Qualche nohano, libero per un attimo dal tradizionale paraocchi, si sarà accorto che da qualche tempo a questa parte sono in corso dei lavori (ormai non si sa più bene se pubblici o privati) per le strade della cittadina.
Pare che si stiano stendendo dei fili - mo’ non chiedetemi se per la fibra ottica o per il 5G (o per il punto G) – che insomma secondo il pensiero comune ci renderanno la vita più facile. Solo che non saprei dire se la ditta incaricata stia seguendo un capitolato, come dire, un po’ abborracciato o se sia invece l’applicazione delle norme (soprattutto di buona creanza) a essere, diciamo così, un tantino elastica.
Ebbene sì, come nella fiaba di Pollicino del Perrault, le maestranze stanno lasciando sul loro sentiero - anche stavolta evidentemente per segnarne il passaggio - non qualche sassolino o delle molliche di pane bensì un bel po’ di fascette di plastica nera, clips di nylon, pezzi di filo tranciato di netto e altra robetta che a essere ottimisti potrebbe impiegare dai 100 ai 1000 anni per degradarsi in natura. Qualcuno, chissà, sta ancora sperando in un bell’acquazzone primaverile in grado di sciacquare lo stradario comunale: purtroppo per lui (e per noi) nulla si crea, nulla si distrugge, ma tutto va a finire nelle vore di Noha.
Non credo sia il caso di prendersela oltremodo con gli operai che, come noto, eseguono le direttive, ma forse forse con l’azienda appaltatrice (in genere al ribasso) che avrà dato determinate istruzioni, oppure, risalendo “su per li pali” (“de ‘a capu fete lu pesce”), con qualche altra struttura di comando, e certamente con chi sarebbe deputato al controllo delle attività previste nel rispetto prima di tutto del buon senso e poi della legge che impone di non arrecare altrui (tipo all’ambiente) danni ingiusti per colpa o dolo, e senza scordare l’autorità sanitaria locale per eccellenza la quale - bardata di fascia tricolore quando non impegnata nei suoi proverbiali spot autopromozionali - avrebbe il compito di garantire la salute pubblica del territorio e della sua popolazione.
Ma probabilmente codesta autorità sarà tutta presa, insieme a staff e camerieri, dai preparativi per l’incipiente festa di Benvenuto a Galatina della (robusta) catena del Mc Donald’s.
Antonio Mellone
Una visita preziosa in cui la comunità nohana ha avuto il privilegio di condividere con Monsignor Ekpo la bellezza delle nostre Chiese e Cappelle, come anche il piacere di festeggiare assieme a lui, al Sindaco ed a tantissimi genitori e bambini i 70 anni di fondazione della scuola dell’infanzia “San Michele Arcangelo”.
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Sabato 24 Maggio inoltre, oltre ad aver visitato l’ospedale Santa Caterina Novella di Galatina, è stato tra i protagonisti del proficuo convegno sui temi della Sanità e della salute tenutosi all’Hotel Hermitage.
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Il merito di tutto questo è di Don Francesco Coluccia, del suo impegno e delle sue proficue relazioni. A lui va un sentito e doveroso ringraziamento, a nome di tutta l’Amministrazione comunale e dell’intera comunità, per essersi occupato della riqualificazione delle cappelle del paese e del restauro di dipinti storici e statue sacre, che grazie al suo impegno sono tornate a splendere.
Pierluigi Mandorino
Consigliere comunale con delega alla frazione di Noha
Non è che io abbia avuto l’onore di frequentare quell’opera monumentale dell’asilo di Noha. Sono nato molti anni prima. Anzi nei miei primi anni di vita ho frequentato quello che a quei tempi si diceva “la mescia”; e la mia mescia si chiamava Culumbrina.
Ma il grande arciprete dei miei tempi, don Paolo Tundo, “grande” per la sua vocione potente, ma anche per la statura fisica, morale e politica (durante il periodo fascista era il podestà di Noha, oggi si direbbe il Sindaco, anche se era solo il delegato del Podestà di Galatina: carica religiosa e politica dunque), era giustamente convinto dell’importanza dell’educazione morale dei suoi parrocchiani, anche quando erano ancora in tenera età.
Verso il 1939 fece arrivare una comunità di Suore, le “Oblate di S. Antonio di Padova”, perché si occupassero dell'Asilo Infantile, del doposcuola e all'insegnamento del catechismo e dell’arte del ricamo.
Io feci in tempo a frequentare quella scuola materna solo per l’anno scolastico 1940/41 per due motivi: il primo perché nel mese di ottobre 1941 cominciavo la scuola elementare; il secondo perché le Suore molto presto se ne andarono via da Noha.
Eh sì! Una notte i ladri violarono l'abitazione delle Suore, situata all’inizio di Via Cadorna, per derubarle. Le Suore, nonostante l’offerta di Lire 100 (siamo nel 1941) della Confraternita della Madonna delle Grazie, tremendamente spaventate da quella vicenda, decisero di abbandonare definitivamente il nostro paese.
Per questo motivo alcuni anni più tardi (nel 1955, appunto 70 anni fa), l’Arciprete, che tanto ci teneva all’educazione dei bambini("il domani del paese" - diceva) volle assolutamente che il suo popolo avesse la garanzia di un futuro migliore, preparando i bambini con la prima alfabetizzazione e socializzazione. Tra infinite difficoltà, spendendo i suoi risparmi e bussando alle porte di “chi poteva” riuscì a costruire su un terreno di sua proprietà l’opera monumentale che donò alla Congregazione “Discepole di Gesù Eucaristico” con l’impegno che questa Istituzione restasse per sempre a Noha.
La convenzione tra don Paolo e le Suore “Discepole di Gesù Eucaristico” fu firmata il 29 settembre 1957. Dal 1955 al 1957 l’asilo di Noha fu gestito da alcune donne volontarie.
Erano gli anni della mia formazione nel seminario missionario in provincia di Vercelli; ma quando tornavo a Noha per le vacanze in famiglia, don Paolo chiedeva la mia collaborazione (frequentavo ormai il liceo classico) per preparare le lettere che lui inviava a quelle persone (anche all’estero) che avrebbero potuto aiutarlo per completare la costruzione della scuola materna.
Io ho potuto godere dell’ospitalità e dell’amicizia delle Suore Discepole di Gesù Eucaristico quando già ero lanciato nel mondo per vivere la mia vocazione missionaria.
La prima volta fu in occasione della festa per la celebrazione della mia prima Messa a Noha: 64 anni fa.
3 aprile 1961: fu un giorno di grande emozioni per me, e sono convinto anche per don Paolo. Chiesa parrocchiale gremitissima: concelebranti il mio arciprete don Paolo e poi don Donato Mellone, don Gerardo Rizzo, il Padre Predicatore quaresimale di quell'anno, e poi tanti fedeli, oltre ai miei parenti. Mi onorarono della loro presenza anche l’on. Beniamino De Maria e il Prof. Donato Moro. Dopo la celebrazione in chiesa fummo ospiti nella scuola materna di Noha per il ricevimento e per il pranzo.
Via Carso 1961: strada nuova, diritta, larga e lunga con ancora poche abitazioni. Mi sembrava di essere in America. Di quella strada, molto vicino alla scuola materna, quasi di fronte, una famiglia, nel corso delle calde sere d’estate apriva la sua casa mettendo a disposizione degli amici che vi si affollavano davanti, il televisore, il cui unico canale, rigorosamente in bianco e nero, trasmetteva gli imperdibili programmi di Mike Buongiorno.
L’altro momento fu dopo il ritorno dalla mia missione in Canada: sovente mi recavo a celebrare la Messa nella cappella delle Suore (ricordo ancora Suor Fausta, molto attenta alla cura di quella casa e dei suoi ospiti, come me). E poi ancora le attività ricreative e teatrali con il gruppo dei Giovani di Azione Cattolica, ragazzi e ragazze, svolte nei locali del Teatro, dove abbiamo rallegrato la popolazione con rappresentazioni musico-teatrali.
La scuola materna di Noha è un’opera grandiosa, e in questi 70 anni di vita tante generazioni hanno cominciato il loro cammino formativo. E bisogna ringraziare la Comunità delle Suore “Discepole di Gesù Eucaristico” che in tutti questi decenni si sono avvicendate nel servizio educativo e pastorale dei bambini del nostro Paese. E il pensiero di lode e ringraziamento va spontaneo anche al suo fondatore, don Paolo Tundo.
Il 29 settembre 1955 fu la data dell’inaugurazione di quell’opera, tenacemente voluta da don Paolo. Mons. Corrado Ursi, Vescovo di Nardò, presenziò all’evento con la sua benedizione. Fu una grande festa popolare con la partecipazione del popolo, delle autorità civili e provinciali, fu presente perfino il Prefetto di Lecce.
E fu ancora Corrado Ursi che, due mesi prima di lasciare la diocesi di Nardò, che ottenne per Don Paolo il titolo di Cameriere d’onore di sua Santità.
Il 29 settembre 1961 il Vescovo Ursi venne a Noha per conferire ufficialmente a don Paolo il titolo di Monsignore. Si trattava di un'onorificenza, un'attestazione di stima da parte del Vescovo per tutto quello che Don Paolo aveva fatto per Noha, per l' Azione Cattolica, per lo spirito di ubbidienza e sottomissione sempre dimostrati, ma soprattutto per la fondazione dell'Asilo di Noha.
Le cronache del tempo riferiscono di una bella cerimonia solenne, iniziata con una processione di ecclesiastici quel 29 settembre 1961. Il corteo partiva dall’antica cappella ottagonale della Madonna delle Grazie (la chiesa piccinna), che sorgeva accanto alla chiesa Madre, dove Don Paolo vestì per la prima volta la mozzetta, la veste e la fascia damascata paonazza di Monsignore, segni della sua nuova dignità. Il solenne corteo giunse poi nella chiesa parrocchiale di San Michele Arcangelo, gremita di fedeli ed autorità, dove Mons. Paolo Tundo, con le nuove insegne, fece il suo ingresso commovente. Per l’occasione don Paolo fece stampare una immaginetta con la seguente didascalia:
A ricordo della mia investitura
a Cameriere d’Onore di S. Santità
domando una preghiera.
Mons. Paolo Tundo - Noha 29 settembre 1961.
Credo che, a distanza di 70 anni, sia giunto finalmente il momento di erigere a Noha un monumento in memoria di mons. Paolo Tundo.
P. Francesco D’Acquarica i.m.c.
Nei giorni 19, 20 e 22 maggio si è concluso con grande partecipazione il progetto “Prevenire è Vivere”, che ha coinvolto le classi seconde della scuola secondaria di primo grado “G. Pascoli” del Polo 1 di Galatina, sedi di Galatina e Collemeto.
Grazie alla collaborazione della psicologa Diletta Potì e della biologa nutrizionista Lucia De Paolis, gli alunni hanno vissuto un percorso educativo ricco di stimoli e riflessioni importanti sul tema della prevenzione oncologica, dell’alimentazione sana e dei corretti stili di vita.
Alcuni ragazzi sono rimasti così colpiti dall’esperienza da esprimere il desiderio di diventare volontari o approfondire, in futuro, lo studio delle cause dei tumori.
Un sentito ringraziamento va alle volontarie della LILT, che hanno consegnato agli studenti l’ultimo numero della rivista dell’associazione, accolta con entusiasmo, insieme a opuscoli informativi e a una presentazione dei servizi offerti dalla Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori.
Questa iniziativa si inserisce nel più ampio impegno del nostro Istituto a promuovere il benessere psicofisico degli studenti, grazie anche alla collaborazione attiva delle docenti coinvolte nel progetto.
Prevenire è davvero Vivere: ci auguriamo che questi momenti lascino un segno positivo e duraturo nelle giovani menti dei nostri ragazzi.
Polo 1 Galatina
Fiorella Mastria
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