lug262021
Avevamo bisogno di un messaggio semplice, diretto e che arrivasse dritto al cuore dei Bambini. Abbiamo pensato subito a loro, ai Supereroi… e l’accostamento che ne è scaturito è stato quanto più di spontaneo e naturale si possa immaginare…
I bambini, anche da piccoli, sono in grado di distinguere il bene dal male; possiedono un innato senso di giustizia, ed è per questo che sono naturalmente attratti dai Supereroi preferendo infatti una figura che aiuta il prossimo in difficoltà, rispetto a quella che ostacola o danneggia. Solo le esperienze e i modelli educativi possono influenzare lo sviluppo successivo del comportamento positivo o negativo verso il prossimo.
Accostando pertanto ad ogni supereroe una Donna o un Uomo che ha sacrificato la propria vita per combattere la mafia e per difendere le nostre istituzioni democratiche potrebbe far capire ai bambini che si può essere un “Supereroe” anche senza mascherina e senza mantello e soprattutto senza avere poteri particolari, ma “semplicemente” adottando comportamenti ispirati a principi di giustizia, di lealtà e di coraggio, comportamenti positivi rivolti non solo a singole persone ma anche all’intera umanità, proteggendo i più deboli e punendo i prepotenti.
lug282021
Anche nella nostra Città, a Galatina, è possibile firmare ed approvare i sei quesiti referendari sulla Giustizia.
Su sollecitazione di molti cittadini, ho deciso di intervenire e di muovermi personalmente visto che dal primo luglio, giorno in cui è partita la sottoscrizione, a oggi, nel nostro comune non era possibile firmare.
È giusto quindi che anche i cittadini Galatinesi abbiano la possibilità di firmare e di dire la loro su questo tema.
Questa del Referendum non è una mera battaglia di partito, ma una riforma da portare avanti con convinzione da parte di tutti i cittadini che credono in una Giustizia, che non sia schiava dei subdoli accordi di palazzo, ma più giusta e libera e, soprattutto, più responsabile per le decisioni prese.
lug282021
Nemmeno una settimana ci separa dal precedente Comunicato mediante il quale il sottoscritto a nome del Partito Democratico di Noha, chiede con forza e insistenza ai vertici di questa Amministrazione una spiegazione plausibile che giustifichi lo sperpero di ben €40.000 di soldi pubblici per finanziare una mostra fotografica inserita nella rassegna estiva “A Cuore Scalzo”. Tuttavia, occorre chiarezza su molte altre questioni. Mediante avviso pubblico datato 21 Maggio 2021 e con modifica apportata in data 25 Maggio 2021, il Comune di Galatina ha indetto una gara per “l’acquisizione di una proposta artistica da inserire nell’ambito della rassegna estiva A Cuore Scalzo”. Trattasi, come si evince dall’Avviso esplorativo, di un bando per la costituzione di una mostra fotografica che, come dicevamo, costa a noi contribuenti poco meno di €40.000. E non ci stupisce la cifra cospicua per un evento non necessario considerando il periodo che stiamo vivendo e soprattutto lo status deplorevole in cui versa la nostra Città; ciò che ci lascia stupiti è che l’intervallo di tempo che separa la pubblicazione del bando (25/05) e la scadenza dello stesso (31.05) sia di appena sei giorni. Ora, presumendo che per presentare un progetto dettagliato occorrono molti più giorni e sapendo che soltanto un’associazione ha presentato domanda tramite il portale “tuttogare”, ci chiediamo: a stilare il progetto è stato Speedy Gonzales o trattasi della solita Associazione amica del Sindaco Amante e dei suoi seguaci, tanto da custodire nel cassetto il progetto pronto da tempo? Capiamo bene che se la risposta fosse la prima saremmo fortunati. Ci appelliamo quindi alla risposta del Sindaco per sollevarci da questo mistero.
lug292021
lug292021
Da un paio di anni circa, sulle mura esterne dell’ex-stabilimento del Brandy Galluccio, l’antica Distilleria di Noha appartenente ancora agli eredi della famiglia che dopo alterne vicissitudini aveva acquistato il feudo dai baroni De Noha, sono stati affissi dei cartelli indicanti la proprietà privata.
Suona alquanto strano questo messaggio in cui il diritto di proprietà ha superato millenni di storia di soprusi e angherie. Un’inutile frase che manca di tatto nei confronti della dignità e dell’onestà dei cittadini che rispettano la legge. Ci è sembrato invece che voglia ricordare ai passanti l'inviolabilità di quelle mura. Abbiamo avuto la sensazione dell'ennesima sferzata al rispetto del Bene Comune, della barriera che non deve essere manco avvicinata.
Che bisogno c'era di ricordare ai cittadini di Noha e dintorni che quelle mura sono proprietà privata?
Noi crediamo che a qualcuno, forse, è venuto in mente di rimarcarne il concetto per prepararci all'ennesima prevaricazione nei confronti della nostra storia locale, in particolar modo delle tombe messapiche, e non ultimo della distilleria (esempio tipico di archeologia industriale). Ne abbiamo parlato e scritto qui e altrove, i ritrovamenti sono stati perfino immortalati in libri e gli oggetti ritrovati archiviati al Museo di Galatina.
Non è la prima volta che siti archeologici vengano presi di mira dalla speculazione edilizia, che cerca di trasformare in superflui appartamenti o in zone artigianali o in centri commerciali tutto quel che le capiti a tiro, a condizione che abbia un certo rilievo storico, sociale o paesaggistico.
lug302021
Non so se qualcuno ricorda le autocarrozzerie di una volta, quelle che ti rimettevano a nuovo la macchina dopo le nozze d’argento (voglio dire le nozze tra te e la tua auto). Intendiamoci, non è che i carrozzieri odierni non facciano altrettanto, ché quanto a tecnologia sono così avanti che tramite computer, robot, software e meccatronica riuscirebbero anche a ricostruire i connotati del conducente come manco un chirurgo plastico: è che invece siamo cambiati noi altri, o meglio il rapporto con il nostro mezzo di locomozione: un tempo emblema di fedeltà assoluta (finché morte non ci separasse), oggi di volubilità, e addirittura in nome della transizione ecologica.
L’Autobianchi 500 Giardiniera (cioè station wagon) caffelatte di mio papà Giovanni, per esempio, fu rifatta ab imis fundamentis dopo circa un trentennio dal taglio del suo cordone ombelicale con la concessionaria. Il carrozziere che si chiamava Antonio Rizzo e aveva la sua officina in via Aradeo fu così bravo da non farci quasi più riconoscere la nostra vecchia Famigliare decappottabile: nuova di fabbrica sembrava, fiammante, profumata, “smaltata” nel suo originario colore neutro tattico (così – a parere della regina madre - non si sarebbe notato lo sporco). Il portapacchi in cima, ridipinto d’argento, era la corona di una principessa. Quella povera auto da soma che aveva caricato mante di tabacco, frese, zappe, tini d’uva, rape e cicorie, sacchi di grano, e due volte l’anno tutte le masserizie necessarie per “ritirarsi” in campagna ovvero per rientrare al paese a fine estate, sembrava pronta per un matrimonio di lusso. Le mancava giusto il fiocco di tulle.
Poi mio padre, monogamo per indole e convinzione, l’ha utilizzata fino alle nozze d’oro, che dico, di diamante e mi pare pure di platino (sempre tra lui e la 500 dico): mai un incidente, ricovero in garage la notte, e lavaggio con spugna secchio e suca (pompa collegata al pozzo), ma soltanto quando non se ne poteva più fare a meno.