mag062018
Le argomentazioni della maggioranza sono lunari. Nel caso specifico, la chiusura del centro storico, sono talmente scollati dalla città che i commercianti si sono rivolti a me per rappresentare le loro ragioni. Nella loro arroganza, unico tratto che li caratterizza, hanno adottato il provvedimento di chiusura calandolo dall’alto e senza preoccuparsi di farlo precedere da un processo di condivisione e di partecipazione.
Il capogruppo di Galatina in Movimento, Vito Albano Tundo, cita l’ordinanza numero 53 del 2017 per giustificare l’inasprimento degli orari di chiusura del centro storico, ma gli sfuggono due ordinanze dirigenziali: la prima riguarda la proroga della zona a traffico limitato, sino al 14 gennaio 2018, dalle 22.30 alle 6 per i giorni feriali, la domenica per tutta la giornata, la seconda che proroga gli stessi orari dal 15 gennaio al 30 aprile. Basta leggere l’ordinanza dirigenziale numero 3 del 2018 per avere conferma.
Ho chiarito che non si può pensare di chiudere senza un piano traffico, che serve un’integrazione del centro storico con piazza Alighieri e corso Principe di Piemonte perché un amministratore lungimirante dovrebbe immaginare – sul lungo periodo – una larga zona pedonale che invita al passeggio. Sono convinto che sia necessario studiare misure utili a incentivare la ristrutturazione delle abitazioni, a stimolare l’apertura e il rilancio delle attività produttive, a fare di piazza San Pietro un contenitore capace di attrarre spettacoli di qualità, a rendere fruibili i tesori architettonici della città concordando e sostenendo l’apertura della Basilica. E poi si decidessero a ridare la luce alla Pupa, anche questa era una promessa fatta.
Queste cose le ho rese pubbliche con un comunicato che per Tundo è privo di idee, bontà sua, non ho ancora capito quali siano le loro, ma ci sono tanti altri suggerimenti dati senza alcun clamore. Ne cito due rivolte direttamente al sindaco Marcello Amante: vendere il tribunale e salvare Palazzo Bardoscia, fare luce sulla gestione dei residui. Per il tribunale mi ha detto che ci avrebbe pensato, per i residui mi aveva detto che avrebbe aperto un tavolo tecnico, ma per il momento ha saputo solo inasprire gli orari di chiusura, senza alcuna valida ragione.
In secondo luogo credo che il sollevare continuamente la questione della mia sconfitta sia il tentativo maldestro di sminuire la portata delle mie critiche, fatte sempre andando nel merito delle questioni. Capisco che un’amministrazione che al primo turno ha racimolato solo il 20% per cento dei voti e al secondo turno si è dovuta arrabbattare a tutti gli inciuci possibili viva con difficoltà la sua condizione politica, ma non ne sono responsabile. È certo che sono rimasti fuori del Consiglio comunale candidati che hanno avuto molte più preferenze rispetto a chi oggi siede in Consiglio, compreso lo stesso Tundo che con la sua manciatina di voti rappresenta solo se stesso e pochi altri.
Il consigliere di opposizione della Lista De Pascalis
Giampiero De Pascalis
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