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Vignette nohan-sataniche
Di Antonio Mellone (del 01/03/2012 @ 07:00:00, in NohaBlog, linkato 4131 volte)

Tra le tante novità storiche introdotte dalla buonanima dell’Osservatore Nohano non si può non menzionare quella delle vignette satiriche. Si badi bene: qui non si sta dicendo che codeste scenette umoristiche illustrate fossero cosa ignota ai nohani; si sta invece ribadendo il fatto che vignette satiriche a contenuto glocal (ma soprattutto local con personaggi e situazioni nohan-galatinesi) siano comparse per la prima volta nella storia della nostra comunità su quel giornalino che fu ciclone benemerito per alcuni, iattura per altri. E questo proprio grazie all’arte e al genio enciclopedico di Marcello D’Acquarica, maestro d’amore per Noha.

Le vignette di Marcello si contano ormai nell’ordine delle centinaia di unità (se non proprio delle migliaia) e da un po’ di tempo a questa parte abbiamo la fortuna di goderne via web quasi quotidianamente - così come si fa con la tazzina del caffé mattutino - ammirandole nella sua rubrica “Una vignetta al giorno”, regolarmente aggiornata  dall’Albino Campa, patron di questo sito.

Confesso che, tranne qualche rarissima eccezione, mi piacciono le vignette di Marcello; le trovo esteticamente belle, originali, e poi ancora sagaci e mordaci al punto giusto. Certo, è capitato anche a me di dissentire da qualche sua striscia satirica, diciamo così, poco felice o poco azzeccata. Ed ho anche espresso codesto mio disappunto, scrivendone liberamente sul sito di Noha. Ma una cosa è dir questo (di una vignetta), un’altra è indire le crociate contro una persona (vi assicuro mitissima) che fa dell’arte e della libertà del pensiero il suo modo di essere e di fare.

Non è mia intenzione fare qui il panegirico di Marcello D’Acquarica, non essendone né il suo avvocato difensore (credo non ne abbia il bisogno) né il suo sanctificetur. A me interessa invece spendere qualche parola in più sulla satira, inclusa quella nostrana.       

L’obiettivo della satira è esprimere un punto di vista in modo divertente. Divertente per chi la fa, s’intende. E ogni risata dell’autore contiene una piccola verità umana (che a volte fa male). Se poi il pubblico ride, tanto meglio, ma non è un criterio per giudicare la satira. Certo la satira mica può piacere a tutti: i suoi bersagli, ad esempio, non ridono.

Insomma, bisogna togliersi dalla testa l’equivoco secondo cui la satira debba per forza far ridere, perché a volte deve far piangere. Anzi talvolta la satira più riuscita, la più tagliente e corrosiva, è quella che fa scoppiare di rabbia (per la verità, soprattutto i bacchettoni). E il disagio che aumenta è solo quello dei parrucconi (gli spiriti liberi, invece, riescono perfino a ridere di se stessi). 

Non ricordo più dove ho avuto modo di leggere che la satira distrugge ciò che è vecchio in funzione della generazione del nuovo, e che essa “è la festa di una comunità che vive”. Che bello! Io mi rifiuto di pensare che a Noha siamo regrediti a tal punto che la gente debba addirittura essere rieducata alla libertà del pensiero, di cui la satira, con il suo potere a volte dissacrante, è uno dei sapori.

Purtroppo, a volte, si è costretti ad osservare reazioni sproporzionate o scomposte, divieti o condanne senza se e senza ma, e, ahinoi, anche tentativi di emarginazione da parte di alcuni censori (che forse non sanno nemmeno di esserlo, e che scordano che a volte è la censura che della satira certifica il valore). 

Invero, il potere è sempre soggetto alla tentazione di svolgere il suo oppressivo mestiere, infastidito non tanto dalla vignetta o dallo scritto in sé, quanto dalla scalfittura del “pensiero unico” e soprattutto dall’apprezzamento di un’idea controcorrente da parte di un crescente numero di estimatori.

A volte nasce il dubbio che certe reazioni smisurate, da “apriti cielo!”, siano una forma di disperazione. Chi è in pace con se stesso, infatti, non darebbe importanza né a vignette, né ad articoli, né ad altro, visto che chi scrive o disegna o chiosa è una “parte minoritaria, piccolissima, insignificante della comunità”.

Questo non implica che non si possa criticare, o ribattere ad un articolo o ad una vignetta. Ci mancherebbe altro. Solo che la reazione, secondo me, dovrebbe essere, diciamo così, proporzionata. Si dice che ogni difesa dovrebbe essere commisurata all’offesa (eventuale). Non è che se uno ti tira uno schiaffo tu controbatti con una archibugiata o con una pugnalata alle spalle o con il lancio di una bomba nucleare (con il rischio di un automatico, gratuito e ridanciano cupio dissolvi).

Io credo che nell’arte (e la satira di Marcello D’Acquarica è una forma d’arte) l’unica censura ammissibile sia lo sbadiglio, l’indifferenza, e non la scomunica fulminata in diretta coram populo (che mutatis mutandis ricorda un po’ le minacce terroristiche di alcuni fanatici islamici quale reazione alle vignette su Maometto, o la condanna a morte per bestemmia di Salman Rushdie per il suo romanzo “I versi satanici” scagliatagli contro dall’ayatollah Khomeyni). Che bello sarebbe ritornare a vivere quel che dai pulpiti un tempo si insegnava (prima a se stessi e poi agli altri): l’evangelico concetto del porgere l’altra guancia.

Daniele Luttazzi, censurato insieme a Biagi e Santoro (indovinate da chi) scrive sul suo “La guerra civile fredda” (Feltrinelli, Milano, 2009), libro che vivamente consiglio: “La satira è innanzitutto arte: in quanto tale, agisce sulla storia offrendo all’umanità uno sguardo rinnovato sul mondo; per questo, sin dal tempo di Aristofane, la satira è contro il potere, di cui riesce ad annullare la natura mortifera mantenendo viva nel nostro immaginario quella sana oscillazione tra sacro e profano che chiamiamo dubbio. L’effetto concreto della satira è quello della liberazione dell’individuo dai pregiudizi inculcati in lui dai marketing politici, culturali, economici, religiosi. Il potere s’accorge che questo va contro i suoi interessi e ti tappa la bocca. La satira dà fastidio perché esprime un giudizio sui fatti, addossando responsabilità. E’ sempre stato così ed è un ottimo motivo per continuare a farla. Dove possibile”.

Bè, auguriamoci davvero che a Noha sia sempre possibile fare un po’ satira. Anche attraverso i (tutt’altro che satanici) fumetti di Marcello.

Antonio Mellone
 

Commenti

  1. # 1 Di  Veronica (inviato il 01/03/2012 @ 14:10:07)

    : - )la satira,se non c'e'...bisogna inventarla,e siccome esiste e c'e'ne chi,meno male la fa e'la pretende,allora che,satira sia.
    NOHA LA CITTA'PIU'BELLA DEL MONDO,e tutte tutti ne dovremmo essere CONTENTE/I.....

  1. # 2 Di  Stanislao (inviato il 02/03/2012 @ 15:27:30)

    Carissimo, chiunque come me "spirito libero" che si autoironizza prima di ironizzare sugli altri, può apprezzare la satira, sagace, pungente, esaltante, dissacrante, tenera, intelligente.....ma non quella stupidamente cattiva (tanto per esserci) che spara sentenze fuori luogo e che affoga nella stupidità un credo che è alla base del proprio "modus vivendi". In questo caso (una persona intelligente come ti reputo capisce di che stiamo parlando) la "satira-stupidità" con tutti i tuoi sforzi è indifendibile caro Antonio, (è calcisticamente parlando uno dei più classici autogol) perchè, essere paladini di NOHA e della NOHANITA' e poi attaccare indecorosamente chi aldilà della simpatia o antipatia che può suscitare in ognuno di noi si è adoperato come NESSUNO MAI alla crescita culturale della nostra comunità, mettendola mediante le iniziative elaborate e OPERATIVE al centro e all'attenzione del mondo cattolico e politico non solo diocesano e provinciale, ma addirittura NAZIONALE, non fa che creare sconcerto e demotivare chi si affanna donandosi nel volontariato. Solo per dirne una, l' on. Carlo Casini, in visita alla nostra invidiata "CASA BETANIA" è rimasto così entusiasta dell'iniziativa, della struttura e della sua organizzazione che ha chiesto che vengano ospitati per essere istruiti dei componenti del CAV nazionale. La neonata “BANDA di NOHA” avreste dovuto vederla, ma soprattutto sentirla e inorgoglirvi con noi e con chi l’ha voluta e contribuito col suo sostegno a crearla prima di esecrarla con una “vignetta” che innanzitutto svilisce l’impegno di tanti professionisti che ci hanno messo l’anima, prima di offendere il padre spirituale di questa iniziativa. Infine voglio ancora dirvi (sopratutto al caro Marcello) che se si ama così tanto la nostra comunità (e di questo non nutro il minimo dubbio) niente e nessun preconcetto e delle affinità id

  1. # 3 Di  Stanislao (inviato il 02/03/2012 @ 17:17:39)

    segue..... ideologico-culturali deve fare in modo di non sostenere e incoraggiare chi si adopera per l'emancipazione di Noha.

  1. # 4 Di  anonimo (inviato il 11/03/2012 @ 01:02:52)

    un po di satira non fa male a nessuno......l'importante fare le cose con trasparenza,onesta senza interessi privati.............(ma questo manca da parte di qualcuno)..........basterebbe sentire chi, a lui e piu vicino......dal coro, hai volontari passando dall'azione cattolica...e tutti quelli che lo conoscono a noha, all'ospedale, ai medici, a sogliano ect....ect...ect.....

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