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Vecchie pietre e nuovi poveri
Di Marcello D'Acquarica (del 21/08/2017 @ 11:40:05, in I Beni Culturali, linkato 2086 volte)

Negli antichi edifici i nostri mastri costruttori, per le parti importanti come gli angoli oppure i pilastri e le architravi delle porte, usavano selezionare delle pietre particolarmente forti e di pregio. La costruzione al n. 17 di via San Michele, pur essendo una casa semplice, non di pregio, mostra pietre di dimensioni e importanza evidentemente sproporzionate rispetto all'uso per cui mostrano di essere state posizionate. Ma queste sono mura secolari e tante sono le vicende che hanno visto e accolto, a volte di miseria altre di sofferenza, altre ancora di gioia. E’ la vita.

Siamo in una profonda e sottilissima appendice del centro antico di Noha. Quante persone abbiamo visto uscire o scomparirvi al rientro nelle buie sere d'inverno, in questo vicolo chiuso e dall’aria impenetrabile. Sembrava uno spazio proibito ai molti, tanto trasudava mistero.

Eppure, a screditare questa sensazione inquietante, al fondo della timida piazzetta di pochi metri quadrati, c'era addirittura una chiesa dedicata a San Michele Arcangelo. Seppur sbiadito e appena percettibile, il nostro Angelo protettore è ancora lì e mostra imperterrito la sua lancia puntata verso l'alto. 

In un lato dell'antica architrave è invece ben visibile il sigillo che il maestro costruttore pose nell'Anno del Signore 1779.

Forse i nostri ospiti non hanno manco notato l’antico cavaliere alato, in singolar tenzone contro il maligno che da lungi attanaglia le vite di una moltitudine di anime. O forse avendone capito l’importanza, stanno valorizzandone lo spazio, vivendolo finalmente.

Ora è piacevole rivederla viva e popolata, non la chiesetta antica, chiusa e stravolta per sempre da una moltitudine di successioni, ma l'antica piazzetta antistante il Sacro Portale. Rallegra il cuore vedere che nuovi abitanti ne colmano lo spazio con la loro vita.  Seppur in un disordine poco ragguardevole, è sempre meglio che vederla in totale abbandono come accade, ahimè, a molti altri nostri Beni Culturali. Che a questo punto si spera, visto che non ce ne prendiamo cura da tempo, verranno valorizzati dai nostri giovani ospiti venuti da lontano.

Marcello D’Acquarica

 

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