gen112013
 Cara amica ti scrivo e siccome  l’anno è passato, di terra ancora ti parlerò. “Questo tuo libro - mi dici quasi  sussurrando, - è presa di coscienza”. Parlare di coscienza per te è sacro. Mi  sembra che tu abbia paura che qualcuno ci senta e pensi di te come ad una  persona all’antica e lo bisbigli piano. Lo ripeti ancora che è presa di  coscienza, a voce bassa . La coscienza, questa sconosciuta, è:
Cara amica ti scrivo e siccome  l’anno è passato, di terra ancora ti parlerò. “Questo tuo libro - mi dici quasi  sussurrando, - è presa di coscienza”. Parlare di coscienza per te è sacro. Mi  sembra che tu abbia paura che qualcuno ci senta e pensi di te come ad una  persona all’antica e lo bisbigli piano. Lo ripeti ancora che è presa di  coscienza, a voce bassa . La coscienza, questa sconosciuta, è:
 …una  grossa novità, l’anno vecchio è finito ormai ma qualcosa ancora qui non va.
Continua così la canzone poesia  del grande Lucio: “L’anno che verrà”. Poi ti fai coraggio e annunci ai nostri  25 amici che: “Cultura è solidarietà  incondizionata, è educazione, è la famiglia, è l’esperienza degli anziani, la  salute pubblica, l’acqua, l’aria, la terra, la scuola, i sentimenti, la condivisione,  l’attenzione all’altro, il sacrificio per il bene comune, l’amore  disinteressato, non discriminante”.
Ma la televisione ha detto che il nuovo anno  porterà una trasformazione…
Si la trasformazione. Quella che molti amano  esteriorizzare a spese della povera gente, dei giovani e del loro futuro.
…e tutti quanti stiamo già aspettando. 
Cara  amica mia, la presa di coscienza è scivolosa, è su di una strada irta di  asperità, lunga quasi quanto una vita. Non sempre si compenetra con le  ideologie. Le ideologie, che siano religiose o politiche, sono sempre sani  principi, peccato però che ognuno le confonda con la propria im-maturità. Che  delusione.
Cara  amica mia, Marco è un ragazzo di Noha ed ha 27 anni. Suo papà ha fatto enormi  sacrifici per farlo studiare all’università di Pistoia. I sacrifici di suo papà  non sono briscole, tu sai che parliamo di rinunce forti, di denti rotti, di  malanni trascurati, di mani gonfie, di ossa doloranti e di rughe profonde.
Mica  come i sacrifici che (non) fanno i falsi profeti e seguaci di questa crescita  infelice che mostra oggi più che mai tutta la sua impotenza. Quando un padre di  Noha fa sacrifici è davvero sudore e sangue. Marco sognava di trovare un  lavoro, ha studiato con profitto perché sperava. Adesso ha capito, dice  guardandomi quasi con rabbia, che la colpa di questo suo fallimento è nostra. E  indica me con l’indice della sua mano destra. Mi ferisce come con una  pugnalata. Poveri figli nostri. Allora fanno bene tutti quei giovani come  Tommaso, Anita, Antonella, Antonio, Tonino, Oreste, Alfredo, e tanti altri  ancora, tutti laureati, mica "choosy" come  si ostina a crederli qualcuno, a stendere nella piazza di Galatina i loro  striscioni di protesta contro quest’ennesimo atto di bieca stupidità.
…ogni Cristo scenderà dalla croce…
Ho  chiesto al mio Vescovo di invitare  i  suoi sacerdoti, in nome del Vangelo, a condannare chi inquina senza  scrupoli, facendo morire di malattie i miei amici. Gli ho chiesto di aiutarmi a  capire chi sono i mercanti da cacciare dal Tempio, se quelli che gridano in  difesa della salvaguardia della terra o chi si affanna a spargere tonnellate di  morte nelle nostre campagne? Chi sono i violenti? Quelli che distruggono la Val  di Susa e la sventrano con i carri armati o le famiglie che vi si oppongono disarmate  in nome del dialogo? 
Che tristezza amica mia. 
Dagli altari nessun monito in  difesa della terra che è la vita, che è Dio. Anzi spesso si tace e (ahimè) a  volte si vuole  perfino far tacere.
Ci sarà da mangiare e luce tutto l’anno…
Per  adesso stanno crocifiggendo la nostra terra. Nostra, ma soprattutto dei nostri  figli e nipoti. Gli alberi di ulivo di mio zio, si lo zio Santo, Marti Santo,  classe 1918, sono poco distanti da contrada Cascioni, temono la morte che  scava, scava e cola cemento, ne sentono l’odore. A guardarlo ti si riempie il  cuore di amarezza. Zio Santo, e prima di lui quattro secoli di famiglie, ha  passato tutta la vita crescendo i suoi figli con molta dignità avvinghiato come  l’edera a quegli ulivi che si ricordano della sconfitta dei Saraceni. Oggi è  vecchio, onorevolmente vecchio. Vede poco, solo ombre, con cui rivive e  racconta il suo passato. E’ quasi sordo, a volte piange altre volte sorride e  quando canta la dentiera balla a ritmo della sua canzone. 
Che  dolcezza amica mia.
Anche i muti potranno parlare e i sordi  già lo fanno.
Al  consiglio comunale di Galatina e anche di Rivoli, la città in cui risiedo, tutti  si riempiono la bocca di crescita, di ricadute occupazionali, di rilancio  dell’economia. Ai suoi tempi chi aveva gli alberi di ulivo non andava via,  restava a casa. Adesso non servono più, dicono che con l’olio non ci si  guadagna più e la crescita felice richiede sacrifici. Felicità e sacrificio,  due significati incompatibili. Allora via tutto, anche se ci sono voluti secoli  per farli diventare opere d’arte, al loro posto è meglio un grande centro  commerciale. Centro fuori dal centro e commerciale per pochi. Lo chiamano  megaparco, grande parco, così si tacita la coscienza. Quanto durerà questo  delirio, quanto lavoro darà questo scempio? Quanto, amica mia.
E senza grandi disturbi qualcuno  sparirà.
Già..  quanti giovani e quanti Giovanni! Il dottor Serravezza e la sua splendida  squadra di medici e infermieri che io stesso ho visto all’opera con grande  umanità e calore mercoledì della scorsa settimana, al quarto piano, nel reparto  di oncologia dell’ospedale di Casarano, continuano  imperterriti a curare i nostri cari ammalati  di tumore, e con che amore li curano!  Da  anni scrivono  del più alto tasso di  mortalità per colpa del cancro nell’area tagliata dall’asse Lecce Maglie.  
Chi  e cosa porta la morte fra la nostra gente, dottor Serravezza? E se fosse  proprio colpa di questo falso  progresso?  Per favore, aiutaci a capire.
Vedi cara amica cosa si deve inventare…  per continuare a sperare. 
Cara amica ti scrivo e del dolore della mia coscienza ancora ti parlerò  …e più  forte ti scriverò.
Grazie Giuliana, grazie Lucio.
Marcello D’Acquarica
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Commenti
GRAZIE MARCELLO NON SIAMO PROPIO SOLI , SOLO CHE E' DIFFICILE QUESTA MISSIONE DI FAR CAPIRE LA BONTA DELLE NOSTRE IDEE,QUANDO LA FOLLIA DI QUESTO FALSO PROGRESSO E QUELLO DI FAR SOLDI DISTRUGGENDO LA NOSTRA UNICA NOSTRA RICCHEZZA LA NOSTRA MARTORIATA TERRA,TU CI DAI CORAGGIO E FIDUCIA ,CONTINUA A RENDERCI PARTECIPI ,CON I TUO SCRITTI PIENI DI SENSO E STORIA DELLA NOSTRA CIVILTA' MILLENARIA,SE LA PRENDONO CON LA NATURA NOSTRA MADREA CHE CI NUTRE E CI DA SPERANZA A PRESTO
Mo la dicimu in dialettu,cosi' forse cca la capiscane tutti.
Se lassamu a mmanu alli speculatori.....le terre,russe de li nosci nonni,antenati,bisnonni,avi.....ccu le fazzane a stozze....ccu la strapazzene de ccenca tede.....imu fattu na cac....colossale,non abbiamo prodotto,ricchezza.
Imu sulu dannu alla campagna russa,imu creatu sulu scumpiji....e nensi chiui.
La terra imu tutelare,nnu llimi lassare a ssti cristiani...quai.
Stativu bboni!!!!
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