saper vivere bene insieme e con gli altri e al futuro civico delle nuove generazioni
Noha
I primi passi
Noha
Alunni a lavoro
Noha
Le aiuole
Il Giardino della Gentilezza e della Pace oggi
La comunità e il Service
Fare Ambiente Italia.
Piantumazione di specie arboricole tipiche del Salento in collaborazione con gli studenti del Comprensivo Polo 2 di Galatina
Rita Maria Colazzo
apr072022
Il Segretario Generale dell’Associazione ATROCONSUMO Dott. Marino Melissano e la Referente per la Regione Puglia Avv. Pamela Filoni hanno incontrato gli alunni delle classi quinte della Scuola primaria per lo svolgimento del laboratorio “Le etichette alimentari alla lente di ingrandimento”, volto alla lettura consapevole delle etichette alimentari.
L’incontro tenutosi il 6 aprile presso le sedi della scuola primaria di Noha e Galatina è stato motivante e partecipato da parte di tutti i bambini.
L’avv. Filoni ha presentato e illustrato, con un linguaggio chiaro e fruibile dagli attenti interlocutori, l’identità dell’Associazione e le sue finalità. Sono stati proprio i “giovani consumatori”ad individuare alcuni tra i più frequenti comportamenti scorretti o ingannevoli da parte delle aziendee, dunque, la preziosa azione di Altroconsumo a tutela di tutti.
È intervenuto successivamente il dott. Melissano che, in continuo dialogo con gli alunni,ha approfondito l’articolata struttura delle etichetteriportate sulle confezioni dei prodotti alimentari (come definirle, le leggi che le regolamentano, il loro ruolo, i principali “trucchi” del consumatore informato, le indicazioni obbligatorie in esse contenute), ha accolto la moltitudine di domande avanzate dai bambini fornendoloro risposte chiare ed esaurienti.
Al termine dell’incontro docenti e alunni hanno ricevuto in omaggio copia della rivista mensile “INCHIESTE” (Marzo 2022).
Data la rilevanza dei contenuti, nonché la disponibilità e la competenza dei relatori, il nostro Istituto si fa promotore di un accordo di partenariato con l’Associazione Altroconsumo anche per le successive annualità.
giu292018
Con questa puntata si chiude il laborioso lavoro di ricerca storica portato avanti dall’indefesso nostro concittadino e amico, P. Francesco D’Acquarica, un monumento vivente, un uomo del quale in Onore non si dirà né si scriverà mai abbastanza.
Nonostante le sue ottantatré primavere, sappiamo che P. Francesco è già al lavoro sulle sudate carte, pronto a farci intraprendere nuovi e appassionanti viaggi nel mondo della nostra affascinante (e talvolta misteriosa) Storia di Noha.
Con spirito di gratitudine, formuliamo a P. Francesco (e a tutti i lettori di Noha.it) il nostro fervido voto augurale.
La redazione
Questa è l'ultima parte della mia mia ricerca condotta fra archivi di curia e parrocchia. Attraverso un lungo percorso di circa 1200 anni di storia di Vescovi di Nardò e Parroci di Noha (anche se descritti sinteticamente) vi ho portato a conoscere persone ed eventi che in qualche modo hanno modificato il corso della vicende storiche della nostra cittadina. Don Donato Mellone, come potrete leggere, fu l'ultimo dei parroci di Noha legato alla diocesi di Nardò. Sotto il suo archipresbiterato la parrocchia cambiò giurisdizione, passando definitivamente sotto quella dell’arcidiocesi di Otranto e dei suoi Vescovi.
Il percorso dunque termina qui. Ma la storia, come la vita, continua inesorabile.
P. Francesco D’Acquarica
Antonio Rosario Mennonna (1906 - 2009)
Vescovo di Nardò dal 22 feb. 1962 al 30 set. 1983
Motto: Ut ascendam in montem Domini
(Per salire sul monte del Signore)
Dal 1962 al 1983 i Pontefici furono:
Paolo VI (1897-1978) Papa dal 1962 al 1978
Giovanni Paolo I (1912-1978) Papa dal 1978 al 1978
S. Giovanni Paolo II (1920-2005), Papa dal 1978 al 2005
Arciprete di Noha
Don Donato Mellone (1925-2015), parroco dal 1963 al 2002
Antonio Rosario Mennonna nacque a Muro Lucano il 27 maggio 1906. Frequentò i corsi ginnasiali presso il seminario arcivescovile di Benevento, insieme a Pasquale Quaremba (futuro Vescovo di Gallipoli), grazie ad una borsa di studio.
Nel 1928 si laureò cum laude in sacra teologia. Presso l'università degli studi di Napoli ottenne invece la laurea in Lettere Classiche.
Fu ordinato sacerdote, il 12 agosto 1928. Insegnò lettere nel seminario di Potenza e presso l'istituto vescovile parificato di Muro Lucano ove ricoprì anche l'ufficio di preside.
Il 5 gennaio 1955 Pio XII lo elesse Vescovo di Muro Lucano. Qui rimase per 10 anni.
Papa Giovanni XXIII (1881-1963), il 22 febbraio 1962, alla vigilia dell'apertura del Concilio Vaticano II, al quale partecipò assiduamente, lo trasferì la sede vescovile di Nardò quale successore di Mons. Corrado Ursi. Salvatore Rizzello, che confermerà suo vicario generale, lo accolse, a nome dell'intera diocesi neretina, i cui fedeli erano accorsi numerosissimi nel corso di una giornata torrida, il 23 giugno 1962, giorno della sua presa di possesso canonico.
Tra le sue prime decisioni troviamo la prosecuzione della costruzione della nuova sede del seminario diocesano, opera voluta dal suo predecessore, le cui fondamenta erano state benedette il 31 maggio 1960. Il medesimo istituto venne poi inaugurato il 7 maggio 1964 dal Mennonna stesso e dal predecessore Corrado Ursi.
Svolse 3 visite pastorali, negli anni 1964, 1970 e 1975, ed infine, una visita ad limina, verso gli inizi degli anni ottanta.
Valorizzò la casa per Esercizi spirituali, Villa Tabor, in contrada Cenate. Visitò, più volte, all'estero, gli emigranti diocesani. Eresse 13 parrocchie e fece costruire 22 chiese.
Indisse un pellegrinaggio mariano diocesano a Lourdes. Fece ristrutturare il palazzo vescovile grazie ad una legge ad hoc, per danni di guerra e, successivamente, la cattedrale. Grazie all’interessamento di Mons. Mennonna, la cattedrale di Nardò nel 1980 fu elevata al rango di basilica minore pontificia dal papa Giovanni Paolo II.
Nel 1979 indisse, nel ricordo del 25º di ordinazione episcopale, un anno mariano che si svolse per tutto il 1980. Le celebrazioni, alle quali partecipò il domenicano P. Mario Luigi Ciappi (1909-1995), celebre teologo fiorentino suo amico, ebbero inizio il 31 ottobre 1979 in piazza San Pietro, a Roma. In quella occasione Papa Giovanni Paolo II, al termine della rituale preghiera dell'Angelus, alla presenza di Jacques-Paul Martin e di Stanisław Dziwisz, benedisse la nuova statua della "Madonna della Pace" e rivolse un caloroso saluto al vescovo Mennonna, al Clero, ai sindaci ed ai fedeli accorsi per l'occasione. La statua della Vergine fu poi portata, solennemente, in pellegrinaggio in tutti i Comuni della diocesi, Noha inclusa. A detta dello stesso Mennonna, Noha fu “una delle parrocchie più attive e meglio organizzate a ricevere il simulacro della Santa Vergine della Pace, ma soprattutto le Sue Grazie”.
Nel 1980 proclamò la Madonna della Coltura quale “Patrona dei Coltivatori Diretti” della diocesi. Per suo interessamento, Michele Mincuzzi, Vescovo di Lecce, nel 1981, estese il patronato della Vergine a tutti gli altri coltivatori dell'intera provincia ecclesiastica dell’arcidiocesi di Lecce.
Il 20 ottobre 1980, su delega di Mons. Nicola Riezzo, presso l’aeroporto militare di Galatina, Antonio Rosario Mennonna, con una corona di numerosi seminaristi, accolse e congedò papa Giovanni Paolo II in visita pastorale ad Otranto.
Nell'estate del 1981, ai sensi delle norme canoniche, presentò a papa Giovanni Paolo II la rinuncia al governo pastorale della diocesi per raggiunti limiti d'età. Ottenne, a causa delle conseguenze del terremoto dell'Irpinia del 1980, una proroga del mandato, sino al 30 settembre 1983.
Lasciò definitivamente la diocesi neretina, dopo aver salutato personalmente tutte le parrocchie, il 7 dicembre 1983, per far ritorno a Muro Lucano.
Al momento della sua morte, avvenuta il 6 novembre 2009, all’età di 103 anni, era il decano dell'episcopato italiano ed il secondo Vescovo più anziano al mondo, dopo il vietnamita Antoine Nguyên Van Thien.
Relazione con la chiesa di Noha
In questo periodo il parroco di Noha era don Donato Mellone.
Il Vescovo Mennonna, come abbiamo già detto, era arrivato in diocesi il 23 giugno 1962 e quasi subito dovette risolvere il problema della nomina del nuovo parroco di Noha. Il vecchio parroco don Paolo Tundo era morto quasi improvvisamente all’età di 74 anni il 30 giugno del 1962. Il suo viceparroco era un suo nipote don Gerardo Rizzo (1924-2007) che sperava di essere il successore. Le cose invece andarono in maniera diversa.
Tra le vecchie carte di don Donato Mellone abbiamo rinvenuto una pergamena in ottimo stato con la quale il Papa Paolo VI (1897-1978) di sua propria autorità, affidava al quarantaduenne don Donato Mellone la parrocchia di San Michele Arcangelo in Noha, senza concorsi e senza esami, quando invece, a norma del Diritto Canonico, concorso ed esami erano a quel tempo richiesti. Addirittura il Papa si era personalmente disturbato per la parrocchia di Noha.
Perché il Pontefice intervenne personalmente per stabilire la successione di don Paolo Tundo? Il documento papale in questione dice: “[...] Su segnalazione del nostro fratello, il Vescovo di Nardò, con l’autorità apostolica, senza concorso e senza esame, la conferiamo e la assegniamo a te”.
Possiamo accennare qui ad una situazione piuttosto delicata che si era venuta a creare al momento della morte dell’arciprete Mons. Paolo Tundo. Il successore naturale sembrava che dovesse essere don Gerardo Rizzo, suo nipote, che già era anche il suo viceparroco.
Intanto bisogna tenere presente che prima della riforma del 1983 voluta dal Concilio Vaticano II, il Sacerdote candidato alla parrocchia doveva “vincere” un concorso sostenendo e superando un esame davanti ad una commissione e, una volta eletto (dal Vescovo), era inamovibile. Solo in seguito a morte o a personale rinuncia, o anche per promozione ad un incarico superiore, il Vescovo poteva rimuovere il parroco dal proprio servizio pastorale. Attualmente, invece, l’incarico di parroco viene conferito direttamente dal Vescovo diocesano senza concorsi e senza esami per una durata di nove anni, e perciò a tempo determinato. Allo scadere dei nove anni il Parroco deve essere disponibile all’avvicendamento, e il Vescovo potrebbe destinarlo a nuovo incarico.
Pare però che don Gerardo incontrasse qualche difficoltà nel superamento di questo concorso, o forse ne era nata una contestazione. Così, onde evitare ogni tipo di complicazioni, il Papa in persona, dopo un anno e tre mesi di “sede vacante”, richiesto dal Vescovo di Nardò pro-tempore, Mons. Antonio Rosario Mennonna, che proponeva don Donato Mellone, diede direttamente il mandato di Parroco a quest’ultimo, senza concorsi e senza esami, data anche l’esperienza decennale maturata nella parrocchia di Santa Maria al Bagno e Santa Caterina di Nardò, “contro ogni appello di coloro che avrebbero potuto vantare pretese diverse”: Decernentes irritum et inane quidquid in contrarium attentatum fuerit vel contigerit attentari. Linguaggio latino ecclesiastico molto semplice e molto chiaro. Così nel 1963 don Donato Mellone divenne arciprete di Noha.
Nipote dell’arciprete don Paolo Tundo da parte materna, don Donato era nato a Noha nel 1925. Nel 1948 fu ordinato sacerdote.
Un problema urgente che si presentò a questo arciprete fu l’instabilità statica dell’antichissima Chiesa Madonna delle Grazie. Anzi la trovò già inagibile perché pericolante. Il Comune di Galatina offriva 1750 mq di terreno che poi divennero 3000 per costruirne una nuova, in cambio del suolo su cui c’era l’antica chiesa che, purtroppo, fu demolita. Sicuramente Noha ci ha guadagnato con la costruzione della nuova chiesa terminata agli inizi del nuovo millennio, con tutte quelle strutture oggi necessarie per la pastorale come le varie salette per aule di catechismo, salone parrocchiale, sala giochi, uffici per il parroco e spazi anche all’esterno. Ma la demolizione dell’antica chiesa ottagonale fu una grave perdita: un tempo a Noha ma anche altrove i beni culturali non erano una priorità. E a proposito di questa demolizione è opportuno precisare che non fu solo responsabilità del parroco ma soprattutto delle autorità competenti del Comune di Galatina, che preferirono la demolizione al restauro di quella chiesa.
Fu di questo tempo la costruzione della casa canonica quasi di fronte alla chiesa parrocchiale, molto utile per le opere parrocchiali. E' anche di questo tempo il rifacimento dell’altare maggiore della chiesa madre secondo le nuove norme liturgiche. A mio parere la demolizione di quello vecchio è discutibile: si poteva conservarlo pur creando quello moderno. Fu anche tolto il vecchio organo a canne e a mantice, sostituito con uno nuovo della Ditta Continiello di Monteverde Avellino inaugurato nel 1971.
Il Vescovo Mennonna spesse volte si recò a visitare la parrocchia di Noha e incontrò Don Donato. Oltre alle diverse visite pastorali compiute in quegli anni venne per esempio nel 1964 a benedire la campane del cimitero; nel 1973 partecipò, insieme ad altro clero, ai festeggiamenti per il XXV di sacerdozio del parroco; benedisse e inaugurò il nuovo altare maggiore e il nuovo organo a canne; benedisse la casa canonica e anni dopo la nuova sacrestia. Infine, qualche mese prima di lasciare la diocesi benedisse e inaugurò con il calcio a un pallone il nuovo stadio comunale di Noha, assistendo alla partita amichevole Associazione Calcio Noha – Unione Sportiva Pro-Italia di Galatina…
La nuova chiesa della Madonna delle Grazie fu inaugurata l'otto dicembre 2001 quando ormai Noha non era più nel territorio della diocesi di Nardò ma in quello dell’archidiocesi di Otranto: fu certamente una data storica per tutta la comunità di Noha, una data che rimase scolpita nella memoria di molti suoi cittadini che, stretti attorno al loro parroco, inaugurarono, con la cerimonia di consacrazione e dedicazione alla Madonna delle Grazie, la nuova chiesa, gli annessi locali per le attività pastorali, la casa canonica e gli ampi saloni parrocchiali.
Il nuovo complesso edilizio ubicato in una vasta area nella nuova zona presidenziale è opera grandiosa, monumentale, fortemente voluta e sognata da don Donato Mellone per molti anni.
Per quest'opera, l'instancabile parroco, ormai di venerata memoria, profuse per tanti anni, impegno, energie, notti insonni e i suoi risparmi.
Alla cerimonia fu presente l'Arcivescovo di Otranto, mons. Donato Negro, vi erano numerosi sacerdoti, chierici e diaconi, il Sindaco ed altre autorità civili e militari. La comunità, riunitasi prima nella Chiesa Madre "San Michele", si mosse poi in processione solenne verso la nuova Chiesa dove una folla enorme attendeva già da tempo l'arrivo del corteo.
Sull'ampio sagrato, l'ingegnere Vincenzo Paglialunga, prendendo la parola, descrisse le caratteristiche strutturali, tecnologiche, planimetriche dell'opera, consegnando, alla fine del discorso, le chiavi all'Arcivescovo, il quale, a sua volta, le consegnò all'emozionatissimo don Donato che aprì per la prima volta il portale ligneo della nuova Chiesa.
Il rito si concluse con il discorso del Parroco, che con voce rotta dall'emozione e da numerosi applausi, volle ringraziare tutti coloro che lo avevano aiutato a realizzare la nuova chiesa.
Anche l'Arcivescovo, contravvenendo al cerimoniale, volle andare incontro al parroco e portandolo al centro, di fronte all'altare, disse: Ha ringraziato tutti, ma ora noi tutti ringraziamo don Donato. Un lungo applauso tributato a don Donato dai presenti, tutti in piedi, nella nuova Chiesa gremita fino all’inverosimile, fu l'espressione della gioia e della partecipazione più bella e più toccante.
Sacerdoti di questo periodo
In questo periodo il Vice parroco fu sempre don Gerardo Rizzo, nipote di don Paolo Tundo da parte materna.
Anche il sottoscritto è nato a Noha: vissuto quasi sempre lontano perché Missionario della Consolata, ma che ha conservato tutto l’amore e l’affetto per il paese d’origine. Anche don Francesco Turrino (classe 1954) è nativo di Noha, ma incardinato nella diocesi di Avezzano.
Suore di questo periodo
* Suor Anna Maria Misciali, nata nel 1944 e morta nel 2000, delle Suore “Discepole di Gesù Eucaristico”. E’ sepolta nel cimitero di Noha.
* Suor Anna Flaminia Scrimieri, nata nel 1914 e morta nel 1985. Anch’essa sepolta nel cimitero di Noha.
* Suor Agata Paglialunga (1913-2002) della Congregazione Discepole di Gesù Eucaristico.
Sono ancora viventi:
* Suor Carmelita De Lorenzis
* Suor M.Maddalena Piscopo
Anche queste Suore Discepole di Gesù Eucaristico. E infine:
* Suor Orsolina D’Acquarica, Missionaria della Consolata che ha vissuto per 30 anni in Amazzonia brasiliana.
Don Donato Mellone, compiuti i 75 anni diede le dimissioni, ma il Vescovo di Otranto, Mons. Donato Negro, gli concesse (non richiesta) una proroga biennale, affinché fosse portato a termine e coronato il sogno della sua vita: vale a dire l’inaugurazione del complesso monumentale della Madonna delle Grazie.
Aldo Garzia (1927-1994)
Vescovo di Nardò dal 30 settembre 1983 al 17 sett. 1994
Motto: Evangelii factus minister
(Divenuto ministro del Vangelo)
Dal 1983 al 1994 il Pontefice era:
S. Giovanni Paolo II (1920-2005) Papa dal 1978 al 2005
Arciprete di Noha
Don Donato Mellone (1925-2015), parroco dal 1963 al 2002
Aldo Garzia, figlio di agricoltori, era nato a Parabita, in provincia di Lecce, il 3 maggio 1927.
Giovanissimo entrò nel seminario diocesano di Nardò e, successivamente, per gli studi liceali nel seminario regionale Pio XI, di Molfetta, allora guidato dal rettore Corrado Ursi.
A Napoli completò gli studi teologici, presso il seminario pontificio di Posillipo. Si laureò in teologia e in filosofia. Nella sua diocesi natale ebbe molti incarichi. Fu anche segretario particolare di Corrado Ursi e di Antonio Rosario Mennonna.
Paolo VI, il 7 ottobre 1975, lo elesse amministratore apostolico alla chiesa titolare di Assidona e lo assegnò quale amministratore apostolico, sede plena, e vescovo coadiutore di Molfetta, Giovinazzo e Terlizzi, in sostituzione di Settimio Todisco che era stato promosso arcivescovo di Brindisi. Alla morte del vescovo di Molfetta Achille Salvucci, avvenuta il 18 marzo 1978, Aldo Garzia divenne Vescovo della diocesi di Molfetta.
Ricoprì anche l'incarico di amministratore apostolico, sede vacante, di Bitonto e Ruvo di Puglia.
Giovanni Paolo II, il 15 giugno 1982, lo trasferì alla diocesi di Gallipoli e nello stesso tempo lo nominò coadiutore del Vescovo Antonio Rosario Mennonna. Il 30 settembre 1983 divenne Vescovo di Nardò. Il 30 settembre 1986, in base alle disposizioni della Santa Sede riguardo al riordino delle diocesi italiane, fu nominato primo vescovo della nuova diocesi di Nardò-Gallipoli. Morì, a causa di una grave malattia, il 17 dicembre 1994, a Nardò. Fu sepolto nella cattedrale di Nardò.
Relazione con la chiesa di Noha
A questo punto devo mettere un punto alla mia ricerca su “La Chiesa di Noha e i Vescovi di Nardò”, perché fu proprio durante l’episcopato di Mons. Aldo Garzia che avvenne il passaggio della chiesa di Noha dalla diocesi di Nardò a quella di Otranto.
In virtù del Decreto del 16 Luglio 1988 della Congregazione dei Vescovi per la revisione dei confini territoriali delle circoscrizioni diocesane della Provincia ecclesiastica di Lecce che vuole che i confini della Diocesi coincidano esattamente con i confini dei Comuni dello Stato Italiano, Noha, in quanto oggi frazione di Galatina, la quale a sua volta dipende dalla Diocesi di Otranto, il 26 novembre 1988 passò definitivamente alla Diocesi di Otranto. Il rito solenne del passaggio fu celebrato nella chiesa madre di San Michele Arcangelo in Noha alla presenza del Vescovo di Nardò Mons. Garzia e di Mons. Vincenzo Franco (2917-2016) che fu Arcivescovo di Otranto dal 1981 al 1993.
Così la nostra cittadina, dopo aver perso la sua autonomia politica nel corso della seconda metà del ‘800, perse anche il legame canonico, ma mai quello del suo, diciamo così, Dna strettamente legato alle origini e alla storia della sua diocesi primitiva.
Terminano così la serie dei Vescovi di Nardò che hanno avuto relazioni giuridiche, pastorali, ecclesiali e, perché no, anche d’affetto con la chiesa di Noha.
Peccato. Sì, perché l’appartenenza secolare alla Diocesi di Nardò in un certo senso identifica la storia della Comunità con quella della Diocesi.
Ma quel che conta veramente è l’unità, dono dello Spirito, che ci fa volgere lo sguardo verso un solo Dio, un solo Signore, un solo Battesimo e una sola Speranza.
P. Francesco D’Acquarica
Il profilo face-book di Tap è un florilegio di progetti e di idee, insomma una pila di piatti di lenticchie per comprare il consenso dei salentini che non ne vogliono sapere manco con i carabinieri (vale a dire con la polizia sguinzagliata dal prefetto e armata fino ai denti).
A proposito di lenticchie, degna di nota è la bella iniziativa “Mena”. Si tratta di un master indirizzato a studenti e ristoratori locali che evidentemente secondo Tap nel Salento non capiscono una mazza di cucina, tant’è che li ha invitati a corsi gratuiti di culinaria [lemma attinente, per associazione di idee, a quella parte anatomica riallacciabile a certe facce più o meno multinazionali, ndr.], perfino con manifesti 6X3 sparpagliati un po’ dovunque.
Qualcuno, poveretto, vi avrà pure abboccato [e a questo punto sarebbe d’uopo avere l’elenco dei seminaristi, così, tanto per agevolarci nella selezione del ristorante di turno, ndr.], poco arguendo che “mena” non è l’acronimo di un corso di enogastronomia promosso da Tap, né la topica espressione idiomatica in vernacolo salentino utilizzata quale incitamento all’indirizzo di un pelandrone perdigiorno - esortandolo a darsi una mossa o a svegliarsi dal torpore - bensì la seconda persona singolare dell’indicativo presente, ovvero (se proferita dal caporale poliziotto con manganello d’ordinanza) dell’imperativo del verbo “menare”, soprattutto nell’accezione di “colpire, dare con forza, vibrare, assestare” [exempli gratia: menare colpi con un bastone, col martello e, appunto, con il manganello; menare botte da orbi; gli menò due sonori schiaffi. Di qui, con altra costruzione, menare qualcuno, picchiarlo: smettila, se no ti meno; nel rifl. recipr., darsele: si sono menati di santa ragione, ndr.].
*
Di recente, l’ufficio marketing Tap se n’è uscito con l’ennesima marchetta dall’esilarante titolo “Libera il mare” [l’avranno partorito probabilmente di fronte a uno specchio, ndr.]. Si tratta di un progetto incredibile, sfidante, più ambizioso della pace nel mondo, consistente – come si legge nel comunicato bandito – nell’obiettivo “di ridurre la presenza della spazzatura marina [eccetto Tap, s’intende, ndr.] e di mitigare i problemi che possono minacciare l’ecosistema marino. I beneficiari del progetto sono molteplici e comprendono le comunità di pescatori locali [sic], gli imprenditori turistici [sic], i cittadini di Melendugno [sic, sic] e i turisti [sic] che ogni anno scelgono le spiagge di Melendugno e dintorni come località per le proprie vacanze”. Roba forte, e linguaggio che manco il Forum Ambiente e Salute.
Non paghi di ciò, i noti acquirenti della dignità locale hanno escogitato anche “una campagna di sensibilizzazione sul tema della spazzatura marina in alcune scuole del territorio. Nelle attività didattiche sono stati coinvolti 320 alunni di scuole primarie, con lezioni interattive e laboratori sull’ambiente marino e sulle minacce che possono causare inquinamento del suo ecosistema”. Oddio, povere 320 creature: quando si dice accanirsi sull’infanzia.
Qualcuno spieghi a Tap, ai suoi accoliti e agli invasati che ancora gli danno retta, che le tristemente famose enormi isole di plastica, presenti soprattutto negli oceani ma anche nel Mediterraneo e dunque vicino alle nostre coste pugliesi, con frequenti spiaggiamenti di rifiuti causati dalle correnti e dal moto ondoso, non sono causate dalla cattiva educazione di qualche famiglia con bambini al seguito che lascia in spiaggia i piatti monouso della frisella sul mare o del vassoio della parmigiana di melanzane, ma dalle infinite discariche (legali e illegali) ormai fuori controllo, dal concentrato di bolge cafonal-consumistiche come i lidi briatoregni e samsahariani, dalle infinite aziende che considerano il mare come la pattumiera del mondo, dalle grandi navi concausa importante delle “zuppe marine” di plastica e altre schifezze, dai fiumi che portano nel pelago di tutto e di più, e in buona sostanza della politica che della Strategia dei Rifiuti Zero, con tutto quel che ne consegue, non vuol sentir parlare.
Dunque, Tap che sponsorizza la pulizia del mare è quanto meno singolare, se non inusitato, paradossale o semplicemente ridicolo. Un po’ come Pantacom che ti parla di commercio equo e solidale, Ilva che sovvenziona un allaccio dell’acquedotto nel cimitero di Taranto [l’ha fatto veramente, ndr.], Colacem che organizza una marcia contro le ciminiere, il Quotidiano di Caltagirone che tiene un seminario sul giornalismo, Renzi che difende la Costituzione, e Rocco Siffredi che promuove progetti sulla castità.
Ecco. Se davvero Tap volesse “liberare il mare” - e giacché anche un intero territorio esasperato e sotto shock - sarebbe sufficiente una nuova meritoria iniziativa di sicuro impatto sociale: quella di andarsene affanculo.
Antonio Mellone
set032014
Nella settima edizione della manifestazione insieme alle moto Guzzi in piazza San Michele è arrivata anche la Taranta.
apr272018
E’ vero: la storia non ci dice dove andremo (si tratta di una decisione che spetta a noi, se ne siamo capaci), ma da dove veniamo. E scartabellare le carte di un archivio è come percorrere un’avventura contro tempo, quando il passato si disvela con sorprese inimmaginabili e senti che alcune cose che ti appartengono per chissà quale strampalato marchingegno. Continuiamo a seguire la Storia così come raccomodata da P. Francesco D’Acquarica: chissà che non troveremo qualcosa che parlerà di noi.
La redazione
Francesco Carafa (? -1754)
(Vescovo di Nardò dall’11 aprile 1736 al 1º luglio 1754)
Dal 1736 al 1754 i Pontefici furono:
Clemente XII (1652-1740) Papa dal 1730 al 1740
Benedetto XIV (1675-1758) Papa dal 1740 al 1758
Arciprete di Noha
Don Andrea Soli (1695-1754), parroco dal 1728 al 1754
Francesco Carafa, napoletano, dei duchi di Monte Calvo, fu eletto Vescovo di Nardò il 15 aprile 1736. Compì più volte la visita pastorale della diocesi, tramandandocene relazioni scritte, ma di poca importanza. Il Carafa morì santamente il 1 luglio 1754 dopo 18 anni di episcopato.
Di questo periodo è da sottolineare il gravissimo terremoto che colpì il meridione di Italia. Il 20 febbraio 1743, mercoledì, verso mezzanotte, nella città di Nardò e dintorni un terribile terremoto scosse per circa otto minuti tutto il territorio. Ebbe l’epicentro a poca distanza dall’abitato seminando rovina e morte. Pochissime case, circa una ventina, rimasero intatte, le altre o crollarono interamente o furono gravemente lesionate e rese inabitabili. Le chiese e gli edifici pubblici andarono in rovina, interamente o parzialmente.
La facciata della cattedrale, fatta costruire pochi anni prima dal Sanfelice, fu danneggiata e lesionata: caddero le due statue laterali di S. Basilio e di S. Benedetto, quella centrale dell’Assunta, posta sulla sommità, e il campanile. Gravemente danneggiato fu il seminario: alcuni vani rimasero pericolanti ed inabitabili.
Andò completamente distrutto il vecchio palazzo di città, che sorgeva sulla piazza principale, costruito nel 1612 in forma magnifica. Crollò la chiesa di S. Francesco di Paola. Cadde e andò in frantumi il campanile della chiesa di S. Domenico. Crollò la chiesa della V. del Carmine. Le vittime furono 112 in gran parte donne e bambini.
Relazione con la chiesa di Noha
L’arciprete di Noha era ancora don Andrea Soli di cui abbiamo già scritto. Sicuramente accolse con zelo il Vescovo nelle diverse visite pastorali che il Carafa indisse in tutta la diocesi.
Non bisogna dimenticare il grave terremoto del 20 febbraio del 1743, sopra citato. L’epicentro fu nel Canale di Otranto a circa 50 km dalla costa. Le maggiori distruzioni furono subìte dalle città di Francavilla Fontana e di Nardò, dove raggiunse 6.9 della scala Richter, e da Amaxichi, una località dell'isola di Lefkada (Isole ioniche) in Grecia. E si sa che un terremoto di quella potenza può fare danni fino ad un raggio di 100 chilometri.
Il nostro don Andrea non dice niente a proposito, anzi nei registri parrocchiali dei mesi attorno a quella data (febbraio 1743) non registra né morti, né nati, né sposati: quasi come se non fosse accaduto nulla. Certamente anche a Noha ci furono dei danni, ma non tali evidentemente da esser riportati nei registri parrocchiali.
Ci sembra di ricavare dai registri che don Andrea fosse un tipo piuttosto disordinato, distratto e confuso, iniziava le sue attività con entusiasmo ma presto lasciava perdere o si scoraggiava. Non ha fatto opere particolari per la chiesa di Noha che meritino di essere ricordate, salvo la lapide sepolcrale che fece apporre accanto all'altare di S. Michele in memoria dello zio Don Nicolantonio .
Nei registri parrocchiali dopo il 1754 di don Andrea si perdono le tracce. Gli succederà don Giacomo Pignatelli.
Marco Petruccelli (1705-1782)
Vescovo di Nardò dal 16 dicembre 1754 al 18 nov. 1781
Dal 1754 al 1781 i Pontefici furono:
Benedetto XIV (1675-1758) Papa dal 1740 al 1758
Clemente XIII (1693-1769) Papa dal 1758 al 1769
Clemente XIV (1705-1774) Papa dal 1769 al 1774
Papa Pio VI (1717-1799) Papa dal 1775 al 1799
Arciprete di Noha:
Don Giacomo Pignatelli (1720-?), parroco dal 1755 al 1773
Don Oronzo Stifani (1746-?), parroco dal 1774 al 1822
Marco Petruccelli, professore di teologia, laureato in Diritto, nacque in Ariano, provincia di Avellino l’8 agosto del 1705, e fu eletto Vescovo di Nardò il 16 dicembre 1754 da Benedetto XIV, Papa dal 1740 al 1758.
Il nostro Petruccelli era già esperto e da molto tempo nel ministero pastorale per essere stato in precedenza vicario generale in più diocesi, in Puglia e fuori dalla Puglia. Durante i lunghi 28 anni di episcopato più volte compì la visita pastorale della diocesi.
Morì a Nardò il 14 settembre 1782, alle ore 7 all’età di 77 anni. Fu sepolto nella cattedrale, di fronte alla porta della sagrestia, di fianco alla tomba di Francesco Carafa.
A cura del nipote Pasquale Petruccelli fu collocata una lapide marmorea, con una epigrafe sormontata dallo stemma vescovile che qui riporto in italiano perché sintetizza bene la vita di questo Vescovo:
A Dio Ottimo Massimo
A perpetuo ricordo di
MARCO PETRUCCELLI
vigilantissimo Vescovo di Nardò
che per ventotto anni
così santamente soddisfece al suo ufficio
da eccellere nel restaurare il culto
e il rito sacro
nel rivendicare i diritti della cattedra
nel rendere il sommo onore a Dio
nella costante giustizia verso gli uomini
morì il 14 settembre 1782
Pasquale Petruccelli Arcidiacono neretino
all’incomparabile zio paterno
pose
Relazione con la chiesa di Noha
Nel lungo periodo dell’episcopato di Petruccelli (28 anni come il Sanfelice, ma ben diverso) non troviamo nulla di importante che si riferisca alla chiesa di Noha. L’arciprete di Noha è Don Giacomo Pignatelli, che fu parroco dal 1755 al 1773. Negli ultimi anni dell’episcopato del Petruccelli troviamo l’arciprete Don Oronzo Stifani, parroco dal 1774 al 1822. Ma di quest’ultimo parleremo più avanti. Il nostro don Giacomo era nativo di Galatone, ma fu Arciprete di Noha per 18 anni. Sicuramente avrà accolto il Presule in occasione delle diverse visite pastorale alla diocesi. Il 2 maggio 1768 nei registri parrocchiali è annotata una visita pastorale, così pure il 2 aprile 1770. Anzi nella visita di due anni dopo, quella del 15 marzo 1772, leggiamo anche l’osservazione del convisitatore incaricato che scrive:
Essendosi da me riconosciuto il presente Libro abbiamo ritrovato l'atto il 3 novembre dell'anno 1771 è notato il Battesimo conferito a Mauro Oronzo Lionardo figlio di Giandonato Valente e Rosa Calente. Non vi sono annotati dei Padrini nè confermati anche dalla iscrizione dell'arciprete. Ordiniamo perciò che in ricoreggersi il presente si suppliscano dei cennati difetti e per l'avvenire sia più accorto l'arciprete in descrivere tutto il necessario senza mancarvi una sillaba. Nel rimanente è stato invitato ed … del libro de Battesimi e non si è riconosciuto altro difetto sia approvato. Dato in Nohe nella S. Visita questo dì 15 Marzo 1772. Io Ab.D. Joseph Can. de Tullie convisitator.
In questo periodo a Noha ci sono diversi sacerdoti che aiutano il parroco. Riporto qui l’elenco:
1. Don Lup'Antonio Greco (Noha 1711- Noha 1795).
2. Nel 1769 Don Francesco Pignatelli di Nardò, d'anni 70. Nato a Nardò nel 1699 e morto a Noha il 23 giugno 1769. Questo l’atto di morte che si trova nell’archivio di Noha:
Le 23 Giugno 1769
Il Rev.do D. Francesco Pignatelli di Nardò d'anni 70 passò da questa a miglior vita a 23 d. fu confessato e comunicato per viatico e munito col sacr. dell'estrema unzione da me infrascr. e fu raccomandata l'anima colle solite preci e fu sepelito nella chiesa parocchiale nella sepoltura dei Sacerdoti, onde D. Giacomo Arcip. Pignatelli.
3. 1773 - Don Pasquale Carallo di Aradeo.
Fino al 9 Dicembre 1773 i registri sono firmati dal Pignatelli. Dal 23 dicembre 1773 la firma è dell’Economo Curato don Giuseppe Carallo di Aradeo. Al primo gennaio 1774 Economo Curato è don Oronzio Stifani, che diventerà arciprete di Noha e lo sarà per ben 49 anni.
Sede vacante dal 1781 al 1792
(Per un periodo di 11 anni la Sede Episcopale di Nardò non ha un Vescovo)
Dal 1781 al 1792 il Pontefice era:
Pio VI (1717-1799) Papa dal 1775 al 1799
Arciprete
Don Oronzo Stifani, (1746-?), parroco dal 1774 al 1822
Morto il Vescovo Petruccelli la sede episcopale di Nardò rimase vacante per un 11 anni. Il 19 settembre 1782, pochi giorni dopo la morte del Vescovo, si riunì il Capitolo della cattedrale e furono proposti tre candidati a vicario capitolare: Salvatore Del Prete, Achille De Pandis e l’arcidiacono Pasquale Petruccelli, nipote del Vescovo scomparso. Su 24 votanti le votazioni ebbero questo risultato:
Salvatore Del Prete 13
Pasquale Petruccelli 12
Achille De Pandis 10
Fu così eletto Salvatore Del Prete che, subito dopo il canto del Te Deum, prese possesso della curia e degli altri uffici. Fu uomo dottissimo, di esemplare condotta, assiduo al servizio corale e alle altre funzioni della cattedrale e del capitolo. Rimase in carica fino all’arrivo del nuovo vescovo che avverrà il 16 maggio 1792.
Relazione con la chiesa di Noha
Nel lungo periodo dell’arcipretura di don Oronzo Stifani, quasi cinquant’anni, non c’è nulla da segnalare, purtroppo. Come vedremo nella prossima puntata, in questo periodo Noha perse anche la sua autonomia politica diventando frazione di Galatina.
[continua]
P. Francesco D’Acquarica
ago192024
Dopo un periodo di meritato riposo a seguito di una stagione complicata che non è terminata come ci si aspettava con la retrocessione in serie B2, il Circolo Tennis “Giovani Stasi” di Galatina scalda i motori per partire con le attività della scuola tennis e del nuovo campionato.
La sconfitta a luglio nello spareggio dei play-out contro il Perugia fa ancora male, ma servirà certamente da sprone per far meglio nella prossima stagione.
«C’è ancora molta delusione e rammarico – afferma Donato Marrocco, capitano e direttore tecnico della squadra – non possiamo negarlo. Abbiamo avuto anche un po' di sfortuna, però sappiamo bene di aver dato il massimo fino alla fine. Ce l’abbiamo messa tutta per rimanere in serie B1 ma purtroppo non è accaduto».
Non nasconde l’amarezza per l’inspiegabile forfait ad inizio campionato di Antonio Montinaro, la cui presenza avrebbe potuto dare un volto diverso alla squadra, ma fortunatamente il vivaio del circolo di contrada Guidano ha risposto bene e ci sono tutte le premesse per disputare un’ottima stagione.
«Con questa squadra e qualche inserimento per rafforzarci un po’ - prosegue Marrocco - disputeremo un campionato diverso, proprio perché nella B2 avremo l’opportunità di schierare un solo vivaio ed avendo un giocatore come Cardinale potremo competere a livelli più alti e provare a risalire in B1. Siamo molto fiduciosi anche perché nel nostro vivaio ci sono già dei tennisti molto bravi, che stanno crescendo e che nei prossimi anni potremmo schierare in serie B. Questo è possibile grazie al grande lavoro della scuola tennis».
Donato Marrocco, oltre a parlare di futuro, ci tiene a ricordare la figura di Marco Ottaviano, scomparso prematuramente il mese scorso, figura di riferimento per la sua grande passione ed il suo amore nei confronti del tennis, del circolo e dei giovani. «La perdita di Marco Ottaviano ha sconvolto tutti noi. Eravamo grandi amici, lo conoscevo da quando avevo otto anni. Una persona con cui riuscivo sempre a confidarmi ed alla quale chiedevo consigli perché Marco era una colonna portante del nostro circolo. Lo ricordo affettuosamente per la sua pazienza, per la sua premura e per la sua attenzione soprattutto verso il circolo tennis che tanto amava e nel quale desiderava trascorrere sempre il suo tempo libero».
In questi ultimi giorni di vacanza prima di riprendere le attività sociali, l’invito è quello di provare a giocare a tennis, sport che finalmente sta riscuotendo interesse anche da parte del grande pubblico, grazie ai numerosi campioni italiani che stanno giocando ad altissimi livelli.
«La prima cosa che mi sento i dire a tutti – conclude Marrocco - è di avere fiducia nel lavoro che si è fatto sinora. Sicuramente il mio intento e quello di tutto il circolo è quello di ripartire già da settembre ed attrezzare la squadra, come già detto, e renderla ancora più competitiva. Proveremo con tutte le nostre forze, grazie anche al sostegno degli sponsor, a risalire in B1 perché il nostro intento è quello di tornare in serie A. Quindi forza Galatina ed evviva il tennis».
Ufficio Stampa
Antonio Torretti
set242024
A ventuno anni dalla scomparsa la figura del tecnico salentino, emblema di una disciplina sportiva captata ed offerta con una didattica aperta anche al sociale, continua ad essere un punto di riferimento per tutto il movimento pallavolistico salentino.
Indicato dagli addetti ai lavori quale esempio di tecnico capace e uomo ricco di valori, il suo ricordo è sempre presente tra quelle generazioni di pallavolisti da lui svezzate e cresciute.
Ne alimenta la memoria il gruppo storico “ I ragazzi di Fernando” organizzando, in affiancamento al Comitato Promotore di Corrado Panico e alla Salento Best Volley, l’edizione del Memorial numero 18, tra manifestazioni indoor e outdoor.
Sarà il fine settimana del 28 e 29 settembre p.v. ad ospitare al palazzetto di Via Montinari a Galatina l’evento a lui dedicato, con un quadrangolare di alto spessore che vedrà AURISPA ALESSANO/TRICASE, BCC VOLLEY LEVERANO, PAG VOLLEY TAVIANO e GREEN VOLLEY GALATONE affrontarsi nella fase eliminatoria per determinare le finaliste di domenica 29.
Lo svolgimento di ogni gara è programmato al meglio di 2 set su 3 con il sistema del Rally Point System e in caso di parità (1-1), il 3° set sarà giocato fino a 15 punti.
La scaletta prevista dal programma fissa una breve cerimonia di apertura (ore 16.30) della manifestazione alla presenza delle Autorità Ammnistrative Comunali per poi, nel rispetto dei tempi tecnici, dare inizio alle gare.
Saranno la Bcc Leverano di mister Andrea Zecca (serie B girone G) e l’Aurispa Alessano/Taviano (serie A3 girone blu) di mister Tonino Cavalera ad aprire le ostilità, arbitrate da una coppia di giudici di ruolo A, un fiore all’occhiello del nostro settore arbitrale leccese, Stefano Chiriatti e Giuseppe Resta.
A seguire mister Alessandro Marte e mister Fabrizio Licchelli, alla guida rispettivamente della Pag Volley Taviano e della Green Volley Galatone, entrambe nel girone G della serie B, chiuderanno la prima giornata determinando con i risultati conseguiti la finale di domenica 29 per il 1° e 2° posto.
Sabato 28 settembre
ore 17.30 Gara 1 (al meglio di 2 set su 3) tra le società
AURISPA ALESSANO/TRICASE ( serie A3) - BCC VOLLEY LEVERANO (serie B)
a seguire Gara 2 (al meglio di 2 set su 3) tra le società
GREEN VOLLEY GALATONE (serie B) - PAG VOLLEY TAVIANO (serie B)
Domenica 29 settembre
ore 17.30 Finale 3° e 4° posto
PERDENTE GARA 1 VS PERDENTE GARA 2
a seguire Finale 1° e 2° posto
VINCENTE GARA 1 VS VINCENTE GARA 2
La due giorni del Memorial si chiuderà con la premiazione delle società partecipanti, alla presenza delle Autorità Amministrative Comunali.
Piero de Lorentis
Area Comunicazione Sbv Galatina
dic232020
E’ consuetudine che, in occasione delle festività natalizie, la Scuola secondaria “G. Pascoli” del 1° Polo di Galatina porga gli auguri di buone feste con il tradizionale “ CONCERTO DI NATALE” presso la Chiesa matrice di SS Pietro e Paolo.Il concerto è tenuto dagli alunni del corso ad indirizzo musicale, fiore all’ occhiello del Primo Polo ,unica Scuola a Galatina ad avere già da 14 anni questo indirizzo da non confondere con il normale ampliamento dell’ offerta formativa che propongono le altri Istituti cittadini…..
Così ha avviato l’incontro la Dirigente,Anna Antonica, durante l’ Openday del 21 dicembre.
Un incontro organizzato con il massimo scrupolo e il rispetto della norme anti Covid che ha visto la partecipazione di gruppi di genitori ,non più di 15 alla volta,registrati all’ ingresso ,che hanno fatto conoscenza della mission e della vision dell’ istituto, della sua storia e del suo essere connotato come fucina di tradizione e innovazione.
Trapelava dalle parole della dirigente la nostalgia per tutto quello che la scuola di ogni anno: l’accoglienza,i progetti nazionali e internazionali, gli stages e i gemellaggi ,i laboratori ….ma l’ ottimismo per un futuro di normalità riaffiorava alle domande dei genitori.
Sono stati presentati ai genitorii docenti e, in particolare, quelli del corso musicale hanno illustrato la peculiarità del loro percorso formativo entrando nello specifico delle specialità strumentali, quali la Chitarra classica, il Violino, il Flauto traverso ed il Pianoforte.
Con la presentazione del personale docente e non, la D. S. ha illustrato il Piano dell’Offerta Formativa nei dettagli, tenendo conto delle linee guida del Ministero riguardo all’emergenza COVID.
Il contributo della Dirigente si è avvalso anche della testimonianza diretta di alcuni allievi presenti da remoto (in DAD), sia di prime sia di terze classi che hanno fornito un resoconto in diretta sulla loro esperienza all’interno del nostro istituto. In particolare, alcuni allievi delle prime classi hanno manifestato (anche attraverso dei video realizzati dagli studenti stessi) il loro entusiasmo per la loro vita scolastica da studenti della Pascoli, mentre alcuni allievi in uscita delle terze classi hanno i presentato con soddisfazione il loro percorso formativo ormai prossimo alla conclusione. I genitori sono stati invitati ad osservare un’ ulteriore testimonianza dell’attività laboriosa degli alunni di tutte le classi: l’allestimento nel corridoio dell’entrata dell’edificio scolastico, del presepe Natalizio realizzato con materiale di riciclo. Un altro incontro è previsto per l’ 8 gennaio e, ovviamente, la .Scuola resta a disposizione per ogni ulteriore chiarimento
I docenti del Primo Polo di Galatina
Emanuela Mussardo
Gianfranco Schirinzi
Stefania Cesari
dic232019
Da lunedì 23 dicembre torna la rassegna di "NOTE BATTENTI", con tre serate all'insegna della musica di qualità e del bel canto, all'interno della chiesa dei Battenti, in Via Zimara.
L'intento di valorizzare il nostro gioiello architettonico, trova nella musica un'eccellente occasione di offrire per poche sere all'anno la suggestione di un palcoscenico particolare.
La rassegna del 2019 è proposta da FONE', scuola di canto diretta dal maestro Stefano Mangia.
Si inizia con gli HARVUA' QUARTET composti da: Angela Così - Arpa, Dionisia Cassiano - voce, Mauro Esposito - sassofono, Antonio De Donno - percussioni.
Il gruppo Harvuà propone una fusione originale tra il suono armonioso dell'arpa di Angela Cosi e la voce dal tocco elegante e raffinato di Dionisia Cassiano attraverso una suggestiva rilettura di alcuni tra i più bei brani di musica dal repertorio moderno compresi alcuni standard jazz.
Il percorso musicale di Harvuà inizia dalla riproposta di alcuni brani dal sapore metropolitano. L’approccio all’improvvisazione, caratteristica del duo, ha questa volta un carattere più libero e tridimensionale. Questo permette ad Harvuà di allargare la formazione strumentale, inserendo le percussioni che conferiscono un ritmo trascinante e strumenti dal timbro più avvolgente come il sassofono, associando strumentazioni elettroniche e effetti vocali.
Giovedì 26 dicembre, in occasione delle festività natalizie, la “Scuola di Canto Fonè” del M° Stefano Luigi Mangia” offrirà un vero e proprio viaggio musicale all’interno delle sonorità linguistiche di differenti popoli con i CANTI NATALIZI DAL MONDO.
Saranno eseguiti canti dedicati alla natività, appartenenti ad altre provincie, regioni e nazioni: melodie e ritmici che spazieranno dall’italiano, al tedesco, allo spagnolo, all’africano, intermezzandosi con altre varietà linguistiche locali quali il calabrese, il griko e il salentino, e che saranno il focus del concerto per coro a cappella.
A fare da contorno agli arrangiamenti vocali interamente rivisitati, ci saranno anche brevi letture sul tema, utili ad accendere i ricordi e le atmosfere di una tradizione di affetti e legami che travalicano i confini geografici per contemplare solo la fragilità e la forza dell’essere umano.
Concluderà la rassegna, lunedì 30 dicembre, il duo Emanuele Coluccia - Pianoforte e fiati, e Claudio Prima Organetto.
Emanuele Coluccia, pianista e polistrumentista eclettico, si è musicalmente formato tra l'Europa e gli Stati Uniti.
Vanta collaborazioni importanti con la cantautrice americana Myla Hardie, l'artista afro-jazz Alain Kodjovi, la cantante italiana Greta Panettieri, il trombettista/compositore tedesco Volker Goetze, il cantautore francese Chris Combette, e ha partecipato ai tour europei del trombettista newyorkese Greg Glassman e al tour in Andalusia con il trio Malesciana Folk.
Rientrato in Italia ha fondato con Claudio Prima e Redi Hasa Bandadriatica, progetto con cui ha all'attivo 4 lavori discografici, numerosi tour in Italia e all'estero e prestigiose collaborazioni (King Naat Veliov e la Kocani Orkestra, Eva Quartet).
Negli anni ha condiviso il palco con moltissimi artisti, tra cui Fabrizio Bosso, Carolina Bubbico, Gabriele Mirabassi, Javier Girotto e Silvia Manco, e nel 2005 e nel 2006 è stato membro dell’Orchestra della Notte Della Taranta.
Claudio Prima è leader e ideatore di numerosi progetti di indagine sulle ‘musiche di confine’ fra i quali BandAdriatica, Adria, Tabulè, Tukrè, Manigold, Progetto Se.Me., Orchestra Senza Confini / La Repetitiòn, Orchestra Popolare di Puglia. Si esibisce in festival e rassegne internazionali in Francia, Olanda, Inghilterra, Romania, Albania, Croazia, Grecia, Belgio, Austria, Germania, Svizzera, Spagna, Tunisia, Libano, Giordania, Kuwait, Stati Uniti. E’ organettista, cantante, compositore e autore di colonne sonore. Nel 2008 è ideatore e promotore per la BandAdriatica del progetto “Rotta per Otranto”, esperimento di viaggio e ricerca delle musiche d’Adriatico che diventa un film documentario e un cd dal titolo Maremoto. Dal 2010 è solista dell’opera contemporanea Oceanic Verses di Paola Prestini, con cui si esibisce al Barbican Centre di Londra, al Pace Shimmel di New York e al Kennedy Center di Washington DC.
Dal 2011 è ideatore e direttore della “Giovane Orchestra del Salento” un ensemble di 45 giovani musicisti salentini con cui pubblica un film documentario intitolato “Il volo” e un cd dal titolo ‘Essere terra’. Dal 2012 al 2014 è assistente musicale della Notte della Taranta prima con Goran Bregovic e poi con Giovanni Sollima. Ha un’intensa attività discografica e ad oggi conta più di 80 presenze in pubblicazioni discografiche italiane ed internazionali.
START ore 19.00
NICO MAURO
Assessore al turismo
mar112022
Preso atto di una nuova fase politica, che vede alcuni consiglieri eletti nelle nostre liste proiettati anzitempo verso una coalizione alternativa, ho verificato, a stretto giro, la sussistenza delle condizioni per il sostegno alla mia azione di governo.
È emersa, con grande senso di responsabilità verso la città, la volontà di voler continuare a garantire un governo stabile e operativo, che sappia cogliere le opportunità che in questo momento storico si presentano attraverso il PNRR. La scelta della squadra assessorile che mi affiancherà fino alla naturale conclusione dell'esperienza amministrativa va nel solco del rispetto della coalizione che ci ha permesso di vincere le elezioni nel 2017 ponendo, comunque, l’attenzione anche sulla volontà di condivisione di una progettualità futura. Ritengo doveroso qui ringraziare l’apporto del Consigliere Michele De Paolis che, con spirito costruttivo, ha scelto di affiancarci sin da subito.
Ho provveduto in data odierna a nominare i componenti dell'esecutivo:
Confermando l’impegno fin qui svolto, mi sono riservato le deleghe al Bilancio e Programmazione Economica, Tributi, Politiche del Personale e Organizzative e Avvocatura.
Una scelta condivisa nell’apprezzamento del lavoro svolto, nel segno della continuità e che possa tutelare le competenze acquisite necessarie per portare a compimento i tanti progetti in corso. Ho ritenuto di affidare le deleghe allo Sport e alle Politiche Giovanili al signor Salvatore Santoro, fondatore e promotore della lista “Idea Galatina” nonché primo dei non eletti nella stessa e rivolgo alla dottoressa Maria Rosaria Giaccari un sincero ringraziamento per il lavoro svolto. Ho altresì deciso di affidare l’incarico di Vice Sindaco all’avvocato Cristina Dettù che, grazie all’esperienza maturata, alla valenza politica e espressione della volontà popolare che nel 2017 l’aveva decretata come la più suffragata della coalizione, sono certo saprà affiancarmi al meglio in questa fase politico-amministrativa.
La consiliatura, quindi, volge al termine senza alcun stravolgimento nella volontà di questa amministrazione di voler rispettare, sino in fondo, l'impegno assunto con gli elettori.
Ufficio Stampa Marcello Amante
feb172020
apr282014
Favola di Primavera .... Equestrian Show il 31 maggio e 1-2 Giugno a Noha presso lo Stadio Comunale e zone limitrofe. Tre giorni di emozioni intense con spettacoli equestri, American show, artisti di strada, musica, intrattenimento ludico, motocross, mostra artigianato, fiera mercato, gastronomia prodotti tipici Salentini.
Sabato 31 Maggio presentazione artisti con corteo nelle strade del paese e dalle ore 23:30 start Notte Bianca, domenica 1 giugno Cavalli Pizzicati con raduno Tamburellisti. Tutte le sere Gran Galà dalle ore 20:00.
Da non perdere! !!!!!!!!!!! Vi aspettiamo numerosi.
Per info e prenotazioni box rivolgersi entro il 20 Maggio a:
Selleria Basso Salento
Dino Dichorses
lug292020
Il “Patto locale per la lettura di Galatina”, anche in questa estate così anomala, ha deciso di offrire uno sguardo diverso sulla città proponendo un programma di “passeggiate letterarie”. Dopo un duro periodo, ciascuno costretto nelle proprie case, queste prossime settimane possono rivelarsi momenti ideali per riscoprire la propria città, guardandola con occhi diversi, per riprendersi i propri spazi.
Partendo proprio dal libro e dalla lettura, della cui promozione il “Patto locale” ha fatto un obiettivo fondamentale della propria attività, i suoi sostenitori accompagneranno i viandanti alla scoperta (o ri-scoperta) di alcuni palazzi e luoghi della città, raccontando le storie degli illustri galatinesi che, in qualche modo, hanno legato ad essi il loro nome. Si tratterà non tanto d’itinerari turistici tradizionalmente definiti, ma di “passeggiate”, dove a guidare i visitatori, saranno alcuni libri che racconteranno di quei luoghi attraverso la voce dei promotori del “Patto”. D’altronde, proprio nel narrare di luoghi e persone, i libri non potranno che essere guide quanto mai attendibili, che orienteranno i curiosi viandanti attraverso un viaggio nel tempo e nello spazio, che cercherà di abbracciare un po’ tutte le epoche: si andrà, perciò, dalle atmosfere medievali di Maria d’Enghien fino al ventesimo secolo, si farà la conoscenza del filosofo Zimara e del pittore patriota Gioacchino Toma. Saranno diverse anche le forme di narrazione, con il teatro e la danza a sottolineare la “parola scritta”.
Sono stati organizzati cinque percorsi differenti, comprese due piccole “trasferte” nella vicina frazione di Collemeto, mentre, per i piccoli visitatori, è stato pensato un itinerario speciale: un viaggio “da fermi”, alla scoperta della città, sulle ali di tanti meravigliosi albi illustrati.
Si partirà, dunque, Sabato prossimo 1° Agosto, con il percorso dedicato a “Maria D’Enghien e Marcantonio Zimara”, curato dall’Università Popolare “A. Vallone”, con le letture teatralizzate di T. Buccarella e l’accompagnamento musicale del violinista A. Pizzola; appuntamento alle 19, al Palazzo della Cultura di P.za D. Alighieri.
Secondo percorso, Giovedì 6 Agosto: il gruppo “Fidas” racconterà la “Storia della Chiesa di Collemeto”; alle ore 20, ritrovo in piazza Italia, vicino la Chiesa della B.V.M. di Costantinopoli.
Il giorno successivo, Venerdì 7 Agosto, si fa ritorno a Galatina, dove, dalle 19, con ritrovo presso il Palazzo della Cultura, l’associazione “Giorè” e la cooperativa “Polvere di Stelle” cureranno il terzo percorso dedicato al “Tarantismo”.
Un salto di qualche settimana per arrivare a Giovedì 27 Agosto, quando si tornerà a Collemeto, per una serata dedicata ai più piccoli: “Il Paese delle Storie: Letture ad alta voce per bambini dai cinque ai dieci anni”. Sarà Daniela De Santis ad attendere i piccoli partecipanti, alle ore 19, in piazza Madonna di Costantinopoli. Raccomandata la prenotazione, per un massimo di quindici partecipanti, accompagnati dagli adulti.
Ultimo percorso, il giorno successivo, Venerdì 28 Agosto: la sezione “Acli” di Noha proporrà una serata dedicata a “Baldassarre Papadia” con le letture dialogate di S. Ingrosso e A. Panico, mentre A.M. Mangia racconterà “Gioacchino Toma, . Ritrovo alle 20, presso il Palazzo della Cultura.
Per tutte le informazioni e le relative prenotazioni ci si può rivolgere alla Biblioteca comunale “P. Siciliani”, in P.za D. Alighieri, 51, a Galatina (Tel. 0836-565340 – mail: chiedialbibliotecario@comune.galatina.le.it – pattoperlalettura@gmail.com).
Per tutti i percorsi, il numero dei partecipanti non potrà essere superiore alle venti persone, come previsto dalle Ordinanze Regionali.
“Sfogliando Galatina” è un’iniziativa organizzata dal Comune, dalla Biblioteca “P. Siciliani”, dal “Patto locale per la Lettura” e da “LiberMedia – Servizi e Formazione per i Beni Culturali”. (Maria Grazia Barnaba)
mag262022
Era il 26 maggio del 2012 quando per la prima volta, tra i corridoi addobbati con migliaia di palloncini colorati del Fazzi, uno stuolo di volontari animatori di corsia partecipavano con gioia al primo rombo dei motori della Bimbulanza. A tagliare il nastro e a benedire il mezzo Monsignor Domenico D’Ambrosio, all’epoca Arcivescovo Metropolita di Lecce.
La Bimbulanza nasceva su iniziativa di Don Gianni Mattia, cappellano del Presidio Ospedaliero “Vito Fazzi”, nonché fondatore e presidente dell’Associazione Cuore e mani aperte OdV. Proprio con la sua Associazione Don Gianni aveva organizzato un’imponente raccolta fondi mediante numerose manifestazioni benefiche in tutta la provincia, grazie alle quali era riuscito ad acquistare il mezzo, dotarlo di strumentazioni all’avanguardia e renderlo a misura di bambino attraverso un’opera di umanizzazione pittorica sia interna al mezzo che all’esterno.
L’intento non era solo quello di sostenere le famiglie che per affrontare la malattia dei loro piccoli erano costrette a spostarsi fuori Regione, ma chiaramente anche quello di rendere il meno traumatico possibile il viaggio ai minori interessati.
Da allora, il mezzo non ha mai smesso di muoversi, percorrendo la penisola in lungo e in largo. In questi anni, ha percorso più di 500.000 km, toccando i principali centri d’eccellenza d’Italia quanto a cure minorili: dal Gaslini di Genova, al Bambin Gesù di Roma, dal Meyer di Firenze, al Besta di Milano, sino al Gemelli nella capitale.
Questo grande progetto di solidarietà continua a operare senza sosta grazie a volontari autisti, disponibili a partire a Natale, come a Ferragosto.
Quanto alle spese per i viaggi sono tutte a carico dell’Associazione: carburante, assicurazione per responsabilità civile, pedaggio autostradale, spese sanitarie per medico e/o infermiere che salgono a bordo per assicurare la necessaria assistenza sanitaria durante il tragitto, vitto e alloggio dei volontari autisti e delle famiglie coinvolte.
Infatti, nulla grava sulle famiglie che usufruiscono del servizio perché già provate dalla situazione di salute del loro figlio minore e disorientate dalla necessità di doversi spostare, il più delle volte in situazioni di urgenza/emergenza. Per queste ragioni, in alcuni casi, l’Associazione cerca di supportarle, sostenendole nelle spese durante la permanenza fuori. I fondi per sostenere queste spese vengono dalla generosità dei benefattori salentini, dalla raccolta fondi pasquale e, in primo luogo, dal 5 x mille.
«In questi dieci anni, abbiamo incontrato più di 250 famiglie – dice Franco Russo, vice presidente dell’Associazione “Cuore e mani aperte” OdV e responsabile del mezzo sin dal 2012 - e in particolare i loro bambini ci hanno insegnato cos’è la Vita e che per essa si deve combattere senza dar spazio alla resa. Alcuni di loro non ci sono più, hanno spiccato il volo e sono nati in cielo da dove continuano a proteggerci ed esserci vicini. Le loro famiglie hanno mantenuto i contatti con noi. Addirittura ci sono dei papà che sono diventati volontari autisti del mezzo e le loro mamme volontarie clown della nostra Associazione».
Il mezzo è già stato sostituito una prima volta, nel giugno del 2018 e ora, per continuare a viaggiare in sicurezza, necessita di una nuova sostituzione. Il nuovo mezzo dovrà nuovamente essere colorato e dotato di ogni strumentazione elettromedicale in grado di garantire qualsiasi tipo di intervento tempestivo durante i viaggi.
«Paradossalmente il nostro sogno sarebbe che la Bimbulanza non avesse più ragione di esistere - continua Russo - perché questo significherebbe che i bambini salentini sono tutti in salute oppure potrebbe significare che, per curarsi, non hanno più bisogno di andare fuori, in quanto tutte le eccellenze pediatriche sarebbero presenti sul territorio salentino. Questo sarebbe possibile solo se si realizzasse quel Polo pediatrico che pure da anni, con la Rete sociale “Solo x Loro”, stiamo cercando di sostenere attraverso una significativa opera di sensibilizzazione dell’opinione pubblica e di conseguenza dei decisori pubblici e per il quale non si deve intendere solo l’assemblare logisticamente le unità pediatriche (Pediatria, Chirurgia pediatrica, Oncoematologia pediatrica, Utin, Ambulatorio di Reumatologia pediatrica) già presenti nel Fazzi su uno stesso piano, ma poter contare su reparti specializzati: la cardiologia pediatrica, la neurochirurgia pediatrica, la rianimazione pediatrica, ecc.»
«Prendi il cuore e rendilo carburante di speranza e di amore, ricerca in esso le ragioni del tormento e non abbandonarti al dolore, ma trasformalo in mani tese per aiutare. È questo quello che 10 anni fa risuonava nelle nostre menti e per tutto il percorso di quel primo viaggio e di quelli che seguirono. - sono le parole di Don Gianni Mattia, “ideatore” della Bimbulanza, presidente dell’Associazione “Cuore e mani aperte” OdV e cappellano del Presidio ospedaliero “Vito Fazzi” di Lecce - Dieci anni nei quali la Bimbulanza ha accolto storie di vita e si è resa vita! Dieci anni in cui siamo cresciuti nell'amore che ci ha accompagnato. Anni in cui la strada percorsa ha accorciato le distanze verso il futuro. Oggi ci uniremo in preghiera per ribadire la nostra scelta, il nostro esserci, quel primo sí!»
L’Associazione Cuore e mani aperte OdV è stata fondata nel 2001 e da allora opera con spirito di carità cristiana in tutte le situazioni di bisogno, con particolare riferimento alle esigenze di natura socio-sanitaria. Negli ultimi anni ha sviluppato una significativa attenzione verso l’umanizzazione delle cure e degli spazi ospedalieri. In questo ambito si inseriscono numerose iniziative: dalla Bimbulanza allo Spazio Benessere, da una Casa di Accoglienza per i parenti dei degenti alle umanizzazioni pittoriche della Pediatria dell’ospedale di Gallipoli e della Neurochirurgia infantile del Gemelli di Roma.
Per info consultare:
- il sito www.cuoreemaniaperte.it
- la Pagina Facebook Cuore e mani aperte OdV
- il Gruppo Facebook Amici della Bimbulanza
ott252018
"Ho molto affetto per gli onesti libri di viaggio. Essi posseggono la virtù di offrire un altrove teorico e plausibile al nostro dove imprescindibile e massiccio". Queste frasi di Antonio Tabucchi ispirano "L'idea di partenza| Laboratorio di Scrittura sul viaggio" guidato dalla scrittrice e giornalista Luisa Ruggio, a cura della Libreria Fiordilibro. Il Laboratorio suddiviso in tre giornate, ogni pomeriggio da Venerdì 26 a Domenica 28 Ottobre (dalle ore 17.00 alle ore 20.00), sarà ospitato negli spazi di Palazzo Di Lorenzo in via Mory n.3 a Galatina. Il viaggio è il tema del nuovo appuntamento laboratoriale, "Le parole lontano, antico e simili sono poetiche e piacevoli perché destano idee vaste e indefinite...", scriveva Leopardi nello "Zibaldone". Del resto, i mari e le isole di Conrad e di Melville, alla stregua del viaggio della piccola Dorothy verso il regno di Oz, sono sconfinamenti, così come tutti gli itinerari che rendono avventuroso e appassionante l'atto stesso di raccontare una favola e scrivere una storia, un diario, una lettera da un luogo remoto o solo immaginario. Questi paesaggi narrativi diventano sempre specchi interiori che digradano rapidi o lenti verso la tentazione metafisica e da sempre spingono i raccontastorie a scrivere pagine che cantano di lontananze. I veri viaggi appartengono all'essere più che allo spazio e al tempo. Così, ogni viaggio è un'Odissea, poiché ogni vita con i suoi approdi ed i suoi naufragi, le sue false partenze ed i suoi ritorni, le attese e le terre promesse, i paradisi perduti e i giardini segreti, la geografia del corpo e il mare magnum della pagina bianca, ha per scenario il campo magnetico e le analogie potenti delle parole.
Luisa Ruggio
(1978), scrittrice giornalista editor blogger, insegna Scrittura e Lettura Creativa nella sezione maschile del Carcere di Lecce dove ha fondato il Collettivo Rosa dei Venti in favore dei lettori detenuti e ha avviato nel 2017 il laboratorio stabile Mondo Scritto che ad oggi rende sede di residenza artistica la biblioteca della Casa Circondariale Borgo San Nicola. Vive e lavora a Lecce e Roma, ha scritto saggi sul Cinema e la Psicoanalisi per i Quaderni Scientifici dell'Università del Salento ("Segni e comprensione", Manni), ha esordito nel 2006 con il pluripremiato romanzo "Afra" edito da Besa. Ha pubblicato i romanzi e le raccolte di racconti: "La nuca" (2008, Controluce), "Senza Storie" (Besa 2010, Menzione Speciale Premio Bodini), "Teresa Manara" (2014, Controluce), "Notturno" (2015, Besa), "Un poco di grazia" (2016, Besa). Suoi racconti, testi e articoli sono apparsi su giornali, quotidiani e riviste letterarie e nelle seguenti antologie: "Come vedi ti penso" (Milella), "Ti porto a Lecce" (Kurumuny), "L'isola di Rina" (Milella), "Apulia Europa Erlesen" (Wieser). Nel 2006 ha creato i blog letterari "dentro Luisa", "Astrolabio Quaderni" (Scarti di vita giornaliera), "Taccuino Onirico" e "Reset". Alle cronache in forma di novella ha dedicato la rubrica giornaliera "Vite di città" pubblicata sulle pagine del giornale "Paese Nuovo" (2011). Dal 2000 al 2011 ha scritto e diretto i seguenti format televisivi: "Boomerang", "Oltretutto", "Separé", "30° all'ombra", "Summertime", "Fatti nostri", "In tempo reale" e ha firmato le pagine della Cultura del Tg8 per l'emittente televisiva Canale 8. Dal 2012 al 2017 ha firmato i documentari di SalentoWeb.Tv. Nel 2012 l'Università del Salento le ha conferito il Premio Skylab per il Giornalismo televisivo. Nel 2017 insieme al Collettivo Rosa dei Venti nella sezione maschile del Carcere di Lecce ha prodotto gli studi "Corpo Scritto" e "Mittente/Destinatario" e "Vide Cor Meum" del Collettivo ed ha ideato e avviato il Festival Invisibile che promuove le arti in carcere ospitando artisti tra le mura. Sta scrivendo il suo quinto romanzo.
Emilia Frassanito
giu072018
I piedi nudi delle ballerine e dei ballerini che danzano nelle piazze e l’amore ritrovato per la propria Città e per le proprie tradizioni.
“A Cuore Scalzo”, la rassegna estiva di Galatina per il 2018, racchiude nel suo nome tutto questo, partendo dalle radici lontane della sua storia fino ad arrivare all’orgoglio odierno per la sua arte,
la sua musica e i suoi talenti.
Il Comune di Galatina, in particolare con l’Assessorato alla Cultura in stretta relazione con l’Assessorato al Turismo, pone al centro della propria programmazione estiva una logica culturale e di promozione in grado di potenziare il concetto di comunità, attuando nel miglior modo possibile la pratica dell’accoglienza.
“L’amministrazione vuole nutrire, partendo dal basso, tutti quei tesori che fanno parte della natura stessa di Galatina - spiega il sindaco Marcello Amante - Vogliamo valorizzare sempre di più le nostre ricchezze e svegliare, dove si fosse sopito, un senso di appartenenza che è l’anima di una città che vuole tornare a far conoscere la sua grandezza”.
Il calendario si presenta ricco di eventi e trova il suo clou nella settimana della festa patronale dei Ss. Pietro e Paolo dal 24 al 30 giugno 2018 e negli appuntamenti del Salento Book Festival.
“Il nostro progetto ruota intorno a tre parole chiave - spiega l’assessore alla cultura Cristina Dettù - cultura, senso letterale di “coltivare”, nutrire e accompagnare la comunità alla riscoperta di sé e delle proprie radici, generando curiosità e quindi ricerca; movimento, come moto senza sosta, dando linfa vitale costante alla creatività e all’arte; identità, proponendo un’immagine riconoscibile di Galatina e delle sue frazioni anche all’esterno”.
Legati alla festa patronale si segnalano importanti momenti come il convegno sul tarantismo, la proiezione di film inediti sui temi del tarantismo come “La Sposa di San Paolo (Viaggio a Galatina)” e “Latrodectus, che morde nascosto” a cura di Club Unesco. Suggestiva sarà la Notte delle Ronde - Santupaulu, la cui direzione artistica è affidata a Davide Miceli. “Un momento di incontro per la comunità, ma anche un'occasione per promuovere e valorizzare il patrimonio culturale materiale (il centro storico) e immateriale
(i canti e i balli) della città - spiega Miceli - Non è previsto nessun palco: l'aggregazione deve essere libera e naturale, orizzontale in un continuo scambio osmotico, da gruppo a gruppo, da strada a strada”.
Tra concerti, saggi di danza e spettacoli per bambini, si mettono in evidenza i nomi degli autori che allieteranno Piazzetta Orsini per il Salento Book Festival che approda a Galatina per la prima volta. Ci saranno infatti Marco Travaglio, Federico Rampini, Gino Castaldo, Chiara Galiazzo, Selvaggia Lucarelli, Simona Cavallari, Chiara Francini, Max Laudadio, Antonio Caprarica, Gioia Bartali.
“Crediamo che ideare e promuovere un progetto come quello di A Cuore Scalzo sia un passo significativo all’interno di una logica di promozione turistica necessaria per una città come Galatina - afferma Nico Mauro, assessore al turismo - ci auguriamo che ci si senta sempre più uniti in questo scopo comune e si possa godere appieno tutti di un’estate all’insegna del bello, del relax, del divertimento, ma anche della tradizione e della storia”.
Ufficio Stampa Marcello Amante
feb242023
Sabato 25 Febbraio a Noha ci sarà l’imperdibile ed esclusivo appuntamento con la Festa della Pentolaccia.
L’evento prevede una sfilata in maschera con ritrovo e partenza alle ore 15:00 in via Petronio(nei pressi della scuola). Il corteo percorrerà via degli Astronauti, via Benedetto Croce, via Aradeo fino ad arrivare in Piazza San Michele dove ci sarà la tradizionale rottura della Pentolaccia, oltre alle esibizioni dei gruppi in maschera.
Sia i grandi che i piccoli saranno protagonisti di uno degli eventi più caratteristici della tradizione del Carnevale e che per questo è stato fortemente voluto ed organizzato in collaborazione con l’Amministrazione comunale e con il contributo attivo di numerosi esercenti ed Associazioni del territorio.
La riscoperta delle tradizioni, la goliardia ed i messaggi a fondo sociale saranno rappresentati in maniera originale dai gruppi in maschera che prenderanno parte alla manifestazione. Tra questi avremo il gruppo del Circolo di Legambiente “La Poiana”, il gruppo di Levera, il gruppo dell’Associazione Abilmente insieme, il gruppo del Polivalente Ritroviamoci, il gruppo del motoclub MIG e ovviamente quello dei bambini del Polo 2 di Noha e di tutti quelli provenienti dalle altre scuole e che si uniranno all’evento. I gruppi più belli saranno premiati nel corso della manifestazione. Ad allietare il corteo ed a farci divertire in Piazza ci sarà la “Stamu street band” e tante altre magnifiche sorprese tutte da scoprire.
Siete tutti invitati a prendere parte a questo evento esclusivo che riporta l’allegria del Carnevale e della Pentolaccia in una Noha che diventa protagonista.
Associazione L’Agorà
mag122010
ott282023
Ordinanza del Comandante della Polizia Locale n. 163/PM/2023 del 26.10.2023
Lunedì 30 ottobre 2023 ritorneranno a funzionare i parcometri per la gestione della sosta assoggettata a disciplina della tariffa oraria.
Le aree dove saranno vigenti le nuove modalità di sosta a pagamento saranno:
Gli orari della sosta a pagamento saranno i seguenti:
Tariffe per la sosta:
Esenzioni dalla sosta:
Costo degli abbonamenti:
E’ garantita:
Ufficio informazioni e contatti:
Servizio parcheggi a pagamento – Comando Polizia Locale – Via Vittorio Emanuele II, n. 22 – Tel. 0836.566514.
Il consigliere delegato alla Polizia Locale Diego Garzia esprime soddisfazione : "Finalmente viene ripristinata una situazione incresciosa che aveva costretto l’amministrazione ad interrompere il servizio nel 2022. La reintroduzione degli stalli blu mira quindi a decongestionare l’occupazione costante dei parcheggi, a vantaggio del commercio cittadino e del ricircolo razionalizzato delle auto in sosta. Si concretizza così un costante lavoro tra l’amministrazione comunale del Sindaco Vergine e il Comando della Polizia Locale, che ha cercato di tenere in grande considerazione tutti gli attori in gioco, dai commercianti ai cittadini."
ago082020
Si è tenuta nella mattinata di venerdì 07 agosto 2020, dopo una breve cerimonia, la consegna del nuovo saldatore portatile automatico in uso alla Sezione Immunotrasfusionale dell’Ospedale “Santa Caterina Novella” di Galatina donato dall’Associazione “Cuore e mani aperte” OdV e dal Gruppo Frates di Soleto.
Alla donazione erano presenti il direttore sanitario dell’ospedale di Galatina, dott. Giuseppe De Maria, il presidente dell’Associazione “Cuore e mani aperte” OdV, Don Gianni Mattia, il dottore Giacomo Bellomo, direttore responsabile della Sezione Immunotrasfusionale e Franco Congedo, presidente del gruppo Frates di Soleto.
Il saldatore automatico portatile per tubi in PVC, dotato di pinza saldante motorizzata, è uno strumento utilizzato dal personale sanitario subito dopo aver effettuato il prelievo dal donatore di sangue, che serve a chiudere la sacca nel momento in cui questa viene staccata, allo scopo di evitare la contaminazione batterica.
Nel caso specifico, trattandosi di un saldatore portatile risulta molto pratico e maneggevole, migliorando il lavoro dell’infermiere e snellendone i tempi di attività.
“Siamo orgogliosi di avere raccolto la richiesta del dottore Bellomo di donare questo strumento utile durante le donazioni di sangue, un vero e proprio atto d’amore, un gesto gratuito e di autentica solidarietà che è giusto avvenga nelle condizioni più agevoli possibili per il donatore, per il personale sanitario e per l’azione in sé.
Non è la prima volta che testimoniano la nostra vicinanza al nosocomio di Galatina e alla città in generale. Da anni i nostri volontari operano presso i reparti di Pediatria e Psichiatria attraverso quella forma di volontariato di corsia meglio conosciuta come clown terapia. Prevalentemente, nei week end, sino a prima della pandemia, i nostri volontari portavano i loro sorrisi ai piccoli pazienti pediatrici, cercando di smitizzare l’ambiente ospedaliero; così come presso il Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura realizzavano dei piccoli laboratori artigianali, allo scopo di coinvolgere i pazienti nella realizzazione di piccoli oggetti per favorire l’integrazione e contribuire ad accrescere il senso di partecipazione sociale attiva. Inoltre, fedeli alla nostra mission legata alla umanizzazione degli spazi e degli ambienti di cura, lo scorso dicembre abbiamo donato all’Unità Operativa di Pediatria una ludo carrozzina a forma di cars allo scopo di rendere meno traumatica l’ospedalizzazione dei minori. Infine, sempre nel dicembre dello scorso anno, abbiamo donato un parco giochi inclusivo alla città, in piazzale Carrozzini, affinché il diritto al gioco del minore possa essere garantito senza distinzioni legate a eventuali deficit fisici. Ulteriore motivo di soddisfazione per noi, la collaborazione con gli amici del Gruppo Frates di Soleto, da molti anni vicini con diverse donazione alla nostra realtà associativa” sono queste le parole spese da Don Gianni Mattia, presidente di “Cuore e mani aperte” Odv durante la mattinata.
Franco Congedo, presidente della sezione di Soleto della Frates ha aggiunto “La sezione della Frates di Soleto è stata istituita nel 1983, oggi conta 620 soci di cui almeno 200 sono donatori effettivi e stimiamo una media di almeno 350 donazioni l’anno a cui si aggiungono numerose altre iniziative di solidarietà nell’ambito delle quali rientra la donazione odierna. A questa abbiamo aderito immediatamente altresì per la fratellanza che ci lega all’Associazione Cuore e mani aperte, perché buona parte dei nostri donatori di sangue sono anche autisti della Bimbulanza”.
“In un periodo per noi operatori sanitari difficile, c’è chi fa apparire sempre un raggio di sole anche con un semplice Grazie per quello che facciamo. Poi c’è chi va oltre e decide con un grandissimo gesto di migliorare la nostra attività lavorativa quotidiana con un dono straordinario. Non ho parole per descrivere i sentimenti di gratitudine di tutto il personale sanitario per questa donazione” ha continuato il dottore Giacomo Bellomo.
Concludendo il dottore Giuseppe De Maria, direttore sanitario del P.O. “Santa Caterina Novella” di Galatina ha dichiarato “La direzione medica dell’ospedale di Galatina ringrazia l’associazione Cuore e mani aperte e la Frates di Soleto, il signor Franco Russo e Don Gianni, che sono venuti gentilmente questa mattina a presenziare alla cerimonia di consegna della saldatrice donata al Servizio Trasfusionale. Non è la prima volta che le Associazioni coadiuvano in maniera molto fattiva con la Asl. Il ringraziamento è a nome anche della Direzione Generale per la quale l’aiuto delle associazioni di volontariato e di tutto il Terzo Settore è stato determinante in questo periodo di crisi imprevista e che ha impattato in maniera molto violenta con le lentezze burocratiche. La cultura della donazione e gli ideali di solidarietà e di fratellanza propri della Frates sono fondanti e si potevano quasi toccare con mano questa mattina al Servizio Trasfusionale dove almeno un centinaio di pazienti e di donatori erano presenti in questa lieta occasione”.
Per info consultare:
- il sito www.cuoreemaniaperte.it
- la Pagina Facebook Associazione Cuore e mani OdV
Riferimenti:
Franco Russo, vicepresidente Ass.ne Cuore e mani aperte OdV, 392 15 19 668
Associazione Cuore e mani OdV
dic152018
Il coro, costituito nel 1990 su iniziativa del Club INNER WHEEL di Brindisi, è attualmente composto da 42 cantori diretti dal maestro concertatore Eupremio Galasso ed accompagnati al pianoforte dal maestro Margherita Cavallo.
Nel corso della sua lunga attività concertistica, il coro si è esibito in diverse località italiane conseguendo apprezzabili riconoscimenti. Ha partecipato, nel 1994, alla celebrazione delle giornate federiciane a Jesi esibendosi nel teatro “Pergolesi”. È gemellato con la “Corale dei tre laghi” di Mantova, città dove ha tenuto un concerto nel prestigioso Teatro Bibbiena. Si è esibito nel 2008 nella Basilica di San Pietro in Roma in occasione di un’udienza da S.S. Benedetto XVI. Ha organizzato, nel 2009, un concerto di solidarietà a favore delle popolazioni aquilane colpite dal disastroso terremoto offrendo loro un’artistica campana in bronzo appositamente realizzata per la chiesa di Santa Giusta di Bazzano. Nel 2011 si è esibito nel Teatro “G. Verdi” di Brindisi con i famosi “Solisti Aquilani”. Nel giugno del 2012, del 2013 e del 2015 ha partecipato, unico coro dell’Italia Meridionale, al Festival Internazionale dei Cori Alta Pusteria, rassegna che, nel tempo, ha visto la partecipazione di 900 cori e 40.000 coristi provenienti da 39 paesi in rappresentanza dei cinque continenti. A luglio del 2014 ha tenuto un concerto presso la chiesa di San Francesco a Maiori e, a giugno 2016 a Gubbio, nella chiesa di San Francesco, su invito delle locali comunità. Il 1° luglio 2017 a San Vito Lo Capo (TP), nel giardino del Municipio, l’11 novembre 2017 a Morano Calabro, Auditorium “Massimo Troisi”, ed il 16 giugno 2018 a Maratea, Chiesa Maria SS: del Rosario, si è esibito su invito di quelle Amministrazioni in concerti appositamente preparati.
Ha partecipato a numerosi concerti organizzati dai Club Rotary ed Inner Wheel della città di Brindisi. Ha organizzato ed organizza concerti in occasione delle più importanti ricorrenze religiose ed in concomitanza con particolari eventi storici e culturali.
Il repertorio della corale, consolidato in diversi anni di attività, e sottoposto ad aggiornamenti ed estensioni continue, spazia dalla polifonia sacra alla musica operistica, al canto popolare.
set232017
Dicono che dava fastidio a un camion parcheggiato, o qualcosa del genere.
Cioè non so se mi spiego: un albero di pino che si trovava a Noha in via Castello, lì buono buono da almeno un centinaio d’anni, tutto a un tratto gli è dato di volta il cervello, come si dice, e s’è messo a rompere i coglioni ai camion di passaggio. Ma vedi un po’ tu se qui, oltre alle persone, iniziano a impazzire pure gli alberi.
Dicono che il conducente non si fosse accorto del tronco che lambiva il cassone del suo enorme autocarro, sicché, ripartendo dopo la sosta, l’ha pure divelto.
Mi direte voi: “Vabbè, può capitare: tanto c’è l’assicurazione che ristorerà i danni alla collettività per il ramo strappato”. Ma manco per idea: nel mondo di sottosopra in cui stiamo facendo finta di convivere tutti quanti, sarà invece la comunità a dover risarcire il camionista svampito (e, immagino, anche il suo avvocato).
In più, per punizione, “la comune” dovrà munirsi di sega elettrica (o in subordine a mano), e rimuovere non solo il “colpevole” (come già fatto con il pino di cui sopra), ma – alla maniera dei migliori campi di concentramento nazisti – anche i suoi compagni bellimbusti, anzi arbusti, rei di non avergli impedito di nuocere al traffico stradale.
E niente. Dobbiamo farcene una ragione. Ormai son pericolosi gli alberi (che dunque, per alchimie sociologiche e forse anche psichiatriche, diventano “soggetto” e non più “complemento oggetto” di un danno), e non piuttosto l’asfalto, il cemento, i mattoni, i muri, gli autotreni o le moto che vi sfrecciano accanto e che talvolta vanno ad impigliarvisi con tutte le corna.
E pensare che gli antichi romani piantavano lungo le loro strade (come per dire la via Appia, regina viarum), per ombra e ornamento, nonché per prevenzione dai dissesti idrogeologici, i pini domestici ad ombrello ovvero gli italici a chioma alta (i Pinus Pinea – proprio quelli che vogliono segare a Noha e giacché pure a Galatina). Ma non solo fuoriporta (Orbi), anche in città (Urbi). Basti dare un’occhiata intorno al Colosseo, ai prospicienti Fori Imperiali, al piazzale della stazione Termini e a molti altri viali della città eterna dove svettano sereni molti pini della stessa specie, taglia e qualità, in un tripudio pittoresco di bellezza, natura e paesaggio senza incutere terrore ad alcuno.
Ma stavamo parlando giustappunto degli antichi romani, mica dei moderni nohani.
Quanto alle radici, esistono semplici soluzioni di ingegneria naturalistica e buone tecniche agronomiche per evitare problemi e scoppolamenti vari. Ma certe pratiche, a quanto pare, possono essere utilizzate altrove mica qui da noi dove sono considerate poco più che amenità, vaneggiamenti dei soliti “ambientalisti”, insomma fantascienza.
Il pino domestico, per dire, era tra le specie arboree narrate anche dal grande Cosimo De Giorgi - lo scienziato polivalente che meglio di ogni altro ha descritto il Salento da molteplici punti di osservazione.
Il De Giorgi – citato dal prof. Paolo Sansò non più tardi dell’altra sera a Noha nel convegno di FareAmbiente - sul finire dell’800, girovago nei dintorni di Supersano, così si esprimeva: «E verso l'orizzonte a sinistra si profilano gli ombrelli dei pini d'Italia, che sollevan le loro chiome pittoresche sulla bruna massa della quercia di Belvedere».
Invece, si parva licet componere magnis, per descrivere il Salento odierno, il Mellone, scienziato (del) polivalente (di Noha), constatato che i pini oltre a investire i camion portano pure la processionaria [magari in processione, ndr.] per cui “vanno scappati” senza indugio; visto che gli ulivi sono da eradicare tutti of course [di corsa, ndr.], pure quelli sani perché potrebbero ospitare qualche povero batterio di Xylella; considerato che le palme sono affette dal punteruolo rosso, per cui muoiono da sole senza il bisogno di staccar loro la spina; premesso che gli aranci e i limoni soffrono di cocciniglia e fumaggine, onde con un po’ di Seccatutto risolvi ogni problema [magari alla radice, ndr.]; atteso che gli eucalipti e i pioppi sporcano, signora mia, con tutte quelle foglie caduche, per cui bisognerebbe piantarla una buona volta [“piantarla” da intendere in senso letterario e non letterale, ndr.]; osservato che per tutto il resto c’è master fuoco - sicché s’invera anche quel detto di François-René de Chateaubriand per il quale “le foreste precedono i popoli, i deserti li seguono” -, il Mellone suddetto, dicevamo, non potrà che vergare per i posteri [o forse per i pospari, ndr.] le seguenti sentite note: “E verso l’orizzonte, a destra [che la sinistra è morta da un pezzo, ndr.] si profilano gli ombrelli degli abeti artificiali [o ebeti, è uguale, ndr.] che sollevan le loro chiome cafonesche sulla bruna massa della feccia [cioè noialtri, ndr.] da distruggere”.
E’ proprio vero che l’albero è il più grande successo della Natura. Mentre l’uomo, il cesso.
Antonio Mellone
lug092017
La frequenza dei lidi più glamour del Salento non rientra tra le esperienze più formative del mio curriculum vitae. Le ore di sosta in codesti status in luogo da parte mia sono infatti così sporadiche e casuali che si contano sulle dita di una mano monca.
L'accidentale presenza del sottoscritto all’interno di certi recinti è dettata più dalla voglia di studiare l’omologante fenomeno antro-politico (una specie di stage in Sociologia a proprie spese) che da una forma di epicureismo applicato.
Io preferirei invece scogliere e spiagge – a trovarne in giro - senza stabilimenti balneari esclusivi che, appunto, mi escludono: anche perché certi stili di vita stanno allo scrivente come la crema pasticciera sulla pepata di cozze.
Mi piacerebbe che il demanio pubblico continuasse ad essere tale: cioè pubblico, inalienabile, imprescrittibile, e possibilmente salvaguardato dalle concessioni ai privati per un piatto di quattro salti in padella.
Prediligo francamente i sempre più rari litorali liberi da tubi, pali, chiodi, piattaforme, gradini, passamano, tettoie, tende, sbarre, ponticelli, paraventi, porte, cancelli, legno e ferro, e soprattutto da botteghini all’ingresso e parcheggiatori un po’ prima (che magari alla richiesta di rilascio di uno straccio di scontrino fiscale ti rispondono con un’unica emissione di voce molto simile a un muggito, quando non a un belato).
Io scelgo gli arenili senza lettini, sdraio, amache, poltrone, puffi, tavolini, cabine, ombrelloni e box-doccia. Oltretutto credo che sia più igienica la spiaggia rivoltata da vento e moto ondoso e sciacquata dall’acqua salata che il nylon della branda lavato a fine stagione “con la suca”.
Opto per le superstiti marine preservate dalla musica a palla, nefandezza culturale nonché cafonata molesta che ti costringe a sgolarti pure in riva al mare, anche solo per scambiare due chiacchiere con l’interlocutrice di turno. E’ che mi piacerebbe decidere da me quali, quando e a che volume ascoltare i brani della colonna sonora della mia vita. Son fatto così: tifoso accanito di quella pace che ‘il mondo irride ma che rapir non può’.
Adoro leggere i miei libri avvolto da sovrumani silenzi e profondissima quiete, o al più con il sottofondo de ‘lu rusciu de lu mare’. Ma questa forse l’ho già detta altrove.
Evito di prendere ordini dagli altri, specie se impartiti con l’altoparlante e per di più durante le ferie estive. Privilegio i lidi salvi da drink che a una certa ti fanno pure venire la malinconia ai neuroni (ognuno ha la sua reazione all’alcol, che volete), oltre a intasare i bidoni del pattume e gli stomaci dei già ventrazzamuniti pastasciuttisti.
Il concetto di ‘happy hour’ per me ha un significato completamente diverso da quello scribacchiato con gessetto colorato sulle lavagnette all’ingresso di certe balere, ma qui non è d'uopo ripeterlo. Frequento le ultime battigie scampate al cicaleccio e redente finalmente dai trenini delle feste de “La grande bellezza” che non vanno da nessuna parte (e ovviamente non ve ne svelerò mai l’ubicazione, né gli orari).
E, infine, quando sento parlare di Twiga (di cui apprezzo soltanto la variante anatomica in rima) penso subito all’acrostico VIP. Che potrebbe alternativamente significare: V’Imploro, Pietà; Veri Idioti Paganti; Volpi Immutato Pelo; Vi Inculcano Porcate.
All’ultimo verbo, a piacere, potreste omettere la seconda c.
Antonio Mellone
feb012020
Il nuovo romanzo ” E adesso tutto cambia… ” colpirà chiunque lo leggerà, perchè tratta argomenti scottanti come il rapporto coniugale nei matrimoni misti, la libertà personale di ogni individuo che deve esprimersi come ognuno propriamente sente ed infine il sesso raccontato senza inibizioni, tanto che l’editore ha pubblicato una nota che avverte che i temi trattati nel romanzo sono rivolti ad un pubblico adulto. Dopo il successo della prima nazionale a Lecce, seconda tappa dell'ultimo lavoro di Giovanni Piero Paladini sbarca a Galatina, martedi 4 febbraio alle ore 18.30, nel salone adornato di marmi del nuovo fantastico B&B palazzo Taddeo, ex palazzo notaio Cascione, nella centralissima via Vittorio Emanuele al n. 18 di fronte alla celebre pasticceria Ascalone ed accanto al comando dei vigili urbani di Galatina. Il romanzo affascina fin dall’inizio con la protagonista già infante alle prese con i primi turbamenti sessuali, che con l’età crescono fino ad esplodere in adolescenza. Poi la protagonista del romanzo, una donna leccese realmente esistente incontra ed ama un iraniano e qui esplode con il matrimonio misto quello che è il leit-motiv presente anche nel titolo, una volta sposati si chiude la porta …E adesso tutto cambia. Nel romanzo vengono affrontate tematiche come il rapporto coniugale nel matrimonio islamico, inquadrato nel più complesso rapporto che si instaura tra un uomo ed una donna nell’islam, già condizionato da presunti principi religiosi, che sono però frutto di ignoranza dei più e fonte di potere dell’élite, che si consuma nel privato e specialmente all’interno della famiglia. Qui assume, quasi sempre, proporzioni drammatiche nei cosiddetti matrimoni misti, quelli cioè celebrati tra coniugi di diverse religioni o addirittura come succede nel romanzo tra un uomo religioso come Mansoor musulmano e un’atea la leccese Rosetta. Parlando con l’autore mi spiega come ogni giorno si consumano dei drammi in queste famiglie a danno delle donne, nella completa a volte inconsapevole indifferenza della collettività. Diventa inaccettabile in una società come la nostra che si vanta di essere paladina di libertà e di difesa dei più elementari diritti delle donne che nessuno ne parli. Essendo tratta da una storia vera, romanzata con maestria, non si può certo accusare Paladini di parzialità visto la sua conversione all’Islam, anzi penso che lui stesso sia consapevole che avrà molte critiche feroci nel campo islamico che non in quello occidentale. Il romanzo è frutto di un esperienza diretta e profonda ed una conoscenza delle dinamiche sociali in essere nei Paesi di origine dell’islam. Il contrasto netto tra quanto affermato nel Corano, a proposito di tali rapporti, e quanto concretamente praticato, emerge evidente nella narrazione, la necessità di denuncia di tutto questo è netta al fine di eliminare ogni alibi per comportamenti che nulla hanno di religioso ma che attengono esclusivamente a situazioni di sottocultura e ignoranza o, peggio, a precisa e inaccettabile volontà maschilista di tenere in uno stato di sottomissione la donna. Tutti siamo sottomessi, uomini e donne nella stessa misura, ma solo a Dio, e mai è giustificata nel Corano la sottomissione di un essere umano ad altro essere umano in quanto di fronte a Dio siamo tutti uguali. La seconda ragione consiste nella circostanza che le problematiche sono trattate senza alcun velo e ipocrisia. I fatti vengono narrati per quelli che sono, crudi, violenti e drammatici, perché provochino in chi legge il giusto sdegno per lo schifo che ogni giorno ci viene propinato (la storia raccontata è solo una infinitesima parte del tutto), adombrato da neo-legittimità inesistenti, nella totale e generale indifferenza, figlia di un materialismo imperante che tutto riconduce a oggetti e merci e nulla più concede all’anima. La protagonista della vicenda è proprio così, così si è raccontata…. chi ero io ci dice l’autore per raccontarla in maniera differente, per negare emozioni, sentimenti e passioni che, nel contesto drammatico della narrazione, hanno una loro collocazione ben precisa, non fine a se stessa, chiarificatrice e determinante nello svilupparsi del rapporto con un coniuge che non accetta, e non per ragioni religiose, il diritto di essere libera per come si è realmente.
Giovanni Piero Paladini, nato nel 1957 a Magliano in provincia di Lecce, laureato in giurisprudenza, esperto di relazioni internazionali. Opera da anni nell’area MENA acronimo di Middle East and North Africa quindi in Algeria, Bahrain, Djibouti, Egitto, Iran, Iraq, Israele, Giordania, Kuwait, Libano, Libia, Malta, Marocco, Oman, Qatar, Arabia Saudita, Siria, Tunisia, Emirati Arabi Uniti, Palestina, Yemen, Western Sahara, Mauritania, Sudan, Turchia, Somalia. Presidente CONFIME – Confederazione Imprese Mediterranee di cui è anche fondatore. Convertito all’Islam nel 2013 col nome “Khaled”, è stato promotore della prima Università Islamica in Italia di cui è attualmente Presidente. E’ alla sua quarta produzione letteraria dopo la trilogia dedicata all’Avv. Marco Latini, composta da “L’onore Perso”, “Il decimo cerchio”, “Il giuramento del falco”.
Insomma un romanzo che lascerà tracce indelebili sulla cultura del nostro tempo. Prenotatelo adesso su Amazon ed un corriere ve lo porterà direttamente a casa.
Raimondo Rodia
lug282013
Poteva avere conseguenze molto più serie l’inizio d’incendio che questa notte, era circa l'una, si è innescato presso la stazione di servizio carburanti a Noha in via Aradeo. Il tutto è accaduto mentre due minorenni erano intenti a fare rifornimento al proprio motociclo, presumibilmente la scintilla è scoccata da una imprudente accensione di un accendino, che ha trasformato il 50ino in una torcia di fuoco. Solo l’immediato intervento del proprietario della stazione con un estintore ha evitato che il fuoco si propagasse. Sul posto sono intervenuti anche gli agenti del Commissariato di Polizia di Galatina, anche perché nel frattempo era anche iniziato un accesso battibecco tra i presenti. Le forze dell’ordine sono state fondamentali per sedare gli animi e comprendere anche le dinamiche dell’accaduto.
mag312020
La Showy Boys Galatina fa squadra con il Vero Volley, realtà tra le più importanti nel panorama sportivo nazionale e non. Nel continuo percorso di crescita della Scuola Volley, la Showy Boys ha raggiunto questo importante accordo di collaborazione con il Consorzio Vero Volley Monza al fine di offrire ai propri allievi e giovani talenti un’ulteriore opportunità di crescita e di formazione.
Tutto nasce dalla volontà della Showy Boys di ampliare i propri orizzonti e di offrire nuove possibilità di sviluppo ai più giovani con l’obiettivo di creare un percorso diretto e un programma di eccellenza con una solida e valida prospettiva. Grazie alla sinergia con Vero Volley, la più grande realtà di volley giovanile d'Italia e probabilmente d'Europa, la Showy Boys, unica Scuola di Pallavolo Fipav di Puglia all’interno del Consorzio, avrà una prospettiva nazionale di rilievo e ciò consentirà di offrire ai tesserati biancoverdi una vetrina prestigiosa, un’opportunità per cercare di entrare nel mondo della pallavolo di alto livello.
Il Consorzio Vero Volley Monza rappresenta un’eccellenza dello sport italiano. Unica realtà pallavolistica a livello europeo ad avere contemporaneamente in Superlega e Serie A1 una formazione maschile (GI Group Team Monza) e una femminile (Saugella Team Monza), Vero Volley si propone attraverso un importante settore giovanile che conta 1600 atleti, uno staff di oltre 350 tra dirigenti e tecnici federali, 63 squadre, 28 strutture sportive in cui svolgere l’attività e circa 9000 ragazzi coinvolti nei progetti scolastici.
Ciò che accomuna Showy Boys e Vero Volley è la promozione della cultura dello sport, della pallavolo, la valorizzazione dei talenti del territorio (nello scorso mese di aprile, ben otto atleti del Consorzio sono stati convocati in nazionale giovanile), nonché la passione, l’impegno, una corretta e funzionale organizzazione che persegue dei sani obiettivi.
Il concetto di “Cultura Sportiva”, che è presente nel logo di Vero Volley, vuole essere trasmesso a tutti coloro che partecipano al progetto grazie ad un’attenzione continua per la formazione personale, per fornire strumenti utili a realizzare idee e progetti in un’ottica di condivisione e collaborazione. Un progetto che abbraccia tutto il territorio nazionale e diversi ambiti dell’esperienza non soltanto sportiva. In particolare nel mondo del sociale, Vero Volley allena una squadra di ragazzi diversamente abili, sostiene la squadra nazionale delle pallavoliste sorde, è promotore del progetto di insegnamento del volley in India e sostiene con gli incassi la comunità di San Patrignano. Nel campo scientifico, invece, è attiva una collaborazione con l’Università Bocconi di Milano e la formazione è costantemente curata ed aggiornata. Vero Volley significa anche Candy Arena, un punto di riferimento tra i palasport italiani, un fantastico impianto sportivo da 4000 posti che Vero Volley ha in gestione fino al 2037.
Grande soddisfazione in casa Showy Boys per questa importante partnership. Dalle parole del presidente Daniele G. Masciullo e del direttore Gianluca Nuzzo un ringraziamento al Consorzio Vero Volley Monza, nelle persone del presidente Alessandra Marzari e del responsabile del network Claudio Bianchi, per “un progetto di collaborazione di grande valore sportivo e sociale, basato sulla crescita dei ragazzi e che affascina proprio per l’attenzione data alla formazione del settore giovanile, alla promozione di quella cultura sportiva che deve essere un valore aggiunto da trasmettere a tutti i nostri giovani e non solo”.
www.showyboys.com
ott042014
set022006
giu032011
Genova, 1 giugno 2011. – Chi tra di noi è stato attento, da anni sa e vede che Berlusconi è un malato mentale, tenuto in vita da una cricca di malaffare perché è lui il piedistallo di tutte le nefandezze che i suoi ricattatori e anche ricattati possono compiere impunemente. Negli altri Paesi dove la decenza è almeno pari alla dignità pubblica, al primo segnale di uno scaldaletto, la popolazione reagisce, la politica insorge e l’interessato si dimette subito senza gridare allo scandalo e senza descrivere scenari apocalittici, in base al principio popolare che chi sbaglia paga.
Tutti lo sanno, tranne l’Italia dove gli scandali, il malaffare impunito, l’impudicizia ostentata, la corruzione esita e l’immoralità nemmeno nascosta diventano accrediti da curriculum per fare carriera e ad avere prebende laute in posti e incarichi pubblici. Le istituzioni sono prostituite da prostituti senza scrupoli e senza ritegno e noi restiamo attoniti e passivi, rassegnati; forse indignati, forse impotenti. Non basta indignarsi!
L’indignazione oggi è di modo e poiché tutti si indignano, dalla Francia alla Spagna, l’indignazione arriva anche in Italia e tutti fanno il pieno di «indignazione» che resta inattiva perché è un moto interiore di un momento fine a se stessa. Occorre mobilitarsi, occorre mettersi in gioco, occorre scendere in piazza, occorre ergersi con anima e corpo all’indecenza che sta travolgendo il nostro Paese che è occupato da stranieri ingordi e assassini. Il governo e la maggioranza stanno assassinando, come Attila, tutto quello che possono perché sanno di avere pochi giorni per arraffare tutto quello che possono. Sono coloro che più di un terzo degli Italiani hanno mandato al governo, supportandoli con la loro credulità, ignoranza, velleità che un ricco potesse fare gli interessi dei poveri. E’ più facile che un cammello con doppia gobba tortile passi per la cruna di ago che un ricco entri nel regno dei cieli. Eppure gli Italiani e i cattolici hanno creduto che gli asini e le mucche potessero volare.
I cattolici! coloro che avevano in mano il vangelo, la bussola della storia, la misura della coscienza, l’orientamento del cammino; i cattolici! che avrebbero dovuto essere profeti del Regno, si sono dimostrati creduloni, infantili e deprimenti. Non hanno creduto solo che gli asini potessero volare, ma sono anche andati fuori a guardare in alto, su nel cielo per vederli passare. Hanno appoggiato politicanti ignobili e immorali, corrotti e corruttori, manovratori e affaristi, uomini senza scrupoli e donnine che per un posto al sole della politica hanno venduto non solo il loro corpo, ma anche e specialmente la loro dignità e moralità. I cattolici! Hanno rinnegato ogni loro principio, ogni loro etica, ogni loro residuo di credibilità e sono diventati schiavi di un ignobile nano che li ha manovrati come ha voluto, come ha loro imposto in nome di una manciata di leggi e di denaro sporco di ogni delitto (riciclaggio, mafia, droga, prostituzione che sono sinonimi di scudo fiscale).
Se Dio esiste, non può perdonare i cattolici italiani che da quasi vent’anni appoggiano Berlusconi, Formigoni, Maroni, Lupi, Verdini, Bondi, Bossi, Calderoli, Scilipoti , cioè la feccia della feccia. Credevano di salvaguardare qualche leggina da imporre a tutti, anche ai non credenti e invece hanno accumulato e alimentato nefandezze su nefandezza.
Questo delirio di alleanza con il male, moderno vitello d’oro, ha corrotto anche i vescovi, i quali hanno agito come uomini senza coscienza, attenti alle variabili della diplomazia e traditori della dirittura evangelica: sono caduti nella fossa dell’ignominia loro stessi e si sono trascinati una parte del popolo di Dio. Hanno fatto affari, credendo di potere condizionare il potente di turno e non si sono accorti che il potere ha condizionato loro, sottomettendoli all’interesse del singolo e del malaffare, contro il bene comune con cui volentieri e spesso fanno i gargarismi, sciacquandosi con acqua benedetta e drogandosi con mirra incenso e oro. Poveri vescovi italiani, successori degli Apostoli, difensori della fede, testimoni del rivoluzionario Gesù Cristo ridotti a comparse per le feste di carnevale del moloch di Arcore. Messi a tacere, comprati a basso costo, si sono venduti senza resistenza.
A costoro riconosciamo l’autorità formale che gli deriva dal loro stato, ma non gli riconosciamo alcuna autorevolezza morale perché l’hanno gettato sull’altare del loro idolo e del loro peccato. Dovremmo fare quello che dicono, ma non faremo mai quello che fanno loro. Anzi, non possiamo nemmeno fare quello che dicono perché essi vilmente e servilmente tacciono di loro iniziativa per non disturbare il manovratore. Vescovi di salmeria, portano linfa all’immoralità eretta a sistema, abbandonando il gregge e riparandosi nel cortile del potente. Ora che il vento cambia, sono già pronti a saltare sul carro dei nuovi vincitori per rimodulare alleanze e potere. Essi non sono vescovi, cioè guardiani e custodi del popolo loro affidato, ma nemici di Dio che hanno fatto la loro «opzione preferenziale»: il berlusconismo e le sue degenerazioni etiche, istituzionali, e antropologiche.
giu082019
Galatina è stata scelta, con Petra in Giordania ed Elba, come meta “d’esperienza” da “MARCO POLO”, la rivista di viaggi più venduta in Italia e testata leader del settore.
Nel numero di Giugno 2019, così la redazione presenta i contenuti della rivista: “andiamo alla ricerca di qualcosa: relax, divertimento, novità, avventura, tranquillità e sempre, in fondo, noi stessi. Per questo abbiamo dedicato la copertina ai Luoghi del silenzio: mete diverse tra loro ma accomunate dall’essere un’occasione di fuga dal rumore, dal caos e dallo stress quotidiani. A cominciare dalla Puglia, ma non quella frequentatissima della costa salentina: siamo stati nei borghi da scoprire, i piccoli gioielli dell’entroterra come Galatina che – tra Barocco, ritmi slow e cucina verace – fanno assaporare i piccoli, grandi piaceri della vita. E poi l’Isola d’Elba, dove rilassarsi in un buen retiro tra il verde e il mare (e a proposito di mare, vi segnaliamo le Bandiere Blu 2019). E ancora la Giordania, con la bellezza suggestiva di Petra, del deserto e del Mar Morto. Infine, l’Umbria, in un itinerario tra paesini incantevoli e dolci colline. Gli sportivi, invece, troveranno suggerimenti per vivere da veri tifosi Madrid e Barcellona, location della finale di Champions e del moto GP. Per finire, il trend gastronomico dei fornelli, ossia i macellai dove mangiare in loco la carne appena cotta sulla griglia. Per iniziare l’estate con gusto.”
L’Assessore al Turismo Nico Mauro afferma: "Sono orgoglioso dell'attenzione riservata a Galatina. Dopo "FORBES", un’altra rivista prestigiosa rende merito alla nostra Città e richiama un turismo che vuole privilegiare l’entroterra, alla ricerca di un ritmo lento che aiuta a ritrovare l’essenza dei luoghi. L’impressione è che dopo anni di grande attenzione verso un Salento “a tutto mare”, la bellezza ed il fascino dei borghi e dei centri storici farà la differenza nella nuova proposta turistica. L’interesse di Antonio Scolari e Christian Pizzinini, per la nostra Città, di cui sono tra i più significativi animatori e promotori culturali, ha permesso di realizzare il lungo reportage che apre la rivista.
L’accuratezza descrittiva alterna splendidi “ritratti” di luoghi, ai palazzi barocchi, l’incanto della Basilica di Santa Caterina alla imponente facciata della Chiesa Matrice. Nelle diciannove facciate dedicate, Galatina è descritta come l’Assisi del Sud, e si snoda tra botteghe e sapori, racconti tra mito e tradizione. Luoghi, eccellenze enogastronomiche e dolciarie, artigiani e pasticcieri, artisti e commercianti “raccontano in un fiato” la bellezza della Città in cui viviamo".
Ufficio Stampa Marcello Amante
ago272021
Un nuovo anno sportivo è alle porte e l’Associazione ASD SECYD è onorata di ospitare il prossimo 2 settembre Mauro Lucarini, vicepresidente dell’AC Perugia Calcio. Un progetto calcistico, quello con la società perugina che l’ASD SECYD, unica Perugia Academy del Basso Salento, condivide ormai da quattro anni. In programma un’intensa giornata: Lucarini incontrerà i ragazzi e i rispettivi allenatori, dialogherà con loro e assisterà ai loro allenamenti sui campi da gioco.
In occasione di questa giornata, inoltre, verrà presentato il nuovo progetto P.L.A.Y.back TO MOVE, un’azione progettuale di cinque settimane che offre gratuitamente a 120 bambini e ragazzi la possibilità di usufruire di sessioni di allenamento tecnico, tattico e individuale, attività motoria in generale, competizioni, minitornei e gruppi di discussione alla presenza di testimonials sportivi. L’azione suddivisa in quattro canali, Urban, Challenge, Social e Testimonial prevede, fra i tanti elementi di innovatività, l’attivazione del calcio femminile un modo per promuovere le pari opportunità nella società, come nello sport.
Per chi fosse interessato a conoscere la nostra realtà sul territorio o, ricevere informazioni sulle attività in programma per l’anno in corso, può contattare la segreteria ai numeri 3336583214 o 3397816437.
Cinzia Muci
ago202009
La manifestazione si svolgera' a Noha, il programma prevede: degustazione di vini e prodotti tipici salentini, tour sulla costa adriatica e visita alla grotta della zinzulusa, concerto di pizzica e altro |
ago282016
Partiamo da una corte. Corte Cavour. A Galatina.
Affianchiamola ad un’ associazione, Citytelling. Sempre a Galatina.
Individuiamo un ideatore e curatore per una “suggestiva” proposta culturale: Giovanni Matteo.
Uniamo i tre elementi. Viene fuori una tre giorni dal nome “Cortedarte” all’interno del contenitore estivo di Note a Margine2016, la minirassegna di cultura, arte e cinematografia.
La bussola di questo viaggio è la definizione che Antonio Costantini fornisce di questo sistema abitativo tipico del nostro territorio: “spazio socializzante”. L'idea che la casa a corte possa essere assunta oggi come un modello possibile, cellula ideale per una società più solidale, contesto adatto alla definizione di uno stile di vita più sostenibile è il cuore de “La corte possibile”.
Il 28, 29, 30 agosto, presso corte Cavour sarà possibile osservare il risultato dei lavori di “Cortedarte”, a cura di Giovanni Matteo, Marcello Nitti e Davide Russo: Roberto Ciardo è l’autore di “Sagome sovrapposte”, una composizione ottenuta da pezzi di cuoio di diversi colori che, richiamando alla memoria la vocazione alla lavorazione di questo materiale, a lungo motore di sviluppo per Galatina, evoca anche l’intreccio di storie e destini e l’idea di interdipendenza che caratterizzavano la vita nella casa a corte. Samuel Mello ha realizzato un’installazione site specific costituita da diverse piccole installazioni in relazione tra loro, utilizzando esclusivamente oggetti trovati all’interno della corte e delle abitazioni circostanti. Il suo lavoro fa riferimento allo sviluppo del corpo astrale, inteso come muta, cambio di pelle, fatto che lo ricollega all’opera di Ciardo.
L'installazione prevede anche la proiezione di una raccolta di video interviste a cittadini che hanno vissuto questa esperienza in prima persona.
Le suggestioni di “Cortedarte” saranno arricchite da preziosi approfondimenti che contribuiranno a sviluppare la conoscenza della casa a corte sia come sistema abitativo e forma di convivenza, aprendo orizzonti possibili. Il 28 agosto, alle ore 21, Luigi Mangia, collaboratore della rivista di arte e cultura Art App e l'artista Vincenzo Congedo offriranno le loro riflessioni sul tema della casa a corte, sul filo del ricordo e del racconto, mentre il 29 agosto, alle ore 19, Antonio Costantini presenterà il suo libro “L'edilizia domestica a Galatina – La casa a corte e il mignano”.
Interessante oggi, sarà immaginare di affiancare un giorno, ad un approfondito e ricercato e imprescindibile lavoro di memoria storica fatto nei luoghi della nostra terra, la necessità di intessere relazioni sociali che partendo dal potenziale virtuale sfocino nella inevitabile condivisione fisica.
Una nuova corte forse , una corte appunto possibile.
Per approfondimenti: Note a Margine-Galatina 2016 (facebook) NoteAmargineGalatina (twitter)
Associazione Culturale CityTellig
Presidente CityTelling Andrea Coccioli
Responsabile Progetto Paola Volante
mag182019
È in corso la scoperta a livello globale di Galatina e del suo centro storico.
Complici i potenti mezzi di comunicazione moderni ed i miracoli della rete, è in atto la scrittura di una narrazione. Una narrazione appena iniziata .
Un sacco di gente da ogni parte del mondo ci scruta, ci osserva.
E’ curiosa di sapere di più.
Si interroga, al di là del mondo materiale esistente costituito dal patrimonio artistico storico monumentale di straordinaria bellezza.
Scava e cerca con avidità nello scrigno prezioso dei valori impalpabili che sente indissolubilmente incorporati nelle trame del tessuto urbano del centro antico.
Non si accontenta delle visite guidate tradizionali.
E’ esigente, è attratto soprattutto dalla cultura e dalla civiltà che ha segnato quei luoghi in almeno sei secoli di storia .
Spera di scoprire emozioni ed illuminazioni nuove da scovare nel fascino, nell’unicità e nell'autenticità dei luoghi.
Sicuramente si aspetta che a tanta bellezza faccia riscontro tanta cultura, tanta civiltà, tanta consapevolezza.
Sono curiosi di scoprire come sia possibile la riproposizione di una vita di comunità coerente con le peculiarità di questo meraviglioso contenitore.
Sono questi i motivi che hanno spinto gli investitori stranieri provenienti da Londra, Parigi , New York ecc. a scegliere Galatina, concorrendo a dar vita ad una nuova interessante aristocrazia culturale cosmopolita.
L’Associazione Galatina Arte Storia Cultura ritiene che Bellezza -Cultura- Civiltà sono tre fattori inscindibili se si vuole scrivere un lieto fine alla storia che si sta raccontando sulla città.
Una storia, la cui valenza culturale, porta con sé, tra l’altro, ricadute socio-economiche inimmaginabili.
A tale scopo ed in questa direzione l’associazione ha voluto dare un piccolo contributo,
redigendo un “ Decalogo” di base, di comportamenti virtuosi, da rispettare per chi intende fruire o vivere il centro antico.
La proposta è stata inviata al Sindaco perché venga discussa migliorata ed adottata in Consiglio Comunale.
Si auspica altresì che dopo l’approvazione il Decalogo venga diffuso ampiamente alla popolazione tutta a partire dalle scuole di ogni ordine e grado, e tradotto in più lingue, esposto all'attenzione dei visitatori.
Siamo certi che verrà compreso come è oramai ineludibile la necessità di rendere coerente e commisurata la bellezza è l'importanza dei luoghi al livello di civiltà a cui bisogna ambire.
Così pure non vanno nascoste alcune criticità emerse che vanno prontamente affrontate e risolte.
Per essere chiari i comportamenti incivili sono paragonabili ad una bomba di degrado sociale e culturale con effetti devastanti tali da vanificare ogni aspettativa di sviluppo.
Ricordiamoci che nelle vecchie mura è racchiuso il cuore della città e le sue massime Istituzioni Civili e Religiose.
Decalogo dei comportamenti virtuosi da adottare nel centro antico.
1 – Ogni centro storico è il cuore e la radice di una città. Così è anche per Galatina .
Diventa consapevole dell'importanza del luogo, visitalo, studialo, amalo, fallo conoscere.
2 - Il centro antico è anche come un museo a cielo aperto ricchissimo di manufatti preziosi, unici, irripetibili, che custodiscono e raccontano la memoria di quello che siamo stati: una passeggiata tra le strade del Centro è come un viaggio nel tempo di almeno sei secoli; rispetta quelle mura e pietre ed archi e giardini, proteggile col tuo sguardo attento, coi tuoi comportamenti civili.
3 - I veicoli a motore danneggiano il patrimonio artistico, architettonico, monumentale del centro antico perciò cerca di farne un uso limitato, riducendo le emissioni e appena puoi spegni il motore.
4 - Rispetta gli spazi pubblici, sono un bene di tutti noi, abitanti e visitatori: non occuparli
abusivamente, non limitare la libera fruizione degli stessi, usa correttamente gli stalli per la sosta degli autoveicoli.
5 - Non sporcare, non imbrattare, collabora a migliorare il decoro e l'igiene dei luoghi pubblici e privati.
6 - Evita rumori inutili e molesti che disturbano la bellezza dei luoghi e ricordati che il tuo
divertimento non deve disturbare il riposo e la concentrazione degli altri.
7 - Vivi il centro antico percorrendolo a piedi lentamente. Immergiti nella sua storia nelle sue tradizioni. Accostati alla sua anima e apprezza gli aspetti della sua autenticità.
8 – La sovrappopolazione di colombi comporta delle criticità urbanistiche ed igieniche: non dar loro ospitalità, né da mangiare.
9 - Rispetta la sacralità dei luoghi e non usare i sagrati delle chiese, o gli accessi dei privati, per bivacchi e intrattenimenti chiassosi.
10- Considera che i proprietari degli immobili sono consapevoli di possedere dei beni di pregio vincolati per cui non ti meravigliare se da custodi vigilano, controllano, tutelano.
11- Ricordati Galatina è una città d'arte: sii gentile e cortese con i suoi visitatori, italiani o stranieri, ed aiutaci a renderla più accogliente per tutti.
Se ami il centro antico difendilo, diffondendo e divulgando, e soprattutto applicando, il decalogo dei comportamenti virtuosi.
Si ringraziano i tanti amici che hanno contribuito alla redazione del Decalogo ed in particolare Luca Carbone.
Associazione Galatina Arte Storia Cultura
Ing. Dante De Ronzi
apr182015
Il Servizio Civile Nazionale, istituito con la legge 6 marzo 2001 n° 64, - che dal 1° gennaio 2005 si svolge su base esclusivamente volontaria - è un modo di difendere la patria, il cui "dovere" è sancito dall'articolo 52 della Costituzione; una difesa che non deve essere riferita al territorio dello Stato e alla tutela dei suoi confini esterni, quanto alla condivisione di valori comuni e fondanti l'ordinamento democratico.
E' la opportunità messa a disposizione dei giovani dai 18 ai 28 anni di dedicare un anno della propria vita a favore di un impegno solidaristico inteso come impegno per il bene di tutti e di ciascuno e quindi come valore di coesione sociale.
Il servizio civile volontario garantisce ai giovani una forte valenza educativa e formativa, una importante e spesso unica occasione di crescita personale, una opportunità di educazione alla cittadinanza attiva, contribuendo allo sviluppo sociale, culturale ed economico del nostro Paese.
Chi sceglie di impegnarsi per dodici mesi nel Servizio civile volontario, sceglie di aggiungere un'esperienza qualificante al proprio bagaglio di conoscenze, spendibile nel corso della vita lavorativa, quando non diventa addirittura opportunità di lavoro, nel contempo assicura una sia pur minima autonomia economica.
Le aree di intervento nelle quali è possibile prestare il Servizio Civile Nazionale sono riconducibili ai settori:
assistenza, protezione civile, ambiente, patrimonio artistico e culturale, educazione e promozione culturale, servizio civile all'estero.
Quest’anno, il Comune di Galatina si posiziona al primo posto tra i comuni della Regione Puglia per numero di progetti approvati, ben quattro, mentre tra gli enti accreditati all'Albo regionale si posiziona al terzo posto dopo l'ANCI e la Provincia di Foggia, che però hanno una diversa e più complessa struttura organizzativa. Inoltre i progetti hanno ottenuto un punteggio che li posiziona tra i primi sette della regione: ciò conferma ancora una volta la qualità progettuale delle proposte presentate dal Comune di Galatina.
Straordinario obiettivo raggiunto dall'Amministrazione comunale di Galatina, che per il terzo anno di fila ha avuto approvati e finanziati i progetti di Servizio Civile Nazionale. A testimoniare l'eccellente risultato è l'Assessore alle politiche giovanili Andrea Coccioli: "Con grande entusiasmo e soddisfazione posso comunicare la positiva conclusione del procedimento di valutazione dei progetti di Servizio Civile ordinari presentati dall'assessorato alle politiche giovanili e redatti anche quest'anno da Giampaolo Bernardi. Oggettivamente si tratta di risultati importanti, riconosciuti e premiati dalla commissione e che posizionano il Comune di Galatina tra le eccellenze della progettazione regionale del servizio civile con una percentuale di approvazione e finanziamento dei progetti del 100%. Continuiamo così a raccogliere i frutti del duro lavoro portato avanti con la convinzione di voler far bene, e teniamo fede all'impegno assunto con i giovani che vivono il territorio: quello di offrire loro un'opportunità di crescita personale e l’acquisizione di competenze importanti e utili anche nel loro prossimo futuro professionale. Il sindaco Cosimo Montagna si dice soddisfatto del risultato raggiunto e aggiunge che “Le persone in età giovanile si trovano di fronte a tante incertezze e difficoltà da rappresentare oggi una categoria sociale a rischio. La possibilità di essere assunti per un anno e contribuire a far crescere le proprie competenze professionali assume una valenza importante in uno scenario complicato per quanto riguarda le nuove possibilità occupazionali. Inoltre con il bando di servizio civile appena avviato avremo un'importante contributo di risorse che ci permetterà di offrire servizi concreti ed efficaci ai nostri cittadini.”
Grazie ai nuovi progetti di Servizio Civile Nazionale saranno impegnati 14 giovani per un intero anno e i settori di intervento sono sono le politiche giovanili, l'ambiente, la biblioteca ed il museo. L'euforia per gli ottimi risultati, continua l’Assessore Andrea Coccioli, non deve farci perdere la giusta prospettiva del servizio civile, che è quella fondata sui principi della solidarietà sociale ed è quella che vede i giovani i primi promotori del processo di partecipazione, in grado di trasformare una società in cui il cittadino è solo colui che riceve un freddo ed astratto servizio ad una società in cui tutti hanno la possibilità di essere attivi e socialmente utili, ed in cui i giovani del servizio civile lasciano il segno indelebile e positivo della propria esperienza.
Per meglio rappresentare l’opportunità del SERVIZIO CIVILE NAZIONALE ai giovani di età compresa tra 18 e 28 anni l’assessorato alle Politiche giovanili organizza un incontro informativo, lunedi 20 aprile 2015 dalle ore 9.00 alle ore 13.00 presso sala Celestino Contaldo - Palazzo della Cultura, GALATINA
apr092020
“Condividere” è una parola un po’ abusata, forse, per via dei social, ma in tempi come questi recupera il suo significato autentico. Condividere ansie, paure, ma anche speranze, competenze, idee, per supportare e sostenere con tutte le forze di cui dispone una comunità, i pazienti e i medici che instancabilmente operano nel presidio Santa Caterina Novella di Galatina.
La macchina della solidarietà che l’emergenza sanitaria ha messo in moto nella città, facendo nascere campagne di raccolta fondi a favore dell’Ospedale “S. Caterina Novella”, sta lavorando a pieno ritmo, dando risultati straordinari, sia in termini di coinvolgimento che di sinergie raggiunte tra le associazioni che operano nel territorio. Grazie alla collaborazione tra il Club Unesco di Galatina e le Associazioni riunite nella campagna “Doniamo Aiutiamo Vinciamo”, in queste ore è stato raggiunto un importantissimo traguardo, possibile solo unendo le forze. Oltre ai numerosi dispositivi di protezione, è stato acquistato un ecografo portatile, con caratteristiche tecniche adeguate alle indagini diagnostiche relative ai pazienti affetti da covid-19, completo di tutta la strumentazione necessaria ad un impiego immediato nel presidio di Galatina. L’acquisto, il cui importo è pari a 17.080 €, è stato possibile anche grazie alla generosa donazione da parte dei lavoratori dello stabilimento Colacem di Galatina, che hanno deciso di far confluire in “Doniamo Aiutiamo Vinciamo” il consistente ricavato della raccolta fondi da loro attivata a inizio emergenza. L’ecografo rimarrà nella disponibilità dell’ospedale anche ad emergenza finita.
Tra le tantissime donazioni, ci piace segnalare l’idea di un gruppo di amici che piuttosto che dividere il montepremi del torneo di fantacalcio, hanno deciso di donare l’intero importo, pari a 560 €. Li ringraziamo con tantissimo affetto e siamo grati anche ai tantissimi donatori, come la signora Maria, nome di fantasia, che anche con 10 euro ha sostenuto la nostra campagna. Sappiamo quanto sacrificio comporta quella donazione!
Ma la campagna non finisce qui e da alcuni giorni è nata anche l’iniziativa collaterale “Farmaco solidale” che consente ai cittadini di donare un farmaco da banco ai bisognosi, tramite gli enti caritatevoli e associazioni di volontariato che operano nel territorio comunale. Un punto di raccolta è operativo presso la farmacie Licignano e Bucci di Galatina, che ringraziamo per aver aderito all’iniziativa.
Ricordiamo tutte le associazioni e aziende aderenti alla campagna:
Chiunque volesse dare il suo contributo alla suddetta raccolta fondi per aiutare l’Ospedale di Galatina a combattere l’emergenza covid-19, può fare la sua donazione tramite bonifico sul conto corrente bancario, DEDICATO e ESCLUSIVO per la campagna raccolta fondi in oggetto, IBAN: IT63O0103079651000011729180 intestato a APS Inondazioni presso la Banca Monte dei Paschi di Siena di Galatina con causale: Covid19 Ospedale di Galatina - donazione.
Nei punti vendita “Supermac” in via Kennedy, “Conad” in via Gallipoli, “Macelleria Marco Fulgido” in via Val d’Aosta, a Galatina, che ringraziamo per la disponibilità, è possibile lasciare una donazione nei salvadanai solidali, che verranno aperti a fine campagna alla presenza dei titolari e di un rappresentante di “Doniamo Aiutiamo Vinciamo”
Ne approfittiamo per chiarire che donare direttamente alle associazioni del territorio significa snellire il percorso di acquisizione del materiale sanitario utili all’emergenza senza correre il rischio che i fondi si disperdano nei meandri della burocrazia. Ogni euro versato sarà investito in DPI e attrezzature mediche per il nosocomio galatinese. Inoltre sulla nostra pagina facebook è disponibile la tracciatura di tutte le spese in entrata e uscita con l'obiettivo di fornire a tutti la massima trasparenza sulle operazioni compiute.
Per info:
Whatsapp: 324-5848736
Email: doniamoaiutiamovinciamo@gmail.com
Pagina FB: https://www.facebook.com/doniamoaiutiamovinciamo
ago312009
ago042019
Anche a Galatina si celebrano i 200 anni dalla composizione della poesia L'infinito di Giacomo Leopardi, con un evento musicale e poetico di altissimo livello, inserito nella rassegna di iniziative culturali estive A cuore scalzo. Mercoledì 7 agosto, alle ore 21,30, nel suggestivo sfondo dell’ex Convento delle Clarisse in piazzetta Galluccio, un poeta e un promotore di poesia come Davide Rondoni e un chitarrista di fama internazionale come Maurizio Colonna alterneranno e armonizzeranno la diversa musicalità di parole e note in un percorso di avvicinamento all’infinito leopardiano, inseguendo mimeticamente la voce del vento evocata nella celeberrima poesia. Poeta in proprio, tradotto e conosciuto anche all’estero, consulente editoriale e direttore di collane di poesia presso diversi editori, Davide Rondoni è tra i fondatori del Centro di poesia contemporanea dell'Università di Bologna e direttore responsabile della rivista “ClanDestino”.
Considerato unanimemente uno dei più grandi chitarristi classici del nostro tempo, autore di libri storico-musicali e compositore tra i più rappresentativi ed eclettici di oggi, Maurizio Colonna ha raggiunto una popolarità mediatica anche internazionale grazie a numerose apparizioni televisive, da quella al Festival di Sanremo del 1996 alla partecipazione nel 2012 a un evento in mondovisione su Rai1 come One world, One Family, One Love, in presenza di Papa Benedetto XVI.
Introduce la serata Beatrice Stasi, docente universitaria di Letteratura italiana e Presidente dall’Università Popolare “Aldo Vallone” di Galatina che ha promosso l’iniziativa, in convenzione col Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università del Salento. Grazie all’illuminato contributo organizzativo del Comune di Galatina e al generoso mecenatismo degli sponsor, l’evento è a ingresso libero.
Nico Mauro, assessore al Turismo
feb282023
Un riconoscimento agli sportivi galatinesi che si sono contraddistinti nell’anno 2022. Venerdì 3 marzo 2023, alle ore 18.30, presso il Teatro Cavallino Bianco di Galatina, si svolgerà la prima edizione de “I Campioni della Civetta”.
Organizzato dall’Amministrazione Comunale guidata dal Sindaco di Galatina Fabio Vergine, la kermesse premierà gli sportivi delle diverse discipline: motocross, moto su strada, atletica leggera, nuoto, ginnastica artistica, e ritmica, scherma, pallavolo, calcio, basket, vela, taekwondo, muay thai, maratona, danza sportiva e kung fu.
Tanti gli ospiti del mondo dello sport previsti, a partire da Luigi Renis, delegato Coni per la Provincia di Lecce.
Il Presidente del Consiglio con delega allo Sport e politiche giovanili, Francesco Sabato, esterna la propria soddisfazione per un’altra novità targata dall’Amministrazione Vergine: “Credo che sia la prima volta, per lo meno negli ultimi anni, che Galatina dedica un’intera serata ai suoi giovani, ai propri talenti sportivi. Dare loro un piccolo riconoscimento significa dar loro il merito di aver portato in alto il nome della nostra Città nelle diverse competizioni sportive regionali e nazionali. La nostra Amministrazione - continua Sabato - ha da subito rivolto un’attenzione particolare a tutto il mondo dello sport. Lo stiamo vedendo con il calcio, con la pallavolo e con tutte le altre discipline. L’intento è quello di dare alle nostre eccellenze una centralità maggiore, perché in questo modo non solo si coltivano i sogni, ma si rafforza anche quel senso di partecipazione attiva all’interno della nostra comunità”.
A moderare la serata sarà Antonio Greco, giornalista di Telerama.
mar072023
Sono passati ben oltre 14 mesi dagli annunci dell’insperata promessa di restauro della casa dell’orologio di Noha. Ma lo stato di degrado della nostra casa e relativa torre, è vecchio di almeno quattro decenni. Allorquando il servizio di anagrafe comunale venne spostato in una struttura più sicura. Il degrado chiama degrado, si dice. Ma i cittadini di Noha hanno dimostrato di saper resistere con grande dignità a certi strani eventi del destino.
Un uomo sano non pensa in continuazione al suo essere in salute; solo chi è malato è interessato alla salute. Per cui se, per esempio, non soffri di mal di testa, non sai neppure di avere una testa. A quanto pare, tutto ciò che sperimentiamo, dipende dal suo opposto. Sappiamo quindi quanto sia vero il fatto che se si è costretti a vivere nel degrado, si rischia di farci l’abitudine.
“L'abitudine è la più infame delle malattie perché ci fa accettare qualsiasi disgrazia, e ci si rassegna a tutto.” Oriana Fallaci, Un uomo (Milano, Rizzoli 1979). Bell’insegnamento che abbiamo dato alle ultime due generazioni che hanno dovuto acquisire a proprie spese la capacità di fare resilienza.
Naturalmente la speranza è sempre l’ultima morire.
Basta guardarla! La paura adesso non è più di rimanere folgorati dall’amarezza, ma dal rischio di beccarsi un concio di cornice sulla testa, come accadde il 18 giugno del 2013, allorquando si staccava improvvisamente un pezzo del balcone al primo piano della casa attigua, per fortuna senza danni alle persone. Così come segnalato al Protocollo di Galatina il 18 marzo 2021. casa comunale pec.pdf (Noha.it) Che tristezza caro Sindaco. Eppure la piazza è il luogo in cui cultura e storia, simboli e tradizioni, dovrebbero rivivere quotidianamente in una forma armonica l’idea di sicurezza e di felicità, la stessa che una Amministrazione deve saper offrire ai suoi abitanti.
Basta scrivere sul motore di ricerca di internet “casa dell’orologio di Noha” e si vedranno apparire una sfilza infinita di lettere e articoli pubblicati da destra e manca dedicati alla mancanza di cura della nostra casa dell’orologio, raccontano per esempio del ““l’orologio pubblico più fermo del mondo” o “l’orologio pubblico più veloce del mondo” (e quindi, ad honorem, “l’orologio pubblico più ridicolo del mondo”).
Quindi siamo qui, Signor Sindaco, a chiedere per l’ennesima volta:
Per quanto tempo i cittadini di Noha dovranno attendere che la promessa di messa in sicurezza della Casa dell’orologio diventi finalmente il lieto fine di questa abominevole quanto bruttissima storia?
Il Direttivo di NoiAmbiente e Beni Culturali di Noha e Galatina
apr262023
Sabato e Domenica scorsi, in occasione della manifestazione “artigiani del gusto”, il centro storico della città era ancora una volta gremito di persone, intere famiglie, cittadini di ogni genere ed età, giovani, anziani, insomma tutti, e, a distanza di poco più di nove mesi dall'insediamento della amministrazione, una considerazione va fatta.
La breve prospettiva storica – di soli nove mesi - non ci deve infatti esimere da una importante riflessione su ciò che è avvenuto e sta avvenendo nella nostra città. I cittadini di Galatina sono ritornati ad occupare - ad ogni manifestazione organizzata dalla A.C.- piazze e strade del centro storico. Partecipano, condividono, fruiscono degli spazi allestiti, scambiano esperienze concrete, insomma vivono attivamente ogni proposta turistica, culturale, ogni occasione di sana aggregazione preconfigurata dalla programmazione comunale.
Si percepisce, passeggiando fra la gente, una gradevolissima sensazione di condivisa consapevolezza di appartenere ad una comunità coesa, dell’importanza dello stare insieme in quella particolare circostanza, ...e questo, per chiunque tenga alla propria città, è un fatto esaltante.
Come sia avvenuto è presto detto.
La risposta- senza scomodare ingombranti trattati sociologici- è, tutto sommato, semplice: è nata la partecipazione collettiva, la cittadinanza attiva che contagia, che contamina gli animi, che rompe l'inerzia del distacco dalle istituzioni, che rilancia il gusto della condivisione, del ritrovato piacere di vedere e di vivere la bellezza del nostro centro storico.
Dal mio punto di vista, che puo’ vantare oltre trentacinque anni di osservazione della vita amministrativa e sociale di Galatina, è di tutta evidenza che tutto cio’ accade è in dipendenza di un cambiato rapporto tra le istituzioni e la città. Proprio come aveva sin dall’inizio anticipato nel programma di governo, il Sindaco è riuscito a coinvolgere nell’azione amministrativa una fetta importante della società civile, una massa di persone che progressivamente aumenta e partecipa alla promozione di Galatina.
Lo si vede in continua osmosi con la gente, quella che percepisce come la “sua gente”, indipendentemente dalle ideologie o appartenenze politiche di ciascuno, rivolto esclusivamente a cercare di trasmettere nuovo entusiasmo e nuova vitalità alle iniziative che possano dare lustro alla città.
L’associazionismo che diventa motore parallelo per lo sviluppo di un turismo e di un marketing territoriale di nuova genesi e di piu’ ampia visione rispetto al recente passato.
Un effetto valanga che a distanza di soli nove mesi appare irrefrenabile.
Dicevo una volta che la riqualificazione del centro antico richiede necessariamente un intervento pubblico. Ma che ha anche bisogno delle piccole grandi cose che puo’ fare il privato.
Piccoli gesti e piccole attenzioni di tutti possono produrre risultati rigenerativi enormi per il centro storico.
Che ognuno faccia la sua parte, e quelle composte quinte edilizie, quelle piazze con le loro antichissime scene urbane, quegli scorci di pietra e basoli, testimonianza di una gloriosa storia passata da secoli, continueranno a dirci da dove veniamo, chi siamo, e soprattutto se siamo ancora capaci di vivere la sua bellezza.
Guglielmo Stasi
mar192016
La Parrocchia “San Michele Arcangelo” di Noha in collaborazione con l’Associazione Gruppo Masseria Colabaldi di Noha organizzano la Via Crucis con la narrazione del Vangelo e la presenza dei figuranti domenica 20 marzo 2016 alle ore 19.00 P.zza San Michele – Noha (LE). Seguire i passi del Signore sulla Via dolorosa della passione e sulla strada gioiosa della risurrezione. Tutta la Via crucis è un moto di piedi in cammino. All’inizio e alla fine della via Crucis ci sono due donne. La prima, nei giorni immediatamente la passione, si pone ai piedi di Gesù per ungerli e baciarli. Gesù dirà ai suoi accusatori di lasciarla stare perché sta ungendo in anticipo il suo corpo per la sepoltura. Alla fine della Via dolorosa invece c’è un’altra donna che, nel mattino radioso della Pasqua, si getta ai piedi di Gesù per abbracciarli: Gesù allora non vorrà più essere trattenuto e la manderà, vera prima evangelizzatrice, ad annunciare la risurrezione. Le nostre meditazioni scoreranno tra questi due estremi: l’adorazione che si fa sequela del Maestro, e che diventa poi annuncio della Bella Notizia ai fratelli. Tutto passa attraverso il cuore femminile luogo più predisposto ad accogliere la vita nuova che rinasce con la Pasqua e diventa modello per tutti gli uomini. La partecipazione diventerà non presenza spettante, ma sequela che risponde all’invito di Gesù: “Vieni e seguimi”.
Don Francesco Coluccia
lug132013
“Viva soddisfazione”, dice il Sindaco alla seconda inaugurazione della ex-struttura delle vecchie scuole elementari di Noha.
“Occorrono tanti contenitori culturali” dice l’Assessore alla Cultura, pensando, forse, di far crescere il senso civico nelle persone. Certo un po’ di informazione sul significato di senso civico non guasterebbe, anche se la gente fa già del suo meglio per vivere dignitosamente. Da un certo punto di vista, le intenzioni dei nostri rappresentanti, potrebbero sembrare perfino una svolta per un insperato atteggiamento di fiducia, e lo sarebbe se non fosse che, per esempio, nel caso delle vecchie scuole elementari appena re-inaugurate come Centro Polifunzionale, si è realizzata un’opera da “tre soldi" ad alta risonanza sì, ma in un contesto privo di ogni elementare servizio collaterale. Un po’ come dire, abbiamo il volante in radica, ma lo usiamo per guidare uno sciarabà.
La faccenda è talmente seria che viene spontaneo chiedersi se prima di spendere un milione e trecentomila euro per un’opera, fra l’altro incompiuta, non sarebbe stato necessario dare al paese un minimo di decoro, del tipo: piste ciclabili, aree verdi attrezzate seriamente, marciapiedi meritevoli di tale definizione, una piazza degna della sua funzione, un area per il parcheggio di potenziali ospiti, di un centro (se pur modesto) chiuso al traffico, protetto cioè dall’invasione di veicoli a motore che sono sinonimo di fetore e rumore. Insomma di ciò che un paese cosiddetto civile ha bisogno. Questo è l’atteso “atteggiamento di fiducia” dei cittadini nohani.
Ma perché spendere dei soldi per fare delle piste ciclabili, visto che la sicurezza a casa nostra è improntata solamente nel costruire pseudo tangenziali intramoenia, aree mercatali e centri commerciali fuori dall’abitato, giusto appunto per motivare spostamenti in massa di autoveicoli. Dietro questi slogan da piazzisti sfegatati e di buonismo impeccabile si nasconde, sovente, un disinteresse puro per il bene comune e bramosia per il proprio. La storia, specialmente locale, insegna.
Cresce sempre di più la moda dell’annunciare, e ora anche del denunciare, cori osannanti a moralità auree e contraddizioni altrui, di sinistra o di destra. Di negligenze degli imprenditori che dovrebbero impegnarsi nel cambiamento, dei lavoratori che devono rinunciare ai diritti acquisiti, dei giovani che sono troppo selettivi e mammoni e degli anziani che invece di costare meno esigono di più ricorrendo a cure sanitarie che il pubblico non riesce più a offrire. Di disattenzione dei cittadini alla cosa pubblica e di veri valori. Come se ci potessero essere valori falsi, un valore è un valore. Punto.
Falso è invece il perbenismo di facciata, le prediche vuote di concretezza, di pensieri a cui non seguono azioni. Falsi sono gli slogan da campagna elettorale, o i monologhi alla ricerca di carrierismo o di banale notorietà.
Non servono più nemmeno i dialoghi, compresi i Dialoghi di Noha, tanto che avvengono fra sordi. Fra persone, cioè, che pur avendo un ottimo udito, non sentono perché non riescono a togliersi l’appanno che gli intorbidisce i 4 neuroni rimasti vuoti.
Allora ci chiediamo a che servono i decantati “contenitori culturali” sognati dal nostro Assessore alla Cultura, se l’immagine di Noha, giusto per partire dalla periferia di Galatina, è da qualche tempo quella di un dormitorio, semmai di un centro di attraversamento, nonostante il consumo del territorio perpetrato a danno della campagna circostante, con infinite strade, mega rotonde e superstrade. A proposito di danni, abbiamo seppellito ettari di terra fertile sotto il catrame.
A cosa serve la cultura se parlando per esempio di raccolta dei rifiuti, nessuno dice che sarebbe bene smettere di produrli, i rifiuti, se nessuno ci racconta (con un contenitore culturale, per esempio) dove e come vengono fatti scomparire, o quale sarebbe invece il circuito migliore per ridurre inquinamento e costi. Invece il “leitmotiv” (motivo conduttore) della stampa locale e di buona parte della politica, è l’aumento delle bollette e voler convertire la Colacem in inceneritore. A che serve la cultura se annoveriamo virtù da buona condotta ogni giorno del calendario, come per esempio la storia del “pedibus” in cui si chiede agli studenti di recarsi a scuola a piedi, se il giorno dopo assaliamo gli ingressi con auto sempre più grandi, se camminando a piedi rischiamo di essere travolti da automobilisti insensati e se la bicicletta è di fatto un mezzo di trasporto pericoloso, per i ciclisti ovviamente. A cosa servono presentazioni di libri, elargizioni di glorie e onori se poi per far giocare i nostri bambini dobbiamo portarli nei parchi-gioco dei paesi limitrofi.
A che cosa serve fare indigestione teorica di cultura se viviamo in centri abitati dove non regna né decoro né senso civico, ma soltanto l’idea che basta parlare, senza fare. Riempiamoli pure i contenitori culturali, ma per favore, caro sindaco Montagna e cara Assessore Vantaggiato, siamo stanchi dell'ipocrisia.
apr282021
Gravi disturbi intestinali, in particolare dolore addominale e diarrea, associati non di rado a ritardo nella crescita: sono i sintomi di un esordio in età pediatrica delle Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali (MICI), ovvero Malattia di Crohn e Rettocolite Ulcerosa. Queste patologie, che colpiscono oggi circa 250mila italiani, possono manifestarsi infatti già durante l'infanzia. Se è vero che si presentano più frequentemente nei pazienti tra i 15 e i 30 anni e in quelli tra i 50 e i 70, il loro esordio può avvenire a qualsiasi età. Dati recenti mostrano come questo avvenga sempre più spesso già in giovanissima età: in un paziente su quattro la Malattia di Crohn e la Rettocolite Ulcerosa insorgono già durante l'infanzia o l'adolescenza.
È in considerazione del ruolo importante che le MICI ricoprono in ambito pediatrico e dell'importanza di un inquadramento clinico il più possibile tempestivo che AMICI Onlus, Associazione Malattie Infiammatorie Croniche dell'Intestino, ha organizzato per mercoledì 28 aprile, dalle ore 18.00 alle ore 19.30, un incontro online dal titolo “Le MICI in ambito pediatrico. Un confronto con l'Ospedale Casa Sollievo della Sofferenza". L'evento, che vedrà un dialogo tra i medici della Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo (Fg) e i pazienti, è voluto da AMICI in collaborazione con l'Ospedale per fornire indicazioni utili ai pazienti e ai loro familiari per orientarsi nella gestione delle due patologie in ambito pediatrico.
Nei bambini affetti da MICI si possono osservare forme particolarmente aggressive delle due malattie, specie quando l'insorgenza avviene durante i primi anni di vita. Le conseguenze possono essere serie, ad esempio con un forte ritardo nella crescita: ciò è osservabile nel 40 per cento dei bambini con Malattia di Crohn
e, più raramente, anche in quelli con Rettocolite Ulcerosa. Spesso l’insorgenza di una MICI si può manifestare anche con sintomi extra-intestinali che ne ritardano la diagnosi, rispetto ai sintomi intestinali più comuni quali diarrea e dolori addominali.
Durante la prima parte dell’incontro si terrà una presentazione dell’organizzazione del centro ospedaliero di San Giovanni Rotondo e verranno affrontati in particolare due argomenti. Il primo è la transizione, ovvero il passaggio dalla gestione delle patologie in ambito pediatrico a quello dei pazienti adulti, momento molto delicato sia dal punto di vista clinico che psicologico. "Nel rapporto con la malattia cronica la transizione all’età adulta assume un ruolo fondamentale – spiega la Dott.ssa Maria Rosa Pastore, Pediatra presso l'Ospedale Casa Sollievo della Sofferenza –. Alla trasformazione del paziente, da adolescente a giovane adulto, corrisponde un cambiamento anche sul piano organizzativo delle cure, ovvero il passaggio dalle cure pediatriche a quelle per l’adulto. Presso Casa Sollievo della Sofferenza è operativo un protocollo di transizione con visite condivise tra pediatri e gastroenterologi dell’adulto al fine di preparare, accompagnare e rendere comprensibili al paziente le motivazioni e le novità con cui si confronterà nel passaggio dal modello di cura pediatrico, di stampo più materno e protettivo, a quello dell’adulto, più centrato sull’individuo e promotore dell’autonomia e dell’indipendenza del paziente.”
L'incontro sarà inoltre un momento di approfondimento sul versante delle terapie: verranno presentate infatti le ultime novità farmacologiche nel campo delle Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali. "Fino a pochi anni fa avevamo a disposizione solo una classe di farmaci biologici, rappresentati dagli anticorpi in grado di bloccare il TNF alfa, una importante proteina dell’infiammazione – spiega il Dott. Fabrizio Bossa, Gastroenterologo presso l'Ospedale Casa Sollievo della Sofferenza –. Negli ultimi anni sono stati approvati diversi farmaci con meccanismo d’azione differente che hanno ampliato l’armamentario a nostra disposizione permettendo di gestire efficacemente anche i casi resistenti alle terapie disponibili fino a pochi anni fa. Nel corso dell’incontro parleremo dei meccanismi d’azione dei nuovi farmaci confrontando le loro caratteristiche con quelle degli anti TNF alfa."
La seconda parte sarà poi dedicata alla discussione libera con la possibilità per i partecipanti di porre domande ai medici. A questa parte dell'incontro prenderanno parte anche la Dott.ssa Maria Placentino, Psicologa, e la Dott.ssa Alessandra Bentivogli, Dietista, specialiste presso l'Ospedale Casa Sollievo della Sofferenza ed esperte in questo ambito. Parteciperanno inoltre il Dott. Michele Sacco, Pediatra Endocrinologo, che si concentrerà sui disturbi legati alla crescita dei piccoli pazienti con MICI e il Dott. Francesco Perri, gastroenterologo, che si concentrerà sull’endoscopia
Per AMICI questo evento rappresenta un importante momento di confronto. "Un neodiagnosticato su 4 ha oggi meno di 18 anni – dice Giuseppe Coppolino, Presidente di AMICI onlus –: è pertanto fondamentale occuparsi di bambini e giovani con MICI, sotto il profilo clinico e terapeutico. È necessario prestare attenzione ai bisogni specifici dell'età pediatrica e adolescenziale. La Malattia di Crohn e la Rettocolite Ulcerosa hanno infatti un enorme impatto sul fisico e sulla vita sociale e relazionale, presente e futura, dei bambini e dei ragazzi che ne sono affetti: lo sanno bene anche gli adulti che, come chi vi parla, hanno ricevuto la diagnosi in piena adolescenza. Siamo quindi felici oggi di poter presentare un evento su questo tema, che peraltro vede coinvolto uno dei centri d'eccellenza in pediatria come la Casa Sollievo della Sofferenza."
Per seguire l’incontro e inviare le proprie domande ai relatori è necessario accedere dal link https://bit.ly/SGR2804. Occorre quindi registrarsi inserendo il codice d’accesso SGR2804, nome, cognome e indirizzo e-mail.
ott142024
“Ho visto io più di uno impacciato come un pulcino nella stoppa e che non sapeva dove darsi il capo……
Raccontategli tutto l’accaduto e vedrete che egli vi dirà su due piedi di quelle cose che a noi non verrebbero in testa a pensarci un anno”
Questo disse Agnese nei Promessi Sposi, quando consigliò a Renzo di rivolgersi all’azzeccagarbugli per salvare la sua Lucia dal “bravo” Don Rodrigo.
Non servì allora e per la verità non serve ora.
La nota, scritta evidentemente per questa amministrazione dal miglior azzeccagarbugli mai incontrato in questi due anni e mezzo di mandato, ha certamente un valore letterario ma non ha un senso politico.
La domanda allora è diretta, ed è rivolta al Sindaco, poiché ha scelto di ascrive a se’ ed alla Giunta la responsabilità della difesa d’ufficio delle scelte che si stanno formalmente “formando” nel Comune di Soleto, ma impattano sostanzialmente sulla nostra Città.
Allora Sig. Sindaco: FORSU si o FORSU no?
Ma descriviamo i fatti per migliore completezza e amor di verità.
Nel marzo del 2024 i Sigg. Resta Giancarlo e Forina Vincenzo, rappresentanti della FORENERGY Srls, società con capitale sociale di 5.000 euro, presentano un progetto del valore di 28 milioni di euro per la realizzazione di un “Impianto industriale per la produzione di biometano da trattamento anaerobico di 40.000 tonnellate di rifiuti”.
Le associazioni ambientaliste, almeno quelle non asservite a questa maggioranza, iniziano doverosamente a segnalare l’allarme.
L’8/10 si tiene, come per legge, la conferenza dei servizi in Provincia per avviare l’iter autorizzativo.
Il Sindaco di Galatina, pare, non sappia nulla. Non viene neanche interessato dalla sua vicesindaca che sicuramente era invece informata dei fatti.
Il Sindaco di Soleto (di cui la vicesindaco è compagna) era infatti presentissimo alla predetta conferenza di servizi. Il resto della giunta Galatinese, compreso l’assessore all’ambiente, pare, non sapesse nulla.
Lo stesso assessore, appena ricevuta la notizia, si muove a tutela degli interessi della città, chiedendo a gran voce, a mezzo Pec, che Galatina venga coinvolta.
La Provincia allora aspetta che in conferenza, qualcuno di Galatina, tra tecnici e politici si colleghi da remoto per partecipare formalmente, ma Galatina resta assente e silente.
Nella conferenza dei servizi (il cui verbale sarà verificabile tra qualche giorno), gli enti e le associazioni ambientaliste presenti, esprimono preoccupazioni per una serie di questioni di fondamentale importanza, tra cui:
ed il più importante per noi:
E a poco serve l’osservazione del Sindaco di Soleto che si dice favorevole all’impianto di prossimità. Evidentemente parlava della prossimità a Galatina! O forse intendeva piccoli impianti di compostaggio di comunità. Ma questo è un altro discorso, e siamo ben disponibili a spiegargli le differenze.
Ma tornando all’impianto di cui trattasi, la madre di tutte le questioni è: dov’è la Pubblica Utilità? Perchè la pubblica utilità è cosa ben diversa dall’utilità degli uomini pubblici (ovviamente si parla di utilità politica - con qualche leggero retropensiero-).
Galatina ha altri opifici che gestiscono rifiuti. Forse sono già troppi.
L’impatto cumulativo degli impianti che gestiscono rifiuti dovrebbe essere la prima preoccupazione della politica.
E aspettando di sapere cosa pensano Sindaco e Giunta di Galatina di ciò che sta avvenendo riguardo a COLACEM, il loro dovere è, senza se e senza ma, preoccuparsi di ciò che decidono a Soleto ma che impatta di sicuro in casa nostra.
Il Sindaco Vergine invece, con la sua nota in risposta alle nostre sollecitazioni, ci lascia un dubbio di manzoniana memoria.
Può Renzo, o non può Renzo, mettersi dritto e fiero davanti al “bravo” Don Rodrigo a difesa della bella Lucia, stretta tra due fuochi così ingenuamente da dover coinvolgere tutta la Giunta?
Evidentemente non ci riesce. Ma purtroppo il deficit di consapevolezza oggi non è più un problema solo del Sindaco Vergine ma coinvolge l’intera città.
Per questo sentiamo il dovere di un’azione politica suppletiva.
Mostreremo il progetto alla Città, per la verità pubblico da mesi, ma che il Sindaco forse non ha ancora letto.
Perché oltre al danno della mortificazione dei Galatinesi rispetto ai desiderata del Sindaco di Soleto, non possiamo subire la beffa di chi dice, a mezzo di azzeccagarbugli, che usiamo toni strumentali.
La questione è seria. E noi abbiamo compreso i fatti VERAMENTE!!!
Ed inoltre la finta ingenuità, la sudditanza politica, la falsa ipocrisia non vivono da queste parti!!!
CIRCOLI PARTITO DEMOCRATICO
GALATINA E NOHA
giu292023
Domenica 18 c.m., a Noha in piazza San Michele, nel convegno pubblico organizzato dalla Sezione del PD di Noha, si sono trattati argomenti molto importanti:
Tutti argomenti che scottano sulla pelle sociale. Nonostante questo, il tempo concesso ai relatori, per svariate ragioni, è stato troppo risicato. Forse ogni argomento avrebbe potuto essere sviluppato in un convegno a parte.
E’ inutile qui ribadire quale sia l’immane lavoro della scuola e quanto il diritto al lavoro venga ormai considerato come un optional, onde la Costituzione della Repubblica Italiana appare ormai come la classica foglia di fico: mi riferisco sia al diritto all’istruzione e sia al diritto al lavoro, senza tralasciare il diritto alla salute (di cui ho avuto modo di far cenno nel mio intervento).
Peccato che a raccontarsela siamo sempre noi quattro gatti.
Mi consola però il fatto che stiamo aumentando se non altro in termini numerici, ma siamo pur sempre pochi per arrivare a ricoprire il ruolo di Davide (contro Golia).
Forse c'è qualcosa di sbagliato nella nostra comunicazione se non riusciamo nell'intento di informare come si deve. O forse il potere dei mezzi di comunicazione (dalla televisione alla carta stampata, ai social pieni di chiacchiere, scemenze e soprattutto di pubblicità) è tale che noi altri abbiamo senso soltanto nel ruolo di consumatori acefali.
A tutto questo si aggiunga il ruolo della politica, sempre più marginale, e sempre più asservita al potere di un’economia (sempre più finanziaria) che tutto fagocita, tutto depreda, tutto giustifica.
Certo tutto si lega: istruzione, lavoro, salute. E il fil rouge che tiene unito il tutto è la coscienza, cioè la consapevolezza che si acquisisce con lo studio serio e con la dignità del lavoro. Con il sapere e il diritto al lavoro, cioè con la coscienza sociale, forse non saremmo nel bel mezzo del “Cluster dei sedici comuni” in cui Galatina primeggia con la più alta percentuale di patologie tumorali.
Lo dichiara Protos (Rete per la Prevenzione Oncologica Leccese), la Asl Nazionale, con il registro dei tumori 2013 2017 e il CNR nelle sporadiche e incomplete indagini epidemiologiche in cui denuncia la novità che a Galatina e dintorni si muore anche per leucemie, per fattori ambientali e non solo professionali.
Il mio intervento, incentrato sui disastri sanitari di Galatina e circondario, i cui dati la Asl poi tiene di fatto nei suoi cassetti, si è basato sul dubbio atroce se questi siano colpa del destino, oppure di un ambiente svenduto al miglior offerente.
Siamo flebili sospiri che volano nell'etere, quasi come il raglio degli asini. Non è per scaricare sempre la colpa sugli altri, ma davvero questi tre argomenti sono una spina nel fianco per tutti, e il bello è che non ci sono vinti e vincitori. I vincitori sono i soliti, quelli che, agevolati dal disordine mentale di chi dovrebbe tutelarci, ci stanno invadendo con rifiuti, veleni, asfalti, eradicazioni di piante autoctone, mega-impianti di ogni sorta, e soprattutto turismo: però il tutto con il prefisso bio, green, eco, slow eccetera, che fa più effetto.
Su questa falsariga siamo ormai convinti che a Galatina si muoia di tumori per colpa delle emissioni che una fatale commistione di venti e rilievi topografici particolari portano veleni da Cerano e da Taranto [sic]. E meno male che il CNR in una sua indagine epidemiologica pubblicata in rete ha sancito che le suddette emissioni lambiscono appena la parte nord della Provincia di Lecce. E difatti conclude così:
Quindi resta lontano da quell'area di picchi di tumori che tutti gli studi collocano più o meno nell'area centro orientale, tra Galatina e Otranto.
Dovremmo diventare un corpo unico, socialmente intendo, invece stiamo correndo nella piana che è quasi un deserto, senza né alberi e né alvei di fiumi, in modalità sparsa, ognuno con la sua strampalata bandiera autoreferenziale. Facile preda del deserto che avanza.
E invece la soluzione c’è, lunga e complessa certamente, ma possibile e doverosa, come lo stesso CNR consiglia fortemente:
In conclusione, nella zona del cluster di Lecce, fra Galatina e Otranto, le patologie tumorali aumentano ma non si sono fatti studi epidemiologici, come è accaduto a Taranto, svolto nel caso del processo all'Ilva che ha saputo misurare il danno ambientale e collegarlo al danno sanitario, che possano cioè riannodare il filo spezzato tra ambiente e salute, nesso di causalità e cioè il rapporto di causa ed effetto.”
Quindi la prima cosa da fare è essere informati, la successiva è chiedere aiuto tutti insieme, alla politica, agli amministratori, agli enti competenti. Facciamo sentire la nostra voce chiedendo che sia prioritaria la salvaguardia della vita più che quella del portafoglio dei soliti noti. Pretendiamolo, è nel nostro diritto.
P.S.: I grafici con i dati su Galatina, riportati nel testo sono pubblici e si possono consultare dai collegamenti qui di seguito riportati:
CNR: http://www.inemar.arpa.puglia.it/report_standard.asp?anno=2015
ASL NAZIONALE: https://www.sanita.puglia.it/web/rt/rapporti
PROTOS: Report tecnico protos_luglio 2019_f_CDS_COLACEM.pdf (provincia.le.it)
Marcello D’Acquarica
ago312010
ott042016
La sera di domenica 2 ottobre scorso, i ragazzi del presepe vivente di Noha “Gruppo Masseria Colabaldi”, con al collo i loro bel foulard arancio nuovo di sartoria, han voluto fare una sorpresa (“molto gradita” – come ci ha riferito l’interessato) al nohano don Emanuele Vincenti, parroco di Sanarica, che insieme ad altre associazioni del luogo aveva organizzato una serata di beneficienza a favore delle popolazioni di Amatrice, colpite dal terremoto.
Beccato all’uscita del suo bel Santuario dedicato alla Madonna delle Grazie, don Emanuele non credeva ai propri occhi: ha accolto tutti con il suo solito umorismo e, subito dopo i saluti, ha riaperto apposta per il gruppo dei pellegrini di Noha il santuario per una visita guidata (guidata da lui stesso). Dopo, insieme al don, la combriccola si è mossa verso la villetta dove, con la colonna sonora della Pizzica e le coreografie dei pizzicati, tutti han potuto degustare un ottimo piatto di pennette. All’amatriciana, ovviamente.
Ecco. Questo è uno dei modi migliori per prepararsi al prossimo venturo presepe vivente di Noha. Che, a detta degli organizzatori, quest’anno sarà, se possibile, ancora più bello e curato nei particolari.
La redazione
mar212019
Il mondo della mobilità sostenibile ha bisogno di innovazione per crescere, ed ecco che arriva una proposta tutta italiana sviluppata da una start-up di Noha (Galatina) in provincia di Lecce: si chiama TRIS e promette di rivoluzionare il pendolarismo urbano.
TRIS è una bici elettrica a tre ruote ad elevate prestazioni di guida sviluppata per rendere unici gli spostamenti quotidiani in bici. Il suo innovativo design a tre ruote è in grado di coniugare elevata manovrabilità con comfort e controllo totale della guida. Il risultato di questa combinazione è puro piacere di guida. TRIS è una bici smart, pratica e da l’opportunità di vivere gli spostamenti in città in un modo del tutto nuovo, con una nuova sensazione di libertà.
Design e produzione italiani, componenti di alta qualità, funzioni smart, propulsione elettrica di ultima generazione e innovazioni brevettate sono state messe insieme per ottenere prestazioni e comfort senza pari.
Attualmente è in corso una campagna di crowdfunding sulla piattaforma KICKSTARTER per raccogliere i fondi necessari ad avviare la produzione. La campagna terminerà il 24 Aprile. Si possono trovare maggiori informazioni al seguente link:
https://www.kickstarter.com/projects/trisbike/tris-bike-three-wheels-for-smart-and-matchless-per
STORIA DI TRIS BIKE
L’avventura di TRIS BIKE comincia nel 2012 dopo la vincita di una competizione Italiana per start-up (Principi Attivi 2012-giovani idee per una Puglia migliore) con l’idea di sviluppare un nuovo tipo di veicolo che possa migliorare il pendolarismo urbano. Il progetto di TRIS ottenne il secondo posto in classifica su 2500 progetti. A quel tempo il team era costituito da due sole persone, Antonio Sponziello e Alessia Santandrea (con solo tre ruote!), che svilupparono il primo prototipo in un garage con quasi nulla e riciclando tre vecchie bici Graziella recuperate dalla discarica. Successivamente al primo prototipo molte persone si sono unite al team per permettere a TRIS di diventare un prodotto industriale. L’attuale TRIS BIKE è il risultato di 6 anni di sviluppo, 4 prototipi, molti test ed un grande desiderio di migliorare lo stile di vita dei pendolari urbani.
FONDATORI DI TRIS BIKE
Antonio Sponziello
Antonio è co-inventore e product designer di TRIS BIKE. Ingegnere meccanico, dottore di ricerca in ingegneria del veicolo, grande passione per le innovazioni che possano migliorare la mobilità urbana. E’ stato per sette anni ricercatore presso l’Università di Pisa nel settore dei veicoli terrestri (cicli, motocicli e autoveicoli), autore di articoli scientifici di conferenza e su riviste internazionali, lettore presso conferenze internazionali. Collaborazioni professionali con aziende del settore automotive (come Piaggio e Fiat) ed esperienze lavorative in qualità di responsabile produzione hanno contribuito a potenziare il suo solido background. Il progetto di TRIS BIKE è il risultato di una miscela di tutti questi elementi.
Alessia Santandrea
Alessia è un ingegnere aeronautico, ha lavorato in ambito industriale e nel settore della ricerca presso la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. E’ autore di articoli scientifici di conferenza. Condivide con Antonio la passione per le biciclette innovative ed è co-inventore dell’innovativo Tilting Front Wheels System (TFWS) utilizzato in TRIS. Oltre ad aver influenzato il design di TRIS, nel team è responsabile del settore acquisti e budget, di business development, di pubbliche relazioni e delle strategie di marketing.
CONTATTI PER INFO
Antonio Sponziello
set192008
lug312014
Si è spento oggi a Noha Sandro Brasciòla, un ragazzo di appena 53 primavere. Alla moglie, sig.ra Sonia, alla piccola Francesca, ai fratelli, ai parenti e a tutti gli amici di Sandro giunga l’abbraccio affettuoso da parte di tutta la redazione di Noha.it.
Sandro se n’è andato dopo pochi mesi di una fulminante malattia. La chiamano “malattia del secolo”, ma forse sarebbe il caso di ribattezzarla “malattia salentina”. Nel distretto di Galatina, per dire, l’incidenza dei tumori sembra battere tutte le più drammatiche statistiche. Nessuna famiglia ne sembra ormai più immune.
E’ che siamo attorniati da pericolose discariche di rifiuti di ogni genere, da fumi emessi dalle ciminiere che non solo prepotenti violentano i semicerchi dei nostri orizzonti ma anche e soprattutto le nostre fibre, da campagne non più coltivate a verde ma occupate da pannelli fotovoltaici, da infinite circonvallazioni inutili rivendicate da politicanti da quattro soldi, da strade pericolose a quattro corsie che andranno a finire direttamente nel mare, da falde acquifere inquinate da diossina, percolato ed altre micidiali sostanze, da cementificazioni criminali per comparti edilizi, aree mercatali, centri commerciali, e prossimamente anche da un gasdotto Tap che porterà del gas che (forse) verrà utilizzato nell’Europa centrale.
Ma tutto questo provoca malattie. E le malattie non capitano sempre agli altri.
E’ come se piccole mani assassine si poggiassero su di noi, ci toccassero scegliendo con oculatezza per ciascuno di noi una parte del corpo: polmoni, testa, ovaie, pelle, gola, fegato, pancreas, per poi divorarla, lentamente o in un sol boccone.
E così cromo e titanio sono giovani dai capelli rasati e senza più le sopracciglia a causa della chemioterapia; zolfo, uranio e monossido di carbonio sono bambini con asma bronchiale e problemi cardiocircolatori; carbonio e benzo(a)pirene sono donne che all’improvviso palpano un nodulo, avvertono un dolore, patiscono una certa spossatezza, anche se hanno sempre fatto una vita sana.
Spesso ci si chiede perché non reagiamo.
La risposta è scontata: è pressoché impossibile difendersi da qualcosa che non si conosce. E molti fanno in modo di tenerci all’oscuro di tutto. Ci sono dei “giornalisti”, per dire, quelli con le virgolette, i reporter a libro paga, i cronisti con un conflitto di interessi grande quanto un altoforno, i quali o ti ignorano oppure scodinzolanti e pronti a riportare la voce del padrone ti ingiungono di tirar fuori i dati, le correlazioni, i riscontri, le analisi, i numeri. E ti dicono pure che fai battaglie ideologiche, e che tu insieme ai tuoi amici “ecologisti” siete contrari al progresso a prescindere.
Eppure le prove sono sotto gli occhi di tutti. Ma nessuno le vede.
Ci comprano con quattro soldi, con la sponsorizzazione di una festa patronale, con il restauro di un altare, con la fornitura di sacchetti di iuta per un motoraduno.
Ci riempiono la testa di “ricadute occupazionali” e di “volani per lo sviluppo”. E spacciano tutto questo scempio per progresso, competitività, crescita.
Addio Sandro, riposa in pace.
A noi altri rimane il dovere di lottare.
Lo dobbiamo a te. Ed alla tua piccola Francesca.
Antonio Mellone
ago262014
Nei giorni scorsi, nel vergare un breve necrologio per un mio vicino di casa venuto a mancare prematuramente nel corso di quest’estate avevo asserito di essere stanco di considerare la rubrica degli annunci funebri di questo sito come il registro dei tumori della nostra cittadina.
E’ che, in effetti, facciamo finta di non accorgerci del fatto che è in corso ormai da troppi anni un massacro di vite umane strisciante, ferocissimo, cancerogeno senza che alcun cittadino osi alzare ciglio o storcere il muso. E tuttavia la sequenza di decessi per cancro passa per un’inezia, una cosa di poco conto da prendere sottogamba, una roba che riguarderebbe come al solito gli altri, mai noialtri.
Il problema dei tumori del Salento (lu sule, lu tumore e lu ientu) diventa abnorme nei distretti di Maglie e di Galatina. Qualcuno s’è mai chiesto il perché? Vuoi vedere che la causa principale dei tumori, come ha osato sostenere quel tal Bondi a proposito del distretto di Taranto, “è imputabile al fumo di sigarette, nonché alla difficoltà nell’accesso a cure mediche e programmi di screening”? Ormai siamo al livello dell’autista mafioso del film di Johnny Stecchino, il quale cercava di spiegare all’inconsapevole protagonista che il principale problema di Palermo, quello che mette famiglia contro famiglia, è il traffico.
Sì, perché noi siam fatti così, pervasi di fatalismo fin dentro il midollo non facciamo altro che stringerci nelle spalle, allargare le braccia e proferire con affettata costernazione: “e che ci possiamo fare?”. Ergo in base a questo atteggiamento la colpa è di chi si ammala, perché ha fumato, perché ha bevuto un bicchiere di troppo, perché ha avuto uno stile di vita a rischio, e soprattutto perché non ha fatto prevenzione. Ci raccontano fole come questa per distogliere l’attenzione dal fatto che la nostra terra è malata soprattutto a causa delle industrie che da ogni sfintere sversano veleni dove capita, sui terreni, in falda, in mare, nell’aria.
*
Tra i commenti al necrologio di cui sopra s’annoverava uno scritto da un tizio dallo pseudonimo incomprensibile (ma perché non usare nome e cognome?) che come al solito implorava “preghiera e silenzio in questi momenti”. Ecco, io sono stufo di questo silenzio, che andrebbe rotto una volta per tutte. Non ne posso più di questo omertoso, assopito, democristiano mutismo (che è poi quello che vogliono i ladroni delle ferriere in combutta con politicanti da quattro soldi e da zero idee). Qui bisognerebbe tornare a sentire la voce delle persone più che la voce del padrone; di più, l’indignazione, l’urlo, la ribellione. Meglio il rumore che il tumore. Il che - per rispondere ancora all’anonimo pio interlocutore - non esclude la preghiera (la quale, unita all’azione sarebbe, forse, più corroborata, più sentita, più efficace).
Bisognerebbe allora riconoscere questa strage senza fine, accendere non spegnere i riflettori sul lungo nostrano elenco di morti per cancro, frutto forse della convinzione per la quale “è meglio morire di cancro che di fame” (sebbene oggi pare si muoia di entrambe le cause). Io non ce la faccio più a sentire frasi come questa, conseguenza del ricatto confindustriale che ci mette di fronte alla scelta cinica: o il lavoro o la salute.
E a questo proposito, non vorrei mai più vedere contributi ipocriti e sponsorizzazioni anestetizzanti a eventi, concerti, motoraduni, feste patronali, piccoli restauri, addirittura concorsi letterari, da parte delle varie Ilva, Eni, Colacem, Minermix, Tap, e tra poco magari anche Pantacom. Mi piacerebbe per una volta ringraziare questi munifici elargitori di denaro - derivante probabilmente da diseconomie esterne provocate dalla loro attività - per NON aver concesso la sovvenzione richiesta dai soliti postulanti con il cappello in mano: sarebbe forse il primo vero segnale che in questa terra di belli addormentati nel sottobosco qualcosa finalmente si muove in direzione ostinata e contraria.
Bisogna dire basta alla strage degli innocenti, e nondimeno al silenzio dei deficienti.
Antonio Mellone
lug112015
Finale del Barocco Talent domenica 12 luglio 2015, nella Piazza di Noha, precisamente in via Castello (Palazzo Ducale), si terrà la finale de il Barocco Talent Terza Edizione 2015. Un nutrito cartellone di concorrenti e di ospiti riempiranno la serata, che avrà inizio alle ore 21,00 e sarà trasmessa in diretta streaming su www.inondazioni.it. La serata avrà come madrina l'artista Claudia Casciaro, che sarà la presidentessa della Giuria Tecnica e di Qualità.
Come nostra abitudine, in giuria, ci saranno professionisti del mondo dello spettacolo che valuteranno le esibizioni dei concorrenti che hanno superato le fasi di selezione. Ci fa molto piacere avere con noi nelle file della giuria le nostre amiche Daniela Cataldi e Raffaella Roccasecca de “Il Peccato di EVA”, che hanno risposto al nostro invito.
I concorrenti selezionati nelle fasi precedenti, approdati in semifinale e selezionati dalla giuria e dal web, che si esibiranno e gareggeranno nella finale sono:
Anna Maria Carcagnì, Marco Centonze, Sara Distante, Simone D'Elia, Mattia Festa (ThewJ), Cristina Manca, Sharon Manca, Giulia Margiotta, Alberto Marzo e Francesca Pisanello.
Ma non finisce qui. La serata sarà ricca di ospiti, non ci saranno solo i cantanti in gara ma anche tanti ospiti che avranno il compito di allietare e spezzare la tensione della gara con intermezzi musicali, cabarettistici e fashion.
Sul palco si alterneranno il cabarettista Andrea Baccassino, il balletto della Palestra Family Sport, un saggio della Scuola di Formazione Antares, la musica dei T. Garage, il gruppo di animatori di Corigliano, Max & Vince. Insomma una serata in cui ridere e rilassarsi all'aperto.
Quest'anno durante la finale del "Barocco Talent", saranno consegnati dei riconoscimenti a tre personaggi salentini che si sono particolarmente distinti nel corso degli anni nel campo della comunicazione e spettacolo. Saranno premiati con l'Ondina, trofeo ideato per l'evento: Carolina Bubbico, Raffaele Casarano e Don Salvatore Bello.
Carolina Bubbico giovane pianista, cantante, compositrice, musicista dalla formazione versatile, nel 2015 riceve il prestigioso incarico di arrangiatrice e direttrice d’orchestra al Sanremo per Il Volo vincitori del Festival tra i Big e per Serena Brancale tra le giovani proposte.
Raffaele Casarano è considerato tra i più talentuosi e noti interpreti della New Jazz Generation italiana, fiore all’occhiello della creativa fucina della Tùk Music diretta da Paolo Fresu. Ideatore e direttore del Locomotive Jazz Festival.
Don Salvatore Bello, personaggio di alto spessore culturale, impegnato da sempre nella ricerca e analisi intellettuale e nella poesia con al suo attivo la pubblicazione di tre volumi. Attivo anche nel campo dei media e della comunicazione, fondatore di Radio Orizzonti Activity è stato la mente e il motore per alcuni decenni.
Appuntamento quindi a Noha per la Finale del Barocco Talent 3 edizione 2015.
La finale verrà trasmessa in diretta streaming su www.inondazioni.it partire dalle ore 21,00. Tutti sintonizzati con i vostri computer tablet e smartphone per seguire l'evento.
set012014
giu262012
Un evento che valorizza la migliore offerta del Salento e apre questa provincia all’iniziativa matura del Nord che ha interesse a collegarsi con le capacità produttive e creative locali.
Appuntamento dal 26 al 30 giugno 2012 presso il Quartiere Fieristico di Galatina con la 63° edizione della Fiera Regionale Campionaria. Agricoltura, Artigianato, Industria, questi gli elementi chiave che contraddistinguono l'evento da sempre.
Ma anche tanta musica e spettacolo. Tra gli eventi da non perdere l'opera teatrale, di martedi 26 giugno alle ore 21.30, "Iancu, un paese vuol dire" monologo di Fabrizio Saccomanno a cura dei Cantieri Teatrali Koreja. "Una domenica dell'agosto del 1976 in cui la grande Storia, quella con la S maiuscola, invade la vita e le strade di un paese del Salento. Ed è soprattutto il racconto di un'epoca. Attraverso gli occhi di un bambino di otto anni viene ricostruito il mosaico del ricordo: uno strano e deformato affresco di quegli anni nel profondo Sud. Un sud che oggi non c'è più, piazze e comunità che si sono svuotate e si sono imbarbarite, o sono state svendute."
Per proseguire mercoledi 27 giugno alle ore 21 con la seconda serata del progetto "InondAzioni di Solidarietà per l'Emilia", spettacolo musicale e di cabaret che vedrà in scena Cesko from Après la Classe, Raffaele Casarano, Raf Murrone & Power Drum Ensemble, Manekà, Quelli della Frisa, Il garadge di Tonino, Overdose(cover di zucchero) con la presentazione di Antonio Forte. Un progetto dell'Associazione Galatina2000 che nasce dal gemellaggio con il Comune di Cavezzo(Mo), uno dei paesi più colpiti dal terremoto in Emilia, con lo scopo di recuperare fondi da destinare alla ricostruzione del paese emiliano.
Orari di apertura: 19.00 - 23.00. Ingresso gratuito
L'inaugurazione martedì 26 giugno 2012, alle ore 18,30 alla presenza del Vice Presidente della Regione Puglia, Loredana Capone; del Presidente della Provincia di Lecce, Antonio Gabellone; del vice – Presidente della Provincia di Lecce, Simona Manca; del Presidente della Camera di Commercio di Lecce, Alfredo Preite; del Sindaco di Galatina, Cosimo Montagna; della Giunta Comunale di Galatina e dei responsabili provinciali di Coldiretti, Confartigianato, Confesercenti; Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa.
lug112012
"A proposito di segnaletica orizzontale che ha invaso il centro di Noha. Se non vi piacciono i salamelecchi e se volete andare al succo della questione saltate la prima parte dell'articolo e leggete subito la seconda, quella dopo gli asterischi"
Uno dei primi atti posti in essere dalla nuova Amministrazione Comunale testé insediata - almeno a quel che ci risulta e per quanto riguarda Noha - sembra essere il rifacimento della “segnaletica orizzontale” (o “segni sulla carreggiata” come si chiamavano un tempo). Stiamo parlando di quell’insieme di strisce e scritte tracciate sulla pavimentazione stradale “con funzione di prescrizione o di indicazione, al fine di regolamentare la circolazione dei veicoli e delle persone” (fonte Wikipedia).
Si comprende bene come a volte certe decisioni siano “dovute e non procrastinabili” in quanto i segnali stradali di terra sono da considerarsi a tutti gli effetti uno dei più importanti presidi per la sicurezza dei cittadini.
Tuttavia all’occhio (o all’osservatore) un po’ più attento non sfuggono certi particolari.
Intanto il “pittore” della segnaletica orizzontale sembra essersi concentrato (ed esibito) soprattutto nel centro cittadino, specialmente nella piazza San Michele e in via Castello, e a dire il vero anche in qualche altro punto del paese, come le due strade adiacenti l’ingresso delle scuole elementari e medie (mentre intonsa risulta essere, ad esempio, la strada che lambisce il retro delle stesse scuole, dove c’è uno Stop quasi invisibile, e fonte di molti - chiamiamoli così - equivoci).
Ci sono invece altre due arterie cittadine, che rispondono ai nomi di via Collepasso e via Aradeo, che non hanno visto il pennello dell’incaricato nemmeno con il binocolo: nulla di nulla, né stelle né strisce, non un punto, nemmeno una goccia di vernice caduta per sbaglio dal secchio.
Ora c’è da sapere che a volte (non sempre: qualche barlume di urbanità sopravvive ancora nelle nostre contrade) via Collepasso e via Aradeo hanno la parvenza di una pista di gara o di un tratto di circuito da gran-premio per auto o moto; le quali, già dentro il centro abitato, sovente sfrecciano in una direzione o nell’altra a velocità supersoniche. Sta di fatto che può capitare che per attraversare questa strada il pedone metta a repentaglio la sua incolumità: sicché grandi e piccoli, padri e figli, clienti di negozi ed altri cittadini, pur prudenti, sono costretti ad attraversare via Collepasso o via Aradeo - magari diverse volte al giorno – non senza raccomandarsi preventivamente l’anima al Padreterno.
Ma il rallentamento delle corse dei veicoli non è soltanto questione di strisce pedonali o di barre rallentatrici (che tra l’altro a Noha non servono più di tanto: la morfologia stessa delle strade sconnesse contempla i rallentatori). Le strisce pedonali o le altre diavolerie segnaletiche, infatti, sono “forma”. Ma guidare con prudenza è invece questione di civiltà, cioè di “sostanza”. Tuttavia da qualcosa bisogna pur partire: e lo si può fare da quella più facile, che è la “forma”; mentre la più efficace, ma infinitamente più difficile da realizzare, rimane la “sostanza”.
L’educazione, il rispetto delle regole e della legalità, la correttezza e la serietà sono questioni complesse, di sostanza dunque: senza le quali non basterebbero (né servirebbero) tutte le strisce pedonali del mondo e tutte le forze repressive o di polizia dotate dei più sofisticati marchingegni. Certamente l’educazione civica non spetta, o meglio, non è responsabilità esclusiva delle Istituzioni: ma di tutti, dal primo fino all’ultimo cittadino.
* * *
Detto questo ritorniamo in centro, in piazza San Michele, sempre a Noha.
E qui c’è da mettersi le mani nei capelli. Qui ci si è sbizzarriti con la vernice. Linee e strisce ovunque, perfino su quel quadrato superstite di chianche antiche (a proposito: le altre che fine hanno fatto?). Ma dove mai s’è vista una roba del genere? A Lecce, a Cutrofiano, o a New York? Bastava spostarsi di un metro, o angolare un po’ quelle strisce pedonali per ovviare all’n-esimo scempio nohano. Forse nemmeno i bambini dell’asilo avrebbero fatto errori/orrori di questo genere.
Ma i problemi (che sono come le ciliegie, una tira l’altra) sono ben altri.
Ora ci chiediamo: come mai si sta infierendo con pervicacia su questa benedetta piazza San Michele? Come mai s’è deciso (e chi lo avrebbe deciso?) che questo centro cittadino debba essere costantemente presidiato dalle auto? Perché sancire una volta per tutte, con queste strisce ad evidenza e quasi fosforescenti, che quella piazza sia di fatto e ormai anche di diritto un parcheggio per auto? Chi ha permesso che il salotto di casa nostra fosse oggetto di un maquillage maldestro e di cattivo gusto come quello che ci tocca vedere in questi giorni? La piazza di Noha ha oggi la parvenza di quella matrona, un po’ avanti negli anni, che, non solo indossa un vestito lacero e sporco, ma ha anche esagerato con il fard e con il rimmel, ed ha superato la misura anche con il rossetto, con il risultato di mille sbavature che hanno reso mostruoso il suo aspetto.
Non bastava quella panchina-fioriera (ormai mobile) di seconda mano, proveniente dalla piazza San Pietro di Galatina, dove questa, insieme ad altri sedili fioriti, erano rifiutati da tutti (anche dai santi pazienti e benedicenti dalle nicchie del frontespizio della chiesa madre)?
Perché non limitarsi al rifacimento soltanto delle strisce pedonali (con qualche accortezza in più) e del parcheggio dei disabili, lasciando, per ora, fuori dal perimetro di quella piazza, tutte le altre auto?
Vero è che chi parcheggia in piazza pur non avendone il bisogno impellente è una specie di disabile della volontà (e forse meriterebbe un riconoscimento dall’Inps, magari con annesso l’accompagnamento in denaro), ma non sarebbe stato il caso di fargli appena capire che non è proprio il caso?
Perché ratificare con quelle strisce il parcheggio selvaggio? (guardate: è “selvaggio” ogni accanimento, come per esempio il parcheggio in centro, quando non strettamente necessario).
Non sarebbe stato meglio mettere un unico divieto di sosta (e magari di transito) per tutta la piazza? E’ vero che un popolo educato e con un sufficiente livello di maturità non ha bisogno di divieti ed imposizioni varie onde evitare di farsi del male. Ma nell’attesa del superamento della soglia della sufficienza in cultura sociale da parte del nostro popolo, non sarebbe stato appena il caso di iniziare a parlarne?
Mentre in ogni parte del Salento (vedi Martano, o, senza andare troppo lontano, anche la confinante Sogliano Cavour) stanno sparendo di botto le macchine dai centri-città, qui a Noha quelle strisce nuove di zecca sembrano invitare al parcheggio: “Venghino signori, venghino, qui c’è posto per voi. Perché parcheggiare a cento metri di distanza quando potete farlo qui, a centimetri zero?”.
E’ questa l’attenzione al centro storico?
Eppure mi sembrava di aver letto nel programma elettorale della nuova maggioranza l’attenzione al centro storico, con la sua chiusura al traffico. Mi sorge il dubbio ora che per “centro storico” i nuovi amministratori di Galatina (e purtroppo anche di Noha) abbiano, per una sorta di errata ancestrale convinzione, preso per buono SOLO quello di Galatina, come se il centro (aggiungiamoci pure “storico”) di Noha fosse una sorta di figlio di un dio minore. Non è così.
I centri storici, le nostre piazze, i luoghi del cuore dovrebbero essere tutti siti di serie A. E a Noha (ma anche altrove) in piazza ci si dovrebbe recare possibilmente tutti a piedi e con rispetto. L’agorà è il luogo dell’incontro (e non della auto da scontro) dello scambio empatico e del saluto (con l’eccezione del solito allocco-svampito di passaggio che ancor oggi fa finta di non vedere né sentire: ma forse non ci vede e non ci sente veramente).
La nostra piazza non è un silos per auto né lo spazio dove costruire un novello muro di Berlino fatto di lamiere parcheggiate all’ombra della torre dell’orologio, (quell’orologio muto da decenni, che un tempo dialogava con la dirimpettaia chiesa madre di Noha).
Le migliori amministrazioni comunali, a parere di chi scrive, sono quelle che non lasciano segni sul territorio.
Dalla nuova amministrazione testé insediata (ma se continua su questa falsariga a breve sarà da noi “assediata”) ci saremmo aspettati ben altro: ci saremmo aspettati fin da subito non un rivoluzionario (sarebbe troppa grazia Sant’Antonio) ma diciamo pure un inedito potere dei segni, e non, ancora una volta questi ulteriori, inutili, e per nulla nuovi miserevoli segni del potere.
Antonio Mellone
P.S. gli eventuali commentatori per caso mi risparmino per favore il fatto che non me ne vada bene una (se si sforzano solo un pochino possono arrivare a capire anche costoro il senso di quello che ho scritto sopra). E mi risparmino anche la considerazione profonda che questa sia un’amministrazione comunale votata o sostenuta dal sottoscritto (bè, se anche fosse, questo non mi esimerebbe dall’esser con i miei nuovi rappresentanti, ove possibile, ancor più critico). Sta di fatto che se il buongiorno si vede dal mattino, stiamo proprio freschi. Nonostante questa calura da solleone.
lug252012
Di seguito il programma dell'evento:
Venerdì 24 agosto
Ore 19.00 Appuntamento in Piazza S.Michele a Noha, trasferimento a Corigliano d’Otranto in p.za S.Nicola dove al suono della PIZZICA un maestro insegnerà i passi del ballo, cena a cura della trattoria La Puteca , costo euro 20.00, degustazione vini delle Cantine Santi Dimitri di Galatina.
Sabato 25 agosto
Ore 9.30 Inizio iscrizioni e consegna gadget
Ore 10.30 Tour per il salento e la costa con arrivo a Sternatia sosta in p.za castello vista al palazzo Granafei, il frantoio ipogeo, porta Philia (amicizia) con i palazzi, le chiese e la strada più piccola del mondo.
Ore 16.00 Sfilata per le vie cittadine e partenza per raggiungere la città di Gallipoli dove accompagnati da una guida visiteremo il borgo antico (l’antica isola unita alla
terraferma nel 1603 dal ponte di pietra che ancora oggi unisce le due sponde) la chiesa della purità, la chiesa di S.Francesco con il celebre “Mallandrone” la cattedrale (una vera pinacoteca) la doppia scalinata in carparo di S.Angelo. Infine, ripercorrendo il ponte, si passerà al Rivellino, con la mole del castello che si specchia nelle placide acqua del porticciolo, si concluderà alla fontana ellenica con i suoi miti e leggende.
Ore 18.00 Partenza per raggiungere le quattro colonne a S.Maria al Bagno dove sarà offerto un ricco rinfresco.
Ore 19.00 Rientro a Noha
Ore 20.30 Ritrovo in P.za S.Michele a Noha dove sarà offerta la cena a tutti gli iscritti, il menu prevede frisellata, pezzetti di carne al sugo, prodotti tipici e vino, concerto di musica e ballo della PIZZICA
Domenica 26 agosto
Ore 9.00 Riapertura iscrizioni e consegna gadget
Dalle ore 9.00 alle ore 10.00 a richiesta si può visitare la basilica di S.Caterina
Ore 10.30 Benedizione dei caschi
Ore 11.30 Sfilata per le vie cittadine e trasferimento Tuglie un paese tra le serre salentine e l’azzurro mare di Gallipoli, prima sosta panoramica a Montegrappa la parte più
alta e paesaggistica del luogo, chiamata cosi in onore della battaglia della 1° guerra mondiale.
Qui sosteremo alcuni minuti nel grande piazzale per gustarci la vista panoramica
visita alla scalinata, foto di rito, il sacrario, la chiesa della Madonna del Grappa
Seconda tappa in p.za Garibaldi nel centro di Tuglie , qui ci aspettano la pro loco e le altre autorità del luogo, visita al bio parco e al museo delle civiltà contadine posto all’interno delle stanze del palazzo baronale Venturi che si affaccia dall’alto con il
suo rosso pompeiano sulla piazza.
Ore 13.30 Buffet, consegna di alcune confezioni di vino sorteggiandole con le cartoline di iscrizione,
Premiazioni, foto di gruppo e saluti con l’augurio di vederci l’anno prossimo.