nov102025
Continuando a ripetere a pappagallo gli slogan su Sviluppo e Crescita infiniti, con l’illusione di riuscire a raggiungerli, stiamo procedendo senza requie alla distruzione di ciò che ancora rimane delle nostre risorse naturali, prima fra tutte la terra, nel senso di suolo agricolo.
Nel Salento ultimamente (cfr. dati Coldiretti dati ISSPRA - SCHEDE_REGIONALI_2025.pdf) sono stati divorati dal cemento, dall’asfalto e da altri materiali impermeabilizzanti, circa 40.000 ettari di terreni.
Considerando il rapporto KMQ/abitanti, è come se in provincia di Lecce nell’arco di un paio d’anni fosse stata costruita una città delle stesse dimensioni di Roma (Vaticano, centro storico e periferie incluse). Un quadro terrificante che vede la nostra provincia primeggiare su tutte le altre della Regione.
Anche Galatina, candidata a Capitale della Cultura 2028, non scherza quanto a devastazione dei suoi campi.
Il consumo di suolo è rappresentato dalla speculazione edilizia che sta portando all’espansione senza limiti delle periferie di paesi e città, alla scomparsa della campagna e quindi all’unione fisica dei comuni; dalla progettazione di aree industriali un po’ ovunque, con tutto l’apparato stradale di complemento; per non parlare delle ASI e poi dei mega-impianti fotovoltaici edulcorati con il prefisso “agro”, e ancora degli HUB energetici, delle novelle discariche di batterie industriali di accumulo (tra poco anche quelle delle auto elettriche: tanto per essere inclusivi), poi del resto degli immondezzai mai sufficienti al contenimento dei rifiuti, e delle cave, e delle superstrade a quattro o più corsie per farci arrivare prima (non chiedetemi però dove), e ancora delle seconde e terze case fin sul litorale, e quindi dei centri commerciali fuoriporta (ossimori per eccellenza: centri periferici, ovvero periferie centrali), delle circonvallazioni propedeutiche alla lottizzazione di altra terra rossa, e dei comparti commerciali per la celeberrima “attrattività” (valga per tutti il sogno del sindaco di Galatina tramutatosi magicamente in Mc Donald’s colato nei pressi del principale ingresso in città), e non ultimo dei famosi parchi periurbani necessari alla “riqualificazione” non si sa bene di cosa, asili nido a ridosso dello scarico fognario e palestre che fanno a gara con i centri commerciali. Insomma, una vera città ossimoro. Ispra ha dichiarato il Salento area ad alto dissesto idrogeologico (si provi a immaginare perché).
In presenza di un piano paesaggistico pugliese ormai svuotato di contenuto e di una Soprintendenza volutamente depotenziata, l’unico slogan da adottare - dettato dal buon senso, non solo promesse da fantomatici PAESC, e viepiù da un pizzico di cultura – dovrebbe essere “Stop al consumo di suolo”. Almeno da qui al 2028.
Marcello D’Acquarica
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