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Maria Agata e le sue Ninfee
Di Antonio Mellone (del 23/12/2020 @ 13:33:24, in NohaBlog, linkato 1820 volte)

Premetto che non frequento gli istituti di bellezza, benché a Noha se ne annoverino almeno quattro e pure molto qualificati: ma non in quanto non creda di non averne bisogno, ma perché sono certo che sarebbe del tutto inutile nonostante talvolta possa capitarmi di udire affermazioni, che dico affermazioni, accenni alla mia venustà da parte delle tipe di turno (si chiama prosciutto sugli occhi), che, per quanto appunto mendaci, scendono dolcissimi alle mie orecchie e mi danno quella che si usa definire un’incontenibile emozione.

Vero è che soltanto una manciata di anni fa i centri estetici erano pressoché preclusi ai soggetti di sesso maschile; oggi invece pare che l’uomo non disdegni il pedicure, e va bene, ma anche la manicure (e io che credevo fosse sufficiente mangiarsi le unghie), la maschera facciale (oltre a quella di circostanza), e non vi dico cosa non arrivi a fare, il suddetto uomo, per le sopracciglia (tra forbici, pinzette, colore e addirittura gel trasparente), per l’epilazione del torso (non sia mai venga catalogato come villoso) e addirittura della schiena e delle gambe con tecniche di toelettatura le più disparate, per non parlare infine dei trattamenti di ringiovanimento o - come idioma tecnico comanda - Antiage a botte di Make up. E comunque non si può certo sostenere che, almeno su questo, e senza i miliardi del Recovery plan, la parità di genere non sia stata finalmente raggiunta.   

Ma non volevo discettare del Maschio Alfa (men che meno del Maschio Analfa), bensì del bel centro estetico della Maria Agata Paglialonga denominato “Ninfea” - dal nome di un fiore acquatico, particolarmente profumato, ricco di significati simbolici, ritratto centinaia di volte dal maestro dell’impressionismo francese Claude Monet (1940-1926) e cantato giustamente dai poeti, tra i quali Antonia Pozzi (1912-1938), i cui versi a tema iniziano così: “Ninfee pallide lievi - coricate sul lago – guanciale che una fata risvegliata – lasciò sull’acqua verdeazzurra […]), per poi continuare viepiù struggenti.

Ebbene, il Centro Estetico Ninfea di via Pirandello ha appena compiuto la (appunto) bellezza dei 15 anni di vita, ma visto il contesto è proprio il caso di dire che non ha manco una ruga. Anzi, non solo è fresco di maquillage diciamo edilizio (oltretutto, causa pandemia, i mesci son dovuti ritornare dopo poco per ulteriori interventi), ma anche di strumentazione all’avanguardia per i trattamenti di viso e corpo: mi vengono ora in mente il solarium, il vaporizzatore, il laser, e tutta l’apparecchiatura per la pressoterapia. Ma a dirla tutta il primo attrezzo del mestiere di Maria Agata e delle sue collaboratrici specializzate (frequentano mille corsi di aggiornamento, sono brave, e casualmente pure belle - come la loro capa) sono le orecchie. Sissignore, non può non essere l’Ascolto (ergo l’empatia) il più importante strumento di ogni lavoro, ma specialmente di un’attività che possa fregiarsi della qualifica di artigianale e che abbia quale punto di riferimento basilare la Persona. Prima che mi scordi vi dico pure i nomi delle professioniste che lavorano in questo studio: intanto c’è Ester che si occupa dell’accettazione (cortesissima, ma non mi farebbe accedere al centro per fare domande manco se le citassi a memoria tutti i loro prodotti di Nutrietica), poi Lorena Rossetti (la veterana, ma pur sempre giovanissima eh), e quindi Maria Luisa Pasca e  Chiara Lupo (non presenti nelle foto in quanto entrambe in maternità: la prima neo-mamma, la seconda bis-mamma) e infine, ma non meno importante, la Sofia, diciannovenne, figlia d’arte (cioè della principale).

Ora. Se volessi incentrare il discorso sul concetto di Benessere non la finirei più, con il rischio serio di farvi venire il latte alle ginocchia, i peli superflui, e pure le borse sotto gli occhi con tanto di zampe di gallina a corollario. Qui, invece, mi limiterei a ribadire il fatto che è vero che il benessere e la bellezza non possono non provenire che dal “di dentro”, cioè dall’Essere interiore, ma non tutti possono essere dei mistici alla Meister Eckhart: sicché credo sia giusto pensare che si possa tendere a un certo bilanciamento tra il mondo sensibile e quello endogeno, cercando possibilmente la versione migliore di se stessi (piuttosto che la solita brutta copia di qualcun altro) grazie anche a botteghe come la Ninfea di Noha.              

Compatendomi non poco, Maria Agata nella sua indulgenza plenaria sembra volermi dire che, lavorandoci un po’, ossia sodo (d’altronde, come si dice in paese, “Se bellu voi parìre, doja de core t’ha sapìre”), qualche speranza potrebbe esserci persino per il sottoscritto. Traduzione: se mi sottoponessi per esempio a qualche massaggio rilassante potrei risparmiarmi tranquillamente quell’aria così British che talora fa somigliare le mie movenze a quelle di un maggiordomo dei Windsor - quando invece altro non sarebbe che rigidità dei muscoli del collo dovuta al diuturno stress.    

Vi confesso che la titolare mi ha quasi convinto. Mo’ non mi resta che superare l’ultimissimo scoglio: il terrore della ceretta.

Antonio Mellone

 

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