Io tacerò quando lasceranno in pace i miei ulivi, quando li salveranno da villaggi turistici, centri commerciali, strade statali a quattro corsie, e dalla follia criminale che sta rovinando questa terra.
Tacerò quando finirà ogni trattativa anti-stato/mafia, e la mafia non sarà più capitale.
Io tacerò quando la stampa smetterà di fungere da stampella (fastidiosa) del potere, e le persone informate dei fatti cominceranno a parlare. Io tacerò quando i giornalisti avranno schiene dritte, porranno domande, ci risparmieranno il copia-incolla comunicati-stampa, e quando useranno inchiostro schietto non allungato con saliva.
Tacerò quando saranno trivellate le trivelle, svitato il TAP, inceneriti gli inceneritori, spente le fiamme delle terre dei fuochi, e sabotata la TAV.
Io tacerò quando la bella Taranto sarà liberata dall’Ilva, Cerano dal carbone, lo stato dall’emergenza, l’Italia dallo “sblocca-Italia”, il governo del paese dai gaglioffi.
Tacerò quando la mia terra avrà più porti selvaggi e meno turistici, più terra rossa e meno cemento, più nuvole e meno fumi, più foreste e meno deserti avvelenati.
Io tacerò quando cesserà lo sfruttamento della Costituzione dai lestofanti del regime, e quando finalmente si diffonderanno i reati di parola contraria, di porto abusivo di sogno, di associazione di stampo anti-mafioso, di disobbedienza civile nelle piantagioni di ulivi.
Sì, solo allora io tacerò.
Ma oggi no, non posso ancora dare riposo alla mia voce.
Antonio Mellone
[dedicata a Marilù Mastrogiovanni e agli altri sette giornalisti dalla schiena dritta coautori di “Io non taccio”, Edizioni CentoAutori, Villaricca, 2015, euro 15,00, pp. 207. Il volume, che si legge tutto d’un fiato, è da richiedere al libraio: purtroppo non è poi così bene in vista, in primo piano sullo scaffale, come i libri di Bruno Vespa].
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