set012025
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La domenica successiva la ricorrenza della Madonna delle Grazie (vedi rubrica Riti), Noha continua a festeggiare la Compatrona, in sella a un cavallo.
Nella frazione di Galatina, conosciuta proprio come la "città dei cavalli", il Centro Ippico Sant'Eligio e l'associazione Furia Nohana organizzano la Fiera equestre dell'amicizia "Madonna delle Grazie" che, a differenza della semplice sfilata dei cavalli che si è svolta negli ultimi anni per le strade di Noha, quest'anno si arricchisce della storica fiera con l'esibizione di centinaia di cavalli.
Nel grande parco adiacente lo stadio si danno appuntamento sellai e palafrenieri del circondario, ma anche "traìni", calessi, carrozze e carretti dipinti a mano, provenienti da tutto il Salento che si esibiscono in diverse specialità: tiro, bellezza, sella, dressage...
Tutt'intorno, il mercatino e le bancarelle di accessori per destrieri e cavalieri, finimenti, parature e le tradizionali campanelle portafortuna, oltre a stand dove gustare la dolcissima frutta settembrina.
set012025
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Le parature della ditta De Cagna agghindano Noha che in avvio di settembre festaggia la Madonna delle Grazie (compatrona) e in chiusura San Michele Arcangelo (patrono).
Si comincia con una serata musicale, sabto 6 alle 21 con il concerto popolare di Gianni Schito & Mina Monteduro.
Domenica 7 si cambia registro ma si continiua a ballare: l'appuntamento è sempre alle 21 ma con "I migliori anni dance" e i remix delle più belle canzoni disco dagli anni '60 a oggi.
Lunedì 8, giorno della Madonna delle Grazie, si entra nel programma religioso con la messa celebrata alle 19 e la processione a seguire per le vie della frazione di Galatina. Ad accompagnare la statua della Vergine che dispensa grazie ei fedeli al suo seguito c'è l'orchestra di fiati "San Gabriele dell'Addolorata" di Noha, che presta servizio tutto il giorno.
Al rientro, alle 21, lo spettacolo dei fuochi d'artificio che chiude la festa è affidato alla ditta Coluccia di Galatina.
Legata alla festa religiosa c'è la Fiera Madonna delle Grazie con le sfilate dei cavalli, in programma la domenica successiva (vedi rubrica Sagre e Feste).
set012025
Si parte questo giovedì, 4 settembre alle ore 16.30, presso l’Impianto Sportivo di via Giovenale in Noha, con il fischio di inizio della nuova stagione sportiva 2025-2026. Da ben nove anni l’associazione opera su Noha: un’idea, quella iniziale, di creare una piccola scuola calcio nella frazione, sul campetto messo a disposizione del Parroco, Don Francesco, per i bambini e i ragazzi di Noha. Un progetto destinato a crescere, insieme al numero dei bambini tesserati che ha reso necessario prima, il rifacimento del manto sintetico dell’Oratorio e poi, per il settore giovanile, i lavori di riqualificazione e omologazione del campo a 11 dell’Impianto sportivo comunale, assegnatoci dalla precedente amministrazione.
“Siamo lieti di mettere a disposizione della comunità anche i nuovi campi da basket e tennis e stiamo provvedendo a mettere in sicurezza quelli di calcetto e beach volley” dichiara il presidente dell’Asd Secyd, Fabrice Deffo. “Crediamo che questo impianto possa realmente essere un centro di aggregazione per i giovani e meno giovani del nostro territorio e possa offrire ai nostri ragazzi degli spazi sani di crescita sportiva e non solo, nei cosiddetti tempi “fuori controllo”.
Ringraziamo, pertanto, la precedente amministrazione per aver dato avvio alla realizzazione dei nuovi campi e l’attuale, per aver portato a termine il tutto e per aver sposato il nostro progetto . Un ringraziamento al Sindaco Vergine, agli uffici preposti, all’amministrazione tutta e, in particolare, ai consiglieri Pierluigi Mandorino e Emanuele Mariano che con il loro supporto e il loro instancabile impegno hanno lavorato affinchè questa parte dell’Impianto venisse riaperta alla comunità.
Vogliamo fare altrettanto e ci impegneremo a trovare le soluzioni più idonee per garantire il diritto al gioco per i giovani ragazzi di Noha affinchè questo spazio diventi un luogo di aggregazione e di divertimento ma anche un luogo dove imparare il rispetto delle regole e della legalità.
set012025
Nella giornata di martedì 19 agosto, all’interno della Cassetta Rossa – strumento simbolo e concreto di ascolto anonimo rivolto alle vittime di violenza – è stato rinvenuto un foglio contenente frasi di minaccia e intimidazione rivolte direttamente al Presidente dell’Associazione, dott. Michele Scalese.
Un gesto vile, che non colpisce soltanto il nostro Presidente, ma offende l’intero progetto e la missione di “Un Cuore Protetto”, che da mesi si batte per contrastare la violenza, dare voce alle vittime e costruire una cultura fondata sul rispetto e sull’inclusione.
Il Presidente ha provveduto nella giornata di lunedì 25 agosto a sporgere denuncia presso il Commissariato di Galatina, affinché venga fatta piena luce sull’accaduto.
“Non ci lasceremo intimidire” – afferma Scalese. “Al contrario, questi episodi confermano quanto sia urgente e necessario il nostro impegno. Da volontari continueremo a lavorare al fianco delle vittime e a promuovere una società in cui nessuno debba vivere nella paura.”
L’Associazione “Un Cuore Protetto – OdV” esprime solidarietà al Presidente e ribadisce con fermezza la propria determinazione a proseguire il cammino intrapreso, chiedendo alle istituzioni, alla cittadinanza e al mondo dell’associazionismo di fare fronte comune contro ogni forma di violenza e intimidazione.
ago302025
Ci siamo quasi. Qualche altro giorno di pazienza e vedrete che il sogno (evidentemente bagnato) del sindaco, e a quanto pare anche del suo assessore ai LL.PP. (acronimo antifrasi di Leccornie Pugliesi), sarà una splendida realtà: ci han lavorato senza requie un bel po’ di maestranze anche a quaranta gradi all’ombra (e poi dicono che non ci sono più i proletari di una volta) al fine di scodellarci un delizioso pacco chiavi in mano nel più breve tempo possibile. Mi riferisco al fast food fotocopia della Mc Donald’s, colato in loco di fronte alla Q8, giusto all’ingresso della prossima ventura città della cultura (soprattutto culinaria), viepiù descritta dallo storytelling degli animatori turistici di palazzo Orsini come un villaggio della Valtur. Già me lo vedo il primo cittadino della mia città, in compagnia di qualche altro uomo-sandwich (su piazza se ne annoverano a bizzeffe) passare tra i tavoli del novello ristorante senza cuoco come lo sposo ai matrimoni.
Finalmente, da una settimana circa, sul relativo piazzale, una M gialla tanta così svetta a mo’ di benvenuto in cima a uno dei menhir salentini 3.0 (vale a dire i pali della pubblicità), mentre il nuovo Quotidiano di Lecce, con un pizzico di pessimismo comico in merito alle tempistiche, ne gongolava sin dal 27 febbraio ’25 titolando: “Il nuovo store dovrebbe essere pronto entro la fine dell’anno, ma l’entusiasmo in città è già palpabile”. Talmente palpabile che fioccano in anteprima le recensioni su Google (ovviamente tutte con cinque stelle), così, sulla fiducia. Prima in assoluto quella di un potenziale cliente che non sta nella pelle, pregustando alla Pavlov il suo viaggio esperenziale nell’Happy Meal Time: “Non vediamo l’ora che apri” [sic], senza segni di interpunzione, ma con tre emoticon, di cui l’ultimo a forma di cuore creato con i due pollici e i due indici. Chissà se gli attentati dinamitardi alla grammatica italiana saranno funzionali all’ottenimento di uno sconto per il McFlurry.
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ago262025
Il titolo di questo pezzo ripete quello del libro di p. Gian Luigi Blasi (tipografia Editrice Marra Eugenio, Galatina, 1934, XII). Libro che, se letto con attenzione, e alla luce della realtà che ci circonda, fa scivolare in un mondo, come dire, surreale.
Così scrive l'autore alla pagina 9: “Galatina [...] circondata da floridi orti, da pingui vigneti e da verdeggianti uliveti, siede tranquilla la bianca e nitida città, come incastonata nel verde smeraldo”.
Probabilmente il nostro p. Gian Luigi Blasi si riferiva soprattutto a quel polmone di verde che dalle terrazze del Convento di Santa Caterina, di cui fu Superiore dall’anno 1929, si poteva ammirare volgendo lo sguardo a est, in direzione Soleto, così come possiamo immaginare noi osservando la foto allegata. Qualche anziano galatinese potrebbe averne ancora memoria.
Prosegue ancora l'autore nella sua dolcissima iniezione di pace: "Le sue piazze con giovani palme, pini arditi, oleandri e fiori; le sue vie più larghe piantate ai lati di robinie, querce ed altri alberi, le molte e capaci chiese con i loro campanili, i suoi grandi istituti di educazione e di carità le danno un aspetto magnifico e la rendono bella, gentile e piacevole".
Sono molti gli autori d'altri tempi che ci consolano con parole e pensieri di bellezza sulla nostra Galatina: che a dire il vero si fa fatica a immaginarla diversa da come poi è diventata.
Percorrendo la via per Lecce, dall’altezza dell’Hotel Hermitage in poi, osservando l’orizzonte potremmo immaginare di vedere ancora quel "circondata da floridi orti e verdeggianti uliveti". E invece il panorama è ben altro. Sembra un affronto alla memoria, una sciabolata sanguinante sul petto, tanto il nerume sparso nei campi, fumati di nero con i prati deserti di vita e quali superstiti attori le infinite distese di pannelli fotovoltaici, un ennesimo sacrificio per il nostro inarrestabile “progresso”, quello del profitto "costi quel che costi".
Dicono che allunghi la vita media della gente, ma di fatto ultimamente uccide sempre più prematuramente: non si contano più padri e madri che sopravvivono ai figli.
ago192025
Così come i danni alla salute dell’uomo e dell’habitat si manifestano a distanza di numerosi anni o decenni rispetto all’evento che li ha cagionati, a volte persino molto dopo la dismissione dell’attività inquinante.
Non abbiamo ancora per le mani un documento che ne indichi con precisione la nascita, ma dalle testimonianze pubblicate finora possiamo dire che lo “Stabilimento Brandy Galluccio” è nel compimento del suo secolo di vita, anche se già da tempo lo si vede agonizzante, tecnicamente morto. Sappiamo per certo che importanti eventi contribuirono al commercio locale tra cui la tratta ferroviaria Lecce-Gallipoli che venne inaugurata nel 1881, e la prima centrale elettrica galatinese che venne realizzata Il 21 aprile del 1921. Quelle che nel gergo moderno si chiamano “infrastrutture”. Da alcune informazioni e da qualche foto già pubblicata, si deduce che l’opificio è un vero scrigno di archeologia industriale e, seppur l’abbandono e l’ignavia ne abbiano fracassato l’integrità, con un po’ di curiosità e fantasia specifica si possono ancora ammirare i suoi circuiti idraulici collegati a una sequenza ordinata di vasche e motori elettrici, corredati a loro volta da distributori a manica arrotolata con metodo scientifico, in modo da ottimizzare i processi della lavorazione e gli spazi, insomma un cuore ancora pulsante fatto di caldaia, serpentine, alambicchi e condensatori per trasformare i vapori in liquidi. Oppure seguendo le trasformazioni dell’opificio, tavoli e mani di operaie operose impegnate nella preziosa lavorazione e conservazione di salse e marmellate.
Molto interessanti risultano anche alcuni ricordi di una nostra concittadina Assuntina Coluccia, classe 1936, già pubblicati sul sito Noha.it (https://www.noha.it/NOHA/articolo.asp?articolo=4937):
“Appena buio, nello stabilimento del Brandy Galluccio, aveva inizio il turno di notte. Di giorno lavoravano gli uomini addetti alla fornace e alle bolliture dei pomodori e delle mele cotogne, di notte entrava la squadra delle donne che a mani nude pelavano i pomodori ancora bollenti per sistemarli nei barattoli di vetro. Le donne di giorno dovevano badare ai bambini e governare casa. Per fortuna le cose sono cambiate, e per le donne oggi c’è più rispetto”.
E ancora: “Per superare l’inverno veniva recuperato il fasciame delle botti che si rompevano ancora impregnate di uva, si accendevano facilmente e servivano a scaldare la casa. Nel ’49, dopo la morte del barone, lo stabilimento, passato in mano ai nipoti, non rende più come prima, il lavoro per le operaie inizia a scarseggiare…”
Così scrive nel suo blog il professore Pietro Congedo (1930 - 2019), galatinese, insegnante e cultore di storia locale:
“…Intorno al 1950 numerosi viticoltori, riuniti in cooperativa, costituirono la Cantina Sociale di Galatina in viale Ionio, a ridosso della ferrovia, che nel 1969 “lavorò” oltre 50.000 quintali di uve.
Intanto dopo la prima guerra mondiale anche a Noha, frazione di Galatina, per iniziativa di una delle famiglie Galluccio era sorta un’industria, detta S.A.L.P.A. (Società Anonima per la Lavorazione di Prodotti Agricoli), che lavorava sia le uve che altri prodotti dell’agricoltura: per esempio, con la lavorazione dalle mele cotogne vi si produceva ottima cotognata. Proprio la S.A.L.P.A. in un certo periodo ha prodotto il “brandy Galluccio”.
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Dopo la Prima guerra mondiale, quindi 1920 circa, a Noha si fa largo un grande e promettente opificio, e per farcelo stare, in previsione della nuova strada provinciale che da Galatina porta a Noha, la Via di Noha già via S. Lucia, all’incrocio con l’antica via Soleto, il barone, senza badare neanche ai nostri morti che ancora oggi riposano sotto le mura perimetrali prospicienti la strada, costruisce le grandi muraglie del suo opificio.
Ricordo a tal proposito, che la Sovrintendenza inviò al Comune di Galatina il vincolo di bene culturale delle cosiddette “tombe messapiche”, in parte già devastate per spianare la provinciale ma in parte ancora “vive e vegete” sotto le mura del Brandy Galluccio.
La notizia della sua dipartita, in seguito a breve inesorabile malattia, ha sconvolto la comunità di Noha: non aveva che 56 anni Antonio Coluccia, e fino a qualche mese addietro era nel pieno delle sue forze e quindi della sua attività.
Antonio, gran lavoratore, uno dei primi protagonisti del Presepe Vivente, legato alle tradizioni della comunità (la "curemma", per esempio), di poche parole ma dalla battuta pronta, sempre disponibile, faceva parte di quella generazione speciale di contadini che possiamo definire ultimo baluardo in difesa della terra, generatrice di vita, nell'impari lotta contro la desertificazione, la cementificazione, e i veleni provenienti da ogni dove.
Esprimiamo i sensi del nostro cordoglio a Romina, ai suoi ragazzi Marika, Debora e Francesco, al papà Franco e alla mamma Clara, ai nipoti, a tutti gli altri parenti e ai suoi tanti amici e conoscenti.
La redazione di Noha.it
ago172025
Se agosto è per antonomasia il mese che incarna l’estate, la festa che rappresenta, più di ogni altra, la movida salentina è, certamente, “I LOVE 80/90 PARTY – A parità di genere… musicale”, inserita all’interno del prestigioso contenitore culturale “CIBO WINE & SOUND” e che quest’anno si caratterizzerà per una “novità” sostanziale: il mattatore della serata sarà CLAUDIO CECCHETTO, artista, talent scout, conduttore e icona irripetibile degli anni ’80.
Avremo inoltre i LA BOUCHE, un duo musicale eurodance tedesco, famoso per successi come "Sweet Dreams" e "Be My Lover" negli anni '90. Il loro album di debutto del 1995 Sweet Dreams è diventato disco di platino, alimentato da "Be My Lover", che ha scalato le classifiche dance in tutto il mondo e venduto sei milioni di copie. Hanno seguito con gli album All Mixed Up (1996) e A Moment of Love (1997), producendo successi come "S.O.S." e "Bolingo".
E, infine, P. LION, nome d'arte di Pietro Paolo Pelandi, un cantante, musicista e produttore discografico italiano, noto soprattutto per il suo successo "Happy Children" e per il suo contributo alla musica Italo disco degli anni '80.
Quando si nomina CLAUDIO CECCHETTO, inevitabilmente la mente corre a quella canzone che più di ogni altra ha saputo fare da colonna sonora ai sorrisi dell’Italia degli anni d’oro: Gioca Jouer. Una hit che è molto più di un tormentone: è una fotografia in musica, un invito collettivo al movimento, alla leggerezza, al gioco. Cecchetto non è solo un cantante: è un innovatore, un creatore di sogni in FM. Ha scoperto talenti che oggi dominano il panorama dello spettacolo – da Jovanotti a Fiorello, da Max Pezzali a Sabrina Salerno – ma prima di tutto è stato ed è ancora oggi un simbolo di energia positiva, di voglia di vivere, di quel sorriso che si accende tra una strofa e un passo di danza. La sua partecipazione ad “I love 80 90 party 2025” rappresenta un’occasione straordinaria, vogliamo viverlo come un grande momento di condivisione collettiva, in cui diverse generazioni si ritroveranno a battere le mani all’unisono, a mimare quei gesti che ormai fanno parte della nostra memoria
affettiva: il saluto militare, l’occhialino, l’autostop, il tuffo… insomma, “Gioca Jouer” in tutta la sua esplosiva vitalità. Sarà una grande festa, ma anche un viaggio nei ricordi, sarà anche quest’anno come riabbracciare il passato, ma con la consapevolezza di quanto possa ancora essere attuale divertirsi insieme, alla vecchia maniera. In un momento storico in cui siamo spesso distratti, affannati, iperconnessi ma distanti, la presenza di Claudio Cecchetto ci ricorda quanto sia potente la musica come collante emotivo, quanto sia importante – ogni tanto – lasciarsi andare, giocare, ballare, vivere. E allora, che lo si faccia per nostalgia o per scoperta, prepariamoci a scatenarci.
Una festa ricca di musica, moda e tendenze rigorosamente anni 80/90. Un viaggio indietro nel tempo, nella storia, nel ventennio che ha coinvolto e “sconvolto” intere generazioni.
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