set282022
Veramente non è mai scomparso da Noha, suo paesello d’adozione. Solo che quest’anno, dopo due anni di “quaresima”, San Michele Arcangelo ritorna in grande spolvero nei tre giorni di festa che gli spettano per diritto naturale maturato nel corso di tredici secoli abbondanti di storia.
Così si legge su quiSalento di settembre del corrente anno: “Anche i longobardi hanno scorrazzato nel Salento diventando poi, una volta convertiti al cristianesimo, difensori della fede. L’8 maggio del 663 è la data della loro vittoria sui Saraceni, avvenuta anche grazie alla protezione di San Michele. Probabilmente l’Arcangelo è stato scelto come protettore di Noha proprio in questo periodo, lo stesso in cui sorse una chiesa a lui dedicata dove ancor oggi il patrono viene celebrato con una festa solenne. […]”.
Cos’altro aggiungere, a festa già iniziata, se non ripetere le parole (in latino) dell’antico inno al principe degli angeli, il «Te Splendor» che a tratti così suonano:
Draconis hic dirum caput / in ima pellit tartara, / ducemque cum rebellibus /
caelesti ab arce fulminat. / Contra ducem superbiae / sequamur hunc nos Principem.
E che potremmo tradurre con:
Egli, il crudele Drago precipita nei profondi abissi, /
egli, il duce co’ suoi ribelli / fulmina dalla rocca celeste.
Contro il superbo duce / noi seguiam questo principe.
Ma guarda un po’ la combinazione: nel testo del 1632 riadattato da Urbano VIII, papa Barberini, su una composizione musicale di Rabanus Maurus, abate carolingio e arcivescovo di Magonza (e siamo nel Settimo secolo d.c.) si parla di Draghi terribili e di Duci superbi (locuzioni quanto mai di uso corrente).
E poi non credete ai profeti.
Noha.it
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