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“Eccu è fattu”
Di Mariano Michele (del 25/02/2015 @ 11:18:52, in NohaBlog, linkato 1907 volte)

Eccu è fattu”, sì, carissimo Don Donato, adesso quella Tua espressione più volte ripetuta davanti a situazioni, determinazioni, cose e altrui convincimenti che non rientravano nei Tuoi canoni della ragionevolezza è diventata la mia espressione di stupore, incredulità e velato rimprovero nei confronti di un ineludibile quanto non accettato percorso della vita che porta alla morte: “...eccu è fattu…”.

Carissimo Don Donato, solo adesso, dopo qualche giorno che ci hai lasciato riesco a rendermi capace di pensare, focalizzare l’accaduto e far scorrere nella mia mente come in un film alcuni momenti degli ultimi anni che hanno caratterizzato il nostro rapporto.

*

Entrando come ero solito fare nella Sacrestia, il mio sguardo andava subito verso quell’angolo e quella sedia che occupava vicino al piccolo scrittoio, il Suo viso si illuminava accogliente, il corpo già appesantito da tanti malanni si muoveva gioioso, con la mano a braccio teso mi invitava a sedere sulla sedia vicino a lui. Subito iniziavano le simpaticissime reciproche schermaglie “…e mo’ ce si venutu cu nzurti, dicu? Ma guarda un po’!”. Ma chi “nzurtava” era Lui. Le Sue provocazioni comunque non erano mai fine a se stesse bensì tendevano a sapere, capire, intuire attraverso loro, il mio modo di pensare su singoli argomenti di attualità su svariate tematiche.

Come spesso succedeva nelle celebrazioni importanti in sagrestia a me si aggiungevano Rinaldo e Sergio, e qui iniziava una girandola di scherzi e gags tra noi tre, degne di uno spettacolo di cabaret. Lui si divertiva come un bambino e rideva tanto che il Suo corpo sussultava irrefrenabilmente. Chi di noi tre, in quel turbinio di battute, cercava il Suo sostegno alla propria tesi “scia pe’ grazia e truvava giustizia“, e giù a ridere tutti insieme.

Non potrò mai dimenticare la Sua figura falsamente risentita quando per sintetizzare un fatto successo Gli dicevo: “…e mo’ c’imu fare Don Dunatu miu! Cusì ede: u fattu è fattu e l’arciprevate è mortu“ e Lui bloccandosi con atteggiamento semiserio di rimando mi diceva “Uehei!...Eh…Sciamu belli belli mo’, ca acquai me tocca de vicinu mo’!”, e giù a riderci sopra, sempre quella divertita che Gli faceva sussultare tutto il corpo. “Eccu è fattu”.

Era un padre e come tutti i padri, esigente, non gli bastavano gli incontri seppure frequenti in sagrestia, voleva che lo andassi a trovare nel suo studio privato di piazzetta Trisciolo. Io ci andavo volentieri ma compatibilmente con i miei impegni. Quando lasciavo passare un po’ di tempo tra una visita e l’altra il Suo rimbrotto era assicurato. Lì, in quello studio, dopo i rimproveri di turno e i suoi “…va bene, va bene…” alle mie scuse, i discorsi erano molto più seri: amava scambiare opinioni su tutto ma prevalentemente di politica; ne era tanto preso che non voleva mai lasciarti andare via.

Sono andato a trovarlo al “Vito Fazzi” e l’ho trovato molto provato nel fisico e nello spirito tanto da avere la sgradevolissima sensazione che fosse giunto alla fine del suo cammino terreno. Facendomi forza per superare questi pensieri sconfortanti, ho incominciato a scherzare con Lui come sempre ed essendo stato ricambiato sullo stesso tono, sono andato via con la gioia nel cuore pensando che anche questa volta ce l’avrebbe fatta.

Sono andato a trovarLo anche a Casarano, e lì con i gesti della mano ci ha fatto capire che gli restava poco: era ormai consapevolissimo della fine della sua vita terrena e pronto a tornare alla Casa del Padre. ”Eccu è fattu…”.

*

Ora, Carissimo Don Donato, te ne sei andato come era nel Tuo stile, senza clamore nella semplicità più assoluta in una giornata grigia e piovigginosa. Pioggia che sicuramente hai invocato e ottenuto dal Signore del Quale sei sempre stato suo umile servo per evitare i per te inutili frastuoni e coreografie. Quella pioggia comunque mischiata alle lacrime del Tuo popolo parrocchiale che sempre Ti ha amato è stata il simbolo concreto dell’immenso loro dolore…” eccu è fattu “…

Entrando in sagrestia mi sono soffermato sconsolato a guardare quella Tua sedia desolatamente vuota nella sostanza ma piena del Tuo Spirito che continuerà ad aleggiare con lo sguardo benevolo su tutti noi…”…eccu è fattu…

Adesso sei stato accolto nella Casa del Padre e dal coro dei Suoi Angeli, essendo al Suo cospetto, Tu, quale buon Padre come sempre sei stato, prega per tutti i Tuoi figli.

Ciao Don Donato!
Lino Mariano
 

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