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La Chiesa Piccinna di Noha - Evagelos e Ruperto, due testimoni del tempo
Di Marcello D'Acquarica (del 09/09/2022 @ 21:48:15, in NohaBlog, linkato 1304 volte)

La nostra cittadina, secondo le ricerche storiche, si chiamava Noje o semplicemente Noe, oppure con caratteri greci: Νϖιε. Al tempo dei Monaci Basiliani (verso l'anno 800 - 850 circa d.C.) c'era già a Noha un Protopapa greco. È il periodo in cui probabilmente si costruiscono l’antica chiesa detta “Piccinna” e il convento e chiesa di Santu Totaru (S. Teodoro) che, con il passare dei secoli, furono inglobati nella Masseria Colabaldi.

Le cose nel Salento e quindi anche a Noha, andarono avanti sotto la giurisdizione dei Monaci Basiliani per circa tre secoli. Poi, nel 1090, Goffredo il Normanno, conte di Nardò, ostile ai greci, chiese e ottenne dal Papa Urbano II (1088 - 1099) che il governo della diocesi fosse sottratto ai Monaci Basiliani e affidato ai Monaci Benedettini.

Su molti documenti antichi Noha è qualificata come: “Noe, terra dei Greci”.

A Noha si continuò a parlare e pregare in greco fino almeno al 1600. La Chiesa Piccinna, a forma ottagonale, dedicata alla Madonna delle Grazie, verso la fine degli anni ’50 del secolo scorso, fu puntellata con una struttura di pali in legno che la ponevano in sicurezza stando “appoggiata” alla attigua Chiesa di San Michele Arcangelo, molto più resistente. Sopra il tetto coperto di tegole crescevano rigogliose le piante di fico. Da tempo era stata devastata e i vandali avevano asportato tutto, comprese porte e finestre. Resistette fino al 1963, anno in cui venne abbattuta perché dichiarata pericolante. Per demolirla, gli operai chiamati a effettuare l’opera distruttiva e definitiva, legarono dei grossi cavi d’acciaio alla parete rivolta a sud facendoli passare attraverso due grandi brecce già aperte nelle mura. Legarono quindi i cavi ad un grosso camion e con questo potente mezzo meccanico strattonarono la chiesa fino a raderla al suolo. Le pietre rotolarono fino all’altezza del cinema, che si trova a circa 100 metri di distanza.

Le macerie vennero trasportate e sparse sul campo alla periferia di Noha, l’area adibita a pascolo e denominata “Piezzu”, ubicata di fronte all’edificio delle scuole elementari. Furono smaltiti pezzi di pareti con parti di affresco. Mescolati con il pietrame, c’erano anche frammenti di scheletri umani, evidentemente resti delle sepolture conservate nello spessore delle mura. E chissà che gli affreschi e le ossa non appartenessero proprio a loro, ai nostri Evagelos e Ruperto.

Oggi, di quel Santo luogo di preghiera, che aveva resistito e “protetto” Noha per oltre un millennio, non resta altro che la memoria di qualcuno e alcuni documenti storici che la descrivono talmente bene da poterla immaginare.

Uno fra questi, molto importante, è relativo alla seconda visita pastorale, quella iniziata il primo gennaio 1719, anno in cui è parroco Don Nicol’Antonio Soli (Arciprete per 38 anni, dal primo dicembre 1689 all’11 dicembre 1727, data della sua morte).

Sono gli atti di questa Santa Visita che ci informano che la chiesa della Madonna delle Grazie (detta Chiesa Piccinna) era anticamente tenuta da sacerdoti greci; che attorno alle pareti di questa chiesa antichissima vi erano dipinte immagini di santi e caratteri greci che riportavano i nomi di coloro le avevano fatte dipingere.

Così scrive P. Franceso D’Acquarica nel suo libro “La Storia di Noha”:

Riporto ora la descrizione della Chiesa Piccinna fatta in occasione della Visita Pastorale del 1719.

“Visitavit Ecclesiam Sancte Marie Gratiarum que p.mo a Grecis Sacerdotibus incolebatur, et nunc religiosa ecclesiasticorum et laicorum hominum Sodalidate aucta est, et summopere commendavit. Circa huius Ecclesiae Antiquissime parietes multe variorum Sanctorum Sacre Imagines pluribus ab hinc seculis non exiguam Sacris, atque Ecclesiasticis Pastoris lucem possunt afferre, inter illas autem que in sinistro eiusdem Ecclesie latere sunt depicte Sanctorum Eficies sequentes Greci caracteres leguntur eorum indicantes nomina qui opus ipsum fieri pingigi curarunt et quorum etiam nunc prope caracteres ipsos greco habita expresse visuntur imagines ad vivum, ut videnctur depicte.”

 

Traduzione (di Padre Francesco D’Acquarica):

«Il Vescovo Sanfelice visitò la Chiesa della Madonna delle Grazie, che anticamente era tenuta da sacerdoti greci, e ora vi è una congrega di ecclesiastici e laici e la raccomandò molto. Intorno alle pareti di questa chiesa antichissima ci sono dipinte con eleganza da molti secoli fa, molte immagini di vari santi, le quali possono illustrare non poco i pastori che hanno retto la chiesa. Tra quelle immagini poi che sono dipinte sul lato sinistro di questa chiesa si leggono i seguenti caratteri greci che indicano i nomi di coloro che fecero dipingere e di cui anche adesso si vedono espresse con abbigliamento greco immagini dipinte, come pare, dal vero».

I caratteri greci qui riportati li troviamo nella relazione citata e indicano i nomi di coloro che fecero dipingere le immagini dei vari santi:

Mnh ape. tw Pawlw -  W. ebaine l.. star... -  Mnh. ain. tw Pawlw. tw Pwpertw

Con l’aiuto della nostra concittadina e amica Mariella Chittani, residente in Grecia, ci siamo rivolti a dei docenti di filologia, ed esattamente alla Professoressa di filologia e greco antico del Terzo Liceo di Pireo/Atene, Galanopoulou Paraskevi, per farci tradurre quelle espressioni.

Pur riscontrando molte difficoltà nell’interpretazione dei simboli riportati da Don Nicol’Antonio Soli, si è giunti alla conclusione che il significato potrebbe essere il seguente:

Ricordati di me Santo, del tuo servo Evagelos;

Ricordati di me Santo, del tuo servo Ruperto;

Quindi Angelo e Ruperto sono i nomi dei due nostri sacerdoti greci che fecero affrescare la chiesa, comprese le loro stesse immagini (con abbigliamento greco immagini dipinte, come pare, dal vero), di cui purtroppo non si è salvata nemmeno una foto. Ciò che fa meraviglia, ancora una volta, è il messaggio di Fede che ci viene trasmesso così, in un tentativo straordinario di comunicazione con Dio, attraverso gli strumenti di quel tempo.

(Testo e grafica di Marcello D’Acquarica. Alcune notizie storiche sono state ricavate dal libro “NOHA - LA SUA STORIA” di P. F. D’Acquarica - 2021 – Arti Grafiche Marino - LE)

Marcello D’Acquarica

 

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