Anche quest’anno il Polo 3 di Galatina-Noha ha organizzato, in occasione del Natale, il Mercatino di Solidarietà. La manifestazione si è svolta nelle sedi di via Corigliano a Galatina e di via Petronio a Noha, durante il pomeriggio del 19 dicembre 2024, con manufatti realizzati dagli studenti nel laboratorio di Arte e Immagine, coadiuvati dai docenti della disciplina.
Tale progetto nasce anche dalla mission dell’Istituto, che cerca di sensibilizzare i ragazzi verso una maggiore attenzione a chi ci circonda, sia dentro la scuola che fuori nella società, sia durante il periodo delle festività che durante tutto l’anno, elemento questo di rilevanza per una società solidale, sempre più vicina al sociale.
Il ricavato ogni anno viene devoluto ad un’associazione del territorio che opera in tal senso, quest’anno è stato donato all’Associazione Abilmente Insieme di Noha e proprio il 13 gennaio è stato consegnato il ricavato da parte della Dirigente del Polo 3, insieme ad alcuni genitori e docenti, alle referenti dell’associazione anche alla presenza dei ragazzi e dei loro genitori che ne fanno parte.
L’entusiasmo e la condivisione di questo momento hanno donato vicendevolmente occasione di crescita e di conoscenza per noi adulti e per i ragazzi, sperando che germogli sempre di più in tutti noi la solidarietà e la speranza di un futuro il più possibile vicino alle esigenze di tutti.
I prodotti creati dagli studenti delle varie classi del Polo 3, sono manufatti di varia tipologia e materiale, realizzati con il massimo impegno e cura, con la passione dimostrata per tale iniziativa, felicissimi, hanno prodotto tantissimi oggetti che sono stati apprezzati per la qualità e gusto estetico.
Concludiamo sperando che i ragazzi possano diventare sempre più attivi nel sociale, con una spiccata sensibilità verso i bisogni di ognuno, ringraziamo i ragazzi dell’Associazione Abilmente Insieme, i loro genitori ed insegnati, gli studenti che hanno realizzato i prodotti ed i loro genitori che hanno contribuito in vario modo alla riuscita della manifestazione.
Rosanna Lagna
E’ diventata una gran bella signora la pallavolo galatinese. A dispetto dei sessant’anni appena compiuti, sontuosamente portati, il suo appeal non è mai stato intaccato dal tempo, se è vero com’è vero, che le società sportive locali continuano a tradurre questo fascino in reclutamento e formazione dei giovani.
Un compleanno, compiuto nel novembre del 2024, che non può passare sotto silenzio. Niente festeggiamenti per uno sport secondo solo al re calcio; soltanto una rievocazione che diventa cronistoria di una specialità sportiva che ha toccato palcoscenici importanti come la serie A, sia pure in tempi molto lontani fra loro.
Ciò che non compare però negli annali di questa disciplina, stanti le diverse società che nel tempo si sono espresse in concomitanza o in alternanza nei vari campionati, è una tabella genealogica che ne attesti le radici generatrici.
E prima che la verità storiografica venga distorta, ribaltata o manipolata per essere adattata ad interessi di parte, è un obbligo fissare le origini avvalendosi di materiale probatorio (documenti federali) che blocchi qualsiasi tentativo revisionistico.
Non fosse altro per dare a Cesare quel che è di Cesare e sconfessare chi sparge ai quattro venti vanaglorie e millanterie.
Se di volley è impregnato il movimento sportivo galatinese il merito è tutto di un gruppo di militari appartenenti all’Aeronautica Militare e residenti nella vicina comunità del Villaggio Azzurro.
Anticipatori di uno sport praticato nella vasta aerea sportiva dell’aeroporto “Fortunato Cesari” dai piloti della scuola di volo e fatto proprio, ne hanno traslato didattica ed organizzazione nella loro sede residenziale.
Viene creato così, in modo artigianale, un campo di volley tracciato su un vasto spiazzo sterrato, in prosecuzione di una buca colma di sabbia e con una improbabile corsia di rincorsa destinato al salto in lungo .
Delimitato lato strada (da e per contrada Piani) da un muretto di confine e da una serie di alberi di eucalipto, era stato ricavato fuori dal perimetro dei cinque padiglioni abitativi.
E’ stata la prima palestra, naturalmente a cielo aperto, in cui si sono svolte le prime gare e gli allenamenti formativi sotto la conduzione tecnica di un triumvirato: i marescialli Bonetti, Rossano e Di Marco (mitiche le sue sigarette Giubek di tabacco orientale), docenti appassionati e di un coordinatore, il maresciallo Letterio Freni, che assunse la carica di Presidente della neonata società.
E sì, perché l’U.S.V.A., acronimo di Unione Sportiva Villaggio Azzurro, trovò la sua sede nel locale adiacente la chiesetta del villaggio, in cui il tempo libero era il perfetto mix tra passione musicale e sportiva.
Un piccolo complesso musicale capitanato dai fratelli Freni e con l’intrusione ben accolta del cantante galatinese Panariello, un duo corista Pallara e Cimmino dalle tonalità armoniche, per poi virare sulle attività sportive.
Il lancio del martello, le lezioni di scherma impartite dal maestro Cazzato, il salto in alto e in lungo, il calcio con buoni elementi finiti poi in squadre di lega dilettanti, il nuoto praticato nella piscina del Joy Club da un Salvatore Bray vero siluro d’acqua, e poi la pallavolo.
E qui comincia la storia.
Le infiltrazioni dei galatinesi nella vita sociale del Villaggio Azzurro hanno inizio con un apripista, Piero de Lorentis, la cui presenza diventa continua frequentazione.
Il rapporto amichevole con i pari età, compagni di scuola al Fermi di Lecce, prosegue con un’ospitalità accogliente e generosa che si trasforma in legame di amicizia, ancora oggi ben saldo.
Siamo nel 1963 e il solo gruppo sportivo che pratica pallavolo a Galatina, su un campetto di proprietà demaniale, è l’Unione Sportiva Villaggio Azzurro.
Giovani atleti con potenzialità in via di affinamento, statura superiore alla media, buona organizzazione di gioco e ripetute vittorie contro altre squadre che si formano in città raggiungendo il Villaggio, inducono i quattro marescialli, precursori di questa disciplina, a sviluppare un piccolo progetto.
Confrontarsi con altre realtà sportive fuori dal proprio ambito, in un campionato che abbia il crisma dell’ufficialità con l’affiliazione alla Federazione Italiana Pallavolo.
L’anno successivo, il 1964, è quello del battesimo federale. La partecipazione al campionato di Divisione Regionale, sotto la presidenza del Delegato Regionale Luigi Cecere, vede la partecipazione della neonata società Villaggio Azzurro con una squadra composta in totale maggioranza dai ragazzi del luogo.
Datati 01 novembre 1964 sono i tesseramenti federali di Mauro Pasquali (matricola fipav n°9818), Claudio Cimmino (matr. n°9817), Antonio Lecaselle (matr. 9806), Piero De Lorentis (matr. n° 9808) e via di seguito, Pippo Freni, Enzo Bray, Lino Camardo e i tanti praticanti anche di spiccate capacità (Ferraro, Romanello, Morelli ecc.) che si affrontano in ripetuti incontri.
La lungimiranza di Dino Diso, braccio operativo del neonato comitato zonale C.S.I. di Terra d’Otranto presso la Parrocchia del “Cuore Immacolato di Maria “in via Soleto, dà vita ad un raggruppamento polisportivo, sia pur poco strutturato, ma che si esprime negli ampi spazi oratoriali nelle discipline più in voga: calcio, pallavolo, basket, atletica.
L’aspetto socio-culturale di queste iniziative sportive trova la coniugazione in una forza trainante di proselitismo di chiaro e libero indirizzo cattolico che, l’allora parroco Padre Giovanni Campanella, riesce a coagulare in forti presenze giovanili alle attività di catechesi.
La numerosa partecipazione di atleti alla pratica del volley induce nel tempo i componenti dell’USVA, o almeno una buona parte di essi, a trasferirsi negli ampi spazi attrezzati sul retro della Chiesa, dando corpo al progetto che Dino Diso, attuale Presidente Vicario del CSI Terra d’Otranto, aveva messo in cantiere.
Nel tempo i campionati svolti dal CSI trovano un’organizzazione più strutturata, nel dicembre del 1967, nella neonata società Showy Boys plasmata tecnicamente nel tempo da Francesco Papadia e Fernando Panico.
Intanto la voglia di pallavolo cresce in città. Nascono altre due società la Jonica e la Mafeking, denominazione di quest’ultima in omaggio al fondatore dello scautismo, Colonnello Robert Baden-Powell, distintosi durante l’assedio in Sud Africa della cittadina Mafeking, colonia inglese, da parte dei Boeri.
Ed è proprio un’iniziativa di Corrado Panico e del suo Gruppo Scout - Galatina I - a dar vita a quella
squadra amatoriale individuando nell’atrio della chiesa di Santa Caterina, in uno spazio un po' angusto, il campo di gioco.
Poi nel 1973, il sodalizio da lui presieduto si affilia ufficialmente alla Federazione Italiana Pallavolo con la denominazione di “A.S. Vigor Galatina” - cod. società: 15.076.0029- e per un decennio gravita
tra serie C e serie B. Sfiora nel campionato 1982-1983 la promozione in serie A2 a cui partecipano i rivali della Showy Boys che al termine della stagione rinunciano alla serie A2, liberando così dal vincolo sportivo tutto il parco giocatori, molti dei quali furono tesserati dalla Vigor.
La Dirigenza in carica, pur non avendo nessun obbligo verso terzi e per una correttezza comportamentale nei confronti di quei pochi dirigenti della Showy Boys entrati a far parte del gruppo, decise di superare le divisioni cittadine aprendo ad un atto democratico: cambiò la denominazione societaria da “A.S. Vigor Galatina” a "Pallavolo Galatina", intendendo così coinvolgere sotto un’unica bandiera tutto il volley galatinese.
La FIPAV nel ratificare tale cambio di denominazione lo associò, naturalmente, al codice societario 15.076.0029, identificativo della A.S. Vigor Galatina in quanto l’altra società aveva cessato di esistere, non essendo più un soggetto sportivo federale.
E qui termina la prima parte di una storia scritta dai quattro passionari della pallavolo, i signori Bonetti, Freni, Di Marco e Rossano, in quel Villaggio Azzurro dove la memoria del loro operato non cadrà mai nell’oblio.
Piero de Lorentis
Ogni tanto vengo a trovare la ultra centenaria quercia vallonea di San Sebastiano. Non posso credere a quello che ho documentato nelle foto, un monumento vegetale ricoperto da spray colorato. Non c'è fine all'ignoranza, alla mancanza di rispetto per questo patriarca verde, un inutile tatuaggio sulla pelle di questa pianta, VERGOGNA.
La quercia vallonea secolare di San Sebastiano nei pressi dell'ospedale sulle alture di Galatina, capace per la sua importanza come pianta a creare un cognome ( Vallone ), con la sua mole ci racconta di amori e scontri avvenuti sotto la sua chioma.
La quercia vallonea produce le ghiande più grandi in assoluto mentre una caratteristica importante di questa specie di quercia è la sua dimostrazione di essere vivente che si muove nello spazio, immaginiamo sempre gli alberi ben piantati a terra e lo sono, ma pensate che è l'albero stesso che pensa alla potatura dei suoi rami puntandoli a terra e spezzandoli.
La vallonea è iscritta sul libro rosso mondiale delle specie rare da salvaguardare e restituire alle future generazioni ed il nostro territorio salentino pensate è l'unica stazione occidentale in cui esiste e si propaga.
Concludendo non si può nel XXI secolo con tante campagne ambientali nelle scuole, sui social, sui giornali, radio e TV ed il mondo del web in generale che non ci sia una sensibilità verso quest'albero ricco di tutto quello che ci racconta il territorio nella sua storia millenaria.
Raimondo Rodia