Genova 18-07-2013 – Il papa è solo. Lo sapevamo fin dal primo istante in cui è apparso al balcone, la prima sera. Il papa è boicottato in modo anonimo, amorfo, silenzioso, strisciante e … clericale, anzi ecclesiastico. Povero uomo! Ha dovuto firmare una enciclica, preparata da un altro e non poteva, almeno per educazione, dire di no. Ha detto di sì e l’ha firmata. L’unico modo per metterla tra gli atti e passare al nuovo punto dell’odg. Enciclica archiviata, resta la prosa della maledetta curia.
A Lampedusa non ha voluto Al Fano che smaniava di andare come ministro dell’interno e come nativo di Agrigento e meno male che il papa è stato irremovibile: con quello che è successo dopo. A Lampedusa, il papa non ha voluto nemmeno i vescovi della Sicilia e della Cei. Se deve essere solo che lo si veda anche. Ha voluto solo il vescovo del luogo. I vescovi non erano mai andati a Lampedusa e non sapevano nemmeno della sua esistenza e ora volevano fare scena attorno al papa.
Erano impegnati alle cene e ai pranzi con B e a tramare per le elezioni. Mai una parola sull’isola, sugli immigrati, sui ventimila morti che lastricano il Mediterraneo. Il papa è andato da solo e ha parlato da sé, assumendosi la responsabilità di quello che ha detto. La corona di fiori gettata in mare è stato il gesto materno di un padre che piange i suoi figlioli che ha visto partire alla ricerca di pane e lavoro e non ha visto più né arrivare né tornare. VENTIMILA! Una città intera di media portata vive ora nel profondo del mare.
Il papa sta andando con il suo passo e ogni giorno è una novità, si vede che ha un disegno, ma in questi primi mesi sta preparando il terreno per la rivoluzione finale che comincerà ad ottobre, quando firmerà l’accettazione delle dimissioni di Bertone. In Vaticano soffrono e si rodono: lo deridono, lo sbeffeggiano: «che delirio avere tolto le scarpette rosse; veste come uno straccione; non segue la tradizione, non sa fare il papa, troppi grilli per la testa, non permette che sia la curia a governare, ecc.».
Sto pensando di raccogliere firme per mandargli un sentimento di solidarietà e fargli pervenire la certezza che non è solo e non lo sarà perché la curia maledetta non è la Chiesa, ma solo una miserevole curia. Al papa mi permetto un consiglio che gli offro gratis. Stabilisca alcune regole semplici, semplici:
1. Chi è chiamato a lavorate in Vaticano, dopo tre anni deve ritornare alle mansioni precedenti.
2. Chiunque lavora in Vaticano non può fare carriera ecclesiastica perché la curia è solo servizio.
3. Lo stipendio di chi lavora in Vaticano, esclusi i laici, è lo stesso di quello dei preti da dove viene.
Con queste semplici regole, andrebbero a lavorare in vaticano i veri «servi del Signore», mentre i carrieristi e lestofanti e corrotti e corruttori se ne starebbero alla larga. Io sono certo che due terzi del clero attuale presente in Vaticano si spreterebbero e sarebbe l’ora, anzi la mezz’ora e il minuto.
I Vescovi tacciono, Bagnasco non parla più e nemmeno su Al Fano hanno più da dire. Nemmeno su Calderoli! Un bel tacer episcopale ora è scritto. Sono in apnea, aspettano che passi ‘a nuttata. Staremo a vedere, specialmente se papa Francesco, prima di Natale dovesse indire un concilio della Chiesa Cattolica che riprenda da dove il Vaticano II ha lasciato la riforma incompiuta. Regole e concilio sono le due vie d’uscita che possono salvare il papa «ora» e la Chiesa in prospettiva, nel medio periodo. Dio, ti assista, vescovo di Roma, Francesco, perché noi, per ora siamo con te!
Commenti
In effetti,lo lasceranno credo solo anche in Rio alla convetion dei giovani e'un papa che,vuol fare fare e da molto fastidio ai piu',mi ritrovo con le parole di don Paolo.
Putroppo poi bisogna dire e'anche sudmaricano argentino le dittature degl'anni di piombo anni '70 lui era li in Buenos-Aires.
Buon estate a tutte e tutti
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