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La scogliera privée di Santa Caterina di Nardò (Prima fetta di Mellone – Estate 2021)
Di Antonio Mellone (del 13/06/2021 @ 17:05:59, in Fetta di Mellone, linkato 1325 volte)

Non ne sentivate la mancanza? Eccolo qua, bello sostenibile e giacché pure resiliente. Da Recovery proprio. Lo trovate all’arrivo a Santa Caterina di Nardò, in fondo alla discesa che da Le Cenate porta al mare, esattamente sulla scogliera di fronte all’isolotto controllato a vista dalla Torre dell’Alto.

È la prima cosa che colpisce, l’ultimo (nel senso di fresco, meglio, Frescura) biglietto da visita della marina. La sua sagoma bianca con tende e ombrelloni nivei - come vuole la moda indicata dai migliori esperti di marketing - ricca di tante postazioni in legno, e con un parquet sugli scogli onde i piedi sono al sicuro da sassi ed erbe, pardon erbacce: è il nuovo bagno (non nel senso di toilette, che avevate capito) il quale vi accoglierà a braccia aperte nel luogo dove un tempo magari vi recavate con la vostra venticinquennale sediolina pieghevole e il libro d’ordinanza a leggere in santa pace tra una nuotata e l’altra prima del tramonto (roba da nostalgici, anzi da radical chic anacronistici e fuori contesto). Sarà per codeste magnifiche sorti e progressive che Legambiente ha concesso anche quest’anno le tanto attese Vele a Nardò e dintorni; e non sa ancora nulla del novello idroscalo in quel di Santa Maria al Bagno, se no come minimo le assegnerebbe il Golden Globe.

E tu - che fessa - non capendone la valenza, dico la “valorizzazione” del sito, insieme a una tua amica ti sei pure messo a promuovere una petizione di quelle on-line per difendere il libero accesso al mare, il paesaggio, gli antichi usi civici, il patrimonio di tutti, Renata Fonte, gli orizzonti, il territorio, la lotta di classe e altre menate del genere. E il bello è che, partiti in sordina e pensando di non raggiungere nemmeno il centinaio di firme, si è invece arrivati a superarne le tremila e novecento (e con tanto di commenti contenenti concetti tipo Scempio, Ecomostro, Devastazione, Sovradimensionamento, Speculazione, Profitto, Saccheggio, Indecenza, e via di seguito). Si tratta sicuramente di tanti altri sprovveduti come noi che non hanno ben ponderato le Grandi Opportunità di questo enorme stabilimento in termini di turismo, ripresa, ambiente (quest’ultimo lemma va bene ormai su tutto come ambientalismo di sistema comanda), ricadute, sviluppo, crescita e soprattutto lavorostabile (parola da proferire con unica emissione di fiato), sicuro e ben remunerato, con tanto di opportunità di carriera, altro che reddito di sussistenza per stravaccati su comodi divani & divani. Quasi quasi io all’iniziativa riconoscerei pure un po’ di incentivi e qualche sgravio fiscale, tanto la semplificazione è arrivata per decreto.

L’argomento a quanto pare (salvo errori o omissioni) non ha sfiorato nemmeno di striscio l’Istituto Luce rappresentato da stampa locale, intellighenzia letterata, partiti riformisti, capitalisti senza capitale, sinistra senza resistenza, “opposizione” alla giunta Mellone (che nonostante il cognome non ha nulla da spartire con la gens mia eh), e i recenti candidissimi candidati (ecologisti per giunta) alla carica di primo cittadino: evidentemente nel concetto di Bene Comune neritino rientreranno pure i lidi privati à go-go.

Ma sì, in fondo cosa vuoi che sia il sacrificio dell’ennesima striscia di Gaza nostrana con concessione cinquantennale, salvo proroghe, di fronte alla movida, al modello Rimini, alla bontà del privato, alla mondanità piccolo borghese, alla supremazia del mercato, al rito dello spritz, alla clientela settoriale, alla Twiga briatoregna, ai figli di dad con pecunia contactless (così con lo slang imperiale siamo apposto), alla degustazione di brioches elargite da munifiche Marie Antoniette, e finalmente alla meritocrazia.    

E non pensate sempre a male, e cioè che il Papeete cateriniano non si riuscirà a smantellarlo manco con il generale Figliuolo: ché qui, signora mia, tutte le strutture sono a-mo-vi-bi-li, qualunque cosa significhi. Se no poi ci penserà il Tar.

In mancanza, la rituale mareggiata.     

Antonio Mellone

 

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