giu302015
Don Donato Mellone (1925 – 2015) viene nominato parroco di Noha con bolla papale il primo ottobre 1963. Diviene Arciprete l’11 dicembre del 1964, Solennità di Cristo Re. Questa omelia è stata scritta e certamente pronunciata il 30 giugno 1964, festività di San Paolo, qualche mese prima cioè di assumere il nuovo titolo di arciprete, succedendo in tutto nella dignità dello zio Mons. Paolo Tundo, scomparso a Noha nel 1962, proprio nel giorno del suo onomastico.
Eccovela riproposta, dopo averla rinvenuta in un cassetto, colà giacente da oltre mezzo secolo.
Due anni orsono, proprio come oggi, si spegneva santamente il mio carissimo predecessore, l’indimenticabile Arciprete D. Paolo Tundo, all’età di settantaquattro anni, dopo 48 di ministero sacerdotale e dopo ventotto di vita parrocchiale.
Per questo al diffondersi improvviso della triste notizia della sua morte fu come se una folgore si abbattesse sull’intera parrocchia. Ci fu in quei giorni un continuo accorrere di popolo attorno alla sua salma, un crescente accalcarsi attorno alla sua bara per vedere per l’ultima volta il suo volto ben noto, per pregare, per piangere, per accompagnarlo all’ultima dimora, per dargli l’ultimo addio.
Ed è giusto tutto ciò perché il parroco è il buon pastore della sua parrocchia, il buon pastore che vive con il suo gregge e quindi continuamente sente in sé i problemi, le preoccupazioni, le angosce del suo popolo; il parroco è il buon pastore che vive per il suo gregge e quindi la sua è una vita di continua immolazione per la Chiesa, per la sua parrocchia.
Qualche volta il parroco chiede, ma non chiede per sé ma per la Chiesa e noi tutti ricordiamo dell’illustre scomparso il fattivo interessamento, l’instancabile lavoro per l’asilo infantile, un’opera veramente grandiosa per la cui costruzione prima e per l’arredamento dopo egli si è sacrificato per anni ed anni. E se oggi l’asilo è una realtà lo dobbiamo a Lui: è un frutto innegabile del suo lavoro e dei suoi sacrifici.
Non chiedeva per sé ma per la Chiesa e noi ricordiamo il contributo ottenuto dal Ministero per l’elettrificazione dell’organo; l’altro contributo per la campana del Cimitero, contributo che insieme alle offerte generose di tutte le famiglie della parrocchia mi è servito per l’acquisto di due nuove campane da sostituire con quelle rotte nella chiesa parrocchiale: sostituzione, questa, ritenuta da me più urgente e necessaria.
Per questo ho voluto che una delle due campane fosse benedetta e consacrata in onore dell’Apostolo San Paolo suo Protettore, proprio a perenne suo ricordo.
E commemorando oggi la figura e l’opera del defunto Arciprete ci conforta il pensiero che Egli, dopo aver per tanti anni lavorato nel campo del Signore sino a rimanere sopraffatto dalle lunghe fatiche, dopo aver salvato tante anime, certamente avrà ottenuto la salvezza della Sua, certamente avrà ascoltato le parole della ricompensa celeste: Euge serve bone et fidelis, intra in gaudium Domini tui.
Sì, o carissimo Arciprete, così crediamo: tu ora sei in cielo perché eri degno del cielo e forse mentre io ora sto parlando, la tua anima dal cielo ci sorride, ringrazia e ci benedice. Ed ora che ti trovi più vicino a Dio, non dimenticarti di noi, prega per questo popolo che è sempre il tuo popolo, prega per queste associazioni che sono sempre le tue associazioni, prega per l’Asilo che rimane sempre il tuo Asilo, prega per le sorelle, i parenti tutti, per quanti ti conobbero e amarono.
E poi prega anche per me chiamato a succederti nella parrocchia di Noha. Prega per me perché continuando nel solco da te tracciato, possa lavorare come te, per il bene della parrocchia, per il bene delle anime.
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