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Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
 
 
Articoli del 19/10/2020

Come anticipato, nella giornata di oggi abbiamo provveduto alla sanificazione del plesso di via Petronio a Noha dove era stato riscontrato un caso positivo. Ho appena ricevuto la notizia dalla Asl dell’esito negativo dei tamponi di controllo effettuati sui soggetti che hanno avuto contatti “stretti”, che rimarranno comunque precauzionalmente in regime di isolamento. Da domani la scuola di via Petronio riapre in piena sicurezza.

Un plauso al servizio di igiene e di sanità pubblica per il tempestivo e accurato lavoro.

Vi informo che nel nostro Comune al momento abbiamo 8 concittadini positivi al Covid, a loro, per quanto possibile, voglio far sentire la vicinanza della nostra comunità. Stanno affrontando un momento di grande difficoltà, dal quale ci auguriamo possano presto uscire per tornare alla vita di tutti i giorni.

Siamo tutti parte di una Comunità, che oggi più che mai deve sentirsi solidale. Spetta a noi assumere comportamenti rispettosi delle regole per contribuire a rallentare il contagio.

Lo stiamo già facendo, dobbiamo e possiamo farlo ancora meglio.

Avanti insieme!

Marcello Amante

Sindaco di Galatina

 

 
Di P. Francesco D’Acquarica (pubblicato @ 18:52:47 in Le Confraternite di Noha, linkato 928 volte)

Inizia con questo primo appuntamento, la pubblicazione a puntate su Noha.it di un’interessante ricerca condotta dall’instancabile P. Francesco D’Acquarica. Il pallino di questo nostro illustre concittadino è ancora una volta la Storia di Noha. In particolare, spulciando l’archivio parrocchiale e consumandosi gli occhi su annosi verbali, P. Francesco è riuscito a rinvenire notizie sulle Confraternite di Noha: dati, date, informazioni, nomi e monumenti così lontani nel tempo ma così incredibilmente vicini a noi.

Noha.it

 

Premessa

Consultando gli archivi parrocchiali della chiesa di Noha mi sono imbattuto nella famosa relazione di don Michele Alessandrelli che fu arciprete dal 1842 al 1882 e mi ha colpito scoprire che dal 1600 al 1800 anche a Noha sono state vive non una bensì tre Confraternite.

Sarà poi don Paolo Tundo nel 1924, dunque molto prima di diventare parroco, a dare nuovo impulso alla superstite Confraternita della Madonna delle Grazie, che rischiava seriamente l’estinzione.

Ho voluto approfondire la ricerca, e così nascono questi scritti dove ho raccolto testimonianze credo interessanti sulle Confraternite e sulla religiosità del popolo di Noha, oggetto principale dei miei studi.

           

Capitolo primo

Confraternite o ‘congreghe’

Gli inizi delle Confraternite         

Confraternita, dal latino confraternitas, sacrumsodalitium, sacra sodalitas, (nel Regno di Napoli, e Noha apparteneva al Regno di Napoli,  per dire la stessa cosa si preferiva dire ‘Congrega’), indica una società di persone che si riuniscono per celebrare alcuni riti di religione e di pietà ma anche per svolgere impegni sociali.

Nei vari Statuti delle Confraternite ancora oggi esistenti in tante parrocchie, si preferisce questo tipo di definizione:

La Confraternita è un’associazione pubblica di fedeli che tende, a guisa di corpo organico, all’incremento di una vita più perfetta degli iscritti, alla promozione del culto pubblico della Chiesa, ed alle opere di carità e di apostolato, animando, mediante lo spirito cristiano, l’ordine sociale e temporale secondo le proprie legittime tradizioni.

Questo tipo di associazionismo era già noto nella chiesa primitiva, con lo scopo di favorire l’ascetismo cristiano per una vita più ordinata e più perfetta. Quindi fin dagli inizi del cristianesimo, la tendenza alle associazioni, innata nella coscienza dell’umanità, era spontanea, per cui in tanti si aggregavano nelle più svariate formule comunitarie. Sorsero così le innumerevoli Confraternite che promuovevano in ogni maniera, con la vita religiosa, le arti e i mestieri. In seguito, essendo sorte tante altre associazioni, diminuì il fervore nelle confraternite e poco sembrarono passare in secondo i vantaggi morali e il bene spirituale.

Le varie Confraternite d’Italia ebbero tutte più o meno impronta religiosa, ma chi le attirò nella Chiesa Cattolica e le pose sotto il patrocinio dell’Autorità Ecclesiastica furono il Terzo Ordine Francescano e anche il Terzo Ordine Carmelitano, sia per la vita cristiana intra-familiare e sia per la fondazione di opere  di beneficenza e di assistenza civile e sociale.

Nel secolo XIII, con la nascita del francescanesimo, ci fu un movimento terziario di persone di ogni condizione, sesso ed età che si associavano con uno scopo comune, con una regola comune e alla dipendenza di superiori eletti dagli stessi associati. Francesco d’Assisi intuì questo movimento e pensò, fondandolo sulla povertà e dunque contro i soprusi dei potenti, di dirigerlo al bene della Chiesa, portando così una nota di pace nel mondo lacerato dalle fazioni e dalle pretese baronali. Lo stesso Santo dettò la regola con poche e brevi pratiche religiose, che oltretutto sarebbero salutari anche in ambito civile e sociale.  L’associazione si diffuse rapidamente ed acquistò tale importanza da costringere i governanti ad occuparsene seriamente per contrastare in qualche modo, o comunque provare a “regolare” le invece giuste e sante aspirazioni dei popoli in contrasto la politica del tempo.

Nacque così il Terz’Ordine francescano, che, diffusosi sempre più, rese non pochi servizi anche all’industria e al commercio e fu seme fecondo di numerose Confraternite.         

Scrive uno storico anonimo: “Mercè quest’Ordine, ogni camera poteva divenire una cella, ogni famiglia un convento, ed ambì entrarvi così il principe che sotto il mantello reale portava il cilicio, come i tanti proletari cui nulla costava un voto”.

I vantaggi

I vantaggi del Terz’Ordine per la fusione delle varie classi furono tanto copiosi che un po’ dovunque gli uomini, riunendosi in associazione nei periodi più critici, furono di sostegno alla Chiesa Cattolica, tutelando l’ordine e la giustizia. Trovarono protezione anche tutte le altre Confraternite che, mantenendo sempre vivo il sentimento di equità e di carità fraterna all’ombra della Chiesa Cattolica, si moltiplicarono così tanto nel XV e nel XVI secolo che non si riusciva più a trovare città, paese, borgata senza la sua Confraternita.

Gli abusi

Certamente ci furono anche degli abusi. Un esempio, uno tra i tanti, può essere il racconto di una  processione di ‘Gesù morto’ di un venerdì santo, dalle ore ventuno alla mezzanotte, che Monsignor Adone Terzariol, Canonico Camerlengo nel 1939 a Roma, testimone oculare dell’evento che ora riporto, così descriveva:

Processione in cui non era fatto divieto ai portatori dei vari gruppi fermarsi per bere generoso vino, riposarsi, bagnare le corde vocali che si inaridivano per il gran gridare, piuttosto che cantare, in cui non era interdetto preparare dei trabocchetti affinché chi portava la croce a spalla, cadesse e si facesse male: in cui si vedevano due giovanotti od uomini tutti vestiti a nero, col capo e volto coperto che camminavano a piedi nudi, trascinando sul selciato una ferrea e lugubre catena; e a loro fianco due carabinieri, allo scopo di impedire che fossero gettati sotto i loro piedi, dei chiodi o pezzi di vetro; processione che in quell’anno anziché durare soltanto tre ore ne durò cinque unicamente per fare un dispetto a me, che avevo pregato i confratelli ad essere solleciti, perchè al mattino alle sei dovevo compiere in Roma la lunga funzione del Sabato Santo.

Le Confraternite più diffuse

Le Confraternite più diffuse furono quelle di Gesù Sacramentato, istituite in tutte le chiese parrocchiali e della Vergine SS. ma del Rosario, stabilitasi per lo più negli Oratori e nelle Cappelle dedicate alla Madonna.

Con queste sorsero e si affermarono un po’ dovunque le Confraternite dei protettori locali e di alcuni Santi venerati in tutta la Chiesa.

A Noha, benché non ci fossero sedi di Ordini Religiosi, almeno fino al 1850 c’erano tre Confraternite: quella del Santissimo Sacramento, quella del Santissimo Rosario e quella della Madonna delle Grazie.

Di questo parleremo nelle prossime puntate.

[continua]

P. Francesco D’Acquarica

 
Di Fabrizio Vincenti (pubblicato @ 18:32:25 in NohaBlog, linkato 1287 volte)

Sabato 17 ottobre 2020, presso la chiesa “S. Maria della Neve” di Cutrofiano, è stato celebrato il rito di Immissione Canonica di don Emanuele Vincenti, presieduto da Mons. Donato Negro, Arcivescovo di Otranto.

Una nutrita comunità di fedeli di Cutrofiano, in parte dall’interno della chiesa e in parte dall’esterno, davanti ad un maxi schermo, ha rivolto un caloroso benvenuto a don Emanuele. Insieme al benvenuto di Cutrofiano, con in testa il sindaco della città, ci sono stati anche i ringraziamenti ed i saluti ad un'altra comunità, quella di Sanarica, rappresentata da un folto gruppo di fedeli, anch’essa presente alla celebrazione, come se volesse passare di persona “il testimone fedele”, e cioè don Emanuele, alla sua nuova comunità parrocchiale.

Mons. Donato Negro, da parte sua, ha rivolto ai fedeli di Cutrofiano un fraterno invito: “accogliete il nuovo parroco con piena disponibilità e assicurate vicinanza e collaborazione”.

In rappresentanza di tutta la comunità della sua nuova parrocchia, una fedele ha dato il benvenuto a don Emanuele con queste parole: “ringraziamo Sua Eccellenza Mons. Donato Negro che con cura e premura di padre, illuminato dallo Spirito Santo, ha scelto don Emanuele, come nostro nuovo parroco (…) con viva e sincera emozione porgo a nome dell’intera comunità di Cutrofiano, a nome del consiglio pastorale, dei gruppi e delle associazioni, un sentito benvenuto a te, don Emanuele. Ti abbiamo atteso a lungo!

Tutta la cerimonia, durante la quale i partecipanti avevano il volto semicoperto da una mascherina, è stata trasmessa anche su un canale in streaming, e vista da quasi un migliaio di persone.

Alla fine del rito, don Emanuele, emozionato, ha rivolto ai presenti delle bellissime parole, non dimenticandosi di ringraziare anche i fedeli di Sanarica per quanto insieme a loro condiviso per ben nove anni.

Don Emanuele ha detto alla comunità di Cutrofiano: “voglio essere per voi come uno specchio e una finestra; (…) vorrei essere per voi riflesso della tenerezza di Dio; (…) vorrei che il guardarmi fosse per voi un sentirvi amati”. Dopo aver ringraziato anche i suoi genitori, oltre al parroco uscente, don Enzo Giannachi, ha proseguito dicendo: “chiedo che il Signore mi conceda di presiedere e servire fedelmente, in comunione con il mio vescovo, questa famiglia parrocchiale, annunziando la Parola di Dio, celebrando i santi ministeri e testimoniando la carità di Cristo”. Il nuovo parroco si è anche augurato di essere come un vaso nelle mani del suo vasaio, Gesù Cristo: un’immagine questa particolarmente adatta a rappresentare don Emanuele così come lo conosciamo da sempre.

Da parte nostra rivolgiamo a lui i migliori auguri per questa sua nuova esperienza, certamente non facile, ma di sicuro ricca di ogni benedizione. Ci auguriamo che possa esercitare il suo ministero sentendosi sempre amato e confortato, certo di far parte di una famiglia più ampia rispetto a quella che lui stesso possa immaginare, famiglia alla quale apparteniamo anche tutti quanti noi di Noha.

Don Emanuele, Dio ti benedica, la Madonna ti protegga.

Fabrizio Vincenti

 

Fotografie del 19/10/2020

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